scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 11 febbraio 2014
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
11/02/2014 Corriere della Sera - Nazionale
«Oggi il 25% rinuncia al dentista»
5
11/02/2014 La Repubblica - Bari
* In arrivo 800 posti e 39 milioni di euro per medici e infermieri
6
11/02/2014 La Repubblica - Nazionale
NOI & VOI I GIUDICI E IL DIRITTO ALLA SALUTE
7
11/02/2014 La Repubblica - Nazionale
Cuore La road map globale della prevenzione Sottovalutati i rischi
8
11/02/2014 La Repubblica - Nazionale
Epatite C La rivoluzione dei farmaci Super costosi, salvano la vita
9
11/02/2014 La Repubblica - Nazionale
Morbillo Per un'Italia "virus-free" serve vaccinare di più
10
11/02/2014 La Repubblica - Bologna
"Amianto, il Comune sostiene le azioni legali"
11
11/02/2014 La Repubblica - Nazionale
CAMICI & PIGIAMI
12
11/02/2014 La Repubblica - Roma
Scuola e giochi nel nuovo reparto Oncologia bimbi
13
11/02/2014 La Repubblica - Nazionale
Cuore La road map globale della prevenzione Sottovalutati i rischi
14
11/02/2014 La Repubblica - Nazionale
*Braccialetto anti-infarto minori danni ischemici
15
11/02/2014 La Repubblica - Nazionale
INSTRUTTURE CARENTI POCHI PAZIENTI IN CURA
16
11/02/2014 La Repubblica - Napoli
l' agenda
17
11/02/2014 La Stampa - Torino
Il Gradenigo ceduto ai privati
18
11/02/2014 Avvenire - Nazionale
Ru486, pochi i ricoveri. Donne sempre più sole
19
11/02/2014 Avvenire - Nazionale
Cambia la dicitura della "pillola" Gli aborti restano
20
11/02/2014 Avvenire - Nazionale
Tutela della salute, Comune chiude sala giochi
21
11/02/2014 Avvenire - Nazionale
Una ricerca della Caritas per mettere a punto campagna di prevenzione
22
11/02/2014 Il Gazzettino - Venezia
Ospedale Scelta Civica sollecita il dibattito
23
11/02/2014 Libero - Nazionale
«Polifemo», l'Odissea dell'Italia che non molla
24
11/02/2014 Il Secolo XIX - Genova
DODICIMILA EURO PER LA NEONATOLOGIA
25
11/02/2014 Il Tempo - Roma
Anestesisti ad ore, sperpero da un milione
27
11/02/2014 ItaliaOggi
La Regione Lazio è già fallita, ma non accorpa neppure un'Asl
28
11/02/2014 QN - La Nazione - Firenze
Case della salute, ecco i 22 'primari'
29
11/02/2014 La Padania - Nazionale
Ai lombardi lo Stato regala solo spiccioli
30
10/02/2014 Airone
SI PUO ALLENARE IL CORPO A COMBATTERE IL TUMORE
31
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
26 articoli
11/02/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 15
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Il docente
«Oggi il 25% rinuncia al dentista»
E. Teb.
MILANO - Sono sempre di più gli italiani che, spaventati dai costi, evitano o rimandano il dentista. «È una
delle voci della spesa sanitaria su cui si taglia maggiormente: nel 2012 le visite odontoiatriche, sia pubbliche
che private, sono state 2,98 milioni: solo 4,8 ogni 100 persone. Prima dell'esplodere della crisi, nel 2005,
erano 3,7 milioni, 6,4 ogni 100 persone». Sono i numeri del rapporto preliminare sull'indagine multiscopo
2012-2013 dell'Istat, citati da Mario Del Vecchio, docente della Bocconi e direttore dell'Osservatorio sui
consumi privati in Sanità.
Chi taglia sulle cure?
«Tutti: le visite diminuiscono sia per chi ha risorse familiari ottime o adeguate (da 6,8 a 5,2 ogni 100 persone,
con un calo del 24%), sia per chi ha risorse scarse o insufficienti, e in questo caso calano da 5,6 a 4,2 ogni
100 persone (-25% ). E spesso gli italiani si limitano alle cure urgenti: tolgono il dente ma non vanno a fare la
ricostruzione, per esempio».
Non c'è la possibilità di rivolgersi alla sanità pubblica?
«I Lea, cioè i livelli minimi di assistenza, coprono l'odontoiatria curativa, ma non quella estetica. E le
prestazioni che richiedono protesi sono riservate ad alcune categorie di cittadini. In più non si può scegliere il
medico».
Gli italiani non si fidano di quelli della mutua?
«L'odontoiatria è il settore dove si effettua la più alta percentuale di prestazioni private, oltre otto su dieci.
Negli ultimi anni però, di fronte ai crescenti problemi economici, sono aumentati coloro che si rivolgono al
pubblico: il 9% in più rispetto al 2005».
In caso di urgenze, come un ascesso, ci si può rivolgere alle strutture pubbliche?
«Sì, come infatti è successo a Palermo. Lì di solito si viene curati con antidolorifici e antibiotici e diretti allo
sportello del Cup (il centro unico per le prenotazioni, ndr ) per fissare la visita specialistica su cui però si paga
il ticket. E il problema spesso arriva qui».
Perché?
«Ci sono liste di attesa molto lunghe e a volte ci vogliono mesi».
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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11/02/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 1.4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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Scadenze e numeri
* In arrivo 800 posti e 39 milioni di euro per medici e infermieri
Ottocento tra medici e infermieri: a giorni l'ok del governo
ANTONELLO CASSANO
Sanità SERVIZIO A PAGINA IV In arrivo 800 posti e 39 milioni di euro per medici e infermieri
TRENTANOVE milioni di euro. È la cifra a disposizione della Regione per tappare le carenze di personale
negli ospedali pugliesi. Questa potrebbe essere solo la prima di più tranche di assunzioni di medici e
infermieri previste dal piano triennale 20132015, poco meno di 40 milioni per immettere nel sistema sanitario
regionale tra i 600 e gli 800 nuovi medici e infermieri in più. Rinforzi che potrebbero essere concentrati
soprattutto nelle Asl di Bari e Taranto, in particolar modo nei reparti dedicati all'emergenzaurgenza. L'entità
del tesoretto, ottenuto tramite risparmi nel corso dei due anni "lacrime e sangue" del piano di rientro, è stata
resa nota per la prima volta nel corso dell'incontro tra l'assessore regionale alla Sanità Elena Gentile e i
sindacati convocati per cercare di trovare una soluzione al problema dei precari storici (dipendenti degli
ospedali pugliesi ai quali non sono stati rinnovati i contratti a tempo determinato). Per il momento
dall'assessorato non sono stati comunicati dati ufficiali, anche perché la partita decisiva si gioca a Roma.
Spetta ai ministeri della Salute e dell'Economia dare il via libera al programma operativo messo a punto dalla
Regione e al conseguente sblocco delle deroghe. Il via libera però non è così lontano, potrebbe arrivare a
giorni, forse anche questa settimana. La comparsa dei primi fondi a disposizione per avviare le deroghe ne è
una conferma. Ma nel caso in cui da Roma arrivasse il disco verde, anche le prossime mosse della Regione
in materia di assunzioni in sanità dovranno essere concordate con il governo. Ulteriori conferme sullo sblocco
delle deroghe potranno arrivare giovedì prossimo. Per quella data l'assessore Gentile ha convocato tutti i
direttori generali delle Asl che dovranno fare una ricognizione di medici e infermieri ai quali non sono stati
rinnovati i contratti dopo 36 mesi di lavoro. Si tratta dei cosiddetti precari storici, distribuiti tra le Asl di Taranto
(400), Bari (200) e Lecce (circa 100). «In attesa di una stabilizzazione contrattuale che si profila ancora
lontana - ha affermato Biagio D'Alberto della Fp Cgil Puglia - la Regione potrebbe prorogare i contratti a
termine, accogliendo le richieste del sindacato». PER SAPERNE DI PIÙ bari.repubblica.it I FONDI Sono 39
milioni di euro i fondi a disposizione della Regione per varare le prime assunzioni di medici e infermieri
previste nel piano triennale 2013-2015 I RINFORZI Nessuna conferma dall'assessorato, ma secondo i primi
calcoli potrebbero essere immessi negli ospedali pugliesi tra i 600 e gli 800 medici e infermieri in più IL
PIANO DI RIENTRO Nei prossimi giorni i tecnici della Regione potrebbero essere chiamati a Roma per
avviare il programma operativo e sbloccare le deroghe I PRECARI Sono poco meno di un migliaio, distribuiti
soprattutto tra Bari e Taranto, i precari ai quali non è stato rinnovato il contratto a tempo determinato
Foto: OSPEDALI La gran parte delle assunzioni sarà concentrata a Bari e Taranto
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11/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 25
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R2 SALUTE
NOI & VOI I GIUDICI E IL DIRITTO ALLA SALUTE
GUGLIELMO PEPE
ANovara il giudice del lavoro ha dato ragione ad un paziente indigente: la Asl dovrà fornire a sue spese, al
malato, farmaci cannabinoidi. Il Tribunale ha riaffermato che la Costituzione, tutelando la salute dell'individuo,
enuncia anche il diritto all'assistenza sanitaria e farmaceutica, e riconosce che «nei casi in cui sussista
pericolo di vita, di aggravamento della patologia o di non adeguata guarigione, gli organi sanitari pubblici
sono tenuti, senza possibilità di valutazione discrezionale, a provvedere al riguardo...». Queste sono le stesse
motivazioni di alcune sentenze in favore di chi ha fatto ricorso sul metodo Stamina, che hanno ribadito il
diritto alla continuità delle cure. Ma chi decide pro cannabis riceve applausi (ad esempio dai radicali). Invece
gli altri giudici del lavoro vengono attaccati duramente, anche da una parte della comunità scientifica. Eppure
in Commissione Sanità del Senato, Amedeo Bianco, presidente Fnomceo, ha ricordato che i magistrati «non
hanno validato alcuna terapia», e solo imposto il proseguimento delle cure già applicate dai medici di Brescia.
