Foglio di informazione professionale N.89 29 gennaio 2001 Allarme Fenilpropanolamina L’uso di fenilpropanolamina é associato ad un aumentato rischio di ictus emorragico. In Italia, la fenilpropanolamina si trova, in associazione ad altri principi attivi, in specialità indicate principalmente come sintomatici per via sistemica nel raffreddore e in altre affezioni del tratto respiratorio, oppure come decongestionanti nasali (una specialità). Questo principio attivo è stato usato anche come inibitore dell’appetito, indicazione approvata ad esempio negli USA ma non in Italia . La maggior parte di queste specialità è disponibile in farmacia senza obbligo di ricetta medica oppure come OTC (tabella 1). Tabella 1: Specialità contenenti fenilpropanolamina Specialità Dosaggio Baby Rinolo® sciroppo pediatrico 200 mg/confezione 120 ml Denoral® 30 cpr 25 mg/cpr Dispensazione con ricetta con ricetta Indicazione coadiuvante affezioni febbrili delle prime vie respiratorie trattamento sintomatico di affezioni rinologiche acute ® Durazina 1-10 cps 35 mg/cpr OTC congestionante della mucosa nasale Nasomixyn® spray rinol. 15 ml 700 mg/confezione senza ricetta raffreddore, riniti, sinusiti Temporinolo® 12 cps 35 mg/cps OTC trattamento eccessiva secrezione da raffreddore 1 25mg/conf OTC Trattamento raffreddore comune con ricetta trattamento sintomi influenza e Triaminic ®12 confetti Zeriretta® 10 supposte pediatriche 12,5 mg/supp raffreddore ® Zerinol ad 20 cpr 10 supposte 25 mg/cpr o supp OTC trattamento sintomi influenza e raffreddore Actidue Giorno e notte 15 cpr giorno+5cpr notte 25 mg/cpr (cpr giorno) OTC trattamento sintomi del raffredore e dell’influenza 1 composizione già modificata, attualmente senza fenilpropanolamina Uno studio caso-controllo anticipato nella versione on-line del New England Journal of Medicine, ha dimostrato un’associazione tra l’uso di questa sostanza e la comparsa d’ictus emorragico. L’uso di fenilpropanolamina come inibitore dell’appetito presenta il rischio più elevato, in particolare nella popolazione femminile. Come inibitori dell’appetito, negli USA , le formulazioni in commercio erano di 25 e 37,5 mg e come formulazione a lento rilascio quella di 75 mg . La dose massima giornaliera era di 75 mg. Come decongestionante nasale negli adulti i dosaggi consigliati sono di 25mg/4 ore oppure 50mg/8ore fino ad un massimo di 150 mg/die. La comparsa d’ictus emorragico si è dimostrata più frequente nei dosaggi superiori a 75 mg/die. Il rischio è comunque aumentato anche nel primo uso di qualsiasi tipo di prodotto contenente fenilpropanolamina (e ciò include i prodotti antitussigeni e per il raffreddore). La dimostrazione del rischio associato a questo farmaco non è tuttavia una novità. Nel 1990 una revisione di 142 reazioni avverse associate all’uso di fenilpropanolamina ha evidenziato 24 casi di emorragia intracranica, 8 di convulsione e 8 di morte, dei quali la maggior parte dovuta a ictus. Due terzi delle reazioni avverse riguardavano donne FARMINTESA – Via Mecenate, 90 – 20138 Milano – Tel. 02 58018289 e soggetti di età inferiore ai 30 anni. Un anno dopo, nel 1991, il sistema di segnalazione spontanea di reazioni avverse dell’FDA aveva riportato un totale di 44 casi di ictus, 35 dei quali emorragici, in soggetti che usavano fenilpropanolamina. L’ulteriore aggiornamento di questi dati al settembre 2000 ha permesso di individuare altri 16 casi di ictus emorragico associato a questo farmaco in soggetti di età compresa fra i 18 e i 47 anni. Esistono evidenze plausibili che il meccanismo di azione di questo farmaco possa causare tale effetto. E’ ormai nota la sua capacità di produrre vascolite cerebrale che, in addizione agli effetti ipertensivi del farmaco, può indurre emorragia cerebrale e ictus. Altre reazioni avverse includono psicosi acuta, convulsione, danno renale e cardiaco e ipertensione. Anche se in Italia la fenilpropanolamina non è commercializzata come inibitore