Tiroidite di Hashimoto donne a rischio in Italia

Notiziario gratuito dell’Associazione Italiana Celiachia
Campania Onlus Anno V febbraio 2013 numero 9
L’editoriale
Nelle zone con un buon apporto di iodio
La verità
ha diritto
d‘espressione
Tiroidite di Hashimoto
donne a rischio in Italia
N
on ricordo di chi sono queste parole, le trovo utili
per iniziare a parlare dei
tentativi in atto di spoliazione dell’AIC.
Una volta i produttori del senza glutine
mostravano grande interesse a partecipare a qualsivoglia evento organizzato
da AIC. Sempre informati sul calendario degli avvenimenti da noi programmati, si affrettavano a confermare la
loro presenza con anticipo, avendo così
la possibilità di scegliere - nella sala
riservata agli espositori - una posizione
strategica, quella più in vista e più agevolmente accessibile ai visitatori.
Era ritenuta l’occasione insostituibile
per proporre all’attenzione dei consumatori celiaci i loro marchi e le novità
del mercato del senza glutine, di offrire
assaggi e degustazioni, di fare omaggio
di prodotti.
Veniva così soddisfatto l’interesse degli
espositori, per l’affollamento presso i
loro stand; dei celiaci e delle loro famiglie, per la piccola scorta che erano riusciti (non tutti in eguale misura) a raggranellare; dell’AIC per il contributo in
danaro da incassare (talvolta non ricevuto ancorché concordato).
La malattia celiaca (MC) è
una patologia glutine-dipendente. È considerata
un disordine autoimmune
perché presenta delle caratteristiche comuni ad altre patologie autoimmuni,
quali la suscettibilità genetica (associazione ad un
particolare aplotipo HLA,
Prima Giornata Europea
del Gelato Artigianale
Domenico Quagliata
continua a pagina 8
Istituita recentemente
dal Parlamento di Strasburgo, il 24 marzo
prossimo, 12 paesi si
preparano a celebrare
la prima giornata dell’evento.
I gelatieri aderenti all’iniziativa - anche in Italia ci sono alcune centinaia - creeranno, quel
giorno, un gelato al gusto di fior di latte variegato al cioccolato con
mandorle pralinate.
continua a pagina 6
L’intolleranza al glutine
e le esperienze familiari
Il “male” è il glutine,
eliminato il quale, chi
ne è intollerante vive
un benessere fisico,
quindi un’assenza di
“malattia”. Pertanto
una persona intollerante al glutine è
sana, nel rispetto di
una alimentazione
gluten free.
Sottolineo il termine -
DQ2/DQ8), la predisposizione legata al sesso, con
un rapporto femmine/maschi di 2:1, e l’associazione
ad altre patologie autoimmuni, oltre alla ben nota
positività di autoanticorpi.
In particolare, nella forma
non-classica/sub-clinica
dove spesso la diagnosi è
persona - perché parlare piuttosto di
“celiaco” è stigmatizzare qualcuno negandogli un’identità che
non si esaurisce nel
sostantivo, ma è vita
fatta di emozioni,
impegni, studio, lavoro, sentimenti etc.
Geni e ambiente
La celiachia rappresenta un formidabile modello per studiare l’interazione tra il patrimonio genetico e
l’ambiente e come questo rapporto
sia variato nel tempo: la celiachia,
infatti, riconosce quale unico fattore causale ambientale la proteina
contenuta nel cereale tossico (la
prolamina del grano o gliadina) e
quale fattore necessario, ma non
sufficiente legato all’ospite, il suo
patrimonio genetico (che per il 40%
è giustificato dall’HLA).
ritardata, esiste un elevato
rischio di sviluppare patologie autoimmuni associate, quali malattie del tessuto connettivale, epatiti autoimmuni, alopecia, e, molto più frequentemente patologie autoimmuni che
coinvolgono le ghiandole
endocrine, quali diabete
mellito di tipo 1, tireopatie,
morbo di Addison (ridotta
funzionalità del surrene) e
ovariti (ridotta funzionalità
delle ovaie e infertilità).
Come la prolungata esposizione al glutine possa scatenare i processi autoimmuni, è ancora da chiarire.
Tra le ipotesi possibili, la
produzione ed immissione
in circolo di citochine proinfiammatorie con conseguente stato infiammatorio
cronico e danno organico.
D’altra parte l’autoimmunità potrebbe essere scatenata anche dall’azione tossica ed infiammatoria di alcuni inquinanti ambientali
ingeriti.