Al dunque i giudici difendono un diritto non una terapia. Pro cannabis o pro Stamina che sia.
[email protected]
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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11/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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R2 SALUTE/Il complesso delle malattie cardiovascolari resta al primo posto nei decessi: ma è evitabile uno
su quattro, questo l'obiettivo dell'Oms entro dieci anni. Fino a domenica campagna sulle morti improvvise tra i
giovani. Studiare meglio i singoli casi "inusuali"
Cuore La road map globale della prevenzione Sottovalutati i rischi
Cardiologie aperte per le visite e sms per la ricerca Più informazione e investimenti
MARIA PAOLA SALM
I e malattie cardiovascolari (Mcv) si accaparrano la prima (infarto) e la seconda posizione (ictus) per
mortalità, responsabili nel 2010 del 30% dei decessi in tutto il mondo.
Un'epidemia globale che colpisce tutti, paesi a reddito alto e medio-basso. Con un costo monetario stimato
dal Forum economico mondiale e dal Global Burden of Disease vicino a 860 miliardi di dollari che nel 2025
raggiungeranno i mille miliardi. La situazione peggiorerà ovunque con un pesante carico di invalidità nei paesi
ad alto reddito e di mortalità over 60 nei paesi in sviluppo come i Bric (Brasile, Russia, India, Cina). A dirlo i
dati del rapporto "Al cuore del problema" commissionato da The Economist-Intelligence Unit alla società di
servizi Bazian col sostegno di AstraZeneca, pubblicato nei giorni scorsi. La prevenzione, unico strumento per
ridurre la diffusione dei casi di malattia cardiovascolare, è ancora ampiamente sottoutilizzata. Benché
smettere di fumare, migliorare la dieta individuale, curare la pressione alta e altri interventi siano stati in grado
di dimezzare le Mcv nei paesi ricchi, i governi continuano a non investire in prevenzione. A complicare la
situazione il fatto che i sistemi sanitari premiano i medici per i trattamenti delle malattie non per prevenirle ma
anche il disinteresse del cittadino alla prevenzione. Lo studio "Pure" evidenzia che tra persone infartuate o
con pregresso ictus, solo un 35% fa esercizio fisico e un 39% segue una dieta sana mentre addirittura il 19%
continua a fumare. Un altro mega-studio condotto in 17 paesi su 150.000 individui con Mcv dimostra che una
persona su nove non riceve alcun trattamento. Il rapporto dell'Economist propone di riconsiderare l'attuale
modello di prevenzione. «Attuare la prevenzione delle malattie cardiovascolari è ormai un problema politico afferma Attilio Maseri, presidente della Fondazione "per il Tuo Cuore" che insieme all'Associazione dei
cardiologi ospedalieri (Anmco) lancia la quinta Campagna nazionale di sensibilizzazione contro la morte
improvvisa tra gli sportivi e i giovani - sappiamo che nella maggior parte dei casi esistono fattori di rischio
individuabili in tutta la popolazione, in particolare nella fascia anziana che vivrà sempre più a lungo con
problemi cardiovascolari cronici; è fondamentale dunque portare la prevenzione nelle famiglie e nelle scuole;
ci sono però anche casi per i quali non vi sono in apparenza fattori di rischio e che vanno studiati». Il piano
d'azione dell'Oms per una road map della prevenzione con l'obiettivo di ridurre del 25% i decessi da Mcv in
tutto il mondo entro il 2025, auspica l'inizio di una prevenzione globale. «È inutile agire sul singolo, serve
un'azione combinata che allinei le esigenze dei vari paesi - osserva Walter Ricciardi, presidente della Società
europea di sanità pubblica - tra gli obiettivi garantire l'uguaglianza dei cittadini alle cure, far risparmiarei paesi
più poveri, aumentare il consumo di farmaci che prevengono e diminuire l'utilizzo di quelli che curano».
Quest'anno nella settimana del cuore" (iniziata ieri, fino a domenica) apriranno 700 cardiologie (vd. sito) e si
raccoglieranno fondi (numero verde 45595).
«destinati a corsi di formazione e di addestramento per riconoscere la morte cardiaca improvvisa», spiega
Michele Gulizia, coordinatore nazionale della campagna e presidente designato Anmco. L'80% dei soggetti
che va incontro a morte improvvisa ha avuto eventi cardiovascolari ma una certa quota (20%) riguarda
sportivi e giovani. Morti evitabili se si associa la prevenzione con visite mediche accurate e strumenti come il
defibrillatore. E da pochissimo su www.mappadellavita.org c'è la mappa che permette di visualizzare il
defibrillatore più vicino alla propria abitazione o al luogo di emergenza.
PER SAPERNE DI PIÙ www.anmco.it/PerIlTuoCuore www.cuore.iss.it/
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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11/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 28
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R2 SALUTE/Per gli inibitori della proteasi di seconda generazione avviate le procedure di autorizzazione che
si dovrebbero concludere entro l'anno. Negli Usa il primo prodotto in commercio costa 84 mila dollari a terapia
per paziente
Epatite C La rivoluzione dei farmaci Super costosi, salvano la vita
L'infezione spesso evolve in cirrosi o cancro, patologie gravi difficili da trattare
ARNALDO D'AMICO
ei prossimi mesi è prevista l'entrata in commercio di ben quattro nuovi farmaci contro l'epatite C, (inibitori
della proteasi di seconda generazione) che agiscono in minor tempoe aumentano la percentuale di malati in
cui viene sterminato il virus che la causa, lo Hcv. Se le autorità regolatorie europee si comporteranno come la
Fda statunitense, sarà bruciato il record del costo: mille dollari a pillola alla Gilead Sciences per il suo
sofosbuvir, moltiplicati per le 12 settimane di cura fanno 84 mila dollari a malato, più i costi degli altri farmaci
del cocktail, più economici. Ma l'epatite C spesso evolve in cirrosi epatica e/o cancro, patologie mortali e ben
più costose da trattare. Per non parlare del trapianto di fegato, che si tenta in alcuni casi selezionati,
costosissimo l'intervento e il post. E gli infetti sono tanti, due milioni solo in Italia, record europeo. «Mai vista
un'ondata di farmaci così innovativi ed efficaci osserva Stefano Vella, direttore del Dipartimento del Farmaco
dell'Istituto Superiore di Sanità - Sono i frutti dello sforzo fatto contro l'Aids. I due virus hanno "bersagli
molecolari" simili e le scoperte fatte per colpire l'Hiv hanno accelerato lo sviluppo di quelli contro l'Hcv. Che
però ha un vantaggio per l'uomo rispetto all'Hiv. Se si riesce a bloccarne la replicazione abbastanza a lungo,
il virus muore e si guarisce. I farmaci già oggi permettono l'eradicazione, ma in una minor percentuale di casi
e con cure spesso insopportabili».
Anche il mercato rappresentato dai 180 milioni di casi nel mondo deve aver portato le industrie a investire in
ricerca.
Inoltre il vaccinoè ancora lontano. «Come l'Hiv, l'Hcv ha un decorso cronico, per la debolezza delle armi che
gli oppone il sistema immunitario. In queste condizioni è difficile fare un vaccino. Di fatto,è lo stimolo per
l'immunità a produrre le sue armi in anticipo. Ma essendo deboli, non fermano l'infezione».
