sCAFFALE Luca Romei, Antonietta Sabatini, Catia Biagioni, Gino Soldati Ecografia infermieristica C.G. Edizioni Medico Scientifiche, www.cgems.it Torino, 2009 Pagine 148 € 16,00 Per chi volesse avventurarsi nei nuovi ambiti di interesse infermieristico, il volume ecografia infermieristica è senza dubbio da consigliare: un tema nuovo, su cui di sicuro si muoverà il dibattito. Il libro ha una impostazione chiara e organica: due essenziali presentazioni – redatte da due diversi studiosi – spiegano il significa- to dell’ecografia infermieristica, collocandola nell’ambito degli strumenti che conferiscono qualità all’assistenza infermieristica. La trattazione sviluppata nelle varie parti è coerente con questa premessa: gli aspetti di peculiare interesse assistenziale sono infatti prima ripresi in una breve sezione introduttiva a ogni capitolo, poi diffusamente sviluppati nel testo, in rapporto alla tematica di volta in volta analizzata. Per completezza, conviene indicare che i capitoli sono rispettivamente dedicati ai principi di base, alle procedure vascolari, al cateterismo vescicale e al supporto al triage. Questa lucidità nel trattare un argomento così innovativo facilita la comprensione del contenuto in tutti i suoi aspetti e la condivisione del principio della opportunità dell’uso dell’ecografia da parte dell’infermiere, quanto meno nei contesti assistenziali presentati. L’esposizione dei presupposti teorici e degli aspetti tecnici (pratici) è efficace nella sintesi; la presentazione dei singoli obiettivi assistenziali è lucida ed essenziale. La presentazione della casistica di esperienza diretta è utile e interessante. Il corredo iconografico, in parte distribuito nel testo e in parte raccolto in una apposita sezione finale, è accurato: molte fotografie sono completa- te con brevi inserti di testo che richiamano, con apposite frecce, il particolare dell’immagine di specifico rilievo. Il libro è dunque meritevole di apprezzamento e di diffusione fra gli infermieri per il suo rigore tecnico-scientifico, per la sua utilità pratica e per la chiarezza di esposizione. Da un punto di vista generale, va aggiunto che esso ha un duplice valore: è infatti non solo mezzo di illustrazione e approfondimento dell’argomento cui è dedicato, ma costituisce, nello stesso tempo, testimonianza della competenza dell’infermiere, professionista chiamato a svolgere le proprie funzioni assistenziali, avvalendosi delle più efficaci risorse tecniche disponibili. La riflessione fondamentale stimolata da questo libro è che, se queste risorse tecniche sono disponibili, non è semplicemente facoltà dell’infermiere utilizzarle laddove ciò gli sia permesso, ma è suo dovere, in quanto professionista garante – per il tramite delle sue funzioni assistenziali – della tutela della salute della persona, porsi in condizione di potersene avvalere ogni qual volta ciò sia opportuno. Daniele Rodriguez Ordinario di medicina legale Università degli studi di Padova Il punto di vista della professione Questo testo deriva dall’esperienza diretta di un’équipe sanitaria, costituita dagli autori presso l’Ospedale di Castelnuovo Garfagnana - Asl 2 di Lucca. Questo stesso team multidisciplinare dal 2007 organizza corsi di ecografia applicata per infermieri, sotto il patrocinio della Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza (SIMEU). Il libro esplora un nuovo ambito di intervento infermieristico, mettendo in evidenza le potenzialità operative di uno strumento che aiuta l’infermiere nella pratica quotidiana. Tuttavia va ricordato che se da un lato è bene dare spazio alla ricerca e all’innovazione tecnologica, dall’altro il principio ispiratore deve essere quello di un esercizio professionale sostenuto da competenze acquisite, oltre che con l’esperienza, anche con percorsi formativi. Questo strumento può essere utilizzato dall’infermiere che, nella pratica assistenziale, impiega l’ecografo non a scopo diagnostico, bensì per ridurre le difficoltà operative, diminuendo così i disagi per i pazienti e aumentando l’efficacia delle prestazioni. In definitiva uno strumento che è funzionale alla predisposizione di un processo assistenziale