RICERCA IN VETRINA Come si alimenta il tumore del SENO Nuova luce sulle strategie che permettono al tumore di procacciarsi il cibo e crescere La ricerca in breve Cosa si sapeva • Il tumore favorisce la formazione di nuovi vasi sanguigni già dalle prime fasi del proprio sviluppo per ottenere il nutrimento necessario alla crescita e alla diffusione delle cellule tumorali. • Mutazioni nel gene p53 sono molto frequenti nei tumori, in particolare in alcuni sottogruppi di tumore del seno, e rendono la malattia più aggressiva e resistente ai farmaci. Cosa ha aggiunto la ricerca • Dimostra che nel tumore del seno esiste una rete di geni formata da p53 mutato, E2F1 e ID4 in grado di aumentare la capacità delle cellule tumorali di formare nuovi vasi. • Identifica nuovi possibili bersagli per terapie intelligenti in grado di togliere il nutrimento al tumore. risultati ottenuti dalla ricerca oncologica molecolare, apparentemente limitati ai banconi di laboratorio, hanno invece un enorme significato anche per chi si ammala di tumore del seno. Come spiegano gli autori di una ricerca sulla genetica di questo tumore portata avanti dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma, le molecole identificate in laboratorio possono rappresentare bersagli per farmaci intelligenti. Nel caso specifico, si tratta di geni coinvolti nel meccanismo dell’angiogenesi I cioè la capacità del cancro di costruire nuovi vasi sanguigni. I farmaci sono capaci di interferire con la loro attività. Grazie a questi studi si potranno prima sperimentare sostanze antiangiogenesi già esistenti e magari svilupparne altre sempre più efficaci. Il lavoro dei ricercatori ha permesso di svelare un meccanismo molecolare che rende il cancro del seno più invasivo aumentando il suo potere angiogenico. Il gruppo, guidato da Giovanni Blandino, dirigente del laboratorio di Oncogenomica traslazionale nell’Istituto romano, ha dedicato la propria attenzione negli ultimi anni – così come un numero crescente di ricercatori in tutto il mondo – al fenomeno dell’angiogenesi che viene visto oggi come fase cruciale per lo sviluppo del tumore e per la sua diffusione in organi lontani attraverso le tanto temute metastasi. Senza la formazione di nuovi vasi, infatti, il cancro non riuscirebbe a crescere oltre un certo limite perché alcune sue parti non verrebbero raggiunte dal sangue, dove sono contenuti ossigeno ed elementi nutritivi. UNA RETE DI GENI “È importante capire perché una cellula diventa tumorale e perché si mantiene tale” spiega Blandino. Lo studio recentemente concluso è riuscito a dare un contributo in questo senso svelando alcuni dei nomi dei responsabili della formazione di nuovi vasi nel tumore del seno. I principali geni coinvolti nel nuovo meccanismo sono tre: il noto p53 (in alcune sue forme mutate) e due geni chiamati E2F1 e ID4. Più in dettaglio, la ricerca romana finanziata anche da fondi AIRC, ha dimostrato che p53 mutato ed E2F1 interagiscono e aumentano la produzione della proteina ID4; questa, a sua volta, lavora per favorire il tumore dal momento che riesce a legare e a stabilizzare il materiale genetico (RNA) che serve per la produzione di alcuni fattori che sostengono l’angiogenesi chiamati IL8 e GRO-alpha. ECCELLENZA SCIENTIFICA L’impegno dei ricercatori e le più moderne tecnologie (in parte ottenute grazie a fondi AIRC) hanno reso possible il raggiungimento dei risultati riportati nello studio, che hanno trovato spazio sulla prestigiosa rivista Nature structural & molecular biology. “La scoperta è frutto anche dell’impiego della tecnologia dei microarray, utilizzata nell’analisi dei profili di espressione genica e che permette di studiare migliaia di geni contemporaneamente e in tempi molto rapidi” spiega Blandino. E su questa via i ricercatori romani intendono proseguire per identificare altri geni regolati da ID4 e coinvolti nel processo di angiogenesi, per ampliare sempre di più la conoscenza di questi meccanismi nel tumore della mammella. Fondamentale gennaio 2010 7