Molti i punti in comune dei nuovi farmaci. I tassi di guarigione arrivano anche al 100% circa, a seconda del
tipo di malato, del ceppo virale e della precocità della terapia. La somministrazione non dura più anni ma solo
12 settimane. È per bocca, non più iniettiva, come l'interferone, il componente del cocktail che i nuovi farmaci,
in genere, sostituiscono, abbattendo quei pesanti effetti collaterali che costringono molti malati a smettere la
cura. Tutti i nuovi farmaci hanno superato le sperimentazioni ed entro l'anno dovrebbero terminare anche le
trafile burocratiche per essere disponibili nel nostro Paese. «Ma- avverte Vella- come con l'Aids, a livello
globale, si riproporrà il problema delle diseguaglianze tra ricchi e poveri per l'accesso alle cure, dati i costi». E
anche in Italia il rischio di ingiustizie, e di diseguaglianze nel diritto alla salute, è alto (vedi articolo a sinistra
n.d.r. ). Ed ecco i 4 farmaci. Sofosbuvir di Gilead Sciences, sta nella pillola da mille dollari. È attivo contro
l'Hcv genotipo 2.
Faldaprevir di Boehringer Ingelheim è efficace, insieme a interferone peghilato, contro l'Hcv genotipo 1
anche con mutazione NS3 Q80K. Il che evita la necessità di sottoporre i pazienti a test genetici prima del
trattamento. Daclatasvir di Bristol-Myers Squibb. L'Agenzia Europea dei Medicinali (Ema) ne ha validato la
richiesta di autorizzazione all'immissione in commercio per il trattamento dei genotipi 1, 2, 3 e 4 in uso
combinato con altri farmaci, incluso sofosbuvir. Infine "3D" di AbbVie, ha dimostrato nelle sperimentazioni
cliniche concluse di eradicare il virus Hcv genotipo 1 fino al 100% dei malati.
Foto: IL CONTAGIO Da rapporti sessuali non protetti, scambio di siringhe, trasfusioni, strumenti chirurgici e
odontoiatrici mal sterilizzati
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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11/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
Morbillo Per un'Italia "virus-free" serve vaccinare di più
ELVIRA NASELLI
L'errore da evitare è pensare che sia una malattia banale, perché il morbillo può essere molto pericoloso e
addirittura uccidere, 122mila morti l'anno scorso nel mondo secondo gli ultimissimi dati Oms, Europa
compresa.
Evento raro, vero, e in diminuzione, ma meno rari sono altri possibili effetti della malattia, che lievi non sono.
Secondo l'ultimo rapporto dell'Ecdc (european center for disease control, dati 2012-2013, ottobre) l'Italia è al
terzo posto in Europa per numero di malati, 3400 (su 12 mila), l'87% di questi non era vaccinato. Tre morti e
otto casi di encefaliti acute da morbillo nella Ue nello stesso periodo: si sarebbero potuti prevenire con il
vaccino trivalente (iniezione, con vaccino per rosolia e orecchioni).
«La cosa più importante - premette Alberto Villani, vicepresidente Sip (società italiana di pediatria) e
responsabile Malattie infettive dell'ospedale Bambino Gesù di Roma-è rendere pubblici i danni della malattia,
ancora maggiori per bambini con fragilità o con sistema immunitario meno efficiente. Bisogna far capire che
non ha senso rischiare e che il morbillo può provocare danni al sistema nervoso, con encefaliti anche gravi, o
a quello respiratorio, come la pneumopatia morbillosa, con distruzione del tessuto polmonare che porta
all'ossigenodipendenza.
Sono eventi rari ma gravi e invalidanti». D'altro canto il vaccino non è obbligatorio ma fortemente
raccomandato e così la percentuale di adesione entro il secondo anno di vita è varia. «Da un lato le Marche
con il 97% - premette Stefania Salmaso, che dirige il centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e
promozione della Salute dell'Iss - dall'altro la provincia autonoma di Bolzano con il 70. Oggi la media italiana
di bambini vaccinati è del 90%, ma non basta: bisogna arrivare al 95% perché i soggetti non vaccinati e
suscettibili di ammalarsi siano circondati da una barriera di immunizzati che impedisca il contagioe la
circolazione del virus. E ovviamente fare in modo che non ci sia una concentrazione di suscettibili perché
diventa più difficile proteggerli, e diffondono il contagio».
Il vaccino è raccomandato tra 12 e 15 mesi (prima dose), nel corso del sesto anno la seconda dose di
rinforzo, e il recupero dei non vaccinati dopo gli 11 anni (e sono pochi a farlo). Il motivo di tanta disaffezione secondo Giampietro Chiamenti, referente della Rete vaccini della Fimp (federazione italiana medici pediatri) è legato alla campagna dei movimenti antivaccinali che hanno sostenuto (sulla base di studi poi smentiti) una
relazione tra autismo e vaccino per il morbillo. «Occorre informare bene i genitori dei rischi che corrono i
bambini non vaccinati - precisa Chiamenti - spiegando anche quali sono i possibili effetti collaterali, il più
probabile è la febbre. Ed è importante coinvolgere anche pediatri e istituzioni, attraverso un'azione coordinata
con i centri vaccinali». Intanto, secondo l'Oms, il mondo viaggia sull'84% di vaccinati, alcuni paesi (dalla
Finlandia al continente americano) sono morbillo-free, altri (repubblica democratica del Congo), hanno oltre
72 mila casi all'anno. E l'obiettivo di un'Europa morbillo free nel 2015 resta fuori portata.
PER SAPERNE DI PIÙ www.epac.it www.vaccinarsi.org
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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R2 SALUTE/Siamo al terzo posto in Europa come numero di malati, l'87% dei quali senza immunizzazione.
Sottovalutati i rischi. Forti variabili regionali Lontano l'obiettivo Oms di eradicazione entro il 2015
11/02/2014
La Repubblica - Bologna
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Amianto, il Comune sostiene le azioni legali"
Accolta la proposta Pd a favore di esposti e familiari. Merola: "Giustizia per gli operai Ogr" Nei quartieri Navile
e San Vitale la densità più alta dei palazzi da bonificare
(b. pers.)
BEPPE PERSICHELLA NONOSTANTE in Italia sia fuori legge dal 1992, l'amianto è ancora attorno a noi.
Sopra i tetti delle case, delle cantine e delle aziende. E sotto i nostri piedi, dentro i tubi dell'acqua.
Ma la sola presenza non è di per sé pericolosa per la salute. L'amianto diventa nocivo quando le sue fibre si
rompono e le polveri respirate possono causare gravi patologie. La più importate si chiama mesotelioma
pleurico, un tumore molto aggressivo, lo stesso che ha ucciso di recente gli operai delle Ogr Valter Nerozzi e
Enzo Sermenghi. Lo smaltimento dell'amianto non riguarda però solo il mondo del lavoro, tocca la vita
quotidiana di tutti noi. Il Comune da anni ne monitora la presenza in città.
La previsione è di bonificare entro il 2018 le aree più pericolose. Palazzo D'Accursio le definisce «sensibili»:
sono quei lastroni che si trovano a meno di 50 metri da scuole e ospedali.
Qui il rischioè maggioree quindi vanno tolti il prima possibile.
Secondo i calcoli del Comune stiamo parlando di 151 edifici, poco meno del 10% del totale finiti sotto
osservazione.
L'ultimo censimento del 2011 dice infatti che in tutto sono 1.624 i fabbricati con tetti in eternit o simili, circa
474 mila metri quadri. La presenza più massiccia si trova al quartiere Navile, dove in ben 409 edifici è stata
registrata presenza di IERI in consiglio comunale si è tenuto un minuto di silenzio per ricordare Valter Nerozzi
e Enzo Sermenghi, i due ex dipendenti delle Ogr deceduti per colpa dell'amianto. E in aula è stato approvato
all'unanimità un ordine del giorno proposto dal capogruppo del Pd Francesco Critelli per sostenere le «attuali
e future azioni legali volte all'ottenimento di benefici previdenziali per il lavoro esposto all'amianto».
Soddisfatto il sindaco Virginio Merola: «Spero che al più presto si possa giungere a un epilogo positivo e che
familiari e lavoratori possano trovare pace e giustizia». Ma l'iniziativa non è l'unica assunta ieri da Palazzo
d'Accursio. Una commissione «straordinaria» e «permanente» sull'amianto è stata chiesta dal Pd, scosso
dalla morte dei due operai. Della futura commissione, oltre a una rappresentanza di consiglieri comunali,
dovranno far parte anche Regione, Ausl, Arpa, sindacati e imprese. «Gli esperti - sottolinea Rossella Lama,
consigliere comunale del Pd - prevedono il picco di decessi fra otto anni. Serve quindi una commissione che
possa prendersi in carico percorsi di prevenzione e salute dei cittadini e dei lavoratori esposti all'amianto». Un
altro tema, per la futura commissione, riguarda la previdenza.
«L'amianto - dice la Lama - è stato bandito dal 1992, ma i benefici previdenziali sono destinati solo a chi ha
lavorato fino all'83. Eppure, ancora oggi, molti lavoratori dicono che a volte ne vengono rinvenute piccole
parti». I dati e le conoscenze il territorio le ha, aggiunge la consigliera Pd, «ma per agire servono risorse che
possono arrivare dal piano nazionale per la sanità, in accordo con la Regione».
