Health Professionals Magazine HPM 2015; 3(3):83-89 DOI: 10.12864/HPM.2015.145 Articolo originale RUOLO DELLA COLANGIOGRAFIA CON MAGNETICA (CRM) NEL POST Tubercolosi & RISONANZA Fumo di Tabacco: TRAPIANTO ORTOTOPICO DIma FEGATO (TOF) problema immunitario non solo ROLE OF MAGNETIC RESONANCE CHOLANGIOGRAPHY (MRC) AFTER ORTHOTOPIC Tuberculosis & tobacco smoke: LIVER TRANSPLANTATIONS immune problem but not(OLT) only Paola Pironti Maria Rosella Longo, 2Fabrizio Albarello, 1Mirko Costa, 1Ivan Berretta, 1Daniele Di Bartolomeo, 1 2 2 U.O. di1Maruska Pneumotisiologia Territoriale, di Bologna Alessia Trombetti, Tabacco, FedericaAUSL Di Stefano, Elisa Busi Rizzi 1 Società Italiana di Tabaccologia, SITAB TSRM Dott. presso la Diagnostica per Immagini Istituto Nazionale per le Malattia Infettive IRCC “L.Spallanzani” Roma; 2Medico Radiologo Dott. presso la Diagnostica per Immagini Istituto Nazionale per le Malattia Infettive IRCC “L.Spallanzani” Roma 1 Riassunto Obiettivo. La Colangiografia con Risonanza Magnetica (CRM) è l’indagine non invasiva più accurata per lo studio della patologia biliare. Questo studio si propone di descrivere l’applicazione della CRM nello studio delle vie biliari dopo trapianto ortotopico di fegato (TOF). Metodi. Sono stati inclusi tutti i pazienti portatori di trapianto di fegato effettuato presso il Polo Interaziendale Trapianti (POIT) dell’INMI L. Spallanzani, con sospetto clinico-laboratoristico di complicanza biliare (rialzo degli indici di colestasi). Gli esami sono stati effettuati con apparecchiatura da 1.5 T (Signa EXCITE General Electrics, Milwakee, Wisconsin), con bobina addominale di superficie ad 8 canali. Il protocollo di acquisizione includeva le seguenti sequenze: coronale Balanced Sequence True Fisp (Fast Imaging Employing Steady state Acquisition, 2D FIESTA), assiale T2-w Fast Recovery fast Spine (FRFSE) con saturazione del grasso e trigger respiratorio, assiale 3D spoiled gradient echo T1-w (Liver Acquisition with Volume Acceleration, LAVA) con una singola apnea inspiratoria e sequenze colangiografiche dedicate. Le immagini ottenute con le sequenze colangiografiche sono state elaborate in post processing con algoritmi di volume rendering (VR) e maximum intensity projection (MIP). Risultati. La CRM ha consentito uno studio di dettaglio dell’albero biliare permettendo di individuare diverse complicanze correlate al post-trapianto: bilomi, spandimenti biliari, stenosi, fistole e cast syndromes. Conclusioni. Nella nostra esperienza la CRM si è confermata tecnica non invasiva, efficiente nella valutazione delle patologie biliari dopo trapianto ortotopico di fegato, in grado di orientare eventuali procedure interventistiche. La CRM si propone pertanto come tecnica di elezione nel paziente trapiantato di fegato con sospetto clinico di complicanza biliare. Parole chiave: RM, Colangiografia, CRM, Fegato, TOF Abstract Role of Magnetic Resonance Cholangiography (MRC) after Orthotopic Liver Transplantations (OLT) Objective. Magnetic Resonance Cholangiography (MRC) is known to be the most reliable non-invasive imaging technique in assessing biliary pathology. This study sought to describe the application of MRC in the evaluation of biliary system after orthotopic liver transplantations (OLT). Methods. A General Electrics 1.5 Tesla system (Signa EXCITE General Electrics, Milwakee, Wisconsin), with a 8 channel body surface coil, was used. The protocol included the following sequences: choronal Balanced Sequence True Fisp (Fast Imaging Employing Steady state Acquisition, 2D FIESTA), axial T2-w Fast Recovery fast Spine (FRFSE) Copyright © Società Editrice Universo (SEU) 84 Health Professionals Magazine 3, 3, 2015 with fat saturation