caricato da Utente4027

Linguistica italiana 2020

Che cosa è la
linguistica
La linguistica è la scienza che studia il linguaggio umano e le lingue parlate e
scritte dagli uomini.
Linguaggio e lingua sono due termini che non hanno lo stesso significato.
Il linguaggio è l’insieme dei fenomeni di comunicazione e di espressione che
si manifestano sia nel mondo umano sia al di fuori di esso.
La lingua è il principale modo concreto e storicamente determinato in cui si
manifesta la facoltà del linguaggio nel genere umano.
La linguistica è una disciplina descrittiva ovvero si occupa della descrizione
delle lingue usate dagli uomini sia nel loro funzionamento attuale (sincronia)
sia nella loro evoluzione nel tempo (diacronia).
La linguistica si distingue dalla grammatica, che individua e cataloga gli
elementi che compongono una lingua ai fini pratici dell’insegnamento della
lingua stessa.
Le norme della grammatica sono state fornite dalla grammatica normativa
che prescrive le forme giuste e censura quelle sbagliate basandosi su un
modello di riferimento chiamato standard.
La grammatica normativa diversamente dalla linguistica non tiene conto del
fatto che la lingua è una realtà dinamica e in movimento, che dunque si
modifica nel tempo e, cosa ancora più importante, consente una molteplicità di
usi (varietà dell’italiano).
Le strutture
dell’italiano
In Italia non si usa una lingua unitaria ma si usano più varietà di lingua.
L’insieme di tutte le varietà di lingua (dialetti, lingue ufficiali, ecc.) presenti in
una comunità di persone o in un parlante viene denominato repertorio
linguistico.
La lingua costituisce un sistema, cioè è composta da un insieme di elementi
tra loro interdipendenti.
La struttura del sistema è l’organizzazione dei suoi elementi.
Secondo la linguistica strutturale la lingua è un sistema costituito da più sistemi
tra loro correlati:
SISTEMA FONOLOGICO
SISTEMA MORFOLOGICO-
SISTEMA LESSICALE
SINTATTICO
Costituito da fonemi
Costituito da morfemi e Costituito da lessemi
dalle strutture sintattiche
Questi sistemi tra loro correlati rappresentano altrettanti livelli di analisi. Le
unità presenti in un livello si possono scomporre in unità definite e minime
(cioè tali che non si possono analizzare ulteriormente senza passare a un livello
inferiore).
Il segno è un
qualcosa che sta al
posto di
qualcos’altro. Il
sistema di segni di
uno stesso tipo
destinato a
rappresentare e a
trasmettere
informazioni viene
denominato codice.
Per potersi capire
due interlocutori
devono usare lo
stesso codice.
Ciascun segno
linguistico possiede
due facce: la
sequenza di fonemi o
grafemi che lo
compongono
(significante), e il
concetto che esso
esprime (significato).
Sistema fonologico
possono individuare segni ancora più piccoli che non hanno un significato
autonomo ma sono capaci di opporre semanticamente due parole identiche
negli altri elementi che le compongono (fonemi).
Con il cosiddetto triangolo semiotico si può rappresentare i rapporti dei
componenti che sono implicati nella definizione di segno linguistico.
La linea tratteggiata in basso vuol dire che il rapporto fra il significante
(‘tavolo’, per esempio) e il referente, cioè l’oggetto extralinguistico (l’oggetto
‘’tavolo’’), non è diretto ma è mediato dal significato (la nozione di tavolo). In
questo senso il significato sarebbe il riflesso, l’immagine depositata nelle menti
degli utenti, di una serie di enti ‘reali’ ovvero di un referente.
La fonologia o fonematica studia i suoni presenti nelle lingue umane in
rapporto alla loro funzione distintiva. Questi suoni sono detti fonemi.
La fonetica descrive, classifica e fornisce la trascrizione dei suoni o foni
prodotti dall’uomo.
Possiamo definire un fono come la realizzazione concreta di un qualunque
suono della lingua. Nella trascrizione dei foni si usano le parentesi quadre [ ].
Alcuni linguisti parlano
di
doppia
articolazione. Vale a
dire che il significante di
un segno linguistico è
articolato in due livelli
diversi: a un primo
livello
(o
prima
articolazione) il segno
è scomponibile in unità
portatrici di significato
(morfemi) che possono
essere reimpiegate per
formare
altri
segni
linguistici; a un secondo
livello
(o
seconda
articolazione),
si
Un qualsiasi fono ha lo statuto di fonema di una determinata lingua se
con esso si riesce a
formare una coppia
minima. Due parole che
differiscono