Eco di Wall Street
N. 18
30 maggio 2011
e delle principali borse
del mondo a cura
della Cornèr Banca
Il problema dell’indebitamento
si estende oltre oceano
La dilatazione di deficit e debiti
pubblici riguarda indubbiamente
molti paesi occidentali e non, primo
fra tutti gli Stati Uniti, dove poche
settimane fa, con un accordo in
extremis, si è chiusa al Congresso
un’importante battaglia sul bilancio
federale per l’anno in corso, mentre
ne è già iniziata un’altra per
l’innalzamento del tetto del debito
pubblico.
Anche qui, il deragliamento dei conti
pubblici ha attirato l’attenzione delle
agenzie di rating. In aprile Standard
& Poor’s ha così abbassato l’outlook
del debito sovrano, da stabile a
negativo,una mossa che potrebbe
essere foriera di un vero e proprio
“downgrade” entro i prossimi 2-3
anni.
L’eventualità, per nulla
remota, che qualsiasi decisione
strutturale sul debito venga presa
tardivamente, dopo cioè le elezioni
politiche Usa del 2012, preoccupa le
agenzie di rating e i mercati. Anche
per
queste
ragioni,
l’Amministrazione ha preannunciato
misure di contenimento che però
difficilmente troveranno in tempi
brevi l’accordo fra le forze politiche
che
operano
all’interno
del
Congresso.
Eppure i conti pubblici non lasciano
adito a dubbio alcuno sulla necessità
di incisivi interventi. Il rapporto
deficit di bilancio-PIL supera il 10%,
contro il 2-5% registrato negli anni
prima del 2008. Complice anche la
crisi del sistema finanziario e la
recessione, il debito pubblico per
rapporto al PIL è intanto peggiorato
sensibilmente in poco tempo,
lievitando dal 62.2% del 2007 al
99.5% nel 2011. A questi ritmi di
crescita le cifre rosse dei conti
pubblici rischiano di diventare
devastanti, tenendo anche conto che
l’economia statunitense non sta
crescendo a livelli eccezionali. Per
quest’anno, la Fed prospetta tassi
d’espansione compresi fra il 3.1% e il
3.3%, mentre la
situazione del
mercato del lavoro, con un tasso di
disoccupazione che si aggira al 9%,
resta critica, nonostante gli aumenti
riscontrati nei “payroll” degli ultimi
mesi.
Sulla scorta di questi fattori e di una
pressione sui prezzi ritenuta ancora
sostenibile, la Fed ha ribadito anche
recentemente la propria politica
monetaria espansiva.
In area asiatica, intanto, le
prospettive economiche per l’anno in
corso sono state modificate per il
Giappone, investito in marzo da una
micidiale triade – rappresentata da
terremoto, tsunami e incidente
nucleare – che ha provocato una
tragedia umana, distrutto molte
infrastrutture di base e paralizzato
parzialmente importanti segmenti
d’attività.
La
banca
centrale
nipponica ipotizza un ritorno alla
crescita
economica
nel
terzo
trimestre dell’anno, parallelamente
alla
progressiva
ripresa
della
produzione. Secondo l’OCSE, il
2011 farà registrare una crescita
economica confinata allo 0.8%,
rispetto ad una dell’1.7% stimata
prima del sisma. Alla luce di questa
situazione, non v’è da attendersi sul
breve
periodo
una
modifica
sostanziale dei tassi d’interesse,
prossimi allo zero ormai da diverso
tempo.
I conti pubblici
non lasciano adito
a dubbio alcuno sulla necessità
WALL
di incisivi interventi
Nuove misure di restrizione del
credito
sono
invece
state
recentemente varate in Cina, dove la
forte crescita economica rischia di
provocare pericolosi surriscaldamenti
in settori come quello immobiliare e
dove la pressione inflazionistica è
andata man mano aumentando, con
l’indice dei prezzi al consumo che da
alcuni mesi sale più del 5% su base
annua. Per l’ottava volta, dall’ottobre
del 2010, la banca centrale ha così
deciso il 12 maggio di aumentare i
requisiti di riserva obbligatoria per gli
istituti di credito, dopo aver ritoccato
al rialzo nei mesi scorsi anche i tassi
d’interesse.
Assurta lo scorso anno al ruolo di
seconda potenza mondiale, in termini
di valore complessivo del PIL, anche
per l’anno in corso le prospettive di
crescita dell’economia cinese restano
elevate, con il PIL che dovrebbe
aumentare del 9.5%. Un’ulteriore
conferma di come il baricentro della
crescita mondiale si sia spostato verso
i paesi emergenti, in particolare
asiatici.
Iris Canonica
Private Banking
© Cornèr Banca SA
destare le maggiori preoccupazioni
sono i consumi – che rappresentano i
2/3 del PIL – cresciuti nei primi tre
mesi del 2.2% sull’anno, rispetto al 4%
del trimestre precedente. Che dire poi
del travagliato settore immobiliare, da
dove era anche partita la crisi del
sistema finanziario nel 2008? Qui, la
situazione resta critica e gli scarsi
segnali incoraggianti sono sopraffatti
da dati reali inequivocabili, come i
recenti cali accusati dalle case messe in
cantiere e dalle vendite di case in
essere.