Qui tratteremo principalmente della tiroidite cronica autoimmune (ATD) ed
in particolare della tiroidite di Hashimoto, una patologia cronica e aggressiva,
con distruzione progressiva della ghiandola tiroidea
e conseguente ridotta funzione tiroidea (ipotiroidismo). È la patologia endocrina autoimmune più frequente nelle aree geografiche ad elevato apporto iodico ed è familiare, in
quanto più del 50% dei
parenti di primo grado di
soggetti affetti da tiroidite
cronica autoimmune presenta una positività degli
anticorpi anti-tiroide.
Adriana Napoletano
Basilio Malamisura
Rossella Valentino
continua a pagina 4
continua a pagina 6
continua a pagina 3
La posta
Le risposte agli iscritti
a cura della redazione scientifica
In questa rubrica riportiamo le domande che più di frequente ci pervengono. Da noi rimaneggiate - nel più completo rispetto dell’anonimato e quindi della privacy - sono selezionate per l’interesse e l’attenzione che riteniamo
possano destare nei nostri lettori, celiaci e non.
Ci sono studi sulla correlazione tra celiachia
sclerosi multipla?
La celiachia e la sclerosi multipla condividono loci
di predisposizione comuni, in quanto entrambe a
patogenesi autoimmune. Pur tuttavia, ultimi studi
di prevalenza effettuati in pazienti con sclerosi
multipla non hanno dimostrato una aumentata
incidenza di celiachia in questi ultimi. Per tale
motivo non è assolutamente possible ad oggi affermare che possa esistere un nesso di causalità tra le
due patologie, ma soltanto un’associazione dovuta a geni di predisposizione in commune.
Ho alcune domande che mi tormentano. Premetto
che la mia dieta senza glutine è ferrea ed è diventata quasi una ossessione.
1) Ogni quanto tempo va fatta la gastropia con
biopsia intestinale?
2) Quali esami clinici vanno fatti oltre alle
transglutaminasi?
3) In caso di contaminazione accidentale come
posso accorgermene e cosa succede?
4) In tal caso, c’è qualche farmaco da prendere?
5) Ho sentito parlare di svezzamento aggiungendo
alla dieta piccole dosi di glutine, è vero?
2
febbraio 2013
1)
La gastroscopia va ripetuta solo in casi molto
particolari, specialmente se vi è il sospetto di una
celiachia refrattaria.
2) Le transglutaminasi ogni 2/3 anni e TSH con
anticorpi antitiriode, sopratutto nelle donne e con
gli stessi intervalli.
3) Non è possible accorgersene, non succeede niente nell’immediato ed è proprio questo il problema!!
4) Purtroppo non esistono antidoti.
5) Si tratta del protocollo dello svezzamento secondo quanto previsto dallo studio Prevent-CD.
Nella realtà si continua a fare come al solito: glutine tra il 5° ed il 7° mese, meglio durante l’allattamento al seno.
Mia figlia ha 5 anni ed è celiaca. Vorrei sapere:
devo fare le stesse analisi al fratello gemello
e all’altro che è più grande?
2) mia figlia a cosa andrà incontro?
3) potrà avere una vita normale?
4) sopratutto cosa comporta essere celiaci?
1)
Sì, analisi per tutti i familiari di primo grado. La diagnosi della bambina deve comunque essere confermata (quali esami sono stati fatti?)
Fare diagnosi di ceiachia quanto prima è meglio perchè si riducono tutti i potenziali problemi ai quali
può andare incontro un celiaco non diagnosticato
per lungo tempo: quindi meglio prima che poi!!
La bimba avrà una vita normale semprechè segua
scrupolosamente una dieta senza glutine.
Da circa un mese mi hanno diagnosticato la
intolleranza al glutine tramite specifici prelievi
del sangue. Tra poco effettuerò la visita presso
un centro per la celiachia. Devo dire che però da
alcuni giorni ho iniziato una dieta priva di glutine ed ho anche assunto pillole di protezione per
lo stomaco, ferro e vitamine. Mi è stato detto di
sospendere perchè potrebbero prodursi riscontri
negativi in fase di gastroscopia con biopsia.