Foto: IL SALUTO Un operaio delle Ogr saluta Enzo Sergenghi 168esima vittima dell'amianto nelle officine
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il caso
11/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 32
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CAMICI & PIGIAMI
COME CONIUGARE RICERCA, PROFITTI E DIRITTI
PAOLO CORNAGLIA FERRARIS
La ricerca medica produce una gran quantità di dati sul genoma studiando tanti popoli diversi. L'accesso ai
dati, ai campioni biologici e alle banche dati elettroniche accelera la capacità di comprendere il ruolo dei geni
su salute e malattie, in rapporto ad ambiente e comportamenti individuali e collettivi. Accelera anche la
capacità di tradurre la ricerca in diagnosi, costruire farmaci mirati e sviluppare nuove strategie di prevenzione.
Assicurare che l'innovazione non diventi patrimonio esclusivo di pochi e ricchi privati, ma sia in equilibrio con
gli interessi collettivi: questa è la sfida. Chi rischia il proprio danaro ha diritto di godere il frutto
dell'investimento, ma dal momento che molte delle conoscenze da cui parte e di cui usufruisce originano da
competenze pubbliche, la politica è chiamata a promuovere ogni innovazione calmierando prezzi e
moderando appetiti. Il progresso medico deve essere goduto da tutti. Compito difficile, considerando che c'è
chi nemmeno gode ancora della penicillina.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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R2 SALUTE
11/02/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 6
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Scuola e giochi nel nuovo reparto Oncologia bimbi
carlo picozza
CON un'area adibita a scuola, altre ai giochi, all'accoglienza e alle terapie psicologiche, riapre il reparto di
Oncologia pediatrica, dieci posti letto, nel padiglione dell'Umberto I dedicato ai piccoli pazienti. Dopo un
trasferimento di due anni, torna nei suoi ambienti tirati a nuovo, con otto stanze di degenza ordinaria e due
camere sterili per bambini e ragazzi con tumori ad alto rischio, per i trapianti di cellule staminali. In tutto dieci
stanze singole con bagno e un divano letto per la notte di un parente.
«Eseguiamo 500 ricoveri all'anno», spiega la primaria, Anna Clerico, «e una decina di trapianti di cellule
staminali». «La maggior parte dei piccoli pazienti», continua, «è affetta da tumori del sangue, del cervello, di
ossa e muscoli». «Ma», aggiunge, «più di settanta su cento escono da qui guariti». Ancora Clerico: «Curiamo
patologie specifiche del bambino, dal sarcoma di Ewing al medullo blastoma, tumori che possono colpire però
anche il giovane adulto».
Perciò l'età dei ricoverati va da 0 a 18 anni.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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Umberto I
11/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Cuore La road map globale della prevenzione Sottovalutati i rischi
Cardiologie aperte per le visite e sms per la ricerca Più informazione e investimenti
MARIA PAOLA SALM
I e malattie cardiovascolari (Mcv) si accaparrano la prima (infarto) e la seconda posizione (ictus) per
mortalità, responsabili nel 2010 del 30% dei decessi in tutto il mondo.
Un'epidemia globale che colpisce tutti, paesi a reddito alto e medio-basso. Con un costo monetario stimato
dal Forum economico mondiale e dal Global Burden of Disease vicino a 860 miliardi di dollari che nel 2025
raggiungeranno i mille miliardi. La situazione peggiorerà ovunque con un pesante carico di invalidità nei paesi
ad alto reddito e di mortalità over 60 nei paesi in sviluppo come i Bric (Brasile, Russia, India, Cina). A dirlo i
dati del rapporto "Al cuore del problema" commissionato da The Economist-Intelligence Unit alla società di
servizi Bazian col sostegno di AstraZeneca, pubblicato nei giorni scorsi. La prevenzione, unico strumento per
ridurre la diffusione dei casi di malattia cardiovascolare, è ancora ampiamente sottoutilizzata. Benché
smettere di fumare, migliorare la dieta individuale, curare la pressione alta e altri interventi siano stati in grado
di dimezzare le Mcv nei paesi ricchi, i governi continuano a non investire in prevenzione. A complicare la
situazione il fatto che i sistemi sanitari premiano i medici per i trattamenti delle malattie non per prevenirle ma
anche il disinteresse del cittadino alla prevenzione. Lo studio "Pure" evidenzia che tra persone infartuate o
con pregresso ictus, solo un 35% fa esercizio fisico e un 39% segue una dieta sana mentre addirittura il 19%
continua a fumare. Un altro mega-studio condotto in 17 paesi su 150.000 individui con Mcv dimostra che una
persona su nove non riceve alcun trattamento. Il rapporto dell'Economist propone di riconsiderare l'attuale
modello di prevenzione. «Attuare la prevenzione delle malattie cardiovascolari è ormai un problema politico afferma Attilio Maseri, presidente della Fondazione "per il Tuo Cuore" che insieme all'Associazione dei
cardiologi ospedalieri (Anmco) lancia la quinta Campagna nazionale di sensibilizzazione contro la morte
improvvisa tra gli sportivi e i giovani - sappiamo che nella maggior parte dei casi esistono fattori di rischio
individuabili in tutta la popolazione, in particolare nella fascia anziana che vivrà sempre più a lungo con
problemi cardiovascolari cronici; è fondamentale dunque portare la prevenzione nelle famiglie e nelle scuole;
ci sono però anche casi per i quali non vi sono in apparenza fattori di rischio e che vanno studiati». Il piano
d'azione dell'Oms per una road map della prevenzione con l'obiettivo di ridurre del 25% i decessi da Mcv in
tutto il mondo entro il 2025, auspica l'inizio di una prevenzione globale. «È inutile agire sul singolo, serve
un'azione combinata che allinei le esigenze dei vari paesi - osserva Walter Ricciardi, presidente della Società
europea di sanità pubblica - tra gli obiettivi garantire l'uguaglianza dei cittadini alle cure, far risparmiarei paesi
più poveri, aumentare il consumo di farmaci che prevengono e diminuire l'utilizzo di quelli che curano».
Quest'anno nella settimana del cuore" (iniziata ieri, fino a domenica) apriranno 700 cardiologie (vd. sito) e si
raccoglieranno fondi (numero verde 45595).
«destinati a corsi di formazione e di addestramento per riconoscere la morte cardiaca improvvisa», spiega
Michele Gulizia, coordinatore nazionale della campagna e presidente designato Anmco. L'80% dei soggetti
che va incontro a morte improvvisa ha avuto eventi cardiovascolari ma una certa quota (20%) riguarda
sportivi e giovani. Morti evitabili se si associa la prevenzione con visite mediche accurate e strumenti come il
defibrillatore. E da pochissimo su www.mappadellavita.org c'è la mappa che permette di visualizzare il
defibrillatore più vicino alla propria abitazione o al luogo di emergenza.PER SAPERNE DI PIÙ
www.anmco.it/PerIlTuoCuore www.cuore.iss.it/
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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R2 SALUTE/Il complesso delle malattie cardiovascolari resta al primo posto nei decessi: ma è evitabile uno
su quattro, questo l'obiettivo dell'Oms entro dieci anni. Fino a domenica campagna sulle morti improvvise tra i
giovani. Studiare meglio i singoli casi "inusuali"
11/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:556325, tiratura:710716)
*Braccialetto anti-infarto minori danni ischemici
Metodica duplice da applicare prima dell'angioplastica e dopo aver rivascolarizzato
GIUSEPPE DEL BELLO
Costi contenuti, assenza di rischi e meno danni al cuore colpito da infarto.
Se i risultati confermeranno le premesse, basterà un semplice bracciale gonfiabile (come quello utilizzato per
misurare la pressione) per ridurre del 30 per cento le conseguenze di un attacco ischemico. Lo studio appena
programmato, scaturisce da un progetto messo su dal 32enne Alberto Ranieri De Caterina, cardiologo e
dottorando della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa a cui la Fondazione Lilly ha assegnato l'annuale borsa
triennale di 210mila euro che sarà consegnata oggi, alle 11, nella sala Zuccari del Senato nell'ambito della
"Ricerca in Italia: un'idea per il Futuro". Un'intuizione geniale che il giovane scienziato (sulla scorta
dell'esperienza maturata ad Oxford, in Inghilterra, nel 2011) ha deciso di trasferire dalla fase sperimentale a
quella clinica, con l'arruolamento di 120 pazienti distribuiti in due gruppi. «In sostanza, si tratta di un
manicotto da sfignomanometro», spiega De Caterina, vincitore su 13 concorrenti, «che in questo caso, viene
insufflato e svuotato d'aria ciclicamente, a distanza di 5 minuti, per indurre uno stimolo protettivo». La ratio
del meccanismo si rifà alla scoperta (nell'86) del cosiddetto "precondizionamento ischemico": consisteva
nell'indurre (legando una coronaria di un topo da laboratorio) periodi alterni di ischemia e riperfusione.
