Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno

FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 27/04/2015
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INDICE
IN PRIMO PIANO
27/04/2015 NCF
Innovazione e prospettive del settore farmaceutico
6
SANITÀ NAZIONALE
27/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Tumori infantili: con Federica si aiuta la ricerca#
10
27/04/2015 Il Sole 24 Ore
Antitrust Ue severo sui cartelli
11
27/04/2015 La Repubblica - Nazionale
Spending review mancano 4 miliardi
13
27/04/2015 La Stampa - Nazionale
Intervento record su un tumore da 13 kg
15
27/04/2015 Il Messaggero - Nazionale
Pronti 500mila euro per i malati di Sla
16
27/04/2015 Il Messaggero - Nazionale
Anziano fugge dall'ospedale, medici denunciati
17
27/04/2015 Il Secolo XIX - Nazionale
Dipendenza da web? Occhio al tecnostress
18
27/04/2015 La Repubblica - Affari Finanza
Professionisti, è guerra contro l'apertura ai soci di solo capitale
20
27/04/2015 La Repubblica - Affari Finanza
La terapia del dolore entra in casa arrivano i team dedicati a domicilio
22
27/04/2015 La Repubblica - Affari Finanza
Boom di cure a base di oppio e l'Agenzia lancia l'allarme
24
27/04/2015 La Repubblica - Affari Finanza
Pianeta assistenza arriva un registro per mettere ordine nel mondo no profit
25
27/04/2015 La Repubblica - Affari Finanza
Ant, l'ospedale tra le mura domestiche per i malati di tumore
27
27/04/2015 ItaliaOggi Sette
Vitaldent rafforza il team
28
27/04/2015 Nuovo Collegamento
GLUTINE: PRESUNTO COLPEVOLE
29
27/04/2015 Nuovo Collegamento
LA PREPARAZIONE GALENICHE E LA CONTINUITA TERAPEUTICA OSPEDALETERITORIO
32
27/04/2015 Nuovo Collegamento
Credere nella farmacia
35
27/04/2015 Nuovo Collegamento
PROGETTO MIMOSA
37
27/04/2015 Nuovo Collegamento
TROPPA PUBBLICITÀ ALL'ALLATTAMENTO ARTIFICIALE
38
27/04/2015 Nuovo Collegamento
IL VALORE DI ESSERE FARMACISTA
39
27/04/2015 Nuovo Collegamento
REFLUSSO GASTROESOFAGEO: UN'ARMA IN PIU PER IL FARMACISTA
40
VITA IN FARMACIA
27/04/2015 Il Messaggero - Umbria
Gubbio, il parcheggio si prenota col cellulare
43
27/04/2015 Il Giornale - Milano
Sanità, nuove sedi d'eccellenza: apre Lavater
44
27/04/2015 QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Ha mal di pancia e va all'ospedale Gli asportano un tumore di 13 chili
45
27/04/2015 QN - Il Resto del Carlino - Ascoli
Il dottor Mercuri: «Medicine scadute ma nessuno viene a rimuoverle»
46
PROFESSIONI
27/04/2015 Il Tempo - Nazionale
Lacrime e asma Ecco le allergie
48
27/04/2015 NCF
Alla Mylan, figlia di emigranti, i branded generics Abbott
50
27/04/2015 NCF
Alfa Wassermann e Sigma-Tau assieme in una nuova società
51
27/04/2015 NCF
Da 20 anni specialisti in sviluppo e produzione conto terzi
52
27/04/2015 NCF
Tariffe Ema di farmacovigilanza
55
27/04/2015 NCF
Eventi avversi da analgesici. Molti potrebbero essere evitati
56
27/04/2015 NCF
Diuretico e antibiotico, combinazione pericolosa per il cuore
57
27/04/2015 NCF
Moda o progresso?
58
27/04/2015 NCF
Guardie e ladri. La criminalità minaccia (anche) le Big Pharma
63
27/04/2015 NCF
Un comparto sempre in espansione
66
27/04/2015 NCF
Molte opportunità per un settore in crescita
70
27/04/2015 NCF
Alla ricerca di nuove energie
74
27/04/2015 NCF
Tracciabilità e sicurezza in linea di arrivo
76
PERSONAGGI
26/04/2015 ADN Kronos
Fitto schiera i 'Ricostruttori' con Cameron, lettera di 30 parlamentari al The
Telegraph
81
IN PRIMO PIANO
1 articolo
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NCF - ed. N.3 - aprile 2015
Pag. 70
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Associazione Farmaceutici Industria - 55° Simposio 55° Simposio AFI
Innovazione e prospettive del settore farmaceutico
Per discutere di ricerca e sviluppo, produzione, distribuzione e regolamenti l'appuntamento è a Rimini, nuovo
Palacongressi, il 10, 11 e 12 giugno 2015
Giuliano Zirulia
Il titolo di ampio respiro del 55° Simposio AFI (Rimini 10-11-12 giugno 2015), "Innovazione e prospettive del
settore farmaceutico: ricerca e sviluppo, produzione, distribuzione e regolamenti" annuncia il desiderio di
aggiornamento, innanzitutto, sul punto più significativo e importante del mondo del farmaco, l'innovazione,
intesa sia dal punto di vista delle scoperte terapeutiche sia da quello delle tecnologie adottate per garantire la
qualità, ma anche la produttività dei medicinali. Lo stesso titolo rimanda anche al futuro del settore,
notoriamente caratterizzato dai massimi livelli di internazionalità, per cui dalle sessioni e dalle letture
maggiormente dedicate a questo tema, si ricaveranno previsioni riguardanti sia i problemi della realtà italiana
(ricerca, industria, regole, politica) sia le grandi trasformazioni in atto nelle strutture mondiali. Il Simposio AFI
è organizzato con la partecipazione di Afti (Associazione Farmaceutici Ticinese) e di Crs (Controlled Release
Society - Italian Chapter). Iniziative consolidate e nuove Quattro le caratteristiche rilevanti dell'edizione 2015
del Simposio: anche quest'anno avrà il patrocinio di Aifa; la sessione plenaria (giovedì 11 giugno pomeriggio)
sarà aperta a tutti gli operatori del settore, per favorire un ampio dibattito; le associazioni di categoria avranno
un loro corner dove potranno dialogare con i congressisti; le 10 migliori novità tecnologiche, selezionate fra
quelle delle aziende espositrici nei Punti d'Incontro, verranno presentate verbalmente dagli interessati, in
apposito spazio, giovedì 11, prima della sessione plenaria. Mercoledì 10 giugno mattina, prima
dell'inaugurazione ufficiale, si terranno contemporaneamente (ingresso libero) sette Workshop,
rispettivamente organizzati da: CTP System, Mind - Mercatis, Polysistem informatica, SGS Sertec, Tartari e
Partners, Techniconsult Firenze, Tefarco Innova - Adritelf. Dopo l'inaugurazione dei Punti d'Incontro, avremo
alle 14.00 la prolusione e apertura del Simposio da parte di Alessandro Rigamonti (presidente AFI), seguita
da una panoramica sulle sessioni, presentata da Giorgio Bruno e Paola Minghetti (vice presidenti AFI) e dalla
Lezione Magistrale di Massimo Scaccabarozzi (presidente Farmindustria). Inizierà subito dopo la serie delle
nove sessioni tecnico-scientifiche previste, tre in parallelo ogni mezza giornata interrotte solo il giovedì
pomeriggio, dalla sessione plenaria. Le sessioni tecnico-scientifi che Mercoledì 10, la sessione I " Convalida
e qualifi cazione per il miglioramento continuo della compliance e dell'effi cienza ", coordinata da G. Boccardi
e A. Regola, vedrà trattate la Qualificazione del personale (G. Gabet), la Qualificazione del personale del
Controllo Qualità (D. Fraioli) e la Qualificazione dei fornitori di eccipienti e materiali di confezionamento (G.
Filippin). Seguiranno convalida di processo e ottimizzazione della qualità nei processi commerciali tramite
monitoraggio continuo (S. Selva), l'applicazione del Design of Experiments nei processi di formulazione
biotech (M. Adami), la convalida delle operazioni di pulizia degli impianti (F. Antonetti - F. Boschi). Infine
avremo l'atteso intervento di M. Delbò (Aifa) sulla modifica del sistema di pianificazione e di frequenza delle
ispezioni di revisione generale secondo l'approccio basato sulla valutazione del rischio . Nella sessione II ,
moderata da R. Cajone e P. Minghetti (Univ. Milano), si parlerà di " Il dispositivo medico contenente principi
attivi ad attività ancillare: dall'ideazione alla sorveglianza post-marketing ". Dopo le introduzione di R. Cajone
e L. Fabbri, l'individuazione del prodotto, i trials clinici e il regolatorio correlato saranno oggetto della relazione
di E. Perer. Seguiranno F. Geremia, con predisposizione linea, messa in produzione, certificazione, e A.
Mamoli con commercializzazione, sorveglianza e vigilanza post-marketing. Con M. Cavalieri e L. Fabbri
moderatori, e l'introduzione di F. Gellona (Assobiomedica) avremo poi l'intervento del direttore generale dei
Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico del Ministero della Salute, seguito dalla presentazione di
aggiornamenti regolatori in ambito nazionale ed europeo, curata da A. Donato (Min. Salute). Sempre del
Ministero della Salute è l'intervento successivo di R. Boldrini, sugli strumenti per la garanzia di sicurezza e
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della qualità della performance nella fase post-marketing del Disp. Medico: la dispositivo-vigilanza. Infine R.
Marcoaldi (Istituto Superiore di Sanità) descriverà i criteri di progettazione di un dispositivo medico. Al
termine, una tavola rotonda, moderata da P. Minghetti e T. Pecora . " New Trends in Medicine: il ruolo del
Biotech " è l'argomento della sessione III . Qui, moderatori G. Coppi e M.L. Nolli, la stessa Nolli aprirà
descrivendo il mondo della medicina in profondo cambiamento; seguirà A. Sidoli con le nuove strategie della
ricerca farmaceutica. Poi G. Migliaccio (Ist. Sup. Sanità) descrive le nuove risorse per accelerare la ricerca
traslazionale: Eatris e le infrastrutture europee; mentre E. Biagi e C.F. Magnani trattano il ruolo dei CAR nella
medicina moderna: verso nuove prospettive di terapia genica in ambito oncologico. Moderatori R. De Santis e
M. L. Nolli, seguiranno altri tre interventi, rispettivamente di S. Steidler sui "PD-1 pathways inhibitors: la
ricerca del Sacro Graal in immuno-oncologia"; di A. Alimonti su senescenza, immonoterapia e tumori, e di C.
Tetta sulle vescicole extracellulari: dalla basic science alle applicazioni cliniche. Giovedì 10 giugno mattina la
sessione IV è dedicata alla " Innovazione Tecnologica ". Moderatori G. La Grasta e L. Pontello, che apriranno
i lavori dando poi la parola a sette relatori impegnati su una variegata serie di argomenti. M. Colombo tratterà
le dimensioni del foglio illustrativo e relative soluzione tecniche; G. Necci parlerà della tracciabilità del
farmaco a livello internazionale, chiedendosi "Quali requisiti per le aziende?"; e anche P. Cernuschi si
occuperà di "Treck and Trace, un'esperienza sulla tracciabilità per la Cina". "Dalle GMP in una officina per
Atpm alla registrazione europea" è il tema presentato da M. Desogus e P. Gualatelli, mentre di nanoparticelle
e tecnica di produzione con Nanonizer si occuperà la relazione di P. M. Laiso. Infine R. Bugarin descriverà lo
sviluppo di uno Device, l'inalatore polveri NEXThaler. La stessa mattina, nella sessione V , si parlerà di "
Quality Risk Management: uno strumento insostituibile per garantire una distribuzione sicura del farmaco ".
Moderatori A. Bartolini e R. de Luca, sarà quest'ultimo a introdurre la sessione. Avremo otto relazioni: L. De
Toro presenterà IL QRM come nuovo approccio responsabile e sostenibile per la distribuzione del farmaco,
illustrandone attori, applicazioni ed effetti. Sarà poi A. Bartolini a trattare alcuni casi di analisi del rischio,
mentre D. Gonzo descriverà il Supply Chain risk management nel processo di outsourcing logistico. Di due
importanti elementi di criticità nella gestione di un deposito e cioè l'allestimento delle spedizioni e la gestione
dei resi, parlerà A. Ugazio. Poi E. Perri affronterà l'applicazione delle analisi del rischio alla valutazione del
fornitore quando si acquista un servizio di trasporto. E ancora sull'analisi del rischio, ma applicata al trasporto
di differenti classi di farmaci in base alle rotte distributive, baserà R. Lamanna il suo intervento. Gli elementi
dell'approccio risk based nella progettazione del livello di sicurezza dei farmaci in deposito, ovvero la Security
by Design, è il tema affrontato da A. Antonel, mentre sarà M. Terracciano (Min. Salute) a concludere con una
relazione sulle GDP e sul recepimento delle relative Linee Guida. La mattinata del giovedì si completa con la
VI sessione , organizzata da AFI e CRS Italian Chapter su " Ricerca, sviluppo di nuovi farmaci e nuove
tecnologie: nuove terapie farmacologiche e nuovi sistemi terapeutici ". Moderatori della prima parte saranno
C. Caramella (Un. Pavia) e A. Gazzaniga (Un. Milano). L'ampia tematica sarà introdotta da B. Conti (Un.
Pavia/CRS - Italian Chapter) e da M. Pedrani. I farmaci e le formulazioni per il trattamento delle malattie
digestive verranno presentate da C. Scarpignato (Un. Parma). Sarà invece A. Rossi (Un. Parma) a parlare di
sistemi terapeutici innovativi in gastro-enterologia. L'intervento di H.Blume riguarderà il "PharmacoKinetic
assessment of locally active drugs in the G I tract", mentre S. Stegemann tratterà "The importance of patients
centric drug products design on safety and effectiveness". Avendo come moderatori P. Caliceti (Un. Padova)
e C. Caramella, seguiranno le conferenze di L. Siani sui "Vector-Based Genetic Vaccines - Adenovirus
Platform" e di R. Rappuoli sulle "Opportunities and challenges for vaccines". Giovedì pomeriggio, sessione
plenaria , con introduzione di Alessandro Rigamonti e tavola rotonda, moderata da Gian Pietro Leoni, su "
Una nuova visione del mondo farmaceutico: tendenze e strategie ". I relatori chiamati al dibattito sono: L.
Aleotti (Menarini), E. Aringhieri (Dompé), A. Mandelli (senatore, presidente Fofi ), F. Nazzari (Gruppo
tematico Sanità - Confi ndustria), L. Pani (Aifa), G. Rasi (Ema), R. Ridella (A.T. Kearney Italia), A. Zehnder
(Sanofi ). Ed eccoci alle tre sessioni di venerdì 12 giugno mattina: la sessione VII riguarderà " La gestione
della qualità degli API e degli eccipienti farmaceutici ". Sarà moderata da M. Battistini e P. Iamartino, che
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svolgeranno anche l'introduzione. La prima relazione, sull'applicazione del D. Lgs 17/2014 alla fabbricazione
degli API è affi data a M. Figini. Seguiranno V. Tonus, che tratta la responsabilità della QP nell'impiego degli
API, e T. Fossati con un discorso sugli API di origine umana, animale e fermentativa. Le problematiche degli
API di origine vegetale saranno al centro della relazione di M. Martinelli. Poi F. Platini esaminerà le materie
prime destinate a medicinali con caratteristiche speciali (radiofarmaci, omeopatici, allergeni). Concluderà gli
interventi G. Calogerà, con la gestione e il controllo della qualità nella fabbricazione degli eccipienti
farmaceutici. Alla discussione conclusiva parteciperà un funzionario AIFA. E siamo alla sessione VIII , quella
degli Affari Regolatori . La prima parte, moderata da G. Giuliani (Farmindustria) e P. Minghetti, viene aperta
dalla relazione di G. Rasi sul sottile quesito della valutazione dell'innovatività: Rasi spiega come far convivere
la sostenibilità della terapia e l'accesso al paziente. Seguono P. Russo (Aifa), che descrive il ruolo dell'HTA in
Europa e in Italia, e M. Panzitta che, illustrando gli obiettivi del Gruppo di studio AFI in economia
farmaceutica, tratterà la sostenibilità economica delle terapie e delle attività industriali. Avendo come
moderatori M. Marozza e P. Minghetti, la sessione affronterà poi una seconda parte, che inizia con
l'illustrazione dello stato dell'arte degli accordi negoziali di Gestione del Rischio, a opera di G. Murri (AIFA)
che, avrà come interlocutori, in rappresentanza di AFI, G. Giuliani e A. Ponzianelli Dopo di che si parlerà di
stampati: A. Molin Zan esaminerà il ruolo dell'uffi cio affari regolatori nella gestione degli stampati, e A.R.
Marra (AIFA) presenterà la gestione e le criticità delle modifi che che agli stampati vengono apportate. Il tema
degli Affari Regolatori si chiude con una tavola rotonda, moderata da F. Mennini (Univ. Roma Tor Vergata) a
cui partecipano G. Giuliani, A.R. Marra, G. Murri, A. Ponzianelli e P. Russo. Infi ne, la sessione IX , dedicata
alla Ricerca Clinica , un tema che va sempre più creando interesse nell'ambito dell'AFI, anche perché
rappresenta il nodo conclusivo della lunga e perigliosa via che il potenziale farmaco percorre, a partire dal
primo screening fi no alle soglie dell'auspicata immissione in commercio. L. Cottini e M. Scatigna
introdurranno la sessione e modereranno una prima serie di relazioni, a partire dalla lettura introduttiva sulla
"Medicina di genere" di F. Franconi (Univ. Sassari). Seguono P. Bettica con la sperimentazione clinica in
pediatria, S. Petraglia (Aifa) trattando le nuove sfi de per la sperimentazione clinica in Italia, e A. Del Vecchio
(Aifa) sulle ispezioni GCP. Un secondo gruppo di relazioni verrà presentato avendo come moderatori G.
Fedele e M. Scatigna: A. Chiesi tratterà la sfi da multiforme lanciata dallo sviluppo clinico di terapie avanzate;
si affaccerà poi un attualissimo problema, quello dei biosimilari affrontato da F. Di Marco con lo sviluppo di
biosimilari ad alta qualità; la sperimentazione clinica con nutraceutici sarà oggetto dell'intervento di D. Crippa,
mentre P. Magnani chiuderà con aggiornamenti di farmacovigilanza negli studi clinici. Gli altri appuntamenti
Nell'ambito del Simposio si terrà la consueta mostra di Poster su temi, rispettivamente, di Ricerca e Sviluppo
e di Tecnologia Industriale. Per ognuna di queste due categorie verrà premiato il Poster che l'apposita giuria
considererà il migliore. Durante la manifestazione si svolgeranno anche diverse riunioni associative, quali
l'Assemblea generale della CRS - Italian Chapter, un incontro del Gruppo Produttori Conto Terzi di
Farmindustria e un altro del Gruppo di lavoro Pharmintech, oltre alla riunione plenaria dei Delegati Regionali
AFI. Il solito grande spazio verrà infi ne dedicato ai Punti d'Incontro delle Aziende, che potranno così
confrontarsi con i congressisti su prodotti, servizi e innovazioni.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 27/04/2015
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SANITÀ NAZIONALE
20 articoli
27/04/2015
Corriere della Sera
Pag. 54
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Tumori infantili: con Federica si aiuta la ricerca#
di Maria Volpe
Parte oggi sulle reti Mediaset la raccolta fondi «Insieme contro i tumori pediatrici». I conduttori diventano
ambasciatori di Airc (Associazione Italiana Ricerca Cancro) e fanno il punto sui risultati raggiunti. La madrina
Federica Panicucci (foto) apre la campagna con Mattino 5: per tutta la settimana inviterà il pubblico a
sostenere il lavoro dei ricercatori per rendere i tumori pediatrici sempre più curabili e individuare terapie «su
misura» per i baby pazienti. Mattino 5 Canale 5, ore 8.45
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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TELERACCOMANDO
27/04/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Antitrust Ue severo sui cartelli
Micaela Cappellini
Non ci sono solo gli ultimi casi di Google e Gazprom a marcare un cambio di passo: già dal 2014 lo sguardo
dell'Antitrust europeo si è fatto più severo nel contrastare le violazioni alla libertà di concorrenza. L'anno
scorso, per esempio, sono aumentate le sanzioni inflitte ai cartelli industriali, così come si sono intensificate le
indagini sugli aiuti di Stato nascosti sotto la veste delle tassazioni agevolate. u pagina 13 pPrima Google, ora
Gazprom. Le motivazioni sono diverse, certo. Ma è evidente che la Commissione europea, in tema di
Antitrust, si è fatta più interventista. E non è tutto (e solo) merito del cambio della guardia alla Dg
Concorrenza, dove la danese Margrethe Vestager ha sostituito il commissario Almunia. Già nel 2014 l'azione
della Ue contro l'abuso di posizione dominante si era intensificata sia come numero di procedure di infrazione
aperte, sia come ammontare di sanzioni comminate. A ricordarlo è l'ultimo report sui Global Antitrust Trends
dello studio Clifford Chance, che, per inciso, segue il tema molto da vicino: Thomas Vinje, responsabile della
Global Antitrust Practice della law firm, è il legale che assiste FairSearch, l'associazione delle imprese (da
Microsoft a Nokia, passando per Expedia) che ha puntato il dito proprio contro la posizione dominante di
Google. L'anno scorso, ricordano gli esperti di Clifford Chance, dalla Commissione è partito il numero più alto
di azioni contro i cartelli degli ultimi cinque anni. Tra mercati finanziari, settore delle costruzioni e trasporti, nel
2014 l'Authority Ue ha dato luogo a procedere in ben dieci casi e ha comminato sanzioni per un totale di 1,69
miliardi di euro. «In materia di cartelli - spiega l'avvocato Luciano Di Via, partner di Clifford Chance
responsabile dell'area Antitrust per l'Italia - gran parte dei procedimenti origina da dichiarazioni di imprese
"pentite" nell'ambito del Leniency programme, che concede l'immunità al membro del cartello che denuncia
per primo il cartello stesso». Chi si autoaccusa, insomma, non paga la multa. Il che ultimamente ha reso il
fare outing particolarmente conveniente. Così, per esempio, è successo a Rbs, che insieme a JpMorgan era
stata accusata dalla Commissione europea di aver fatto cartello sui derivati in franchi svizzeri: Rbs si è
avvalsa del programma per l'immunità e le è stata risparmiata una multa da 110 milioni, mentre JpMorgan si
è ritrovata da sola a pagare oltre 61 milioni di euro. Se invece che agli organismi dell'Unione guardiamo alle
authority Antitrust dei singoli Paesi, il 2014 ha visto Germania, Franciae Italia nel gruppo di testa dei più
virtuosi. Nel senso che qui i controlli sono stati maggiorie le multe più alte. «La Germania - ricorda l'avvocato
Di Via - tra i grandi Paesi europei è quello ad aver comminato le multe più alte controi cartelli industriali. Il
totale supera il miliardo di euro e si concentra soprattutto nei settori dell'alimentare e del commercio
elettronico». Anche la Francia ha erogato sanzioni per quasi un miliardo. E se i 184 milioni di euro di multe
dell'Italia in valore assoluto possono sembrare pochi, si tratta pur sempre di un discreto aumento rispetto ai
111 milioni comminati nel 2010 e ai soli 8 milioni del 2013. Il grosso delle multe dell'Antitrust italiana, l'anno
scorso, è andato a Roche e a Novartis (182 milioni di euro), colpevoli di aver fatto cartello sulla
commercializzazione di Lucentis, un farmaco costoso per le patologie della vista, a discapito del ben più
economico Avastin. Le altre due sanzioni riguardano la Federazione nazionale degli ordini dei medici
chirurghi e degli odontoiatri (830mila euro) e il Consiglio nazionale forense (912mila euro), in entrambi i casi
per ragioni legate alla pubblicità professionale. «In questo primo trimestre del 2015 - ci aggiorna l'avvocato Di
Via - l'Antitrust italiana ha già stabilito sanzioni in materia di cartelli per un totale di 46 milioni di euro:
riguardano il comparto del calcestruzzo, alcune gare in Piemonte e altre, relative ai servizi assicurativi per il
trasporto pubblico locale, in cui sono rimaste coinvolte Generali e UnipolSai». Meno virtuose, in Europa, sono
state la Gran Bretagna e la Spagna: in entrambi i Paesi, infatti, le multe per cartello sono diminuite
sensibilmente. «Nel caso del Regno Unito - spiega Di Via - molto è da ricondurre al ricorso ai programmi di
leniency, che come nel caso dell'Unione europea permettono a chi si autodenuncia di non pagare la multa».
Londra e Madrid a parte, nel suo insieme è certo che l'Europa ha ritrovato slancio nella battaglia contro le
violazioni al principio della libera concorrenza. In quali direzioni si incanalerà di più, questo suo rinnovato
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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CONCORRENZA IMPRESA& TERRITORI
27/04/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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attivismo? Il tema della tassazione intesa come aiuto di Stato è senz'altro uno degli ambiti di maggiore
interesse: da Apple in Irlanda a Starbucks in Olanda, passando per Fiat e Amazon in Lussemburgo, sono in
aumento le multinazionali in grado di contrattare trattamenti fiscali di favore. Attenzione anche ai pericoli del
parlare in pubblico: «Sempre più Authority - spiega Di Via - sono portate a considerare come un vero e
proprio scambio di informazioni le dichiarazioni pubbliche delle imprese che riguardano la propria politica
commerciale». Soprattutto se omologhe comunicazioni vengono fatte, a stretto giro di posta, dai loro
concorrenti.
La lotta ai cartelli industriali nel mondo 0 5 20 15 10 900 600 300 600 400 200 1200 2010 2012 2012
2011 2013 2013 2012 2013 2014 2014 2014 NEGLI EMERGENTI Fonte: Clifford Chance Fonte: Clifford
Chance I cartelli individuati Italia Francia Spagna Cina Giappone Australia Germania Regno Unito LA
FOTOGRAFIA DELLE MULTE 2014
Le sanzioni inflitte. In milioni di euro Le sanzioni inflitte ai cartelli. In milioni di euro
PIÙ MULTE
Nel 2014 la sanzione più elevata (182 milioni di euro) ha riguardato Roche e Novartis per il cartello sul
farmaco Lucentis. Nei primi tre mesi del 2015 l'Authority italiana ha già emesso tre sanzioni, per un totale di
46 milioni di euro
LA PIÙ VIRTUOSA
Nel 2014 la Germaniaè stato il Paese europeo più virtuoso, nel senso che quii controlli sono stati maggiorie le
multe più alte. Nel complesso, l'Authority tedesca ha inflitto sanzioni per oltre un miliardo di euro, soprattutto
nel settore alimentaree nell'ecommerce
LA SCAPPATOIA
In Gran Bretagna il totale delle multe comminate nel 2014 è calato sensibilmente: non già per il
comportamento virtuoso delle imprese, ma per la clausola della leniency, grazie alla quale chi si
autodenuncia come parte di un cartello non paga la multa
27/04/2015
La Repubblica
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
FEDERICO FUBINI
SONO solo due ma stanno lavorando alla spending reviewa testa bassa, a titolo gratuito, decisi a scendere
nei dettagli delle singoli voci di bilancio e puntare a risultati concreti: non a presentare l'ennesimo, elegante
rapporto. A PAGINA 14 ROMA. Sono solo due ma stanno lavorando alla spending review a testa bassa, a
titolo gratuito, decisi a scendere nei dettagli delle singoli voci di bilancio e puntare a risultati concreti: non a
presentare l'ennesimo, elegante rapporto. Hanno per l'anno prossimo un obiettivo di dieci miliardi di tagli o
almeno di economie. Eppure, a giudicare dal poco che emerge per ora, hanno anche un problema: con ciò
che hanno in mano adesso, i risparmi possibili sul 2016 potrebbero fermarsi a quota sei miliardi. Ne mancano
quattro, che dovranno in qualche modo trovare.
Yoram Gutgeld e Roberto Perotti non potranno essere accusati di non averci provato.
Il loro lavoro è partito prima ancora che venisse loro affidato formalmente. Gutgeld, 55 anni, nuovo
commissario di governo alla revisione della spesa da fine marzo, è un ex manager di McKinsey eletto alla
Camera con il Pd e consigliere di Palazzo Chigi. Perotti, 54 anni, dottorato al Massachusetts Institute of
Technology con alcuni degli economisti determinanti nella formazione di Mario Draghi in quella stessa scuola,
si divide fra la Bocconi e il suo ruolo di consigliere a Palazzo Chigi.
Entrambi sono nella fase più delicata della loro missione: a giudicare dalle loro stesse dichiarazioni ai media
sui possibili tagli, restano almeno quattro miliardi sul 2016 ancora tutti da individuare. Se il governo intende
davvero centrare l'obiettivo dichiarato di 10 miliardi sull'anno prossimo, in modo da evitare l'aumento
automatico dell'Iva per 16 miliardi, nei prossimi mesi si affacceranno scelte difficili. Decidere toccherà alla
politica, perché per ora infatti i capitoli di bilancio aperti sembrano insufficienti a far quadrare i conti. Da
quanto è partita la nuova spending review , Gutgeld e Perotti hanno menzionato numerosi fronti sui quali
lavorare: chiudere un gran numero di deduzioni e detrazioni fiscali; ridurre i sussidi alle imprese; limare la
spesa sanitaria anche sul 2016, dopo l'accordo sul 2015 che frena l'aumento di 2,5 miliardi rispetto
all'andamento tendenziale; intervenire sul trasporto pubblico locale, sui trasferimenti alle Ferrovie e sugli
abusi nelle pensioni di invalidità; riassorbire il Corpo Forestale in altre strutture dell'ordine pubblico; passare
al modello "Federal Building", il palazzo unico che raccoglie tutti i vari uffici dello Stato in ogni capoluogo e
permette di ridurre l'uso dello spazio da ufficio da 40 a 25 metri quadri per dipendente; concentrare gli
acquisti di beni e servizi delle amministrazioni in 35 grandi centrali appaltanti al posto delle migliaia in
funzione oggi, spesso gestite da uffici decentrati e piccoli comuni fra sprechi e corruzione. Infine, Gutgeld è al
lavoro anche sul fronte delle società municipalizzate delle grandi città.
