Health Professionals Magazine
HPM 2015; 3(3):83-89 DOI: 10.12864/HPM.2015.145
Articolo originale
RUOLO DELLA COLANGIOGRAFIA
CON
MAGNETICA (CRM) NEL POST
Tubercolosi
& RISONANZA
Fumo di Tabacco:
TRAPIANTO
ORTOTOPICO DIma
FEGATO
(TOF)
problema immunitario
non solo
ROLE OF MAGNETIC RESONANCE
CHOLANGIOGRAPHY
(MRC) AFTER ORTHOTOPIC
Tuberculosis
& tobacco smoke:
LIVER TRANSPLANTATIONS
immune
problem but not(OLT)
only
Paola Pironti
Maria Rosella Longo, 2Fabrizio Albarello, 1Mirko Costa, 1Ivan Berretta, 1Daniele Di Bartolomeo,
1
2
2
U.O. di1Maruska
Pneumotisiologia
Territoriale,
di Bologna
Alessia Trombetti,
Tabacco,
FedericaAUSL
Di Stefano,
Elisa Busi Rizzi
1
Società Italiana di Tabaccologia, SITAB
TSRM Dott. presso la Diagnostica per Immagini Istituto Nazionale per le Malattia Infettive IRCC
“L.Spallanzani” Roma; 2Medico Radiologo Dott. presso la Diagnostica per Immagini Istituto Nazionale per le
Malattia Infettive IRCC “L.Spallanzani” Roma
1
Riassunto
Obiettivo. La Colangiografia con Risonanza Magnetica (CRM) è l’indagine non invasiva più accurata per lo studio
della patologia biliare. Questo studio si propone di descrivere l’applicazione della CRM nello studio delle vie biliari dopo
trapianto ortotopico di fegato (TOF).
Metodi. Sono stati inclusi tutti i pazienti portatori di trapianto di fegato effettuato presso il Polo Interaziendale
Trapianti (POIT) dell’INMI L. Spallanzani, con sospetto clinico-laboratoristico di complicanza biliare (rialzo degli indici di
colestasi).
Gli esami sono stati effettuati con apparecchiatura da 1.5 T (Signa EXCITE General Electrics, Milwakee, Wisconsin),
con bobina addominale di superficie ad 8 canali.
Il protocollo di acquisizione includeva le seguenti sequenze: coronale Balanced Sequence True Fisp (Fast Imaging
Employing Steady state Acquisition, 2D FIESTA), assiale T2-w Fast Recovery fast Spine (FRFSE) con saturazione del grasso
e trigger respiratorio, assiale 3D spoiled gradient echo T1-w (Liver Acquisition with Volume Acceleration, LAVA) con una
singola apnea inspiratoria e sequenze colangiografiche dedicate. Le immagini ottenute con le sequenze colangiografiche
sono state elaborate in post processing con algoritmi di volume rendering (VR) e maximum intensity projection (MIP).
Risultati. La CRM ha consentito uno studio di dettaglio dell’albero biliare permettendo di individuare diverse complicanze correlate al post-trapianto: bilomi, spandimenti biliari, stenosi, fistole e cast syndromes.
Conclusioni. Nella nostra esperienza la CRM si è confermata tecnica non invasiva, efficiente nella valutazione delle
patologie biliari dopo trapianto ortotopico di fegato, in grado di orientare eventuali procedure interventistiche. La CRM
si propone pertanto come tecnica di elezione nel paziente trapiantato di fegato con sospetto clinico di complicanza
biliare.
Parole chiave: RM, Colangiografia, CRM, Fegato, TOF
Abstract
Role of Magnetic Resonance Cholangiography (MRC) after Orthotopic Liver Transplantations (OLT)
Objective. Magnetic Resonance Cholangiography (MRC) is known to be the most reliable non-invasive imaging
technique in assessing biliary pathology. This study sought to describe the application of MRC in the evaluation of
biliary system after orthotopic liver transplantations (OLT).
