La neve e le valanghe

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3^LEZIONE
INTERVENTO METEOROLOGO LUCA LOMBROSO
LA NEVE E LE VALANGHE
Il ciclo dell’acqua
Prima di capire cos’è la neve è opportuno approfondire la conoscenza del liquido più comune sulla
Terra: l’acqua che, attraverso il suo ciclo, permette all’intero globo di essere costantemente
rifornito di questo prezioso liquido. La maggior parte dell’acqua sulla Terra, quasi il 98%, si trova
allo stato liquido negli oceani, nei laghi e nei fiumi. Del restante 2% una parte si trova allo stato
solido nei ghiacci polari e nei ghiacciai, una parte è immagazzinata nell’atmosfera allo stato di
vapore ed una parte nei corpi degli organismi viventi.
Saturazione dell’aria
L’aria può contenere una quantità più o meno grande di vapore acqueo, in funzione della sua
temperatura: più una massa d’aria è fredda, meno vapore acqueo contiene.
Quando raggiunge il valore massimo di vapore l’aria è detta satura.
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Gli stati dell’acqua
Grazie al suo ciclo e
all’alternarsi dei suoi
tre stati: solido, liquido
e vapore, l’acqua è
costantemente
disponibile
per
gli
organismi viventi.
La neve
La neve è una precipitazione atmosferica composta da
cristalli di ghiaccio che si formano all’interno di una nube a
temperatura negativa, quando il vapore acqueo gela intorno a
microscopici nuclei solidi.
Formazione dei germi di ghiaccio
La condensazione delle
goccioline d’acqua avviene
in presenza di nuclei di
condensazione detti nuclei
di
congelamento
( particelle di polvere con
struttura
simile
al
ghiaccio) efficaci a partire
da –12°C. Senza tali nuclei
una goccia d’acqua pura non
potrebbe congelare che a
–41°C.
Le goccioline d’acqua che entrano in contatto con i nuclei di congelamento danno origine ai
cosiddetti germi di ghiaccio.
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Formazione dei cristalli di neve
Il germe iniziale si sviluppa a spese delle goccioline che lo circondano:
alcune goccioline evaporano e il vapore in eccesso si condensa
direttamente sotto for ma di ghiaccio sul germe che presenta una tipica
struttura esagonale. L’accrescimento del germe di ghiaccio dà vita al
cristallo di neve.
Forma dei cristalli
di neve
Gli scienziati
giapponesi hanno
raccolto più di
3000 tipi di
cristallo.
L’Organizzazione
Mondiale della
Meteorologia ha
individuato le
seguenti 10 forme
principali:
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Le trasformazioni della neve asciutta
Si definisce neve asciutta la neve che non contiene acqua allo stato
liquido e risulta formata solo da ghiaccio ed aria. La neve asciutta può
subire tre tipi di trasformazione.
1° Tipo: riguarda la neve fresca e si ha quando la variazione di
temperatura, nel manto nevoso, è debole. Le parti sporgenti si
smussano, trasformandosi in vapore che si congela nelle parti concave
dando grani arrotondati.
2° Tipo: riguarda i cristalli di neve caduti di recente e si ha quando la
differenza d temperatura nel mantello nevoso è media. Si ottengono
tipici grani a facce piane.
3° Tipo: riguarda i grani a facce piane che, se posti sopra il mantello
nevoso, brinano. Si ottengono cristalli a calice o la cosiddetta brina di
profondità.
Temperatura della neve e valanghe
Le condizioni ideali per nevicate abbondanti si hanno con temperatura vicino a 0°C o di poco
inferiore e i cristalli di neve sono più umidi, ramificati e uniti l’un l’altro.
Se in prossimità del suolo la temperatura è superiore a +3° +4°C piove e i cristalli si fondono.
A temperatura molto inferiore al punto di congelamento la neve cade in minore quantità ma
risulta composta da cristalli sottili e allungati: è la neve polverosa degli sciatori, ricca d’aria.
Una volta deposta al suolo la neve subisce trasformazioni per effetto del proprio peso, del vento
e della temperatura dell’aria circostante. I venti rimuovono e trasformano gli strati superficiali,
creando anche notevoli accumuli. Il sole può far fondere parzialmente i cristalli che gelano nella
notte, formando croste più o meno resistenti, sulle quali si aggiungono nuovi strati di neve
fresca. Nelle zone montuose si creano così le condizioni ideali per la caduta di valanghe, che
spazzano i canaloni, travolgono la vegetazione e talvolta investono anche i luoghi abitati,
causando vittime.
Nevosità nel Modenese dal 1830 ai giorni nostri
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