Un`amnistia fiscale per liberare capitali - Cc-Ti

Nr. 3
Aprile
2014
Un’amnistia fiscale
per liberare capitali
Nr. 3
Aprile
2014
EDITORE :
Camera di commercio, dell’industria,
dell’artigianato e dei servizi
del Cantone Ticino, Lugano
REDAT TRICE RESPONSA BILE :
Lisa Pantini
COMITATO REDA ZION A LE :
Franco Ambrosetti, Luca Albertoni,
Lisa Pantini, Mercedes Galan,
Gianluca Pagani e Stefania Micheletti
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FREQUENZ A :
Ticino Business è pubblicato
in 10 numeri annui
Strong opinion
4 Salario troppo poco minimo
Editoriale
6 Ancora e sempre Berna…
Contromano
7 L’altra faccia del salario minimo
Il tema
8Perché bisogna dire sì all’amnistia fiscale cantonale
Ospite
10 L’amnistia fiscale in Ticino contribuirebbe anche a favorire
la sua competitività
12 L’amnistia fiscale? Un provvedimento a costo zero che favorisce
l’economia del Cantone
14 L’amnistia fiscale: il caso giurassiano
Biblioteca liberale
17 Mondo del lavoro e formazione professionale, tra passato e futuro
Sì al risanamento S. Gottardo
18 Gli Stati dicono sì al risanamento del San Gottardo
Attualità
21 Politica di trasferimento: perseverare è diabolico
22 «Obiettivo globale: meno immigrazione e libera circolazione»
23 Swissness: come prepararsi alle nuove normative del Made in Switzerland
25 Come posso indossare la tecnologia? Tra quanti anni nasceranno
bambini con presa USB incorporata? Visite mediche virtuali?
29 Il Soccorso d’inverno Ticino si presenta
Eventi
31 Dopo il 9 febbraio 2014: dubbi, timori, speranze, ma soprattutto
quali soluzioni?
33 La Malesia in pillole
Formazione
35 Corsi proposti dalla Cc-Ti
Commercio estero
36 Switzerland Global Enterprise
40 Gli Incoterms e le domande frequenti
Fiere internazionali e missioni economiche
41 I prossimi appuntamenti
Nr. 3
Aprile
2014
Un’amnistia fiscale
per liberare capitali
Vita dei soci
42 SSIC Sezione Ticino
43 Amiconi Consulting SA
44 CRIF SA
45 COOP Regione Ostschweiz-Ticino
46 Formamentis Sagl
48 Luisoni Consulenze SA
50 Pizzarotti SA
52 Qualicon Consulenze SA
53 SMSchool
54 Banque SYZ & CO
56 Fondazione IPT - Integrazione per Tutti
Strong opinion
Salario
troppo poco minimo
di Franco Ambrosetti,
Presidente Cc-Ti
Poche
Noi personalmente
nutriamo un certo
scetticismo soprattutto
di fronte a misure
che intervengono
nel mercato del
lavoro indebolendo
fortemente la libertà
di contrattazione e il
partenariato sociale,
uno degli elementi
essenziali della nostra
ricchezza nazionale
settimane ci separano dalla prossima votazione federale riguardante
la complessa tematica del salario
minimo. L’iniziativa chiede l’introduzione di un salario minimo mensile
di 4’000.- per tutti, in tutta la Svizzera. Gli economisti sono divisi. Tra i
fautori c’è chi vede nel salario minimo la soluzione a molti i problemi
come l’aumento della diseguaglianza, uno dei maggiori problemi del
nostro tempo. Gli avversari lo considerano un attacco pesante allo
Stato liberale. Noi personalmente
nutriamo un certo scetticismo soprattutto di fronte a misure che intervengono nel mercato del lavoro indebolendo fortemente la libertà di contrattazione e il partenariato sociale, uno degli elementi
essenziali della nostra ricchezza nazionale. La teoria economica classica sostiene che in un mercato
competitivo aumentare artificialmente il costo del
lavoro provoca una diminuzione della domanda.
