LA NEVE: UN MONDO DI CRISTALLI DALLA SUA FORMAZIONE ALLA FUSIONE" PROF. MASSIMILIANO FAZZINI –UNIVERSITA’ DI FERRARA LICEO SCIENTIFICO P. PALEOCAPA ROVIGO 12 APRILE 2014 LA NEVE: DEFINIZIONE Da diz. Treccani Precipitazione atmosferica solida che si presenta in piccoli cristalli esagonali riuniti in fiocchi, se la temperatura è vicina allo zero, o isolati in piccoli grani, se la temperatura è molto al di sotto dello zero IL MANTO NEVOSO O NEVE AL SUOLO: DEFINIZIONE struttura complessa diversificata ed in continua evoluzione Formata da un miscuglio di acqua allo stato solido (ghiaccio sia cristallino che amorfo), allo stato di vapore, di aria e varie altre sostanze e “materiali” raccolti durante la precipitazione o inglobati al suolo gli equilibri tra queste “sostanze” e la loro conformazione, nel caso del ghiaccio, determinano le caratteristiche e il comportamento del manto nevoso ALCUNI ESEMPI DI MANTO NEVOSO Manto nevoso con neve fresca ALCUNI ESEMPI DI MANTO NEVOSO Manto nevoso ruscellato: fusione e pioggia ALCUNI ESEMPI DI MANTO NEVOSO Manto nevoso con firnspiegel o crosta da sole ALCUNI ESEMPI DI MANTO NEVOSO Manto nevoso con brina di superficie ALCUNI ESEMPI DI MANTO NEVOSO Manto nevoso modellato dal vento FORMAZIONE DELLA NEVE METEORICA in atmosfera l’acqua è presente allo stato gassoso (vapore) allo stato liquido e solido (ghiaccio) in aria pura in teoria la solidificazione dovrebbe iniziare a –0,1°C ma a causa sta tensione superficiale e dell’istabilità delle condizioni termodinamiche, resta a lungo in sopraffusione FORMAZIONE DELLA NEVE METEORICA Il Processo ha inizio nella nube La nube è composta da ghiaccio e goccioline di acqua allo stato sopraffuso che resistono allo stato liquido anche a temperature molto al di sotto dello zero (fino a circa -41°C!!!!) FORMAZIONE DELLA NEVE METEORICA per fortuna l’aria non è pura e in presenza di particolari pulviscoli (caoliniti, polveri di argille, vari prodotti di eruzione vulcanica, ecc.) oltre il 50% della solidificazione può avvenire già a –12°C e quindi a quote basse, con buona presenza di vapore i granuli di pulviscolo funzionano da catalizzatori: abbassano l’energia di attivazione per la formazione dei legami molecolari (“nuclei di congelamento”) con la formazione del microcristallo di ghiaccio FORMAZIONE DELLA NEVE METEORICA con le “giuste temperature” e pressione di vapore si ha migrazione di vapor d’acqua verso i microcristalli (per riequilibrio = migrazione verso zone più fredde) questo tipo di formazione è detta assunzione per sublimazione FORMAZIONE DELLA NEVE METEORICA Si formano cristalli sempre più grandi con la crescita sui tre assi della struttura cristallina esagonale tipica dell’acqua alla forma solida STRUTTURA CRISTALLINA DELLA NEVE data la maggiore densità molecolare sui lati che sulle basi si ha maggiore probabilità di accrescimento lungo gli assi “a” e “b” anche se in realtà le forme sono estremamente variabili VARIE FORME DELLA NEVE METEORICA il processo avviene nella libera atmosfera e quindi in condizioni variabilissime dando luogo a una grande molteplicità di forme: piastra, prisma, dendrite, dendrite brinato o neve pallottolare, una piastra poi sviluppatasi in prisma, aghi, etc VARIE FORME DELLA NEVE METEORICA Dendrite stellare FORME E CONDIZIONI DI FORMAZIONE la forma è influenzata dalla supersaturazione di vapore rispetto al ghiaccio e dalla temperatura; meno dalla velocità di formazione FORME BRINATE oltre alla assunzione per sublimazione si può avere