A cura di Paola Fantaguzzi
Pubblicato il 7 maggio 2012
Cisti mammarie: facciamo chiarezza
Dottoressa Teodoro, cos’è esattamente la mastopatia fibrocistica?
La mastopatia fibrocistica è un’alterazione del tessuto mammario. Per natura alcune donne hanno un seno
maggiormente fibrotico, disseminato all’interno di piccole cisti. Si tratta di una condizione benigna che si
ritiene sia legata a disturbi dell’equilibrio ormonale, con una conseguente accentuazione delle normali
modificazioni che accompagnano le diverse fasi del ciclo mestruale. Questa situazione è caratterizzata dalla
comparsa di indurimento e dolenzia, in una sola zona della mammella oppure in sedi multiple e bilaterali
(di solito il dolore si accentua nei giorni che precedono la mestruazione). Talvolta poi, si possono formare
delle cisti all’interno della mammella, che si rilevano anche alla palpazione. Nei casi in cui i sintomi sono
molto accentuati si può asportare chirurgicamente la cisti, altrimenti si può usare un comune analgesico
durante il periodo premestruale.
Parliamo di fibroadenomi…
Il fibroadenoma è il più frequente tumore benigno. Ha massima incidenza nelle donne tra i 20 e i 50 anni
ed è dovuto a un processo iper-plastico (di aumentata crescita, ndr) che coinvolge una unità terminale duttolobulare e il tessuto connettivo circostante. Tende ad aumentare di volume durante gravidanza e
allattamento, e a regredire in menopausa. Generalmente si tratta di un nodulo unico ma nel 15% dei casi può
essere multiplo. Clinicamente, si presenta di consistenza fibrosa, spesso mobile, e non dolente alla
palpazione. Altre caratteristiche sono il fatto che non supera i 2-3 cm di diametro e che tende a rimanere
stabile nel tempo; se lo si palpa si avvertono contorni netti, superficie liscia e qualche volta plurilobulata. Va
detto che, mentre sembra che l’utilizzo della pillola anticoncezionale non ne influenzi l’incidenza o le
dimensioni, la terapia sostitutiva in menopausa può determinarne una lieve crescita dovuta all’aumento del
tessuto circostante.
Come viene diagnosticato un fibroadenoma?
Di solito la diagnosi è clinica, e la donna lo sente con la palpazione. All’ecografia, lo si identifica come una
neo-formazione di colore scuro, con l’asse maggiore – cioè la dimensione più lunga – parallelo alla cute.
Questo aspetto è importante, perché un tumore maligno si estende invece in profondità e infiltra i tessuti. Se
però ci sono dubbi dopo l’eco (una cisti liquida o densa, o un linfonodo) oppure dovuti al comportamento
clinico del fibroadenoma (una crescita rapida, o la sua comparsa in età avanzata) allora è opportuno eseguire
un esame citologico con ago aspirato, oppure un esame citologico dopo la sua asportazione.
Cosa sono le “cisti da allattamento”?
Il galattocele, o cisti lattifera, è un tipo di cisti che si può manifestare solo durante l’allattamento. È
costituito dalla dilatazione del canale che collega la ghiandola al capezzolo, ed è spesso la conseguenza del
cosiddetto “ingorgo mammario”. In pratica, se il piccolo non succhia a sufficienza non svuota la ghiandola
mammaria, e il seno si gonfia diventando rosso, caldo e dolente. Si tratta comunque di una situazione
assolutamente benigna, e il più delle volte la cisti si riassorbe spontaneamente. In altri casi può tuttavia
infettarsi a causa dei germi presenti sulla pelle, e in questo caso può comparire la mastite, un’infezione della
ghiandola che richiede la terapia antibiotica.
Come ci si deve regolare, nelle diverse età, per quanto riguarda gli esami e i controlli specialistici?
Diciamo subito che dai 20 anni le donne devono essere informate dell’utilità e dei limiti dell’autoesame del
seno. Dovrebbero imparare a conoscerlo e a riferire qualsiasi modificazione sospetta al proprio ginecologo,
tenendo però conto che non tutti i cambiamenti sono dovuti alla malattia. Detto ciò, i controlli periodici
devono iniziare già a 30-35 anni con un’eco mammaria annuale, e dai 40 anche con una mammografia
annuale, esame in grado di identificare le micro-calcificazioni che spesso sono la spia iniziale di una lesione
tumorale. L’età tra i 30 e i 50 è quella più delicata dal punto di vista diagnostico, perché coesistono
patologie benigne (fibroadenomi, cisti…) ma anche neoplastiche. È quindi opportuno abbinare la
mammografia all’eco, e possibilmente al controllo specialistico da parte di un senologo che in base ai vari
fattori di rischio – la familiarità per esempio – e all’esito degli esami può indirizzare la singola donna verso
il corretto iter di prevenzione. Naturalmente, il sospetto di un tumore impone l’esecuzione di una
mammografia (oltre che di un’eco e di una eventuale biopsia) anche in una paziente al di sotto dei 40
anni. Per la verità, le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità prescrivono visite ed esami con
scadenze un po’ più ritardate (per esempio, tra i 35 e i 40 anni consigliano l’a utopalpazione abbinata a un’e
co ogni due anni, e la mammografia solo ogni due anni tra i 41 e i 50) ma va detto che sono stilate tenendo
conto sia dell’impatto dei costi sociali, sia dell’incidenza del cancro alla mammella. Credo sia invece
importante che già dai 20 anni le ragazze comprendano l’i mportanza di un controllo attento, in base al
discorso che abbiamo fatto.
Come scegliere il giusto specialista: quando ci si può rivolgere al ginecologo, e quando invece è meglio
il consulto, ancora più mirato, del senologo?
Ci si rivolge al proprio ginecologo in prima istanza, per controllare il seno, per la prevenzione o per un
disturbo specifico. Per problemi di maggiore rilevanza il ginecologo rimanda poi al senologo, che si occupa
della diagnostica strumentale e degli interventi chirurgici al seno, o addirittura a un senologo oncologo.
A cura di: Paola Fantaguzzi
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Tags: senologia
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