l`amante - Le Belle Bandiere

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CTB TEATRO STABILE DI BRESCIA
in collaborazione con
LE BELLE BANDIERE
con il sostegno del Comune di Russi
L'AMANTE
di Harold Pinter
traduzione Alessandra Serra
progetto, interpretazione e regia Elena Bucci e Marco Sgrosso
drammaturgia sonora Elena Bucci
disegno luci Maurizio Viani
direttore di scena Giovanni Macis
datore luci Gianluca Bergamini
suono Raffaele Bassetti
ufficio stampa CTB Bianca Simoni
organizzazione Federica Cremaschi
fotografie Umberto Favretto
Teatrionline, 26 novembre 2010, Maurizio Carra
L'AMANTE di Harold Pinter
in scena fino al 28 novembre
al Teatro Tieffe Menotti di Milano
da TeatriOnLine
pubblicato da MAURIZIO CARRA il 26/11/2010
La commedia ”L'amante” di Harold Pinter, grazie all'interpretazione in
senso lato (che comprende cioè regia, scenografia, invenzioni
narrative come la voce fuori campo, ironia, eleganza) dei bravissimi
Elena Bucci e Marco Sgrosso piace e addirittura entusiasma
malgrado il testo del commediografo inglese, con l'apparente banalità
del linguaggio, con la studiata lentezza del dialogo, con le pause
scandite su lunghi adagi, non accenda gli animi. Il suo teatro gioca
su temi largamente acquisiti e sfruttati da quando Pirandello ne definì
i codici: realtà e finzione, vero e verosimile, la maschera e il volto. E',
infatti, una costante del comportamento umano correre sul filo della
finzione, dell'inganno e della doppia identità.
Tutte queste tematiche entrano nel gioco dell'atto unico “l'amante” in
scena al Teatro Tieffe Menotti. In realtà si tratta di un
divertissement vestito con i colori grigi e problematici della nevrosi
dell'uomo contemporaneo, quando l'uso di un linguaggio criptico era
un mezzo per esprimere l'assurdità della vita in un mondo privo di
reale comunicazione. La morale, se di morale vogliamo parlare, è che
il gioco amoroso funziona solo se giocato fuori dalla routine del
matrimonio.
Ma questo tema frusto questa volta funziona (e come!) perché è
impreziosito da una regia e da un'interpretazione raffinata, elegante,
giocata sul registro dell'ironia, e di un'intelligente, misurata comicità.
La storia si svolge in una (supposta) bella casa della Londra dove i
due protagonisti della vicenda, marito e moglie, impostano il loro
gioco di coppia per colmare un pericoloso deficit di libido, di stimoli
vitalistici e per uscire dagli schemi di un'ordinaria ipocrisia. E, in un
gioco di finzioni consapevoli, di finta trasgressione, ritrovano il gusto
della seduzione. Una coppia dunque non in crisi, ma alla ricerca di
un'identità che si stava perdendo.
Richard, tipico manager della City, ogni mattina chiede alla moglie
Sarah come vada il suo rapporto con l'amante pomeridiano. Lei non
lesina i particolari di questi incontri e lui, a sua volta, racconta alla
moglie della sua “puttana” che vede ogni pomeriggio. In realtà, come
si è capito, gli amanti sono gli stessi Sahra e Richard che assumono
diverse personalità all'interno dello stesso ruolo, con caratteristiche
così distinte da sembrare persone diverse.
Una brava, bella, affascinante, seducente e spiritosa Elena Bucci,
nelle vesti di Sarah, affronta l'impegnativo ruolo con assoluta
padronanza scenica. La gestualità corre sul filo dell'eleganza,
dell'ironia e della comicità e la voce è perfetta nei toni, nelle
sfumature, nell'espressione. Marco Sgrosso interpreta con misura e
giusta intonazione il ruolo del marito e dell'amante virtuale. Meritati
gli applausi da parte di un pubblico numeroso.
Lo spettacolo sarà al Teatro Astra di Torino da 2 al 5 dicembre
Persinsala, 4 dicembre 2010, Monica De Giuli
Persinsala Teatro
Anteprime, interviste, recensioni
L'amante
Pericoloso gioco di relazioni
4 dicembre 2010
Autore: Monica De Giuli
La Compagnia Belle Bandiere porta in scena, al Tieffe Teatro Menotti, uno
spettacolo difficile ma di grande impatto visivo e testuale.
Elena Bucci e Marco Sgrosso attori e registi dello spettacolo scelgono di
mettere in scena un grande testo contemporaneo per riscoprire e portare
all'esasperazione il contrasto tra verità e menzogna, realtà e finzione,
linguaggio e movimento: dualismi così inconcepibili ma così comuni nella
nostra quotidianità.
Uno spettacolo tutto incentrato sul continuo passaggio di rapidissimi quadri
dal tono leggero ma incalzante che spiazza di continuo lo spettatore, al punto
da non dargli la possibilità di trovare, fino al termine della rappresentazione,
la chiave di lettura necessaria a comprendere il significato più profondo
dell'opera.
I due protagonisti si muovono su una scena apparentemente senza confini
ma, a una seconda lettura, assolutamente claustrofobica e senza vie di fuga,
come fossero due bambole di un carillon incastrate in una scatola da cui non
possono scappare.
I loro gesti sono, a tratti, macchinosi e precisi al punto da sembrare finti così
come tutto quanto appare sulla scena. Gli oggetti hanno funzione simbolica
più che funzionale e contribuiscono ad aumentare la confusione che si insinua
nello spettatore.