l’assunzione diretta di goccioline di acqua in condizioni forte umidità sulla superficie fredda dei cristalli = brinamento Avviene in condizioni di turbolenza con risalita dei cristalli NEVE PALLOTTOLARE si ha così la formazione del nevischio o neve pallottolare una forma particolarmente importante perché forma ottimi piani di scivolamento per le valanghe ALTRE IDROMETEORE SOLIDE: BRINA DI SUPERFICIE sublimazione di vapore con cristallizzazione su superfici fredde in assenza di vento: di giorno riscaldamento con accumulo di vapore al suolo, di notte forte irraggiamento con raffreddamento della superficie della neve = sublimazione con formazione di lamelle o ventagli strutture estremamente fragili e ottime per costituire lo strato debole e il piano di scivolamento delle valanghe nel caso di inglobamento nel manto nevoso ALTRE IDROMETEORE SOLIDE: GALAVERNA brina opaca o brina soffice o galaverna = in presenza di nebbia o nubi basse (forte umidità), con temperature < di 0°C e con vento si ha solidificazione di gocce di acqua in forma di granuli di ghiaccio bianco opaco sui lati esposti al vento anche questa è una struttura decisamente fragile e quindi pericolosa nel caso di inglobamento nel manto nevoso ALTRE IDROMETEORE SOLIDE: SFERETTE DI GHIACCIO goccioline di pioggia ghiacciate costituirebbero un grosso pericolo: struttura decisamente fragile e quindi pericolosa nel caso di inglobamento nel manto nevoso In generale, tuttavia non si verificano precipitazioni in grado di formare strati deboli ALTRE IDROMETEORE SOLIDE: GRANDINE crescita di grani di ghiaccio amorfo, in atmosfera con molta turbolenza, per adesione in vari strati di acqua sopraffusa: se si seziona un grano si individuano le stratificazioni; meno importante per le valanghe: si verifica in genere nei mesi caldi ed è più rara in inverno LA NEVE AL SUOLO: IL MANTO NEVOSO miscuglio di proporzioni variabilissime di cristalli di ghiaccio, vapore d'acqua, acqua liquida, aria e vari altri componenti meteorici o presenti al suolo la struttura, composizione e caratteristiche chimico fisiche sono in continua evoluzione dovuta a molteplici fattori FATTORI CHE INFLUENZANO L’EVOLUZIONE DEL MANTO NEVOSO IL FLUSSO DI CALORE GEOTERMICO apporto di calore dovuto al calore interno al pianeta (calore latente immagazzinato alla sua formazione, decadimento di materiali radioattivi, sprigionamento di energia per gli attriti tra le placche continentali, ecc.) è un flusso costante di 50 kcal/cmq/anno = con un manto di 50-60 cm (ottimo isolante) il flusso geotermico determina una temperatura di 0°C al suolo condizione decisiva per l'evoluzione della neve al suolo = è il solo fattore costante FATTORI CHE INFLUENZANO L’EVOLUZIONE DEL MANTO NEVOSO: PRESSIONI dovute a nuova massa nevosa (es. 50 cm di neve con densità = 150 kg/mc determina un carico di 75 kg/mq), pioggia, sollecitazioni esterne (persone, animali, mezzi, vento) = diminuzione degli spessori, compattazione, variazione delle forme cristalline, diminuzione del contenuto in aria NUOVE PRECIPITAZIONI NEVOSE aumento degli spessori e e delle masse masse ma anche variazione dei rapporti termici con diversa distribuzione delle temperature (gradiente) oltre alla variazione delle temperature in superficie NUOVE PRECIPITAZIONI: PIOGGIA favorisce la fusione ma è poco importante per il bilancio termico = servono 179,8 cal per sciogliere 1g di neve; sono necessari 8mm di pioggia per ottenere 80cal a 10°C e 92mm a 0,5°C è importante per la formazione di croste