Istat: “L’Italia in deflazione dopo oltre 50 anni” Confesercenti: “Siamo entrati in una spirale discendente, agire subito per uscirne. Rafforzare bonus Irpef e abbassare la pressione fiscale” L’economia italiana nel secondo trimestre del 2014 si è contratta dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Lo conferma l’Istat che, per effetti di arrotondamento, ha invece rivisto la stima sul pil tendenziale del 6 agosto da -0,3% a -0,2%. Con il primo trimestre chiuso a -0,1%, l’Italia è di fatto in recessione. “Dati che, purtroppo, attendevamo, ma che non per questo sono meno gravi. Gli allarmi lanciati anche da noi nei mesi scorsi, si sono rivelati fondati: l’Italia è entrata in deflazione. Uno scenario che dimostra, ormai oltre ogni dubbio, la gravità della crisi del mercato interno, che è prioritario risolvere”. Così Confesercenti sulle rilevazioni Istat sull’inflazione. “La discesa dell’inflazione in territorio negativo è infatti il sintomo dell’estrema debolezza dei consumi delle famiglie: anche la stagione dei saldi non ha dato i risultati sperati, visto che la lunghissima crisi ed il timore per il futuro ha gelato la spesa degli italiani, la cui piccolissima crescita nel secondo trimestre è del tutto insufficiente a sancire un’inversione di tendenza dopo una contrazione durata 11 trimestri”. “Se a questo quadro uniamo la flessione del Pil, che conferma la recessione paludosa del nostro Paese, e l’emergenza occupazionale, diventa chiaro che l’Italia è entrata in una fase pericolosa. Abbiamo imboccato una spirale discendente da cui bisogna uscire al più presto: un periodo di deflazione prolungato, come quello vissuto del Giappone negli anni scorsi, renderebbe ancora più difficile sostenere il debito pubblico, accelererebbe l’emorragia di imprese e aumenterebbe ulteriormente anche la disoccupazione”. “Bisogna agire subito: dobbiamo assolutamente evitare che questo sia l’inizio di una nuova deriva, che potrebbe portarci a registrare risultati ancora peggiori nell’autunno. L’esecutivo predisponga interventi sui nodi di fondo che ancora frenano l’Italia. Il bonus Irpef di 80 euro va rafforzato, estendendolo alle fasce di popolazione più deboli a partire dai pensionati, ora esclusi. Per l’Italia l’unica rotta verso la ripresa passa quindi dalla riduzione della pressione fiscale, che ai livelli attuali è incompatibile con gli obiettivi di crescita. Una riduzione da finanziare con coraggiosi tagli alla spesa: serve una riforma rapida e forte, che crei le condizioni per una ripresa della fiducia e degli investimenti e, con essi, dell’economia del Paese”.