appropriato e orientato all’assistito. Barbara Mangiacavalli 59 L’infermiere 5-6/2010 sCAFFALE Laura D’Addio, Marina Vanzetta, Carlo Mochi Sismondi Il consenso informato in infermieristica McGraw-Hill, Milano, 2010 Pagine 192 € 23,00 Nel contesto di incontri di formazione mi è stata riportata più volte dagli infermieri la descrizione di una situazione tipica. Dunque: il paziente sta per essere sottoposto a un intervento chirurgico. è già avviato verso la sala operatoria, forse in pre-anestesia. A questo punto si ode l’esclamazione: “Oddio, manca il consenso informato! infermiera, faccia firmare il consenso”. Al racconto fa seguito, in genere, la domanda: “ma è nostro compito, come infermieri, far firmare il consenso informato? Possiamo rifiutarci di dar corso alla richiesta?”. Reale o inventato – forse un po’ l’uno e un po’ l’altro... – l’aneddoto ha valore emblematico: dà corpo alle due distorsioni fondamentali che gravitano sulla pratica del consenso informato. La prima è relativa alla sua finalità: la si considera una procedura con valore difensivo per i professionisti sanitari, medici in primis. Nell’ipotesi di un contenzioso giudiziario, quel foglio viene visto come un’ancora di sicurezza, una prova da esibire al magistrato circa l’effettiva adesione del paziente. La seconda distorsione è relativa alla procedurizzazione del consenso: è concepito come un atto burocratico, 60 L’infermiere 5-6/2010 che si condensa nella firma apposta a un modulo. Per illustrare quella che abbiamo chiamato la riduzione del consenso a una procedura, pensiamo alla scena che tanti film americani ci hanno reso familiare: l’arresto di un pregiudicato. I poliziotti gli devono prima leggere i suoi diritti (una pratica introdotta a seguito di un caso giudiziario che ha visto come protagonista un certo Miranda e chiamata perciò “legge Miranda”). Nel gergo dei poliziotti, si deve prima mirandizzare l’arrestato, per assicurare valore giuridico all’arresto. Non importa che la persona non capisca una parola d’inglese, e in ogni caso che la situazione concitata non favorisca la comprensione: l’essenziale è che la procedura sia stata eseguita in maniera corretta. Gli interrogativi che circolano nei nostri ospedali e servizi circa il consenso assomigliano, nei casi estremi, a quelli dei poliziotti circa la mirandizzazione. Ci si preoccupa di un consenso – o, più banalmente, di una firma – più che dell’informazione fornita. Ancor meno ci si domanda che cosa il paziente abbia capito di quello che gli è stato detto: particolare cruciale, dal momento che, in pratica, il consenso è dato a ciò che si è capito, non a quanto viene detto e tanto meno a quanto eventualmente è scritto nel modulo firmato. In appendice a questa concezione riduttiva del consenso informato possiamo collocare la questione relativa al ruolo dell’infermiere. Scartata come caricaturale la funzione strumentale di passacarte, emergono gli interrogativi seri: fornire le informazioni è compito dell’infermiere o è prerogativa del medico? Ha ancora senso parlare di mandati esclusivi dell’una o dell’altra professione? E soprattutto: qual è lo scopo del consenso informato e come devono essere coordinati i diversi interventi per ottenere ciò che vogliamo? Per una risposta argomentata a questi interrogativi ben venga una riflessione seria e documentata come quella offerta dal volume il consenso informato in infermieristica. La finalità è duplice: a livello teorico, vuol fare il punto sullo sviluppo del concetto di consenso nella pratica clinica, analizzando in particolare ciò che all’infermiere vien richiesto dal suo codice deontologico; dal punto di vista pratico, si propone di documentare la diffusione del consenso nella situazione italiana e di proporre alcune esperienze che si segnalano per il loro valore. Gli Autori che hanno messo mano all’opera condividono la stessa aspirazione: distaccarsi dal modello di consenso funzionale alla medicina difensiva e promuovere una pratica finalizzata a promuovere l’empowerment dei cittadini. Illustra questo obiettivo soprattutto il capitolo affidato a Mochi Simondi, ideatore e animatore del Forum della Pubblica Amministrazione. Lo