riuscirono bellissime e adescarono la violenta cupidezia di quel

riuscirono bellissime e adescarono la violenta cupidezia di quel ladrone di
Verre inviato da Roma per743 pretore nell’Isola nostra.
Allo stesso Elio rubò anche Verre un leggiadrissimo Cupido in marmo
opera insigne di Prassitele emulo di Fidia lodate da Cicerone744 e da Plinio745.
Fra gli scultori e fonditori in bronzo acquistò nome infame quel
Perillo746 Ateniese che offrì al tiranno Falaride un toro in bronzo ove poteansi col fuoco sottoposto bruciare quegl’infelici ch’erano in odio al tiranno; ma questo ne fece esperimento sullo stesso artista. (1)747
Anche Silanione ateniese748 volle farsi mostra del suo valore con la statua in bronzo di Saffo, opera lodatissima da Cicerone749 e da Plinio, che
pure attirò le mani rapaci di Verre il quale rapilla al Pritaneo di Siracusa
come pure due famosi vasi cesellati da Boeto e da Mentore750 e posseduto
da un Diodoro melitese soggiornante in Melibeo.
Verre che amava i sontuosi pranzi che sfoggiar soleva nel lusso di vasi
di argento o di altro metallo stabilì in Siracusa una officina in cui invitò i
migliori cisellatori di vasi e di altri ornamenti domestici talché se assassinò coi furti la Sicilia, le giovò almeno nell’avere promossa una scuola di
ottimi artisti in quel genere.
Ma erasi già innalzato su tutti gli scultori del tempo un Pittagora leontino751 che è d’uopo distinguere dall’altro di Reggio dello stesso nome.
Plinio rende onore al nostro riguardandolo come superiore allo stesso
Mirone, famoso in Grecia. Il nostro Pitagora fu tra i primi a far mostra
della sua scienza di miologia nelle sue statue; talché non solo erano in esse
ben collocati i muscoli, i nervi e le vene ma con molta arte espressi i capelli e i sentimenti dell’animo, come in quella statua di un giovane zoppicante ch’esprimeva il dolore per una piaga al piede e che ammiarvasi in
Siracusa752 ed un’altra di Astilo che mostravasi in Olimpia (1)753.
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Segue cancellata la parola: “questore”.
Marcus Tullius Cicero, Orationes, Verrinae, 2. Actio secunda in Verrem, 4. De signis, II.4.
Gaius Plinius Secundus, Naturalis historia, XXXVI, 22 [=4].
746
Leggendario bronzista agrigentino, Perillos fiorì, secondo la tradizione, intorno al 560 a.C.
747
A c. 277v nota in calce: “(1) Cic. in Ver. Lib. IX. - Plin. Lib. XXXIV, C. VIII”. <Marcus Tullius
Cicero, Orationes, Verrinae, 2. Actio secunda in Verrem, 4. De signis, XXXIII.73; Gaius Plinius
Secundus, Naturalis historia, XXXIV, 89 [=19]>.
748
Silanione bronzista di Atene, del sec. IV a.C.
749
Marcus Tullius Cicero, Orationes, Verrinae, 2. Actio secunda in Verrem, 4. De signis, LVII.125-127.
750
Mentore, famoso toreuta greco, attivo probabilmente nella prima metà del sec. IV a.C.
751
Pitagora, scultore nativo di Samo, attivo tra il 490 e il 450 a.C., migrò a Reggio probabilmente
dopo il 494 a.C.
752
Gaius Plinius Secundus, Naturalis historia, XXXIV, 59 [=19].
753
A c. 278r nota in calce: “(1) Plinio Lib. XXXVI C. 8 - Paus. Lib. VI” <Gaius Plinius Secundus,
Naturalis historia, XXXIV, 59 [= 19]. Plinio però fa riferimento a Pitagora di Reggio; Pausanias
periegeta, Greciae descriptio, VI. Elide, XIII, 1>.
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