Methods. A General Electrics 1.5 Tesla system (Signa EXCITE General Electrics, Milwakee, Wisconsin), with a 8
channel body surface coil, was used. The protocol included the following sequences: choronal Balanced Sequence
True Fisp (Fast Imaging Employing Steady state Acquisition, 2D FIESTA), axial T2-w Fast Recovery fast Spine (FRFSE)
Copyright © Società Editrice Universo (SEU)
84
Health Professionals Magazine 3, 3, 2015
with fat saturation and respiratory triggering, axial 3D spoiled gradient echo T1-w (Liver Acquisition with Volume Acceleration, LAVA) with a single breath-hold and dedicated cholangiography sequences. A post-processing procedure
including volume rendering (VR) and maximum intensity projection (MIP) reconstructions were applied.
Results. MRCP found several complications related to post-OLT including bilomas, leaks, stenosis, fistols e cast
syndromes. At least one complication was seen for any patient.
Conclusions. MRCP confirmed to be a reliable non invasive technique in finding out biliary complications after
OLT. It’s role is crucial for the therapeutical planning, helping to choose the most correct approach.
Key words: MRI, Cholangiography, MRC, Liver, OLT
Introduzione
Il trapianto ortotopico di fegato (OLT, acronimo di Orthotopic Liver Transplantation) rappresenta il trattamento definitivo per pazienti
portatori di patologia epatica irreversibile. Nella
fase pre OLT il successo dell’intervento è strettamente dipendente dalla corretta selezione
dei pazienti da candidare al trapianto, nella fase
post OLT è correlato all’accurata diagnosi ed
al tempestivo trattamento delle complicanze.
Nonostante la standardizzazione della tecnica,
le complicanze post operatorie sono infatti frequenti ed il ruolo della diagnostica per immagini
è fondamentale per l’identificazione e la precoce differenziazione dei diversi quadri clinici,
spesso aspecifici.
Le complicanze biliari rappresentano una delle principali cause di morbilità e mortalità post
OLT (1, 2), la loro incidenza varia tra il 5% ed il
30% e possono essere suddivise in precoci e tardive (3, 4). Le prime si verificano entro tre mesi
dal trapianto, prevalentemente rappresentate
da raccolte biliari, le tardive si verificano invece
da pochi mesi ad anni dal trapianto, e consistono generalmente in stenosi anastomotiche.
Il monitoraggio del paziente nell’immediato
post-trapianto abitualmente è effettuato mediante ecografia, tuttavia in presenza di reperti
alterati, vengono impiegate in seconda istanza la
tomografia computerizzata (TC) e/o la risonanza
magnetica (RM). La tomografia computerizzata mostra modesti risultati nell’identificazione
delle complicanze biliari, mentre la CRM è il metodo non invasivo di elezione nella valutazione
delle vie biliari.
Sigle
ASSET
AX
BH
BW
COR
CRM
CT
FIESTA
FOV
FRFSE
LAVA
MIP
MRC
MRI
OLT
POIT
RM
RTr
SSFSE
T
TC
TOF
VR
Array Spatial Sensitivity Encoding Technique
Assiale
Breath Hold
Bandwidth
Coronale
Colangiografia con Risonanza Magnetica
Computer Tomography
Fast Imaging Employing Steady state Acquisition
Field of View
Fast Recovery Fast Spin-Echo
Liver Acquisition with Volume Acceleration
(Volume Interpolated GRE)
Maximum Intensity Projection
Magnetic Resonance Cholangiography
Magnetic Resonance Imaging
Orthotopic Liver Transplantation
Polo Interaziendale Trapianti
Risonanza Magnetica
Sequenza con Trigger Respiratorio
Single Shot Fast Spin Echo
Tesla
Tomografia Computerizzata
Trapianto Ortotopico di Fegato
Volume Rendering
Materiali e metodi
Presso l’istituto IRCCS “L. Spallanzani” sono
stati valutati tutti i pazienti portatori di OLT con
sospetto clinico di patologia biliare.