spostamento del centro di gravità è decisivo: il consenso informato non è più chiesto in funzione della sicurezza (giuridica) del medico, ma è a servizio della persona chiamata a prendere consapevolmente le decisioni che si presentano lungo il percorso di cura. Di fronte al paziente non c’è più solo il medico, in posizione di splendido isolamento, ma un insieme di professionisti. Tra questi l’infermiere, responsabile dei processi di assistenza. L’informazione così intesa non può essere, quindi, che il compito di tutti i professionisti sanitari, ognuno nel proprio ambito. Questa è, del resto, la concezione di consenso informato presente nel nuovo codice deontologico degli infermieri. L’art. 23 è esplicito: “L’infermiere riconosce il valore dell’informazione integrata multi professionale e si adopera affinché l’assistito disponga di tutte le informazioni necessarie ai suoi bisogni di vita”. L’analisi del Codice deontologico è affidata a Laura D’Addio, alla quale peraltro dobbiamo precedenti pubblicazioni sul tema. è molto convincente la sua ricostruzione del percorso teorico del consenso informato, parallelo a quello che ha portato l’etica medica a trasformarsi in bioetica. Le resistenze ad accettare informazione e coinvolgimento del paziente nelle scelte che lo riguardano derivano dalla difficoltà ad sCAFFALE abbandonare il paternalismo medico. Nella situazione italiana la diffidenza verso il consenso informato nell’accezione di empowerment non è esclusiva dei medici. D’Addio registra comportamenti analoghi anche tra gli infermieri: in genere questi non permettono ai pazienti di rifiutare prestazioni; non si riscontrano casi in cui il rifiuto del paziente sia stato preso in carico, accettato, gestito; il rifiuto dell’interessato tende a non essere considerato quando l’intervento sia clinicamente indicato; in talune occasioni, se il paziente oppone resistenza alla procedura, gli infermieri tendono a proseguire nella prestazione. In sintesi, secondo D’Addio “gli infermieri mostrano di preferire un intervento in un clima di consenso del paziente, non ritenendolo tuttavia essenziale” (p. 69). Ampia documentazione delle carenze degli infermieri, sia teoriche sia pratiche, è fornita dall’indagine multicentrica condotta tra gli infermieri di cinque regioni del Centro-Nord nella primavera del 2008. Più di mille infermieri sono stati coinvolti nell’indagine, della quale riferisce nel volume Marina Stefano Bugnoli con la collaborazione di Mariangela Castagnoli, Marco Marseglia, Virginia Pelagalli, Antonello Querzoli, Giovanni Senes, Maurizio Zanatta Vanzetta. Sono state indagate le opinioni degli infermieri riguardo al consenso informato, sia in generale, sia nello specifico infermieristico. è demoralizzante rilevare quanto poco interesse sia riservato a questo tema, che pure è la spina dorsale della medicina modernamente intesa. La carenza non è solo italiana. Una revisione accurata della letteratura a livello internazionale, riportata nel volume (pp. 71-80), registra solo 13 ricerche sul consenso informato in infermieristica, delle quali solo una in Italia, risalente a 10 anni fa. Esaurito il cahier de doléances, aggiungiamo una nota positiva: nell’ambito dell’informazione al cittadino – in particolare quando si trova nel ruolo di paziente o di assistito – stanno maturando anche esperienze eccellenti. Un valore aggiunto del volume è costituito da un capitolo che si presenta con il titolo accattivante: impariamo da chi ha già provato. Vi confluiscono progetti diversi: da quelli rivolti a studenti del Corso di laurea in Infermieristica a proposte sviluppate in ambito pediatrico. Una particolare attenzione merita il progetto dell’Azienda Usl di Reggio Emilia. Lo caratterizza la consapevolezza che il consenso informato ha molteplici dimensioni: documentale, tecnico-professionale, medicolegale, gestione del rischio. Non si tratta di escluderne nessuna, ma di trovare un centro di gravitazione che armonizzi i vari aspetti. E questo è fornito dalla dimensione etica e relazionale. è sicuramente un fatto nuovo e importante che i professionisti sanitari si occupino seriamente dell’informazione e del consenso. Non