6 Mercoledì 16 Novembre 2016 Corriere della Sera # Primo piano I conti pubblici Il rimbalzo della crescita Il Pil sale dello 0,9% Padoan: numeri robusti, dati in linea con le nostre stime La crescita L’andamento del Prodotto interno lordo VARIAZIONI TENDENZIALI +0,9% Nei confronti dello stesso trimestre dell’anno passato 2 1 0 -1 -2 -3 Cresce più del previsto l’economia italiana. Secondo le stime provvisorie diffuse ieri dall’Istat, nel terzo trimestre di quest’anno il Pil, il Prodotto interno lordo, ha registrato un aumento dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, e dello 0,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il dato più importante, però, è un altro: la crescita già acquisita per il 2016, cioè quella che si avrebbe con il Pil fermo da ROMA L’analisi qui alla fine dell’anno, è pari a 0,8%. È lo stesso valore indicato dal governo nella nota di aggiornamento al Def, il Documento di economia e finanza. Con una leggera crescita nell’ultimo trimestre, quindi, l’andamento dell’economia potrebbe essere migliore di quello atteso dall’esecutivo. L’Istat, inoltre, rivede al rialzo il dato del Pil del primo trimestre dell’anno che, rispetto al trimestre precedente, passa a +0,4% da +0,3%. Mentre ridimensiona, da 0,2 a 0,1, l’andamento del terzo trimestre dell’anno scorso, quello usato come pietra di paragone per il dato pubblicato ieri. «Con le riforme sale il Pil, senza le riforme sale lo spread», dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che poi aggiunge: «I dati non sono soddisfacenti ma per la prima volta abbiamo fatto meglio di Francia e Germania». Il ministro dell’Eco- III trim 2010 III trim 2011 III trim 2012 III trim 2013 III trim 2014 III trim 2015 III trim 2016 VARIAZIONI CONGIUNTURALI Nei confronti del trimestre precedente 0,8 0,4 0,0 -0,4 +0,3% -0,8 III trim 2010 III trim 2011 III trim 2012 III trim 2013 III trim 2014 Fonte: Istat III trim 2015 III trim 2016 d’Arco nomia Pier Carlo Padoan parla di «dati in linea con le stime del governo» e di «crescita che sta arrivando in modo robusto». Mentre dall’opposizione Renato Brunetta ironizza: «Siamo in deflazione e Renzi si fa dare un aiutino dall’Istat». Scendendo nel dettaglio dei singoli settori produttivi, sottolinea l’Istituto nazionale di statistica, la crescita nel terzo trimestre è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nei comparti dell’industria e dei servizi e di una diminuzione nell’agricoltura. Nello stesso giorno la Banca d’Italia ha reso noto che a settembre il debito pubblico italiano si è attestato a 2.212,6 miliardi di euro, in diminuzione di 12,1 miliardi rispetto al mese precedente. Sebbene quasi impercettibile, anche questo è un segnale positivo. Lorenzo Salvia © RIPRODUZIONE RISERVATA Un terzo trimestre aiutato da turismo ed edilizia Ma non è un’inversione a U. La fine del 2016 e l’inizio 2017 non terranno la stessa velocità di Dario Di Vico Festeggiamo, dunque, lo 0,3 per cento in più di Prodotto interno lordo del terzo trimestre ma facciamolo con moderazione. Dopo la crescita zero della scorsa rilevazione è positivo che l’economia abbia dato segnali di movimento ed è altrettanto importante che siamo quantomeno rientrati nel gruppo perché il nostro incremento è nella media Ue e anzi questa volta siamo di un decimale più veloci di Francia e Germania. La moderazione è necessaria perché (purtroppo) non possiamo dire di aver cambiato marcia una volta per tutte e infatti le previsioni sul quarto trimestre e, ancor di più, sul 2017 lo testimoniano. Per farla breve +0,3% in un trimestre non è la nostra raggiunta velo- La spinta La domanda interna ha compensato largamente la contrazione dell’export cità di crociera ma, per ora, solo un episodio felice. In base alle cose che sappiamo, ad aver determinato il buon risultato è stata soprattutto