Preparazione del paziente per lo studio di
colangio RM
La preparazione del paziente all’indagine
CRM prevede un digiuno di 4-6 ore prima
dell’esame, per evitare la sovrapposizione nel
campo di studio, del contenuto liquido negli
organi cavi (stomaco e duodeno).
Per ridurre gli artefatti determinati dal contenuto gastrointestinale, è anche possibile far
ingerire al paziente una sospensione di cristalli
di ossidi ferrosi super paramagnetici, cioè un
mezzo di contrasto negativo, in grado di neutralizzare i segnali dei liquidi depositati nel tubo
digerente.
Un’altra tecnica consiste nel far bere al paziente circa mezzo litro di succo d’ananas o di
mirtillo, ricco di ioni paramagnetici di manganese, ottenendo lo stesso risultato dei mezzi di
contrasto negativi. La limitazione di tale procedure è rappresentata dalla conseguente impos-
Ruolo della Colangiografia con Risonanza Magnetica (crm) nel post Trapianto Ortotopico di Fegato (tof)
sibilità di valutare la regione papillare.
Qualora necessario, si può ovviare a tale problematica ripetendo una acquisizione dedicata,
dopo aver ottenuto la distensione del duodeno
mediante ingestione di acqua. Questa soluzione
può essere adottata anche in pazienti con bilioentero anastomosi, quando l’ansa anastomotica
non risulti ben identificabile e sorgano problemi
di diagnosi differenziale con raccolte perianastomotiche. Ove indicato, la somministrazione di
agente di contrato endovena è subordinata alla
normalità del filtrato glomerulare, elaborato a
partire dal valore della creatininemia.
Dati tecnici
La tecnica della CRM, sviluppata dapprima da
Wallner nel 1991 e, successivamente, ottimizzata da Morimoto nel 1992, fonda il suo razionale
sull’ acquisizione di immagini fortemente pesate
in T2 per evidenziare i liquidi statici o caratterizzati da flusso lento come la bile.
I moderni scanner RM, con gradienti di campo superiori a 10-15 mT e bobine di superficie,
consentono di ottenere immagini con buona
risoluzione spaziale e ottimo contrasto permettendo un’accurata dimostrazione dell’albero biliare nel post OLT. La sensibilità di tale metodica,
nello studio delle complicanze, è compresa tra
87% e 100%, la specificità tra 92% e il 100% (4,
5).
Attraverso l’utilizzo di sequenze 3D Fast Recovery Fast spin echo (FRFSE) con sincronizzazione respiratoria o a respiro sospeso, oppure
attraverso l’acquisizione di sequenze 2D single
shot fast spin echo (SSFSE) in singola apnea è
possibile dimostrare, con accuratezza paragonabile alle procedure colangiografiche dirette,
il tipo, la sede e il grado di complicanza biliare.
Le sequenze 3D permettono l’acquisizione di
multiple immagini a strato sottile sul piano paracoronale obliquo dell’ilo epatico, la sequenza
2D viene al contrario eseguita in acquisizione di
un’unica fetta di spessore variabile tra i 15 e i 40
mm. In una fase successiva è possibile elaborare
il risultato ottenuto mediante algoritmi di ricostruzione volume rendering (VR) e maximum
intensity projection (MIP) che forniscono una
panoramica dell’albero biliare attraverso una
iconografia finale simile a quella della colangiografia retrograda endoscopica.
Le sequenze 2D sono acquisizioni effettuate
con un loop radiale, centrato sulla anastomosi
biliare o a livello della convergenza bilio-pancreatica. Questa soluzione riveste un ruolo principe
nello studio di pazienti non collaboranti, anche
se spesso sono gravate da artefatto di blurring
85
(annebbiamento dell’immagine) a livello della
confluenza coledocico-pancreatica e della regione ampullare.
