Una “cartella”per migliorare l`assistenza in ospedale

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Una “cartella”per migliorare
l’assistenza in ospedale
Il periodo del ricovero ospedaliero, anche se motivato da un problema di salute non
troppo grave, è sempre in qualche misura traumatico: spesso ci si sente soli con le
proprie ansie, spaventati e indifesi, pur potendo contare sulla competenza dei
medici.
L’infermiere professionalmente preparato è senza dubbio una grande risorsa, ma il
suo costante e diretto contatto con il paziente può essere prezioso se, oltre alla preparazione, verrà messa in campo anche attenzione umana e responsabilità.
Oggi, per fortuna, non mancano le intenzioni e le proposte per muoversi in questo
senso da parte della categoria degli infermieri.
E
sattamente 150 anni fa,
durante la guerra di Crimea, arrivava in un ospedale militare nelle vicinanze di Costantinopoli
una signora inglese di ottima famiglia e di nobile cuore che, avendo
avuto notizia delle terribili condizioni in cui si trovavano oltre seimila soldati feriti nella battaglia di Alma, aveva reclutato una trentina di
altre signore per andare là a portare
aiuto. Era Florence Nightingale, infermiera per vocazione in un’epoca
in cui questo tipo di assistenza era
considerato niente di più che un’attività caritatevole e veniva svolto in
modo molto approssimativo da personale volontario. In men che non
si dica la Nightingale riorganizzò
l’ospedale e, lottando contro i pregiudizi degli stessi medici, introdusse in quelle fetide corsie una serie di misure igieniche e assistenziali che, applicate in seguito negli
ospedali inglesi, ridussero del 40%
la mortalità dei ricoverati. Nasceva
così la professione infermieristica
modernamente intesa, che la Nightingale codificò poi in una serie di
scritti, fra cui il libro “Notes on
Nursing” stampato ancora oggi in
11 lingue. Ma benché alla figura
dell’infermiere fosse stata conferita
quella dignità e riconosciuta quella
CARTELLA INFERMIERISTICA
professionalità tecnica di cui ha goduto negli anni successivi, l’assistenza infermieristica è sempre stata concepita come un lavoro subordinato a quello del medico e caratterizzato da mansioni puramente
esecutive. Ai nostri giorni, però, la
Sanità sta cambiando, e con essa
sentono il bisogno di cambiare anche tutte le figure che appartengono
a vario titolo all’ambiente medico.
Gli infermieri hanno preso coscienza della necessità di ridefinire il
proprio ruolo trovando spazi di autonomia e di responsabilizzazione
diretta ed hanno iniziato a cercare
gli strumenti più adatti a questo
scopo. La possibilità di studiare e
formarsi in ambito universitario è
stata un passo importante in questa
direzione, ma l’infermiere chiede
oggi anche di partecipare al processo di creazione di una nuova pratica clinica, avvalendosi di metodi
scientifici. Una delle iniziative più
interessanti a questo proposito è la
cartella infermieristica.
Si tratta di uno strumento destinato
a raccogliere in modo sistematico i
dati relativi al paziente e alle pre-
stazioni assistenziali che gli vengono erogate durante il ricovero. Vale
la pena di sottolineare che i dati
vengono raccolti nell’ottica di mettere in evidenza i bisogni individuali di ogni paziente, allo scopo di
pianificare le azioni necessarie per
soddisfarli. Più specificamente,
l’Organizzazione Mondiale della
Sanità raccomanda di adottare questo strumento nella pratica clinica
quotidiana per i seguenti obiettivi:
• Permettere un esauriente e tempestivo scambio di comunicazioni tra
i componenti dell’équipe curante
• Responsabilizzare le persone che
intervengono a vario titolo sul singolo caso
• Personalizzare l’assistenza infermieristica
• Garantire la protezione legale in
caso di controversie
I bisogni che vengono evidenziati
vanno da quelli fisici (respirazione,
igiene, alimentazione, movimento,
ecc.) a quelli psicologici e relazionali.
Questo secondo aspetto rappresenta
un’effettiva novità, perché impegna
l’infermiere ad osservare il paziente
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come persona e a farsene carico in
modo globale, rendendosi responsabile non solo delle sue esigenze sanitarie di base ma anche del suo benessere psicofisico. Dall’adozione
della cartella infermieristica deriva
inoltre un ulteriore vantaggio: quello di consentire una verifica relativa
ai criteri di buona qualità dell’esercizio professionale. Diverse realtà
sanitarie in Italia si sono impegnate
nell’elaborazione e nella sperimentazione della cartella infermieristica: tra queste figura l’Istituto “E.
Medea”, dove già nel 2001 si è tenuto un corso di aggiornamento su
questo tema, seguito da 19 mesi di
sperimentazione vera e propria ad
opera di un gruppo che sta ora lavorando alla seconda fase dell’esperienza: quella in cui si valuta l’utilità dello strumento utilizzato. I risultati sembrano incoraggianti, poiché i dati dimostrano che è stato effettivamente raggiunto l’obiettivo di
personalizzare l’assistenza infermieristica e di migliorarne la qualità.
Orietta Milani
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