Gli interpreti cambiano continuamente identità diventando, di volta in volta,
personaggi diversi con caratteri diversi, così da perdere completamente la
percezione del sé.
Ed è proprio questo il punto. Chi sono davvero Richard e Sarah? E perché
attuano questo continuo gioco al massacro che mette in discussione il loro
ruolo di felice coppia borghese per ribaltare continuamente il gioco delle
relazioni e trovare, forse, in questo sadico mix di tradimenti finti o reali un
equilibrio perfetto? Qual è la loro vera identità? Sono davvero marito e moglie
o sono, piuttosto, il Max e la Puttana in cui si “trasformano” nei loro
pomeriggi fedifraghi?
Uno spettacolo davvero difficile ma reso scorrevole dalla bravura degli attori e
dalla loro abilità di registi, sempre precisi e puntuali. Un ottimo punto di
partenza per una più profonda riflessione sul gioco dei ruoli, su quello che
siamo, che vorremmo essere o che, semplicemente, vorremmo apparire.
DelTeatro, 29 novembre 2010, Maria Grazia Gregori
L'amante
Una stanza. Lui e lei. Richard e Sarah, ma anche Max e la Puttana: dipende dal
punto di vista. Ancora una volta Pinter mette i suoi personaggi dentro un luogo
piccolo, concentrazionario: in questo caso la stanza di una casa, piena di sole, ma
da cui la vita di fuori è esclusa dall'uso delle veneziane. Si comincia con un uomo e
sua moglie, lui esce per andare al lavoro ma prima le chiede, come se fosse la cosa
più ovvia del mondo se nel pomeriggio lei vedrà il suo amante. Lei risponde di si.
Un "normale" triangolo amoroso? Il problema è che il triangolo è doppio e forse
anche triplo. Variabile, dunque, non solo come il punto di vista ma anche
nell'intreccio di questo virtuale terzetto.
A restare identico è il rituale che la coppia compie ogni volta, vestendosi,
svestendosi, rivestendosi, cambiando pelle e identità sotto i nostri occhi ma
tornando sempre a essere se stessa, concedendosi qualche reciproca distrazione.
Cosa unisce questi due che si moltiplicano per tre? Un amore a prova di tutto? Il
bisogno di rinverdire la passione? La noia reciproca di una vita sempre uguale
innaffiata dai cocktails (anch'essi sempre identici)? Il desiderio di trasgredire le
regole? La disperazione?
Pinter si pone queste domande ma mai in modo esplicito e quel che più conta non
risolve la situazione, non prende parte per l'una o per l'altra soluzione. Lascia tutto
in sospeso, in un mondo lattescente e indeterminato, in un incrocio di psicologie anzi di una guerra fra i sessi - impietoso e inquietante.
Nel rappresentare questo testo sfuggente e misterioso, Elena Bucci e Marco
Sgrosso che ne curano il progetto e la regia - oltre che interpretare i due
protagonisti - giocano su due piani. Infatti la precisione realistica delle didascalie
pinteriane, che analizzano, suggeriscono i movimenti, le azioni e reazioni dei
personaggi, dette fuori campo, si contrappone e si sovrappone alla loro dilatazione
simbolica, muovendosi su due linee parallele che il disegno luci di Maurizio Viani
pone in risalto. Anche Elena Bucci e Marco Sgrosso interpretano i loro inquieti
personaggi facendo proprio questo sfasamento drammaturgico, questa crepa
segreta che Pinter insinua nel modo di essere, di vivere o di lasciarsi vivere dei due
personaggi.
L'equilibrio delicato della pièce poggia dunque interamente sulle spalle dei due
attori: una sintonia perfetta, un approccio lucido e intenso a questa liturgia per due
che lascia il segno. Da vedere.
Visto al Teatro Menotti-Tieffe di Milano
di maria grazia gregori
(17:50 - 29 nov 2010)
Corriere della sera, novembre 2010, Livia Grossi
«L' amante» di Pinter o il gioco della verità
Richard e Sarah, ma anche Max e la sua prostituta... Un'
innamorata coppia borghese per non morire di noia si traveste,
mostrandosi ogni volta con un ruolo diverso. Il gioco funziona
fino a quando non viene svelato il meccanismo. «L' amante»,
capolavoro di Harold Pinter, torna in scena nella nuova versione
di Elena Bucci e Marco Sgrosso (foto) della compagnia Belle
Bandiere. Il testo, straordinario «spartito» in tre sezioni che
indaga sulle dinamiche dell' amore, tra complicità, attrazione e
noia, diventa uno spietato ping-pong di travestimenti dove lo
smascheramento, volontario, è protagonista. Il tutto si svolge in
casa, il claustrofobico paradiso di Richard e Sarah, dove tra
cocktail e profumi la coppia s' inventa ogni volta un' identità.
Gioco che continua fino a quando non si affronta la verità. «Il
loro perbenismo non consente di essere ciò che desiderano uno
per l' altro», afferma Marco Sgrosso, «hanno paura di dar voce
agli infiniti noi che abbiamo dentro». I due attori, anche registi,
trasformano i cambi di ruolo in un gioco di mascheramento.
Parole, pause e didascalie, sono registrate, sdoppiate, per esaltare
la prigione in cui vivono Sarah e Richard. (l.gr.)
RIPRODUZIONE RISERVATA
Grossi Livia
La Stampa, 6 dicembre 2010, Osvaldo Guerrieri
Il Roma, 15 marzo 2012, Angela di Maso
Il Mattino, 16 marzo 2012, Enrico Fiore
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