Le sequenze 3D, invece, forniscono immagini
a più elevata risoluzione spaziale, per l’intero
albero biliare. Nelle acquisizione FRFSE l’applicazione di un impulso di rifocalizzazione a -90° alla
fine del treno di echi FSE, riconduce sul piano
longitudinale il vettore di magnetizzazione, con
conseguente aumento del rapporto segnalerumore. Inoltre, le FRFSE sono gravate da una
minore sensibilità agli artefatti da suscettibilità
magnetica, da movimento e da pulsatilità vascolare e possono essere associata a tecniche
che consentono un miglioramento della qualità
dell’immagine come la soppressione del segnale
per il tessuto adiposo.
Nelle immagini FSE T2 dipendenti il tessuto
adiposo presenta un segnale di alta intensità
che può mascherare alcune patologie, riducendo la visibilità di lesioni, specie quelle sottoglissoniane.
Entrambe le sequenze lavorano con l’applicativo ASSET (Array Spatial Sensitivity Encoding
Technique), tecnica di imaging ultra-rapido che
utilizza la geometria delle bobine phased array
per codificare spazialmente l’immagine in modo
più veloce. Questo avviene saltando una linea
su due nello spazio K, pur mantenendo inalterata l’area totale coperta. L’ASSET richiede una
scansione di calibrazione, necessaria affinchè il
sistema tenga conto dell’avvolgimento di fase o
dell’aliasing dell’anatomia.
Per migliorare le informazioni sul contrasto
dell’immagine è poi necessario eseguire nella
fase di post processing l’elaborazione in MIP.
Tale procedimento consiste nella ricostruzione
di tutte le viste proiettive da ogni direzione. Ciò
è reso possibile da un’opportuna interpolazione
delle sezioni multiplanari. Un effetto tridimensionale si può ottenere dalle ricostruzioni MIP
presentando sul display, tutte le proiezioni in
successione ciclica, ottenendo quindi una sequenza cinematografica tale da poter apprezzare i rapporti spaziali tra i distretti, in base al
movimento delle immagini proiettive.
L’esigenza di produrre un esame privo di artefatti da movimento e di rapida esecuzione, ha
portato a preferire le sequenze FSE alle sequenze SE convenzionali.
Uno dei fattori determinanti per l’efficienza
delle tecniche Fast è la minimizzazione dell’echo
spacing, cioè il tempo che intercorre tra gli echi.
Se gli echi vengono ottenuti più rapidamente, si
può aumentare la lunghezza del treno di echi,
riducendo il numero di eccitazioni che devono
essere ripetute. Anche l’ampiezza di banda in-
86
29
Respiro
trattenuto
75
62.5
5
1
sì
1
41
sì
230
Trigger
respiratorio
1.9
4.4
COR
2D FIESTA
3DMRCP FSE
COR+AX
-
900
120
-
50
1.6
-
sì
1
39
si
240
Trigger
Respiratorio
AX
FSE T2 Propeller
5000
87
32
-
83.33
5
1
si
2
42
sì
20
Respiro
trattenuto
AX
LAVA
3.6
1.6
-
15
90.9
4.4
0.4
no
-
42
sì
Durata (s)
altro
ASSET
FOV (mm)
NEX
FS
Gap
(mm)
ST (mm)
BW Hz/
pixel
FA (°)
ETL
TE (ms)
TR (ms)
piano
Sequenze
Tabella 1 - Parametri di acquisizione delle sequenze di CRM utilizzate
Table 1 - Acquisition Parameters of MRC used
fluenza l’Echo Spacing in quanto condiziona la
durata del campionamento del treno di echi.
Inoltre, poiché le immagini Fast Spin Echo sono
affette da artefatti ai bordi e da un minimo blurring è opportuno utilizzare matrici di risoluzione
più elevata per migliorare la qualità dell’immagine.
