Cooperativa Sociale H MUTA scpa
- ONLUS -
NIDO D’INFANZIA
“GHEOS”
OSTRA VETERE
“LE EMOZIONI AL NIDO”
(programmazione anno 2011-2012)
Nell'anno 2011-2012 scegliamo di riporre l’attenzione sulle emozioni, sul loro
sviluppo, il loro riconoscimento e la loro estrema importanza all’interno
delle relazioni, di concentrarci sul groviglio di emozioni
che il nido, vivaio di relazioni umane, attiva in tutti gli
attori che ne fanno parte:
-
per i genitori paura che proprio figlio non venga
capito dall’educatrice e che il nido non sia il posto giusto
per lui, stupore nel constatare quante cose sa fare da
solo;
-
per i bambini paura di essere abbandonati per sempre, fatica ad
elaborare il distacco, rabbia per i limiti imposti dall’altro da Sé, felicità per
le
-
possibilità
di
esercitare
le
proprie
competenze;
per le educatrici tanto impegno nell’ accogliere e contenere i bambini
nei momenti di sconforto e pianto, gioia e soddisfazione quando una
famiglia
riconosce
il
loro
lavoro
e
la
loro
professionalità.
Le emozioni hanno a che fare con ciò che comunemente chiamiamo “cuore”
(cioè con il corpo) e con la “testa” (la mente): nascono dall’interazione di
aspetti corporei e cognitivi,
si esprimono ad entrambi i livelli (corporeo e
mentale) e su di essi hanno influenza.
Solo nella seconda metà del primo anno di vita i piccoli iniziano a cogliere
i significati che vanno al di là di quello che si può cogliere con i sensi e che
coinvolgono ciò che sta dietro al comportamento osservabile, cioè la mente
(emerge la capacità di attribuire significati alle situazioni, utilizzando
anche i ricordi, la capacità di anticipare gli eventi, di comprendere le
intenzioni e cosi via). Alla fine del primo anno sono anche in grado di
utilizzare le emozioni proprie ed altrui per valutare le situazioni; inoltre,
esse assumono un ruolo importante per l’apprendimento di abilità sociali e
cognitive.
Un concetto importante è che non esistono “emozioni buone o cattive”, ma
tutte sono naturali e fanno parte del nostro bagaglio emotivo e sono utili
per la sopravvivenza (quante volte la paura ci ha impedito di compiere
azioni pericolose?).
-
Le emozioni fondamentali o primarie dell’uomo sono: collera, disgusto,
felicità, sorpresa, paura e tristezza.
-
Queste si manifestano mediante espressioni facciali ritenute universali e
da queste emozioni primarie deriverebbero, dalle combinazioni delle
prime, quelle “secondarie o derivate” (vergogna, senso di colpa, orgoglio,
invidia
…),
vincolate
dalla
cultura
e
dall’apprendimento.
Assieme alla gioia e al dolore, la rabbia è una delle più precoci fra le
emozioni: Stenberg e Campos (1990) hanno identificato delle chiare
manifestazioni di rabbia nell’espressione del viso e nelle vocalizzazioni già
in bambini di soli 4-7 mesi. Inoltre, possiamo renderci conto di come i
neonati si aggrappino e si leghino emotivamente a coloro che li proteggono
e soltanto quando si sentono abbastanza sicuri si lasciano coinvolgere da
altre emozioni come la curiosità e il piacere.
-
Con l’accresciuta complessità delle emozioni fondamentali, dovuta allo
sviluppo
cognitivo
e
alle
particolari
esperienze
compaiono nel repertorio emotivo le emozioni
sociali e di coscienza di sé, che includono
l’empatia,
l’orgoglio,
il
senso
di
colpa,
la
vergogna, l’imbarazzo, l’invidia e il disprezzo.
Per sperimentarle, oltre all’autocoscienza, è
necessario che il bambino abbia sviluppato una
certa capacità di comprendere i principi e le
regole
Riguardo
delle
all’empatia
norme
si
nota
sociali.
come,
per
di
socializzazione,
esempio, durante il secondo e il terzo anno di
vita, i bambini non solo osservino un compagno
piangere, ma intervengano attivamente per
consolarlo;
positivi
come
mostrano
esibiscono
anche
atteggiamenti
comportamenti
finalizzati a ferire. Inoltre, a tre anni i
bambini sanno valutare le cause e le conseguenze delle emozioni, poiché
riconoscono gli scopi interiori, come per esempio desiderare di tenere un
giocattolo, e quelli esteriori, come per esempio prendere un giocattolo; sono
in grado di usare, per differenziare le diverse emozioni, gli scopi relativi
allo stato di volere e avere.
In questo sono aiutati anche dall’uso del linguaggio emotivo , che permette
loro di comprendere meglio le emozioni altrui riuscendo a:
-
etichettare,
sia
verbalmente
che
non,
le
espressioni
emotive;
identificare le situazioni che suscitano le emozioni (l’educatore può
aiutare il bambino a ricordare, anticipare e visualizzare l’esperienza
emotiva). Una volta che il bambino riconosce le espressioni delle emozioni
fondamentali e le situazioni che le suscitano inizia ad ipotizzare anche le
cause delle emozioni (Denham,2001);
-
dedurre sia le cause delle situazioni che suscitano le emozioni sia le
conseguenze delle specifiche reazioni emotive (il bambino può comunicare
come si sente, cosa dice e fa nelle situazioni);
-
i bambini iniziano a essere consapevoli che le cause di un’emozione
possono variare a seconda di chi le prova e che gli stimoli scatenanti
hanno effetti individuali.
Con l’acquisizione del linguaggio emotivo i bambini, parallelamente,
possono rafforzare la loro intelligenza emotiva, cioè quella particolare
capacità di riconoscere e gestire in maniera costruttiva le emozioni
proprie ed altrui. Come afferma Goleman (1996) ogni bambino per poter
apprendere in modo efficace deve aver sviluppato diversi “ingredienti”
fondamentali collegati all’intelligenza emotiva:
-
FIDUCIA : senso di controllo e padronanza sul proprio corpo,
comportamento e mondo; sensazione di avere maggior possibilità di
riuscire di fallire, anche grazie all’aiuto dell’adulto;
-
CURIOSITA’ : la scoperta è un’attività positiva e fonte di piacere;
INTENZIONALITA’:
desiderio
e
capacità
di
essere
influenti
e
perseveranti, collegata al senso di competenza, alla sensazione di essere
efficaci;
-
AUTOCONTROLLO: capacità di modulare e controllare le proprie
azioni in modo appropriato all’età;
-
CONNESSIONE: capacità di impegnarsi con gli altri, sentendosi
compresi e comprendendoli;
-
CAPACITA’ DI COMUNICARE: desiderio e capacità di scambiare
verbalmente idee, sentimenti, concetti;
-
CAPACITA’ DI COOPERARE: armonizzare le proprie esigenze con
quelle altrui in un’attività di gruppo.
Educare all’intelligenza emotiva significa perseguire questi traguardi di
sviluppo del bambino attraverso percorsi rispettosi delle diverse età e
caratteristiche individuali. Ci sono svariate modalità per proporre,
sottoforma di giochi, dei momenti di condivisione di emozioni; tali
situazioni si possono creare in tutti i contesti di gruppo e anche nei servizi
per l’infanzia.
Sarà nostra premura proporre attività che siano legate alle azioni che si
svolgono quotidianamente al nido, cercando di coinvolgere tutti i sensi che
hanno una grossa importanza nella relazione.
Le educatrici
Lara
Teresina
Rosalba
La Coordinatrice
Emanuela