È un programma volto a risparmiare e servire i cittadini in modo più efficiente. Il problema è che sul 2016
varrà al massimo sei miliardi. Non è difficile capire perché, sulla base delle realtà amministrative e delle
valutazioni lasciate dall'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Il programma di Gutgeld e
Perotti prevede per esempio varie iniziative, tutte necessarie, che difficilmente produrranno tagli già l'anno
prossimo. È il caso del "Federal Building", che nel 2016 richiede investimenti per poi garantire vantaggi fra
dueo tre anni. Edè il caso del riassorbimento del Corpo Forestale: dopo qualche tempo il risparmio sarà di
circa 25 milioni di euro, ma all'inizio anche qui serviranno investimenti. Più rilevanti però sono i tempi di un
altro piano: anche sulla concentrazione delle centrali d'acquisto, un progetto che può fruttare molti miliardi, i
risparmi sul 2016 rischiano di essere quasi zero.
Per capirlo, occorre vedere come funzionano gli appalti per forniture: di solito fra un bando di gara e
l'assegnazione a un vincitore passano 18 mesi, e qualcosa di più prima che quest'ultimo inizi ad operare.
Dunque sul 2016 lo Stato godrà quasi solo dei risparmi ottenuti nelle gare bandite nel 2014, circa due miliardi.
E poiché nel migliore dei casi la concentrazione in 35 centrali scatterà solo l'anno prossimo, inizierà a ridurre
gli sprechi solo nella seconda metà del 2017 e nel 2018.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Spending review mancano 4 miliardi
27/04/2015
La Repubblica
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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Certo nel dossier di Gutgeld e Perotti ci sono anche capitoli molto incisivi fin da subito.
Il più importante riguarda la Sanità, dove 2,5 miliardi di tagli, e forse qualcosa di più, sono raggiungibili in
fretta. L'intenzione è procedere a una sforbiciata del 5% su tutte le forniture non legate a gare d'appalto o su
quelle concesse in proroga, un portafoglio da circa 30 miliardi, e su una somma simile spesa in convenzioni
con ospedali e case di cura.
Gutgeld applicherà "costi e fabbisogni standard", aggredendo le spese che se ne discostano. Ci sono poi
due dossier che si presentano caldissimi dei prossimi mesi: i tagli alle Ferrovie e al trasporto pubblico locale,
cioè alle società degli autobus o delle metropolitane.
Su entrambi i fronti si possono tagliare 500 milioni da subito. Per le Fs, la spending review partirà subito con
un confronto fra il costo dell'alta velocità in Francia con quello molto più alto in Italia. Ma togliere mezzo
miliardo a Ferrovie dello Stato, proprio mentre lo stesso governo chiede all'azienda di prepararsi alla
privatizzazione, non sarà una passeggiata. Molto dipenderà dal neo-ministro dei Trasporti Graziano Delrio, e
lo stesso vale per il trasporto pubblico locale.
Resta la lotta agli abusi nelle pensioni di invalidità, per i quali Cottarelli aveva stimato risparmi da 100 milioni
nel primo anno. Restano le municipalizzate, un altro dossier che può dare frutti solo in tempi più lunghi. E
infine la cancellazione dei sussidi alle imprese: molti di questi sono fuori dal bilancio perché avvengono sotto
forma di mutui concessi con fondi rotativi dunque, se non si toccano Finmeccanica e le relative commesse
della Difesa, il massimo a cui si può sperare di risparmiare già nel 2016 è meno di un miliardo. In tutto fanno
dunque 4,5 miliardi di veri e propri tagli. A questi va aggiunta la cancellazione di sgravi fiscali per 1,5 miliardi:
una giusta misura di riequilibrio ed efficienza, ma comunque un aumento della pressione fiscale e non una
riduzione di spesa.
Come si vede dunque la strada è ancora lunga e richiederà al governo scelte difficili prima che a ottobre
arrivi la legge di Stabilità. Una carta nella manica sarebbe il taglio del 2-3% delle retribuzioni dei dirigenti
pubblici, a tutti i livelli. Un'altra, benché il premier Matteo Renzi abbia promesso il contrario, un ulteriore taglio
su comuni e Regioni.
Avrebbe aiutato se Renzi avesse lanciato la spending review un anno fa,e oggi dunque fosse stato in grado
di accelerare coni tagli alle tasse per sfruttare la ripresa. Né sarebbe stato male legarla alla riforma della
pubblica amministrazione, perché i risparmi ormai sono possibili solo intervenendo sulla struttura dello Stato.
Ma quiè Rodi,e qui il premier deve saltare.I PUNTI GLI STIPENDI Tra le ipotesi c'è il taglio del 2-3% delle
retribuzioni dei dirigenti pubblici, a tutti i livelli. Anche i bilanci di Comuni e Regioni sono nel mirino LA
SANITÀ La proposta è di procedere a una sforbiciata del 5% su tutte le forniture non legate a gare d'appalto
o su quelle concesse in proroga. Valore 30 miliardi
LE FORNITURE L'accentramento degli acquisti pubblici in 35 centrali appaltanti produrrà i suoi effetti nel
tempo e non certo già dal prossimo anno
PER SAPERNE DI PIÙ www.palazzochigi.it www.mef.gov.it
Foto: IL MINISTRO Pier Carlo Padoan, ministro dell'Economia dal febbraio del 2014
27/04/2015
La Stampa
Pag. 16
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Intervento record su un tumore da 13 kg
[F.GIU.]
ROMA Intervento record al policlinico Sant'Orsola di Bologna, dove i chirurghi hanno asportato a un paziente
un tumore da 13 chili. La persona operata è un uomo di 47 anni che era arrivato l'altro giorno al pronto
soccorso dell'ospedale lamentando forti dolori al ventre. Gli esami medici hanno accertato la presenza
dell'enorme neoplasia, probabilmente un liposarcoma, e il paziente è entrato subito in sala operatoria.
L'intervento è durato sette ore ed è stato condotto dalla dottoressa Valeria Tonini, ma alla fine l'équipe del
reparto di chirurgia d'urgenza diretto da Maurizio Cervellera ha rimosso la massa tumorale senza
danneggiare gli organi interni. Gli esami istologici confermeranno la natura del tumore, per il momento
sembra verosimile che si tratti di un liposarcoma.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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AL SANT'ORSOLA DI BOLOGNA
27/04/2015
Il Messaggero
Pag. 29
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Pronti 500mila euro per i malati di Sla
La Regione stanzia 500mila euro per i malati di Sla e di altre gravi patologie neuromotorie. A gestire le risorse
sarà l'Ospedale San Filippo Neri della Asl Rm E. La struttura è stata individuata come azienda capofila «alla
luce della buona gestione operata negli ultimi anni», spiegano dalla Pisana. L'ospedale gestirà le attività
legate all'acquisto ed alla distribuzione di ausili per la comunicazione interpersonale per pazienti totalmente
invalidi e impossibilitati a comunicare autonomamente. Nel Lazio in tutto sono 447 gli assistiti e di questi 380
si trovano a Roma, 9 nella provincia di Rieti, 26 nella provincia di Latina e 16 in quella di Viterbo e nella
provincia di Frosinone. «Stiamo lavorando intensamente per migliorare il servizio offerto ai malati di Sla
commenta il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti - Il nostro impegno va nella direzione di offrire ai malati e
alle loro famiglie la migliore assistenza possibile e tutte le cure necessarie. Credo che sia una questione di
civiltà ma anche un dovere per chi amministra non dimenticare i più deboli e anzi offrire loro maggiori
attenzioni e servizi».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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Regione
27/04/2015
Il Messaggero
Pag. 33
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Anziano fugge dall'ospedale, medici denunciati
Adelaide Pierucci
Una sera di marzo scorso un 90enne invalido e affetto da demenza senile sparì dall'Aurelia Hospital dove era
ricoverato da poche ore. I medici, invece di denunciare la scomparsa fecero risultare dimissioni mai avvenute.
Un falso, secondo la procura. Alle 22.10, ora delle presunte dimissioni, l'anziano, che si era allontanato con le
cannule delle flebo ancora infilate nelle mani e aveva attraversato l'Aurelia in pigiama, era già assistito
all'ospedale Gemelli, dove dopo le 20 l'avevano accompagnato i carabinieri avendolo trovato in stato
confusionale. Mentre i familiari aspettavano all'Aurelia Hospital l'uomo era uscito dell'ospedale e aveva preso
a girovagare in strada. Il sostituto procuratore Francesca Passaniti ha aperto un'inchiesta e disposto
l'acquisizione della documentazione medica, su denuncia dei familiari del paziente (assistiti dall'avvocato
Fabrizio Gallo) che, dopo aver atteso per ore nei corridoi del pronto soccorso, alla fine si erano sentiti dire:
«La tac non ha rilevato patologie gravi, ma c'è un problema: non lo troviamo più». Così, prima della caccia al
paziente, si era scatenata anche una lite.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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L'inchiesta
27/04/2015
Il Secolo XIX
Pag. 13
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Dipendenza da web? Occhio al tecnostress
L'ansia di essere sempre connessi provoca emicrania e insonnia. È il " social jet lag " Bisogna conciliare i
ritmi di vita con quelli richiesti dalla nostra fisiologia
FEDERICO MERETA
NON SE ne può fare a meno. In viaggio, addirittura al cinema o a teatro, si illuminano le tastiere di
smartphone e tablet, perché occorre assolutamente conoscere i contenuti dell'ultima mail arrivata o mettere
un "like" sul post di Facebook. L'ansia da social network o da mail, con la necessità di connettersi
costantemente con la piazza virtuale di Internet, può però giocare brutti scherzi alle persone: porta a non
staccare mai la spina e a vivere sempre accelerati, come se un breve rallentamento del ritmo facesse
perdere la capacità di essere presente, nella vita e sul lavoro. Nasce cos ì il tecnostress, ovvero quello stato
di tensione cronica che minaccia la salute. Che questo fenomeno non sia per nulla raro lo dicono gli stessi
italiani: secondo un sondaggio promosso da Assosalute, il 22 per cento dei connazionali vive nell'ansia
costante di essere sempre connesso, in una dinamica compulsiva che preoccupa. Sempre secondo la stessa
indagine, il tecnostress come motivo di malessere viene dopo le difficoltà economiche e la paura di perdere il
lavoro. In tutti i casi, la tensione si ripercuote pesantemente sulla salute: sempre secondo la ricerca il
problema più frequentemente riferito da chi si trova nell'impossibilità di "staccarsi" dalla rete è il mal di testa
per il 44 per cento degli italiani, seguito dall'insonnia (37 per cento), dal bruciore di stomaco con la cattiva
digestione (35 per cento), dai dolori muscolari (20 per cento), dalla comparsa del fastidioso herpes sulle
labbra (14 per cento). È vero che nella maggior parte dei casi si tratta di problemi che possono essere
affrontati anche con semplici rimedi disponibili in farmacia, ma è altrettanto innegabile che questa forma di
stress andrebbe soprattutto prevenuta. Come? Evitando la dipendenza da Internet. Insomma, modificando le
nostre abitudini. «Lo stress deriva non tanto da reali situazioni di pericolo, quanto dalla distanza che esiste tra
il nostro ritmo di vita e quello che la nostra fisiologia richiederebbe, che rappresenta un vero e proprio social
jet lag - spiega Piero Barbanti, Primario neurologo dell'Istituto scientifico San Raffaele Pisana di Roma - il
nostro cervello è una macchina più lenta di quello che pensiamo, come è lento il ragionamento che ci
permette di comprendere e metabolizzare gli eventi, consentendoci di neutralizzarli e proteggendoci dallo
stress». A rischio, in questa dinamica perversa, è soprattutto il gentil sesso. «Le donne fanno un "lavoro" in
più perché ancora il maschio non fa il "mammo" e soprattutto in questo periodo, con la necessità per molte
famiglie di avere due stipendi, spesso debbono pensare all'attività professionale e alla casa - precisa Barbanti
- c'è però da dire che in genere le donne hanno maggiori capacità di resistenza. Per loro le difficoltà possono
comparire soprattutto nelle fasi che accompagnano la menopausa, perché in questo periodo alcuni recettori
presenti nel cervello e sensibili agli stimoli ormonali non sono più particolarmente attivi. Per questo si perde la
tipica "marcia in più"». E cos ì , lo stress, anche nella sua versione "social" diventa una minaccia per la vita di
tanti perché tende a protrarsi nel tempo. Quando lo stress è breve, come accade fisiologicamente nelle
piccole vicende quotidiane è "sano", ma quando diventa cronico può essere nocivo per la salute ed essere
causa di una miriade di disturbi. Sul fronte delle difese, meglio affidarsi a sane abitudini. «Bisogna evitare di
essere sempre "un'ottava sopra" per dirlo in termini canori o di incappare nel "social jet lag" per dirla in termini
medici, in particolare con riferimento all'orario scorretto in cui le frequentazioni della rete ci portano ad andare
a letto» conclude l'esperto. Come a dire che la sera è sconsigliabile mettersi a rispondere alla mail o rimanere
sul tablet o sullo smartphone a scambiarsi messaggi. Il sano riposo è la prima ricetta pre contrastare il
tecnostress. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA
Cos ì Internet non fa male Evitare di rimanere a lungo connessi la sera dopo cena: l'abuso di tablet e
smartphone, soprattutto a letto, può creare difficoltà a prendere sonno e rendere il riposo maggiormente
agitato Imparare a disconnettersi dalla rete, cercando di trovare spazio nel mondo reale. L'attesa di ricevere
un messaggio di posta elettronica o una condivisione su facebook rende nervosi e agitati Cercare di sostituire
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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Disturbi digitali
27/04/2015
Il Secolo XIX
Pag. 13
(diffusione:103223, tiratura:127026)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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al classico "bing" del messaggio in arrivo su una chat un buon libro, soprattutto la sera , evitando quindi di
rimanere attaccati alla fonte del possibile stress Scaricare la tensione praticando attività sportiva o anche solo
facendo una passeggiata giornaliera , invece che rimanere fissi ad operare sul pc o sugli altri strumenti di
connessione
27/04/2015
La Repubblica - Affari Finanza - ed. N.15 - 27 aprile 2015
Pag. 39
(diffusione:581000)
AVVOCATI, FARMACISTI E INGEGNERI FANNO MURO SULLA LIBERALIZZAZIONE VOLUTA DAL
GOVERNO RENZI "UN RISCHIO PER LA NOSTRA INDIPENDENZA", DICONO MA PER L'ISTITUTO
BRUNO LEONI È L'OCCASIONE PER MUOVERSI IN UNA LOGICA IMPRENDITORIALE
Filippo Santelli
Per i professionisti è una battaglia di autonomia. Per i paladini del mercato la solita difesa di rendite
corporative. Avvocati, farmacisti e ingegneri sono sul piede di guerra contro il disegno di legge sulle
liberalizzazioni. Una lenzuolata che ha già perso per strada diversi pezzi, ma che nella versione arrivata in
Parlamento contiene comunque qualche intervento di peso. In particolare l'apertura delle società
professionali a soci di solo capitale, senza tesserino. Finora esclusi dai settori delle discipline ordinistiche, la
norma concede loro diritto di cittadinanza sia negli studi legali che nelle farmacie. «L'occasione di muoversi
verso una logica imprenditoriale», commentano dalla roccaforte liberal dell'istituto Bruno Leoni. «Un rischio
per la nostra indipendenza», rispondono le associazioni dei professionisti. Pronte, come già in passato, a
depotenziare la legge durante l'iter in Aula. Con il ddl, per la verità, gli avvocati ottengono qualcosa. Per
esempio la possibilità di unirsi con altri professionisti all'interno di società multidisciplinari. Sui soci di solo
capitale però non sembrano disposti a concessioni. «Non aiuterebbero tanto i grandi studi, che non ne hanno
bisogno, quanto quelli di minori dimensioni, permettendo loro di rafforzarsi e crescere», dice Giuseppe
Scassellati Sforzolini, 55 anni, partner della law firm internazionale Cleary Gottlieb. Quelli più piccoli però, la
maggioranza in Italia, temono di restare schiacciati dalla concorrenza. La Cassa forense di perdere flusso
contributivo. E gli ordini più rappresentativi evocano i rischi per la terzietà degli avvocati: «Sarebbe
necessario limitare la partecipazione dei soci di capitale a una minoranza passiva - dice Scassellati Sforzolini
- e individuare un soggetto deputato a valutare conflitti di interesse». L'Organismo unitario dell'avvocatura ha
proposto al governo un compromesso: stralciare l'articolo dalla legge e riaprire le trattative. Sarebbe però
l'ennesimo stop, per una misura di cui si parla da anni. Sulle farmacie il testo del Ddl è già un compromesso.
L'Antitrust chiedeva più concorrenza, a beneficio dei consumatori. Complice l'opposizione del ministro della
Salute Lorenzin, la liberalizzazione dei medicinali di fascia C è stata stralciata. Resta però la possibilità per le
società di capitale, indipendentemente dalla presenza di un dottore, di acquisire farmacie, e l'eliminazione del
tetto di quattro insegne per soggetto. «Oggi il sistema è bloccato, finiscono a gara solo i negozi meno
lucrativi, gli altri vengono ceduti a prezzi elevati», spiega l'avvocato Silvio Boccalatte, 35 anni, ricercatore
dell'istituto Bruno Leoni. «La presenza di soci finanziari renderà il mercato più dinamico». Il pericolo, secondo
le associazioni di categoria, è quello di una concentrazione: «Dobbiamo introdurre dei paletti che ribadiscano
l'interesse pubblico dell'attività delle farmacie rispetto alle logiche delle multinazionali», dice Annarosa Rocca,
60 anni, presidente di Federfarma. Anche se la legge stabilisce già una serie di incompatibilità per la
proprietà degli esercizi, escludendone tra le altre le società farmaceutiche. Magari il prezzo al bancone non
scenderà. Il risultato però potrebbe essere un consolidamento simile a quello visto nel settore dei servizi
ingegneristici. Le società di ingegneria, già dal 1996, sono aperte a soci di solo capitale. Il ddl in questo caso
colma un vuoto normativo: stabilisce che possono accettare commesse anche da privati. Nella realtà lo fanno
già, ma i Consigli nazionali di ingegneri e architetti hanno colto l'occasione per attaccarle. Non sarebbero
vigilate dall'ordine, sostengono, né vincolate ad avere una maggioranza di soci con tesserino. «Una
campagna di controinformazione», ribatte Andrea Mascolini, 54 anni, direttore generale dell'Oice, la sigla di
categoria di Confindustria. «I professionisti che lavorano nelle società di ingegneria sono comunque
sottoposti all'ordine». Soprattutto, Mascolini sottolinea che solo l'apertura a soci finanziari ha permesso a
questi soggetti di competere sul mercato, contro i colossi internazionali del settore. Aspetto decisivo, mentre
in Europa si procede alla liberalizzazione dei servizi professionali. Più che sul merito però il destino del Ddl
ora è politico. Le associazioni dei professionisti, con l'appoggio dei ministri Lorenzin e Orlando, proveranno a
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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Professionisti, è guerra contro l'apertura ai soci di solo capitale
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La Repubblica - Affari Finanza - ed. N.15 - 27 aprile 2015
Pag. 39
(diffusione:581000)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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far sentire la loro voce in Parlamento, dove siede una nutrita pattuglia di colleghi. Un compromesso è
possibile, per esempio fissando un tetto alla partecipazione dei soci non professionisti. A meno che Renzi, di
questa battaglia contro gli ordini, non voglia fare una bandiera. E decida di tirare dritto. S DI MEO
Foto: Nelle foto a destra: Mirella Casiello (1), presidente Organismo unitario dell'avvocatura Annarosa Racca
(2), presidente di Federfarma e Giuseppe Scassellati Sforzolini (3), partner di Cleary Gottlieb
27/04/2015
La Repubblica - Affari Finanza - ed. N.15 - 27 aprile 2015
Pag. 48
(diffusione:581000)
La terapia del dolore entra in casa arrivano i team dedicati a domicilio
TRE ITALIANI SU QUATTRO ORMAI POSSONO CONTARE SU UNA RETE DI ASSISTENZA PER LE
CURE PALLIATIVE SENZA DOVER ANDARE IN OSPEDALE. SOLO SEI REGIONI RESTANO ANCORA
INDIETRO NELL'ATTUAZIONE DELLA LEGGE APPROVATA CINQUE ANNI FA
Stefania Aoi
«Il numero dei morti per tumore negli ospedali italiani continua a scendere del 10 per cento l'anno. Aumenta
invece il numero di pazienti terminali assistiti a casa: nel 2014 erano più di 52mila, un 30 per cento in più
rispetto agli ultimi anni». Guido Fanelli, presidente della Commissione ministeriale che controlla l'attuazione
della legge 38 del 2010, quella sulle cure palliative e sulla terapia del dolore, racconta come dopo un
quinquennio dalla sua nascita questa norma stia iniziando a prendere forma. Ormai la rete di assistenza per
le cure palliative, in grado di provvedere all'alimentazione artificiale piuttosto che alle terapie antivomito, è
quasi del tutto strutturata lungo lo Stivale. La maggior parte delle regioni ne hanno una propria, come chiesto
dalla legge. Solo l'Abruzzo, il Friuli-Venezia Giulia, Molise, le Province Autonome di Trento e Bolzano, la Valle
D'Aosta e il Veneto non si sono ancora adeguate del tutto. «Sulla terapia del dolore in modo particolare c'è
ancora da fare - commenta Fanelli - Anche se siamo a buon punto visto che questa inizia a essere a
disposizione del 75 per cento della popolazione che ne ha bisogno». Se il rapporto dello scorso luglio,
presentato dal ministero della Salute al Parlamento, parlava di un'Italia a due velocità nel 2013, con regioni
che si erano adeguate e altre no, il presidente, e professore ordinario in Anestesia, rianimazione e terapia del
dolore all'università di Parma, spiega che la situazione si è nel frattempo evoluta. «Solo un mese fa per
esempio - prosegue - la Campania ha creato una sua cosiddetta rete del dolore come vuole la norma e in
aggiunta con la legge di stabilità è passato anche il regolamento per gli standard ospedalieri, che stabilisce
che tutte le regioni dovranno averne una, con un centro di eccellenza (i cosiddetti hub ) ogni 2,5 milioni di
abitanti e un centro di connessione tra territorio e reti di eccellenza ( spoke ) ogni 300mila». La legge 38, sin
da quando è nata, mirava proprio alla creazione di reti di assistenza in grado di garantire a casa dei pazienti
le stesse cure ottenibili in ospedale. In alternativa i malati potevano essere messi anche negli hospice ,
strutture attrezzate ad hoc per offrire queste specifiche attenzioni e in genere più attrezzati rispetto ai reparti.
Gli hospice sono cresciuti in numero in questi anni grazie a finanziamenti pubblici stanziati in passato. Oggi
sono arrivati ad essere 221 per le cure palliative con circa 2300 posti letto. «Ma non è su questo tipo di
assistenza che punta la legge 38, tant'è che non sono stati spesi nemmeno tutti i soldi messi a disposizione
per costruire questi edifici», ricorda Fanelli. Affiancare il malato al domiciliare resta il vero fulcro su cui ruota
tutta la norma. Eppure altro tassello su cui è importante lavorare per una piena attuazione della legge del
2010 è la formazione dei medici e di équipe specializzate in cure palliative negli ospedali e sul territorio.
«Soprattutto nei reparti di medicina generale, dove più di frequente avvengono i decessi, - scriveva il
ministero nel rapporto 2014 al Parlamento - sarebbe auspicabile una maggior presenza di team dedicati».
Inoltre bisogna diffondere tra i cittadini una maggior conoscenza del diritto a non soffrire e ad essere accuditi
durante l'ultimo periodo della vita. «Tutti coloro che ne hanno necessità dovrebbero poter accedere a questo
tipo di assistenza. Si tratta di un aspetto fondamentale - afferma il docente - Eppure secondo alcuni studi
trasversali, effettuati nel 2011, nel 2012 e nel 2014 la percentuale di persone che conosce la legge 38 e le
possibilità che offre oggi è inferiore al 30 per cento». Uno dei maggiori risultati ottenuti sulla terapia del dolore
è stata comunque la maggior facilità a ottenere la prescrizione di farmaci contenenti oppiacei. Prima i medici
erano molto restii a fare assumere queste sostanze ai propri pazienti, soprattutto a quelli con dolori cronici. Si
trattava di dare il via libera a medicine che provocano dipendenza. Ma dopo la legge 38 il consumo di queste
sostanze a base di oppio ha avuto invece un'impennata e le farmacie, tra il 2011 e il 2013, hanno registrato
una crescita media della spesa a livello nazionale pari al 50 per cento. L'aumento dell'importo si è registrato
un po' in tutte le regioni. Soprattutto in Campania (73 per cento), Lazio (68 per cento) e Puglia (69 per cento).
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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«Nonostante la situazione sia migliorata per chi soffre di dolori alleviabili solo con queste sostanze, ancora
persistono delle remore. Alcuni specialisti si ostinano per esempio a prescrivere il paracetamolo per il mal di
schiena cronico - racconta Guido Fanelli - Invece si è scoperto che questo principio attivo, almeno per quel
disturbo, ha solo un effetto placebo, cioè risulta del tutto inefficace». Prima della legge 38, non si offriva ai
malati di dolori cronici quasi nulla. La normativa ha affrontato il problema in modo sistematico. Imponendo
obblighi a carico delle regioni e dando risposta ai malati terminali di tumore ma soprattutto ai pazienti la cui
sofferenza dura da oltre tre mesi. «I malati cronici - conclude Fanelli - sono i più numerosi: soffre di questa
tipologia di dolore il 26 per cento degli italiani. I malati di cancro sono molti meno. E tra i pazienti sottoposti a
cure palliative e a terapia del dolore rappresentano una piccola percentuale, il 5 per cento appena». S DI
MEO FONTE MINISTERO DELLA SALUTE
Foto: Guido Fanelli , presidente Commissione ministeriale che controlla l'attuazione della legge 38 del 2010
Foto: Il 75 per cento della popolazione può oggi contare sulla terapia del dolore: la maggior parte delle regioni
hanno ormai una rete a domicilio Qui sopra Raffaella Pannuti presidente di Fondazione Ant Onlus, società
non profit per l'assistenza domiciliare di malati terminali
27/04/2015
La Repubblica - Affari Finanza - ed. N.15 - 27 aprile 2015
Pag. 48
(diffusione:581000)
Boom di cure a base di oppio e l'Agenzia lancia l'allarme
C'È STATA UN' IMPENNATA NEI CONSUMI, L' AIFA INVITA A "PRESCRIZIONI RESPONSABILI" MA IL
PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE MINISTERIALE FANELLI: "IL VERO RISCHIO È CHE I MEDICI GIÀ
RESTII, FRENINO ANCORA"
In Italia continua ad aumentare il consumo dei farmaci a base di oppio per uso terapeutico. Così l'Agenzia per
il farmaco, l'Aifa, ha invitato, già da inizio anno, i medici a fare prescrizioni responsabili. Secondo il rapporto
OsMed nei primi nove mesi del 2014 l'uso di antidolorifici oppiacei è cresciuto tra il 9 e 13 per cento rispetto
allo stesso periodo dell'anno prima. Un aumento si è registrato soprattutto tra gli anziani. Ciò che cresce è il
consumo di morfina, idromorfone, oxicodone associato alla codeina. Il tapentadolo è il terzo principio attivo a
maggior variazione di spesa convenzionata rispetto al 2013 con un incremento del 38,5 per cento. Un trend
iniziato proprio dopo l'approvazione della legge 38 del 2010, quella sulle cure palliative e sulla terapia del
dolore, che ha semplificato l'uso di questi farmaci antidolorifici, in modo particolare di quelli a base di oppio.
Così il consumo è passato da 1,1 dosi giornaliere per mille abitanti del 2005 alle 5,2 dosi del 2013. «La
preoccupazione di Aifa si basa su studi statunitensi», afferma Guido Fanelli, presidente della Commissione
ministeriale per l'attuazione della legge sulle cure palliative e professore ordinario in Anestesia, rianimazione
e terapia del dolore all'università di Parma. «Nel Nord America si verificano situazioni davvero abnormi, ma
loro hanno regole diverse dalle nostre - prosegue il medico - In quell'area del pianeta si utilizzano l'80 per
cento di farmaci agli oppioidi a fini terapeutici utilizzati nel mondo e molte persone sono diventate dipendenti,
ci sono stati casi di morti per overdose». L'allerta in Italia è salita proprio a inizio anno, dopo che i Center for
Disease Control and Prevention americani avevano invitato alla prescrizione e all'uso attento di antidolorifici
oppiacei, soprattutto per le donne in età fertile. Alcuni studi avevano rivelato che queste sostanze possono ad
esempio aumentare il rischio che il neonato abbia problemi al cervello, alla colonna vertebrale, difetti cardiaci
congeniti oppure sindrome da astinenza neonatale. Poi, nella prima metà di aprile, l'autorità americana Food
and Drug Administration (Fda), ha messo in guardia dal rischio dovuto all'abuso e all'overdose da oppioidi.
Ogni anno secondo Fda negli Usa più di 16mila decessi sono causati da overdose dovuta all'uso di queste
sostanze. Oggi è questa una delle cause principali di morte accidentale negli Stati Uniti, che ha superato
persino gli incidenti automobilistici. Subito dopo gli avvisi partiti dagli Stati Uniti, anche Aifa ha messo in
guardia i professionisti italiani. Ma nel nostro paese secondo Fanelli, per via di una legislazione diversa che
permette di acquistare certi medicinali solo in farmacia, non ci sarebbe questo pericolo. «Il rischio vero prosegue il professore - è che questo avviso dell'Agenzia del farmaco porti i medici, che già sono restii a
somministrare queste sostanze, a limitare le prescrizioni». Per combattere alcuni dolori cronici, spesso
secondo Fanelli non c'è altro rimedio che ricorrere a questi farmaci. Aifa invece sostiene che la soglia del
dolore anche da noi si sta abbassando. Il direttore Luca Pani lo spiegava poco tempo fa: «A nostro parere per
questo si consumano dunque sempre più antidolorifici, soprattutto oppioidi, che creano dipendenza».
Secondo l'Agenzia per il farmaco questo campanello d'allarme non è da sottovalutare. Anche Pani conferma
che fino a poco tempo fa i medici avevano un atteggiamento abbastanza restrittivo rispetto alla prescrizione
di tali farmaci. Se con la legge per le cure palliative si è fatto un passo avanti, «adesso, si sta registrando un
eccesso». Secondo lo stesso ministero della Salute in alcune situazioni si è determinato addirittura un abuso.
«Abbiamo registrato un aumento tra le persone anziane che nulla ha a che fare con la terapia del dolore e
che è fuori da una correttezza della prescrizione medica - sottolineava a gennaio lo stesso ministro Beatrice
Lorenzin - Dietro c'è, dunque un forte disagio nella popolazione e una necessità di incrementare i servizi
territoriali di supporto anche psicologico per le persone che possono attraversare una fase di difficoltà».
