Nr. 7 Settembre 2015 L’economia ticinese tra realtà e percezione Nr. 7 - Settembre 2015 EDITORE: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano REDATTRICE RESPONSABILE: Strong opinion 4 Chi scaglia la prima pietra? Editoriale 6 Orari dei negozi: molto rumore per poco Lisa Pantini COMITATO REDAZIONALE: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Lisa Pantini, Gianluca Pagani, Stefania Micheletti e Cassia Casagrande FOTO DI COPERTINA: © Alev Bagater / shutterstock (immagine rielaborata successivamente) REDAZIONE: Cc-Ti, Corso Elvezia 16 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax+41 91 911 51 12 [email protected] www.cc-ti.ch PUBBLICITÀ: Pubblicità Sacchi, C.P. 558, 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 [email protected] www.pubblicitasacchi.ch GRAFICA E STAMPA: Fontana Print SA Via Maraini 23 C.P. 231, 6963 Lugano - Pregassona DIFFUSIONE: Tiratura: 2’600 copie Abbonamento gratuito per i soci Cc-Ti Abbonamento supplementare: - CHF 50.- annuo - per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA) Contromano 8 La crisi greca, l’immigrazione e la miopia dell’UE Tema 10 L’emergenza lavoro, tra rappresentazione e percezione. Come si distorce la realtà Ospite 12 Mercato del lavoro, fiscalità, tasso di cambio… L’economia reale non è quella percepita: la parola a chi è sul campo 14 Una maggiore pianificazione per un nuovo Ticino efficiente 16 Favoriamo maggiormente la cultura imprenditoriale per ridare dignità alle aziende ticinesi Biblioteca liberale 18 Le trappole della retorica populista Sì al risanamento del San Gottardo 20 San Gottardo fanalino di coda per la sicurezza del tunnel Attualità 21 La libera scelta degli studi è un modello superato? 22 La scuola dell’obbligo è sotto pressione 23 Vademecum del commercio estero - versione 2015, edito da S-GE 24 Contravvenzioni e delitti fiscali nell’era dello scambio internazionale d’informazioni Eventi 26 Esternalizzare: perché e in che modo, il 28.9.2015 26 Save the date - 98esima AGO Cc-Ti, il 23.10.2015 FREQUENZA: Ticino Business è pubblicato in 10 numeri annui Nr. 7 Settembre 2015 Formazione 31 Corsi proposti dalla Cc-Ti Commercio estero 32 Switzerland Global Enterprise 36 Fattura commerciale, fattura di spedizione o fattura proforma? Fiere internazionali e missioni economiche 37 I prossimi appuntamenti L’economia ticinese tra realtà e percezione Vita dei soci 39 Business Up 42 SVEGA Consulting Web Sagl 44 Effectred 46 Luisoni Consulenze SA 48 Gruppo Sicurezza SA 50 Società Svizzera Impresari Costruttori SSIC Sezione Ticino 52 a·pennello Sagl 54 BISNODE D&B SCHWEIZ AG Strong opinion Chi scaglia la prima pietra? di Franco Ambrosetti, Presidente Cc-Ti Non è facile spiegarlo ai greci. L’adesione della Grecia alla moneta unica, visto il disastro, è stata un errore. Lo diciamo con il senno di poi ma questo non cambia la realtà. Alcuni economisti vanno oltre, affermano che sarebbe stato meglio se la Grecia fosse rimasta fuori dell’EU. Tuttavia questa è una provocazione insensata, la Grecia è il Paese dove l’Occidente affonda le radici del suo patrimonio intellettuale, è il L’euro è nato in modo velleitario per scopi prettamente politici, contro il granitico parere della Bundesbank (Buba) e gli altolà di molti insigni economisti. Mettere insieme Nazioni culturalmente eterogenee, togliere loro la politica monetaria senza istituire un’unità politica, ha provocato l’avvicendarsi di gravissimi problemi minando pericolosamente la stabilità sia dell’euro che del progetto europeo nella sua globalità confine tra cultura occidentale e mediorientale, tra Cristianesimo e Islam. Senza la Grecia non ci sarebbe quasi nulla del sapere in campi come teatro, arti visive, architettura, matematica, geometria, fisica, sport (Olimpiadi), filosofia, istituzioni democratiche (Polis) e molto altro. Non dimentichiamo che le guerre subite e vinte contro l’espansionismo dei persiani di Serse e Ciro (500-400 a.C.) 4 | Ticino Business salvandoci dall’invasione hanno reso possibile il progresso e lo sviluppo delle conoscenze che da secoli ci tramandiamo da una generazione all’altra. Come Carlo Martello re di Francia fermò definitivamente l’invasione islamica a Poitiers nel 732, così ateniesi e spartani ci salvarono dalla sottomissione definitiva a civiltà molto diverse dalla nostra. La Grecia è più Europa di molte delle 29 Nazioni che formano