ghiacciate e quindi piani di scivolamento oppure, in caso di alte temperature per la rottura dei legami tra i cristalli e per l’appesantimento del manto nevoso FATTORI CHE INFLUENZANO L’EVOLUZIONE DEL MANTO NEVOSO: RADIAZIONE INCIDENTE soleggiamento diretto = alte frequenze (quelle dell’ultravioletto e quelle del visibile)= le nevi fresche riflettono fino al 90% con un minimo del 60% per le nevi sporche e con grossi cristalli tondeggianti per questo la radiazione diretta scalda pochissimo il manto nevoso FATTORI CHE INFLUENZANO L’EVOLUZIONE DEL MANTO NEVOSO: RADIAZIONE NELL’INFRAROSSO radiazione infrarossa = basse frequenze = tipica delle giornate nuvolose = è efficace e determina il riscaldamento del manto (bilancio termico positivo) ecco perché nelle giornate serene la neve può essere secca mentre nelle giornate nuvolose è spesso umida ESEMPI Giornata serena: neve asciutta e fredda anche al sole Giornata nuvolosa: neve meno fredda e umida anche a nord FATTORI CHE INFLUENZANO L’EVOLUZIONE DEL MANTO NEVOSO: NEBBIA elevata umidità, apporto di calore durante le ore calde, durante le ore fredde condensazione e sublimazione con brinamento (in assenza di vento) FATTORI CHE INFLUENZANO L’EVOLUZIONE DEL MANTO NEVOSO: IL VENTO Azione meccanica e termica IL VENTO: AZIONE MECCANICA rimaneggiamento del manto nevoso con spostamento anche di grandi masse = lastroni da vento effetti meccanici sui cristalli con variazione delle forme e dei tipi di legami IL VENTO: TRASPORTO DI CALORE fondamentale come pompa di calore con importantissimi effetti sugli scambi termici con apporto o asporto di calore e vapore: gli effetti termici sono molto più rapidi e profondi che per gli altri fattori Un vento freddo e secco può raffreddare molto rapidamente il manto nevoso di 10°C in una sola giornata; l’effetto contrario (riscaldamento in profondità) è ottenuto da un vento caldo (es. condizione di fohn) FATTORI CHE INFLUENZANO L’EVOLUZIONE DEL MANTO NEVOSO: IRRAGGIAMENTO NOTTURNO CON CIELO SERENO forte perdita di calore soprattutto nelle notti serene (con un bilancio termico negativo) e forte raffreddamento del manto nevoso FATTORI CHE INFLUENZANO L’EVOLUZIONE DEL MANTO NEVOSO: LA TEMPERATURA Si è fin qui compreso che uno dei fattori fondamentali dell’evoluzione del manto nevoso è il calore acquisito o perso dalla neve al suolo Andremo ora ad esaminare gli effetti delle variazioni di temperatura nel manto nevoso con i conseguenti metamorfismi dei cristalli di neve Per studiare questi aspetti si procede alla misurazione della temperatura del manto nevoso con un scavo e la misurazione ogni 10 cm LA TEMPERATURA La distribuzione delle temperature in senso verticale è dovuta agli scambi termici all’interno del manto nevoso e tra questo e il suolo e l’atmosfera all’interno del manto questo avviene per conduzione termica della fase ghiaccio, della fase liquida e scambio di calore latente in evaporazione e sublimazione fino a poco tempo fa si riteneva che questo avvenisse fondamentalmente per convezione gassosa (possibile in zone molto fredde Alaska-Lapponia) secondo Gubler alle nostre latitudini questo processo è da escudere = il flusso di vapore avviene per tensione superficiale intorno ai cristalli e nelle microcavità LA TEMPERATURA: GRAFICI riportando su un grafico in ordinata le altezze di misurazione e in ascissa le temperature si ottiene l'andamento che può essere fondamentalmente di tre tipi: Temperature da fusione = prossime allo zero Da basso gradiente Da medio e alto