(st.a.) S DI MEO
Foto: Incremento a doppia cifra per gli antidolorifici nei primi nove mesi del 2014: +13 per cento
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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[ IL CASO ] Milano
27/04/2015
La Repubblica - Affari Finanza - ed. N.15 - 27 aprile 2015
Pag. 49
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Pianeta assistenza arriva un registro per mettere ordine nel mondo no
profit
LA PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE ANT): "BEN VENGA LA RIFORMA DEL TERZO SETTORE. SI
DEVE PERÒ INTERVENIRE PER GARANTIRE LO STESSO TRATTAMENTO A TUTTI I CITTADINI. OGGI
ABBIAMO PAZIENTI DI SERIE A E SERIE B A SECONDA DELLE REGIONI IN CUI ABITANO" IL RUOLO
DELLE ONLUS NELLE ASL
(st. a.)
Ben venga la riforma del Terzo settore che dà la giusta attenzione al no profit, ora però bisogna intervenire
per garantire una parità di trattamento assistenziale a tutti cittadini». Raffaella Pannuti è la presidente di
Fondazione Ant Onlus, una delle più importanti realtà no profit in Italia per l'assistenza domiciliare di malati
terminali di tumore. Ogni giorno Ant interviene in nove regioni (dall'Emilia Romagna alla Puglia) e assiste oltre
4.250 persone nelle loro case grazie alle 20 équipe di specialisti in cure palliative e terapie del dolore. E
Pannuti racconta come in questi anni si siano formati pazienti di serie A e di serie B, a seconda delle Regioni
di residenza. In mano a questi enti sta il potere di legiferare in materia sanitaria e, se ci sono Regioni
all'avanguardia in fatto di assistenza, altre, a parere di Ant, lo sono meno, eppure rifiutano di avvalersi delle
Onlus per sopperire alle carenze dei servizi. «In questi anni, la consapevolezza dell'importanza del no profit
da parte delle istituzioni, a ogni livello, è comunque aumentata», afferma la presidente. Una prova è stata
proprio la riforma voluta dal governo Renzi. Il disegno di legge, passato solo una quindicina di giorni fa alla
Camera e ora arrivato al Senato, ha tra i suoi obiettivi quello di semplificare e innovare la legislazione che
regola un settore che vale il 4 per cento del Pil. Un universo eterogeneo composto da associazioni
riconosciute e non riconosciute, fondazioni, comitati, con in tutto 12mila cooperative sociali, 300mila istituzioni
e oltre 800 mila lavoratori coinvolti. A tutte queste realtà il disegno di legge vuole dare regole chiare e
semplici. Tanto che andrà a semplificare le modalità con cui un'associazione potrà ottenere il riconoscimento
della personalità giuridica, porterà alla creazione di un Registro unico delle associazioni, modificherà la
legislazione fiscale. «I contenuti della riforma ci sembrano buoni», afferma Pannuti. D'altronde anche
secondo Ant era necessario mettere un po' di ordine in un comparto che ha registrato una forte crescita.
Tanto che secondo l'ultimo censimento Istat del 2011, le associazioni del settore sono aumentate del 28 per
cento in dieci anni, in tutte le regioni e soprattutto nel Centro e nel Nord-Ovest. La riforma lanciata da Renzi
ha già migliorato i rapporti tra no profit e pubblico, anche se gli ostacoli a livello locale restano. «Ci sono stati
dei passi avanti - racconta Pannuti - ma in alcune occasioni i rapporti con le Asl per noi sono rimasti difficili: ci
sono Aziende sanitarie ad esempio che non si vogliono convenzionare con i privati, perché affermano di
riuscire a far bene da sole, ma poi il nostro centralino riceve le telefonate di persone che non sanno a chi
rivolgersi per ottenere l'assistenza ai parenti, magari malati terminali». Manca insomma un'equa assistenza a
seconda delle Regioni e delle Asl in cui un paziente si trova. «La cosiddetta Health equity è invece
fondamentale: se i cittadini campani non hanno ad esempio la stessa assistenza domiciliare di quelli lombardi
le cose vanno cambiate» affermano da Ant. La mancata accettazione del no profit, come strumento per
colmare i deficit del pubblico, nuoce - secondo la Fondazione - ai pazienti e anche allo Stato. «Tra i nostri
assistiti otto su dieci scelgono di morire a casa dove si trovano più a loro agio - spiega Raffaella Pannuti quasi un 20 per cento in più rispetto alla media nazionale (58 per cento). Questo permette ai pazienti di stare
con la famiglia e in un ambiente conosciuto e al pubblico di risparmiare sui costi del ricovero». Se i principali
ostacoli per il no profit si trovano a livello locale, spesso secondo la Fondazione anche il legislatore non
sempre ha una reale consapevolezza dell'utilità del Terzo settore. «Ad esempio c'è stata l'anno scorso
un'indagine conoscitiva del Parlamento sulla sanità e in oltre cinquanta pagine il no profit non è stato citato
nemmeno una volta», commenta Pannuti. Nonostante le difficoltà, a testimonianza di una maggiore
sensibilità del pubblico, anche Ant in questi anni è cresciuta. Fondata nel 1978 a Bologna dal padre della
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[ L'INTERVISTA ] Milano
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La Repubblica - Affari Finanza - ed. N.15 - 27 aprile 2015
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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presidente, Franco Pannuti che era primario della divisione di oncologia dell'ospedale Malpighi, oggi la
Fondazione è arrivata ad operare su buona parte del territorio nazionale con 120 presidi, che coordinano le
iniziative di raccolta fondi, e l'attività di assistenza domiciliare ai malati. «Dal 1985 a oggi - tira le somme
Raffaella Pannuti - abbiamo assistito in modo gratuito oltre 106mila malati. E siamo presenti in nove diverse
regioni: Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Campania, Basilicata e Puglia». La
fondazione dà lavoro a circa 400 professionisti tra medici, infermieri, psicologi, nutrizionisti, fisioterapisti,
farmacisti, operatori socio-sanitari e funzionari, cui si affiancano oltre 2mila volontari iscritti al registro Ant.
«Grazie alla nostra attività - conclude Pannuti - raccogliamo circa 21 milioni e mezzo di euro l'anno di cui solo
il 17 per cento proviene da convenzioni con le Asl». Nel 2014 Ant ha invece finanziato la maggior parte delle
proprie attività grazie alle erogazioni di privati cittadini (27 per cento), alle manifestazioni organizzate per la
raccolta di fondi (28 per cento), al contributo del 5x1000 (12 per cento) e a lasciti e donazioni (10 per cento).
S DI MEO
Foto: La squadra della fondazione Ant può contare su 400 professionisti e 2mila volontari Dall'85 ha assistito
oltre centomila malati terminali
Foto: La fondazione Ant Onlus è presente in nove regioni
27/04/2015
La Repubblica - Affari Finanza - ed. N.15 - 27 aprile 2015
Pag. 49
(diffusione:581000)
Ant, l'ospedale tra le mura domestiche per i malati di tumore
(st.a.)
Fondazione Ant nasce per offrire l'ospedalizzazione a domicilio ai malati di tumore, soprattutto in fase
terminale, in maniera completamente gratuita. Nel 2014 le giornate di cura erogate da questa Onlus sono
arrivate a sfiorare la quota di 1,4 milioni, per una media di 133 giorni di assistenza dedicati a ogni paziente.
Le équipe di Ant si occupano del controllo del dolore, dell'assistenza terapeutica, infermieristica, psicologica.
Ogni medico ha, in media, la responsabilità di circa 25 assistiti e opera all'interno di gruppi di lavoro costituiti
da un massimo di cinque medici, quattro infermieri e uno psicoterapeuta. ma c'è di più. Ant fornisce anche ai
tutti i propri assistiti un servizio di trasporto gratuito: il malato viene trasportato dal domicilio alle strutture
ospedaliere per svolgere esami e altri accertamenti. Oltre all'assistenza ai malati terminali Ant è impegnata in
campagne di prevenzione oncologica e nella formazione di operatori e volontari. Sempre sul fronte, delicato
strategico, della formazione Ant ha sottoscritto convenzioni con la facoltà di Medicina e Chirurgia
dell'Università di Bologna per la realizzazione di un master in Cure palliative e Home care di secondo livello.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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[ LA SCHEDA ]
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ItaliaOggi Sette - ed. N.99 - 27 aprile 2015
Pag. 38
(diffusione:91794, tiratura:136577)
Vitaldent rafforza il team
La società cerca 200 fi gure professionali
Pagina a cura DI LAURA ROTA
Vitaldent, multinazionale del settore odontoiatrico presente in Italia con oltre 580 professionisti e più di 85
centri, in ciascuno dei quali lavora un team composto da direttori, odontoiatri, assistenti alla poltrona, igienisti,
receptionist e consulenti, ricerca oltre 200 nuove fi gure professionali. La sede centrale, ubicata a Cologno
Monzese (Mi), è composta da una squadra formata da più dipartimenti (amministrazione, hr, legale,
marketing, espansione, formazione, It). Inoltre, ci sono distaccamenti locali che operano per supervisionare i
centri nei settori commerciale, marketing e hr. L'azienda ricerca sia profi li per le strutture presenti in tutto il
territorio nazionale che per l'headquarter, con esperienza, capacità comunicative e di empatia con il paziente
e attitudine a lavorare in team, dinamismo, essibilità, spirito di iniziativa: professionisti laureati o diplomati, a
seconda del ruolo, qualifi cati in ogni area, per trovare le migliori soluzioni. Si tratta di odontoiatri generici,
odontoiatri protesisti, senior e junior, chirurghi implantologi, ortodonzisti, endodonzisti, assistenti alla poltrona,
igienisti dentali, protesisti, implantologi, consulenti commerciali, addetti al marketing, all'espansione/facility,
segretarie, hr legal/specialista in diritto del lavoro, junior contabile, senior account. Inoltre, la società
seleziona responsabili di struttura odontoiatrica a Milano, Torino, Alessandria, La Spezia, Gallarate, Busto
Arsizio (Va), Rozzano (Mi), Mestre (Ve), Padova, Rovigo, Piacenza, Imola, Ascoli Piceno, tra i 32 e i 45 anni,
con esperienza come direttore/store manager in ambito commerciale, capacità di gestione delle risorse
umane e di lavorare per obiettivi, familiarità con le procedure amministrative. Sono offerte anche numerose
opportunità di stage nelle varie aree. L'azienda valuta sempre con attenzione i curriculum di giovani
neolaureati e di profili esperti appartenenti al settore odontoiatrico, interessati a entrare a far parte del gruppo.
Vitaldent nasce nel 1990, proponendo un nuovo modo di andare dal dentista, con centri moderni e un
concetto che ha rivoluzionato l'odontoiatria: un servizio integrale con tutti gli specialisti nella stessa clinica.
Oggi è una multinazionale presente in Spagna e Italia con circa 500 centri. Vitaldent punta sulla prevenzione
e sul servizio personalizzato, garantendo ai suoi pazienti una tecnologia all'avanguardia, sia negli strumenti
che nei materiali utilizzati, e offrendo un servizio di odontoiatria integrale con tutte le specialità: implantologia,
ortodonzia, estetica dentale, odontoiatria infantile e odontoiatria integrale. La vicinanza e il servizio ai pazienti
sono le premesse fondamentali della fi losofia del gruppo, oltre alla formazione: il centro di studi superiori
Vitaldent, un centro di formazione continua per tutti i professionisti del settore odontoiatrico, ha infatti
l'obiettivo di accrescere sempre più la loro specializzazione. Gli interessati possono candidarsi collegandosi al
sito www.vitaldent. com/it/, lavora con noi.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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Dagli odontoiatri alle segretarie ai contabili, ecco i profi li richiesti
27/04/2015
Nuovo Collegamento - ed. 3 aprile 2015
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GLUTINE: PRESUNTO COLPEVOLE
SIAMO SICURI CHE SIA PROPRIO IL GLUTINE LA CAUSA DEI SEMPRE PIU DIFFUSI MALESSERI E
GONFIORI INTESTINALE?
ALESSANDRO FORNARO
Abbiamo tutti ben presente l'immagine, molto collodiana, di Pierino con le orecchie da asino in piedi dietro
alla lavagna. Pierino ne combinava di cotte e di crude e disturbava molto la classe. Ora, passando da Pierino
al glutine, possiamo dire che sono sempre più le persone che, per tenere in ordine la propria pancia,
allontanano il glutine dalle proprie abitudini alimentari. Se pensiamo che, a fronte di un 1% di popolazione
intollerante al glutine, ben un terzo degli americani cerca di allontanare questa sostanza dalla dieta, un
dubbio possiamo ragionevolmente avanzarlo. In Italia non ci sono dati certi, ma senza dubbio sono
moltissime le persone che ripensano alla propria alimentazione quotidiana eliminando il glutine; e spesso
anche altri alimenti come i derivati latte. Questo atteggiamento determina un'evidente crescita del settore
dell'alimentazione particolare e rappresenta un'ottima opportunità di mercato per farmacie e negozi
specializzati. Cavalcare acriticamente una moda, tuttavia, può non rappresentare l'atteggiamento corretto per
quelle farmacie che intendono specializzarsi partendo dalle competenze. Una domanda in più è doverosa: "E'
davvero giustificato tutto questo ricorso ad alimenti privi di glutine?". Alcuni libri di recente pubblicazione
hanno ottenuto un successo editoriale notevole e, cosa ancora più importante, hanno influenzato le abitudini
alimentari di milioni di persone. Tra questi, "La dieta a grano zero" di William Davis, pubblicato nel 2014 da
Mondadori, e "Grain Brain" di David Perlmutter, uscito nel settembre del 2013 e già presente in quindici Paesi
e in ben nove edizioni. Come evidenziato qualche mese fa dal settimanale "Internazionale", questi due best
seller hanno diffuso la convinzione che il glutine sia un pericolo per la salute di tutti: responsabile di asma,
artriti e perfino di schizofrenia. Meno allarmistici, ma non per questo meno impattanti, sono altri libri molto
venduti, come quello del tennista Novak Djokovic ("II punto vincente" ed. Sperling e Kupfer) che attribuisce ad
una dieta rigorosamente priva di glutine un ruolo chiave per i propri successi sportivi. Abbiamo voluto citare
queste pubblicazioni come esempi di una crescente attenzione all'importanza che l'alimentazione ha per il
nostro benessere. Non vogliamo, tuttavia, attribuire al loro successo letterario la responsabilità di avere
messo il glutine al bando. In realtà, la convinzione diffusa che il glutine sia dannoso risiede altrove:
nell'esperienza individuale. Se si domanda alle persone che hanno intrapreso un percorso alimentare nel
quale il pane, la pasta e la pizza siano stati allontanati per dare spazio a cibi meno elaborati, come si sentono
dopo questa scelta, la risposta è univoca: "Ora, sto molto meglio". Le persone riportano spesso un minore
gonfiore addominale, dichiarano di dormire meglio o di avere messo alle spalle fastidiosi episodi di mal di
testa. I diretti interessati sono ben consapevoli di come si sentivano prima di iniziare la dieta; e sanno
benissimo che ora si sentono meglio. Hanno ragione, non c'è dubbio. Inutile, quindi, additare alcuni libri o
determinate diete come eccessivamente rigorosi: se le persone stanno meglio è tutto di guadagnato. A noi,
tuttavia, interessa porci sempre un paio di domande in più: "Perché stanno meglio? E' davvero colpa del
glutine?". Un'altra situazione che sembra condannare il glutine senza possibilità di appello è l'aumento dei
casi di celiachia. Negli ultimi settanta anni abbiamo assistito ad un incremento della celiachia spaventoso: dal
dopoguerra ad oggi, l'incidenza è quadruplicata. Di certo, i mezzi diagnostici di oggi scoprono casi di celiachia
anche laddove una volta questa evenienza non veniva nemmeno sospettata. Ma questa spiegazione rischia
di essere frettolosa. Per comprendere cosa effettivamente sia accaduto, un gruppo di ricercatori americani ha
analizzato i campioni di sangue prelevati ad alcune reclute dell'esercito tra il 1948 e il 1954. "Se la celiachia
fosse esistita nelle percentuali odierne - si sono detti i ricercatori - dovremmo trovare gli anticorpi all'enzima
transglutaminasi nell'1% circa dei campioni analizzati". Ma le cose non sono andate proprio così: sono
risultati positivi solo i due decimi di quanto previsto. La celiachia, quindi, è un disturbo moderno, in continua e
rapida crescita. Colpa delle produzioni industriali, forse. Per rendere il pane più lavorabile, la pasta della pizza
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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ALIMENTAZIONE
27/04/2015
Nuovo Collegamento - ed. 3 aprile 2015
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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più elastica o gli spaghetti più consistenti, in fase di lavorazione si aggiunge del glutine a quello già presente
naturalmente nel grano. Si chiama glutine vitale, ha la consistenza del sale, e si aggiunge all'impasto per
renderlo più elastico e amalgamabile. Lo si usa sia a livello industriale, sia nei piccoli panifici artigianali per
gonfiare rapidamente l'impasto. Addizionato di glutine, il pane è più buono e dura più a lungo. Nelle
merendine, il glutine vitale funge da aggregante e rende i prodotti più soffici. Ormai, è inevitabile utilizzarlo in
molti ambiti di produzione alimentare. Tuttavia, sebbene questo ricorso eccessivo di glutine possa, forse,
giustificare l'aumento esponenziale dei casi di celiachia, rimane difficile comprendere se e come le persone
non celiache siano diventate più sensibili al glutine stesso. La domanda che rimane senza risposta è sempre
la seguente: "Come mai molte persone non celiache si sentono meglio se allontanano il glutine dalla propria
dieta?". Per rispondere a questa domanda, è utile rifarsi a due studi scientifici condotti a partire dal 2011 da
un gruppo di ricercatori australiani. Per indagare sulle ragioni dei benefici di una dieta priva di glutine anche
per le persone non celiache, i ricercatori hanno reclutato un gruppo di persone affette da intestino irritabile
che avevano dichiarato di sentirsi meglio dopo avere eliminato il glutine dalla dieta. Una parte di questi
soggetti è stata alimentato senza glutine, mentre al gruppo di prova è stato somministrato glutine ad insaputa
sotto forma di brioches e pane non "gluten free". Ebbene, lo studio ha confermato quella che era una
consapevolezza diffusa: la maggior parte di coloro ai quali era stato ingannevolmente introdotto il glutine ha
ricominciato ad avvertire i disturbi che lamentava prima della dieta. Questo studio ha offerto a tutti coloro che
vedono nel glutine il nemico numero uno un buon motivo per confermare le proprie convinzioni. Ma chi fa
ricerca, una domanda in più se la pone sempre. I ricercatori australiani, qualche mese dopo, hanno condotto
una seconda ricerca, simile alla precedente. Questa volta, dietro alla lavagna non ci hanno esso solo Pierino,
ma anche altri componenti della classe: i cosiddetti Fodmap. Ebbene: tutti i soggetti, reclutati sulla base di
non digerire al meglio il glutine e di ricavare benefici dalla sua eliminazione dalla dieta, sono stati sottoposti
ad un regime alimentare privo di glutine e di Fodmap, ovvero zuccheri fermantabili e polioli presenti in
moltissimi alimenti tra i quali la pasta, il pane, ma anche il miele e molti vegetali ricchi di fruttosio come mele,
angurie, cipolle e via dicendo. Ad alcuni soggetti veniva, ad insaputa, somministrato glutine, senza che
tuttavia i disturbi si ripresentassero. Ecco allora che i ricercatori hanno potuto correggere la propria prima
interpretazione: non è il glutine in sé a causare disturbi in chi non è celiaco, bensì una serie di carboidrati
facilmente fermentabili, dall'alto potere osmotico e contenenti alte concentrazioni di fruttosio. I Fodmap,
appunto. Eliminando gli alimenti contenenti glutine, le persone riducono anche l'assunzione di alcuni tra
questi carboidrati che richiamano acqua nell'intestino provocando gonfiore e diarree. Del resto, i Fodmap
sono presenti in molti alimenti, non sono facilmente identificabili e risulta difficile allontanarli dalla dieta.
Meglio, allora concentrarsi sul glutine. Eliminando il glutine, le persone compiono una scelta ben precisa e
iniziano a porre un'attenzione maggiore, talvolta maniacale, alla qualità dei cibi che ingeriscono. Insieme al
glutine, esse eliminano anche una serie di alimenti estremamente calorici e poco sani: prodotti industriali, i
cibi dei fast food, le merendine a base di creme e cremine poco salutari e molto altro ancora. Insomma,
l'attenzione alla qualità degli alimenti comporta una serie di benefici per il benessere psico-fisico delle
persone. Ecco che quindi, con molte probabilità, non è tanto l'allontanamento del glutine il motivo del "sentirsi
meglio", quanto piuttosto l'attenzione a quanto si mangia e il ricorso ad un'alimentazione più sana. In un certo
senso, mettendo Pierino dietro alla lavagna, la maestra mette a tacere anche tutti gli altri ragazzini maleducati
e rumorosi della classe. Se le mode tendono ad additare un colpevole spesso solo presunto, è pur vero che
noi tutti avvertiamo il bisogno di nutrirci in maniera più sana. Questo aspetto va senza dubbio incentivato, non
solo per questioni di mercato, ma anche per i benefici alla salute che i regimi alimentari più attenti e
consapevoli comportano. Il medesimo discorso può essere fatto anche per le moltissime persone che non
assumono il latte e i suoi derivati traendone benefici in termini di gonfiore addominale, allergie e via dicendo.
Spesso, il loro grado di intolleranza al lattosio non né così elevato da giustificare una scelta radicale. Sono in
crescita anche le persone vegane, alcune di esse non più convinte animaliste come in passato. Alcuni,
decidono di mangiare vegano solo per sentirsi meglio: allontanando ogni derivato di origine animale,
27/04/2015
Nuovo Collegamento - ed. 3 aprile 2015
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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eliminano una serie di prodotti industriali calorici e poco salutistici che il mercato ci propone. Siano esse
basate sull'allontanamento del glutine, del latte o dei derivati animali, le nuove mode alimentari nascono dal
bisogno di nutrirsi in maniera più salutare; e determinano benefici tangibili.
Negli ultimi settantanni abbiamo assistito ad un aumento della celiachia spaventosa: dal dopoguerra
ad oggi, l'incidenza è quadruplicata.
Dal punto di vista scientifico è utile comprendere dove finisce una moda e dove siano invece presenti
benefici ben determinati
Non è il glutine in sé a causare disturbi in chi non è celiaco, bensì una serie di carboidrati facilmente
fermentabili
27/04/2015
Nuovo Collegamento - ed. 3 aprile 2015
Pag. 16
LA PREPARAZIONE GALENICHE E LA CONTINUITA TERAPEUTICA
OSPEDALE-TERITORIO
Elisa Giubileo, Laura Del Marco, Mazen Roukbi,
In un mondo che sta repentinamente cambiando, anche l'attività della farmacia territoriale è in continua
evoluzione. La farmacia è il "luogo della cultura della salute", dove il farmacista, figura da sempre come
riferimento per la comunità, ha oggi la possibilità di estendere le sue conoscenze e indirizzare la sua
professione verso nuovi servizi dedicati non solo alla cura delle malattie ma anche alla prevenzione e al
benessere della persona. In questa cornice, quale spazio può ancora oggi occupare la Galenica? Dagli anni
40 in poi, con lo sviluppo dell'industria farmaceutica, si e' assistito ad una perdita graduale dell'attività'
galenica, oggi generalmente ridotta a pratica marginale nelle farmacie. L'avvento delle Norme di Buona
Preparazione, nel gennaio 2004, riportate nella Farmacopea ufficiale XII, ha imposto al farmacista
preparatore una scelta precisa: recepire quanto descritto nella normativa e adeguare quindi locali e
procedure. La qualità, l'efficacia e la sicurezza dei medicinali preparati dal farmacista non dipendono infatti
soltanto dalla sua professionalità e dalla sua competenza scientifica, ma anche dall'accurata organizzazione
e dal costante controllo durante la preparazione in tutte le sue fasi. Possiamo dire che allestire un laboratorio
con personale qualificato e idonee procedure sia un vero e proprio impegno parallelo e indipendente rispetto
alla normale attività della farmacia. La galenica è in grado di dare risposte a specifiche esigenze cliniche
attraverso la preparazione di medicinali personalizzati che consentono l'accesso sicuro ed appropriato ad una
terapia farmacologica non altrimenti praticabile. L'allestimento della preparazione galenica diventa ancora più
importante quando non è possibile ricorrere al medicinale industriale e quando le terapie sono destinate a
pazienti fragili o a rischio come bambini o anziani. Qualità, sicurezza ed efficacia sono caratteristiche
essenziali e possono essere ottenute solo mediante una gestione efficiente dell'intero processo di
prescrizione-preparazione-erogazione. Le terapie pediatriche, allestite presso le farmacie territoriali
consentono di fornire ai piccoli pazienti formulazioni tali da favorire l'aderenza al trattamento farmacologico.
La farmacia dell'AsI Milano 1 riveste un ruolo fondamentale in t'ambito. In particolare, gestisce la presa in
carico dei pazienti pediatrici, garantendo la continuità del trattamento farmacologico personalizzato dopo la
dimissione ospedaliera. Sono state applicate procedure finalizzate a risolvere le relative criticità, garantendo
l'appropriatezza prescrittiva, la qualità e la sicurezza dei trattamenti. A tal proposito, sono state messe in atto
importanti strategie al fine di ridurre al minimo gli errori in terapia in ambito pediatrico. Inizialmente, sono stati
allestiti, secondo la normativa vigente, preparati officinali di Farmacopea e prodotti salutistici. Ricordiamo che
la legittimazione dei preparati officinali fa riferimento: a) alla presenza della formulazione nella Farmacopea
Europea, cioè in una Farmacopea di uno Stato membro dell'UE; b) al preparato salutare contenente
esclusivamente piante e/o loro parti presenti nell'elenco del Ministero della Salute: decreto 9 luglio 2012,
disciplina dell'impiego negli integratori alimentari di sostanze e preparati vegetali (G.U. 21-7-2012 serie
generale n.169) con allegato 1 aggiornato al 16 gennaio 2013). La possibilità di disporre di farmaci preparati
dal farmacista ha consentito ai pazienti del territorio di rivolgersi sempre più spesso alla farmacia anche per
prescrizioni su ricetta medica, con la conseguente implementazione delle preparazioni magistrali del nostro
laboratorio. In particolare, l'attenzione rivolta da parte del farmacista alla presentazione di prescrizioni
galeniche di terapie pediatriche ha fatto sì che la farmacia divenisse un vero e proprio punto di riferimento per
il territorio nella continuità di cure alla dimissione dall'ospedale. Garantire la terapia a tutti, anche ai più fragili,
spesso bambini per i quali non sono registrati e disponibili in commercio quei farmaci necessari alla loro
sopravvivenza, è diventata quindi la mission di un settore del nostro laboratorio, in grado di offrire oggi un
servizio fondamentale al paziente ed alla sua famiglia. Il farmacista è entrato a far parte del "percorso
sanitario condiviso" insieme al medico di base (pediatra), ai professionisti (medici e farmacisti) di Asl e
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Professione farmacia
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Ospedale e quest'esperienza è stata così sentita tanto da divenire oggetto, nel 2013, di tesi di laurea della
dott.ssa Laura Del Marco, allora tirocinante presso la Farmacia Seguro. Spunto iniziale per l'inizio del lavoro,
è stata una semplice ricetta presentata in farmacia: propranololo con dosaggio non reperibile in commercio e
indicazione offlabel, prescritto infatti non per problemi cardiaci ma per "emangioma infantile". Il lavoro
intrapreso in farmacia, grazie ai contatti con la clinica universitaria di Milano e alla collaborazione con il
Sevizio farmaceutico della Asl di riferimento del bambino (Milano 1) ha consentito di poter garantire una
terapia personalizzata con variazioni continue in base al cambiamento del peso corporeo al bambino. In
questo modo, il piccolo paziente ha potuto proseguire le cure in regime di assistenza Ssn fino a remissione
completa. Il farmacista è diventato quindi parte di un team clinico, contribuendo con la sua professionalità al
percorso di cura del paziente. Ha monitorato, durante tutto il periodo di trattamento farmacologico, tutte le
variazioni dei dosaggi del farmaco e l'aderenza alla terapia, constatando con soddisfazione l'efficacia del
trattamento (feedback). In caso di principio attivo non disponibile come materia prima oppure ancora coperto
da brevetto l'unica possibilità per rendere disponibile il trattamento terapeutico richiesto può esse re
l'allestimento di un preparato magistrale estemporaneo partendo dal medicinale industriale in commercio: la
procedura di sconfezionamento, è ammessa solo in caso di assenza di una valida alternativa terapeutica ed il
medico è tenuto ad indicare sulla ricetta che si tratta di "stato di necessità" (art.54 Codice Penale in relazione
all'art.4, L.689/81). ATTIVAZIONE del PERCORSO ASSISTENZIALE TERRITORIALE PER PRESCRIZIONE
DI FARMACI GALENICI NELLA : ASL MILAN01 La dispensazione dei medicinali galenici avviene tramite il
Servizio Farmaceutico delle strutture prescrittrici, ove possibile, oppure tramite il Servizio farmaceutico della
Asl di residenza dell'assistito direttamente o attraverso le farmacie territoriali. Il nostro Paese è l'unico in
Europa a disporre di Servizi Farmaceutici territoriali in grado di funzionare da tramite tra l'ospedale, i cittadini
e medici di famiglia. La Normativa Nazionale demanda però alle regioni lo sviluppo di processi organizzativi.
In Lombardia, il percorso di continuità terapeutica ospedale- territorio è a totale carico del Sistema sanitario. Il
farmacista nell'allestimento dovrà porre particolare attenzione a: • Scelta dell'eccipiente idoneo. • Scelta della
forma farmaceutica più adatta alla somministrazione. La necessità di realizzare preparazioni con dosaggi
spesso molto bassi e la necessità di adattare anche entro breve tempo il dosaggio rende spesso preferibili le
forme orali liquide (sciroppi e sospensioni) rispetto alle forme farmaceutiche a dose unica (compresse,
capsule o cartine) che potrebbero generare eventuali errori di dosaggio. Alle forme farmaceutiche solide si
può ricorrere tuttavia quando il principio attivo è molto poco stabile in soluzione. Da qui la necessità di
disporre di alcune formulazioni base per sciroppi o per sospensioni orali: queste ultime in particolare si
prestano anche all'eventuale dispersione della polvere ottenuta da medicinali industriali presenti sul mercato
(aprendo le capsule o triturando le compresse), qualora il principio attivo non sia reperibile in commercio.
