NUTRIZIONE E CANCRO

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NUTRIZIONE E CANCRO
Dalle abitudini alimentari alla scelta consapevole del cibo.
Luciano Meschini - Medico, Psicoterapeuta NPF
S
econdo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1999 in tutto il mondo più di 10 milioni di persone si sono
ammalate di cancro: ebbene, 3 o 4 milioni
avrebbero potuto evitare la malattia se negli anni precedenti avessero mangiato in modo diverso da come
hanno fatto. Da quasi trent’anni l’oncologia mondiale
studia con impegno il rapporto tra cibo e cancro e la
valutazione che attribuisce a una “buona dieta” la possibilità di evitare complessivamente il 30-40% di tutti i
tumori è quella che ottiene il maggior numero di consensi.
Fino ai primi decenni dello scorso secolo in tutte le
regioni del mondo, salvo poche eccezioni, le patologie
da carenza di nutrizione erano all’apice delle casistiche nosocomiali. L’uso di carne nella dieta era, se non
occasionale, molto contenuto; le diete abituali erano
senz’altro carenziali e spesso condizionavano la crescita normale dei ragazzi.
Le abitudini alimentari che sono invalse nell’uso negli ultimi 50 anni hanno determinato il cambiamento
dell’espressione statistica delle malattie nel mondo occidentale, passando da malattie causate da iponutrizione a malattie da eccesso di nutrizione.
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Esse incidono in modo significativo nella maggior
parte delle malattie: si può dire che non ci sia malattia
che non richieda una correzione del regime alimentare, così come un’alimentazione bilanciata è senz’altro
alla base del mantenimento del nostro benessere.
Troppo spesso, se non sempre, non siamo guidati in
questa operazione fondamentale per la nostra vita, che
è l’alimentazione, dai principi di oggettività ed obiettività che invece ci permetterebbero di vivere fisiologicamente e di non danneggiare, ma anzi favorire, il
progetto contenuto nel nostro patrimonio genetico.
Oggettività è la valutazione, libera dai condizionamenti e dagli automatismi, delle caratteristiche fisiche
del cibo che abbiamo di fronte: caratteristiche nutrizionali, freschezza, etc.
Obiettività è lo scopo per cui un determinato cibo
viene da noi assunto. Questo varia nei diversi momenti
della crescita, nei diversi periodi dell’anno, secondo le
attività che si svolgono, ma riconosce comunque un
comune denominatore: soddisfare le necessità fisiologiche dell’individuo sia energetiche che plastiche.
Il nostro cervello è in grado di applicare il metodo
della oggettività-obiettività naturalmente, soltanto se
si riesce a far lavorare insieme i due emisferi e non la-
vorando solo con l’emisfero sinistro,
che come ben sappiamo è soggetto a
condizionamenti culturali, personali,
familiari, sociali e ad automatismi
che riducono la realtà ad algoritmi
stravolgendone il significato. Al
contrario, non cedere subito alle tentazioni indotte da un cibo che ci piace, e che magari in quel momento
non ci serve, significa permettere all’emisfero destro di riconoscere le
qualità organolettiche di un cibo valutandolo oggettivamente e decidere
se quell’alimento ci è utile in maniera
obbiettiva: questo porterà risultati ottimali nell’ambito della nostra salute. Una corretta alimentazione ci consente uno sviluppo fisiologico e previene
moltissimi stati patologici: ne sono esempio l’ipertensione, alcuni tipi di diabete, le patologie cardiovascolari;
anche le patologie tumorali non fanno eccezione. Le evidenze più rilevanti che si riscontrano in letteratura si
possono riassumere in tabella1
TAB 1
Tipo di tumore
Cibi che prevengono
POLMOME
VERDURE E FRUTTA
STOMACO
VERDURE E FRUTTA
Uso del FRIGO
Cibi che favoriscono
Percentuale di tumori
evitabili
20-33 %
GRIGLIATE
SALE
66-75 %
CIBI TROPPO CALDI
MAMMELLA
VERDURE
GRASSI
ALCOOL
30-40 %
COLON RETTO
FIBRE
GRASSI
60-70 %
VERDURE
ALCOOL
VERDURE E FRUTTA
Uso del FRIGO
GRIGLIATE
BOCCA E GOLA
FEGATO
ESOFAGO
VERDURE E FRUTTA
Uso del FRIGO
PROSTATA
Studi epidemiologici e su modelli animali, condotti
per anni, indicano che alcune abitudini alimentari possono incrementare il rischio di cancro.