Sono da poco sposata, non so di essere incinta
ma assumo acido folico. Potrebbe compromettrere qualcosa una possible ulteriore carenza di
ferro e di proteine? Posso continuare a prendere l’acido folico? Riprendere ad alimentarmi
con questo cibo non salutare che mi da atroci
dolori allo stomaco (anche da pronto soccorso
ospedaliero), mi farà restitere per quanto
tempo? Il calo delle proteine sarà repentino?
La signora può ridurre il carico di glutine assumendo nel frattempo due fette biscottate (con
glutine) al giorno per mantenere un minimo di
infiammazione della mucosa intestinale. Per
quanto riguarda il ferro, l’acido folico e le vitamine, può continuare senz’altro ad assumerle.
Se ha disturbi dispeptici, può assumere al suo
posto un tampone, tipo Riopagen Gel una
bustina 30 minuti dopo i pasti principali.
Vorrei un’informazione circa il test sulla saliva
per la ricerca degli anticorpi per la celiachia. Si
effettua in tutti i laboratori o solo in ospedale?
C’è un costo da pagare e quale? Se lo facesse
anche mio marito che non vuole, in ogni caso,
saperne di abbandonare il pane e la pizza?
Egli, che ha 40 anni, non ha grossi problemi
intestinali, ma anemia inspiegabile, afte ricorrenti, alitosi, sfoghi….. Lui dice che sono ipocondrica, abbiamo due bambine di quattro
anni, una di esse non cresce bene. So che la
celiachia è ereditaria.
Il test sulla saliva è ancora eseguito soltanto a
livello sperimentale in pochi casi e non è possible richiederlo come per un qualunque altro
esame diagnostico. Il suo impiego è stato proposto scluvivamente perchè poco traumatico
per effettuare screening rivolti ad ampi numeri
di
bambini
delle
scuole
elementari.
Personalmente ad un adulto farei sempre effettuare un classico test di anticorpi antitransglutaminasi IgA su prelievo di sangue che peraltro
è molto attendibile. Consiglio di trascinare suo
marito in un buon laboratorio di analisi: sono
d’accordo sul sospetto diagnostico, considerato il quadro clinico.
Le risposte sono a cura
di Basilio Malamisura
Consulente Scientifico Regionale AIC
Il punto
Hashimoto: donne a rischio nelle zone
con un buon apporto di iodio
Il selenio protegge dallo stress ossidativo però il fabbisogno
giornaliero è deficitario per il gentil sesso
continua dalla prima pagina
Rossella Valentino
UniversitàFedericoIINapoli
L
a tiroidite di Hashimoto è caratterizzata da positività degli anticorpi antiperossidasi (TPO) e degli anticorpi
anti-tireoglobulina (ab-HTG). La
presenza di questi anticorpi ad azione citotossica è molto spesso completamente asintomatica,
ma può essere associata a gozzo e/o segni clinici di ipotiroidismo con atrofia tiroidea.
In particolare, in Italia, la positività degli anticorpi anti-tiroide colpisce circa il 5-15% di
donne e l’1-5% di uomini e nelle donne varia in
relazione all’età. Inoltre, colpisce dallo 0,3
all’1,2% i bambini e gli adolescenti.
È interessante evidenziare come nella popolazione generale la prevalenza di malattia celiaca,
basata su screening sierologici, è di 1:100 (1%),
mentre la prevalenza in pazienti con autoimmunità tiroidea nella stessa popolazione viene riportata tra 1,5% e 6,7%, con percentuali quindi molto più alte che nella popolazione generale, confermando una correlazione significativa
tra queste due patologie.
La diagnosi di tiroidite cronica autoimmune
(ATD) si basa principalmente sull’evidenza di
una positività degli anticorpi anti-HTG e TPO,
e solo in alcuni casi sulla presenza, più o meno
evidente, di ingrossamento della ghiandola tiroidea e/o segni di alterata funzione. Talvolta
l’ATD si associa a segni clinici di altre patologie
autoimmuni, quali alopecia, vitiligine, piastrinopenia, etc..
In particolare, l’associazione con la malattia
celiaca va sempre ricercata, perché può essere
presente sia negli adulti che nei bambini e negli
adolescenti con diagnosi di ATD.
Altrettanto importante è la ricerca di anticorpi
anti-tiroide nei soggetti con diagnosi di malattia
celiaca, proprio per l’alta probabilità di sviluppare patologie autoimmuni associate, di cui le
più frequenti sono proprio la tiroidite autoimmune e il diabete mellito di tipo 1.