La Farmacia Seguro, di Settimo Milanese, investito nel laboratorio di galenica. Questa esperienza, condotta
in sinergia con la Asl Milano 1, evidenzia l'importanza della stretta collaborazione tra i farmacisti preparatori,
con i medici prescrittori e le famiglie dei pazienti; sinergia fondamentale per una gestione corretta dei pazienti
che necessitano di terapie personalizzate.
FARMACI ORFANI E OFF LABEL La preparazione estemporanea risulta fondamentale soprattutto in
neonatologia e in pediatria. I pazienti tipo sono i pretermine 0 i nati con patologie congenite o pazienti affetti
da malattie rare. Le richieste di tarmaci che arrivano più frequentemente al laboratorio di galenica delle
farmacie territoriali riguardano l'apparato cardio-vascolare, i respiratori, analgesici e sedativi. I farmaci Orfani
sono quei medicinali efficaci nel trattamento di alcune malattie che non vengono prodotti o immessi sul
mercato a causa della domanda insufficiente a coprire 1 costi di produzione e fornitura rendendoli quindi poco
remunerativi. Possono essere "orfani" per principio attivo non più in commercio, (es. prometazina), per forma
farmaceutica (es. captopril, dapsone, ome• prazolo, spiramicina in cartine o sospensione orale). Nella
maggior parte dei casi si tratta di farmaci utili per trattare determinate malattie rare, definite tali per la loro
bassa frequenza nella popolazione (meno di 1 abitante su 2000), anche se molto nu; merose nel loro
insieme. I farmaci off -label, sono farmaci utilizzati per indicazioni terapeutiche, via di somministrazione, dosi
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ed età diverse da quelle indicate nella registrazione del farmaco. In questo caso, il medico prescrittore deve
dimostrare che non esiste un'alternativa terapeutica e che il farmaco prescritto è di uso consolidato e
conforme a linee guida o lavori apparsi su pubblicazioni scientifiche accreditate. Il medico deve inoltre
dichiarare di assumersi la responsabilità del trattamento e chiedere il consenso del paziente (legge 8 aprile
1998 n. 94). Il farmacista preparatore ha un ruolo di fondamentale importanza nel gestire tutte le fasi di natura
tecnica che riguardano l'allestimento ed è fondamentalmente responsabile della gualità del preparato
galenico allestito.
PREPARAZIONI relative a MALATTIE RARE E/0 FARMACI ORFANI nella ASL MILAN01 TIOPRONINA
DAPSONE BETAINA ANIDRA lDOPA ECDOPA PR0PRAN010L0 CALCIO IONE AC
URSODESOSSICOLICO POTASSIO PERMANGANATO ! CISTINURIA "% (malattia rara) • ì DERMATITE
ERPETIFORME | (malattìa rara] ACIDEMIAMETIIMALONICA (malattia rara) DEFICIT
TIROSINIDROSSILASI \ (dosaggio particolare) EMANGIOMA INFANTILE i (uso del farmaco off-label)
OSnOPENIADEL PRETERMINE (IN NEONATOLOGIA) ATRESIAVIEBILIARIE EXTRAEPATICA
Foto: di Elisa Giubileo, Laura Del Marco, Mazen Roukbi, Farmacia Territoriale SEGURO - Dr. Chisale'Settimo
Milanese e Antonella Giannini, UOC Servizi Farmaceutici Asl Milano 1
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Credere nella farmacia
Apprendere che un'azienda, da sempre partner della farmacia, decide di puntare sulla Gdo, genera un certo
malessere. Sapere poi che la scelta è stata intrapresa per "promuovere la vicinanza della marca a tutti i
consumatori gluten-free ed essere al passo con le nuove dinamiche di acquisto" lascia ancora di più l'amaro
in bocca. Non è il nuovo terreno di concorrenza con la grande distribuzione che mi preoccupa: a guesto
siamo abituati da anni ed è una situazione naturale rispetto alla quale la farmacia non si è mai sottratta,
cogliendo appieno lo stimolo rappresentato dalle dinamiche concorrenziali. I motivi del disappunto risiedono
altrove. Anzitutto, nel prendere atto che un'azienda cresciuta grazie al contributo e al supporto delle farmacie
ci tenga in così poca considerazione rispetto alle proprie prospettive di sviluppo. Vedere un figlio crescere e
poi andare all'estero per cercare la sua strada può essere triste, ma al contempo genera un senso di orgoglio
paterno. In questa vicenda, tuttavia, la situazione è molto differente. Personalmente, rifiuto l'assunto che in
farmacia si cresca e si impari a muoversi, per poi uscirne a cercare maggiori fortune. In farmacia si può
crescere, diventare grandi e rivolgersi a tutta la popolazione italiana, in maniera di certo più capillare e
professionale che rispetto alla grande distribuzione. Perché allora, un'azienda, fatti i propri conti e valutazioni,
ad un certo punto non crede più in una crescita comune con la farmacia e sceglie di puntare sulla grande
distribuzione? Ad oggi, la farmacia e i negozi specializzati vantano una quota di mercato del 70% nel settore
celiachia, quota conquistata in anni distretta collaborazione con le aziende, di investimenti reciproci e di
politiche di crescita. Perché allora, continuo a chiedere, non si può continuare a crescere insieme? La frase
che mi ha fatto più male leggere è quella pronunciata da Luciano (.appellar! di Coop Lombardia, al quale è
sembrato "più che naturale pensare di conquistare un mercato prevalentemente appannaggio di farmacie e
negozi specializzati". I risultati di una ricerca condotta per conto della nota azienda al fine di seguire i
comportamenti della clientela Coop nei confronti dei prodotti destinati ai celiaci, hanno evidenziato grande
interesse da parte delle persone intolleranti al glutine ad apprendere della possibilità di fare acquisti anche
nel supermercato oltre che in farmacia e nei negozi specializzati. In quest'ottica, come afferma un alto
dirigente dell'azienda in un'intervista, si è deciso di dare seguito ad un'attività di brand switch, portando i
prodotti a marchio "finora disponibili solo in farmacia e nei negozi specializzati, sugli scaffali della grande
distribuzione. Ciò significa che sarà disponibile, dalla colazione alla cena, dallo snack alla merenda, dal dolce
al salato, dai prodotti ambient a quelli frozen, un maggiore e più vario numero di referenze per
un'alimentazione sana, varia ed equilibrata tutta gluten free". Mi auguro, per il cittadino, che quella azienda,
con sede a Merano, si sia preoccupata di chi è nato in un piccolo centro dove la GDO certamente non ha
nessun interesse a impiantare le sua attività. Ma può bastare una ricerca di mercato per cambiare strategia e
filosofia aziendali? Dopo il disappunto iniziale, questa vicenda ha stimolato in me una riflessione: forse, a
monte di tanti problemi, c'è la nostra mancanza di unità. E' un discorso vecchio, che ho già affrontato in un
precedente editoriale. All'esterno appariamo divisi: ci sono divisioni tra titolari di farmacia, collaboratori, titolari
di parafarmacia, ci sono divisioni all'interno delle nostre organizzazioni di categoria non per differenti vedute
di programma, ma solo per un desiderio di visibilità. Questo nostro apparire divisi, certamente permette alle
istituzioni di prendere provvedimenti senza consultarci, alle aziende di fare scelte non condivise da noi, senza
temere alcuna reazione. Se ci mostrassimo uniti, se sapessimo intraprendere iniziative comuni, forse
saremmo più ascoltati ed anche più temuti. Se abbandonassimo l'opposizione strumentale, fatta solo per
criticare, il nostro peso nella società, nel mercato, nel territorio potrebbe finalmente essere riconosciuto per
quello che in realtà è. L'Utifar nel primo Bilancio Sociale della farmacia italiana ha evidenziato che un
cittadino su tre esce dalle farmacie italiane con un consiglio. Quel consiglio glielo danno tutti i farmacisti
italiani che se impareranno a farsi forti, tutti assieme, della stima della gente, forse dissuaderanno tutti quelli
che non credono più nella nostra professione e ci utilizzano fin quando fa loro comodo. Mi riferisco alle
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EDITORIALE
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aziende che ci usano come trampolino di lancio, ma anche allo Stato e alle Regioni, che ci hanno utilizzato
per tantissimi anni come finanziatori del SSN e oggi sene sono dimenticati. Eugenio Leopardi
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PROGETTO MIMOSA
L'iniziativa, promossa dall'Associazione Farmacista ln..sieme, intende dare una risposta a tutte quelle donne
che si avvicinano al farmacista non solo per avere un farmaco, ma anche per il bisogno di un consiglio. E'
dunque il farmacista a suggerire i contatti telefonici cui le donne possono rivolgersi per essere aiutate
conservando sempre il totale anonimato. "Il progetto Mimosa si rivolge a tutte quelle persone che subiscono
spesso violenza di vario tipo, quindi non solo fisiche, ma anche odiose pressioni e vessazioni di natura
psicologica, sessuale e sempre più spesso economiche. Negli ultimi tempi proprio nelle nostre strutture
abbiamo potuto osservare come i disagi manifestati dalle donne assumessero connotati più eterogenei
rispetto al passato. A quante di noi che viviamo al banco ormai da anni è capitato che si avvicinino donne che
hanno bisogno non più solo del farmaco, ma spesso anche di una parola di conforto, di un consiglio, di un
parere di una persona che in quel momento è investita della sua massima fiducia". L'Associazione
Farmaciste ln..sieme, ideatrice dell'iniziativa, spiega l'obiettivo di questo progetto nato dalla volontà di dare un
volto diverso alla figura dei farmacisti, "considerati spesso una casta chiusa nel proprio guscio e presa dai
propri interessi e non invece una categoria di professionisti seri e qualificati sempre vicini ai bisogni della
popolazione. Le farmacie sono coinvolte nel ruolo d'informazione qualificata al quale rivolgersi in prima
istanza per ricevere risposte concrete ai problemi manifestati. Abbiamo, infatti, scritto su una brochure, che
abbiamo messo in un angolo appartato della farmacia affinchè la persona interessata mantenesse già dal
primo momento i! proprio anonimato, un vademecum per tutte le donne che sono coinvolte in prima persona
in un problema così tanto grave, ma estremamente comune. E' dunque il farmacista, nella farmacia, a
suggerire il percorso più idoneo sul quale incamminarsi per ricevere l'aiuto necessario e più concretamente
dando numeri e contatti telefonici cui le donne possono rivolgersi per essere aiutate conservando sempre il
totale anonimato che è una cosa fondamentale per la loro tutela. La Farmacia - conclude l'Associazione
Farmaciste ln..sieme - è un luogo dove si entra senza chiedere permesso, dove non si bussa alla porta e
dove per essere ricevuti non si deve prendere appuntamento. E allora data anche la capillarità del territorio,
quale miglior posto dove fare informazione e dove porgere una mano a chi ne ha bisogno?". Uomini e donne
rispondono ai fermaci in maniera differente, hanno on sistema immunitario che non reagisce nel medesimo
modo agli stimoli esterni e sono soggetti in misura diversa all'insorgenza di determinate patologie. i La
medicina di genere, prima ancora di essere una scienza, è quindi una forma di sensibilità che si contrappone
a una ricerca scientifica da sempre abituata a pensare alla donna come a un "piccolo uomo". Questa rubrica
si propone di fornire le notizie più importanti riguardanti la salute e il benessere femminile; si farà riferimento
ai temi trattati nelle più recenti conferenze stampa, alle iniziative di genere, alle campagne medicoinformative, alle nuove ricerche, ai farmaci, ai trattamenti e ai centri di elezione per la cura delle patologie
femminili.
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NOTIZIE AL FEMMINILE
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TROPPA PUBBLICITÀ ALL'ALLATTAMENTO ARTIFICIALE
II forte richiamo al rispetto del Codice Internazionale per l'allattamento al seno nasce anche dalla notizia che
in un programma tv che andrà in onda prossimamente su Real Time, sponsorizzato da un noto marchio che
vende prodotti per bambini, tre ostetriche accompagneranno diverse coppie in vari momenti della gravidanza
e nel rientro a casa dopo il parto, utilizzando i prodotti della casa sponsor come tettarelle, paracapezzoli e
biberon. Il mancato rispetto del Codice per la Commercializzazione dei Sostituti del Latte materno è motivo
anche di violazione del Codice deontologico dell'ostetrica nel quale, ricorda la presidente Fnco, Maria Vicario,
è sancito: "L'ostetrica/o promuove l'allattamento al seno e supporta il ruolo genitoriale, sostiene e diffonde la
donazione volontaria del latte materno. L'ostetrica/o altresì aderisce al Codice Internazionale per la
Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, ne promuove il rispetto delle norme e s'impegna a
denunciarne eventuali violazioni". La Fnco ha inoltre ricordato che gli operatori sanitàri non devono accettare
compensi o farsi promotori di alimenti per lattanti o di altri prodotti, come presidi e attrezzature per la loro
preparazione e consumo, eccetto quando necessario nell'ambito di una valutazione professionale o ricerca a
livello istituzionale e che la partecipazione al programma televisivo delle tre ostetriche, riprese con in mano
prodotti del marchio sponsor, "lede l'immagine stessa della professione veicolando un messaggio sbagliato e
violando palesemente il Codice Internazionale per la Commercializzazione dei Sostituti del Latte materno,
elaborato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dall'Unicef". "Anche i fabbricanti e distributori - ha
sottolineato Vicario - devono aderire ai principi del Codice che è già stato violato più volte in passato dallo
sponsor del programma televisivo". "La Fnco auspica che simili episodi non si abbiano più a verificare - ha
concluso - nell'interesse della salute delle donne, dei bambini e della categoria tutta. L'Agenzia Italiana del
Farmaco ha, inoltre, previsto l'eliminazione dell'obbligo del test di gravidanza per l'ottenimento del farmaco.
"Questa decisione, contraddicendo il recente parere del Consiglio Superiore di Sanità, equipara il nostro
Paese al resto d'Europa", commenta con soddisfazione Francesca Merzagora, Presidente dell'Osservatorio
nazionale sulla salute della donna. "È un risultato fondamentale nella battaglia condotta da Onda in questi
ultimi tre anni, allo scopo di evitare che l'Italia fosse l'unico Paese in cui era richiesto un test di gravidanza per
poter acquistare il farmaco. Niente ricetta ora, salvo che per le minorenni. Il pronunciamento di AIFA
consente così alle donne italiane di avere gli stessi diritti delle europee, con la possibilità finalmente di
accedere a questo presidio farmacologico senza ostacoli".
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/04/2015
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NOTIZIE AL FEMMINILE
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UPFARM (Unione Professionale Farmacisti per i medicinali orfani) è un coordinamento di farmacisti dinamico
ed in crescita, dove ciascuno, in relazione alle proprie attitudini, conoscenze e possibilità, collabora con i
colleghi in modo attivo. Per favorire lo sviluppo del progetto e per portarlo a conoscenza del maggior numero
di pazienti, è stata raggiunta un'intesa con la Federazione Uniamo FIRM onlus www.uniamo.org (la
Federazione che raccoglie oltre 100 Associazioni italiane di malattie rare). L'accordo con Uniamo FIRM,
ottenuto dopo un periodo di confronti e di reciproci scambi, ha portato a questa importante collaborazione e
ad un protocollo d'intesa che mira a sviluppare il "Progetto farmaci orfani" in una forma ancora più efficace e
capillare peri malati rari. Questa collaborazione, caratterizzata da un forte orientamento sociale, sposta il
valore dell'operazione su un piano umanitario, etico e altamente professionale, dando un grande valore alla
figura del farmacista e mettendo in luce le grandi potenzialità delle farmacie territoriali come punti di
riferimento. Per concretizzare il progetto congiunto è stata inserita sul sito di UNIAMO una sezione specifica
definita Galeno Help, l'aiuto dei farmacisti per i malati rari, che condurrà facilmente e direttamente i pazienti al
nostro gruppo di lavoro. Inoltre, per informare costantemente e dare visibilità al progetto anche al di fuori delle
Associazioni per le malattie rare, l'ufficio stampa/media relations di UNIAMO curerà, insieme a quello
dell'Utifar, la presentazione alle agenzie stampa di comunicati e servizi sull'argomento. Ultimamente è stato
anche siglato un accordo di collaborazione con la SIMMESN (Società Italiana per le Malattie Metaboliche e lo
Screening Neonatale) i cui specialisti aderenti operano nei principali Ospedali Pediatrici italiani. Questa si
impegnerà a divulgare l'iniziativa presso i Centri Specialistici che, a loro volta, informeranno i pazienti del
progetto e forniranno, quando necessario, le informazioni relative alle Farmacie aderenti. Oltre ai vari
riconoscimenti ottenuti in Italia, in occasione dell' European Conference on Rare Diseases and Orphan
Products, tenuta a Bruxelles nel maggio 2012, il progetto UPFAR è stato inserito in forma di poster con il
titolo "Help by thè Pharmacistfor Rare Diseases". UPFARM è una semplice aggregazione tra colleghi che
danno la disponibilità al progetto. Per questo, l'adesione o il ritiro sono liberi e non è prevista alcuna quota di
iscrizione. Unica condizione è essere iscritti all'UTIFAR, che fornisce al coordinamento tutti gli appoggi
logistici, mediatici e istituzionali. Sul sito www.upfarm.it potrai trovare tutte le informazioni relative al lavoro fin
qui svolto e l'elenco delle farmacie che hanno già dato la loro adesione. Il presidente Upfarm, Giorgio Nenna
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IL VALORE DI ESSERE FARMACISTA
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REFLUSSO GASTROESOFAGEO: UN'ARMA IN PIU PER IL FARMACISTA
La recente ci farmaco da naMMi un inibitore della pompa protonica offre lo spunto per uni più generale
discussione sui vantaggi per il cittadino derivanti da una gestione condivisa tra medici reflusso
gastroesofageo.
Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista
Da tempo, si sente parlare di un ruolo sempre più attivo del farmacista nella gestione di una serie di disturbi
di lieve entità che interessano la popolazione. La gestione condivisa tra medici, strutture ospedaliere e
farmacie territoriali di tali disturbi può comportare una serie di benefici per la collettività: la razionalizzazione
delle risorse economiche, la vicinanza del consiglio al cittadino, il monitoraggio, la possibilità di efficaci
campagne informative, e via dicendo. Ogni iniziativa che va in questa direzione è quindi da guardare con
estremo interesse. Lo scorso 31 marzo, a Milano, è stato presentato alla stampa specializzata il primo
documento di orientamento su ruolo e organizzazione di tutte le diverse figure sanitarie coinvolte nella
gestione del reflusso gastroesofageo, dal farmacista di comu nità al gastroenterologo. Il fatto che gli inibitori
della pompa protonica rappresentino, da tempo, la prima voce di spesa farmaceutica territoriale, ha reso
l'incontro particolarmente interessante: non sfugge infatti a nessuno che questa occasione rappresenta un
terreno di prova importante per un futuro che potrà vedere il farmacista e l'automedicazione sempre
maggiormente coinvolti nelle strategie di tutela della salute pubblica. L'incontro si è quindi trasformato in una
tavola rotonda che ha messo a confronto medici, farmacisti e giornalisti: ne sono emersi spunti di riflessione
molto interessanti. Il documento presentato suggerisce infatti alcune linee di indirizzo utili per future iniziative
orientate alla gestione ottimale del paziente con sintomi da reflusso gastroesofageo con un maggiore
coinvolgimento della farmacia. In particolare, il documento è il risultato consensuale e conclusivo di un
gruppo di lavoro multidisciplinare composto dai principali attori coinvolti nella gestione dei sintomi da reflusso
gastroesofageo: il farmacista, il medico di medicina generale, lo specialista gastroenterologo. Ciò che fa di
questo lavoro un terreno di prova determinante per gli sviluppi futuri della gestione condivisa dei disturbi di
lieve entità e transitori è l'elevata diffusione nella popolazione della pirosi e degli altri sintomi da reflusso
gastroesofageo. Oltre il 44% della popolazione ne soffre, a fronte di una elevata variabilità di comportamenti
terapeutici, che non sempre si rivelano ottimali. In questo ambito, il consiglio del farmacista può risultare
molto utile. I sintomi da reflusso gastroesofageo si prestano infatti ad essere ben gestiti anche in un contesto
di automedicazione responsabile. È generalmente facile riconoscere i sintomi da reflusso gastroesofageo ed
individuare i segni più evidenti di eventuali condizioni sottostanti di interesse medico e suggerire un primo
approccio di trattamento. Una volta riconosciuta la sintomatologia, le possibilità a disposizione del farmacista
comprendono un'opportunità importante. Rispetto al passato e alle tradizionali possibilità di trattamento in
automedicazione con antiacidi e alginati, l'ingresso come farmaco da banco di un inibitore della pompa
protonica come l'esomeprazolo 20 mg, IPP di seconda generazione, offre al farmacista un'arma importante
per un consiglio professionale. Gli IPP sono i farmaci dotati dell'azione più profonda in termini di soppressione
della secrezione di acido cloridrico, e sono dispensabili a basso dosaggio senza obbligo di prescrizione per il
trattamento a breve termine dei sintomi da reflusso, quali pirosi e rigurgito acido. Unita alla promozione di
comportamenti che possono limitare il disturbo, questa possibilità di consiglio può avere un ruolo importante
nella gestione iniziale della terapia. Inoltre, il farmacista può fare in modo che soggetti affetti da sintomi di
lunga durata, che non hanno risposto a precedenti terapie o che presentano segnali di allarme, siano
indirizzati tempestivamente al consulto medico. Una maggiore integrazione e comunicazione tra le figure
sanitarie (medico di medicina generale, specialisti) è sempre auspicabile ed è importante definire strumenti di
indagine e valutazione rapida a uso del farmacista, possibilmente condivisi da tutte le figure sanitarie
coinvolte nel percorso. Il lavoro evidenzia in modo sintetico i nodi critici che si possono rilevare a oggi in
questo percorso e suggerire alcune linee di indirizzo e contenuti condivisi utili per future iniziative orientate
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PROFESSIONE FARMACIA
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alla gestione della pirosi con un maggiore coinvolgimento della farmacia di comunità. Le maggiori criticità
risiedono nel fatto che spesso il cittadino, nell'affranta re il disturbo pirosi retrosternale, non segue il percorso
più razionale e si affida a rimedi di efficacia non dimostrata sulla base di informazioni non attendibili, Spesso,
inoltre, utilizza trattamenti non appropriati, aggira il ruolo della medicina generale, ricorre alla medicina
specialistica di propria iniziativa. È proprio in farmacia che è possibile porre le basi per recuperare un
percorso razionale. In particolare, la gestione della pirosi retrosternale ha le caratteristiche ideali per essere
un buon campo di prova di un modello di cura che ricolloca l'automedicazione nella giusta accezione come
autogestione responsabile di un problema di salute con farmaci e altri interventi di efficacia dimostrata e nella
giusta posizione all'interno di questo percorso. Un percorso razionale dovrebbe prevedere modifiche dei
comportamenti alimentari e di altre abitudini quotidiane con eventuale uso di farmaci di automedicazione a
breve termine, preferibilmente con il consiglio e monitoraggio del farmacista di comunità. La mancata
risoluzione in tempi brevi (nell'ordine di due-tre settimane) dovrebbe portare al consulto dal medico di
medicina generale che deciderà i successivi interventi, inclusa eventualmente la valutazione specialistica. Ma
come gestire i sintomi da reflusso gastroesofageo nell'ambito della farmacia di comunità? In effetti, il
farmacista è abituato a consigliare i tradizionali prodotti da banco per la cura del bruciore di stomaco o
restrosternale, come gli alginati e gli antiacidi. Data la loro recente introduzione nel mercato
dell'automedicazione, il farmacista ha invece meno dimestichezza con il consiglio legato agli IPP. Da questo
punto di vista, è bene richiamare l'elevato profilo di sicurezza garantito dall'assunzione del farmaco ai dosaggi
più basii White paper redatto (documento di riferimento) è scaricabile online al seguente link:
http://goo.gl/5SH058 si (20 mg) e per la durata autorizzata prevista per un massimo di due settimane. In tali
condizioni di utilizzo, l'esomeproazolo è un farmaco estremamente sicuro. E' compito del farmacista
inquadrare correttamente il contesto di utilizzo del farmaco riconducendo in modo specifico ogni classe
all'indicazione e alle modalità di uso che le sono proprie. Altro punto di criticità rilevato dal lavoro è la
mancanza, ad oggi, di linee guida per il farmacista che siano condivise con la classe medica. Sarebbe molto
utile, per esempio, disporre di un questionario di indagine sui sintomi, una lista di segni d'allarme e fattori di
rischio che consigliano l'invio immediato al medico, nonché una lista di consigli comportamentali. Proprio in
tema di gestione dei disturbi del tratto digestivo superiore, un gruppo di lavoro Sifac è attualmente impegnato
in un raffronto delle più autorevoli linee guida pubblicate che riguardano la gestione dei sintomi più frequenti,
inclusa la pirosi retrosternale: il lavoro prevede di raffrontare le linee guida e di estrarre da esse i contenuti
attinenti anche alla competenza del farmacista affinchè possano diventare strumenti pratici di lavoro per
questa figura professionale. L'obiettivo finale è la redazione di documenti di indirizzo, basati sull'evidenza
scientifica, che siano utilizzabili dal farmacista nel momento di contatto con il cittadino-paziente. Anche grazie
a questi supporti, il farmacista potrà migliorare la propria immagine di professionista autorevole, capace di
risolvere con rapidità ed efficacia i problemi di salute dei cittadini. Già oggi, i cittadini molto più che le
istituzioni - riconoscono al farmacista questo ruolo e queste capacità. Ben vengano, allora nuovi farmaci per
l'automedicazione che ampliano le possibilità terapeutiche a disposizione del farmacista e tutti gli strumenti
che possano facilitare il consiglio in farmacia.
I sintomi da reflusso gastroesofageo si prestano ad essere ben gestiti anche in un contesto di
automedicazione responsabile
L'obiettivo finale è la redazione di documenti di indirizzo, basati sull'evidenza scientifica, che siano
utilizzabili dal farmacista nel momento di contatto con il cittadino-paziente
VITA IN FARMACIA
4 articoli
27/04/2015
Il Messaggero - ed. Umbria
Pag. 29
(diffusione:210842, tiratura:295190)
DAL PALAZZO
GUBBIO Parcheggio a pagamento di piazza 40 Martiri, farmacia comunale nella stessa piazza, museo della
civiltà contadina a Cipolleto: si muove su più fronti la società Gubbio Cultura e Multiservizi, interamente di
proprietà del Comune, che gestisce queste attività. Al parcheggio limitrofo alle Logge dei Tiratori sono stati
eseguiti dei lavori che hanno riguardato anche l'aggiornamento dell'impianto al fine di migliorare l'accesso. E'
stato sostituito l'impianto, che risale al 2006, con uno di ultima generazione che permette molte più funzioni
come il pagamento con carte di credito e la prenotazione del posto tramite cellulare. Non ci sarà più il ticket
cartaceo, sostituito con un gettone. È stato posizionato un totem con le indicazioni elettroniche dei posti liberi
e occupati in modo da rendere più agevole il flusso delle auto.
Per la farmacia comunale nella stessa piazza 40 Martiri è stato pubblicato un invito a presentare progetti per
l'ammodernamento, pur mantenendo gli arredi storici. Si raccolgono idee che verranno vagliate entro il 22
maggio per l'area di vendita dei farmaci, prenotazioni e vendita di prodotti non farmaceutici. Ritrovandosi
l'unica attiva nel centro storico, è previsto un ampliamento delle aperture domenicali. Completati i lavori per il
museo della civiltà contadina che aprirà a Cipolleto, a vocabolo Olmo Tondo. Ci saranno strumenti
multimediali che illustreranno la tradizione agreste della zona.
Massimo Boccucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/04/2015
43
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Gubbio, il parcheggio si prenota col cellulare
27/04/2015
Il Giornale - ed. Milano
Pag. 1.4
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Sanità , nuove sedi d'eccellenza: apre Lavater
Il Centro diagnostico italiano amplia l'offerta. Entro l'estate anche in Gae Aulenti
Due nuovi centri di eccellenza della sanità nel centro di Milano. Il primo apre oggi in zona piazzale Lavater. Il
secondo nel corso dell'estate in piazza Gae Aulenti. Il Centro Diagnostico italiano, attivo a Milano da 30 anni,
amplia così la sua offerta di servizi che già comprende 22 centri (anche a Corsico, Rho, Legnano, Cernusco
sul Naviglio, Corteolona, Pavia e Varese). Il centro Lavater, in via Omboni 8, è in convenzione con le
principali assicurazioni e i principali enti sanitari integrativi. Ospiterà visite specialistiche di 19 specialità e
trattamenti fisioterapici. Ha una superficie di 600 metri quadri e dispone di strumenti diagnostici
d'avanguardia: per esempio una nuova tipologia di mammografia digitale con tomosintesi e la Tac
odontoiatrica «Cone beam». La mammografia con tomosintesi aumenta l'accuratezza diagnostica:
ricostruisce il seno in 3D, realizza numerose immagini su piani diversi e li riunisce, consentendo di analizzare
più agevolmente organi difficili da leggere e svelando lesioni che sarebbero altrimenti «invisibili». Recenti
studi dimostrano che questa tecnologia aumenta del 40% l'individuazione di tumori al seno invasivi e riduce
del 15% i falsi positivi. E la nuova tecnica di Tac odontoiatrica «Cone beam» usa una dose di radiazioni di
circa 30-60 volte inferiore a quella dei sistemi convenzionali. «L'apertura dei due nuovi centri è il frutto di un
ottimo lavoro di squadra spiega Carlo Pampari, direttore Strategie del Cdi - e i milanesi saranno sicuramente
soddisfatti. Si tratta di centri moderni con apparecchiature all'avanguardia. Lavater parte subito con cento
prestazioni prenotate e questo conferma che è inserito in un contesto che ne ha bisogno». Direttore medico
del centro Lavater è Franco Perona, primario di radiologia, che corona così un lavoro ultratrentennale ai
massimi livelli nel settore: «C'è grande entusiasmo e ci sono grandi motivazioni - spiega - io sono felice di
veder crescere così una struttura che mette al centro il medico e il paziente. Sfido chiunque a trovare un team
così preparato e organizzato. E la componente medica si sente parte di una struttura che la mette in
condizione di fare il meglio. Di ciò beneficia il paziente. Io, da paziente, mi farei curare in un centro così». Il
Centro Diagnostico Italiano, accreditato con il servizio sanitario nazionale, è una struttura sanitaria
ambulatoriale orientata a prevenzione, diagnosi e terapia in regime di day hospital. È certificato ISO9000 e
dal 2006 è accreditata dalla Joint Commission International. Al suo interno lavorano 1.074 persone tra medici
specialisti, tecnici sanitari, infermieri e impiegati, al servizio di oltre 350mila pazienti all'anno. Il laboratorio del
si avvale della catena automatizzata più grande d'Italia, garantendo sicurezza dei dati e un numero molto
elevato di analisi che supera, in un anno, le 4.560.000 prestazioni.
