Il punto di vista della professione

sCAFFALE
Luca Romei, Antonietta Sabatini,
Catia Biagioni, Gino Soldati
Ecografia infermieristica
C.G. Edizioni Medico Scientifiche,
www.cgems.it
Torino, 2009
Pagine 148
€ 16,00
Per chi volesse avventurarsi nei
nuovi ambiti di interesse infermieristico, il volume ecografia
infermieristica è senza dubbio da
consigliare: un tema nuovo, su cui
di sicuro si muoverà il dibattito.
Il libro ha una impostazione chiara e organica: due essenziali presentazioni – redatte da due diversi studiosi – spiegano il significa-
to dell’ecografia infermieristica,
collocandola nell’ambito degli
strumenti che conferiscono qualità all’assistenza infermieristica.
La trattazione sviluppata nelle
varie parti è coerente con questa
premessa: gli aspetti di peculiare
interesse assistenziale sono infatti prima ripresi in una breve sezione introduttiva a ogni capitolo,
poi diffusamente sviluppati nel
testo, in rapporto alla tematica di
volta in volta analizzata. Per completezza, conviene indicare che i
capitoli sono rispettivamente dedicati ai principi di base, alle procedure vascolari, al cateterismo
vescicale e al supporto al triage.
Questa lucidità nel trattare un argomento così innovativo facilita
la comprensione del contenuto
in tutti i suoi aspetti e la condivisione del principio della opportunità dell’uso dell’ecografia
da parte dell’infermiere, quanto
meno nei contesti assistenziali
presentati.
L’esposizione dei presupposti teorici e degli aspetti tecnici (pratici) è efficace nella sintesi; la presentazione dei singoli obiettivi
assistenziali è lucida ed essenziale. La presentazione della casistica di esperienza diretta è utile e
interessante. Il corredo iconografico, in parte distribuito nel testo
e in parte raccolto in una apposita sezione finale, è accurato:
molte fotografie sono completa-
te con brevi inserti di testo che
richiamano, con apposite frecce,
il particolare dell’immagine di
specifico rilievo.
Il libro è dunque meritevole di
apprezzamento e di diffusione
fra gli infermieri per il suo rigore
tecnico-scientifico, per la sua utilità pratica e per la chiarezza di
esposizione.
Da un punto di vista generale, va
aggiunto che esso ha un duplice
valore: è infatti non solo mezzo di
illustrazione e approfondimento
dell’argomento cui è dedicato, ma costituisce, nello stesso
tempo, testimonianza della competenza dell’infermiere, professionista chiamato a svolgere le
proprie funzioni assistenziali, avvalendosi delle più efficaci risorse tecniche disponibili.
La riflessione fondamentale stimolata da questo libro è che, se
queste risorse tecniche sono disponibili, non è semplicemente
facoltà dell’infermiere utilizzarle
laddove ciò gli sia permesso, ma
è suo dovere, in quanto professionista garante – per il tramite
delle sue funzioni assistenziali
– della tutela della salute della
persona, porsi in condizione di
potersene avvalere ogni qual volta ciò sia opportuno.
Daniele Rodriguez
Ordinario di medicina legale
Università degli studi di Padova
Il punto di vista della professione
Questo testo deriva dall’esperienza diretta di un’équipe sanitaria, costituita dagli autori presso l’Ospedale di Castelnuovo Garfagnana - Asl 2 di Lucca. Questo stesso team multidisciplinare dal 2007 organizza corsi di ecografia
applicata per infermieri, sotto il patrocinio della Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza (SIMEU).
Il libro esplora un nuovo ambito di intervento infermieristico, mettendo in evidenza le potenzialità operative di
uno strumento che aiuta l’infermiere nella pratica quotidiana. Tuttavia va ricordato che se da un lato è bene dare
spazio alla ricerca e all’innovazione tecnologica, dall’altro il principio ispiratore deve essere quello di un esercizio
professionale sostenuto da competenze acquisite, oltre che con l’esperienza, anche con percorsi formativi.
Questo strumento può essere utilizzato dall’infermiere che, nella pratica assistenziale, impiega l’ecografo non a
scopo diagnostico, bensì per ridurre le difficoltà operative, diminuendo così i disagi per i pazienti e aumentando
l’efficacia delle prestazioni.
In definitiva uno strumento che è funzionale alla predisposizione di un processo assistenziale appropriato e orientato all’assistito.