La sequenza FSE T2 presenta un elevato
rapporto segnale/rumore e contrasto/rumore,
una minore sensibilità agli artefatti da suscettibilità magnetica, da movimento e da pulsatilità vascolare e può essere associata a tecniche
che consentono un miglioramento della qualità
dell’immagine, indispensabile in questa tipologia di pazienti, nei quali la frequente presenza di
clips metalliche ed ascite residua è responsabile
di numerosi artefatti.
L’artefatto generato dalle clips metalliche può
creare false immagini di stenosi; la quota fluida
invece, può confondersi con raccolte di bile per
effetto del volume parziale e di sovrapposizione
nello stesso strato di acquisizione.
Rispetto ad altre sequenze rapide ad eco
di gradiente, la CRM ha il grande vantaggio di
consentire un’acquisizione rapida mantenendo
il contrasto delle immagini ottenute sovrapponibile a quello delle Spin Echo convenzionali.
Nel nostro Istituto lo studio colangiografico viene attuato mediante il seguente protocollo, le cui
sequenze sono schematizzate nella Tabella n.1:
• Localizzatore su 3 piani , per verificare e
impostare la copertura anatomica.
• Calibrazione della bobina, a respiro trattenuto: TE 1.2 ms, Bandwidth (BW) 31.2
numero slices 31, Direzione di frequenza
R/L, FOV 48; spessore 15 mm, assiale.
• T1 LAVA assiale, a respiro sospeso o Breath
Hold (BH)
• T2 FIESTA 2D coronale, con saturazione del
grasso a respiro sospeso (BH)
• T2 FSE assiale con sincronizzazione respiratoria e saturazione del grasso, a strato
sottile con trigger respiratorio (RTr)
• Sequenza colangiografica 3D Coronale e
assiale (RTr)
• T1 LAVA a respiro sospeso (BH) assiale e
coronale a 30’, eventualmente ripetuta a
60’ o 90’, dopo somministrazione di mdc
epatospecifico ad elevata escrezione biliare.
Il nostro protocollo prevede quindi, oltre
alle sequenze colangiografiche anche l’impiego
di sequenze morfologiche T1 e T2 dipendenti,
indispensabili per l’individuazione e la caratterizzazione di eventuali alterazioni estrinseche
alle vie biliari, come ad esempio raccolte biliari
e loro rapporti con il sistema biliare.
Health Professionals Magazine 3, 3, 2015
Ruolo della Colangiografia con Risonanza Magnetica (crm) nel post Trapianto Ortotopico di Fegato (tof)
La sequenza LAVA post contrasto viene utilizzata nel sospetto di spandimento biliari. In
casi selezionati il nostro protocollo prevede
l’uso di un mezzo di contrasto epatospecifico
a prevalente escrezione biliare associato a sequenze T1 pesate FSE 3D assiali e coronali, con
ricostruzioni MIP e VR. Questo tipo di approccio
fornisce informazioni morfologiche dettagliate
ed informazioni funzionali, poiché in grado di rilevare i tempi di transito del mezzo di contrasto
nell’intestino, alterati in presenza di stenosi e
altre cause di ostruzioni.
Lo studio post-contrastografico inizia dopo
20 minuti dalla somministrazione e prosegue
fino a 180‘’ .
La sequenza LAVA (Liver Acquisition with
Volume Acceleration) è una tecnica Spoiled
Gradient Echo, concepita specificatamente per
l’imaging del fegato con ottima definizione,
copertura e rapidità; abbina, inoltre, all’imaging
multifase con intensificazione del contrasto,
un’eccellente soppressione del tessuto adiposo.
La sua caratteristica fondamentale, in quanto
sequenza ad echo di gradiente, è l’assenza
dell’impulso rifocalizzatore di 180°; l’echo generato è il risultato di due gradienti, con segno
opposto, nella codifica di fase della lettura.