and respiratory triggering, axial 3D spoiled gradient echo T1-w (Liver Acquisition with Volume Acceleration, LAVA) with a single breath-hold and dedicated cholangiography sequences. A post-processing procedure including volume rendering (VR) and maximum intensity projection (MIP) reconstructions were applied. Results. MRCP found several complications related to post-OLT including bilomas, leaks, stenosis, fistols e cast syndromes. At least one complication was seen for any patient. Conclusions. MRCP confirmed to be a reliable non invasive technique in finding out biliary complications after OLT. It’s role is crucial for the therapeutical planning, helping to choose the most correct approach. Key words: MRI, Cholangiography, MRC, Liver, OLT Introduzione Il trapianto ortotopico di fegato (OLT, acronimo di Orthotopic Liver Transplantation) rappresenta il trattamento definitivo per pazienti portatori di patologia epatica irreversibile. Nella fase pre OLT il successo dell’intervento è strettamente dipendente dalla corretta selezione dei pazienti da candidare al trapianto, nella fase post OLT è correlato all’accurata diagnosi ed al tempestivo trattamento delle complicanze. Nonostante la standardizzazione della tecnica, le complicanze post operatorie sono infatti frequenti ed il ruolo della diagnostica per immagini è fondamentale per l’identificazione e la precoce differenziazione dei diversi quadri clinici, spesso aspecifici. Le complicanze biliari rappresentano una delle principali cause di morbilità e mortalità post OLT (1, 2), la loro incidenza varia tra il 5% ed il 30% e possono essere suddivise in precoci e tardive (3, 4). Le prime si verificano entro tre mesi dal trapianto, prevalentemente rappresentate da raccolte biliari, le tardive si verificano invece da pochi mesi ad anni dal trapianto, e consistono generalmente in stenosi anastomotiche. Il monitoraggio del paziente nell’immediato post-trapianto abitualmente è effettuato mediante ecografia, tuttavia in presenza di reperti alterati, vengono impiegate in seconda istanza la tomografia computerizzata (TC) e/o la risonanza magnetica (RM). La tomografia computerizzata mostra modesti risultati nell’identificazione delle complicanze biliari, mentre la CRM è il metodo non invasivo di elezione nella valutazione delle vie biliari. Sigle ASSET AX BH BW COR CRM CT FIESTA FOV FRFSE LAVA MIP MRC MRI OLT POIT RM RTr SSFSE T TC TOF VR Array Spatial Sensitivity Encoding Technique Assiale Breath Hold Bandwidth Coronale Colangiografia con Risonanza Magnetica Computer Tomography Fast Imaging Employing Steady state Acquisition Field of View Fast Recovery Fast Spin-Echo Liver Acquisition with Volume Acceleration (Volume Interpolated GRE) Maximum Intensity Projection Magnetic Resonance Cholangiography Magnetic Resonance Imaging Orthotopic Liver Transplantation Polo Interaziendale Trapianti Risonanza Magnetica Sequenza con Trigger Respiratorio Single Shot Fast Spin Echo Tesla Tomografia Computerizzata Trapianto Ortotopico di Fegato Volume Rendering Materiali e metodi Presso l’istituto IRCCS “L. Spallanzani” sono stati valutati tutti i pazienti portatori di OLT con sospetto clinico di patologia biliare. Preparazione del paziente per lo studio di colangio RM La preparazione del paziente all’indagine CRM prevede un digiuno di 4-6 ore prima dell’esame, per evitare la sovrapposizione nel campo di studio, del contenuto liquido negli organi cavi (stomaco e duodeno). Per ridurre gli artefatti determinati dal contenuto gastrointestinale, è anche possibile far ingerire al paziente una sospensione di cristalli di ossidi ferrosi super paramagnetici, cioè un mezzo di contrasto negativo, in grado di neutralizzare i segnali dei