Foto: TECNOLOGIA Il centro ha strumenti diagnostici di avanguardia, una nuova tipologia di mammografia
digitale con tomosintesi e la Tac odontoiatrica Cone beam
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/04/2015
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Inaugurazione Diagnosi e visite
27/04/2015
QN - Il Resto del Carlino - ed. Bologna
Pag. 16
(diffusione:165207, tiratura:206221)
A un camionista di 47 anni dopo un'operazione durata sette ore
Marco Signorini
Un tumore all'addome pesante come un bambino di quattro anni. E' quello che ha asportato il chirurgo Valeria
Tonini all'ospedale Sant'Orsola di Bologna dopo un intervento durato sette ore, dalle dieci del mattino alle
cinque del pomeriggio. A subirlo un 47enne residente nel capoluogo delle Due Torri, professione camionista,
che, in preda ad atroci dolori, si era recato al pronto soccorso, per poi venire operato d'urgenza. Un
intervento che è stato effettuato nella giornata di venerdì scorso dallo staff del reparto di chirurgia d'urgenza
che, una volta ultimata la 'fatica', ha deciso di misurare la gigantesca massa dal peso di tredici chili e dalle
dimensioni di 58 centimetri per 37, con una profondità di 20. Il paziente si trova ora ricoverato nel reparto di
terapia intensiva ma, come assicurano i medici, si riprenderà completamente. · BOLOGNA Dottoressa Tonini,
di che tumore si tratta? «Aspettiamo ovviamente gli esiti della biopsia, ma siamo quasi certi che si tratta di un
lipo-sarcoma». Ma un tumore può crescere a tal punto? «Questo genere di 'male' è retroperitoneale e può
raggiungere dimensioni notevoli, ma quello che abbiamo asportato è davvero da primato». Il paziente come
ha fatto a non accorgersene? «I primi sintomi si possono avvertire quando il tumore è già piuttosto
consistente, ma è chiaro che in questo caso il 47enne, forse temendo di sentirsi dare una brutta notizia, ha
atteso fin troppo tempo per rivolgersi a un medico, mettendo a repentaglio la stessa vita». Quali sono le
complessità di questo genere di intervento? «Sono dovute proprio alle dimensioni del male. Basta un minimo
sbaglio per recidere l'aorta, tanto per fare un esempio. E se ciò fosse avvenuto, per il nostro paziente non ci
sarebbe stato più nulla da fare». Come si presentava il quadro clinico del 47enne? «Era praticamente
compromesso. La massa tumorale aveva schiacciato tutti gli organi arrivando persino a spostare la posizione
naturale dei reni e della stessa aorta». Ma che sintomi dà questo tipo di sarcoma? «Quando inizia a crescere
comprime ovviamente gli organi circostanti e l'apparato digerente è quello che ne risente maggiormente. Il
nostro paziente, praticamente, non riusciva a mangiare più nulla». E oltre alla perdita di appetito? «Si nota
ovviamente un aumento di volume della pancia che si trova ad ospitare un corpo estraneo che cresce di
continuo nutrendosi con il nostro stesso corpo. E' per questo che, oltre all'aumento di volume del ventre, si
nota una contemporanea perdita di peso». Insomma, vi siete trovati davanti a una situazione quasi
irrecuperabile? «Direi di sì. Anche per le difficoltà dell'intervento e per la pesantezza della massa con cui ci
siamo confrontati. Ho lavorato assieme a tre specializzandi e il loro aiuto è stato determinante». E poi, a
operazione ultimata, avete messo il 'mostro' sulla bilancia? «Certo. Volevamo capire con che cosa avevamo
avuto a che fare. Pensi che, nel corpo, irrorato dal sangue, era ancora più pesante». Come sarà il decorso
del paziente? «Una volta che si sarà rimesso dall'intervento può considerarsi guarito. Tra l'altro per questo
genere di male non servono chemioterapia e radioterapia».
La vicenda Dolori atroci Venerdì mattina un camionista bolognese di 47 anni, in preda ad atroci dolori
all'addome, si reca al pronto soccorso. Le sue condizioni sono disperate L'intervento Immediato l'intervento
d'urgenza: il chirurgo gli asporta una massa tumorale di 13 chili e dalle dimensioni di 58 centimetri per 37, con
una profondità di 20
Valeria Tonini
«La massa aveva schiacciato tutti gli organi arrivando persino a spostare la posizione naturale dei reni»
Foto: CHIRURGO La dottoressa Valeria Tonini misura la massa tumorale rimossa
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/04/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ha mal di pancia e va all'ospedale Gli asportano un tumore di 13 chili
27/04/2015
QN - Il Resto del Carlino - ed. Ascoli
Pag. 5
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Il dottor Mercuri: « Medicine scadute ma nessuno viene a rimuoverle»
ANCORA protesta da parte della farmacia Mercuri di via Formentini, i cui cassonetti per i medicinali scaduti
non vengono svuotati da tempo. Così, i titolari della farmacia hanno inviato una nuova lettera a
Picenambiente. «Facendo seguito alle mie precedenti molte telefonate - scrive il dottor Corrado Mercuri - e
alle mie precedenti molte lettere tutte via posta certificata, e tutte rimaste senza risposta e senza soluzione,
sono costretto di nuovo a segnalare che il raccoglitore dei farmaci scaduti posto in Via Formentini vicino alla
Farmacia Mercuri, è pieno già da giorni, e con molte medicine sparpagliate in terra, come è ormai
consuetudine, e che le medicine non vengono raccolte da molto tempo. Ne sollecito pertanto il ritiro urgente,
per la salute, l'igiene e l'incolumità e il decoro della Città, e sollecito anche la frequenza e la regolarità del
ritiro. Segnalo inoltre di nuovo, come purtroppo già fatto inutilmente più e più volte, che nella proprietà
condominiale posta tra la Farmacia Mercuri e il Bar Giudici, sono stati posti dalla Picena Ambiente 11 bidoni
della spazzatura, che sono costantemente pieni con i rifiuti abbandonati in terra e non raccolti, alla mercè di
gatti, topi e pantegane, e quando vengono raramente raccolti, nessuno mai provvede alla pulizia del suolo
che resta costantemente sporco e maleodorante. Oltre a sollecitare di nuovo la raccolta frequente dei rifiuti,
sollecito di nuovo lo spostamento immediato degli 11 bidoni di cui sopra che non possono assolutamente
rimanere a ridosso di una Farmacia e di un Bar, luoghi che dovrebbero essere i più tutelati da un punto di
vista igienico-sanitario, sia dal Comune di San Bendetto che dalla Picena Ambiente, società controllata
proprio dal Comune di San Benedetto, e anche questo oltre che per igiene e sanità pubblica, anche per il
deocro di una Città come la nostra, che vorrebbe definirsi a vocazione turistica».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/04/2015
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L'ALLARME
PROFESSIONI
13 articoli
27/04/2015
Il Tempo
Pag. 19
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Lacrime e asma Ecco le allergie
La lotta degli italiani contro i pollini Colpa del verde ma anche del clima Alleati immancabili Antistaminici,
cortisonici e molecole omeopatiche Le regole di FareAmbiente Un decalogo per i Comuni che tuteli la salute
dei cittadini
Sarina Biraghi
Lacrime di primavera. Ma anche starnuti continui, naso gocciolante, colpi di tosse stizzosa, prurito, insonnia,
asma e, di conseguenza, irritabilità... È quello stato di malassere dovuto alle allergie provocate da cipressi,
mimose, ulivi, parietarie e graminacee. A combattere la battaglia contro la furia dei pollini di piante tanto belle
quanto «nemiche» (senza contare i nemici in casa come muffe e acari) sono adulti e bambini. Un'indagine di
Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, condotta su 1000 italiani fra i 18 e i 64 anni,
rivela che il 16% soffre inesorabilmente di allergie tutte le primavere. Se a chi vive le allergie si aggiungono
quanti le subiscono indirettamente a causa della vicinanza, si ottiene che ben il 54% degli italiani è
interessato al problema. Qualche altro numero? La rinite allergica colpisce circa 400 milioni di persone in tutto
il mondo mentre il 35% dei ragazzi italiani intorno ai 14 anni ne presenta i sintomi. E i numeri sono destinati a
crescere. Anche perché il clima, sempre meno «normale», diventa un elemento scatenante: nel recente
congresso nazionale a Bologna della SIAAIC (Società Italiana Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica) è
stato sottolineato che «un cambio di mezzo grado di più della temperatura fa aumentare da 10 a 100 volte la
quantità di pollini nell'aria e di conseguenza aumentano da 10 a 100 volte le persone che soffrono di
allergie». E ieri l'allergia è scesa in campo nella 32ma giornata di campionato con la campagna di
sensibilizzazione «Allergy day» grazie ad un accordo della SIAAIC con la FIGC e la Lega di Serie A. Obiettivo
«l'allergico vince» e allora per evitare che chi soffre di allergie abbandoni lo sport, all'inizio dei match, è stato
esposto uno striscione e sono stati proiettati due video della durata di 30 secondi. Alleati immancabili per i
combattenti dei pollini decongestionanti, antistaminici e corticosteroidi nasali mentre l'azienda Guma, per
prevenire e curare, propone molecole naturali a bassi dosaggi, preparate omeopaticamente con il metodo
SKA. Non manca chi consiglia un'alimentazione doc, evitando alcuni cibi e favorendo l'uso di alimenti
probiotici, i microrganismi vivi presenti negli alimenti come lo yogurt, soprattutto per i più piccoli in modo da
«abituare» l'organismo e limitare l'iper-reattività del sistema immunitario. Drasticamente poi, c'è chi
suggerisce come Pharmawizard attraverso un'app, un vademecum comportamentale: non uscire quando c'è
vento; lavare spesso i pavimenti di casa e i capelli; evitare campagna e prati, vicinanza con erba tagliata;
viaggiare con finestrini chiusi in macchina e con mascherina se si va in bici; cambiare spesso i vestiti. Ma un
approccio veramente diverso arriva da FareAmbiente e SIAAIC che lanciano il «Decalogo Allergy Safe Tree»,
le dieci regole d'oro che le amministrazioni locali dovrebbero seguire per evitare che il verde pubblico si
trasformi in una bomba ad orologeria per i cittadini allergici. Preferire piante entomofile cioè che affidano agli
insetti l'impollinazione e producono minori quantità di polline e, non quelle anemofile che invece ne affidano al
vento la sua propagazione: evitare dunque betulle, cipressi e ulivi e preferire gelsomino nudiflorum, camelia,
erica, liburno; effettuare la potatura delle siepi prima della fioritura e prima dell'emissione del polline; falciare i
prati prima della fioritura; seguire il calendario pollinico per praticare gli sfalci delle graminacee che sono
altamente allergeniche; diserbare le aree endemiche per l'ambrosia; predisporre la falciatura e gestione del
verde nelle ore notturne e nelle giornate poco ventilate; bonificare i luoghi di aggregazione da specie arboree,
arbustive e prative allergizzanti; bonificare i luoghi pubblici da piante responsabili di dermatiti allergiche come
margherite e crisantemi, ortica e parietaria, stelle di natale; consultare la mappe delle aree climatiche per il
monitoraggio delle concentrazioni dei pollini prima di predisporre eventi pubblici. Sembra un po' complicato
perché i Comuni avrebbero bisogno di allergologi oltre che di urbanisti ma, come dice Vincenzo Pepe
presidente nazionale di FareAmbiente, «Non mettere a dimora piante dannose nelle città, è un atto di civiltà e
di prevenzione per la salute dei cittadini; molti pollini infatti, specialmente nelle di metropoli che hanno un alto
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 27/04/2015
48
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I disturbi arrivano con la primavera e continuano fino a maggio inoltrato
27/04/2015
Il Tempo
Pag. 19
(diffusione:50651, tiratura:76264)
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 27/04/2015
49
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tasso di inquinamento, si uniscono al PM10, sostanza nociva prodotta dai gas di scarico delle auto, e finisce
poi nei polmoni della gente».
Foto: Malessere Il 16% degli italiani è colpito dai sintomi allergici
Foto: Bambini Aumentano i piccoli che soffrono di disturbi allergici: anche l'alimentazione può aiutare
Foto: Gelsomino I Comuni dovrebbero preferirlo perché non fiorisce in primavera ma in estate e quindi ha un
impatto minore
Foto: Parietarie Le vere nemiche di chi soffre di allergia, sono le piante da eliminare dai muri prima che arrivi
la primavera
27/04/2015
NCF - ed. N.3 - aprile 2015
Pag. 10
(tiratura:6500)
Alla Mylan, figlia di emigranti, i branded generics Abbott
Mylan è un'azienda fondata negli Usa nel 1961, come distributrice di farmaci, da due ex-commilitoni
dell'esercito americano, Milan Puskar, figlio di immigrati serbi, e Don Panoz, con genitori venuti dall'Abruzzo
ed il padre pugile che in origine di cognome faceva Panunzio, ma in West Virginia era troppo difficile da
pronunciare. Ho rubato qualche notizia curiosa dal mio testo sull'industria delle medicine per dirvi che,
attraverso il terzismo e poi i generici, Mylan in mezzo secolo si è ben rafforzata ed ha ora concluso l'acquisto,
relativamente ai mercati ad economia matura, Stati Uniti esclusi, della divisione di Abbott Laboratories
dedicata ai "branded generics", i farmaci generici con marchio. Mylan aggiunge così un centinaio di nuovi
medicinali ai più di 1300 prodotti del suo listino, fra l'altro comprendente molti farmaci nuovi ed alcuni
veramente problematici nella fabbricazione. I farmaci generici (o equivalenti) con marchio venduti a Mylan da
Abbott appartengono ad un'ampia gamma di aree terapeutiche. Nella nuova situazione Mylan estende
notevolmente la sua presenza nei mercati al di fuori degli USA: raddoppia il fatturato europeo; più che
raddoppia quello in Giappone e Canada; aumenta in Australia e Nuova Zelanda; rafforza la sua presenza nei
generici con marchio in Europa Centrale e Orientale. Con l'acquisto Mylan si avvicina a quota 30.000
dipendenti. Visto il nuovo posizionamento, giudicato eccezionalmente buono, l'Executive President, Robert
Coury, non poteva non parlare di un "prossimo, entusiasmante capitolo di crescita".
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 27/04/2015
50
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Farmazoom
27/04/2015
NCF - ed. N.3 - aprile 2015
Pag. 10
(tiratura:6500)
Alfa Wassermann e Sigma-Tau assieme in una nuova società
Dovrebbe concludersi negli ultimi giorni di questo aprile il progetto di aggregazione industriale fra Alfa
Wassermann e Sigma-Tau stipulato ai primi del mese scorso. Due aziende italiane molto affermate e
conosciute nel mondo, con forti radici di origine familiare, da sempre orientate alla ricerca e
all'internazionalità, con tante similitudini e solo un po' di differenza nei dialetti natii, si uniscono per formare
una nuova società, destinata a confrontarsi con nuovi livelli di fatturato, business, concorrenza, investimenti.
Una bella avventura alla quale, spero, molti italiani augureranno tutte le fortune possibili e che sembra
almeno parzialmente coprirci dall'ennesima ultralegale e benedetta immigrazione di capitale straniero,
sovente seguita da altrettanto lecite emigrazioni di utili, peraltro accettate in nome della creazione di posti di
lavoro. È stato precisato che la nuova società comprenderà le attività farmaceutiche delle due aziende, salvo
il settore delle malattie rare di SigmaTau e certe partecipazioni finanziarie della stessa ditta in imprese
internazionali farmaceutiche o di malattie rare, che rimarranno alla famiglia Cavazza, fondatrice del Gruppo
romano nel 1957. Il 75% della nuova azienda apparterrà alla famiglia Golinelli, fondatrice a Bologna, nel
1948, dell'Alfa Wassermann (che all'inizio si chiamava Biochimici A.L.F.A). Un 20% delle nuove quote
apparterrà invece a membri della famiglia Cavazza. Il restante 5% rimarrà a Intesa San Paolo, che già
possedeva azioni di Sigma-Tau. Il nuovo Gruppo entra nella cinquina delle maggiori aziende farmaceutiche
italiane, sia fra quelle per prodotti da prescrizione sia nel girone dell'automedicazione. Fatturato iniziale 900
milioni di euro e 2800 dipendenti (320.000 euro per dipendente) di cui 1840 in Italia. Sedi produttive italiane,
con tecnologie molto avanzate: Pomezia, Alanno e Sermoneta. Inoltre le sedi amministrative di Bologna e
Milano. Le aree terapeutiche in cui il nuovo Gruppo si troverà subito in posizione preminente sono: OrtopediaReumatologia; Cardiometabolica; Diabetologia; Gastroenterologia. Si possono considerare significative
anche le presenze nella Vascolare e nella Ginecologica. Stefano Golinelli, CEO di Alfa Wassermann, ha
rafforzato il concetto che «Questo progetto rappresenta un raro esempio nel settore farmaceutico di due
importanti realtà industriali italiane che, con un atto di fiducia nella potenzialità del proprio Paese, uniscono le
forze per meglio competere a livello globale». Andrea Montevecchi, AD di Sigma-Tau, ha sottolineato che «In
uno scenario competitivo sempre più complesso per l'industria farmaceutica, riteniamo che sia ormai
indispensabile contare su una dimensione adeguata per affrontare le sfide future puntando sugli investimenti
in ricerca e sviluppo, che rappresentano l'asse portante della nostra attività».
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 27/04/2015
51
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Farmazoom
27/04/2015
NCF - ed. N.3 - aprile 2015
Pag. 118
(tiratura:6500)
Da 20 anni specialisti in sviluppo e produzione conto terzi
A colloquio con Vittorio Lanfranchi, direttore commerciale di Doppel Farmaceutici , società che sin dalla
fondazione si dedica esclusivamente all'attività conto terzi, mettendo a totale disposizione dei propri clienti
tutte le risorse e le competenze di una grande industria farmaceutica
Giovanni Bernuzzi
Doppel nasce nel 1995 con una "mission" aziendale chiara e precisa, una scelta strategica di fondo, che sin
dall'inizio ne caratterizza l'attività e definisce l'identità: operare esclusivamente per conto terzi e farlo con un
approccio non da semplici fornitori di prodotti ma da partner a tutto tondo. «Per i propri clienti - spiega Vittorio
Lanfranchi, direttore commerciale della società - Doppel vuole essere ed è un problem solver a 360°,
innovativo, sicuro e affidabile, che segue tutto l'iter del prodotto e copre con i più alti standard qualitativi ogni
aspetto dello sviluppo e della produzione farmaceutica, operando come se fosse un loro reparto interno. Un
altro aspetto importante nel definire l'identità dell'azienda è il concetto di Glocal : Doppel è una grande
industria, che si affaccia sul mercato globale e con esso interagisce, ma nello stesso tempo mantiene una
forte identità nazionale, valorizzando attraverso la propria attività e le proprie scelte la qualità del Made in
Italy nel settore farmaceutico». Quali sono, dopo vent'anni di attività e di crescita dell'azienda, i punti fermi
nella strategia di Doppel e quali le evoluzioni e gli sviluppi strategici attuali? La capacità di compiere scelte
strategiche chiare, corrette e lungimiranti, che da sempre contraddistingue Doppel, è oggi un imperativo
categorico in un mercato sempre più dinamico e competitivo, su scala globale, come quello attuale. Doppel
resta coerente con l'impostazione strategica di fondo, di operare esclusivamente come terzista con un full
service su tutte le forme farmaceutiche, scelta quanto mai impegnativa, ma in questi anni ha ampliato il
proprio orizzonte al di là del farmaco generico, che inizialmente rappresentava pressoché l'intero business.
Oggi continuiamo a collaborare con successo con le più grandi industrie farmaceutiche del generico, ma ci
siamo spostati progressivamente e in misura crescente sui brand delle grandi multinazionali, che oggi
rappresentano circa i due terzi del nostro fatturato. Come si compone dunque il portafoglio clienti? Oggi
Doppel è partner di un ampio e diversificato ventaglio di industrie farmaceutiche, sia del generico che di
marca, dalle più grandi multinazionali alle realtà locali di medie dimensioni. La nostra missione è quella di
aiutare ogni singolo cliente a raggiungere i propri obiettivi mettendo a sua totale disposizione, con i più elevati
standard qualitativi delle multinazionali, tutte le risorse e le competenze di un'industria farmaceutica completa,
innovativa e tecnologicamente all'avanguardia. Qualità e livello di servizio, in particolare per quanto riguarda
le forme farmaceutiche più complesse, sono i punti di forza che contraddistinguono e rendono vincente anche
a livello internazionale la nostra offerta. Oggi circa il 30% dei nostri prodotti raggiungono i mercati esteri, sia
quelli consolidati che quelli emergenti: anche questa è un'evoluzione significativa rispetto al business iniziale
di Doppel, in cui l'export rivestiva un ruolo marginale. Quali sono le risorse attuali dell'azienda? Partita con un
organico di 40 persone, Doppel ha oggi circa 500 dipendenti e dispone di due grandi siti produttivi
tecnologicamente avanzati a Cortemaggiore (Piacenza) e a Rozzano (Milano). Il primo, inaugurato nel 2003,
e in seguito rinnovato e ampliato, si sviluppa su una superficie di circa 45.000 mq, di cui oltre 21.000 coperti.
Caratterizzato da una spinta innovazione tecnologica applicata a tutte le sue parti, è costruito nel pieno
rispetto delle GMP e con grande attenzione anche all'impatto ambientale e all'estetica. Comprende inoltre
due impianti satellite, autonomi e separati: uno per la manifattura di granulati alimentari e uno per la
produzione di compresse contenenti principi attivi ad alta attività (steroidei). Lo stabilimento di Rozzano,
acquisito nel 2001 da Pharmacia (oggi Pfizer) si sviluppa su una superficie di oltre 25.000 mq ed è stato
anch'esso sottoposto a importanti interventi di ristrutturazione. La disponibilità di due siti ha portato alla
decisione di differenziarli, specializzandoli nella produzione di diverse forme farmaceutiche. Il sito di
Cortemaggiore è specializzato nella realizzazione delle forme farmaceutiche semisolide e liquide (oltre alle
già citate produzioni dei due impianti satellite) mentre a Rozzano si producono solidi orali, soluzioni da
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 27/04/2015
52
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Intervista all'azienda Partner a 360°
27/04/2015
NCF - ed. N.3 - aprile 2015
Pag. 118
(tiratura:6500)
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 27/04/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
nebulizzare e forme parenterali (in particolare fiale in asepsi o con sterilizzazione finale) granulati per bustine,
gocce orali. A Rozzano si trova anche la Divisione R&D, con due laboratori costruiti dedicati rispettivamente
alla Tecnica Farmaceutica ed uno allo Sviluppo Analitico e Studi di Fattibilità. Per completare e diversificare
la propria offerta in questa ottica di full service ad elevata specializzazione, Doppel ha acquisito anche
Procemsa, storica azienda che dal 1939 sviluppa e produce integratori alimentari per conto terzi nel proprio
stabilimento di Nichelino, alle porte di Torino. Qual è il servizio offerto da Procemsa? Grazie a Procemsa
Doppel svolge un ruolo da protagonista anche nel contoterzismo nutraceutico e dietetico, proponendosi come
partner ideale per lo sviluppo e la produzione conto terzi in tutta l'area Well-Being : dai farmaci ad alta attività
agli OTC ai granulati alimentari. Seguendo anche in questo caso la politica di specializzazione degli
stabilimenti, gli impianti Procemsa sono stati dedicati, dopo un revamping completo, esclusivamente allo
sviluppo, produzione e confezionamento di integratori alimentari nelle diverse forme (liquidi, compresse,
capsule, bustine). Sempre operando con la cultura farmaceutica di qualità totale che caratterizza tutte le
attività Doppel, Procemsa segue a 360° i progetti del cliente offrendo un servizio completo e personalizzato:
messa a punto di nuove formulazioni, metodiche analitiche e studi di stabilità, assistenza tecnico scientifica e
regolatoria, aggiornamento continuo e applicazione integrale delle normative vigenti, allestimento completo di
dossier di progettazione, produzione lotti pilota, validazione dei processi industriali, rilascio certificazioni
analitiche, chimico fisiche e microbiologiche sui prodotti finiti, assistenza logistica. In che direzioni si muoverà
Doppel nel prossimo futuro? Guardare avanti, investire nell'innovazione per continuare a crescere insieme ai
nostri clienti, cercando di essere sempre un passo avanti rispetto alle loro esigenze e alle richieste del
mercato: questa è la direzione in cui si è sempre mossa e continuerà a muoversi Doppel. In concreto ciò
significa da un lato mantenere, consolidare e migliorare quanto già realizzato ed acquisito sinora, dall'altro
puntare ancor più sulla R&D per individuare nuove strade da percorrere, andando oltre quella dei generici,
che possano portare a piattaforme brevettuali innovative, e quindi a nuovi brevetti specifici per i clienti. Anche
quella di non avere titolarità è una scelta impegnativa e coraggiosa, in linea con la filosofia aziendale che da
sempre ci contraddistingue e che nel corso degli anni il mercato ha riconosciuto e premiato, permettendo a
Doppel di crescere insieme ai propri clienti e di contribuire attivamente al loro successo. Qual è, in questa
visione, il ruolo della R&D? In Doppel sin dal 1996 è attivo il Laboratorio di Tecnica Farmaceutica,
inizialmente come struttura di supporto interno alla produzione e in seguito sempre più dedicato alla
realizzazione di nuovi progetti autonomi, per conto terzi e, ribadisco, senza proprie titolarità. Nata come
supporto e corollario al core business produttivo, l'attività di R&D ne è oggi divenuta parte integrante e
rappresenta un fiore all'occhiello di Doppel Farmaceutici. L'esperienza maturata in questi anni ci permette di
occuparci con professionalità e competenza di tutte le attività di R&D: studi di sviluppo tecnico, farmaceutico
ed analitico; studi di stabilità; assistenza regolatoria e normativa; stesura Dossier Ministeriali, trasposizione
industriale, technology transfer e in definitiva qualsiasi tipo di servizio farmaceutico richiesto dal cliente, sia
per formulare nuovi prodotti che per aggiornare, modificare, migliorare quelli esistenti. Nel 2004, tra i primi in
Italia, abbiamo chiesto un'ispezione dell'AIFA, ottenendo l'autorizzazione (N° aM26/2005) alla produzione in
outsourcing di lotti in scala ridotta per uso clinico sperimentale. In virtù di tale autorizzazione Doppel può
proporsi ai clienti anche come punto di riferimento per gestire in maniera totale (formulazione, produzione,
controllo, confezionamento, studi di stabilità, spedizione ed espletamento della documentazione necessaria)
la produzione di trial clinici anche in piccole serie, senza dover andare sugli impianti industriali. Nel 2006 è
inoltre entrata in vigore la jointventure tra Doppel e I.P.A.S. (Institute for Pharmacokinetic and Analitical
Studies), una C.R.O. svizzera specializzata negli studi fase I, clinical trias e bioequivalenze in outsourcing.
Tale joint-venture permette una completa sinergia tra le competenze e i core business delle due aziende,
consentendo quindi uno sviluppo integrato degli aspetti formulativi/galenici, che sono un punto di forza di
Doppel, con quelli clinici e di bioequivalenza, propri di I.P.A.S.
Costituita nel 1995 con un'operazione di spin-off del Gruppo Hoechst- Roussel per salvare la storica fabbrica
Camillo Corvi di Piacenza e i relativi posti di lavoro, sin in dalla fondazione Doppel si dedica esclusivamente
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all'attività conto terzi e nel 1996 apre anche il Laboratorio di Tecnica Farmaceutica, struttura rivolta sia ad
affiancare la produzione che a sviluppare nuovi progetti specifici per i clienti. Nel 2000 viene avviata la
realizzazione di un nuovo grande sito di produzione a Cortemaggiore (PC), su un superficie di oltre 45.000
mq (più di 21.000 coperti) e l'anno successivo Doppel acquisisce da Pharmacia (oggi Pfizer) lo stabilimento
produttivo di Rozzano (MI). I due impianti vengono specializzati rispettivamente nella produzione di forme
farmaceutiche liquide e semisolide (Cortemaggiore) e di solidi orali e forme parenterali. (Rozzano). A
Cortemaggiore vi sono inoltre due impianti satellite, totalmente autonomi, per i prodotti ad alta attività con
sostanze ormonali e per la produzione di granulati alimentari. In questo settore Doppel entra con decisione
nel 2003 tramite un accordo di partecipazione societaria con Procemsa, azienda torinese specializzata nello
sviluppo e produzione per conto terzi di prodotti nutraceutici. Nella sede di Rozzano si trovano anche i due
laboratori di Tecnica Farmaceutica (500 mq) e di Sviluppo Analitico e Studi di Fattibilità (250 mq).
http://www.notiziariochimicofarmaceutico.it/T0nRM
Foto: Vittorio Lanfranchi, direttore commerciale, con il padre Paolo, amministratore delegato Doppel
Farmaceutici
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Tariffe Ema di farmacovigilanza
L'Agenzia Europea dei Medicinali (Ema) ha pubblicato una nota esplicativa in merito al pagamento delle
tariffe di farmacovigilanza, a carico dei titolari di autorizzazioni all'immissione in commercio dei medicinali in
tutti i Paesi dell'Area Economica Europea, definite dal Regolamento (UE) n. 658/2014 del Parlamento
europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014. In base alla normativa Europea, infatti, i titolari
dell'autorizzazione all'immissione in commercio devono corrispondere all'Ema le tariffe necessarie a
finanziare le attività di farmacovigilanza svolte dall'Agenzia stessa. La normativa Europea prevede due
categorie di tariffe, una legata alle procedure di farmacovigilanza effettivamente svolte, e una che si applica
invece su base annuale a tutti i farmaci autorizzati e che serve a coprire i costi del mantenimento del
database Eudravigilance e del monitoraggio della letteratura. Le tariffe legate alle procedure sono già in
vigore da alcuni mesi: dal 26 agosto 2014, infatti, i titolari di AIC devono pagare una tariffa specifica in
occasione della valutazione dei rapporti periodici di sicurezza (Psur), degli studi di sicurezza post autorizzativi
(Pass) e dei referral relativi alla farmacovigilanza. Le tariffe annuali entrano invece in vigore nel 2015 e
dovranno essere pagate per la prima volta il prossimo luglio, da parte di tutti i titolari di Autorizzazione
all'immissione in commercio di prodotti registrati con procedura nazionale, di mutuo riconoscimento e
decentrata. I prodotti autorizzati con procedura centralizzata non sono soggetti a questa nuova tariffa annuale
in quanto i costi delle attività di farmacovigilanza sono inclusi nelle fees che i titolari già pagano in base al
Regolamento (EC) No 297/95. L'importo della tariffa annuale è di 67 € per ogni "Unità". I criteri di
identificazione delle unità, sono riportati nella nota esplicativa, insieme alle indicazioni delle riduzioni applicate
per alcune tipologie di medicinali e per le piccole e medie imprese. EMA: Explanatory note on the
pharmacovigilance fees payable to the European Medicines Agency. http://www.ema.europa.eu/ema/
i n d e x . j s p ? c u r l = p a g e s / n e w s _ a n d _ e v e n t s / n e w s / 2 0 1 5 / 0 3 / e w s _
d e t a i l _ 0 0 2 2 8 4 . j s p & m i d = W C 0 b 0 1 a c 0 5 8 0 0 4 d 5 c 1 #
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Focus regolatorio
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Eventi avversi da analgesici. Molti potrebbero essere evitati
a cura di Tiziana Azzani
Secondo uno studio retrospettivo pubblicato sulla rivista European Journal of Clinical Pharmacology , un
buon numero di eventi avversi correlati all'assunzione di farmaci analgesici potrebbe essere evitato. Lo
studio, che ha valutato le segnalazioni spontanee riportate al centro di farmacovigilanza di Bordeaux, ha
evidenziato 214 reazioni avverse associate all'impiego di 173 farmaci analgesici. La maggior parte delle
reazioni avverse erano a carico del sistema nervoso centrale (26,6%) e disturbi psichiatrici (15%). I farmaci
più coinvolti sono risultati tramadolo (17,3%), morfina (15%), fentanil (9,8%) e paracetamolo (8,7%). In oltre la
metà dei casi la gravità della reazione avversa ha reso necessario l'accesso del paziente ai reparti di
Emergenza-Urgenza o l'ospedalizzazione. Nel 51,5% dei casi la reazione avversa è stata valutata come
evitabile o prevenibile e quindi correlata a un errore medico, dovuto alla mancata valutazione approfondita dei
fattori rischio del paziente durante la prescrizione del farmaco e alla mancanza di spiegazioni e
raccomandazioni adeguate sull'impiego di tali farmaci.