L’impulso rifocalizzatore e sostituito da un Flip
Angle (angolo di rotazione residuo della magnetizzazione longitudinale prodotto dall’impulso
RF di eccitazione).
Con la LAVA è possibile la scansione dell’intero fegato in una singola apnea, con una resa iconografica di ottima qualità anche in pazienti che
hanno difficoltà nel trattenere il respiro, come
spesso accade nell’immediato post-trapianto.
87
senziale nel differenziare un biloma da una
raccolta liquida di diversa natura (Fig.2B),
consentendo di documentarne la comunicazione con l’albero biliare (6, 7).
• Fistola: la presenza nella sede dell’anastomosi di una comunicazione con le
strutture circostanti può essere la causa
principale di raccolte biliari. Le fistole
appaiono come sottili tramiti iperintensi
in CRM T2 e T1 dopo mdc biliospecifico
(Fig.3), tra un ramo dell’albero biliare e
le strutture limitrofe (6).
•Stenosi: possono essere di natura non
anastomotica o anastomotica. Le stenosi
non anastomotiche sono conseguenza
di insulti ischemici (trombosi arteriosa,
danno microangiopatico da prolungata
ischemia calda o fredda, danno immunogenico, danno citotossico da sali biliari). Le stenosi anastomotiche dipendono
invece dal tipo di stomia utlizzata o da
problematiche tecniche (1) (Fig.4 e 5).
•Cast syndrome: è rappresentata dalla
presenza di materiale di deposito all’interno dei dotti biliari probabilmente a
seguito di fatti ischemici epatici o anche
conseguenti ad una prolungata ischemia
fredda o dell’immunosoppressione con
ciclosporina (8).
Nelle sequenze colangiografiche si riconosce come un difetto di riempimento
(Fig.6 A) che appare iperintenso nelle sequenze T1 pesate, pertanto differenziabile da una formazione litiasica (Fig.6B).
Risultati
La CRM ha consentito di individuare diverse
complicanze correlate al post-trapianto, tra cui:
bilomi, spandimenti, stenosi, fistole e sindromi
cast.
•Spandimento: lo spandimento biliare
rappresenta la complicanza più comune
dell’anastomosi coledoco-coledocica (6,
7). Nel 50% dei casi deriva da una fistola
biliare nella sede dell’anastomosi. L’elevata risoluzione, sia spaziale che di contrasto della CRM, consente una precisa
localizzazione del difetto (Fig.1 A e B.).
•Bilomi: sono raccolte di bile che si accumulano nei recessi o in sede intraepatica ed
appaiono iperintensi nelle sequenze colangiografiche (Fig. 2A). L’utilizzo di un agente
di contrasto epatospecifico può risultare es-
Immagini Ospedale INMI - IRCCS L. Spallanzani Roma (Italy)
Figura 1 – (A) Coronale T2 CRM, ricostruzione MIP, linfocele
(freccia), spandimento biliare (testa di freccia); (B) Coronal
T1-w LAVA 1h delayed after hepatobiliary contrast: a byloma
was confirmed.
Figure 1 – (A) Coronal T2-w mrc, MIP reformat, lymphocele
(arrow), biliar leak (arrowhead); (B) Coronale T1 LAVA acquisita ad 1h dalla somministrazione di mdc biliospecifico: si
conferma la presenza di biloma (testa di freccia).
88
Health Professionals Magazine 3, 3, 2015
Immagini Ospedale INMI - IRCCS L. Spallanzani Roma (Italy)
Figura 2 – (A) Coronale T2 CRM, ricostruzione MIP: viene
documentata una raccolta fluida perianastomotica di non univoca interpretazione (biloma? linfocele?; testa di freccia); (B)
Coronale T1 LAVA acquisita ad 1h dalla somministrazione di
mdc biliospecifico: non si osservano spandimenti di contrasto
dall’albero biliare escludendo così il sospetto di biloma.