Anche
in
Europa,
dopo
il
soddisfacente dato del PIL del primo
trimestre, ottenuto essenzialmente
grazie ai progressi di paesi “core”
come la Germania e, secondariamente,
la Francia, crescono le preoccupazioni
per un probabile rallentamento
congiunturale per il secondo e il terzo
trimestre 2011. Alcuni indicatori di
tendenza, come i PMI (indici dei
direttori commerciali), sia del settore
manifatturiero che di quello dei servizi,
evidenziano delle decelerazioni, in un
contesto
comunque
molto
diversificato e disomogeneo fra i
diversi paesi. E qualche segnale di
rallentamento giunge pure dalla Cina,
la cui economia reale comincia a
risentire delle reiterate misure di
restrizione del credito volute dalle
autorità centrali per evitare un
pericoloso
surriscaldamento
congiunturale e per frenare la spirale
inflazionistica.
STREET
Cronache
dai mercati finanziari
Il Punto
La crisi debitoria europea continua a
tenere banco all’interno dei mercati
finanziari, scossi all’inizio della scorsa
settimana da alcuni brividi di panico,
dopo la riduzione dell’outlook sul
debito sovrano italiano effettuata
dall’agenzia Standard & Poor’s.
Questa decisione potrebbe essere
foriera di un vero e proprio
“downgrade” a medio termine, se non
ci saranno interventi correttivi nei conti
pubblici di un paese la cui crescita
economica media (stimata all’1.3% per
il periodo 2011-2014 ) è giudicata
troppo limitata, accanto anche ad una
situazione politica di stallo.
Come se non bastasse, un’altra agenzia
di rating, la Fitch, ha nuovamente
declassato il debito greco e abbassato
l’outlook del Belgio. La crisi del debito,
lungi
dall’essere
anche
solo
parzialmente risolta, sembra insomma
acuirsi e questo provoca tensioni sul
mercato del reddito fisso, dove la
divaricazione dei rendimenti tende
ulteriormente ad ampliarsi.
In
ambito
valutario,
si
sta
parallelamente assistendo ad un
progressivo deprezzamento dell’euro
soprattutto contro franco svizzero,
tornato ad essere a pieno titolo moneta
rifugio, mentre anche il dollaro Usa
perde terreno sotto i colpi inferti da
dati economici in chiaroscuro o
addirittura negativi.
Infatti, le cifre preliminari del PIL Usa
del
primo
trimestre
dell’anno
confermano quelle della stima flash,
ossia una progressione limitata all’1,8%
su base annua (gli economisti
ipotizzavano un tasso d’espansione del
2.1%), a fronte di un aumento del 3.1%
registrato nel quarto trimestre del
2010. Nella domanda aggregata, a
Iris Canonica
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Variazioni dei principali indici e cambi
20.05.11
27.05.11
min/max 2011
2011*
12512.04
12441.58
-0.56%
11530.32/12876
7.46%
NY - NASDAQ
2803.32
2796.86
-0.23%
2603.50/2887.75
5.43%
NY - S&P 500
1333.27
1331.10
-0.16%
1249.05/1370.58
5.84%
UE- DJ EUROSTOXX 50 2853.98
2819.40
-1.21%
2717.74/3077.24
0.95%
FR - DAX
7266.82
7163.47
-1.42%
6483.39/7527.64
3.61%
ZH - SMI
6530.61
6489.32
-0.63%
6000.12/6739.13
0.83%
LO - FTSE100
5948.49
5938.87
-0.16%
5591.59/6105.77
0.66%
PA - CAC40
3990.85
3950.98
-1.00%
3693.94/4169.87
3.84%
21236.87
20830.87
-1.91%
19982.97/23273.80
3.26%
9607.08
9521.94
-0.89%
8227.63/10891.60
-6.91%
23199.39
23118.07
-0.35%
22123.26/24468.64
0.36%
0.8774
0.8494
-3.19%
0.8465/0.9784
-9.12%
81.70
80.80
-1.10%
76.25/85.53
-0.39%
USD/CAD
0.9742
0.9761
0.20%
0.9446/1.0058
-2.19%
EUR/USD
1.4161
1.4319
1.12%
1.2867/1.494
6.99%
EUR/CHF
1.24249
1.2159
-2.14%
1.21024/1.32426
-2.78%
EUR/GBP
0.8725
0.8673
-0.59%
0.8285/0.9043
1.16%
GBP/USD
1.6229
1.6510
1.73%
1.5407/1.6747
5.75%
GBP/CHF
1.4240
1.4017
-1.57%
1.3949/1.5692
-3.97%
NY - DJII
MI - FTSEMIB
TK - NIKKEI
HK - HANG SENG
USD/CHF
USD/JPY
*variazione da fine 2010
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