Degustazione cromatica E’ un occasione speciale. Al ristorante più amato sorseggio il vino che il cameriere ha prontamente raccomandato dicendo “E’ l’abbinamento ideale per i piatti che ha scelto.” Compio tutte le azioni di rito, mentre lui attende paziente. Sorrido mentre scruto l’alcolico liquido vacillare dentro il costoso calice. Il vino è perfetto ma…temporeggio…non ha ancora passato un ultimo test. E’ una cosa infantile…nulla che abbia a che fare con l’arte della degustazione del vino. E’ una sorta di rito che mi porto dietro da quando distesi a terra a pancia in giù coi piedi in aria e la faccia che poggiava sulle mani, si stava all’ombra di un grande albero dopo la vendemmia. La campagna assumeva un aspetto curioso, osservata attraverso il bicchiere ancora pieno, che come un trofeo occupava il posto d’onore al centro della tovaglia. I raggi del sole apparivano ancor più dorati, l’erba sul pendio ancora più bionda e i fiori ancora più gialli. Ridevo per l’innaturale colore dei visi visti in quell’improvvisata lente. L’acqua cristallina come per un miracolo mostrava le stesse auree tinte e il cibo abbandonato qua e là, dopo quel pasto frugale, acquistava, un aspetto più o meno invitante a seconda dei casi. Qualcosa appariva in quei nuovi colori poco gustoso: “Non mangiarlo! E’ andato a male!”. All’improvviso una mano afferra il bicchiere trangugiandone il contenuto e interrompendo l’immaturo svago. La giornata è ancora lunga e molti grappoli devono ancora trovare il loro posto nelle cassette di legno che attendono ai margini dei filari. Quando anche l’ultima vite era stata derubata, i suoi frutti erano pronti per compiere il loro viaggio, pronti a scomparire. Il loro non sarà un viaggio di sola andata. Tra un anno torneranno qui e grazie alla loro nuova forma dai lineamenti indefiniti osserveremo il paesaggio con occhi più maturi. Sono passati molti anni da allora e adesso che l’età mi consente di poter accostare correttamente un cibo al vino, e non solo attraverso una associazione puramente cromatica, mi piace ancora guardare il mondo attraverso il bicchiere e dire, se la tonalità non è di mio gradimento, “Sa di tappo!”.