Pertanto, l’alta frequenza di autoimmunità tiroidea (ATD) nei pazienti affetti da MC, giustifica uno screening per patologie autoimmuni tiroidee e un follow-up accurato, specie nei
bambini con co-morbilità (T1D, Sindrome di
Turner o di Down), utile per cogliere in tempo i sintomi di disfunzione tiroidea e per evitare una progressione della malattia verso la
completa atrofia della tiroide e verso l’ipotiroidismo, patologia che interferisce sulla crescita e sulla qualità di vita, determinando astenia, sovrappeso e rallentato apprendimento scolastico.
Come, quindi, ci si deve comportare in presenza di bambini e adulti con diagnosi di celiachia? E’ necessario, al momento della diagnosi, escludere la presenza di ATD con dosaggio
degli anticorpi specifici, con valutazione della
funzionalità tiroidea (TSH ed FT4) ed ecografia tiroidea. A questo va aggiunto, in seguito,
un corretto e periodico monitoraggio degli an-
ticorpi anti-tiroide, tenendo conto che la dieta
senza glutine in questi pazienti può impedirne
l’insorgenza o migliorare nel tempo, in modo
significativo, la patologia autoimmune tiroidea, con riduzione, ad esempio, delle dosi sostitutive di ormone tiroideo nei casi di ipotiroidismo conclamato.
D’altra parte, anche nei pazienti affetti da ATD,
deve essere effettuata una stretta sorveglianza
per escludere la presenza di celiachia, con follow-up sierologico (anticorpi anti-transglutaminasi) per possibile siero-conversione nel tempo,
considerato anche che spesso la celiachia, in
questi soggetti, potrebbe essere asintomatica o
oligo-sintomatica. È necessario sospettare malassorbimento da MC non diagnosticata nei
pazienti affetti da ipotiroidismo post-tiroidite
quando la terapia richiede dosaggi più alti di
ormoni tiroidei. È anche importante tener conto
che un ipotiroidismo non diagnosticato e non
trattato può mascherare la perdita di peso e la
diarrea tipici della celiachia, sintomi che compaiono solo dopo che la terapia tiroidea sostitutiva viene iniziata.
Ma è possibile bloccare la produzione di autoanticorpi e modulare l’autoimmunità? Recentemente sulla rivista Lancet è comparso uno studio che evidenzia il ruolo del selenio in queste
patologie. Il selenio protegge dallo stress ossidativo, è anti-infiammatorio, e partecipa alla
formazione di seleno-proteine, utili per la biosintesi e l’attività degli ormoni tiroidei. Il fabbisogno giornaliero di selenio spesso è deficitario
nei nostri territori principalmente per scarso
apporto, ma anche, nel caso di malattia celiaca,
per scarso assorbimento. Una supplementazione quotidiana, cronica e adeguata di selenio
nelle aree carenti potrebbe, nei soggetti predisposti geneticamente, migliorare l’autoimmunità o ridurre, nel tempo, il rischio di svilupparla,
e quindi può essere considerata utile come prevenzione, a lungo termine.
In conclusione, nella malattia celiaca è utile:
1) screening iniziale per ATD nei soggetti neodiagnosticati, con determinazione di anticorpi anti-HTG e TPO, funzione ed ecografia
tiroidea;
2) follow-up tiroideo annuale, se anticorpi
positivi e se co-morbilità associate (T1D,
Sindrome di Turner o di Down);
3) intervenire con la terapia tiroidea sostitutiva ai
primi segni e sintomi di ipotiroidismo, per evitare un peggioramento della qualità di vita.
Nell’ATD è utile:
1) uno screening periodico per MC (anticorpi
anti-transglutaminasi), specie se ATD è associata ad altre patologie autoimmuni, per
possibile siero-conversione nel tempo;
2) sospettare una MC con malassorbimento se
l’ipotiroidismo necessita di una terapia sostitutiva a dosaggi più alti ed è di difficile
gestione.
3
febbraio 2013
Il medico
a seconda che il soggetto portatore dell’intolleranza sia un bambino, piuttosto che un adolescente o un adulto.
Abitudini acquisite da tempo richiedono organizzazione, anche rinunce o quanto meno impegno da
parte di tutti i componenti della famiglia.
L’impegno non si esprime solo con una fattività
pratica, ma anche con il coinvolgimento emotivo
che ne deriva.
Fare i conti con l’emotività e gli aspetti psicologici
delle proprie esperienze non significa confrontarsi
con problematiche psicopatologiche, ma con particolari momenti di vita in cui la riflessione con una
persona competente possa offrirci strumenti che
facilitano la risoluzione del problema.