dell’appetito, gli altri impieghi (come farmaco sintomatico nel trattamento del raffreddore e della rinite) non possono essere considerati sicuri. Quindi, riteniamo opportuno avvertire medici e farmacisti di evitare la loro prescrizione e dispensazione in attesa che il Ministero della Sanità emetta opportuni provvedimenti riguardo queste specialità. Sospensione del trattamento dei pazienti assegnati al braccio doxazosina (CARDURA, BENUR, DEDRALEN, NORMOTHEN) Premessa Per definizione, i farmaci antipertensivi abbassano la pressione sanguigna. Dal primo studio cooperativo, condotto negli anni ’70 sui reduci di guerra americani, fino agli studi più recenti, costituisce assunzione clinica comune e rassicurazione per medici e autorità regolatorie considerare che l’abbassamento della pressione, comunque esso sia ottenuto, riduce la mortalità e la morbilità. Poiché la riduzione dei valori pressori è ritenuta un valido sostituto della diminuzione del rischio degli eventi cardiovascolari maggiori, quali infarto miocardico, ictus e morte improvvisa, l’abbassamento della pressione sanguigna viene generalmente considerato prova sufficiente dell’efficacia dei nuovi farmaci. I farmaci appartenenti alla categoria degli α-bloccanti simpaticomimetici sono usati nel trattamento dell’ipertensione da più di vent’anni. Solo ora, un esponente del gruppo ha dimostrato di fornire un beneficio inferiore rispetto ad un diuretico. Fatto Nel mese di marzo del 2000, il Comitato per il Monitoraggio degli Eventi, costituito nell’ambito dello studio ALLHAT (Antihypertensive and Lipid-Lowering Treatment to Prevent Heart Attack Trial)§,che prevedeva di arruolare 40.000 pazienti,, assume la decisione di sospendere il trattamento dei pazienti assegnati alla doxazosina. La decisione è motivata da due ragioni: innanzitutto, rispetto ai pazienti trattati con clortalidone, un diuretico, i pazienti in trattamento con doxazosina avevano sviluppato insufficienza cardiaca congestizia in percentuale significativamente superiore; in secondo luogo, i risultati dell’analisi ad interim non dimostravano la superiorità della doxazosina nel prevenire eventi associati a cardiopatia ischemica che era stata considerata obiettivo primario. Implicazioni La doxazosina e gli α-bloccanti periferici non possono più essere considerati antipertensivi di prima scelta. La doxazosina potrà essere ancora utilizzata nel trattamento sintomatico dell’enuresi notturna associata ad iperplasia prostatica, mentre i pazienti con scompenso cardiaco congestizio latente o manifesto ne dovrebbero evitare l’assunzione. Anche l’impiego della doxazosina in associazione ad altri farmaci antipertensivi dovrebbe essere ridefinito. La tendenza a considerare la diminuzione dei valori pressori come unico obiettivo dei farmaci antiipertensivi dovrà essere probabilmente rivista. La prova di efficacia necessaria nella selezione di un antiipertensivo è la sua capacitàdi ridurre mortalità e morbilità associate a eventi cardiovascolari maggiori a medio e lungo termine . §ALLHAT: studio per la prevenzione degli attacchi cardiaci con trattamento antiipertensivo e ipolipemizzante. BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO - Kernan WN et al: Phenylpropanolamine and the risk of hemorragic stroke. N Eng J med 2000. http://www.nejm.org/content/kernan/ Lake CR et al: Adverse drug effects attributed to phenylpropanolamine: a review of 142 case reports. Am J Med 1990; 89:195-208. FDA Non-Prescription drugs advisory committee meeting on safety issues of phenylpropanolamine (PPA). October 19, 2000. Statement of Sidney M. Wolfe MD Director, Public Citizen’s Health Research Group. Public Citizen. http://www.citizen.org/hrg/publications/1541.htm. Messerli F.H. Implications of discontinuation of doxazosin arm of ALLHAT. Antiliypertensive and Lipid-Lowering Treatment to Prevent Heart Attack Trial. Lancet 2000; 355: 863. FARMINTESA – Via Mecenate, 90 – 20138 Milano – Tel. 02 58018289