Bòrore, Museo del Pane. Parco Delogu - Centro polivalente 31 Ottobre - 7 Dicembre 2003 L’arte del teatro e della danza L'origine del teatro kabuki, agli inizi del XVII secolo, si lega all'at tività di una monaca scintoista, Okuni, creatrice e animatrice di una compagnia teatrale femminile che aveva in repertorio testi di origine popolare, i quali riecheggiavano le tradizionali danze religiose buddhiste e le farse kyogen del teatro no. Malgrado il successo riportato a livello popolare, l'attività della compagnia fu vietata nel 1629, a seguito della caratterizzazione sempre più audace, fino a rasentare l'osceno, della recitazione delle attrici sul palcoscenico. Le attrici furono allora sostituite in scena da efebi che recitavano in abito femminile, ma questo espediente non evitò un nuovo provvedimento restrittivo adottato dalle autorità, con le stesse motivazioni, nel 1652. Il teatro kabuki modificò, dunque, le proprie caratteristiche originali divenendo un genere drammatico, nel quale l'improvvisazione lasciava il posto a testi e scenografie ben definiti. Tale evoluzione trova riscontro nel nome stesso del genere teatrale: in origine, kabuki significava «contorsioni», ma in seguito il termine, anche per l'influsso degli ideogrammi cinesi, finì per acquisire la connotazione attuale di «arte del canto e della danza». Il problema rappresentato dai ruoli femminili fu risolto chiamando a recitare i cosiddetti onnagata, ossia i travestiti. I più famosi tra loro affinarono la propria arte a un punto tale che, sulla scena come nella vita, arrivarono a superare le donne nell'esprimere tutti gli aspetti della femminilità. Tuttavia, dopo qualche tempo, il kabuki andò incontro a una fase di declino, legata sia al ritiro dalle scene di alcuni degli interpreti più osannati, sia al successo popolare del teatro delle marionette, lo jo-ruri. Per ritrovare il favore del pubblico, dovette così modificare il proprio reperto- Kabuki Che cos'è il kabuki? Il termine giapponese si riferisce a un genere di teatro popolare che trovò l'apice del suo splendore nel Giappone dello shogunato dei Tokugawa, dal 1603 al 1867. In realtà, il kabuki è più di una semplice tipologia teatrale: esso rappresenta una straordinaria mescolanza di tecniche e di ispirazioni diverse, in quanto non esita a mettere in scena adattamenti tratti dal no e dal kyogen, a ricorrere a smorfie ed espressioni forti, alla danza e ai salti acrobatici, a utilizzare macchine ingegnose e complesse, come le scenografie in grado di ruotare, con effetti a dir poco spettacolari. Il percorso espositivo La mostra si compone di 17 antiche incisioni provenienti da collezioni private italiane ed estere, di formato variabile, anche dittici e trittici, incorniciate in quadri di legno disposti su grandi pannelli neri, e di una sequenza multivisiva retroproiettata in cui altre 10 opere digitali sono mostrate nei particolari della rappresentazione artistica, secondo chiavi di lettura multifocali e multilivello. Il percorso espositivo intende guidare il visitatore alla scoperta di un genere pittorico inusuale, ispirato alle rappresentazioni popolari del kabuki, che esprime uno stretto legame con la vita e la cultura giapponese del suo tempo e, più in generale, con le filosofie e la visione del mondo delle civiltà dell'Oriente. Ciascuna delle opere in mostra ha infatti un preciso motivo di ispirazione, raffigura personaggi di un determinato ceto sociale, o i protagonisti di un romanzo o di un’opera letteraria. L’allestimento, progettato dallo Studio Cupellini di Firenze con la direzione artistica di Bianca Laura Petretto, ripropone in termini spaziali il percorso verso una migliore conoscenza di una civiltà ricca e complessa come quella del Sol Levante. Due pannelli illustrativi aiutano a inquadrare l’epoca della storia del Giappone in cui si sviluppa la pittura del kabuki e i motivi etici ed estetici che sono alla base del genere pittorico. Una didascalia individua ciascuna opera esposta, corredandola delle informazioni essenziali quali il nome dell'autore e la data di realizzazione. rio, adattando alle proprie esigenze i copioni più popolari del teatro dele marionette. Con il tempo, il kabuki e lo jo-ruri misero in scena sempre più spesso lo stesso repertorio per garantirsi il suc cesso tra il pubblico che affollava i teatri di Osaka e di Edo, l'attuale Tokyo. La riuscita fusione tra i diversi generi ha trovato la massima espressione nella produzione del grande drammaturgo Kawatake Mokuami (1816-1893), che gli consentì di adattare alcuni testi del suo tempo rendendoli universali. La duttilità nelle scelte del repertorio del teatro kabuki permise, inoltre, uno dei pochi spazi nei quali poteva esprimersi una certa critica nei riguardi del potere costituito che, a volte, quando non interveniva con la censura, tentava di sfruttare le rappresentazioni come mezzo di propaganda. In ogni caso, questa duttilità non deve far dimenticare quello che è, agli occhi degli spettatori, il vero fascino e il momento centrale del kabuki: gli atteggiamenti stereotipati (kata) che gli attori principali, famosissimi in tutto il Giappone, assumono per sottolineare le fasi più importanti della rappresen tazione. Gli spettacoli possono prolungarsi per un'intera giornata, alla presenza di un pubblico tutt'altro che compassato, che si alza e lascia temporaneamente il proprio posto, che mangia e beve durante la rappresentazione, che sembra immutabile nei secoli. L'allestimento è alquanto complesso, dal momento che richiede la presenza di un coro e di un'orchestra di parecchi elementi, con strumenti tradizionali molto diversi, tra i quali una sorta di mandolino a tre corde (shamisen), i flauti, il gong e altre percussioni. Lo spettacolo, a un occidentale, può ricordare per certi aspetti un raffinato vaudeville o un'operetta. Comune di Bòrore Icsaa L’arte del teatro nel Giappone dei Tokugawa (1603-1867) La conferenza scientifica Lunedì 3 Novembre, alle ore 18.00, presso la sala conferenze del Museo del Pane a Borore, ha luogo la conferenza «Kabuki. L'arte del teatro nel Giappone dei Tokugawa», tenuta dal Prof. Paolo Puddinu, docente di Storia e Istituzioni dell'Asia all'Università degli Studi di Sassari. Con il patrocinio di: UNESCO, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Autonoma della Sardegna Amministrazione provinciale di Nuoro, Comunità montana Marghine-Planargia Segreteria organizzativa e Ufficio Stampa Via Macomer 26, 09127 Cagliari tel. +39.070.667717; fax +39.070.664995 www.icsaa.it; e-mail [email protected]