Purtroppo anche la psicologia vive uno stigma, quello di una disciplina che interviene nelle situazioni psicopatologiche e/o compromesse.
L’aiuto psicologico o il confronto sugli aspetti psicologici del nostro quotidiano, non significano affidarsi
ad un intervento risolutivo o terapeutico.
La psicologia non si occupa solo di malattie
neuro-psichiatriche, che richiedono un intervento strutturato.
Rivolgersi ad uno sportello di consulenza psicologica,
significa condividere delle riflessioni e liberarsi magari di preoccupazioni o falsi concetti che rappresentano un intralcio alla ricerca di strategie risolutive.
Tali strategie non sono proposte dallo psicologo, ma
sono individuate nella condivisione delle riflessioni
che, come una suonata a pianoforte a quattro mani,
vedrà nascere una visione diversa degli eventi.
Altro preconcetto con il quale fa i conti la psicolo-
EXPO 2015
Cibi sani e sostenibili
“Nutrire il Pianeta Energia per la vita”, è
questo l’obiettivo specifico dell’Expo2015 che
durerà sei mesi e per il
quale sono programmati spazi espositivi e
manifestazioni anche in
Campania.
Stiamo facendo del nostro meglio per stabilire, con largo anticipo,
contatti con il “Sistema
Emozioni Napoli”promosso dall’Unione
Industriale nell’ambito
dell’Expo 2015 - affin-
ché tra le iniziative che
avranno luogo nella
nostra Regione ci siano
eventi riguardanti l’intolleranza al glutine.
Il nostro obiettivo è
partecipare ad un gruppo di lavoro (già previsto) che si occupa di alimentazione sana e sostenibile. L’Expo 2015
sarà un’occasione irripetibile per esaminare,
con risonanza ineguagliabile, i legami tra ciboe salute; per promuovere scelte informate sia
per i produttori che per
i consumatori, celiaci in
particolar modo.
Contiamo di fare in
modo che - per quanto
attiene alla problematica del senza glutine venga trattato anche
l’argomento relativo alla ricerca scientifica, alla dietetica, ai laboratori ed alle tecnologie agro - alimentari più avanzate. Sono questi,
del resto, i temi dominanti dell’Expo 2015.
D. Q.
È obbligatoria la prenotazione
gia, è che può avvalersi del suo contributo solo chi
vive direttamente un momento problematico.
Soprattutto nel caso di bambini e adolescenti, si
ritiene necessario “inviare” dallo psicologo chi
esprime il disagio.
Piuttosto può capitare che chi esprime il disagio dà
voce alle difficoltà del contesto.
Quando una persona all’interno di un sistema
familiare attraversa una situazione critica, infatti,
anche il sistema familiare stesso si trova ad attraversare una criticità.
È questa la rete fitta delle dinamiche di relazione
parentale, in cui ogni membro determina atteggiamenti e scelte degli altri.
E ne esprime il disagio.
Ecco perché è utile scegliere e ricercare un supporto emozionale di tipo psicologico, che non deve
essere solo al servizio delle persone intolleranti al
glutine, ma anche dei familiari stessi che ne condividono la quotidianità.
Un bambino o un adolescente intollerante per esempio, vive ed esprime tutte le gioie e gli entusiasmi tipici della sua età. Soprattutto un adolescente
vive con “drammatizzazione” il suo ciclo di vita
che non è più quello di un bambino, ma nemmeno
quello di un adulto.
Troppo spesso la celiachia diventa lo strumento per
poter spiegare un disagio che è legato all’età piuttosto che alla celiachia stessa.
Possiamo osservare nella nostra esperienza che la
famiglia ma soprattutto i genitori, facciano risalire
qualunque difficoltà al vissuto della celiachia, spieghino gli atteggiamenti dei figli come conseguenza
diretta o indiretta del “morbo”.
Altre volte invece negano totalmente che nel nuovo
stadio di vita il proprio figlio/a abbia potuto incontrare qualche difficoltà legata all’alimentazione gluten free.
Sono due atteggiamenti opposti, ma entrambi negativi se messi in atto con rigidità.
Comprendere e decodificare il disagio di un bambino che si avvia alla scolarizzazione o di un adolescente che si affaccia all’autonomia è importante e
a volte richiede un confronto psicologico più utile
all’entourage familiare, piuttosto che al bambino o
all’adolescente con celiachia.