liquidi depositati nel tubo digerente. Un’altra tecnica consiste nel far bere al paziente circa mezzo litro di succo d’ananas o di mirtillo, ricco di ioni paramagnetici di manganese, ottenendo lo stesso risultato dei mezzi di contrasto negativi. La limitazione di tale procedure è rappresentata dalla conseguente impos- Ruolo della Colangiografia con Risonanza Magnetica (crm) nel post Trapianto Ortotopico di Fegato (tof) sibilità di valutare la regione papillare. Qualora necessario, si può ovviare a tale problematica ripetendo una acquisizione dedicata, dopo aver ottenuto la distensione del duodeno mediante ingestione di acqua. Questa soluzione può essere adottata anche in pazienti con bilioentero anastomosi, quando l’ansa anastomotica non risulti ben identificabile e sorgano problemi di diagnosi differenziale con raccolte perianastomotiche. Ove indicato, la somministrazione di agente di contrato endovena è subordinata alla normalità del filtrato glomerulare, elaborato a partire dal valore della creatininemia. Dati tecnici La tecnica della CRM, sviluppata dapprima da Wallner nel 1991 e, successivamente, ottimizzata da Morimoto nel 1992, fonda il suo razionale sull’ acquisizione di immagini fortemente pesate in T2 per evidenziare i liquidi statici o caratterizzati da flusso lento come la bile. I moderni scanner RM, con gradienti di campo superiori a 10-15 mT e bobine di superficie, consentono di ottenere immagini con buona risoluzione spaziale e ottimo contrasto permettendo un’accurata dimostrazione dell’albero biliare nel post OLT. La sensibilità di tale metodica, nello studio delle complicanze, è compresa tra 87% e 100%, la specificità tra 92% e il 100% (4, 5). Attraverso l’utilizzo di sequenze 3D Fast Recovery Fast spin echo (FRFSE) con sincronizzazione respiratoria o a respiro sospeso, oppure attraverso l’acquisizione di sequenze 2D single shot fast spin echo (SSFSE) in singola apnea è possibile dimostrare, con accuratezza paragonabile alle procedure colangiografiche dirette, il tipo, la sede e il grado di complicanza biliare. Le sequenze 3D permettono l’acquisizione di multiple immagini a strato sottile sul piano paracoronale obliquo dell’ilo epatico, la sequenza 2D viene al contrario eseguita in acquisizione di un’unica fetta di spessore variabile tra i 15 e i 40 mm. In una fase successiva è possibile elaborare il risultato ottenuto mediante algoritmi di ricostruzione volume rendering (VR) e maximum intensity projection (MIP) che forniscono una panoramica dell’albero biliare attraverso una iconografia finale simile a quella della colangiografia retrograda endoscopica. Le sequenze 2D sono acquisizioni effettuate con un loop radiale, centrato sulla anastomosi biliare o a livello della convergenza bilio-pancreatica. Questa soluzione riveste un ruolo principe nello studio di pazienti non collaboranti, anche se spesso sono gravate da artefatto di blurring 85 (annebbiamento dell’immagine) a livello della confluenza coledocico-pancreatica e della regione ampullare. Le sequenze 3D, invece, forniscono immagini a più elevata risoluzione spaziale, per l’intero albero biliare. Nelle acquisizione FRFSE l’applicazione di un impulso di rifocalizzazione a -90° alla fine del treno di echi FSE, riconduce sul piano longitudinale il vettore di magnetizzazione, con conseguente aumento del rapporto segnalerumore. Inoltre, le FRFSE sono gravate da una minore sensibilità agli artefatti da suscettibilità magnetica, da movimento e da pulsatilità vascolare e possono essere associata a tecniche che consentono un miglioramento della qualità dell’immagine come la soppressione del segnale per il tessuto adiposo. Nelle immagini FSE T2 dipendenti il tessuto adiposo presenta un