«In questo modo, simulando l'infarto», continua lo specialista, «venne concepito un sistema di protezione
dagli effetti nocivi dell'infarto stesso. La novità, oggi, è la scoperta di un precondizionamento realizzabile
anche con la semplice compressione di un arto». La metodica è applicabile su pazienti in attesa di
angioplastica, in ospedale o anche in ambulanza durante il trasporto. La protezione assicurata dal gonfiaggio
alternato si esprime attraverso meccanismi neuroumorali che incidono positivamente sull'organo-target
(cuore, intestino, cervello) sede di ischemia, presente o potenziale. «Ma non c'è solo il danno da infarto,
bensì anche quello che consegue alla riapertura della coronaria», precisa De Caterina, «e, in questo caso,
ciò non dipende dal tempo di ischemia, ma dalla serie di sostanze come i radicali liberi che si liberano al
momento della riperfusione. Nella prevenzione si agirebbe su più fronti: riducendo i tempi dell'angioplastica,
praticando il precondizionamento e, dopo il trattamento di rivascolarizzazione, intervenendo col
postcondizionamento. E questo perché lo stimolo ischemico remoto agisce positivamente sul rimodellamento
del miocardio». Il progetto prevede che per la valutazione del tessuto finito in necrosi si ricorra alla risonanza
magnetica.
«La borsa di studio, strumento indispensabile a chi come me non occupa un posto stabile», conclude il
ricercatore, «servirà a finanziare il mio lavoro e, in parte, andrà alla Fondazione Gabriele Monasterioa cui
afferiscono il centro San Cataldo di Pisa e l'ospedale del Cuore di Massa».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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RSALUTE/Il premio Fondazione Lilly ad un cardiologo del S. Anna di Pisa Stimolo protettivo comprimendo
l'arto: arruolati 120 pazienti
11/02/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:556325, tiratura:710716)
INSTRUTTURE CARENTI POCHI PAZIENTI IN CURA
(a. d'a.)
Pochi pazienti trattati, poco il personale dedicato e ancora molte differenze regionali nell'organizzazione dei
servizi È il quadro delineato dall'indagine (del 2013) sull'accesso alle più recenti terapie contro l'epatite C (ma
non ancora quelle di cui parliamo a fianco), realizzato dal Coordinamento associazioni dei malati cronici
CnamcCittadinanzattiva in collaborazione con Epac onlus e presentato di recente a Roma. In Italia l'epatite C
trasmessa per contagio sangue-sangue come epatite B e Aids, è una emergenza sanitaria. Abbiamo il record
in Europa occidentale di malati - 3% della popolazione e di decessi, con 20 mila morti l'anno da cirrosi e
tumore del fegato, esiti di epatite C Dalle interviste a 287 pazienti con genotipo 1, questionari ai 65 centri
deputati alla prescrizione e gestione della terapia e analisi degli atti ufficiali di regolamentazione della terapia
che spettano alle Regioni è emerso che solo il 15% dei pazienti con epatite C è ritenuto idoneo all'utilizzo dei
farmaci e fra questi, solo un paziente su 4 ha avuto accesso alla terapia con inibitori della proteasi di prima
generazione, mentre il 35% è ancora in lista di attesa Le strutture che erogano la nuova terapia sono, a livello
nazionale, 353. Fra i 65 centri intervistati risulta che ben l'80% continua a lavorare con la stessa dotazione di
personale, nonostante l'aumento delle complessità gestionali dei nuovi trattamenti Il 20% dei centri, inoltre,
indica di aver aspettato da uno a tre mesi per avere i farmaci da somministrare ai pazienti A livello regionale,
poi, meno della metà delle Regioni ha formalizzato e reso pubblico un percorso diagnostico terapeutico
completo per la gestione della cura Manca invece una regia nazionale che uniformi i criteri di accesso alle
terapie e per questo ogni Regione individua modelli diversi di organizzazione dei servizi per l'erogazione delle
stesse Nel dettaglio emerge che solo quattro pazienti su 10 sono ritenuti idonei all'utilizzo dei nuovi farmaci
innovativi: per malattia troppo avanzata 18,6% o malattia troppo lieve (12,2%) a cui va aggiunto un 15% per i
quali si consigliadi aspettare farmaci con minori effetti collaterali
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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R2 SALUTE/Per saperne di più L'indagine
11/02/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 8
(diffusione:556325, tiratura:710716)
NUOVO POLICLINICO Il cardinale al Nuovo Policlinico, per la Giornata mondiale del Malato e per firmare il
protocollo d'intesa che potenzia lo sportello di medicina solidale della Casa di Tonia (via Santa Maria degli
Angeli alle Croci 12). La struttura di accoglienza per giovani mamme realizzata da Crescenzio Sepe (a destra
), è punto di riferimento sanitario. Il tour comprende dalle 10 un incontro con malati, medici e studenti, la visita
in Pediatria (ed. 11) e in Odontoiatria Pediatrica (ed. 14). Alle 11.30 nell'ed. 7, meeting sulla donazione. A
conclusione, il concerto del coro universitario Joseph Grima. SCLEROSI Si terrà giovedì, dalle 10 alle 12,30,
a Villa Ferraioli (via CupaMastrogennaro ad Angri) l'evento conclusivo del progetto "Insieme contro la Sla".
Partecipano Fortunata Caragliano, Antonio Squillante, Gennaro Basile, Gianluigi Ferrigno, Grazia Gentile,
Vincenzo D'Amato, Giovanni Russo, Tiziana Buono, Giuliana Giannattasio, Pina Panico e Giuseppina
Esposito.
NEONATOLOGIA È stato costituito il Gruppo di studio area infermieristica della Società Neonatologia, che
ha promosso un incontro a supporto della infermieristica in neonatologia.
DERMATOLOGIA "Chioma e Benessere, è il convegno di venerdì in programma all'hotel Santa Lucia dalle
14.30. Un confronto tra esperti per individuare soluzioni e nuove opportunità di cura.
L'attrice Maria Rosaria De Cicco leggerà un racconto su calvizie e alopecia dello scrittore Maurizio De
Giovanni (a sinistra ).
Annamaria Colao, ordinario di Endocrinologia modererà il convegno al quale interverranno, tra gli altri la
dermatologa Gabriella Fabbrocini, gli endocrinologi Rosario Pivonello e Antongiulio Faggiano, Stefano
Ospitali e Lucia Peluso.
ORDINE PSICOLOGI L'Ordine Psicologi della Campania ha rinnovato il Consiglio direttivo. Antonella
Bozzaotra (a destra) sarà il presidente che succede a Raffaele Felaco. Bozzaotra, che è stata vicepresidente,
guiderà un esecutivo composto interamente da donne. La vice sarà Lucia Sarno, il ruolo di tesoriere passa a
Marianna Piccirillo, mentre Monica Terlizzi sarà il nuovo consigliere segretario. In seguito allo spoglio, oltre ai
quattro componenti dell'esecutivo, sono risultati eletti anche Caterina Arcidiacono, Roberto Malinconico,
Rosaria Ponticiello, Maria Pasqualina Di Carlo, Luisa Petrosino, Michele Lepore, Stefano Caruson, Luigi
Iovino, Angelo Rega, Domenico Del Forno e Luisa Bellotti.
ASL SALERNO Il manager Antonio Squillante ha illustrato il nuovo assetto degli ospedali di Eboli,
Battipaglia, Roccadaspide, Oliveto Citra.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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l' agenda
11/02/2014
La Stampa - Torino
Pag. 49
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Il Gradenigo ceduto ai privati
Preoccupazione e proteste, all'ospedale Gradenigo, per l'annunciata vendita della struttura di corso Regina
Margherita, presidio privato no-profit che sta per passare a un privato «puro» con il rischio di un
ridimensionamento dei servizi e del personale. Definito dalla Regione ospedale «cardine», terzo polo
oncologico in Piemonte con 46 mila passaggi in pronto soccorso, si teme possa perdere il ruolo di presidio
pubblico, «il che - sostiene l'Unione Sindacale di Base - comporterebbe la chiusura non solo del pronto
soccorso, ma anche di altri servizi come la Radiologia, il Laboratorio analisi e gli ambulatori per il territorio».
Al Gradenigo punterebbero gruppi come l'Humanitas e Villa Maria Pia: «A noi - dichiarano i sindacati e i
dipendenti - non interessa chi rileverà la struttura; ci preoccupa l'eventuale trasformazione e
ridimensionamento». Sabato, partendo alle 10 di fronte all'ospedale, è stata organizzata una manifestazione
di protesta che raggiungerà in corteo il Palazzo della Regione, in piazza Castello. [m.acc.]
