I GENERI DEL TEATRO Fin dalle sue origini nella Grecia dal V sec. a.C. il teatro presenta due principali generi letterari, la tragedia e la commedia. Mentre la tragedia rappresenta l’essere umano nella sua eroica grandezza, in conflitto con le forze del male e del destino che lo spingono inesorabilmente alla catastrofe, la commedia mette in scena l’uomo comune che, con la sua intraprendenza, le sue debolezze e i suoi molteplici difetti, riesce a superare, o per fortuna o per abilità, gli ostacoli che incontra sul cammino. Un testo teatrale, a differenza di un racconto, è destinato alla rappresentazione scenica. Come un romanzo è suddiviso in capitoli, ciascuno dei quali contiene diversi episodi, così un testo teatrale presenta una ripartizione convenzionale in atti e scene. Gli atti costituiscono ampie sezioni all’interno delle quali si alternano sul palcoscenico senza interruzione diversi personaggi. Le scene sono invece unità narrative minori, di lunghezze diverse, contraddistinte dall’autore e dalle uscite di scena di personaggi diversi oppure da un cambiamento d’ambientazione. La differenza più vistosa fra testo narrativo e testo drammatico riguarda i modi della narrazione; mentre in un racconto o in un romanzo si alternano parti narrative, descrittive, riflessive e dialogiche, il testo teatrale è costituito soltanto da dialoghi. Dato che la vicenda si svolge davanti agli occhi degli spettatori, non c’è la necessità di una voce narrante o narratore, come per il testo narrativo. A sviluppare le azioni bastano le battute pronunciate dai personaggi e le indicazioni fornite dalle didascalie. Le battute sono le parole pronunciate sulla scena da personaggi e possono assumere la forma di dialogo o monologo. Il dialogo consiste nell’interazione verbale fra due o più personaggi che parlano l’uno l’altro sulla scena. Il monologo è il discorso pronunziato da un solo personaggio. Si distingue in monologo propriamente detto, se chi lo pronuncia si rivolge a personaggi presenti sulla scena oppure in soliloquio. Per rappresentare i pensieri del personaggio, esiste poi la convenzione dell’A PARTE, che consiste in una battuta pronunciata a mezza voce dall’attore fingendo che gli altri personaggi non possano udirlo. È di solito segnalata da una didascalia e crea una complicità fra il personaggio e gli spettatori. Le didascalie sono le indicazioni fornite dall’autore sui vari problemi connessi alla messa in scena e possono avere diversa lunghezza e diversa funzione. Le più lunghe sono poste in genere all’inizio di un atto o di una scena e forniscono prevalentemente indicazioni sull’ambientazione (luogo, tempo, scenografia, luci, ecc…). Le più brevi, scritte di norma in corsivo, si trovano solitamente all’inizio di una battuta e forniscono indicazioni sulla recitazione dell’attore (intonazione, gesti, movimenti, ecc…). Battute (parti dialogiche) dialogo monologo monologo propriamente detto soliloquio