Barbara Mangiacavalli
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L’infermiere 5-6/2010
sCAFFALE
Laura D’Addio, Marina Vanzetta,
Carlo Mochi Sismondi
Il consenso informato in
infermieristica
McGraw-Hill, Milano, 2010
Pagine 192
€ 23,00
Nel contesto di incontri di formazione mi è stata riportata più volte
dagli infermieri la descrizione di
una situazione tipica. Dunque: il
paziente sta per essere sottoposto
a un intervento chirurgico. è già avviato verso la sala operatoria, forse
in pre-anestesia. A questo punto si
ode l’esclamazione: “Oddio, manca il consenso informato! infermiera, faccia firmare il consenso”. Al
racconto fa seguito, in genere, la
domanda: “ma è nostro compito,
come infermieri, far firmare il consenso informato? Possiamo rifiutarci di dar corso alla richiesta?”.
Reale o inventato – forse un po’
l’uno e un po’ l’altro... – l’aneddoto ha valore emblematico: dà
corpo alle due distorsioni fondamentali che gravitano sulla pratica
del consenso informato. La prima
è relativa alla sua finalità: la si considera una procedura con valore
difensivo per i professionisti sanitari, medici in primis. Nell’ipotesi
di un contenzioso giudiziario, quel
foglio viene visto come un’ancora
di sicurezza, una prova da esibire
al magistrato circa l’effettiva adesione del paziente. La seconda
distorsione è relativa alla procedurizzazione del consenso: è concepito come un atto burocratico,
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L’infermiere 5-6/2010
che si condensa nella firma apposta a un modulo. Per illustrare
quella che abbiamo chiamato
la riduzione del consenso a una
procedura, pensiamo alla scena
che tanti film americani ci hanno
reso familiare: l’arresto di un pregiudicato. I poliziotti gli devono
prima leggere i suoi diritti (una
pratica introdotta a seguito di un
caso giudiziario che ha visto come
protagonista un certo Miranda e
chiamata perciò “legge Miranda”). Nel gergo dei poliziotti, si
deve prima mirandizzare l’arrestato, per assicurare valore giuridico
all’arresto. Non importa che la
persona non capisca una parola
d’inglese, e in ogni caso che la situazione concitata non favorisca la
comprensione: l’essenziale è che
la procedura sia stata eseguita in
maniera corretta. Gli interrogativi
che circolano nei nostri ospedali
e servizi circa il consenso assomigliano, nei casi estremi, a quelli
dei poliziotti circa la mirandizzazione. Ci si preoccupa di un consenso – o, più banalmente, di una
firma – più che dell’informazione
fornita. Ancor meno ci si domanda che cosa il paziente abbia capito di quello che gli è stato detto:
particolare cruciale, dal momento
che, in pratica, il consenso è dato
a ciò che si è capito, non a quanto
viene detto e tanto meno a quanto eventualmente è scritto nel modulo firmato.
In appendice a questa concezione riduttiva del consenso informato possiamo collocare la questione relativa al ruolo dell’infermiere. Scartata come caricaturale
la funzione strumentale di passacarte, emergono gli interrogativi seri: fornire le informazioni è
compito dell’infermiere o è prerogativa del medico? Ha ancora
senso parlare di mandati esclusivi
dell’una o dell’altra professione?
E soprattutto: qual è lo scopo del
consenso informato e come devono essere coordinati i diversi
interventi per ottenere ciò che
vogliamo? Per una risposta argomentata a questi interrogativi
ben venga una riflessione seria e
documentata come quella offerta
dal volume il consenso informato
in infermieristica. La finalità è duplice: a livello teorico, vuol fare il
punto sullo sviluppo del concetto
di consenso nella pratica clinica, analizzando in particolare ciò
che all’infermiere vien richiesto
dal suo codice deontologico; dal
punto di vista pratico, si propone
di documentare la diffusione del
consenso nella situazione italiana
e di proporre alcune esperienze
che si segnalano per il loro valore.