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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Sabato una manifestazione
11/02/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:105812, tiratura:151233)
a notizia suona come un allarme per chi - come Avvenire - aveva avvertito come dietro la somministrazione
della pillola abortiva, la Ru486, si celasse il rischio che le interruzioni di gravidanza finissero con l'avvenire, o
registrare conseguenze, tra le mura di casa. Là dove la donna è completamente sola nell'affrontare il dramma
della rinuncia a un figlio, seppur nelle primissime settimane della sua vita. Non a caso, il ministero della
Salute aveva vincolato l'uso del farmaco a un ricovero di almeno tre giorni in ospedale. Ebbene, ora i dati
confermano quei timori: il 76% delle donne che ricorrono all'aborto farmacologico richiede le dimissioni
volontarie dopo la somministrazione della pillola, nonostante l'obbligo della permanenza in ospedale. È uno
dei dati contenuti nella relazione annuale sulla 194, trasmessa proprio dal ministro della Salute al Parlamento
lo scorso settembre e che dovrebbe esser presentata la prossima settimana in Commissione Affari sociali
della Camera. È un elemento che «va approfondito e chiarito» secondo la relatrice del testo in Commissione
XII, Elena Carnevali deputata del Pd. Ma non per capire cosa accada, a casa. Secondo la Carnevali oltre
sette donne su dieci sarebbero «costrette ad autodimettersi, firmando un'assunzione di responsabilità». E
visto che «nel 97% delle dimesse non vi è stata nessuna complicazione - osserva la Carnevali - chiederemo
una verifica al Ministero della Salute, per capire se l'obbligo al ricovero sia realmente necessario». D'accordo,
manco a dirlo, Silvio Viale, responsabile del Servizio 194 dell'Ospedale Sant'Anna di Torino e promotore
dell'introduzione della Ru486 in Italia. «È un'ipocrisia, una norma inutile e vessatoria. Non c'è nessun motivo
medico per tenere la donna in ospedale: nessuno butta via i soldi in momento di crisi e taglio di posti letto».
Come se l'aborto fosse solo questione di soldi.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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Ru486, pochi i ricoveri. Donne sempre più sole
11/02/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Aifa choc sul farmaco del giorno dopo Nel bugiardino è solo «contraccettiva»
VIVIANA DALOISO
a frase è scritta in gergo medico, come si addice ai foglietti illustrativi, e recita: «Il farmaco potrebbe anche
impedire l'impianto dell'ovulo fecondato». In una parola: impedire all'embrione di vivere e svilupparsi. Il
farmaco in questione è il Levonorgestrel, la cosiddetta pillola del giorno dopo, e quella frase d'ora in poi non
comparirà più nel suo bugiardino. È stata rimossa, per decisione non meglio specificata dell'Agenzia italiana
del farmaco. Rimane soltanto la dicitura: «Inibisce o ritarda l'ovulazione». Che non è un modo per dire la
stessa cosa, anzi. Inibisse soltanto l'ovulazione, la pillola del giorno dopo, non verrebbe prescritta e assunta
da migliaia di giovani e giovanissime ogni anno (360mila nel 2011), che potrebbero benissimo accontentarsi
di quella normale, di pillola. Ma quello che finora non è passato con l'escamotage linguistico della
"contraccezione d'emergenza" (che contraccezione è, se viene fatta quando la gravidanza è già in corso?)
ora lo si vuole far passare con la manipolazione dei dati scientifici. E questo a medici ed esperti risulta
inaccettabile. «Si è scritta sul bugiardino una cosa non vera, e lo si è fatto consapevolmente». Bruno
Mozzanega è ginecologo dell'Università di Padova, all'attivo ha 170 pubblicazioni tra cui molte sui reali effetti
della pillola del giorno dopo. «Mi spiace e mi rattrista, ma quello che riportano l'Aifa e l'Agenzia europea del
farmaco, a seguito delle posizioni della Federazione mondiale dei ginecologi, non corrisponde affatto a
quanto emerge dalla letteratura sperimentale su cui pretendono di fondare le loro conclusioni. Dalla
letteratura primaria emerge con molta chiarezza - spiega Mozzanega - che il Levonorgestrel agisce inibendo
l'ovulazione soltanto quando viene dato nel primo dei giorni fertili. Quando invece viene assunto nei giorni
pre-ovulatori, che sono i più fertili del ciclo mestruale, tutte le donne studiate ovulano, ma il corpo luteo - cioè
la struttura che poi deve preparare l'organismo materno alla gravidanza - diventa inadeguato al suo compito.
Il concepimento può avvenire, ma l'embrione non trova un endometrio preparato ad accoglierlo». Ma ciò che
più ha colpito Mozzanega è come si sia giunti alla decisione di modificare il bugiardino della pillola del giorno
dopo, quasi in sordina: «La decisione non è stata discussa in Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa, né in
sede europea, all'Ema. Resta da capire chi abbia deciso e quando di procedere con una scelta di questo tipo,
di cui siamo venuti a conoscenza soltanto dalla Gazzetta ufficiale del 4 febbraio scorso». Una violenza
gravissima nei confronti delle donne, secondo Mozzanega, «perché facendo passare questi farmaci come
anticoncezionali quando non lo sono si tende ad alleggerire la responsabilità di chi li usa». Dello stesso
parere l'Aigoc, che riunisce i ginecologi e gli ostetrici cattolici: «Dal punto di vista scientifico nulla di nuovo è
stato provato rispetto a qualche anno fa che possa autorizzare un'Agenzia, che ha come compito primario la
tutela della salute di tutti i cittadini e l'informazione corretta, a fare questo». Ma la posta in gioco, si capisce
bene, non è certo il dibattito scientifico. Alla notizia dell'aggiornamento dell'Aifa ha fatto seguito un coro di
critiche e accuse agli "obiettori di coscienza" «che ora non hanno più appigli per negare alle donne il
farmaco», ha detto Emilio Arisi, presidente della Società medica italiana per la contraccezione (Smic). A cui
sono già arrivate le repliche di molti ginecologi, non solo cattolici: «La clausola di coscienza non è questione
di bugiardini». Aggiunge Mozzanega: «La scelta di non prescrivere questi farmaci non è una scelta di
obiezione rispetto alla legge. Al contrario: non prescrivendo farmaci che non tutelano il concepito io osservo
totalmente le norme di legge che finalizzano la procreazione responsabile alla "tutela della salute della donna
e del prodotto del concepimento", il concepito stesso. Sono le norme della legge 405/75, e prima ancora sono
i principi fondanti della nostra civiltà, richiamati nella Costituzione. Fuori dalla legge è chi contravviene a
queste indicazioni vincolanti».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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Cambia la dicitura della "pillola" Gli aborti restano
11/02/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Tutela della salute, Comune chiude sala giochi
Attività sospesa per sei mesi. Locale troppo vicino a parrocchia e scuole. Gli abitanti della zona si erano
opposti all'apertura
DANIELA FASSINI
MILANO ilano dichiara guerra all'azzardo. Dopo aver affilato le armi con proteste, manifestazioni dei cittadini,
e campagne raccolta firme, l'amministrazione comunale va all'attacco e fa chiudere una sala gioco. Con
un'ordinanza firmata dal vicesindaco e in nome della tutela della salute dei milanesi, il Comune sospende per
sei mesi l'attività di una nuova sala giochi, autorizzata dalla questura lo scorso 13 gennaio in corso Vercelli,
una delle strade più commerciali del capoluogo lombardo. «La misura eccezionale - si legge nell'ordinanza, la
prima di questo genere - per la tutela di soggetti maggiormente vulnerabili frequentanti le aree ed immobili in
prossimità». Ricordando i dati del Ministero della Salute, secondo cui la ludopatia colpisce il 20% dei giocatori
che oggi in Italia sono circa 15 milioni, l'ordinanza di Milano evidenzia la necessità di «prevenire il rischio che
il gioco d'azzardo crei dipendenza, in quanto rappresenta una nuova emergenza sociale che colpisce le fasce
più deboli e meno protette, con meno risorse economiche e culturali». La sala scommesse nel mirino oltre ad
essere in pieno centro abitato, è situata a soli 300 metri dalla parrocchia e a meno di 500 da un comprensorio
scolastico che comprende asilo nido, materna, elementare e media e altrettanti da una seconda scuola
media. Per far chiudere i battenti, l'amministrazione chiama in causa anche il nuovo Regolamento edilizio
(ancora in fase di discussione) che vieta l'apertura di sale pubbliche da gioco e la collocazione di macchinette
mangiasoldi in esercizi pubblici che si trovino a una distanza inferiore a 500 metri dai "luoghi sensibili",
ovvero, scuole, parrocchie, ospedali e centri socio ricreativi per anziani. A sostegno dell'atto amministrativo
comunale vige anche la nuova legge regionale (varata dalla Lombardia lo scorso mese di ottobre) che, fra le
diverse disposizioni anti-azzardo, c'è proprio quella "distanza minima di 500 metri dai luoghi sensibili".