gradiente LA TEMPERATURA: CONCETTO DI GRADIENTE TERMICO È il rapporto tra la differenza di temperature in un intervallo di spazio in questo caso tra due punti di misurazione Vi possono essere tre condizioni: basso gradiente = <0,05°C/cm medio gradiente = tra 0,05 e 0,2°C/cm Alto gradiente = > 0,2°C/cm VARIAZIONI DELLA TEMPERATURA E METAMORFISMI DELLA NEVE AL SUOLO Andremo ora ad analizzare le trasformazioni dei cristalli di neve al suolo in base alle diverse condizioni termiche del manto nevoso IN BASE ALL’INCIDENZA DI TUTTE QUESTE VARIABILI, IL MANTO NEVOSO EVOLVE DALLA CONDIZIONI INIZIALE “GRANO 1”: METAMORFISMI DA DEBOLE GRADIENTE METAMORFISMI DA DEBOLE GRADIENTE la tensione di vapore non è omogenea: più molecole attorno ai punti “meno freddi" (parti fini o appuntite o convesse) meno molecole nei punti più "freddi" (parti grosse o concavità) la stessa cosa vale tra un cristallo piccolo e uno grosso per riequilibrio energetico si ha migrazione di molecole verso le zone a minor tensione di vapore in zone fini= liberazione di molecole (zone meno fredde) in zone di arrivo= deposito di molecole nelle zone più fredde Trasferimento di vapore METAMORFISMI DA DEBOLE GRADIENTE nelle fasi iniziali, la STRUTTURA DEL FIOCCO, A SIMMETRIA ESAGONALE, perde LE ESTREMITA’ ma sono ancora riconoscibili le strutture iniziali – CRISTALLI 2 Neve fresca Neve parzialmente trasformata; IL PROCESSO è MOLTO RAPIDO IN PRESENZA DI FORTI VENTI METAMOFISMO MECCANICO, particelle 2b METAMORFISMI DA DEBOLE GRADIENTE nello stadio finale il cristallo diviene una sferula con diametro minore o uguale a 0,5 mm (classica forma della neve dei lastroni da vento) detti grani fini – CRISTALLI 3 con conseguente perdita di aria e notevole assestamento DEBOLE GRADIENTE: SINTERIZZAZIONE Con il procedere dei processi si formano legami molto forti. Per la sola azione della temperatura i tempi richiedono gironi. Gli stessi risultati possono essere raggiunti anche in poche ore dal vento: lastroni da vento METAMORFISMI DA GRADIENTE MEDIO ED ELEVATO METAMORFISMI DA GRADIENTE MEDIO ED ELEVATO Si hanno sensibili differenze (>0,06°C/cm) non solo tra parti di cristalli o zone convesse e concave ma tra strati creazione di un flusso ascensionale di vapore da strati "meno freddi" inferiori a quelli “più freddi" superiori per trasporto di calore attraverso la fase ghiaccio (più conduttore dell'aria) e per trasporto di vapore (calore latente) quest'ultimo è piccolo = satura 2-3 pori superiori poi sublima e così via METAMORFISMI DA GRADIENTE MEDIO il vapore sublima sui cristalli più freddi superiori formando superfici piane e sfaccettature sempre con struttura esagonale = cristalli sfaccettati (CRISTALLO 4) METAMORFISMI DA GRADIENTE ELEVATO (> 0,15-0.20 °C/cm) il processo è molto attivo il vapore che sale sublima alla base dei granuli superiori con cristallizzazione esagonale e forte aumento delle dimensioni (si arriva anche ai cm) formazione di piramidi esagonali per lo più cave dette cristalli a calice o brina di fondo (CRISTALLO 5) METAMORFISMI DA GRADIENTE ELEVATO il processo termina con una specie di corto circuito termico: quello superiore che cresce tocca quello inferiore che cala si ha la scomparsa di legami orizzontali e la formazione di soli legami verticali molto deboli si formano strutture a colonne rigide = con buona resistenza alla compressione (possono sopportare anche nevicate importanti) ma scarsissima resistenza al taglio METAMORFISMI DA GRADIENTE ELEVATO il processo è favorito sui