Gli Autori che hanno messo
mano all’opera condividono la
stessa aspirazione: distaccarsi dal
modello di consenso funzionale
alla medicina difensiva e promuovere una pratica finalizzata a
promuovere l’empowerment dei
cittadini. Illustra questo obiettivo
soprattutto il capitolo affidato a
Mochi Simondi, ideatore e animatore del Forum della Pubblica
Amministrazione. Lo spostamento del centro di gravità è decisivo:
il consenso informato non è più
chiesto in funzione della sicurezza (giuridica) del medico, ma è a
servizio della persona chiamata
a prendere consapevolmente le
decisioni che si presentano lungo il percorso di cura. Di fronte
al paziente non c’è più solo il
medico, in posizione di splendido isolamento, ma un insieme di
professionisti. Tra questi l’infermiere, responsabile dei processi
di assistenza. L’informazione così
intesa non può essere, quindi,
che il compito di tutti i professionisti sanitari, ognuno nel proprio
ambito. Questa è, del resto, la
concezione di consenso informato presente nel nuovo codice
deontologico degli infermieri.
L’art. 23 è esplicito: “L’infermiere
riconosce il valore dell’informazione integrata multi professionale e si adopera affinché l’assistito
disponga di tutte le informazioni
necessarie ai suoi bisogni di vita”.
L’analisi del Codice deontologico
è affidata a Laura D’Addio, alla
quale peraltro dobbiamo precedenti pubblicazioni sul tema.
è molto convincente la sua ricostruzione del percorso teorico
del consenso informato, parallelo a quello che ha portato l’etica
medica a trasformarsi in bioetica.
Le resistenze ad accettare informazione e coinvolgimento del
paziente nelle scelte che lo riguardano derivano dalla difficoltà ad
sCAFFALE
abbandonare il paternalismo medico. Nella situazione italiana la
diffidenza verso il consenso informato nell’accezione di empowerment non è esclusiva dei medici.
D’Addio registra comportamenti
analoghi anche tra gli infermieri:
in genere questi non permettono
ai pazienti di rifiutare prestazioni; non si riscontrano casi in cui il
rifiuto del paziente sia stato preso in carico, accettato, gestito;
il rifiuto dell’interessato tende a
non essere considerato quando
l’intervento sia clinicamente indicato; in talune occasioni, se il
paziente oppone resistenza alla
procedura, gli infermieri tendono
a proseguire nella prestazione. In
sintesi, secondo D’Addio “gli infermieri mostrano di preferire un
intervento in un clima di consenso del paziente, non ritenendolo
tuttavia essenziale” (p. 69).
Ampia documentazione delle
carenze degli infermieri, sia teoriche sia pratiche, è fornita dall’indagine multicentrica condotta tra
gli infermieri di cinque regioni del
Centro-Nord nella primavera del
2008. Più di mille infermieri sono
stati coinvolti nell’indagine, della
quale riferisce nel volume Marina
Stefano Bugnoli
con la collaborazione di
Mariangela Castagnoli, Marco
Marseglia, Virginia Pelagalli,
Antonello Querzoli, Giovanni
Senes, Maurizio Zanatta
Vanzetta. Sono state indagate le
opinioni degli infermieri riguardo al consenso informato, sia in
generale, sia nello specifico infermieristico. è demoralizzante
rilevare quanto poco interesse sia
riservato a questo tema, che pure
è la spina dorsale della medicina
modernamente intesa. La carenza
non è solo italiana. Una revisione
accurata della letteratura a livello
internazionale, riportata nel volume (pp. 71-80), registra solo 13
ricerche sul consenso informato
in infermieristica, delle quali solo
una in Italia, risalente a 10 anni fa.
Esaurito il cahier de doléances,
aggiungiamo una nota positiva:
nell’ambito dell’informazione al
cittadino – in particolare quando si trova nel ruolo di paziente
o di assistito – stanno maturando anche esperienze eccellenti.
Un valore aggiunto del volume
è costituito da un capitolo che
si presenta con il titolo accattivante: impariamo da chi ha già
provato. Vi confluiscono progetti
diversi: da quelli rivolti a studenti
del Corso di laurea in Infermieristica a proposte sviluppate in
ambito pediatrico. Una particolare attenzione merita il progetto
dell’Azienda Usl di Reggio Emilia.