Il National Cancer Institute, NCI, e l’American Cancer Society, ACS, hanno stabilito alcune linee guida
dietetiche prudenziali per la selezione dei cibi:
40-50 %
CIBI TROPPO CALDI
ALCOOL
COLORANTI
CONSERVANTI
30-40 %
GRIGLIATE
CIBI TROPPO CALDI, ALCOOL
50-60 %
GRASSI
10-20 %
1. Raggiungere e mantenere un peso corporeo normale. Un’eccessiva introduzione calorica e l’obesità
sono state poste in relazione con un’aumentata mortalità per alcune neoplasie, tra le quali il tumore della
mammella, dell’utero, del colon, della colecisti e della
prostata. La prevalenza di questi tumori aumenta con il
grado di obesità.
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2 . Riduzione totale dell’assunzione di grassi. Tra tutti
i fattori dietetici con possibili effetti sulla malattia neoplastica i grassi sono stati i più studiati. Sostanziali evidenze hanno suggerito che un’eccessiva introduzione
di grassi aumenta il rischio di sviluppo di cancro della
mammella, del colon e della prostata
3. Variare la dieta. Dato l’alto numero dei componenti nutrizionali e non di ciascun cibo in una dieta e le
complesse interazioni tra questi, è difficile isolare fattori che possono causare o prevenire il cancro. Un cambiamento totale delle abitudini alimentari verso una
dieta varia, con quantità moderate, offre la miglior speranza per abbassare il rischio di cancro.
4. Mangiare più alimenti ricchi in fibre come cereali
integrali, farina integrale, legumi, vegetali e frutta.
L’incidenza del cancro del colon è bassa in popolazioni che utilizzano diete ricche di fibre. Si ipotizza che
potrebbero esercitare i loro effetti diluendo la concentrazione dei carcinogeni nel colon, riducendone la formazione con l’alterazione della flora batterica
intestinale.
5. Limitare l’assunzione di bevande alcoliche qualora
assunte. I forti bevitori hanno un elevato rischio di sviluppare diversi tumori del cavo orale, della laringe e
dell’esofago. Questi rischi sono inoltre aumentati nei
fumatori.
6. Includere frutta e verdure varie nella dieta giornaliera. Il consumo di verdura e frutta è associato a un mi-
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nor rischio di cancro del polmone, della prostata, della
vescica, dell’esofago e dello stomaco. Questi cibi contengono vitamine, minerali, fibre e componenti non
nutritivi che da soli o insieme possono essere responsabili della riduzione del rischio di cancro
7. Consumare con moderazione cibi conservati sotto
sale, affumicati e con nitriti come conservanti. Le indagini relative al fatto che i cibi conservati sotto sale, o
con nitriti possano aumentare il rischio di cancro dell’esofago e dello stomaco in quei paesi dove vi è un alto
consumo di questi cibi nella dieta sono ancora limitate
e parziali.
Inoltre il rapporto cancro-alimentazione è fondamentale anche quando la malattia cancerosa è presente.
Infatti la più comune diagnosi secondaria nei pazienti
neoplastici è la malnutrizione proteico-calorica, meno
pronunciata nelle pazienti con tumore della mammella, tendenzialmente più grave in pazienti con tumori
del capo e del collo, gastrici, del pancreas, del polmone, del colon e dell’ovaio. Chiaramente, la presenza di
malnutrizione associata al cancro è un segno prognostico negativo, ovvero ha effetti negativi sull’evoluzione della malattia. La malnutrizione interferisce
negativamente con l’immunocompetenza umorale e
cellulare, ma non solo: anche con le funzioni tessutali e
quelle riparative. L’alterazione della funzionalità epatica può inoltre cambiare il metabolismo dei farmaci.
Per tale ragione la malnutrizione può interferire con la
terapia oncologica ed aumentare la severità degli effetti
collaterali.