«Abbiamo ritenuto necessario intervenire - spiega la vicesindaco Ada Lucia De Cesaris - in quanto strutture
come quella di via Cimarosa (l'ingresso dell'edificio, ndr) danneggiano la salute delle persone, soprattutto
quelle più fragili, e incidono negativamente sui comportamenti di bambini, giovani e famiglie». Numerosi i
presidi di protesta contro l'arrivo delle nuove macchinette nell'esercizio pubblico troppo vicino a scuole e
oratori. Oltre alla raccolta di seimila firme e uno slot-mob molto partecipato in novembre. Contro l'apertura
della sala di Corso Vercelli si erano anche mobilitati gli abitanti del condominio, che si sono visti citare dalla
società proprietaria dell'esercizio per un milione di euro di danni. In assenza di una normativa nazionale, la
scelta «coraggiosa ed innovativa» del Comune farà discutere e il rischio, come già accaduto in passato (con
un'ordinanza comunale che limitava l'orario di apertura delle sale) è proprio quello di veder sfumare il
tentativo dello stop forzato. Intanto, però, sono in molti a crederci e ad andare avanti. «La sospensione
dell'attività della sala di via Cimarosa è solo la prima di una serie di azioni intraprese da questa
amministrazione contro fenomeni che possono scatenare dipendenze patologiche - afferma l'assessore alle
Politiche sociali, Piefrancesco Majorino -. Milano dichiara guerra al gioco d'azzardo per tutelare la salute dei
cittadini e, in particolare, dei soggetti più vulnerabili».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
21
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Milano.
11/02/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Una ricerca della Caritas per mettere a punto campagna di prevenzione
Francesco Dal Mas
DINE er le Caritas del Friuli-Venezia Giulia è importante che con la recente legge regionale contro le slot si
implementi nel territorio non solo la necessaria repressione, ma anche la prevenzione. Gli spazi offerti dalla
normativa, approvata all'unanimità, lo consentono. E le diocesi si mettono a disposizione, attraverso la
Caritas e altri servizi pastorali, come quelli per i giovani e la salute, a far maturare nei ragazzi (come pure nei
genitori) la consapevolezza che non è da una macchinetta che può dipendere il destino di una o più persone.
Fissare a 300 metri piuttosto che a 500 il limite per l'installazione di slot è importante, ma lo è di più creare le
condizioni perché non attecchiscano queste forme di dipendenza. Un tempo, da queste parti, anche i ragazzi
alzavano il gomito, poi sono arrivate le siringhe e le pasticche, oggi ci si rifugia nelle sale gioco. Tra
novembre 2011 e ottobre 2012 il gioco d'azzardo ha assorbito a livello regionale 1 miliardo e 482 milioni. Il
64% è stato prodotto dalle slot che sono presenti in 1.894 bar e che spesso sono propedeutiche ai casinò
d'oltreconfine. Ieri le Caritas hanno presentato il progetto di ricerca Il gioco d'azzardo: rischio, speranza e
illusione , finanziato dalla Federazione delle Banche di Credito Cooperativo del Friuli-Venezia Giulia. «Siamo
molto preoccupati per l'aumento dell'azzardo che coinvolge persone di ogni età - ha detto il direttore della
Caritas di Udine, don Luigi Gloazzo -. Noi partiamo da un'attenzione alla persona e vorremmo avviare una
riflessione su questa tossicomania e vorremmo si arrivasse non solo a una regolamentazione del fenomeno,
ma a promuovere una cultura attenta alla salute vera delle persone». «Fino ad oggi la politica è stata un po'
ambigua - ha denunciato Giuseppe Graffi Brunoro, presidente della Federazione bancaria -: da un lato si è
disinteressata del fenomeno, dall'altro ha consentito campagne pubblicitarie». Serviva invece, ha aggiunto,
«un progetto di lungo periodo, con il coinvolgimento della scuola». L'indagine delle Caritas diocesane, come
ha puntualizzato Paolo Molinari, responsabile Area sociale dell'Ires Fvg, prevede interviste a gestori e
giocatori e una ricerca partecipata sui comportamenti giovanili. «Quest'ultimo - ha precisato - è l'aspetto più
innovativo del lavoro: il questionario, infatti, è stato fatto con il coinvolgimento dell'Isis Percoto di Udine, di
insegnanti e soprattutto di 60 studenti per capire come rapportarci ai giovani nel lancio della campagna
informativa».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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Friuli-Venezia Giulia
11/02/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 19
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Ospedale Scelta Civica sollecita il dibattito
SAN DONÀ DI PIAVE - Il Pd allontana l'ospedale unico e Scelta Civica chiede un consiglio comunale
straordinario per prendere una decisione univoca. Reazioni contrariate arrivano da San Donà il giorno dopo
l'incontro della Conferenza dei Sindaci con il governatore del Veneto, Luca Zaia. Per la segreteria del Partito
Democratico, lo stesso cui appartiene il sindaco e presidente della Conferenza, Andrea Cereser, si parla di
ospedale unico come «una cortina di fumo negli occhi per distrarre lo sguardo dalla brutta realtà di un servizio
sanitario dell'Asl 10 che peggiora di giorno in giorno». «I cittadini del Veneto orientale - sostiene il segretario
del Pd, David Vian - evitino di cascarci e pretendano da subito il miglior servizio possibile. Dai responsabili
regionali e locali dobbiamo pretendere risposte precise sul presente e sull'immediato futuro». Parlando
apertamente di «scandalo delle schede sanitarie», «dove calano di posti letto negli ospedali pubblici e
aumentano nelle cliniche private». Scelta Civica per l'Italia ribadisce, invece, «l'assoluta necessità che il
consiglio comunale si pronunci sul tema dell'ospedale unico». Il capogruppo Luca Marusso ha avanzato
formale richiesta di convocazione di commissioni e consiglio comunale. «A nessuno - insiste - passi per la
mente di sacrificare l'ospedale cittadino perché nel nostro territorio è presente la casa di cura». E ribadisce il
«no» a una nuova struttura a San Stino di Livenza. (f.cib.)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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SANITÀ
11/02/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 33
(diffusione:125215, tiratura:224026)
«Polifemo», l'Odissea dell'Italia che non molla
FRANCESCO SPECCHIA
«Questo è smantellabile?...». In un garage toscano vivono tre ragazzi che si pongono ogni giorno la ferale
domanda. Sono un idraulico, un archeologo, un ingegnere elettronico: giovani ex smanettoni, allenati da un
vecchio tornitore tutto d'un pezzo; tra scarti di plastica, riciclo filosofico d'oggetti morti, cavi e fiamme
ossidriche progettano, costruiscono e rivendono stampanti 3D. Prima di loro c'erano gruppi di under 30
"makers" («costruttori di cose»), i quali, sempre in un sotterraneo ma torinese, facevano a gara a trasformare
ventilatori rotti in robot, vecchi pc in videoproiettori fighissimi e intuizioni geniali in start up attraverso il
programma informatico «Arduino», roba da noi sconosciuta ma che ha conquistato gli States. Queste le storie
- un'insufflata d'ossigeno creativo nei palinsesti- narrate in Polifemo (Mtv), programma che indaga l'ingegno
italiano sotto la pelle della crisi. Polifemo è il racconto omerico dell'Italia che non molla. Il conduttore Vito
Foderà, uno sveglissimo che d'incolto ha solo la barba, trascina lo spettatore tra i giovani ricercatori che ti
spiegano il batterio della plastica, t'illustrano la cura di malattie degenerative, ti certificano che i figli sono,
insomma, molto meglio dei padri. Girato con acume (bell'idea scenografica illustrare il servizio sull'italian food
facendo le sfogliatelle all'aperto davanti all'acquedotto romano), montato con velocità degna della rete, ben
scritto, Polifemo ha un solo difetto. Nella sua versione web accompagna ai servizi puramente di "scoperta"
quelli di denuncia civile. Avviene così che, accanto a geniali emigranti informatici a Berlino appaiano gli
operai della Firem che si sono visti chiudere la fabbrica durante le ferie; o un ragazzino ludopatico che
deplora le slot machine che lo resero un'ameba sociale. La qual cosa è interessante, ma è un già visto. In
realtà le due cifre -il reportage sull'innovazione e l'inchiesta di servizio- stridono fra loro. E' come se mettessi
Iacona a fare Piero Angela. Ciononostante, Polifemo col suo carico di curiosità intellettuale e ottimismo
contagioso, è una delle migliori offerte della stagione. E si può migliorare...