Lo caratterizza la consapevolezza
che il consenso informato ha molteplici dimensioni: documentale,
tecnico-professionale, medicolegale, gestione del rischio. Non
si tratta di escluderne nessuna,
ma di trovare un centro di gravitazione che armonizzi i vari aspetti. E
questo è fornito dalla dimensione
etica e relazionale. è sicuramente
un fatto nuovo e importante che
i professionisti sanitari si occupino
seriamente dell’informazione e
del consenso. Non meno decisivo
è l’impegno in questo senso delle
aziende sanitarie, alle quali spetta
l’armonizzazione tra i corpi professionali e la popolazione. Queste
eccellenti prospettive tecniche di
crescita di una cultura di informazione del cittadino e di decisioni
condivise tra professionisti sanitari
e malati si scontrano tuttavia con
considerazioni realistiche di natura economica. In tempi di vacche
magre, quante aziende sanitarie
troveranno la volontà e le risorse
per sviluppare questa dimensione
della buona medicina?
La responsabilità dell’infermiere
e le sue competenze
Maggioli Editore, Santarcangelo
di Romagna (RN), 2010
Pagine 230
€ 23,00
di laurea in Infermieristica hanno
della responsabilità professionale, concentrando l’attenzione
sulle sfide cui sono chiamati oggi
gli infermieri e sullo sviluppo delle competenze quale elemento
indispensabile per affrontarle e
per vincerle, ottenendone anche
una crescita personale e professionale.
Sono valorizzati gli aspetti etici
e deontologici quali valori guida
della nostra professione, anche
in un confronto con quelli che
sono gli aspetti della responsabilità considerati come negativi,
ossia gli elementi sanzionatori
penali, civili o amministrativi verso l’Azienda.
Nei dieci capitoli del libro, Bugnoli analizza e fa sintesi di gran
parte delle tematiche affrontate
nel master in metodologia e analisi della responsabilità professionale nell’area infermieristica
dell’Università di Firenze, di cui
Nell’ultimo decennio la responsabilità professionale nell’area
infermieristica è stata oggetto di
molti dibattiti e interessanti pubblicazioni. A questi si aggiunge
oggi il volume di Bugnoli, che si
propone di contribuire allo studio della responsabilità, facendo
emergere gli aspetti maggiormente legati all’agire professionale dell’infermiere, con un percorso originale: si inizia con la
lettura della norma per giungere
alla sua declinazione.
Il testo rappresenta una guida
per un agire responsabile, intervenendo sulla percezione che gli
infermieri e gli studenti del Corso
Sandro Spinsanti
Direttore istituto Giano, roma
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L’infermiere 5-6/2010
SCAFFALE
è docente, successivamente sviluppate dalle comunità di pratica
formate dagli ex studenti.
In questo contesto, negli ultimi
4 anni, più di 100 professionisti
provenienti da varie regioni hanno avuto modo di confrontare le
proprie esperienze e di individuare dei punti fermi per l’agire responsabile all’interno dei propri
contesti lavorativi, nella consapevolezza di aver vissuto e di vivere
un importante cambiamento della professione, non certo nei propri valori ma nel rapporto con i
colleghi di altri profili e nel modo
di porsi di fronte alla società.
Nel primo capitolo viene analizzata l’evoluzione normativa e
culturale che ha interessato la
professione infermieristica negli
ultimi venti anni, soffermandosi
soprattutto sul modo in cui questa evoluzione ha determinato
anche il cambiamento del significato stesso della parola responsabilità, quando associato alla
professione infermieristica.
Viene svolta un’ampia riflessione sulla nascita di nuova figura
infermieristica
maggiormente
autonoma, legata alle competenze acquisite più che ai vincoli
espressi dalla legge e responsabile di un campo proprio di attività, che prende in carico i bisogni
del cittadino, che attiva processi
assistenziali e si avvale di personale di supporto; la riflessione si
sposta poi sul rapporto di questa
figura professionale con i colleghi di altri profili e sulle conseguenze giuridiche derivanti da
questa maggiore autonomia.
Nel secondo capitolo lo studio
è incentrato sulla formazione,
intesa come leva per lo sviluppo
di competenze e per la crescita
personale e di carriera del singolo professionista, nonché per
la crescita culturale e di responsabilizzazione di tutta la comunità professionale, causa e non
effetto dell’evoluzione normativa
intervenuta.
Nel terzo capitolo, con il contributo di Castagnoli e Querzoli,
sono analizzati gli aspetti eticodeontologici della professione;
questo capitolo offre spunti di
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L’infermiere 5-6/2010
riflessione sui valori che spingono il nostro agire, è un’occasione per confrontarsi col proprio
percorso interiore professionale.