l’EU. Poteva tuttavia evitare di entrare nella zona euro. Con la piega autoritaria presa dalla Germania che sembra pronta a realizzare il sogno bismarckiano di egemonizzare l’Europa, almeno quella dell’eurozona, la permanenza degli stati mediterranei nella moneta unica sembra sempre più un azzardo. L’euro è nato in modo velleitario per scopi prettamente politici, contro il granitico parere della Bundesbank (Buba) e gli altolà di molti insigni economisti. Mettere insieme Nazioni culturalmente eterogenee, togliere loro la politica monetaria senza istituire un’unità politica, ha provocato l’avvicendarsi di gravissimi problemi minando pericolosamente la stabilità sia dell’euro che del progetto europeo nella sua globalità. E questo non è il senno di poi: è esattamente la posizione del signor Tietmeyer, chef della Buba e di molti professionisti del mondo economico degli anni ‘90 preoccupati dal rischio insito nel progetto di adottare una moneta unica prima che il processo di integrazione fosse completato. La Grecia riceverà altri 86 miliardi per salvarsi dal fallimento. Le condizioni imposte dalla Troika sono proibitive. Sarà la solita partita di giro che servirà a mettere a posto i bilanci dei Paesi creditori e, parzialmente a rifinanziare le banche greche. I soldi, è un dejà vu, escono dall’EU e lì ritornano. Nel bailout precedente, oltre un terzo del prestito erogato ritornò in Germania e Francia per salvare le loro banche ultra-esposte verso la Grecia. Le nuove misure di austerità concordate da Tsipras, non faranno ripartire la crescita necessaria per ripagare l’enorme debito accumulato. Tutto il mondo economico sa benissimo che Atene non rimborserà mai interamente il proprio debito enorme. La signora Lagarde, tardivamente ha dichiarato che senza un taglio significativo del debito dal pantano non se ne esce. Il signor Schäuble non è d’accordo perché dopo aver concesso i crediti ha usato i rimborsi provenienti da Atene per rilevare il debito greco presso le banche tedesche sovraesposte. Ora il debito greco si trova nei bilanci dello Stato tedesco. Nell’‘800 i debitori insolventi andavano in carcere. Come se ciò potesse facilitare il rimborso. L’economista Stiglitz sostiene che il programma imposto alla Grecia non ha senso, esattamente come mettere in carcere i debitori morosi. A giudicare dai risultati del passato che ha ridotto il Paese in braghe di tela con 25% di PIL in meno e una disoccupazione al 25%, è difficile dargli torto. La Grecia aveva prima del salvataggio (2008) lo stesso debito di oggi, circa 350 miliardi. Le vere riforme, quelle volte a eliminare le oligarchie (che controllano settori chiave come banche e media), vietare le corporazioni, combattere la corruzione, l’inefficienza della burocrazia sovradimensionata, l’evasione fiscale, non sono state fatte. Non era una priorità per l’Europa troppo intensamente occupata a riportare in patria il denaro prestato e troppo poco di imporre le misure necessarie a cambiare il disastrato rapporto tra il cittadino greco e lo Stato. Ora ripete lo stesso errore e le conseguenze saranno le stesse. Sia chiaro: i greci sono i primi responsabili del disastro economico in cui si trovano. Ma la cura imposta non è servita a curare il male. L’imperizia di Tsipras, la strafottenza di Varoufakis si sono scontrate con l’arroganza di Schäuble e con una signora Merkel laureata in meccanica quantistica ma distratta. Dimentica che la legge di indeterminazione di Heisenberg vale in fisica ma ancor più per l’economia perché una persona è immensamente più imprevedibile di un elettrone, soprattutto se greca. Io credo fermamente nel sogno di un’Europa unita. Ovviamente non l’Europa burocratica e arrogante di oggi Io credo fermamente nel sogno di un’Europa unita. Ovviamente non l’Europa burocratica e arrogante di oggi. Che sia la Germania a togliermelo a dispetto della generosità con cui fu trattata dopo la fine della seconda guerra mondiale mi rattrista. Un grande Paese democratico che subì l’umiliazione del trattato di Versailles, l’avvento del periodo più buio e più funesto del ‘900 come conseguenza diretta di quel trattato lacrime e sangue, non dovrebbe imporre umiliazioni dello stesso tipo a un Paese debole e malato. In fondo i greci hanno sì molte colpe, ma non sono certo equiparabili a quelle del terzo Reich. Solo di soldi si tratta. E pure pochini, 1,3% del PIL