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Farmacovigilanza
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Diuretico e antibiotico, combinazione pericolosa per il cuore
Tiziana Azzani
Nei pazienti affetti da insufficienza cardiaca e in trattamento con il diuretico spironolattone, l'assunzione
temporanea dell'antibiotico a base di sulfametazolotrimetoprim (principalmente prescritto per le infezioni
urinarie) può portare un innalzamento dei valori ematici di potassio tale da indurre una crisi aritmica cardiaca
potenzialmente fatale soprattutto nei pazienti anziani. Per poter valutare il rischio associato alla combinazione
di questi farmaci Tony Antoniou, insieme ai ricercatori del Li Ka Shing Knowledge Institute del St. Michael's
Hospital a Toronto, ha raccolto e valutato i dati sanitari di 206mila pazienti ultrasessantacinquenni trattati con
spironolattone. Dai dati è emerso che nel corso di un periodo di 17 anni si sono verificate 12mila morti
improvvise, di cui 349 entro 14 giorni dall'assunzione di sulfametazolo-trimetoprim o di un altro antibiotico.
L'effetto di entrambi i farmaci sui livelli ematici di potassio è noto e uno studio precedente aveva già mostrato
che tra i pazienti in trattamento con spironolattone e che avevano assunto sulfametazolotrimetoprim il rischio
di ospedalizzazione per iperkaliemia era 12 volte superiore a quello di soggetti che avevano impiegato un
altro tipo di antibiotico. «Noi volevamo verificare se questo rischio si associava anche a un aumento di morte
improvvisa. Secondo i nostri dati la combinazione spironolattone e sulfametazolotrimetoprim espone a un
rischio di morte improvvisa di 2,5 volte superiore a quella della combinazione spironolattone e amoxicillina»
ha affermato Antoniou. I risultati di questo studio, benché a sostegno di un'associazione tra l'impiego di questi
farmaci e il rischio di morte improvvisa nell'anziano, non ne dimostrano la relazione causa-effetto e pertanto
necessitano di ulteriori valutazioni e verifiche.
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Farmacovigilanza
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Moda o progresso?
La tecnologia e la diffusione dei dispositivi mobili cambieranno il modo di curarsi dei cittadini e la relazione
medico paziente. Anche gli stakeholder dovranno modificare le loro modalità di intervento
Caterina Lazzarini
Le app presenti sui nostri smartphone e tablet stanno cambiando il modo in cui gestiamo il nostro benessere,
la salute e le malattie in un modo così pervasivo che le istituzioni scientifiche, le Autorità sanitarie e
regolatorie, ma anche le industrie farmaceutiche, hanno iniziato a valutare gli effetti di queste nuove
tecnologie sulla salute pubblica e del cittadino. Le innovazioni tecnologiche stanno anche aprendo il settore
della salute e della sanità a nuovi giocatori, chiamati Apple, Google e Samsung, portatori di un nuovo
approccio destinato a creare scenari inediti in un futuro decisamente prossimo. Il mercato Oggi circa 97mila
delle oltre 2,4 milioni di applicazioni vendute da iTunes e Google play sono relative a salute,
benessere/fitness e sono destinate non solo ai cittadini (70%) affetti da malattie croniche o interessati al
fitness, ma anche ai professionisti della salute (30%). A marzo 2014 le categorie di applicazioni più presenti
erano relative a fitness (30,9%), fonti mediche (16,6%, informazioni su farmaci, malattie, consigli
sull'assunzione dei medicinali e la localizzazione di medici e centri medici), e benessere (15,5%, metodi di
rilassamento, yoga e consigli di bellezza). Il 7,4% delle app era relativo invece all'alimentazione (dieta,
calorie, contenuto di grassi ecc.) e il 6,6% riguardava la gestione di patologie, mentre solo l'1,4% era
destinato alla diagnosi e lo 0,6% alla telemedicina (visite e monitoraggio a distanza). La situazione tuttavia è
destinata a cambiare. Secondo una recente indagine di research2guidance condotta su 2000 sviluppatori ed
esperti di app sanitarie e salutistiche, tra 5 anni la prima posizione sarà occupata dalle applicazioni destinate
al monitoraggio dei pazienti in remoto (53%), il secondo dalle app per i consulti a distanza (38%), mentre il
fitness sarà al terzo posto con il 22,9%. La maggior parte della app salutisiche o sanitarie è gratuita o costa
meno di 5 dollari (47,4% delle app gratuita e il 47,2% prezzo inferiore a 5 dollari, dati di IMS Health 2013),
anche se alcune (0,14%) sono vendute a più di 100 dollari. Tuttavia nonostante costi inesistenti o contenuti e
la numerosità dell'offerta non è facile che un'app si diffonda. Più del 50% della app viene scaricato solo 500
volte e solo il 2% riceve più di 100mila download e solo poche app (5%) sono state scaricate 99 milioni di
volte. La principale fonte di guadagno dei produttori di app non è costituita dal download (5% del fatturato
globale), ma dalla vendita di servizi (69%) veicolati dall'app stessa (servizi di telemedicina e hardware).
Secondo una recente indagine di research2guidance, i produttori di applicazioni sanitarie-salutistiche si
caratterizzano per scopo, modello di business e redditività dell'attività e possono essere identifi cate queste
categorie: protagonisti tradizionali del settore (ospedali e società farmaceutiche e del medtech), sviluppatori e
produttori di app, medici e specialisti del fi tness, ma anche connettori (cioè creatori di app che connettono
altre app, sensori o banche dati) e "samaritani" o helper (società o singoli individui che studiano app con
l'unico scopo di aiutare gli altri. Le Big Pharma e le app Secondo il report "Pharma App Market Benchmarking
2014" di research2guidance, le 11 principali industrie farmaceutiche hanno messo a disposizione sugli store
di Apple e Google in media 65 app ma dal 2008 queste hanno avuto solo 6,6 milioni di download complessivi
e sono usate attivamente da meno di un milione di persone. Le ragioni dell'insuccesso risiedono in diversi
motivi, quali l'eccessiva focalizzazione su mercati locali, che includono al massimo tre Paesi, e su patologie
specifi che scelte sulla base del portfolio aziendale, senza tenere conto della domanda del mercato, destinate
a un numero limitato di utilizzatori privati. Da ultimo le società farmaceutiche sviluppano app in un modo
disorganico, senza individuare un'identità corporate, e i prodotti messi sul mercato non riescono quindi a dare
una giusta la visibilità alla società farmaceutica produttrice. Se si classifi cano le società farmaceutiche attive
nella produzione di app in base al numero di app prodotte e al loro numero di download è possibile identifi
carediverse tipologie. Produttori di nicchia (per esempio Roche e Bristol-Myers-Squibb), che sviluppano app
per supportare i propri prodotti e hanno target numericamente limitati come i medici. Ci sono poi produttori di
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Inchiesta App, salute fai da te
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successo dove rientrano società come Merck (le prime tre app, destinate al grande pubblico, sono
responsabili del 93% dei download) e infi ne le società "in via di defi nizione" che includono gruppi come
Novartis e Bayer Health Care, con un buon portfolio ma ancora prive di successo (le prime tre app di Novartis
sono responsabili solo del 22% dei downloads). Ruolo delle app in salute In un'indagine di PwC Health
Research Institue l'86% dei medici statunitensi crede che, nei prossini 5 anni, la diffusione della app su
dispositivi mobili diventerà importante per la gestione della salute dei pazienti. Sono infatti diverse le funzioni
che le app possono avere nel settore della salute (vedi Tabella 1). Alcune sono "più tradizionali" e consistono
in una migliore veicolazione delle informazioni al medico e al paziente o nella facilitazione della relazione
medico-paziente. Altre invece funzionano da agenda del paziente e migliorano l'adesione alla terapia
inviando avvisi o messaggi che ricordano di assumere i farmaci, effettuare i controlli analitici o le visite
mediche o rinnovare una ricetta. Tuttavia la reale sfida posta dall'ingresso delle app è nel settore della
rilevazioni dei parametri clinici. Frequenza cardiaca, elettrocardiogramma, frequenza respiratoria,
temperatura cutanea, attività e postura, glicemia, sono alcuni dei parametri clinici che possono venire rilevati
direttamente dagli smartphone o grazie a strumentazioni appositamente sviluppate per funzionare con questi
dispositivi dal paziente o da un suo caregiver in autonomia dal medico. L'impatto delle app sanitarie potrebbe
quindi essere significativo e di sistema: per la prima volta il paziente può decidere quando fare una
rilevazione e a chi, quando e come comunicarne gli esiti. Come nota Eric Topol, noto cardiologo statunitense,
nei suoi libri (il titolo dell'ultimo è "The Patient Will See You Now") e nei suoi interventi, si sovverte lo schema
classico del rapporto medico paziente mettendo veramente al centro il paziente. Tuttavia le app non devono e
non possono sostituire l'attività del medico "reale" ma possono rafforzare le terapie e i percorsi di cura.
Secondo la ricerca di research2guidance l'entrata nel settore della sanità e della salute delle app avrebbe un
effetto positivo sugli esiti delle terapie, potrebbe migliorare la prevenzione e l'educazione dei pazienti, ridurre
o rallentare l'aumento dei costi sanitari, migliorare l'interazione medico-paziente, aiutare i pazienti a farsi
carico della loro salute. Quali norme? Le app sanitarie, soprattutto quelle che possono rilevare dati clinici,
pongono la salute del cittadino a rischio e ci si è quindi chiesti se le norme esistenti siano sufficienti a tutelare
la popolazione e se le app debbano essere considerate dei dispositivi medici e sottostare quindi alla
normative del settore. Secondo la linea guida Fda (febbraio 2015) è l'intendend use (uso previsto) dal
produttore principio su cui ci si deve basare per definire se un'app è un dispositivo o meno. Per esempio
un'app che consente di accendere una luce LED su uno smartphone non è un dispositivo se il produttore la
descrive come una torcia per illuminare l'ambiente, ma diventa dispositivo se viene descritta come fonte di
luce che i medici possono utilizzare durante la visita di un paziente. Il documento FDA è il primo emesso
sull'argomento e contiene diversi esempi, dove definisce quali app debbano o non debbano essere
considerate come dispositivi e in che classe di rischio includerle in base alle loro funzionalità. «In Europa spiega l'avvocato Paola Sangiovanni di Italy Legal Focus - manca una normativa specifica centralizzata, ma
non si può affermare che le app sanitarie non debbano rispondere ad alcuna norma. Il primo passo consiste
nello stabilire se un'app ricade nella categoria dei dispositivi medici o meno utilizzando un algoritmo
decisionale presente nel Meddev 2.1/6 (January 2012) e se l'app ricade nella categoria deve sottostare alla
normativa dei dispositivi, anche se questo porta ad alcune incongruenze, come l'apposizione della marcatura
CE o la presenza di istruzioni cartacee per il paziente». Anche se non sono dispositivi medici le app devono
rispettare la legge sulla privacy e le norme sulla responsabilità da prodotto, contrattuale e professionale. «Va
però sottolineato che questo quadro presenta le problematiche date quando a un campo innovativo si
applicano norme non aggiornate e quindi poco funzionali» spiega Sangiovanni. Il problema della privacy e
della sicurezza dei dati è particolarmente sentito perché il 17% delle app sanitarie richiede al cliente di
inserire molte più informazioni di quelle necessarie al funzionamento dell'applicazione stessa e molto spesso
mancano le misure di sicurezza a protezione dei dati raccolti, è assente il consenso informato, o il testo della
politica della privacy è molto complesso. In futuro molto probabilmente si porrà anche il tema della
responsabilità del danno conseguente a un'azione intrapresa in base al suggerimento di un'app e non sempre
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NCF - ed. N.3 - aprile 2015
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sarà facile capire chi nel mondo globale di internet è il responsabile: il produttore, il venditore o il
professionista sanitario che ha usato l'app? Subentrano poi le problematiche date dallo stabilire il foro
competente e dall'applicazione di una eventuale sentenza in un Paese terzo. «Le regole ci sono, ma sono
nazionali e per questo hanno meno libertà di movimento delle app che sono transnazionali e
transcontinentali» sottolinea l'avvocato. Efficacia e qualità «Ormai le applicazioni sanitarie a disposizione dei
cittadini e dei medici sono numerose - riette Eugenio Santoro , Responsabile Laboratorio di Informatica
Medica, IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e autore dei volumi "Web 2.0 e social media
in medicina" e "Facebook, Twitter e la medicina" - ma sono ancora poche le prove della loro efficacia e di
un'azione positiva sulla sanità pubblica in termini di riduzione di costi, miglioramento della qualità di vita e
miglioramento degli end point. Inoltre le evidenze si basano su studi clinici limitati dalla metodologia e dalla
numerosità del campione». Anche la qualità delle app e la loro validazione sono problematiche che devono
essere considerate con attenzione perché i produttori devono garantire la qualità del loro prodotto per tutto il
tempo in cui l'app rimane a disposizione degli utilizzatori, indipendentemente dall'evoluzione della tecnologia.
Questo è un parametro critico perché l'implementazione della qualità in un'app è un processo costoso che
difficilmente può essere ripagato dal suo prezzo di vendita. «Non è necessario - spiega Santoro - che tutte le
app subiscano la certificazione e la validazione richieste ai dispositivi medici e concordo con l'approccio
basato sul rischio di FDA che richiede che siano validate e certificate solo le app che mettono a rischio la
salute del paziente perché gestiscono dati clinici, danno suggerimenti di tipo diagnostico o spingono a usare
o a non usare un certo farmaco, e tutte quelle applicazioni che trasformano smartphone in un dispositivo. Non
si capisce perché il dispositivo che rileva gli stessi parametri debba essere sottoposto a una certificazioni e
un software che lo fa con uno smartphone no». Bisogna tuttavia considerare come i tempi richiesti da una
sperimentazione clinica richiesta per l'approvazione dei dispositivi medici potrebbero non essere adatti alla
velocità con cui la tecnologia degli smartphone e delle app avanza e si rischia di avere sperimentazioni che
dimostrano l'efficacia di app ormai obsolete non tanto dal punto di vista scientifico ma dal punto di vista
tecnologico e quindi inutilizzabili. «Spesso si pensa che automatizzare i processi sanitari sia vantaggioso in
ogni caso. Questo purtroppo non è sempre vero e un'app, anche se validata e certificata dal punto di vista
informatico, può non essere un'app utile perché non raggiunge l'endpoint clinico o non dimostra con studi
clinici che la sua applicazione porta a un vantaggio in termini di risparmio, organizzazione o salute rispetto a
quanto già disponibile».
Big Pharma e le app: dimensioni del portfolio, performance e destinatari Nicchia Successo Sotto la
media N° di download Sopra la media Sotto la media In via di definizione
Fonte: research2guidance Sopra la media N° di App 0%-20% 21%-40% 41%-60% 61%-80% 81%-100%
Percentuale di app destinate ai cittadini N° di download: percentuale di download di tutte le app nel portfolio
della società: N° di app: tutte le app di una società presenti nell'App Store e in Google Play (settembre 2014)
Tabella1 - Cosa può fare un'app FUNZIONE DESCRIZIONE N° APP PRESENTI NEGLI STORE Informare
Fornire informazioni in diversi formati (testo, foto, video) 10.840 app Istruire Fornire istruzioni all'utilizzatore
5.823 app Registrare Conservare i dati inseriti dall'utilizzatore o raccoglierne direttamente tramite
strumentazione interna al dispositivo mobile o con sensori connessi 5.095 app Mostrare Illustrare
graficamente i dati inseriti o prodotti dall'utilizzatore 2.302 app Guidare Fornire indicazioni in base alle
informazioni inserite, proporre diagnosi o consigliare un consulto con un professionista sanitario 1.434 app
Ricordare/Allertare Ricordare all'utilizzatore di prendere una medicina, rinnovare una ricetta, effettuare un test
1.357 app Comunicare Mettere in comunicazione paziente e professionista sanitario o connettere l'utente con
i social network 395 app Fonte: IMS Institute for Healthcare and Economics
DI COSA STIAMO PARLANDO: QUALCHE INFORMAZIONE ESSENZIALE Uno smartphone (o cellulare
intelligente ora anche in versione touch, cioè sensibile al tocco) è un dispositivo portatile, alimentato a
batteria, che coniuga le funzionalità di telefono cellulare con quelle di elaborazione e trasmissione dati proprie
dei personal computer (navigazione internet e gestione dei social network); esso, inoltre, impiega sensori per
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
la determinazione della posizione (GPS) e per l'acquisizione di altri elementi dell'ambiente circostante l'utente
(fotografie, video o registrazioni). Ha un sistema operativo diverso da quello dei personal computer ed è
gestito tramite appositi programmi software o applicazioni (o app) acquistabili e scaricabili sullo smartphone
da specifici market online (OviStore per Nokia, Apple Store per Apple, Android Market per Google, Windows
Market Place per Microsoft). Il cambiamento reale del comportamento degli utenti è avvenuto dopo il 2007
con la diffusione del primo iPhone (sistema iOS) con schermo touch di Apple cui è seguito nel 2008 il primo
smartphone con sistema Android. Oggi lo smartphone è il primo dispositivo utilizzato per connettersi alla rete.
Un tablet (o tablet computer) è un dispositivo portatile assimilabile allo smartphone per componenti hardware
e software, da cui si distingue per uno schermo più grande, la possibile assenza del modulo telefonico e la
destinazione d'uso (sono più adatti al consumo di prodotti multimediali, come video, giochi, web, ed editoriali,
come libri e riviste). La connessione dati può avvenire sia tramite wifi o tecnologie cellulari (UMTS, 3Go 4G).
Il primo iPad è stato lanciato nel 2010 e oggi si vendono più tablet che computer portatili. Le mobile app (o
applicazioni per smartphone) sono programmi (o software) che possono essere installati su smartphone e
tablet per fornire funzionalità aggiuntive a questi dispositivi portatili. Possono essere preinstallati dal
produttore del dispositivo o scaricati (download) dall'utente che li sceglie in mercati online specifici per il
sistema operativo del dispositivo in uso. Possono essere software dedicati a videogiochi o servizi, come
previsioni meteo, visione di film in streaming, programmi di allenamento, lettura di libri o riviste. Il mercato
delle app ha una velocità di crescita molto elevata. In genere oggi ogni utilizzatore ha più di 20 app sul suo
smartphone.
COME SCEGLIERE Prima di scaricare un'app sanitaria bisogna: • Verificare che l'app sia supportata e
avallata da società scientifiche o istituzioni sanitarie di rilievo o basate su linee guida internazionali; •
Verificare la data di pubblicazione e la presenza di aggiornamenti; • Considerare la presenza di conitti di
interesse del produttore; • Valutare la politica per la privacy, il trattamento e la proprietà dei dati. 1
34% 30% 29% 28% 5% 8% 9% 10% 58% 43% 39% 32% Costi Mancanza di standard Difficoltà nella
reperibilità Studi clinici Requisiti clinici Innovazione tecnologica Cura centrata sul paziente Resistenze da
parte dei medici Domanda di utilizzatori/pazienti Penetrazione di smartphone e tablet Assenza di sicurezza
dei dati Richieste regolatorie Posizione Ostacoli Criticità Fattori di crescita Fonte: research2guidance mHealth
Developer Economics survey 2014, n=2032 Il futuro del mercato delle app sanitarie: ostacoli, criticità e fattori
di crescita
Per approfondire • IRCCS Mario Negri. "Social network, social media e apps perla comunicazione e la
promozione della salute" e "Web 2.0, social media e apps per l'aggiornamento del medico e dell'operator
sanitario". Milano 20 maggio 2015 http://www.marionegri.it/mn/it/aggiornamento/news/corsieugenio2014.
html#articolo • Research2guidance. mHealth App Developer Economics 2014
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Mario Negri
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Guardie e ladri. La criminalità minaccia (anche) le Big Pharma
Dal fenomeno dei furti di farmaci negli ospedali, analizzato nel dettaglio da una ricerca condotta dal centro
interuniversitario Transcrime, trae linfa vitale un mercato di distribuzione illegale e contraffazione dannoso per
l'industria, che può però ora godere di uno strumento anti-crimine in più
Roberto Carminati
"Sono numerosi gli studi accademici o redatti da società specializzate che hanno analizzato il fenomeno della
contraffazione di farmaci calcolandone l'ampiezza. Per esempio secondo una ricerca di Transcrime del 2010
potrebbe essere oggetto di contraffazione il 6% del valore totale del mercato farmaceutico globale. E questo
trova conferma nelle stime datate al 2014 del ministero per la Salute che attribuiscono ai medicinali
contraffatti una quota del mercato complessivo pari al 7%. Su scala continentale, il Consiglio d'Europa ha
stimato (2012) che i farmaci contraffatti pesino per il 10% sul mercato mondiale di settore causando
all'industria perdite annue da 500 miliardi d'euro". È questa una delle evidenze scaturite dal rapporto The theft
of medicines from Italian hospitals (Il furto di farmaci dagli ospedali italiani) redatto dai ricercatori Michele
Riccardi , Marco Dugato e Marcello Polizzotti per il citato Centro interuniversitario Transcrime. Facente capo
all'università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e all'università degli Studi di Trento il think tank ha calcolato
che fra 2006 e il primo semestre del 2014, periodo al quale si riferiscono tanto lo studio citato, pubblicato nel
marzo del 2014, quanto i suoi aggiornamenti d'imminente uscita (mentre andiamo in stampa, ndr ) siano
avvenuti 105 casi di furto presso strutture ospedaliere di tutta la Penisola. Un ospedale su dieci, in media, è
stato vittima di episodi simili per un bottino dal valore medio di 250 mila euro per ciascuna spaccata; e per un
ammontare totale che è stimato attorno ai 22 milioni di euro. Sebbene l'industria del farmaco in sé e per sé
non sia la vera protagonista dell'indagine di Transcrime, pure essa è toccata pesantemente e a vari livelli da
questa particolare specialità criminale in crescita, date le 34 denunce contate, a inchiesta conclusa, nella
prima metà del 2014. Parte del maltolto, secondo Polizzotti, Dugato e Riccardi, finisce appunto ad alimentare
il canale della contraffazione in vari modi. È stato infatti notato che le moderne tecnologie permettono da un
lato alla criminalità di sintetizzare prodotti nuovi e illeciti in tempi relativamente rapidi e a costi contenuti. E,
dall'altro, di immetterle sui mercati internazionali sfruttando la capillarità di Internet. "Si può fare molto per
rafforzare il monitoraggio" Big Pharma è alla luce di tutto questo uno fra gli interlocutori privilegiati di
Transcrime, insieme alle forze dell'ordine con i Nuclei anti-sofisticazione o Nas dei Carabinieri in prima linea;
e uno dei destinatari principe dei dati più utili raccolti in The theft of medicines from Italian hospitals. «Le case
farmaceutiche - hanno infatti riferito Marco Dugato, Marcello Polizzotti e Michele Riccardi ai nostri microfoni si sono dimostrate molto interessate al nostro lavoro e ci hanno restituito suggerimenti e feedback importanti.
Gli attori del mercato e dell'industria cui la tematica sta più a cuore hanno confermato l'utilità del report, che
contribuisce a inquadrarla in una luce diversa e mette in evidenza le modalità e le aree operative più a
rischio. Perché molto si può fare per prevenire i furti rafforzando la sorveglianza, per esempio, o ridisegnando
lo stoccaggio delle merci. Ai produttori», hanno proseguito, «la ricerca può poi servire per capire quali siano i
farmaci più ambiti dai malviventi e perché. E per comprendere inoltre quali medicinali possano essere
adulterati prima di rientrare sul mercato nero o su quello parallelo. Il nostro approccio prevede poi di fornire
analisi che identifichino delle aree geografiche ed economiche, o di prodotto, più a rischio perché le forze
dell'ordine vi si concentrino; e il rapporto indica quali altre regioni abbiano registrato episodi simili, per poter
coordinare meglio le indagini». In particolare, oggetto di riessione sono le vulnerabilità evidenziate al livello
della catena di distribuzione (o supply chain) dei prodotti farmaceutici. Stando alle statistiche l'80% di essi
viene smistato dai grossisti in direzione delle farmacie o degli stessi ospedali. "Talora tuttavia i broker", ha
evidenziato la ricerca, "possono giocare un ruolo attivo in questo quadro su scala nazionale o internazionale,
ed essendo localizzati in diversi Paesi coinvolgono direttamente poi i trasportatori". Gli anelli deboli Nel
contesto di una catena i cui anelli sono identificabili con i produttori, i grossisti e gli intermediari, i corrieri, le
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Attualità Ricerca Transcrime
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farmacie e infine gli ospedali, la malavita, stando allo studio, mira a colpire gli snodi più deboli e vulnerabili.
Fra questi spiccano senza dubbio gli ospedali (e soprattutto quelli campani e pugliesi, vittime del 45% delle
violazioni totali) mentre la manifattura e il retail sembrano meno esposti. Innanzitutto, è negli ospedali che si
ritrovano per la più gran parte le merci desiderate dai ladri, ovvero i farmaci di classe A e H interamente a
carico del Servizio sanitario nazionale. E d'altra parte la produzione è concentrata nelle mani di un numero
abbastanza ridotto di brand con un livello di corporate security che i ricercatori hanno giudicato relativamente
elevato. Quanto ai grossisti, "essi possono ricomprare, deliberatamente o no, i beni sottratti, per reimmetterli
sul mercato legale estero", si è potuto leggere nel documento di Transcrime, "beneficiando così dei
differenziali di prezzo del commercio parallelo. Per alcuni rapporti di intelligence della polizia almeno una
volta carichi di medicinali rubati in Italia sono stati trovati nei magazzini di un broker della medesima nazione.
In apparenza legalmente, questi li aveva acquisiti da un grossista originario dell'Europa dell'Est e li aveva
preparati per la spedizione verso altri Stati nordeuropei". Non è quindi azzardato tracciare un legame fra i furti
di medicinali («Rendono più del traffico di droga ma sono sanzionati con pene di gran lunga più leggere»,
hanno detto Dugato, Riccardi e Polizzotti) e il +514% di attacchi contro i trasportatori visti in Italia fra il 2010 e
il 2012. Il settore trucking , hanno considerato gli esperti, sconta anche la notevole frammentazione che lo
caratterizza, articolato com'è in un vasto numero di padroncini operanti a contratto per altri marchi. La
parcellizzazione del business e la logica dei molteplici sotto-appalti che contrassegnano il segmento incide in
negativo sulle possibilità di uno stretto monitoraggio dei carichi e per conseguenza «genera il concomitante
pericolo di un aumento dei furti e delle perdite di medicinali». La mafia e le bande Non solo. La tracciabilità
dei farmaci con sistemi di identificazione fra i quali i codici a barre e Rfid ( Radio frequency identification ) può
senza dubbio avere un ruolo decisivo per arginare il fenomeno. Ed è possibile che prima dell'avvento della
Banca dati della tracciabilità del farmaco implementata dal 2005 dal ministero per la Salute, appropriarsi di
farmaci di classe A, C, H o altre senza doverli a tutti gli effetti rubare, fosse un'operazione più facile, come
ipotizzato dallo studio di Transcrime. "Nonostante molti Paesi e produttori abbiano messo a punto dei sistemi
di tracciamento", si è potuto osservare, "questo è avvenuto sulla scorta di requisiti di identificazione e
codificazione proprietaria incompatibili e in assenza di uno standard tecnologico internazionale obbligatorio.
In alcuni Paesi i regolamenti sono molto ambigui e non offrono dettagli ulteriori né sul sistema di codificazione
da utilizzare né tantomeno sui codici di identificazione utilizzati da parte dei vettori". L'accenno agli assalti agli
autotrasportatori fatto poco più sopra permette di fare entrare nel gioco criminale anche le mafie, responsabili
di una vasta parte degli agguati e infiltratesi in una varietà di Aziende sanitarie, ma non necessariamente in
prima linea nel furto e nel traffico dei medicinali. «Sicuramente - hanno detto Dugato, Riccardi e Polizzotti - la
criminalità organizzata, così come essa è comunemente intesa, ha un ruolo importante. Calabria e Sicilia, in
cui originano la 'Ndrangheta e Cosa Nostra, registrano pochi casi che solo marginalmente riguardano i
farmaci di classe H e sono forse guidati, più in Puglia che altrove, da bande radicate sì sul territorio ma
magari formate da stranieri. Quando la criminalità comune, anche di provenienza estera, si unisce a quella
organizzata, allora il business può crescere esponenzialmente. In Campania e Puglia la situazione è diversa.