In estrema sintesi, è l’occasione
per porci domande finalizzate a
comprendere la nostra identità
professionale.
Nel quarto capitolo vengono affrontate la responsabilità penale e quella civile, concentrando
l’attenzione sulle caratteristiche
peculiari della professione infermieristica, facendo emergere ciò
che l’evoluzione della normativa
professionale ha comportato dal
punto di vista giuridico e penale, in particolare i cambiamenti derivanti dall’esser diventati
professione sanitaria (non più
professione sanitaria ausiliaria) e
dall’attribuzione della posizione
di garanzia.
Nella parte inerente alla responsabilità civile, Pelagalli affronta
temi oggi veramente importanti
nell’agire professionale, quali la
diligenza nell’adempimento, la
responsabilità contrattuale ed
extracontrattuale, la teoria del
contatto sociale e responsabilità
contrattuale del sanitario e il concetto di danno e di risarcimento.
La responsabilità amministrativa
verso l’Azienda è l’oggetto del
quinto capitolo, nel quale Marseglia prende in esame, con dettagliati riferimenti a tutta la normativa e le sentenze in materia,
i rapporti contrattuali che legano
l’infermiere alla Pubblica Amministrazione.
Vengono definiti i diritti e i doveri
dell’impiego pubblico, la responsabilità amministrativa contabile
o erariale e la responsabilità disciplinare, proponendo una particolare riflessione sulle novità
introdotte dal Dlgs 150/09 per il
procedimento disciplinare.
L’ultimo ambito della responsabilità professionale a essere analizzato è quello disciplinare; nel
sesto capitolo Castagnoli, grazie
anche alla sua lunga presenza
nel Consiglio direttivo del Collegio Ipasvi di Firenze, ci descrive l’organizzazione del Collegio
Ipasvi, il suo ruolo nello sviluppo
e nell’indirizzo professionale. La
parte predominante del capitolo
è riservata ovviamente all’analisi
della responsabilità e all’utilizzo
della sanzione disciplinare quale strumento per disincentivare
comportamenti che minino il decoro e i valori sanciti dal Codice
deontologico.
Facendo riferimento al noto pronunciamento giurisprudenziale
per cui “tutto ciò che non è documentato è come non fatto”,
Senes descrive nel settimo capitolo le problematiche legate alla
documentazione: le indicazioni
normative e deontologiche, le
ipotesi di responsabilità e i requisiti minimi di correttezza della
documentazione sanitaria, valutando anche le opportunità e i
rischi, o meglio le attenzioni da
porre nell’adozione di una documentazione informatizzata.
Nell’ottavo capitolo Querzoli
propone molti spunti di riflessione in merito al consenso informato e in special modo al ruolo che
l’infermiere ha nell’acquisizione
dello stesso, non solo in termini
di un agire giuridicamente responsabile, ma anche eticamente consapevole. Si definiscono
con chiarezza le caratteristiche e
i vizi del consenso informato e le
competenze dell’infermiere nella
sua acquisizione, nonché i suoi
rapporti con le altre professioni e
l’assistito, ponendo degli esempi
concreti dell’agire quotidiano.
Negli ultimi due capitoli l’analisi
della responsabilità si concentra
su due ambiti specifici dell’assistenza infermieristica, nell’area
dell’emergenza: il triage e la
Centrale operativa del 118. Senes dapprima e Zanatta poi descrivono quali sono le competenze specifiche dell’infermiere triagista e dell’infermiere call-taker
e, grazie anche a una dettagliata
analisi del contesto operativo, ne
definiscono le conseguenti responsabilità.
Un libro che risulta tutt’altro che
dedicato ai soli addetti ai lavori,
soprattutto per essere in linea con
gli attuali sviluppi della professione infermieristica.
Danilo Massai
sCAFFALE
Felice Marra
Le funzioni di coordinamento
delle professioni sanitarie.
Aspetti contrattuali e management
Franco Angeli, Milano, 2010
Pagine 167 - € 20,00
AA.VV.