Introdurre un salario minimo causerebbe pertanto la perdita del posto di lavoro ai dipendenti meno
qualificati con salari bassi. Proprio coloro che la
misura avrebbe dovuto proteggere. In realtà, nonostante Milton Friedman considerasse il salario
minimo una discriminazione verso i più deboli,
studi recenti compiuti in varie università americane e pubblicati dalla rivista “The Economist” dimostrano che in economie flessibili come la Gran
Bretagna o gli USA il salario minimo non ha avuto
nessun effetto depressivo, causando in alcune economie un effetto benefico sull’occupazione. Ma per
legittimare il salario minimo bisogna considerare
quanto minimo sia realmente perché c’è un effetto soglia. Si può sostenere, se mi permettete una
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similitudine, che non esistano
veleni ma solo livelli di tossicità. Una quantità minima di curaro uccide un bisonte in poche
ore, ma usato in chirurgia con
il giusto dosaggio è utilissimo.
Il salario minimo, affermano
gli studi citati, può essere utile purché non superi la soglia
del 50-60% del salario mediano
nazionale come in Gran Bretagna, Giappone e USA. Da noi il
salario mediano nazionale delle
categorie più interessate, lavoratori qualificati e non, ammonta a 5’132 franchi mensili (dati 2010). Con 4’000
franchi il salario minimo rappresenterebbe il 78%
del mediano. Un livello troppo alto specie se applicato con ideologia egualitarista, indistintamente
a tutti e ovunque, infermiera o parroco di campagna, a Zurigo o a Fusio. Mi pare una forzatura
che fa a pugni con i concetti di equità, di misura e
di buon senso. Vi pare equo che uno sguattero del
grotto Pin di Muggio percepisca lo stesso salario
minimo di un lavapiatti della Walliserstube di Zurigo dove la vita costa un terzo in più?
La disinvoltura, la magnanimità e la grandeur insite nella pretesa di elargire i soldi di altri, quelli
di artigiani o commercianti che spesso faticano a
sopravvivere, sono davvero sconcertanti. La prepotenza e la volontà confiscatoria di punire chi
non merita lascia a bocca aperta. Francamente mi
chiedo se i salari bassi siano un tale problema per
la Svizzera da mandarci tutti a votare o se, invece, non siano i prezzi altissimi la vera piaga da
affrontare. Sappiamo di averlo ripetuto fino alla
noia ma tant’è: in un Paese in cui la libera concorrenza è limitata ai pochi settori dove non c’è lo
re e disincrostare il mercato creando la libera concorrenza dove non c’è. Prendersela con i soliti noti
strattonando la marsina dell’imprenditore è troppo
facile e pure un poco miope. Nel lungo periodo bisogna trovare un’altra strategia che miri a rendere più
competitivo il mercato interno.
Possiamo anche accettare un salario minimo a livelli più realistici che considerino le diverse condizioni
regionali. Aggredire prezzi e salari in contemporanea, rimetterebbe, a nostro parere, il campanile al
centro del Paese. Operare sui due fronti, con cautela
perché la diminuzione dei prezzi causa difficoltà alle
aziende quasi quanto gli aumenti dei salari, si può
fare. Sempre che i partner sociali siano disponibili. Smettere di ignorare la problematica dei prezzi
gonfiati può davvero migliorare questo Paese, non
solo economicamente e socialmente, ridando lustro
e attualità a due principi fondanti della Costituzione:
equità e libertà.
Halfpoint © Shutterstock
Stato ovvero circa la metà del mercato globale, in
cui ci si destreggia tra monopoli statali, parastatali, tariffe imposte dall’amministrazione, mercati
sovvenzionati, dazi d’importazione, cartelli legali
e illegali, in un Paese in cui liberalizzare è una bestemmia e parlare di privatizzazioni comporta una
condanna alla disperazione eterna nel lazzaretto
dei sovversivi, non è strano che il livello dei nostri
prezzi sia esagerato.
Uno sguardo all’indice Big Mac dell’Economist ci
dice che con 7.14 dollari per un hamburger doppio
siamo secondi dopo la Norvegia dove costa 7,80
dollari e 1.54 dollari in India. Come la mettiamo?
Il salario minimo è un palliativo. Non è risolutivo. A un livello accettabile è una misura utile ma
provvisoria, non risolve il problema di fondo. Se un
Paese ha salari troppo bassi la soluzione sta nella
formazione, nel creare competenze e conoscenza. Se
invece è questione di prezzi alti bisogna liberalizza-
Ticino Business | 5
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