I pazienti malnutriti non sono in grado di tollerare la
terapia chirurgica, la chemioterapia o la radioterapia al
contrario dei soggetti in migliori condizioni nutrizionali. Per questo insieme di ragioni, la cachessia può minacciare la vita del paziente più degli effetti locali del
tumore stesso. La cachessia neoplastica si presenta clinicamente con anoressia, alterazioni della percezione
del gusto e, di conseguenza perdita di peso, di massa
muscolare e comparsa di malnutrizione che causano
una riduzione generale delle funzioni fisiche,
immunitarie e mentali dell’organismo.
TERAPIA CHIRURGICA
Una terapia chirurgica radicale nella regione del capo
e del collo altera il normale transito del cibo. Le conseguenze nutrizionali di una resezione intestinale sono
direttamente correlate al sito e all’estensione della resezione, nonché alle singole funzioni dei vari segmenti
resecati. La perdita di peso secondaria all’anoressia e al
malassorbimento è comune nei pazienti con tumore
del pancreas. In questi pazienti sarebbe opportuno poter effettuare un recupero nutrizionale di una certa
importanza prima dell’intervento chirurgico.
CHEMIOTERAPIA
La chemioterapia può contribuire alla malnutrizione
attraverso una varietà di meccanismi diretti e indiretti
che includono l’anoressia, la nausea, il vomito, le mucositi, danni organici (tossicità) e l’avversione condizionata ad alcuni cibi. Effetti indiretti della
chemioterapia che tendono a contribuire alla malnutrizione includono le infezioni micotiche del tratto gastrointestinale e l’avversione condizionata ai cibi.
TERAPIA RADIANTE
Le complicanze della terapia radiante variano secondo la regione del corpo che è stata trattata, della dose,
del frazionamento, della durata, della presenza o meno
di terapia chirurgica o chemioterapia associate, e dello
stato nutrizionale del paziente all’inizio del trattamento. La mucosa del tratto digerente è sensibile alle radiazioni che possono provocare irritazione delle fauci e
della gola, ulcerazioni dolorose, sanguinamenti e
ulcere croniche da radiazioni.
Appare dunque evidente come la nutrizione corretta
sia alla base del benessere di ogni individuo. Da essa
dipende, infatti, l’omeostasi del nostro organismo. La
scelta degli elementi nutritivi deve essere quindi, quando questo è possibile, guidata dal rispetto del nostro
corpo, dai bisogni fisiologici e deve essere in armonia
con il mondo che ci circonda.
Al contrario le nostre scelte, troppo spesso sono guidate da input condizionanti come la pubblicità, i mes-
saggi dei “mass media”, e da molte altre informazioni
disfisiologiche che arrivano al nostro cervello.
Troppo spesso cosa mangiare, quanto mangiare, e addirittura se mangiare, non dipende da esigenze reali ma
da bisogni indotti, da condizionamenti e non tenendo
in alcuna considerazione se quello che stiamo ingerendo ci è necessario, utile , inutile o dannoso.
Sulle nostre tavole frequentemente si commettono
errori gravissimi di cui non riusciamo a vedere la reale
pericolosità per la nostra salute e quella delle persone a
noi vicine.
Coloranti, conservanti, additivi fanno ormai parte del
nostro abituale menù quotidiano, e questi non sono
certo alimenti fisiologici, come pure sostanze ormonali
od antibiotici che spesso sono presenti in molte delle
carni che noi mangiamo. I metodi di conservazione
mediante il freddo se eseguiti correttamente sia in casa
che prima dell’arrivo nelle nostre case permettono ai
cibi di mantenere molte delle loro caratteristiche organolettiche, ma se la catena del freddo viene interrotta in
un punto qualsiasi, nel cibo si formano sostanze che
posso alterarne in maniera pericolosa le qualità fino a
divenire pericolose per la nostra salute. I metodi di cottura, infine, possono nascondere insidie non indifferenti per la nostra salute: il carbone che si produce nella
cottura sulla brace, le altissime temperature che si raggiungono nelle fritture e che modificano la chimica
degli alimenti possono portare all’interno del nostro
organismo fattori cancerogeni.
È utilizzando il metodo della oggettività ed obbiettività che possiamo superare questi ostacoli, ed attraverso un cosciente utilizzo dei nostri emisferi cerebrali
progettare le strategie che ci consentiranno di vivere la
nostra vita fisiologicamente e nel rispetto del nostro
progetto contenuto nel nostro patrimonio genetico. q
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