Nella prima, già di per sé vulnerabile per molti aspetti, la Camorra può avere un'inuenza pesante, anche
perché specializzata nel furto, nella ricettazione e non da ultimo nella contraffazione La seconda è invece
un'area esposta da molto tempo ai furti messi a punto da gang dell'Oriente europeo, senza dimenticare che la
parte settentrionale della regione vanta collegamenti con la camorra campana». Focus sull'elemento
organizzativo Tuttavia, l'assalto agli ospedali ha peculiarità proprie: «Abbiamo cercato di comprendere hanno ricordato i ricercatori - il peso dell'elemento organizzativo su questi episodi, che mettono in luce
organizzazioni criminali di natura diversa da quella delle cosiddette mafie o cosche. Ma dotate di capacità
tecniche imponenti che servono loro sia a compiere i furti sia a smerciare la refurtiva. Gruppi strutturati,
insomma, dediti a reati non comuni , a conoscenza del posizionamento dei farmaci negli ospedali e quindi
dotati di basisti interni e soprattutto in contatto con reti di grossisti - per lo più localizzati in Europa dell'Est e a
Cipro - in grado di garantire il riciclaggio e la rivendita di quanto rubato. Non è detto che costoro conoscano
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l'origine della merce acquistata ma è plausibile che abbiano un atteggiamento di larga tolleranza. Possono
poi falsificare le bolle di trasporto e il packaging per entrare sul mercato legale e sono a loro volta anelli di
una filiera molto articolata». Analogamente a quello mafioso, anche il business illegale del farmaco pare
essere, se non tout court una specificità nostrana, senz'altro un fenomeno radicato soprattutto entro i confini
della Penisola: «Per il momento - hanno infatti concluso Marco Dugato, Marcello Polizzotti e Michele Riccardi
- non abbiamo preso in esame alcuna altra realtà internazionale, ma confrontandoci con fonti dell'industria e
delle forze di Pubblica sicurezza si è avuta l'impressione che l'Italia sia un caso unico. Sono globali i risvolti
del fenomeno, però, come dimostrato dal caso dei furti e delle operazioni di riciclaggio del farmaco
antitumorale Herceptin, le cui confezioni rubate in Italia finivano poi in ospedali di altre nazioni fra le quali il
Regno Unito, la Germania, la Scandinavia». Lo sbocco su mercati in cui vige un sistema di rimborso
differente o in cui il Servizio sanitario nazionale non riesca più a soddisfare una certa domanda (come in
Grecia, per esempio) è fra i fattori che garantiscono alle gang una plusvalenza interessante per la loro
refurtiva. Menzionato nella ricerca di Transcrime è non a caso Rebif, ritrovato contro la sclerosi multipla, il cui
costo retail per singola confezione è stato fissato in Italia a un controvalore equivalente pari a 1.300 euro.
MA IN ITALIA È IN CORSO UNA STRETTA DECISIVA «In Italia il fenomeno del furto e della vendita dei
farmaci nel mercato illegale parallelo nella seconda metà del 2014 ha subito una forte e decisiva stretta
grazie all'azione coordinata tra i Carabinieri del Nas (Nucleo anti-sofisticazione) e l'Aifa, con la collaborazione
delle istituzioni di altri paesi dell'Unione europea e l'Interpol. Le segnalazioni degli importatori e una banca
dati sui farmaci con una lista nera aggiornata hanno permesso di chiudere il rubinetto del traffico illegale».
Ripresi dall'organo e agenzia di informazione AdnKronos sono questi i commenti che il direttore generale
dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Luca Pani ha rilasciato a commento dei risultati della ricerca di
Transcrime T he theft of medicines from Italian hospitals . Secondo Luca Pani, poi, «esiste una vulnerabilità
del sistema d'importazione che ha permesso negli ultimi anni il dilagare del fenomeno, ed è il nodo sui cui ci
siamo concentrati. Ci aspettiamo ora altre declinazioni, perché in Italia», è il parere di Aifa, «mancano
sanzioni proporzionate al danno. Perciò il Paese si è fatto promotore di una maggior attenzione al fenomeno,
pure a livello europeo, con sanzioni più severe». Anche perché i rischi della dilagante criminalità ospedaliera
ricadono per lo più sui pazienti: «È difficile che un farmaco uscito dalla filiera legale e passato in quella
criminale venga gestito in maniera corretta. Per esempio, si può interrompere la catena del freddo. Ed è
accaduto di ricevere segnalazioni dall'estero, come nel caso dell'Herceptin, di aconi manipolati. In questi casi
c'è un problema di sicurezza per la salute del paziente», ha riettuto e concluso il direttore generale Pani.
Foto: Michele Riccardi, Centro interuniversitario Transcrime Marco Dugato, Centro interuniversitario
Transcrime Marcello Polizzotti, Centro interuniversitario Transcrime
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Un comparto sempre in espansione
La produzione di materie prime farmaceutiche è un settore trainante dell'economia italiana, che potrebbe
vivere nuove opportunità di crescita grazie ai positivi scenari macroeconomici. Servirebbe, però, un maggiore
supporto strategico a livello governativo. Il punto con il presidente di Aschimfarma, Gian Mario Baccalini
Giuliana Miglierini
Gli scenari macroeconomici di inizio 2015 sono in forte evoluzione e, per molti aspetti, potrebbero far
intravedere interessanti opportunità di crescita per un settore ad alto valore aggiunto come quello delle
materie prime farmaceutiche, che da sempre rappresenta un fiore all'occhiello e uno dei fattori trainanti
dell'economia italiana. Basti pensare che ben l'85% della produzione viene esportata (dati Aschimfarma;
figura 1 pag. 82) per capire come, in un momento in cui il cambio euro-dollaro è nettamente favorevole ai
nostri produttori, si potrebbero generare interessanti ricadute favorevoli per il settore. A ciò si va ad
aggiungere anche la forte diminuzione del prezzo del petrolio, la principale materia prima della chimica di
base. In questo caso l'impatto per il settore farmaceutico potrebbe vedersi non tanto sul costo delle materie
prime di per sé, trattandosi di fine chemicals e non di derivati del petrolio, quanto sul minor costo dell'energia
usata per la produzione. All'interno di questo confortante quadro macroeconomico, accompagnato da una
modesta ripresa dell'economia dell'area euro, l'ultimo trimestre 2014 ha visto l'annuncio di grandi manovre da
parte di alcune multinazionali del settore dei fine & specialty chemicals, nell'ottica di un rafforzamento delle
proprie posizioni di mercato. Sia Bayer che la tedesca Merck, ad esempio, hanno concluso operazioni
societarie con l'obiettivo di essere sempre più presenti nel settore pharma e life science, pur scegliendo
strade molto diverse tra loro. Bayer, da un lato, ha puntato tutto sul business farmaceutico e sulle Crop
Science, scorporando la divisione Material Science che verrà quotata in borsa entro il 2016. L'acquisizione
del business OTC di MSD dovrebbe permettere alla multinazionale tedesca di diventare uno dei principali
player del settore consumer healthcare. Merck, dall'altro lato, ha rafforzato la propria posizione di fornitore a
360 gradi di materie prime e servizi per i settori Healthcare, Life Sciences e Performance Materials grazie
all'acquisizione del gigante americano Sigma-Aldrich. Abbiamo intervistato Gian Mario Baccalini , presidente
di Aschimfarma (l'Associazione dei produttori di materie prime farmaceutiche facente parte di Federchimica)
per fare il punto sul settore anche alla luce delle ultime dinamiche in atto a livello globale. Come sta andando
il settore materie prime farmaceutiche? In questo momento sicuramente non brillante, il settore si difende
bene. Nel 2014 abbiamo performato discretamente, con una crescita tra l'1,5 e il 2%. Le tendenze di mercato
sono garbatamente positive anche per questo inizio dell'anno, stiamo assistendo a un ritorno in Italia di tutte
le grandi multinazionali farmaceutiche che, dopo l'innamoramento asiatico, si sono rese conto che il livello di
servizio e di affidabilità, non è per loro sufficiente. Fortunatamente, tutte le grandi multinazionali ci stanno
chiedendo di tornare a lavorare per loro, è un buon segnale. Nel segmento dei farmaci generici, inoltre, la
crescita non è più tanto in Paesi come Stati Uniti e Europa, dove il mercato è abbastanza piatto. Tutto il resto
del mondo, invece, sta finalmente decollando sul consumo di generici, si stanno aprendo nuovi mercati
decisamente interessanti: i prezzi sono più bassi di quello che era lo standard europeo o americano, ma sono
mercati di grandi volumi. Non possiamo lamentarci, la situazione di mercato è buona. Logicamente questo
comporta investimenti, competitività, snellimento nel Paese soprattutto per quanto riguarda le attività
burocratiche, che ci rallentano e ci bloccano. Essere competitivi in questo mercato significa raggiungere una
certa massa critica. Anche nel nostro settore c'è la tendenza a cercare di riunire gruppi, a fare acquisizioni
per cercare di raggiungere, soprattutto, la capacità finanziaria per gestire le opportunità di mercato. Il nostro
non è più un segmento in cui si può dire che "piccolo è bello": le grandi aziende che ci visitano ci dicono che
siamo bravi, ma se restiamo sotto i 50-80 milioni di euro di fatturato è difficile fare dei progetti a lungo
termine. È necessario che ci sia una crescita importante, cosa che sta avvenendo. Al momento non sono
molti i gruppi italiani che superano la soglia di 100-120 milioni di fatturato, ma credo che questo sarà il futuro:
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Mercato Materie prime farmaceutiche
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avverranno acquisizioni, fusioni e integrazioni, perché il business necessita di queste dimensioni affinché ci
sia copertura finanziaria e, di conseguenza, capacità di investimento. Il nostro settore è capital intensive , per
realizzare un nuovo reparto su una nuova tecnologia in una fabbrica di principi attivi bisogna investire
parecchi milioni, è necessaria questa massa critica. Pensa che si potrà vedere anche da noi qualcosa di
simile a quello che sta avvenendo, ad esempio, con Bayer o Merck? Come vede questo tipo di operazioni?
Queste operazioni, e secondo me ne vedremo ancora, sono tutte opportunità di mercato. Si stanno
logicamente consolidando sui vari segmenti del business, oppure trovano accordi ad altissimo livello, tipo
quello di GSK con Novartis. Il mondo farmaceutico si sta strutturando per avere un business che diffi cilmente
uscirà dalle mani dei grandissimi. Nel mondo degli active ingredients siamo sempre stati molto piccoli,
parcellizzati. Adesso non più: dobbiamo crescere per poter essere loro partner. Per esserlo, bisogna avere
una massa critica, un certo numero di stabilimenti a livello globale, diverse tecnologie, strutture della qualità
molto alte. Tutte queste cose non le puoi fare se sei piccolo. C'è un interesse di parecchi private equity nel
segmento, lo stanno osservando con attenzione. Credo di non sbagliare dicendo che, nell'ambito stesso delle
ristrutturazioni industriali, nei prossimi due anni avverranno queste operazioni e il mercato si confi gurerà in
maniera differente. Il petrolio è ai minimi: questo tipo di dinamica che ricadute ha sul settore delle materie
prime? Poche sulle materie prime prodotte per via di sintesi, perché l'incidenza del costo delle utilities e
dell'energia non è signifi cativa. Sono, invece, frazioni importanti per coloro che utilizzano tecnologie di
fermentazione, dove la componente del costo energetico è signifi cativamente elevata. In questo caso,
l'abbassamento del costo del petrolio e il conseguente costo inferiore del kilowatt avranno un impatto.
Colpisce solo alcuni del nostro mondo, ai quali porterà un sicuro benefi cio. Anche l'euro ha perso molto
rispetto al dollaro. Da questo punto di vista, che ricadute ci sono per le esportazioni e la competizione nei
confronti dei fornitori asiatici? Il dollaro lo leggiamo molto in positivo: lavoriamo ancora parecchio in dollaro e
non solo sul mercato americano, anche su altri mercati rimane la valuta usuale. Purtroppo, parte di questo
benefi cio è annullato dalla stessa valuta in acquisto. Le materie prime non sono più competitive in Europa, le
compriamo in Asia in dollari: il benefi cio della vendita non è completamente annullato, però è eroso dal
rafforzamento del dollaro in acquisto. Questo per noi è un aspetto negativo. Il franco svizzero ha tolto la parità
con l'euro... Noi lavoriamo poco in franchi svizzeri. Il nostro settore esporta l'85% e raramente, se non in casi
particolari su operatori svizzeri, si fanno accordi a livello di franco. Anche le due grandi multinazionali svizzere
diffi cilmente operano in franchi, a livello di mercato globale lavorano in euro o in dollari. È il dollaro che, con
questo rafforzamento, ci sta aiutando molto sulle vendite; in parte questo deve essere compensato da una
rinegoziazione a livello di materie prime. A livello di politiche sovranazionali, il quantitative easing dovrebbe
portare molta liquidità, e rimane aperto il problema della Grecia. Che impatto potrebbero avere queste
dinamiche? Forse è ancora prematuro, questa liquidità speriamo di vederla quanto prima. Il nostro livello di
profi ttabilità è elevato, da un minimo di EBITA del 12-13% a una norma tra il 15 e il 20 e qualche eccellenza
oltre il 20%. Quando hai una profi ttabilità del genere e lavori su un segmento prioritario come la salute, per
aziende di una certa dimensione il discorso creditizio non è un problema. È lo scenario diffi coltoso italiano
che, come sempre, è lento e burocratico. Ma sulla disponibilità finanziaria, se si performa bene credo che
oggi chiunque ti apra le porte. Il settore è visto con un occhio di particolare riguardo, non apparteniamo a
quelle attività industriali in cui ci sono molti dubbi sul presentare dei business plan con capex ( capital
expenditure , ndr) aggressivi. Nel nostro settore, se abbiamo una storia di reliability e un business plan di
crescita, i finanziamenti li troviamo. Il mercato chiede due cose: la sicurezza di una certa dimensione e una
maggior pragmaticità burocratica. Noi purtroppo potremmo avere dei grandi contratti, ma siamo un Paese
dove non li posso firmare perché non posso essere sicuro che quell'approvazione o quelle documentazioni
arriveranno entro quella data e così via. Questa è una battaglia che stiamo portando avanti a livello italiano:
debbo francamente dire che negli ultimi mesi qualcosa si sta muovendo, ma dobbiamo ancora colmare un
gap estremamente importante. In Francia rilasciano documenti in tre mesi, in Spagna pure, da noi non mi
meraviglio se per lo stesso documento ce ne vogliono nove o dodici. Questo non mi rende competitivo,
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perché l'azienda americana che vuole firmare un accordo chiede tempi certi per essere operativi. Questo
problema è interno ad Aifa, che dovrebbe snellire le procedure, o è un problema che andrebbe affrontato a
livello governativo, e in che modo? Sicuramente va affrontato a livello governativo, capendo una volta per
tutte che questo è un settore di eccellenza, e come tale va privilegiato. Cosa che finora il governo non ha mai
sentito. In secondo luogo, Aifa ha manifestato la volontà di ristrutturarsi, ha presentato un progetto, mi risulta
che il ministro Lorenzin l'abbia approvato. Dopo tanti racconti, adesso devono realizzarlo, se continuano a
parlare non ci muoviamo più. Ripeto, un occhio di riguardo al settore: vedo che le performance di
esportazione del farmaco sono state finalmente gradite. Adesso chissà che si accorgano anche di noi, che
bene o male contiamo 10 mila dipendenti e 3,3 miliardi di fatturato, con dei margini notevoli. Per noi l'occhio
di riguardo è proprio un sistema di supporto delle autorità molto più snello, molto più efficace, senza
abbassare il livello della qualità che è il nostro punto di forza, sarebbe un'operazione sbagliata. Ci deve
essere una struttura che ci segue. Ad esempio come ha fatto l'FDA, che quando si è accorta che non poteva
più garantire un servizio di alto livello si è ristrutturata e ha fatto pagare agli operatori parte di questa
ristrutturazione: i documenti che prima sembravano non arrivare in due anni, adesso incominciano ad arrivare
in un anno, è tutto diverso. Vuol dire che sono molto competitivo sul mercato e posso preparare dei business
plan realistici. Pensa sia percorribile proporre agli operatori italiani di contribuire alla ristrutturazione di Aifa?
Mi risulta che in Aifa rimanga il 15% di tutti gli introiti. Tutti paghiamo molti soldi per qualsiasi documento ci
serva, ma in Aifa ne rimane solo questa percentuale, tutto il resto serve a turare falle altrui. Allora, in primis
sarebbe bene che ciascuno gestisse il proprio. E poi, che qualsiasi governo capisse che per la sanità bisogna
garantire un sistema industriale efficiente, che offre un ritorno: per cui non portargli via i soldi, visto che li
prendono da noi. Poi se, estrema ratio, dovessero proporre un approccio come negli Stati Uniti con l'FDA...In
linea di larga massima noi in Aschimfarma abbiamo già richiesto un parere degli operatori, che si son detti
non proprio contenti di metterci dei soldi per quello che dovrebbe coprire il governo. Ma pur di uscirne,
qualche contributo potremmo anche darlo.
I NUMERI DI ASCHIMFARMA L'Associazione nazionale dei produttori di principi attivi e intermedi per
l'industria farmaceutica, associata a Federchimica, riunisce al suo interno aziende italiane e multinazionali
attive nello sviluppo e produzione di sostanze ottenute con processi a elevato contenuto tecnologico. La
produzione di principi attivi e intermedi per l'industria farmaceutica ha, da sola, generato un giro d'affari per il
2013 pari a 3,3 miliardi di euro, di cui l'85% è destinato all'esportazione (dati Aschimfarma). In particolare, il
nostro Paese mantiene la posizione di leardership nella fornitura di materie prime alle aziende farmaceutiche
statunitensi, grazie all'elevatissima qualità della produzione, al rigoroso rispetto delle normative GMP (una
modalità lavorativa che, da sola, secondo le stime farebbe lievitare i costi di produzione del 25%) e alla
politica di armonizzazione delle ispezioni intrapresa da molti anni come garanzia per la clientela e
salvaguardia per la salute pubblica. Il settore investe circa il 3% del fatturato in attività di ricerca e
nell'ottimizzazione dei processi. Si può stimare che tali investimenti rappresentino circa il 10% delle spese in
ricerca e sviluppo del totale dell'industria chimica, includendo anche la farmaceutica (dati Aschimfarma)
I TREND PER L'INDUSTRIA CHIMICA Se a livello mondiale la domanda di prodotti chimici è in aumento
soprattutto per quanto riguarda Stati Uniti e i Paesi emergenti (+3,5% stimato nel 2014, +3,7% nel 2015; dati
Cefi c/Federchimica), lo stesso non si può dire per il mercato europeo che, complice anche la perdurante crisi
economica, dovrebbe crescere a ritmi molto più lenti (+1,5%) La stima di Federchimica per il 2015 prevede
che il costo del petrolio possa assestarsi attorno ai 70 $/barile, con un impatto positivo sul costo delle materie
prime per la chimica fi ne e specialistica, ma tale dinamica potrebbe in parte essere vanifi cata
dall'indebolimento dell'euro nei confronti del dollaro. Se si confermasse il trend di ripresa dell'economia
europea, la Federazione stima una ripresa di circa l'1,4% della produzione chimica in Italia per il 2015. La
produzione è già tornata a salire debolmente nel 2014 (+0,8%), dopo tre anni diffi cili. L'export è in crescita
soprattutto verso i Paesi europei (+2,8%), gli Stati Uniti (+7%) e la Turchia (+6%), mentre in calo sono le
esportazioni verso Cina e Brasile. Il settore più performante si conferma quello dei fi ne & specialty chemicals
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(+3,7%), nel quale l'Italia si posiziona ai vertici mondiali (+25,1% cumulato 2010-2014) insieme alla Spagna
(+25,2%). Nel periodo 2008-2012 la crescita dell'export europeo è stata minore rispetto a quello mondiale (4%). I motivi alla base di questo trend negativo sono amplifi cati in Italia, dove il costo dell'energia è
mediamente più alto di circa il 30% e le richieste normative sono spesso più stringenti rispetto agli altri Paesi
europei. (fonte: Federchimica, L'industria chimica: situazione e prospettive, dicembre 2014)
Foto: Gian Mario Baccalini, Aschimfarma
Foto: Figura 1 - Export italiano di principi attivi e intermedi farmaceutici. Fonte: Aschimfarma Figura 2 Fatturato italiano di principi attivi e intermedi farmaceutici (1990-2013, valori correnti). Fonte: Aschimfarma
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Molte opportunità per un settore in crescita
Integratori, alimenti dietetici e funzionali, novel foods: le materie prime alimentari si devono destreggiare in un
quadro regolatorio complesso, all'interno del quale è possibile cogliere interessanti possibilità di sviluppo. Ne
parla il presidente del gruppo Miaf di Federchimica, Fabio Stratta
Morgana Giusti
«L'armonizzazione degli aspetti regolatori, nel campo delle materie prime per integratori e alimenti funzionali,
può creare opportunità di crescita in quanto, oltre a favorire corretta informazione e garanzie per il cliente e il
consumatore, aiuta a eliminare quelle spiacevoli situazioni per cui attualmente un ingrediente può venire
utilizzato in un mercato e in altri no». Con questo Fabio Stratta , presidente del gruppo Miaf, parte
dell'Associazione nazionale imprese chimica fine e settori specialistici (Aispec) di Federchimica e direttore
tecnico di Giusto Faravelli SpA, lascia capire chiaramente la complessità del quadro di riferimento legislativo
all'interno del quale si deve destreggiare chi opera nel campo delle materie prime specialistiche. Attualmente
le diverse tipologie di prodotto, tra cui gli integratori alimentari, gli alimenti dietetici e funzionali e i novel food,
sono regolati da normative europee che, negli ultimi anni, hanno vissuto una fase di forte evoluzione. Il
momento forse più visibile di tale cammino è rappresentato dall'introduzione delle nuove modalità di
etichettatura degli alimenti, claim salutistici e nutrizionali inclusi. L'evoluzione del claim «Quando introdotto, il
Regolamento sui claims ha destato preoccupazione nelle aziende, in quanto stabilisce che quello che è
dichiarato in etichetta deve essere dimostrato attraverso la presentazione di dati sperimentali all'Efsa, che si
pronuncia a riguardo», spiega Stratta. Se l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare approva il claim,
questo viene inserito dalla Commissione UE nel Regolamento contenente l'elenco dei claims ammessi
(432/2012) e pertanto può essere riportato sull'etichetta del prodotto finito. Nella prima fase di applicazione
del Regolamento, nonostante le aziende richiedenti avessero presentato dei dossier a sostegno dei claims
richiesti, l'approccio rigoroso dell'Autorità nella valutazione dei dossier ricevuti ne ha determinato il rigetto di
buona parte, creando preoccupazione, soprattutto nel settore degli integratori alimentari. Oggi l'atteggiamento
verso i claims salutistici da parte delle aziende alimentari (produttori di integratori inclusi) è molto cambiato: il
regolamento è stato "metabolizzato" e i claims possono essere visti come un fattore positivo per l'azienda,
che può generare valore aggiunto. «Al di là della primaria funzione di corretta informazione al consumatore,
l'elenco dei claims ammessi può anche rappresentare delle linee guida nella scelta dell'ingrediente da
addizionare al prodotto per renderlo innovativo e quindi accattivante per il consumatore - aggiunge Stratta. Se il claim, infatti, è facilmente riconoscibile dal consumatore, è sufficiente addizionare il prodotto con
l'ingrediente che lo lecita, come potrebbe per esempio essere il caso del calcio o di altri minerali, per renderlo
attraente nel suo valore aggiunto. Dall'altra parte, sbagliato o giusto che sia, è talvolta la memoria del
consumatore che lo porta a non aver bisogno di un claim dichiarato in etichetta per associare a
quell'ingrediente un'idea di benessere, se è retaggio della memoria comune». Il claim esplicito, quindi, viene
spesso considerato dalle aziende utile per avere appeal sul consumatore medio nel caso di prodotti
addizionati con ingredienti particolari e poco noti allo stesso. Va comunque sottolineato come i claims non
siano nati come molla che spinge l'innovazione, anche se possono comunque muovere l'azione delle aziende
in questa direzione, spiega il presidente Stratta: «Un regolamento spinge l'innovazione nel momento in cui
per assecondarlo l'azienda mette in opera una serie di azioni di ricerca e sviluppo. Ricorrere a queste non è
stato invece necessario per molte aziende, poiché il claim è stato semplicemente "cavalcato", senza
introdurre grandi novità». I novel food Il termine novel food è utilizzato per indicare ingredienti o prodotti
alimentari mai utilizzati in modo significativo prima del 1997 in Europa nell'alimentazione umana. Tali
ingredienti, per poter essere utilizzati, devono essere preventivamente autorizzati con una procedura
piuttosto articolata e complessa, che spesso frena molte aziende, con particolare riferimento alle piccole
realtà. È opportuno sottolineare come all'interno di questa categoria non rientrino in senso stretto solo nuovi
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L'intervista Materie prime alimentari
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ingredienti (come ad esempio la polpa disidratata del frutto del baobab, autorizzata con decisione della
Commissione pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione n. L183/38 del 27 giugno 2008), ma anche
ingredienti ben noti per i quali vengano utilizzati processi produttivi diversi da quelli tradizionali, come ad
esempio il caso del lievito per panificazione trattato con raggi UV (gazzetta ufficiale UE n. L186/108 del 24
giugno 2014). «Vi è stato sicuramente un progresso dal punto di vista della tutela del consumatore, con
maggiori controlli e prodotti più sicuri sul mercato. Dall'altro lato, l'introduzione di questo regolamento ha
rallentato l'innovazione di prodotto di alcune aziende, quando le tempistiche di autorizzazione sono risultate
eccessivamente lunghe, dovendo coinvolgere in più passaggi Stati membri, Commissione Europea ed Efsa.
Ci sono stati casi di formulazioni studiate per anni per inserire un nuovo ingrediente, con l'uscita della legge il
prodotto è rimasto nel cassetto. In altri casi, il cliente richiede un ingrediente di cui gli è nota la funzionalità,
ma non il fatto che ricade nel regolamento novel food : molti lasciano cadere il progetto perché richiederebbe
attività più complesse. L'azienda valuta il rapporto costo-beneficio», sottolinea il presidente del gruppo Miaf.
Un'altra difficoltà, che s'innesta su quanto appena visto, riguarda le realtà più piccole, che sono spesso prive
di regolatorio interno o non iscritte ad associazioni di categoria che possano supportarle nelle difficoltà
interpretative delle norme e nel seguire correttamente le procedure che queste richiedono. «Quando queste
aziende scoprono che il costo non giustifica il ritorno di mercato, decidono spesso di cambiare strategia e
puntano su ingredienti di più semplice gestione», aggiunge Stratta. Il caso del botanicals Gli ingredienti di
origine vegetale, i cosidetti "botanicals", rappresentano un caso ulteriore di complessità regolatoria in quanto
a livello europeo, contrariamente alle altre tipologie di ingredienti specialistici, non è ancora vigente una
normativa armonizzata che ne disciplini la produzione e l'utilizzo. «I botanicals rappresentano un esempio di
prodotti le cui norme sono emanate solo a livello nazionale, creando difficoltà quando si vuole esportare
anche solo a livello UE. Escludendo gli integratori, non si vedono molti botanicals nelle formulazioni di altri
prodotti alimentari salutistici», commenta Stratta. Per cercare di risolvere questo problema, Belgio Francia e
Italia si sono mossi per la messa a punto di una disciplina comune per l'uso di piante e derivati negli
integratori alimentari; il risultato è la cosiddetta lista Belfrit (dal nome dei tre paesi estensori), che è stata
recepita dal Ministero della Salute ad integrazione della lista delle sostanze e preparati vegetali ammesse per
la produzione di integratori (Decreto ministeriale del 27 marzo 2014 - Aggiornamento del DM 9 luglio 2012
sulla disciplina dell''impiego negli integratori alimentari di sostanze e preparati vegetali). «La lista Belfrit si
propone oggi come riferimento per l'intera Unione Europea per capire se si può usare una sostanza e con
che finalità», commenta il presidente del Miaf. Il termine "botanica", nel comune sentire, viene spesso
associato all'immagine di qualcosa di "naturale": anche questo termine, però, lascia attualmente aperta la
porta a interpretazioni diverse in quanto non normato a livello comunitario per questo settore. Il regolamento
sui claims si riferisce a questo termine con un'accezione diversa, in riferimento, per esempio, ai prodotti
"naturalmente privi di...", ma niente è specificato sulle modalità produttive che devono essere seguite per
garantire la "naturalità" dell'ingrediente (eccezion fatta per gli aromi, che però hanno una normativa specifica).