segnale di alta intensità che può mascherare alcune patologie, riducendo la visibilità di lesioni, specie quelle sottoglissoniane. Entrambe le sequenze lavorano con l’applicativo ASSET (Array Spatial Sensitivity Encoding Technique), tecnica di imaging ultra-rapido che utilizza la geometria delle bobine phased array per codificare spazialmente l’immagine in modo più veloce. Questo avviene saltando una linea su due nello spazio K, pur mantenendo inalterata l’area totale coperta. L’ASSET richiede una scansione di calibrazione, necessaria affinchè il sistema tenga conto dell’avvolgimento di fase o dell’aliasing dell’anatomia. Per migliorare le informazioni sul contrasto dell’immagine è poi necessario eseguire nella fase di post processing l’elaborazione in MIP. Tale procedimento consiste nella ricostruzione di tutte le viste proiettive da ogni direzione. Ciò è reso possibile da un’opportuna interpolazione delle sezioni multiplanari. Un effetto tridimensionale si può ottenere dalle ricostruzioni MIP presentando sul display, tutte le proiezioni in successione ciclica, ottenendo quindi una sequenza cinematografica tale da poter apprezzare i rapporti spaziali tra i distretti, in base al movimento delle immagini proiettive. L’esigenza di produrre un esame privo di artefatti da movimento e di rapida esecuzione, ha portato a preferire le sequenze FSE alle sequenze SE convenzionali. Uno dei fattori determinanti per l’efficienza delle tecniche Fast è la minimizzazione dell’echo spacing, cioè il tempo che intercorre tra gli echi. Se gli echi vengono ottenuti più rapidamente, si può aumentare la lunghezza del treno di echi, riducendo il numero di eccitazioni che devono essere ripetute. Anche l’ampiezza di banda in- 86 29 Respiro trattenuto 75 62.5 5 1 sì 1 41 sì 230 Trigger respiratorio 1.9 4.4 COR 2D FIESTA 3DMRCP FSE COR+AX - 900 120 - 50 1.6 - sì 1 39 si 240 Trigger Respiratorio AX FSE T2 Propeller 5000 87 32 - 83.33 5 1 si 2 42 sì 20 Respiro trattenuto AX LAVA 3.6 1.6 - 15 90.9 4.4 0.4 no - 42 sì Durata (s) altro ASSET FOV (mm) NEX FS Gap (mm) ST (mm) BW Hz/ pixel FA (°) ETL TE (ms) TR (ms) piano Sequenze Tabella 1 - Parametri di acquisizione delle sequenze di CRM utilizzate Table 1 - Acquisition Parameters of MRC used fluenza l’Echo Spacing in quanto condiziona la durata del campionamento del treno di echi. Inoltre, poiché le immagini Fast Spin Echo sono affette da artefatti ai bordi e da un minimo blurring è opportuno utilizzare matrici di risoluzione più elevata per migliorare la qualità dell’immagine. La sequenza FSE T2 presenta un elevato rapporto segnale/rumore e contrasto/rumore, una minore sensibilità agli artefatti da suscettibilità magnetica, da movimento e da pulsatilità vascolare e può essere associata a tecniche che consentono un miglioramento della qualità dell’immagine, indispensabile in questa tipologia di pazienti, nei quali la frequente presenza di clips metalliche ed ascite residua è responsabile di numerosi artefatti. L’artefatto generato dalle clips metalliche può creare false immagini di stenosi; la quota fluida invece, può confondersi con raccolte di bile per effetto del volume parziale e di sovrapposizione nello stesso strato di acquisizione. Rispetto ad altre sequenze rapide ad eco di gradiente, la CRM ha il grande vantaggio di consentire un’acquisizione rapida mantenendo il contrasto delle immagini ottenute sovrapponibile a quello delle Spin Echo convenzionali. Nel nostro Istituto lo studio colangiografico viene attuato mediante il seguente protocollo, le cui sequenze sono schematizzate nella Tabella n.1: • Localizzatore su 3 piani , per verificare e impostare la copertura anatomica. • Calibrazione della bobina, a respiro trattenuto: TE 1.2 ms, Bandwidth (BW) 31.2 numero slices 31, Direzione di frequenza R/L, FOV 48; spessore 15 mm, assiale. • T1 LAVA assiale, a respiro sospeso o Breath Hold (BH) • T2 FIESTA 2D coronale, con saturazione del grasso a respiro sospeso (BH) • T2 FSE assiale con sincronizzazione respiratoria e saturazione del grasso, a strato sottile con trigger respiratorio (RTr) • Sequenza colangiografica 3D Coronale e assiale (RTr) • T1 LAVA a respiro sospeso (BH) assiale e coronale a 30’, eventualmente ripetuta a 60’ o 90’, dopo somministrazione di mdc epatospecifico ad elevata escrezione biliare. Il nostro protocollo prevede quindi, oltre alle sequenze colangiografiche anche l’impiego di sequenze morfologiche T1 e T2 dipendenti, indispensabili per l’individuazione e la caratterizzazione di eventuali alterazioni estrinseche alle vie biliari, come ad esempio raccolte biliari e loro rapporti con il sistema biliare. Health Professionals Magazine 3, 3, 2015 Ruolo della Colangiografia con Risonanza Magnetica (crm) nel post Trapianto Ortotopico di Fegato (tof) La sequenza LAVA post contrasto viene utilizzata nel sospetto di spandimento biliari. In casi selezionati il nostro protocollo prevede l’uso di un mezzo di contrasto epatospecifico a prevalente escrezione biliare associato a sequenze T1 pesate FSE 3D assiali e coronali, con ricostruzioni MIP e VR. Questo tipo di approccio fornisce informazioni morfologiche dettagliate ed informazioni funzionali, poiché in grado di rilevare i tempi di transito del mezzo di contrasto nell’intestino, alterati in presenza di stenosi e altre cause di ostruzioni. Lo studio post-contrastografico inizia dopo 20 minuti dalla somministrazione e prosegue fino a 180‘’ . La sequenza LAVA (Liver Acquisition with Volume Acceleration) è una tecnica Spoiled Gradient Echo, concepita specificatamente per l’imaging del fegato con ottima definizione, copertura e rapidità; abbina, inoltre, all’imaging multifase con intensificazione del contrasto, un’eccellente soppressione del tessuto adiposo. La sua caratteristica fondamentale, in quanto sequenza ad echo di gradiente, è l’assenza dell’impulso rifocalizzatore di 180°; l’echo generato è il risultato di due gradienti, con segno opposto, nella codifica di fase della lettura. L’impulso rifocalizzatore e sostituito da un Flip Angle (angolo di rotazione residuo della magnetizzazione longitudinale prodotto dall’impulso RF di eccitazione). Con la LAVA è possibile la scansione dell’intero fegato in una singola apnea, con una resa iconografica di ottima qualità anche in pazienti che hanno difficoltà nel trattenere il respiro, come spesso accade nell’immediato post-trapianto. 87 senziale nel differenziare un biloma da una raccolta liquida di diversa natura (Fig.2B), consentendo di documentarne la comunicazione con l’albero biliare (6, 7). • Fistola: la presenza nella sede dell’anastomosi di una comunicazione con le strutture circostanti può essere la causa principale di raccolte biliari. Le fistole appaiono come sottili tramiti iperintensi in CRM T2 e T1 dopo mdc biliospecifico (Fig.3), tra un ramo dell’albero biliare e le strutture limitrofe (6). •Stenosi: possono essere di natura non anastomotica o anastomotica. Le stenosi non anastomotiche sono conseguenza di insulti ischemici (trombosi arteriosa, danno microangiopatico da prolungata ischemia calda o fredda, danno immunogenico, danno citotossico da sali biliari). Le stenosi anastomotiche dipendono invece dal tipo di stomia utlizzata o da problematiche tecniche (1) (Fig.4 e 5). •Cast syndrome: è rappresentata dalla presenza di materiale di deposito all’interno dei dotti biliari probabilmente a seguito di fatti ischemici epatici o anche conseguenti ad una