Ecco perché uno sportello psicologico non è utile
solo a chi ha la celiachia, ma anche a chi vuole
comprendere le emozioni di un quotidiano condiviso con i propri cari. Anche quando non si è protagonisti, si è comunque attori nelle relazioni familiari, capaci di condizionare in qualche modo le scelte e i vissuti degli altri.
5
febbraio 2013
L’osservazione
Celiaci: si nasce o si diventa?
Il latte materno previene le infezioni
Ev i t a re l’in tr odu zi o n e pre c oc e e t a r d iv a d el g lu t in e
Lo sv ezza me n t o v a inizi a t o c o n ass olu t a g r a du al i tà
continua dalla prima pagina
Basilio Malamisura
Direttore U.O.di Pediatria
Q
uesti due fattori concorrono, insieme a cofattori ancora oggetto di
studio, ad innescare il processo
autoimmune responsabile della
celiachia. Orbene, se il patrimonio genetico
degli individui è da considerare sostanzialmente stabile da millenni, come è possibile spiegare il continuo incremento dei casi di celiachia
registrato negli ultimi lustri se non con modificazioni intervenute a carico del fattore legato
all’ambiente, quindi della gliadina? Prendiamo
pertanto in esame i diversi fattori di pressione
ambientale che possono aver giocato un ruolo
in tal senso. Al riguardo del fattore genetico va
sottolineato che almeno il 30% della popolazione generale è portatrice degli alleli di predisposizione HLA DQ2 o DQ8 ma meno di un
decimo di loro svilupperà poi la celiachia. Al
riguardo del fattore gliadina va rilevato che, a
partire da 10.000 anni fa, il processo di domesticazione delle varietà selvatiche dei grani
6
febbraio 2013
allora coltivate dall’uomo, si è sempre focalizzato sulla modificazione di alcune caratteristiche relative alla sezione dei chicchi, la resistenza dello stelo e la capacità al rilascio dei chicchi. Questo ha portato come conseguenza un
progressivo aumento del contenuto di gliadina
nei frumenti fino a giungere ad un cereale, il
grano tenero attuale, estremamente ricco in
frammenti tossici di gliadina oltre che molto
complesso da un punto di vista genetico. Un
altro fattore di sicura importanza è stata la
aumentata disponibilità di alimenti amidacei
contenenti gliadina e l’abuso di pastine per
l’infanzia arricchite di glutine, nella prima
metà del secolo scorso. Anche le tecniche di
fermentazione delle farine si sono modificate
negli ultimi 50-60 anni, dal momento che
abbiamo potuto assistere ad un progressivo
abbandono delle tecniche di lievitazione naturale a favore delle più moderne di tipo chimico. Nei lieviti cosiddetti “naturali” sono presenti alcuni enzimi capaci di digerire parzialmente la struttura delle gliadine e pertanto di
ridurne la tossicità; nei lieviti chimici al contrario non esiste questa possibilità e quindi il
frumento mantiene inalterata la sua tossicità.
Ancora il ruolo della flora batterica residente
intestinale (c.d. microbiota) viene oggi preso in
considerazione, soprattutto in relazione alla
modificazione della microflora intestinale
determinata dalla modalità di nascita (da parto
eutocico o taglio cesareo) e al rilievo di alterata espressione di alcune citochine e recettori
coinvolti nei meccanismi dell’immunità innata
in biopsie intestinali di individui celiaci che
suggeriscono che modificazioni del microbiota
possono essere importanti nello sviluppo della
celiachia. Al riguardo della nutrizione nel
corso del primo anno di vita sono stati presi in
esame l’allattamento al seno e l’epoca di intro-
Gelato artigianale
continua dalla prima pagina
Il prezzo della coppetta denominata
“Fantasia d’Europa” sarà di un euro
in tutt’Europa. Grazie alla disponibilità dell’Artglace - organo ufficiale
dei gelatieri europei, il cui presidente Ferdinando Buonocore è da sempre attento a fare in modo che il “
mondo del gelato artigianale” sia
fruibile anche da parte dei celiaci - in
Italia, e, soprattutto in Campania,
sarà possibile gustare la stessa
“Fantasia” senza glutine, offerta ai
consumatori al prezzo di 1 euro.
Sul sito web dell’AIC Campania
www.campania.celiachia.it e su
www.artglace.com sarà pubblicato in tempo utile - l’elenco delle gelaterie dove il ventiquattro marzo sarà
preparata la “Fantasia gluten free”.
