Laboratorio Teatrale finalizzato alla messa in scena del Marat‐ Sade di Peter Weiss Nel 1974 ebbero inizio alla Sala Laudamo di Messina le Prove di un Laboratorio che portò alla messa in scena del Marat Sade di Peter Weiss. In quegli anni Messina non aveva ancora un Teatro e quella piccola sala si prestava al tentativo di non fare scomparire del tutto le rappresentazioni teatrali. Eventi per i quali necessitava uno spazio maggiore potevano usufruire del bellissimo cinema teatro Savoia (che ben presto assieme al complesso dei Gesuiti ‐ nel centro della città ‐ fu trasformato in moderno condominio). Per i concerti veniva utilizzata la chiesa di San Francesco, per l’opera si andava a Catania. “Non molto diverso dal suo è questo mio destino” potremmo affermare insieme ad Antigone. Il merito enorme di quell’iniziativa (resa possibile dalla Cooperativa Teatro Struttura presieduta dall’avv. Pompeo Oliva) fu di avvicinare al far teatro quaranta tra studenti medi ed universitari e, da li a pochi mesi, un numero impressionante di spettatori ad usufruirne. Il Laboratorio fu tenuto da Beppe Randazzo che a Palermo si era distinto come protagonista degli spettacoli di Michele Perriera. Della scenografia si presero cura due giovani architetti messinesi: Peppe Sidoti e Massimo Lo Curzio. Lo spettacolo debuttò il sette gennaio dell’anno successivo e rimase in scena per un mese circa. Perché riproporre dopo quarant’anni un analogo Laboratorio? Anzitutto perché, nell’attesa che anche Messina si attrezzi di una vera scuola di formazione per attori e tecnici, non è giusto rimanere con le mani in mano obbligando i giovani a scappare dalla città per mancanza di opportunità. In secondo luogo perché il testo di Weiss è per sua natura esemplare come mezzo per imparare a far teatro: il doppio ruolo che l’aspirante attore deve affrontare (essere un matto e da matto un altro personaggio) è l’essenza dell’arte della recitazione. Poi ancora la forma del testo straniata rispetto al parlare comune avvicina alla comprensione dei ritmi e dei tempi teatrali. Infine il contenuto stesso che mette in contrasto dialettico il Sociale e l’Individuale apre la mente ed insegna. Il Laboratorio si divide in due parti: una, preliminare, che è cominciata il 17 settembre – per la quale sono ancora in corso le iscrizioni ‐ e terminerà a fine novembre, ha lo scopo di selezionare il gruppo che prenderà parte alla messa in scena. La seconda che avrà inizio in marzo consisterà nelle prove dello spettacolo. Il Laboratorio è aperto ai giovani universitari e non, ma ci piacerebbe che partecipassero anche studenti medi delle ultime classi. Sarebbe bello che, come fu allora, anche ragazzi/e di Reggio Calabria potessero usufruirne. La prima parte del lavoro si svolgerà alla Sala Laudamo per poi proseguire in una qualunque delle sale utilizzabili all’interno del Teatro. La seconda parte nella sala al sesto piano: dove andranno poste delle pedane sulle quali si debutterà. Oltre le pedane ci sarà bisogno soltanto delle sedie per gli spettatori. Per quanto riguarda l’allestimento ed i costumi: oltre un certo numero di listelli per separare gli attori dal pubblico potranno essere utili dei sotto costumi e qualche giacca e gonna per coprire i pazzi. Orari da “orfani di mondo” come diceva Carmelo Bene degli aspiranti attori: Cinque giorni la settimana dalle quattordici e trenta alle venti. A noi piacerebbe (non vogliamo far smontare le poltrone della Laudamo …… allora c’erano solo sedie) che la rappresentazione avvenisse nel ridotto del Teatro, per un numero limitato di ottanta spettatori per volta, che gli spettatori fossero per la maggior parte giovani e che (come fu allora) questa iniziativa divenisse un evento. A noi piacerebbe che (come accadde allora) il risveglio e la partecipazione delle coscienze dei giovani di questa città aprisse alla prospettiva di un futuro migliore. Antonio Lo Presti