prolungata ischemia fredda o dell’immunosoppressione con ciclosporina (8). Nelle sequenze colangiografiche si riconosce come un difetto di riempimento (Fig.6 A) che appare iperintenso nelle sequenze T1 pesate, pertanto differenziabile da una formazione litiasica (Fig.6B). Risultati La CRM ha consentito di individuare diverse complicanze correlate al post-trapianto, tra cui: bilomi, spandimenti, stenosi, fistole e sindromi cast. •Spandimento: lo spandimento biliare rappresenta la complicanza più comune dell’anastomosi coledoco-coledocica (6, 7). Nel 50% dei casi deriva da una fistola biliare nella sede dell’anastomosi. L’elevata risoluzione, sia spaziale che di contrasto della CRM, consente una precisa localizzazione del difetto (Fig.1 A e B.). •Bilomi: sono raccolte di bile che si accumulano nei recessi o in sede intraepatica ed appaiono iperintensi nelle sequenze colangiografiche (Fig. 2A). L’utilizzo di un agente di contrasto epatospecifico può risultare es- Immagini Ospedale INMI - IRCCS L. Spallanzani Roma (Italy) Figura 1 – (A) Coronale T2 CRM, ricostruzione MIP, linfocele (freccia), spandimento biliare (testa di freccia); (B) Coronal T1-w LAVA 1h delayed after hepatobiliary contrast: a byloma was confirmed. Figure 1 – (A) Coronal T2-w mrc, MIP reformat, lymphocele (arrow), biliar leak (arrowhead); (B) Coronale T1 LAVA acquisita ad 1h dalla somministrazione di mdc biliospecifico: si conferma la presenza di biloma (testa di freccia). 88 Health Professionals Magazine 3, 3, 2015 Immagini Ospedale INMI - IRCCS L. Spallanzani Roma (Italy) Figura 2 – (A) Coronale T2 CRM, ricostruzione MIP: viene documentata una raccolta fluida perianastomotica di non univoca interpretazione (biloma? linfocele?; testa di freccia); (B) Coronale T1 LAVA acquisita ad 1h dalla somministrazione di mdc biliospecifico: non si osservano spandimenti di contrasto dall’albero biliare escludendo così il sospetto di biloma. Figure 2 – (A) Coronal T2-w MRC, MIP reformat: an undeterminated perianastomotic fluid collection was noted (byloma? Lymphocele; arrowhead); (B) Coronal T1-w LAVA 1h delayed after hepatobiliary contrast: no contrast leak were noted in the biliar tree; the biloma suspected was excluded. Figura 3 Figura 6 – (A) Coronale T2 CRM, ricostruzione MIP: si noti il difetto di riempimento a livello dell’anastomosi della via biliare principale per la presenza di materiale endoluminale (Cast; freccia); (B) Assiale T1 LAVA: presenza di materiale iperintenso nel lume anastomotico come si osserva nel cast (cerchio). Figure 6 – (A) Coronal T2-w MRC, MIP reformat: note the filling defect in the biliar anastomosis due to endoluminal matherial (cast; arrow); (B) Axial T1-w LAVA: hyperintense matherial into the lumen of the anastomosis (cast; circle). Figura 4 Figura 5 Figura 3 – Assiale T1 LAVA dopo mdc biliospecifico: fistola biliare della via biliare principale con una raccolta sottoepatica di bile (testa di freccia). Figure 3 – Axial T1-w LAVA 1h delayed after hepatobiliary contrast: biliar fistula in the common bile duct with a bile collection below the liver (arrowhead). Figura 4 – Coronale T2 CRM, ricostruzione MIP: stenosi della via biliare principale (freccia). Figure 4 – Coronal T2-w MRC, MIP reformat: common bile duct stenosis (arrow). Figura 5 – Coronale T2 CRM, ricostruzione MIP: angolatura a livello dell’anastomosi (freccia). Figure 5 – Coronal T2-w MRC, MIP reformat: anastomotic kinking (arrow). Ruolo della Colangiografia con Risonanza Magnetica (crm) nel post Trapianto Ortotopico di Fegato (tof) Conclusioni Anche nella nostra esperienza la CRM si è rivelata tecnica efficace ed efficiente nella valutazione delle patologie biliari dopo trapianto ortotopico di fegato, fornendo