La Segreteria AIC Campania - recapito telefonico 081 843 79 69 - è
contattabile per indicazioni ed informazioni al riguardo.
D.Q.
DIRETTORE
EDITORIALE
Domenico Quagliata
DIRETTORE
RESPONSABILE
Giuseppe Blasi
PROGETTO
GRAFICO
Gianpiero Scafuri
AIC Campania Onlus
via Diaz 3/D
80055 - Portici (NA)
fax. 081.8414367
tel. 081.8437969
COORDINAMENTO
SCIENTIFICO
[email protected]
www.campania.celiachia.it
Luigi Greco
Basilio Malamisura
Conto Corrente postale
n.33214800
L’osservazione
duzione del glutine al momento dello svezzamento. Alcune evidenze indicano che esisterebbe una “finestra” favorevole all’induzione di
tolleranza, compresa tra il 5° e il 7° mese. Sono
attualmente in corso due importanti studi di
“coorte” che intendono seguire nel tempo lattanti nati in famiglie con forte predisposizione
genetica nei confronti della celiachia. Nei due
studi si conferma l’importanza dell’allattamento al seno e del fatto che, probabilmente, una
ritardata introduzione di glutine, pur non riuscendo ad impedire la successiva insorgenza
della celiachia, ne può ritardare la comparsa in
una forma meno eclatante. L’allattamento al
seno al momento dello svezzamento potrebbe
invece svolgere un certo ruolo protettivo,
almeno nel facilitare le forme cosiddette “classiche” con sintomi gastrointestinali a scapito
di quelle atipiche. Infatti il latte materno contiene sostanze ad attività immunomodulante
sulla mucosa intestinale ed inoltre i bambini
allattati al seno ricevono, durante lo svezzamento, minori quantità di glutine per kg di
peso e hanno minori probabilità di associare il
latte materno con altri nutrienti e infine il latte
materno previene le infezioni gastrointestinali
che pure potrebbero contribuire alla patogenesi della celiachia. Pertanto oggi si raccomanda
di evitare tanto l’introduzione precoce, quanto
quella tardiva del glutine e di iniziare lo svezzamento gradualmente, con piccole quantità,
mentre il bambino assume ancora latte materno. In definitiva possiamo affermare che gli
individui nascono con una predisposizione a
diventare celiaci e poi nel corso della vita possono passare, in un momento qualsiasi, da uno
stato di pre-celiachia persistentemente silente
ad uno di celiachia clinicamente evidente con il
contributo di alcuni tra i fattori ambientali
esposti. Restano ancora alcune questioni aperte anche se appare ormai evidente che la celiachia può essere considerato il risultato di un
intricato “interplay” di diversi fattori, nutrizionali e genetici. Una volta definito il ruolo di
ciascuno di essi sarà possibile ambire all’ambizioso progetto della prevenzione primaria della
celiachia, riscoprendo antiche tecniche di lievitazione o incrementando l’utilizzo di cereali “a
bassa tossicità celiaca” o di cibi naturalmente
privi di glutine.
7
febbraio 2013
Il mercato del senza glutine tra gli anni ’80 e ‘90
Il v alore complessivo è sta to di ventiqua ttro milioni di euro
Mol ti non si avv algono del diritto alla mutualità dei prodotti
Grazie all’attenzione dell’AIC, fin dagli
anni ’80 anche i prodotti del libero
commercio privi di glutine sono stati
valorizzati per la dieta dei soggetti celiaci, ampliando di fatto la scelta e la possibilità alternativa di alimentazione e
favorendo quindi l’interesse del celiaco
verso marchi presenti soprattutto nella
rete della grande distribuzione organizzata (GDO).
È nel 1987, infatti, che l’AIC insieme
alla Federal Alimenti della Confindustria pubblica i risultati di una ricerca
sui prodotti alimentari del libero commercio, redigendo una lista, ma mettendo bene in guardia i consumatori per i
rischi da contaminazione durante i processi di lavorazione.
Ai consumatori si suggerisce comunque
di usare possibilmente i prodotti privi di
glutine all’origine e meglio se preparati in
casa. Si consigliava, altresì, di consultare
sempre il Centro Ospedaliero o Universi-
tario prima di utilizzare i prodotti riportati in una lista (definita “Prontuario”)
che includeva circa 180 articoli.