Figure 2 – (A) Coronal T2-w MRC, MIP reformat: an undeterminated perianastomotic fluid collection was noted (byloma?
Lymphocele; arrowhead); (B) Coronal T1-w LAVA 1h delayed
after hepatobiliary contrast: no contrast leak were noted in
the biliar tree; the biloma suspected was excluded.
Figura 3
Figura 6 – (A) Coronale T2 CRM, ricostruzione MIP: si noti il
difetto di riempimento a livello dell’anastomosi della via biliare
principale per la presenza di materiale endoluminale (Cast;
freccia); (B) Assiale T1 LAVA: presenza di materiale iperintenso
nel lume anastomotico come si osserva nel cast (cerchio).
Figure 6 – (A) Coronal T2-w MRC, MIP reformat: note the
filling defect in the biliar anastomosis due to endoluminal
matherial (cast; arrow); (B) Axial T1-w LAVA: hyperintense
matherial into the lumen of the anastomosis (cast; circle).
Figura 4
Figura 5
Figura 3 – Assiale T1 LAVA dopo mdc biliospecifico: fistola biliare della via biliare principale con una raccolta sottoepatica di bile
(testa di freccia).
Figure 3 – Axial T1-w LAVA 1h delayed after hepatobiliary contrast: biliar fistula in the common bile duct with a bile collection
below the liver (arrowhead).
Figura 4 – Coronale T2 CRM, ricostruzione MIP: stenosi della via biliare principale (freccia).
Figure 4 – Coronal T2-w MRC, MIP reformat: common bile duct stenosis (arrow).
Figura 5 – Coronale T2 CRM, ricostruzione MIP: angolatura a livello dell’anastomosi (freccia).
Figure 5 – Coronal T2-w MRC, MIP reformat: anastomotic kinking (arrow).
Ruolo della Colangiografia con Risonanza Magnetica (crm) nel post Trapianto Ortotopico di Fegato (tof)
Conclusioni
Anche nella nostra esperienza la CRM si
è rivelata tecnica efficace ed efficiente nella
valutazione delle patologie biliari dopo trapianto ortotopico di fegato, fornendo un’accurata
mappa della situazione biliare, permettendo di
individuare le diverse complicanze correlate al
post-trapianto quali bilomi, spandimenti biliari,
stenosi, fistole e cast sindrome. Inoltre, si è
dimostrata tecnica valida anche per orientare
eventuali procedure interventistiche. La Colangiografia con Risonanza Magnetica è un esame
ben tollerato dai pazienti, ai quali vengono
richieste, per una ottima riuscita iconografica e
diagnostica, le seguenti semplici accortezze:
1. digiuno 8 ore prima dell’esame;
2. astensione dall’ingerimento di qualsiasi tipo
di liquido, compresa l’acqua, dalla mezzanotte del giorno precedente l’esame, per
evitare che il liquido ingerito vada a mascherare il segnale proveniente dalle vie biliari;
3. collaborazione respiratoria nell’acquisizione delle sequenze a respiro sospeso (T1
LAVA e T2 FIESTA BH) per evitare che le
immagini vengano inficiate da artefatti da
movimento;
4. respirazione costante e regolare nell’acquisizione delle sequenze con trigger respiratorio (T2 FSE con saturazione del
grasso e sequenza Colangiografica 3D)
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Dichiarazione di conflitto di interesse
Gli autori dichiarano di non aver ricevuto alcun finanziamento per il seguente studio e di non aver alcun
interesse finanziario nell’argomento trattato o nei risultati
ottenuti.
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Un particolare ringraziamento viene rivolto agli Infermieri Di Felice Luigia, Fazio Tiziana, Lima Manuel, Soccio
Nicola e Stornaiuolo Cristina per la proficua collaborazione.
Corrispondenza e richiesta estratti:
Maria Rosella Longo
I.N.M.I - I.R.C.C.S “L.Spallanzani”
[email protected]