International disaster nursing
Cambridge University
Press 2010 - Pagine 636 - € 62,98
Tra gli ambiti che stanno acquistando largo interesse nell’Infermieristica (e non solo!) vi è il
sistema di soccorsi e interventi a
favore delle persone colpite da
maxiemergenze. Alle pubblicazioni dedicate al tema si aggiunge oggi il volume International
Disaster Nursing, che deriva da
un’azione congiunta tra la Cambridge University e la World
Association for Disaster and
Il testo, curato da Felice Marra,
presenta, con approccio didattico, le molteplici tematiche affrontate da chi quotidianamente agisce le funzioni di coordinamento
delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della vigilanza, della riabilitazione e della
professione ostetrica.
Leggendo il testo è facile individuare l’obiettivo dell’autore, che
si muove in maniera lineare ed efficace nell’ampio panorama delle
norme giuridiche e contrattuali
che definiscono la funzione gestionale in una fase storica particolare della Pubblica Amministrazione e della regionalizzazione
del Servizio sanitario nazionale.
La presentazione degli strumenti
normativi e contrattuali d’uso comune per il coordinamento è resa
con indicazioni concise e pragmatiche e con un linguaggio chiaro
e lineare; viene così resa agevole
l’analisi dell’ampio panorama degli istituti caratterizzanti il rapporto e l’organizzazione del lavoro a
cui deve necessariamente riferirsi
un professionista coordinatore.
Anche la bibliografia, la normativa
e la giurisprudenza citata a corredo dei singoli capitoli, stante la
complessità degli argomenti trattati, diventano ausilio indispensabile per ulteriori approfondimenti.
In conclusione, un’opera interessante e di sicuro interesse anche
da parte di chi, pur non esercitando le funzioni d coordinamento
delle professioni sanitarie, sente
la necessità di acquisire dimestichezza con i concetti giuridici, organizzativi e gestionali del lavoro
nella sanità pubblica.
Emergency Medicine (WADEM).
Il testo disegna, attraverso il contributo di esperti, gli scenari tipici
che si riscontrano nelle calamità
naturali e nei disastri da esplosione, inquadrando tra l’altro i molti
ruoli assunti dagli Infermieri all’interno del team multidisciplinare.
Il volume garantisce un’ampia panoramica degli effetti conseguenti
a eventi maggiori e/o catastrofici,
quali che ne siano le cause: tecnologiche, naturali, determinate
dall’uomo.
In alcuni di questi casi il numero di
pazienti da salvare, e successivamente da trattare, può sovrastare
la stessa capacità di risposta locale. Poiché eventi catastrofici di tale
portata sono diventati purtroppo
sempre più frequenti, in seno alle
famiglie professionali sono sorte
organizzazioni specifiche atte ad
affrontarli (es. in Italia il Cives).
In particolare l’opera offre una riflessione sulle implicazioni derivanti da tali eventi, con riferimento ai
bisogni specifici delle popolazioni,
alle conseguenze, alle inevitabili
considerazioni etiche che gli operatori devono operare, soprattutto quando l’evento colpisce Paesi
poveri con un’economia fragile,
e conseguentemente con sistemi
sanitari che talvolta, per mancanza
di risorse, non prevedono fondi ed
adeguate risposte organizzate.
Fra gli altri, anche gli infermieri
sono in prima linea e parte integrante (nonché risorsa professionale insostituibile) del sistema dei
soccorsi: ne risulta conseguentemente che debbano possedere
una chiara comprensione delle più
diverse situazioni che potrebbero
trovarsi ad affrontare, prima durante e dopo un evento catastrofico, così da sviluppare capacità
e strategie adeguate ed efficaci.
Su questo il volume offre diverse
prospettive ed approcci, con 33
capitoli e oltre 500 pagine di testo,
corredati da una significativa ed
estesa bibliografia.
è significativo segnalare che il capitolo relativo agli eventi esplosivi
è stato redatto da Angelo Agostini, unico autore italiano tra quelli
presenti nel testo. Il collega Agostini, componente del Comitato
scientifico di N&A, mensile italiano del soccorso, tra l’altro è autore di un progetto relativo a stage
in Israele dedicati alla risposta ad
eventi terroristici. Tale corso, che
si ripete annualmente, ha avuto
un importante riconoscimento
internazionale costituito dalla firma di un accordo tra il Collegio
IPASVI di Bergamo e il National
Center for Trauma & Emergency
Medicine Research, del Gertner
Insitute for Health Policy & Epidemiology.
Tecla Del Dò
Direttore amministrativo
Azienda per i Servizi Sanitari n. 5
“Bassa Friulana”
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L’infermiere 5-6/2010