europeo. Allora! Proprio tu scagli la prima pietra? Ticino Business | 5 Editoriale Orari dei negozi: molto rumore per poco di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti Tra qualche tempo sareForse che il mondo sia mo chiamati a esprimerci sul referendum contro cambiato e che nella la modifica degli orari di apernostra Repubblica tura dei negozi. La data è stata definita: si voterà il 28 febbraio al centro del mondo 2016. Ancora una volta si rischia non tutti se ne siano di buttare a mare un minimo perché da noi si reagisce in un compromesso, frutto di anni di accorti? Il dubbio modo viscerale contro ogni posdiscussioni, un numero esagesibilità di maggiore flessibilità, è più che legittimo rato di riunioni commissionache permetta ai commercianti di li, discussioni interminabili in aprire quando vi sono potenziali Gran Consiglio, ecc.. Tutto per clienti e di chiudere quando l’auna mezz’ora di apertura in più pertura non rende? Si obietterà e qualche altra modifica non rivoluzionaria, mentre che da noi vige la legge della giungla, con i frontaa qualche chilometro dal nostro confine si stanno lieri che invadono il settore e che non vi è un CCL tentando esperimenti di aperture di supermercati settoriale valido per tutti, ecc.. A parte il fatto che 24 ore su 24. Forse che il mondo sia cambiato e che un CCL del genere non c’è nemmeno in Vallese, nella nostra Repubblica al centro del mondo non tut- la preoccupazione di evitare lo sfruttamento del ti se ne siano accorti? Il dubbio è più che legittimo. personale è condivisa anche dalla parte sana del Senza arrivare ai casi estremi di aperture illimitate, mondo imprenditoriale, che è chiaramente predoprobabilmente non necessarie né auspicabili, sareb- minante. E con umiltà mi permetto di rilevare che, be comunque opportuno dare un’occhiata a quanto se anche vi fossero aperture più flessibili e esteavviene in altre regioni a vocazione turistica (di cui se, questo non svincolerebbe i datori di lavoro dal in Ticino ci riempiamo sempre la bocca, salvo poi rispetto delle norme imperative del diritto del lacomportarci in modo spesso antitetico al concetto di voro, che non permettono di impiegare le persone accoglienza). Non mi riferisco all’Italia o alle grandi oltre certi limiti. Se tale limite sono 45 ore, un’ametropoli europee, forse non paragonabili, ma basta zienda che non riesce a coprire le fasce di apertura fare un salto ad esempio a Zermatt o Crans-Montana, con il personale a disposizione ha due alternative: per accorgersi che tutti i negozi sono aperti la do- non aprire o assumere qualcun altro, secondo una menica. I supermercati come Migros e Coop dalle 8 valutazione imprenditoriale e non perché lo Stato alle 19, almeno nel periodo da giugno a ottobre (pos- dice che è giusto o sbagliato. E ricordo pure che so fornire la prova fotografica), mentre altri piccoli il contratto normale di lavoro introdotto in Ticino commerci aprono dopo le 15 per accogliere i turisti per i piccoli commerci perseguiva proprio lo scopo che rientrano dalle più o meno lunghe escursioni di evitare l’impiego eccessivo di frontalieri a salari nelle montagne circostanti. In nome di una flessi- ridotti. Senza dimenticare che le grandi aziende bilità che non dovrebbe far gridare allo scandalo. (Foxtown in testa, ma anche Migros e Coop, ecc.) Non mi risulta che Zermatt si distingua per forme di dispongono di contratti aziendali all’avanguardia. schiavismo e sfruttamento del personale particolari, Nel rispetto delle disposizioni legali, dell’ordine o che il livello salariale sia particolarmente basso. Né pubblico, della quiete pubblica e chi più ne ha più mi risulta un tasso di depressioni da maltrattamenti ne metta, sono elementi che meritano spiegazioni fuori controllo. E la situazione giuridica vallesana da chi si oppone a qualsiasi genere di flessibilità. non è molto diversa da quella ticinese, con un con- Prima che sia troppo tardi e che la battaglia sul tratto normale che regola le situazioni con coperte terreno della competitività con il resto del mondo da contratti collettivi generali o aziendali. Allora sia irrimediabilmente persa. 6 | Ticino Business Per visualizzare la versione completa è necessario essere soci ed effettuare il login Per richiedere l’affiliazione cliccare qui per effettuare il login e visualizzare la rivista per intero cliccare qui Grazie dallo staff della Cc-­‐Ti