«Il concetto di naturalità è uno di quelli che fa più presa in assoluto sul consumatore finale. Esiste un'ottima
linea guida1 della Food standards agency britannica che potrebbe essere presa come base per armonizzare
l'uso del termine "naturale" a livello europeo». Le possibili sinergie con il mondo del farmaco Secondo il
presidente del gruppo Miaf, un'azienda farmaceutica che volesse entrare nel mondo degli integratori
alimentari per diversificare il proprio portfolio avrebbe vita relativamente semplice. «La distinzione tra
farmaceutico e alimentare è in genere immediata anche per i non addetti ai lavori. Fanno una piccola
eccezione gli integratori che, pur ricadendo nella seconda categoria, vengono a volte erroneamente attribuiti
alla prima. Ciò si spiega col fatto che dal punto di vista della formulazione e della produzione, la situazione
degli integratori è simile a quella del farmaco. Si tratta, infatti, di prodotti che pur restando alimenti si
presentano in compressa, bustina, soluzione. Ovviamente richiedono linee separate, ma le aziende
farmaceutiche conoscono già il tipo di tecnologia necessaria. Sono infatti presenti sul mercato alcuni farmaci
OTC che presentano formulazione analoga a quella di un integratore (es. multivitaminici) ma dosaggi
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differenti. Per gli alimenti funzionali, invece, il know-how richiesto è più elevato anche dal punto tecnologico,
rendendo più difficile l'approccio del settore farmaceutico a questi prodotti». Vitamine e minerali, insieme ai
probiotici, sono tra i principali ingredienti per uso alimentare che possono presentare elementi d'interesse per
l'azienda farmaceutica. Come la vede il consumatore Il punto finale della catena è il consumatore, che
compie le sue scelte di acquisto spesso sotto l'inusso delle proprie opinioni personali, della capacità di
informarsi, del sentire comune o della pubblicità. In termini generali, si possono distinguere due grandi macrocategorie di consumatori, quelli "consapevoli", che tendono a scegliere alimenti sulla base di approfondite
ricerche che li rassicurino circa la propria necessità di consumare alimenti "sani", e quelli meno consapevoli,
che nell'operare la propria scelta di consumo spesso si affidano al sentire comune. «Il consumatore
consapevole è più attento all'etichetta, spesso ricercando l'assenza dei numeri E, che indicano la presenza di
additivi. Ritiene, infatti, che l'additivo faccia male, ma questo non corrisponde alla realtà dei fatti: si tratta
sempre di sostanze valutate e giudicate idonee all'utilizzo negli alimenti dall'Efsa e dalle Autorità europee,
utilizzate secondo specifici dosaggi e rispondenti a criteri di purezza stabiliti dalla norma. Nel campo degli
alimenti funzionali sta anche crescendo molto la richiesta di grani antichi, granaglie che non sono mai state
oggetto di selezione da parte umana, quindi non OGM ed apprezzate da una certa nicchia di consumo. Il
celiaco si può, inoltre, orientare su questo tipo di prodotti (se sono gluten-free). Cresce anche la richiesta di
prodotti "low sugar", in questo caso ricercati dal consumatore allo scopo di ridurre la quantità di zuccheri
assunti con la dieta», spiega Stratta. Non solo fornitura All'interno di questo quadro, un'importanza sempre
maggiore è assunta dai servizi che produttori e distributori delle materie prime alimentari sono in grado di
offrire ai propri clienti, soprattutto per quanto riguarda il supporto tecnico e regolatorio per la scelta e la
gestione del prodotto. «Come già detto, sono poche le aziende che possono disporre di esperienza
regolatoria interna; soprattutto le più piccole necessitano di un supporto senza il quale spesso abbandonano
il progetto per non rischiare», spiega il presidente Stratta. Interpretare correttamente la normativa è il
requisito minimo per non incorrere in sanzioni; il valore aggiunto consiste nel restare in compliance,
interpretando il testo normativo in maniera approfondita, senza privarsi di tutte le possibilità che esso
consente», conclude il presidente del gruppo Miaf. Il mercato Per quanto riguarda i trend di mercato,
vitamine, minerali, dolcificanti alternativi allo zucchero, probiotici e fibre sono in continua crescita, mentre gli
omega-3, i fitosteroli e le proteine sono in calo e hanno fatto meno presa sul consumatore rispetto a quanto
atteso. «La crescita del settore oggi e negli anni passati è slegata dalla generale crisi economica. Il mercato è
in salute poiché nel consumatore il concetto di benessere è molto forte e la sua scelta d'acquisto è coerente.
La tipologia dei clienti delle aziende che appartengono al Gruppo Miaf sta cambiando: non più solo aziende
alimentari tradizionalmente produttrici di integratori o alimenti arricchiti, ma anche imprese con core business
diverso (farmaceutico, cosmetico), che differenziano le loro produzioni indirizzandole anche verso questo
settore», conclude Stratta.
IL GRUPPO MIAF Il Gruppo Miaf di FederchimicaAispec rappresenta il settore materie prime per integratori
alimentari e alimenti funzionali ed è composto da 17 imprese, con un fatturato globale di oltre 80 milioni di
euro. Le aziende del Gruppo sono principalmente italiane o sono sedi italiane di imprese multinazionali e
operano quasi esclusivamente sul mercato italiano; più della metà delle aziende associate serve anche
settori non alimentari (farmaceutico, cosmetico, alimentazione animale). (fonte: Federchimica)
LE PRINCIPALI NORMATIVE DI RIFERIMENTO Il Regolamento 1924/2006/CE sui claims salutistici
stabilisce norme armonizzate in merito alle modalità con cui indicare sulle etichette dei prodotti le informazioni
nutrizionali e salutistiche per il consumatore. La norma è stata ulteriormente implementata con la
pubblicazione delle liste delle indicazioni salutistiche e nutrizionali ammesse per i vari prodotti alimentari
(Regolamento UE 432/2012). Il Regolamento 258/97/CE sui novel foods regola gli alimenti e gli ingredienti
innovativi per i quali è richiesta una particolare autorizzazione di prodotto poiché non vi è una tradizione d'uso
documentata precedente al 1997. La Direttiva 2002/46/CE regolamenta gli integratori alimentari, ed è stata
recepita in Italia dal Decreto Legislativo 169/2004 del Ministero della Salute. Il Ministero della Salute, inoltre,
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ha regolamentato con propri decreti e circolari alcuni aspetti pratici relativi alla presentazione, l'etichettatura e
l'autorizzazione alla produzione e commercializzazione degli integratori alimentari e dei prodotti "salutistici",
nonché degli ingredienti in essi contenuti. Il Regolamento UE 1169/2011 sulle informazioni fornite al
consumatore sui prodotti alimentari, ha recentemente rinnovato le disposizioni comunitarie sull'etichettatura
degli alimenti destinati al consumatore. (fonte: Federchimica)
Criteria for the use of the terms fresh, pure, natural, etc. in food labelling, UK's Food standards agency,
revision 2008, http://www.food.gov.uk/sites/default/files/multimedia/ pdfs/markcritguidance.pdf
Foto: Fabio Stratta , gruppo Miaf
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Alla ricerca di nuove energie
Sono quelle che Pfi zer si auspica di trovare grazie all'acquisizione di Hospira: una "trasfusione" da 17 miliardi
di dollari. Vantaggiosa, spera il colosso americano, ma per gli analisti restano aperti alcuni interrogativi
Federico della Serra
Quasi ogni mese il mondo della farmaceutica è scosso da un brivido da fusione e/o acquisizione. Una specie
di onda che tocca alternativamente tutti i big del pharma, e non solo. L'ultimo scossone è arrivato da Pfizer,
che ha deciso l'acquisizione di Hospira, deal che ha un enterprise value di circa 17 miliardi di dollari. La
scadenza dei brevetti di Pfizer, che continuerà a pesare sul fatturato di Pfizer anche nel 2015, è uno dei
moventi dell'operazione. Negli ultimi tre anni la grande compagnia farmaceutica ha visto calare mediamente il
fatturato del 9% in seguito alla maggior concorrenza da parte dei prodotti generici: Pfizer ha chiuso il quarto
trimestre del 2014 con utili per 1,23 miliardi di dollari, in ribasso dai 2,57 miliardi dello stesso periodo dello
scorso anno, e i ricavi hanno mostrato una contrazione del 3% a 13,12 miliardi di dollari. Insomma, il gruppo
americano resta un colosso, ma ha bisogno di energie fresche. Così, mentre alcune aree di business soffrono
di un declino dettato dalla scadenza di brevetti, come quello relativo al Viagra, uno dei farmaci di punta, il
gruppo Pfizer cerca di puntare su altri business, come quello degli iniettabili e biosimilari. Ed è qui che entra
in gioco l'acquisizione di Hospira: una trasfusione, nel vero senso del termine, di nuovo business. Certo, c'è
da chiedersi se l'azienda vale tutti quei soldi. Il gruppo Innanzitutto il nome: Hospira è stato scelto con voto
dei dipendenti. E, spiega l'azienda, deriva dalle parole ospedale, spirito, ispirare e dalla parola latina spero,
che vuol dire speranza. L'azienda è una multinazionale che produce farmaci e dispositivi medici con sede
negli Usa, a Lake Forest, Illinois. È il più grande produttore mondiale di farmaceutici iniettabili generici, di
sistemi di terapia infusionale e di gestione integrata di farmaci per le terapie oncologiche. L'azienda è nata
dalla divisione prodotti ospedalieri di Abbott Laboratories, ceduta nel 2004. Il salto di qualità è avvenuto nel
2007, quando Hospira ha acquistato Mayne Pharma, una casa farmaceutica australiana specializzata in
iniettabili, per 2,1 miliardi di dollari. L'accordo ha ampliato portata internazionale di Hospira e la sua presenza
nel mercato oncologico. La scalata è proseguita con l'acquisto di Pliva-Croazia nel 2009 (biotecnologia), e di
Orchid Chimica (farmaci generici), per circa 400 milioni di dollari, sempre nel 2009. Sono seguite Javelin
Pharmaceuticals, produttore di farmaci per le terapie post-operatorie e gestione del dolore, Dyloject e, infine,
TheraDoc, una società di informatica-clinica, che sviluppa sistemi di sorveglianza per gli ospedali. L'azienda
opera con 14 diversi centri produttivi e impiega circa 17 mila addetti. Al vertice dell'azienda, nel 2011, è
arrivato Mike Palla, ex presidente di Allergan. Nonostante una serie di problemi di controllo di qualità in
diversi impianti di produzione (fonte: Wall Street Journal ), Hospira rimane uno dei più grandi fornitori di
farmaci iniettabili generici, in gran parte venduti agli ospedali. L'anno scorso gli iniettabili hanno rappresentato
il 68% dei 4,4 miliardi di dollari di entrate per Hospira. Poi ci sono biosimilari, che sono le "copie più
economiche" di farmaci complessi, composti da materiale bio. Secondo le previsioni, hanno un costo dal 20%
al 30% più basso rispetto ai farmaci di marca. Hospira è già uno dei maggiori fornitori in Europa e punta a
ricoprire lo stesso ruolo negli Stati Uniti. I conti Hospira è un'azienda in salute. Gli ultimi dati noti sono quelli
relativi al quarto trimestre del 2014. Nell'ultimo scorcio dell'anno passato le vendite dell'azienda sono state
spinte dagli iniettabili, in particolare negli Stati Uniti. I ricavi per il trimestre sono così saliti del 3,9%, a 1,13
miliardi dollari, dopo aver considerato l'impatto delle fluttuazioni valutarie. L'utile netto è cresciuto del 6,9%, a
35,8 milioni dollari. «I nostri risultati parlano di progressi significativi nelle nostre aree chiave degli iniettabili
generici, biosimilari e i dispositivi», ha commentato il ceo Michael Ball. «Le vendite globali degli iniettabili
sono migliorate del 2,7%, mentre le vendite nel settore farmaceutico sono lievitate di un enorme 25,4%.
Anche se il miglioramento in queste due linee di business è stato bilanciato dal calo del 5% di altri farmaci». Il
futuro Secondo Michael Levesque, un analista di Moody Investor Service, l'acquisizione di Hospira porterà
dei vantaggi. «Con Hospira, Pfizer ha maggior potenziale di fornire ricavi e utili di crescita», osserva
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Notizie finanziarie Strategie aziendali
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Levesque. Inoltre, l'accordo porta «sinergie, prodotti ospedalieri, una presenza per i biosimilari in Europa e
una solida pipeline, mentre non muta il livello di indebitamento, perché il finanziamento per l'acquisizione si
trova in gran parte già nelle casse di Pfizer». Restano però due dubbi. Il primo riguarda le previsioni, secondo
quanto indicato dalla stessa azienda, erano di una futura scissione del gigante Pfizer per far fronte alla nuova
realtà del mercato. È tutto da vedere se ora l'affare Hospira cambierà la visione del management. Il secondo
interrogativo, secondo gli analisti, riguarda la possibile sovrapposizione di alcune linee delle pipeline delle
due aziende. Infine, va notato che negli ultimi anni i produttori di iniettabili hanno beneficiato di scarsità del
prodotto sul mercato, che ha aiutato a migliorare i prezzi, visto che la domanda di tali farmaci era superiore
alla loro fornitura. Carenze che non erano causate da vincoli di produzione, ma per le ispezioni più severe
della Fda (l'ente americano di sorveglianza). Problemi, però, risolti, anche se gli analisti fanno notare che
l'ultimo ciclo di aumento dei prezzi potrebbe essere alla spalle. Quella di Pfizer sarà davvero una trasfusione
salutare?
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Tracciabilità e sicurezza in linea di arrivo
Il 2015 dovrebbe vedere l'approvazione definitiva dell'Atto delegato che renderà obbligatoria l'apposizione
sulle confezioni dei farmaci dei codici seriali per permetterne la tracciatura. Il punto sulle ultime novità con
Beppe Mazzocchi, membro del gruppo di lavoro Efpia sull'argomento
Giuliana Miglierini
Per il mercato italiano quello della serializzazione non è per ora un problema pressante, visto che
dall'approvazione definitiva (attesa entro il 2015) dell'Atto delegato della Direttiva europea 2001/62/EU sulla
contraffazione dei farmaci il nostro Paese avrà ancora sei anni di tempo prima di dover obbligatoriamente
apporre le nuove safety features sulle confezioni dei farmaci. I tempi sono dimezzati (tre anni) per la maggior
parte degli altri Paesi dell'Unione, un requisito di cui dovranno comunque tener conto le industrie
farmaceutiche italiane che esportano all'estero. La differenza nelle tempistiche per portare a regime il nuovo
sistema di tracciatura è motivata dal fatto che in Italia è già in vigore la bollinatura obbligatoria delle
confezioni dei farmaci su prescrizione, che di fatto rappresenta già un sistema di tracciatura delle confezioni. I
punti ancora in discussione Uno dei punti che ancora aperti nel dialogo tra autorità e controparti, prima che
possa aver luogo l'adozione del testo finale che sancirà il termine del lavoro tecnico e la finalizzazione dei
contenuti, è la definizione delle due liste di farmaci sulla base delle quali apporre i datamatrix 2D anticontraffazione. La Direttiva, infatti, stabilisce che debbano essere definiti, da un lato, i prodotti soggetti a
prescrizione per i quali le safety features non saranno obbligatorie e, dall'altro, la lista dei prodotti non
soggetti a prescrizione ma che dovranno comunque essere serializzati. «Alcuni farmaci su prescrizione
saranno esentati in quanto si ritiene che abbiano un basso rischio di contraffazione; al contrario, alcuni
prodotti da banco potrebbero presentare un alto rischio di essere contraffatti, e pertanto dovranno recare le
safety features . Le due liste non sono finalizzate, c'è ancora distanza tra quello che chiedono i produttori e la
posizione delle autorità», spiega Beppe Mazzocchi , membro dell'Efpia (European Federation of
Pharmaceutical Industries and Associations) Coding and serialization senior oversight group e responsabile
della qualità di Merck Sharp & Dohme Italia. Le aziende farmaceutiche vorrebbero avere la possibilità di
applicare in maniera volontaria le nuove tag su tutti i farmaci, mentre le autorità propendono attualmente per il
rispetto completo delle due liste, senza consentire l'applicazione indifferenziata su base volontaria. «È una
discussione complicata. Un ulteriore elemento di cui bisogna tener conto è il fatto che non necessariamente
un farmaco ha lo stesso status in tutti gli Stati membri: si creerebbe uno status ibrido, in alcuni Paesi il
farmaco sarebbe a prescrizione e in altri no», sottolinea l'esperto. Un dialogo molto stretto La collaborazione
tra la Commissione Europea e le parti interessate è stata, in realtà, molto stretta fin dall'adozione della
Direttiva 2011/62/EU, che sancisce come i costi del sistema di gestione del sistema anti-contraffazione
saranno interamente a carico dei detentori delle autorizzazioni all'immissione in commercio (AIC) dei prodotti.
«Questo è importante affinché le parti abbiano voce in capitolo: la direttiva specifica che i detentori delle AIC
sono responsabili di sviluppare un sistema che soddisfi i requisiti della direttiva stessa», evidenzia Mazzocchi,
che sarà anche co-chairman di un convegno sull'argomento organizzato da Ispe (International SOciety for
Pharmaceutical Engineering) Affiliata Italiana e Pharmintech nell'ambito della prossima fiera Cosmofarma a
Bologna. L'Efpia (European federation of pharmaceutical industries and associations) ha iniziato a lavorare in
tal senso fin da prima del 2011; ad essa si sono poi aggiunte varie altre realtà europee che rappresentano i
produttori di generici, i distributori farmaceutici, i farmacisti e gli importatori paralleli (Ega, Girp, Pgeu, Eaepc,
rispettivamente). Questa rete ha dato vita dapprima alla coalizione ESM (European stakeholder model) e, in
un secondo tempo, all'organizzazione no-profit Emvo (European medicines verification organization). «La
collaborazione a livello europeo è andata molto bene - commenta Mazzocchi, che ha partecipato ai lavori in
quanto membro del gruppo di lavoro di Efpia. - Adesso ci troviamo di fronte alla prossima sfida: questo tipo di
collaborazione deve essere riproposta a livello nazionale in ciascuno degli Stati membri. Ogni Paese
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dovrebbe costituire una coalizione tra gli attori della supply chain simile all'Emvo, la National medicines
verification organization o Nmvo. Questa entità diventerebbe incaricata di sviluppare e gestire il database
nazionale; deve essere sviluppata in concerto con le autorità nazionali, che per l'Italia è Aifa. Per far questo è
possibile contare su un supporto fattivo di Emvo». Al momento i diversi Paesi europei stanno andando un po'
in ordine sparso: la Germania, ad esempio, ha già da anni attivato un progetto pilota (si veda in seguito), altri
Paesi come Svezia, Norvegia, Austria si sono posti l'obiettivo di partire il 1° gennaio 2016 con i database e un
tipo di governance nazionale; altri, invece, sono ancora a uno stadio più iniziale della discussione. Un sistema
end-to-end L'Atto delegato di prossima approvazione dovrebbe sancire l'adozione del sistema di
serializzazione e tracciatura delle confezioni cosiddetto "end-toend", una scelta che differenzierà l'Europa da
altre regioni del mondo in cui è invece in vigore il sistema del "track & trace". Nel modello end-to-end ci sono
solo due grosse movimentazioni del dato: all'inizio, quando il produttore inserisce i dati relativi alle confezioni
serializzate all'interno del sistema Emvs, e alla fine, quando chi dispensa al paziente (solitamente il
farmacista) fa un controllo dei dati prima di consegnare effettivamente la confezione. «In una situazione
standard non occorrono verifiche intermedie, che possono invece essere necessarie in situazioni non
standard, come ad esempio nel caso di richiami dal mercato», spiega Mazzocchi. I sistemi track & trace,
invece, seguono tutti i passaggi della catena distributiva, dallo stabilimento di produzione al distributore, da
qui al grossista fino alla farmacia, per ognuno dei quali devono essere verificati i movimenti in entrata e in
uscita delle confezioni. «I sistemi track & trace sono molto più complessi e generano una quantità di dati
molto maggiore. Permettono di avere una situazione più dettagliata dei movimenti all'interno della supply
chain, ma l'opinione a livello europeo è che il vantaggio per il paziente non sia in realtà maggiore rispetto al
fatto di avere una verifica prima che il medicinale arrivi al paziente stesso», sottolinea Beppe Mazzocchi.
Lotta alla contraffazione e all'illegalità La sicurezza del paziente è stata, fin dall'inizio, il motore principale che
ha guidato il legislatore europeo nella messa a punto della Direttiva 2011/62/ EU e dell'attuale Atto derivato.
Secondo quanto riportato da Aifa sul suo sito, il fenomeno della contraffazione dei farmaci è stimato circa nel
7% a livello di mercato globale, con punte fino al 50% in alcuni Paesi in Africa e in Asia. A livello europeo, il
2006 ha visto un incremento del 384% nei sequestri di falsi medicinali rispetto all'anno precedente. Negli
ultimi cinque anni, riporta l'Agenzia, sarebbero stati segnalati ventisette casi di contraffazione nella catena
legale e centosettanta nella rete illegale. «Non è detto che la contraffazione sia un problema che riguarda
solo i farmaci particolarmente cari, ci sono stati casi anche per farmaci meno cari ma venduti in volumi molto
alti. Con lo sviluppo di questo sistema per combattere la contraffazione si sono anche create delle opportunità
per l'industria farmaceutica, ad esempio per quanto riguarda la conoscenza e il controllo della supply chain.
Tramite il database si può riscontrare, per ciascuna unità prodotta, se sia già stata dispensata o meno, cosa
che permette una gestione delle scorte molto migliore. Si possono gestire meglio anche fenomeni come i
richiami dal mercato», sottolinea il membro del gruppo di lavoro di Efpia. Spesso il concetto di contraffazione
dei farmaci è anche associato a quello del loro commercio parallelo per canali illegali, un altro punto critico di
difficile gestione soprattutto per quanto riguarda il commercio su Internet. «È importante distinguere: il parallel
trading è un fenomeno possibile anche dal punto di vista legale, tant'è che tra le associazioni facenti parte di
Emvo c'è anche l'associazione europea dei parallel traders - spiega Mazzocchi. - È stato definito il modo in
cui un parallel trader deve prendere in carico le confezioni del prodotto, decommissionare all'interno del
database il numero seriale che era stato apposto dal produttore originale e apporre nuovi numeri seriali riferiti
univocamente all'attività del trader, infine può mettere le confezioni in commercio. Questo sistema è in grado
di gestire il parallel trade all'interno della legalità, come pure il cosiddetto transborder sale , ossia le vendite
da un mercato verso un mercato estero. Altro è il discorso se entriamo nel campo dell'illegalità, si possono
vendere farmaci rubati tramite canali non ufficiali. In questo caso, il sistema permette di bloccare i numeri
seriali delle confezioni rubate e di distinguere in ogni momento se una confezione è arrivata al paziente
tramite la catena legale o illegale». Adeguare le linee di confezionamento e i sistemi informativi Lo standard
adottato per la serializzazione sarà quello dei datamatrix 2D, che dovranno essere stampati sugli astucci dei
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
farmaci. L'adeguamento degli impianti di confezionamento da parte dei produttori è un passaggio da non
sottovalutare, che richiede un'attenta valutazione dell'impatto atteso e delle necessarie misure, da pianificare
per tempo. «Il livello di modifica dipende dal punto di partenza. Se una linea è già attrezzata per soddisfare i
requisiti francesi del CIP2D, un altro codice datamatrix, probabilmente dal punto di vista tecnologico è più o
meno pronta, bisogna però aggiungere - sia sulle linee che a livello gestionale di stabilimento - i software che
servono per gestire la serializzazione, la generazione di numeri seriali random, la posizione di questi numeri
su ciascuna confezione, l'archiviazione in loco e la trasmissione all'esterno ai database nazionali o europeo.
Se, invece, una linea non fosse ancora attrezzata con una tecnologia 2D, i cambiamenti sarebbero ancora
più massici. Per i produttori è importante mettere in conto un investimento di tempo e di risorse», sottolinea
ancora Mazzocchi. Il progetto pilota tedesco La Germania si è mossa già nel 2012, avviando il progetto
"securPharm", che ha visto la creazione di un database nazionale grazie al quale le farmacie che hanno
aderito possono verificare in tempo reale l'autenticità dei farmaci prima della consegna al paziente. Anche lo
European Hub è già stato creato, e il suo collegamento con il sistema tedesco è in fase di completamento. La
disponibilità dell'interfaccia renderà attivo l'intero usso delle informazioni, dall'inserimento dei dati iniziali nello
European Hub da parte dei produttori alla verifica tramite i National Systems nel momento della
dispensazione al paziente. Beppe Mazzocchi ha partecipato direttamente al progetto securPharm, essendo
responsabile della qualità dello stabilmento Merck di Pavia che fornisce farmaci per il mercato d'oltralpe.
«Partecipare al pilota è stato molto utile perché ci ha consentito di capire con grande anticipo quali fossero le
necessità a livello di sistemi informativi e di linee di confezionamento. Abbiamo potuto comprendere cosa
vuol dire interfacciarsi con un database esterno a cui trasmettere i dati, che vengono poi usati dai farmacisti
sul territorio tedesco, e quali sono i problemi più comuni che possono capitare. Abbiamo toccato con mano la
forza di questo sistema», racconta Mazzocchi. Per vedere l'impatto che avrà l'adozione in tutta Europa del
sistema Emvs non ci resta che attendere la pubblicazione definitiva dell'Atto delegato e i tre anni di tempo per
implementare nei fatti le misure da esso prescritte.
I PUNTI PRINCIPALI DELLA DIRETTIVA 2011/62/EU La Falsified Medicines Directive del 2011 contiene
una serie di misure tese ad accrescere la sicurezza della supply chain dei farmaci. Tra di esse, la direttiva
definisce le modalità di controllo dei principi attivi e delle vendite di farmaci via Internet. Una parte rilevante
del documento è dedicata al tema delle caratteristiche che le confezioni di prodotto farmaceutico devono
avere al fine di rappresentare una barriera adeguata nei confronti della contraffazione. In particolare, è
richiesto che sia possibile identificare ciascuna confezione, al fine di verificarne l'autenticità e l'assenza di
manomissione. I dettagli applicativi di tale richiesta saranno definiti in modo specifico nell'Atto delegato di
prossima finalizzazione da parte del legislatore europeo.
COME FUNZIONA IL SISTEMA EMVS Il sistema European medicines verification system (Emvs), messo a
punto da Emvo, ha caratteristiche già testate e dimostrate di adeguata efficacia nel garantire la sicurezza dei
farmaci, è efficiente dal punto di vista gestionale e dei costi ed è governato su base no-profit dagli attori della
supply chain del farmaco. Le autorità regolatorie mantengono un diritto di accesso e supervisione. Emvs si
compone di un European Hub, o database centrale, che rappresenta il fulcro del sistema, interfacciato con
una serie di National Systems, database nazionali utilizzati per le transazioni a livello di ogni singolo Stato. I
dati iniziali sono inseriti dai produttori tramite lo European Hub, mentre la verifica avviene tramite i National
Systems al momento della dispensazione al paziente. Il codice 2D datamatrix apposto sulla confezione deve
contenere informazioni su: numero identificativo del prodotto, numero di lotto, data di scadenza, numero
seriale unico e randomizzato.
LA CONTRAFFAZIONE DEI FARMACI Un farmaco contraffatto, secondo la definizione dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità del 1992, è "un farmaco la cui etichettatura è stata deliberatamente preparata con
informazioni ingannevoli in relazione al contenuto e alla fonte". La contraffazione può riguardare una
diminuzione, fino alla totale assenza, della quantità di principio attivo, o può vedere l'uso d'ingredienti
contaminati e pericolosi. In entrambi i casi, le materie prime usate sono quasi sempre di qualità molto minore
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
a quelle usate per la produzione GMP dei prodotti autorizzati per il mercato legale; il rispetto delle norme
stesse di buona fabbricazione e distribuzione è anch'esso spesso eluso. (fonte: Aifa)
UN CONVEGNO AD HOC Di "Serializzazione e GDP" si parlerà diffusamente durante un convegno
organizzato per il prossimo 17 Aprile da Ispe Affiliata Italiana e Pharmintech nell'ambito della prossima fiera
Cosmofarma a Bologna. In occasione di questo convegno si troveranno intorno a un tavolo virtuale lungo un
giorno intero tutti gli attori della Catena Logistica del farmaco - Aifa, Efpia, produttori di macchine, aziende
produttrici di farmaci, operatori logistici ed anche farmacisti - per un dibattito sulle criticità e sulle opportunità
offerte dalla serializzazione e dalle GDP; verranno approfondite anche legislazioni extra europee, poiché
l'export delle aziende italiane in Paesi quali Cina, Corea, Brasile deve già fare i conti con le richieste di quei
Paesi sulla serializzazione.
PERSONAGGI
1 articolo
26/04/2015
ADN Kronos
Sito Web
Il quotidiano inglese The Telegraph pubblica stamattina una lettera firmata da Raffaele Fitto e da una trentina
di deputati e senatori italiani a sostegno di David Cameron e dei Conservatori inglesi in vista delle elezioni del
7 maggio prossimo. ''Il prossimo 7 maggio -si legge- la posta in palio è alta non solo per il Regno Unito ma
per tutta l'Europa. Il governo conservatore ha dimostrato di avere un progetto per liberare le imprese, ridurre
la burocrazia e consentire alla gente che lavora duramente di trattenere più denaro per sé. Sta chiaramente
funzionando, con un livello di crescita economica in Gran Bretagna che fa invidia agli altri Paesi europei''.
''In giro per l'Europa -continua la lettera dei ricostruttori- abbiamo visto gli effetti dei governi di sinistra.
Promettono qualunque cosa, ma poi, una volta eletti, depotenziano l'economia, alzano le tasse, e fanno
crescere il debito. Noi possiamo sostenere la protezione sociale che tutti vogliamo solo con un'economia in
crescita, ma le forze di sinistra, in tutta Europa, non riescono a ottenere questi risultati".
"Anche in Europa noi vogliamo che David Cameron possa tornare ai tavoli del negoziato. L'Europa ha
bisogno di un leader che non abbia paura di chiedere alla gente la loro opinione o di battersi per gli interessi
del proprio Paese. E' un fondamentale principio di democrazia. L'Europa ha bisogno di cambiamenti profondi,
non dello status quo, e solo insieme a Cameron avremo una chance di ottenerli. Per questo, dall'Italia,
esprimiamo il nostro sostegno, la nostra ammirazione, la nostra amicizia. Con i migliori auguri'', si chiude la
missiva.
Tra i firmatari, Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze di Montecitorio. La lettera,
sottolinea, "è un primo atto di respiro, dopo tanto tempo, nel centrodestra italiano". "C'è vita e c'è un mondo
oltre le liti condominiali. Ci sono le idee liberali (riduzione di tasse, spesa e debito); c'è una precisa
collocazione internazionale (che guarda a Londra e Washington, e non certo a Mosca, a Teheran o alla
Corea del Nord); c'è una sfida all'Europa dei burocrati, dell'austerità e della non crescita (che vede purtroppo - uniti e ormai pressoché intercambiabili il Pse e il Ppe). Qualcosa si muove nel centrodestra
italiano", assicura Capezzone.
Questi i firmatari della lettera pubblicata su The Telegraph: Raffaele Fitto, Nuccio Altieri, Maurizio Bianconi,
Cinzia Bonfrisco, Francesco Bruni, Daniele Capezzone, Giuseppina Castiello, Gianfranco Chiarelli, Nicola
Ciracì, Luigi D'Ambrosio Lettieri, Salvatore Tito Di Maggio, Antonio Distaso, Fabrizio Di Stefano, Ciro
Falanga, Benedetto Fucci, Pino Galati, Pietro Laffranco, Cosimo Latronico, Pietro Liuzzi, Eva Longo, Roberto
Marti, Antonio Milo, Lionello Marco Pagnoncelli, Rocco Palese, Luigi Perrone, Guglielmo Picchi, Francesco
Saverio Romano, Giuseppe Ruvolo, Lucio Tarquinio, Vittorio Zizza.
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Fitto schiera i 'Ricostruttori' con Cameron, lettera di 30 parlamentari al The
Telegraph