versanti in ombra, da bassa densità (alta tensione di vapore e presenza di aria), presenza di cavità (erbe alte, arbusti, ghiaioni, ecc.), da bassi spessori del manto nevoso (a pari temperatura aumenta il gradiente = con una differenza di 15°C tra il suolo e la superficie: con 150 cm di neve gradiente = 0,1°C/cm con 50 cm gradiente = 0,3°C/cm); ricordare che strati compatti impermeabili ( croste da fusione e rigelo) possono fungere da riduzione degli spessori del manto creando uno “strato basale virtuale” ricordare che questo processo richiede aria quindi non è possibile in presenza di acqua liquida o in nevi molto dense (per questo non avviene in strati che hanno subito fusione e rigelo anche in condizioni di alto gradiente; può avvenire sopra o sotto lo strato da fusione e rigelo) METAMORFISMI DA GRADIENTE ELEVATO Sia i cristalli sfaccettati che quelli a calice vanno a costituire ottimi strati deboli e piani di scivolamento per le valanghe: le luminescenze sul piano di scivolamento sono date da questi cristalli la brina di profondità visivamente assomiglia a sale grosso la resistenza è quella dei grani di polistirolo cioè nulla METAMORFISMI DA GRADIENTE ELEVATO Esempio di distacco di lastrone su strato debole (cristallo sfaccettato 4) METAMORFISMI DA FUSIONE E RIGELO CON TEMPERATURE INIZIALI PROSSIME ALLO ZERO METAMORFISMI DA FUSIONE E RIGELO tipici della primavera ma anche di periodi “caldi” in pieno inverno; quando la temperatura raggiunge gli 0°C = inizia la fusione e compare acqua liquida in torno ai grani Si smussano le spigolosità e si rompono i legami diretti; nel caso di ritorno a basse temperature si ha rigelo in fase finale del processo di fusione e rigelo = formazione di grossi grani arrotondati e formazione di policristalli formati dai grani di ghiaccio e dall'acqua capillare ghiacciata intorno e fra di essi (CRISTALLI 6 a e b) METAMORFISMI DA FUSIONE E RIGELO In caso di fusione se l’acqua è poca = < 3% del volume risale per capillarità = neve umida sostituisce la coesione per sinterizzazione con coesione per capillarità = efficace (nevi primaverili) tipo “cemento armato” METAMORFISMI DA FUSIONE E RIGELO In caso di fusione se La percentuale di acqua è elevata >12% si ha fluidificazione e lubrificazione = valanghe di neve fradicia (sia colate che valanghe catastrofiche) METAMORFISMI DA FUSIONE E RIGELO alle quote elevate (almeno negli anni passati) dopo la fusione primaverile ed estiva una parte resta fino alle nevicate dell'anno successivo = formazione del nevato (massa volumica intorno ai 550600 kg/mc) dal nevato con vari cicli annuali di fusione e rigelo si passa al ghiacciaio per perdita progressiva di aria (massa volumica prossima a 916 kg/mc) ALTRI METAMORFISMI sinterizzazione da vento = rapida frammentazione con arrotondamento più pressione meccanica con conseguente rapida sinterizzazione (anche lastroni durissimi appena scalfiti dalle lamine degli sci o dai ramponi) ALTRI METAMORFISMI sinterizzazione vento lastroni da formazione di ALTRI METAMORFISMI sinterizzazione per pressione DEPOSITI DI SUPERFICIE Da soleggiamento diretto = formazione di uno strato sottile e translucido da rigelo del vapore dato dalla radiazione diretta del sole = superficie molto liscia e spesso con vuoto tra esso la superficie sottostante = Firnspiegel = bassissima resistenza e ottimo piano di scivolamento – classe 9c METAMORFISMI I CICLI POSSIBILI LE NEVICATE ECCEZIONALI DELL’ULTIMO INVERNO E LE VALANGHE ASSOCIATE… GRAZIE PER LA VOSTRA ATTENZIONE