meno decisivo è l’impegno in questo senso delle aziende sanitarie, alle quali spetta l’armonizzazione tra i corpi professionali e la popolazione. Queste eccellenti prospettive tecniche di crescita di una cultura di informazione del cittadino e di decisioni condivise tra professionisti sanitari e malati si scontrano tuttavia con considerazioni realistiche di natura economica. In tempi di vacche magre, quante aziende sanitarie troveranno la volontà e le risorse per sviluppare questa dimensione della buona medicina? La responsabilità dell’infermiere e le sue competenze Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2010 Pagine 230 € 23,00 di laurea in Infermieristica hanno della responsabilità professionale, concentrando l’attenzione sulle sfide cui sono chiamati oggi gli infermieri e sullo sviluppo delle competenze quale elemento indispensabile per affrontarle e per vincerle, ottenendone anche una crescita personale e professionale. Sono valorizzati gli aspetti etici e deontologici quali valori guida della nostra professione, anche in un confronto con quelli che sono gli aspetti della responsabilità considerati come negativi, ossia gli elementi sanzionatori penali, civili o amministrativi verso l’Azienda. Nei dieci capitoli del libro, Bugnoli analizza e fa sintesi di gran parte delle tematiche affrontate nel master in metodologia e analisi della responsabilità professionale nell’area infermieristica dell’Università di Firenze, di cui Nell’ultimo decennio la responsabilità professionale nell’area infermieristica è stata oggetto di molti dibattiti e interessanti pubblicazioni. A questi si aggiunge oggi il volume di Bugnoli, che si propone di contribuire allo studio della responsabilità, facendo emergere gli aspetti maggiormente legati all’agire professionale dell’infermiere, con un percorso originale: si inizia con la lettura della norma per giungere alla sua declinazione. Il testo rappresenta una guida per un agire responsabile, intervenendo sulla percezione che gli infermieri e gli studenti del Corso Sandro Spinsanti Direttore istituto Giano, roma 61 L’infermiere 5-6/2010 SCAFFALE è docente, successivamente sviluppate dalle comunità di pratica formate dagli ex studenti. In questo contesto, negli ultimi 4 anni, più di 100 professionisti provenienti da varie regioni hanno avuto modo di confrontare le proprie esperienze e di individuare dei punti fermi per l’agire responsabile all’interno dei propri contesti lavorativi, nella consapevolezza di aver vissuto e di vivere un importante cambiamento della professione, non certo nei propri valori ma nel rapporto con i colleghi di altri profili e nel modo di porsi di fronte alla società. Nel primo capitolo viene analizzata l’evoluzione normativa e culturale che ha interessato la professione infermieristica negli ultimi venti anni, soffermandosi soprattutto sul modo in cui questa evoluzione ha determinato anche il cambiamento del significato stesso della parola responsabilità, quando associato alla professione infermieristica. Viene svolta un’ampia riflessione sulla nascita di nuova figura infermieristica maggiormente autonoma, legata alle competenze acquisite più che ai vincoli espressi dalla legge e responsabile di un campo proprio di attività, che prende in carico i bisogni del cittadino, che attiva processi assistenziali e si avvale di personale di supporto; la riflessione si sposta poi sul rapporto di questa figura professionale con i colleghi di altri profili e sulle conseguenze giuridiche derivanti da questa maggiore autonomia. Nel secondo capitolo lo studio è incentrato sulla formazione, intesa come leva per lo sviluppo di competenze e per la crescita personale e di carriera del singolo professionista, nonché per la crescita culturale e di responsabilizzazione di tutta la comunità professionale, causa e non effetto dell’evoluzione normativa intervenuta. Nel terzo capitolo, con il contributo di Castagnoli e Querzoli, sono analizzati gli aspetti eticodeontologici della professione; questo capitolo offre spunti di 62 L’infermiere 5-6/2010 riflessione sui valori che spingono il nostro agire, è un’occasione per confrontarsi col proprio