la domanda interna che ha compensato largamente la contrazione dell’export. Non conosciamo però, come sottolinea Fedele De Novellis (Ref Ricerche), quale sia la proporzione tra consumi reali e scorte delle imprese. Se dovessimo basarci sugli ultimi dati (bassissimi) dell’inflazione potremmo dire che i consumi non sono saliti di tanto ma bisognerà attendere le successive comunicazioni dell’Istat per poter dare un giudizio definitivo. Si può pensare però che un contributo significativo alla domanda interna sia venuto dal turismo e dall’edilizia come testimoniano gli ultimi dati favorevoli che hanno fotografato le compravendite di case e l’accensione di mutui bancari. Interessante anche la dinamica degli investimenti in mezzi di trasporto pesanti: la vendita di autocarri grazie anche alle agevolazioni è salita in nove mesi del 37,2%. Restano soste- +10 per cento le immatricolazioni di automobili a ottobre nute le immatricolazioni di auto, che ancora ad ottobre hanno sfiorato +10%. Se i fattori di risalita sono incoraggianti come mai tutti gli analisti si aspettano un quarto trimestre meno brillante (attorno a +0,1%)? Innanzitutto ci sono fattori di calendario che ad agosto hanno giocato positivamente ma a dicembre per l’incrocio tra le date del referendum costitu- zionale e le festività tradizionali potrebbero comportare una riduzione delle giornate lavorative. Ma non è tutto: a bloccare il movimento dell’economia reale è in qualche modo il clima spasmodico di attesa del risultato del referendum costituzionale che ha contribuito a congelare o rinviare le scelte degli operatori, che — come si dice in gergo — sono rima- sti alla finestra. Sul fronte degli investimenti il quarto trimestre non porterà risultati perché gli imprenditori aspettano che venga approvata e poi entri in vigore la legge di Bilancio; in particolare è il Piano Industria 4.0 che grazie agli incentivi collegati dovrebbe dare una spinta all’ammodernamento del parco macchine e agli investimenti sul digitale. Ma ovviamente solo a 0,3 per cento la crescita del Pil tra il terzo e il secondo trimestre 2016 partire dall'1 gennaio 2017. In sostanza le stime dicono che il Pil del 2016 dovrebbe chiudere con un +0,9% e a quel punto avremmo davanti l’anno nuovo con tutto il carico delle incognite che si porta dietro. Si è già discusso e polemizzato sulle previsioni per il ‘17 che il governo ha indicato nella crescita del Pil di un punto e che invece tutta una serie di agenzie, banche e organismi internazionali ha stimato più in basso. Per ora si può dire che la forchetta di oscillazione è ampia e va dallo 0,6 all’1% ma molto dipenderà anche dall’efficacia delle misure che il governo sta inserendo nella legge di Bilancio. Nessuno, invece, si fa illusioni sul contributo che alla ripresa italiana potrebbe dare il commercio internazionale. «Le minacce di un ciclo di politiche protezionistiche sono davanti agli occhi di tutti — commenta Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo — e se dalle parole si passerà ai fatti l’economia italiana non potrà che soffrirne». Incassiamo quindi il risultato Istat di ieri perché ci dice che «il malato reagisce», teniamo però gli occhi bene aperti perché i prossimi mesi saranno ancora una volta decisivi. © RIPRODUZIONE RISERVATA La parola SCORTE Dal punto di vista statistico le scorte comprendono tutti i beni che rientrano negli investimenti lordi ma non nel capitale fisso e che sono posseduti ad un dato momento dalle unità produttive residenti. La variazione — secondo il glossario dell’Istat — è misurata come differenza tra il valore delle entrate nel magazzino e quello delle uscite dal magazzino. Nel dettaglio le scorte comprendono le seguenti categorie: materie prime, prodotti intermedi, prodotti in corso di lavorazione e prodotti finiti. Codice cliente: 9077385