La lista dei prodotti dietetici permessi,
perché riconosciuti tali dal Ministero
competente attraverso l’istituto della
notifica, includeva - nel periodo in esame
- un totale di 48 preparati. E per la prima
volta, nello stesso periodo, compare non
solo la farina ma anche il pane, la pasta,
le fette biscottate, i biscotti.
Nel 1991 un’azienda leader immette in
commercio due nuovi tipi di farina (preparato per pane e preparato per dolci).
L’AIC nei primi anni ’90 contava relativamente pochi iscritti: oltre 6 mila nel
1994 e circa 8.700 nel 1995. I soci residenti in Campania erano 475 e 616
rispettivamente nel ’94 e nel ’95.
La stima riguardante il numero dei celiaci all’epoca diagnosticati e beneficiari
quindi della prevista erogazione in gratuità - senza nessuna indicazione o limitazio-
ne quantitativa imposta ex legge (dal DM
del 1.7.1982) - è di 40 mila soggetti, con
una spesa media effettiva paziente/anno
di Euro 500,00.
Pertanto, il mercato del dietoterapeutico
nel periodo in paraola valeva 20 milioni
di Euro.
E’ questa una stima per difetto, perché
più realisticamente la spesa pro capite
può essere configurata in Euro 600,00.
Importo che - per difetto - include gli
acquisti supplementari di prodotti dietetici fatti al di fuori dell’assistenza mutualistica. Alcuni soggetti celiaci, infatti, deliberatamente tuttora non si avvalgono del
diritto alla mutualità dei prodotti.
Complessivamente quindi il mercato
nazionale del senza glutine valeva in quegli anni - tutto e tutti inclusi - oltre 24
milioni di Euro.
continua (4)
Domenico Quagliata
Vice Presidente AIC Campania
L’editoriale
La verità ha diritto di espressione
continua dalla prima pagina
Domenico Quagliata
Vice Presidente
AIC Campania
8
febbraio 2013
N
on è più così. La strategia delle aziende è cambiata, non certamente per
razionalizzare le spese. Pubblicizzano
i prodotti nei siti web o con i depliant spediti a
casa direttamente essendo in possesso dei dati
degli iscritti; dati liberamente forniti dagli interessati durante la visita agli stand. Altro modo
di farsi conoscere ai nuovi diagnosticati è di
chiedere ospitalità presso le farmacie - i cui
titolari ben vero talvolta c‘invitano ad essere
presenti - per intercettare i celiaci e le famiglie.
A questo aggiungasi che prima tutte le volte che
AIC organizzava (come del resto continua a
fare) feste della pizza, di carnevale, o eventi
conviviali ci veniva offerta farina e/o prodotti.
Ora dobbiamo comprarli.
Ma c’è di più. Premesso che - purché non
improvvisati - ben vengano altri operatori del
settore scientifico o alimentare che siano, osteggiamo però le iniziative che hanno lo scopo di fare business sulla pelle e con la pelle
dei celiaci.
Ci riferiamo a laboratori artigianali - che profittando anche del vuoto legislativo (vedasi articolo pubblicato sul nr 3 di Celiaquia) - per i
quali il legislatore non ha ancora ben definito le
normative, ad alcuni ristoratori che servono e
pubblicizzano il menù senza glutine rifiutando
di far parte nel nostro network nazionale, ad
iniziative commerciali di vario genere che si
appropriano del marchio e/o di sue imitazioni.
Non vanno dimenticati quanti si auto attribuiscono la nostra sponsorizzazione e/o patrocinio, chi organizza scuole di cucina e manifestazioni culinarie trasversali per accreditarsi pres-
so soggetti intolleranti al glutine che in perfetta
buona fede si avvicinano ad essi. Sono queste
(ed altre) delle vere e proprie cineserie che fanno parte del mercato del falso ed attentano alla
qualità della vita del celiaco in più direzioni.
A tutela dei nostri iscritti quindi rivolgiamo
l’invito a chiunque vuole introdursi od operare nel settore - ed in quelli collegati - a fare riferimento all’AIC per prepararsi, confrontarsi o
facendosi quantomeno affiancare. Potremmo
menzionare iniziative - talune tuttora in corso alle quali partecipiamo con la pregressa esperienza e conoscenza. Lo possiamo ben fare perché di noi parlano i 30 anni e più di storia che
ci vedono impegnati ad essere garanti a 360
gradi di tutto ciò che direttamente o indirettamente appartiene o è collegato alla vita dei
nostri associati.