percorso interiore professionale. In estrema sintesi, è l’occasione per porci domande finalizzate a comprendere la nostra identità professionale. Nel quarto capitolo vengono affrontate la responsabilità penale e quella civile, concentrando l’attenzione sulle caratteristiche peculiari della professione infermieristica, facendo emergere ciò che l’evoluzione della normativa professionale ha comportato dal punto di vista giuridico e penale, in particolare i cambiamenti derivanti dall’esser diventati professione sanitaria (non più professione sanitaria ausiliaria) e dall’attribuzione della posizione di garanzia. Nella parte inerente alla responsabilità civile, Pelagalli affronta temi oggi veramente importanti nell’agire professionale, quali la diligenza nell’adempimento, la responsabilità contrattuale ed extracontrattuale, la teoria del contatto sociale e responsabilità contrattuale del sanitario e il concetto di danno e di risarcimento. La responsabilità amministrativa verso l’Azienda è l’oggetto del quinto capitolo, nel quale Marseglia prende in esame, con dettagliati riferimenti a tutta la normativa e le sentenze in materia, i rapporti contrattuali che legano l’infermiere alla Pubblica Amministrazione. Vengono definiti i diritti e i doveri dell’impiego pubblico, la responsabilità amministrativa contabile o erariale e la responsabilità disciplinare, proponendo una particolare riflessione sulle novità introdotte dal Dlgs 150/09 per il procedimento disciplinare. L’ultimo ambito della responsabilità professionale a essere analizzato è quello disciplinare; nel sesto capitolo Castagnoli, grazie anche alla sua lunga presenza nel Consiglio direttivo del Collegio Ipasvi di Firenze, ci descrive l’organizzazione del Collegio Ipasvi, il suo ruolo nello sviluppo e nell’indirizzo professionale. La parte predominante del capitolo è riservata ovviamente all’analisi della responsabilità e all’utilizzo della sanzione disciplinare quale strumento per disincentivare comportamenti che minino il decoro e i valori sanciti dal Codice deontologico. Facendo riferimento al noto pronunciamento giurisprudenziale per cui “tutto ciò che non è documentato è come non fatto”, Senes descrive nel settimo capitolo le problematiche legate alla documentazione: le indicazioni normative e deontologiche, le ipotesi di responsabilità e i requisiti minimi di correttezza della documentazione sanitaria, valutando anche le opportunità e i rischi, o meglio le attenzioni da porre nell’adozione di una documentazione informatizzata. Nell’ottavo capitolo Querzoli propone molti spunti di riflessione in merito al consenso informato e in special modo al ruolo che l’infermiere ha nell’acquisizione dello stesso, non solo in termini di un agire giuridicamente responsabile, ma anche eticamente consapevole. Si definiscono con chiarezza le caratteristiche e i vizi del consenso informato e le competenze dell’infermiere nella sua acquisizione, nonché i suoi rapporti con le altre professioni e l’assistito, ponendo degli esempi concreti dell’agire quotidiano. Negli ultimi due capitoli l’analisi della responsabilità si concentra su due ambiti specifici dell’assistenza infermieristica, nell’area dell’emergenza: il triage e la Centrale operativa del 118. Senes dapprima e Zanatta poi descrivono quali sono le competenze specifiche dell’infermiere triagista e dell’infermiere call-taker e, grazie anche a una dettagliata analisi del contesto operativo, ne definiscono le conseguenti responsabilità. Un libro che risulta tutt’altro che dedicato ai soli addetti ai lavori, soprattutto per essere in linea con gli attuali sviluppi della professione infermieristica. Danilo Massai sCAFFALE Felice Marra Le funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie. Aspetti contrattuali e management Franco Angeli, Milano, 2010 Pagine 167 - € 20,00 AA.VV. International disaster nursing Cambridge University Press 2010 - Pagine 636 - € 62,98 Tra gli ambiti che stanno acquistando largo interesse nell’Infermieristica (e non solo!) vi è il sistema di soccorsi e interventi a favore delle persone colpite da maxiemergenze. Alle pubblicazioni dedicate al tema si aggiunge oggi il volume