un’accurata mappa della situazione biliare, permettendo di individuare le diverse complicanze correlate al post-trapianto quali bilomi, spandimenti biliari, stenosi, fistole e cast sindrome. Inoltre, si è dimostrata tecnica valida anche per orientare eventuali procedure interventistiche. La Colangiografia con Risonanza Magnetica è un esame ben tollerato dai pazienti, ai quali vengono richieste, per una ottima riuscita iconografica e diagnostica, le seguenti semplici accortezze: 1. digiuno 8 ore prima dell’esame; 2. astensione dall’ingerimento di qualsiasi tipo di liquido, compresa l’acqua, dalla mezzanotte del giorno precedente l’esame, per evitare che il liquido ingerito vada a mascherare il segnale proveniente dalle vie biliari; 3. collaborazione respiratoria nell’acquisizione delle sequenze a respiro sospeso (T1 LAVA e T2 FIESTA BH) per evitare che le immagini vengano inficiate da artefatti da movimento; 4. respirazione costante e regolare nell’acquisizione delle sequenze con trigger respiratorio (T2 FSE con saturazione del grasso e sequenza Colangiografica 3D) 2. 3. 4. 5. 6. 7. Dichiarazione di conflitto di interesse Gli autori dichiarano di non aver ricevuto alcun finanziamento per il seguente studio e di non aver alcun interesse finanziario nell’argomento trattato o nei risultati ottenuti. Bibliografia 1. Beltran MM, Marugan RB, Oton E, Blesa C, Nuno J. Accuracy of magnetic resonance cholangiography 8. 89 in the evaluation of late biliary complications after orthotopic liver transplantation. Transplant Proc. 2005;37(9):3924-5. Ettorre GM, Santoro R, Vennarecci G, Lepiane P, Antonini M, Santoro E. Results of a newborn liver transplant program in the era of piggyback technique and extended donor criteria in Italy. Updates Surg. 2011;63(3):191-200. Girometti R CG, Cereser L et al. Magnetic resonance cholangiopancreatographic (MRCP) spectrum of biliary complications after orthotopic liver transplantation (OLT). In: Educational Exhibit ECR V, editor. 2007. Golfieri R, Giampalma E, Fusco F, Grazi G, Ercolani G, Sama C, et al. Orthotopic liver transplantation (OLT): Contribution of diagnostic imaging and interventional radiology in preparing the transplantation and managing complications. Part 1: Indications, surgical technique, diagnostic imaging and interventional radiology before transplantation from cadaveric and living donor. Radiol Med. 2005;110(5-6):391-430; quiz 1-2. Golfieri R, Giampalma E, Fusco F, Grazi G, Ercolani G, Sama C, et al. Orthotopic liver transplantation (OLT): Contribution of imaging and interventional radiology in preparing the transplantation and managing complications. Part 2: Post-OLT complications and their treatment. Radiol Med. 2005;110(5-6):433-81; quiz 82-3. Kinner S, Umutlu L, Dechene A, Ladd SC, Barkhausen J, Gerken G, et al. Biliary complications after liver transplantation: addition of T1-weighted images to MR cholangiopancreatography facilitates detection of cast in biliary cast syndrome. Radiology. 2012;263(2):42936. Pecchi A, De Santis M, Di Benedetto F, Gibertini M, Gerunda G, Torricelli P. Role of magnetic resonance cholangiography in biliary complications of orthotopic liver transplantation. Radiol Med. 2010;115(7):106579. Valls C, Alba E, Cruz M, Figueras J, Andia E, Sanchez A, et al. Biliary complications after liver transplantation: diagnosis with MR cholangiopancreatography. AJR Am J Roentgenol. 2005;184(3):812-20. Un particolare ringraziamento viene rivolto agli Infermieri Di Felice Luigia, Fazio Tiziana, Lima Manuel, Soccio Nicola e Stornaiuolo Cristina per la proficua collaborazione. Corrispondenza e richiesta estratti: Maria Rosella Longo I.N.M.I - I.R.C.C.S “L.Spallanzani” [email protected]