International Disaster Nursing, che deriva da un’azione congiunta tra la Cambridge University e la World Association for Disaster and Il testo, curato da Felice Marra, presenta, con approccio didattico, le molteplici tematiche affrontate da chi quotidianamente agisce le funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della vigilanza, della riabilitazione e della professione ostetrica. Leggendo il testo è facile individuare l’obiettivo dell’autore, che si muove in maniera lineare ed efficace nell’ampio panorama delle norme giuridiche e contrattuali che definiscono la funzione gestionale in una fase storica particolare della Pubblica Amministrazione e della regionalizzazione del Servizio sanitario nazionale. La presentazione degli strumenti normativi e contrattuali d’uso comune per il coordinamento è resa con indicazioni concise e pragmatiche e con un linguaggio chiaro e lineare; viene così resa agevole l’analisi dell’ampio panorama degli istituti caratterizzanti il rapporto e l’organizzazione del lavoro a cui deve necessariamente riferirsi un professionista coordinatore. Anche la bibliografia, la normativa e la giurisprudenza citata a corredo dei singoli capitoli, stante la complessità degli argomenti trattati, diventano ausilio indispensabile per ulteriori approfondimenti. In conclusione, un’opera interessante e di sicuro interesse anche da parte di chi, pur non esercitando le funzioni d coordinamento delle professioni sanitarie, sente la necessità di acquisire dimestichezza con i concetti giuridici, organizzativi e gestionali del lavoro nella sanità pubblica. Emergency Medicine (WADEM). Il testo disegna, attraverso il contributo di esperti, gli scenari tipici che si riscontrano nelle calamità naturali e nei disastri da esplosione, inquadrando tra l’altro i molti ruoli assunti dagli Infermieri all’interno del team multidisciplinare. Il volume garantisce un’ampia panoramica degli effetti conseguenti a eventi maggiori e/o catastrofici, quali che ne siano le cause: tecnologiche, naturali, determinate dall’uomo. In alcuni di questi casi il numero di pazienti da salvare, e successivamente da trattare, può sovrastare la stessa capacità di risposta locale. Poiché eventi catastrofici di tale portata sono diventati purtroppo sempre più frequenti, in seno alle famiglie professionali sono sorte organizzazioni specifiche atte ad affrontarli (es. in Italia il Cives). In particolare l’opera offre una riflessione sulle implicazioni derivanti da tali eventi, con riferimento ai bisogni specifici delle popolazioni, alle conseguenze, alle inevitabili considerazioni etiche che gli operatori devono operare, soprattutto quando l’evento colpisce Paesi poveri con un’economia fragile, e conseguentemente con sistemi sanitari che talvolta, per mancanza di risorse, non prevedono fondi ed adeguate risposte organizzate. Fra gli altri, anche gli infermieri sono in prima linea e parte integrante (nonché risorsa professionale insostituibile) del sistema dei soccorsi: ne risulta conseguentemente che debbano possedere una chiara comprensione delle più diverse situazioni che potrebbero trovarsi ad affrontare, prima durante e dopo un evento catastrofico, così da sviluppare capacità e strategie adeguate ed efficaci. Su questo il volume offre diverse prospettive ed approcci, con 33 capitoli e oltre 500 pagine di testo, corredati da una significativa ed estesa bibliografia. è significativo segnalare che il capitolo relativo agli eventi esplosivi è stato redatto da Angelo Agostini, unico autore italiano tra quelli presenti nel testo. Il collega Agostini, componente del Comitato scientifico di N&A, mensile italiano del soccorso, tra l’altro è autore di un progetto relativo a stage in Israele dedicati alla risposta ad eventi terroristici. Tale corso, che si ripete annualmente, ha avuto un importante riconoscimento internazionale costituito dalla firma di un accordo tra il Collegio IPASVI di Bergamo e il National Center for Trauma & Emergency Medicine Research, del Gertner Insitute for Health Policy & Epidemiology. Tecla Del Dò Direttore amministrativo Azienda per i Servizi Sanitari n. 5 “Bassa Friulana” 63 L’infermiere 5-6/2010