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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Complimenti per la trasmissione
11/02/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 22
(diffusione:103223, tiratura:127026)
DODICIMILA EURO PER LA NEONATOLOGIA
ATTO FINALE dell'iniziativa "Non scartare il cuore, dona un tuo battito". Sono stati consegnati i dodicimila
euro raccolti da sei società sportive genovesi all'Associazione Arca e al professor Sandro Trasino dell'Unità
Operativa di Neonatologia dell'Azienda Ospedaliera e Universitaria S.Martino-Ist: con i fondi sono stati
comprati sei lettini per il Reparto e confermati i corsi di aggiornamento professionale.
GIORNATA DEL MALATO OGGI è la XXII Giornata Mondiale del Malato e l'Istituto Gaslini, che ha anche
programmato un menù speciale per i bimbi ricoverati, si aprirà alle visite dei piccoli pazienti con orario
continuato dalle 8 alle 20. Durante il pomeriggio è inoltre prevista la presentazione e la diffusione della "Carta
dei diritti del bambino in ospedale" a tutti i degenti, che saranno allietati da sketch itineranti messi in scena dai
volontari dell'Associazione Pagliacci della Lanterna nei vari reparti dell'istituto. CORSO ITACA
L'ASSOCIAZIONE Progetto Itaca, che si occupa di informazione, prevenzione, supporto e riabilitazione per
persone con disagio psichiatrico e di sostegno alle loro famiglie, organizza un corso di formazione gratuito di
12 incontri che partirà giovedì alle 17 presso il Municipio Medio Levante in Via Mascherpa 34rosso. Si parlerà
anche di volontariato, malattie mentali, schizofrenia, disturbi dell'umore, attacchi d'ansia, disturbi alimentari e
dipendenze. Info: tel 010-0981814 oppure Barbara Corbin 338-7947717 e Nicoletta De Donno 348-8704534.
INCONTRO MISSIONARIO GIOVEDÌ alle 21 nella chiesa di San Nicola si svolgerà l'incontro con Padre
Renato Jess, degli Agostiniani Scalzi, che è appena arrivato dal Camerun e descriverà la situazione della
missione di Bafut. Il religioso resenterà anche i progetti che intende realizzare a breve, fra cui la costruzione
del nuovo seminario, per la formazione dei missionari di domani, ci sono già alcuni novizi in attesa, e ritirerà il
denaro raccolto durante l'iniziativa "Un Nat@le che sia tale" e donato dai parrocchiani per sostenere i bambini
della missione di Bafut. I PALLONCINI DI ABEO ABEO Liguria sarà in piazza De Ferrari giovedì a sostegno
della XII giornata mondiale contro il cancro infantile. Alle 11 si terrà una manifestazione simbolica con
scoppio di palloncini: l'evento vedrà la partecipazione di famigliari, bimbi e operatori socio sanitari e
idealmente degli alunni della scuola elementare D'Albertis, istituto che ha accolto l'invito a partecipare a
questo importante appuntamento e che manifesterà presso la propria sede. La XII giornata mondiale contro il
cancro infantile è organizzata a livello nazionale dalla Federazione italiana associazioni genitori
oncoematologia pediatrica e si celebra il 15 febbraio. La campagna di FIAGOP è rivolta al pubblico, ai
giovani, alle famiglie, ai medici, alle istituzioni, ed è finalizzata a far conoscere i nodi cruciali per il
miglioramento della cura e delle possibilità di guarigione di adolescenti e giovani adulti che si ammalano di
patologie oncologiche. «Per adolescenti e giovani adulti affetti da tumore - scrive Abeo - esiste infatti un
problema di accesso alle cure di eccellenza e di arruolamento nei protocolli clinici ottimali, in particolare se
paragonato all'ottimizzazione dei percorsi di cura in atto con successo nel mondo dell'oncologia pediatrica per
il paziente di età inferiore ai 15 anni». Adolescenti e giovani adulti corrono spesso il rischio di trovarsi in una
"terra di nessuno" tra il mondo dell'oncologia pediatrica - dove in genere esistono limiti di età che
impediscono l'accesso ai centri per pazienti maggiori di 18, 16 o anche 14 anni - e il mondo dell'oncologia
medica dell'adulto, dimenticando le specificità dell'età giovanile e le patologie rare e particolari che insorgono
in questa fascia di età. APPUNTAMENTI AVIS I PROSSIMI appuntamenti con l'Avis per donare il sangue
sono fissati per venerdì mattina dalle 7.30 alle 11.30 alla Croce Verde di Recco e dalle 8.30 alle 12.30 ad
Arenzano. Sabato tutto il giorno all'Ipercoop e domenica mattina a Casarza, in piazza Sturla a Genova e
anche a Chiavari e a Voltri. APPUNTAMENTI FIDAS L'AUTOEMOTECA Fidas stamattina si trova in piazza
Gaggero a Voltri mentre domattina sarà in via Balbi, lato piazza della Nunziata. Giovedì mattina sarà in via
XX Settembre e a Rapallo in piazza Martiri della Libertà in occasione del mercato. Venerdì mattina in via
Negrotto Cambiaso ad Arenzano e sabato mattina a Sestri Levante in largo Colombo e tutto il giorno in
piazza Matteotti. Domenica mattina di nuovo ad Arenzano, nell'area pedonale di via Bocca e anche in via
Isola a Camogli e in piazza Martinez. Lunedì pomeriggio infine in piazza Pilo a Sestri Ponente. AIUTI PER IL
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IL DIARIO
11/02/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 22
(diffusione:103223, tiratura:127026)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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CAMERUN LE ASSOCIAZIONI Millemani e Movimento Rangers, che hanno sede al Santuario della
Madonnetta, stanno raccogliendo materiale scolastico da portare alla missione degli Agostiniani Scalzi di
Bafut in Camerun. I volontari, che partiranno venerdì, stanno raccogliendo astucci e matite colorate ma nelle
missioni c'è bisogno di tutto e anche di affetto. Chi lo desidera, potrà aggiungere anche un piccolo dono
personale con una letterina di 10 righe in inglese, che verrà consegnata ai bambini. VOLONTARI AUXILIUM
L'ASSOCIAZIONE Volontari per l'Auxilium cerca urgentemente volontari per il dormitorio a San Fruttuoso che
accoglie le persone senza fissa dimora. Il servizio inizia alle 20 e termina alle 7 del giorno dopo e consiste
nella preparazione delle stanze e della cena insieme agli ospiti. Contatti e info al cell. 348-1506141 oppure
via e-mail: [email protected]. Inoltre il 27 marzo partirà un corso di formazione per volontari e
aspiranti volontari, organizzato in collaborazione con il Celivo, che si svolgerà presso il Monastero SS
Giacomo e Filippo in via Bozzano 22. Info 010-5299528. SCUOLA PER GENITORI LA PARROCCHIA di
santa Maria dei Servi di via Cecchi organizza insieme alla sezione genovese dell'Associazione Italiana
Genitori la Scuola Genitori: 8 incontri a scadenza settimanale di 2 ore ciascuno a partire dal 18 febbraio, ogni
martedì alle 20.45. Si parlerà del ruolo dei padri e delle madri, del loro comportamento e delle loro emozioni,
poi del modo giusto di ascoltare i figli e parlare con loro, di educare alla responsabilità ed essere autorevoli
senza essere autoritari. La quota di partecipazione sarà di 54 euro per i singoli e 60 per le coppie se il corso
avrà fino a 12 partecipanti, di 40 e 55 euro se supererà i 12 partecipanti. La quota comprenderà il materiale
didattico (escluso il libro di testo) e l'iscrizione annuale all'associazione. Le iscrizioni si chiuderanno il 13
febbraio. Per informazioni contattare Laura De Candia: 010-565246 o 333-3927665. LIONS E FAMIGLIA In
occasione dell'Anno della Famiglia, oggi alle 20 al Grand Hotel Savoia, apericena e successiva conferenzadibattito organizzata dai Lions Genova San Lorenzo e Portoria San Siro, sul tema "Il dramma della famiglia
moderna" tenuta da monsignor Paolo Rigon docente di Teologia Morale e Vicario Giudiziale nonché
Presidente del Tribunale Ecclesiastico della Liguria. «L'iniziativa - spiegano gli organizzatori - merita tutto il
nostro interesse affinché la famiglia, nucleo principale, imprescindibile di una nazione, torni ad essere il fulcro
della società, riprendendosi il suo ruolo primario di educatore. Il costo complessivo per la partecipazione è di
25.00 euro.
12
le edizioni della Giornata mondiale del malato che ha visto coinvolti i bimbi del Gaslini
12
gli incontri
del corso di formazione promosso a partire da giovedì da Progetto Itaca
gli appuntamenti della "scuola genitori" promossa dalla parrocchia di Santa Maria dei Servi ,
12
le edizioni della giornata mondiale contro il cancro infantile sostenute da Abeo
10
le righe di testo che personalizzano i regali ai bimbi africani di Millemani e Movimento Rangers
11/02/2014
Il Tempo - Roma
Pag. 11
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Anestesisti ad ore, sperpero da un milione
Ne mancano 46, due terzi dell'organico. Interventi a rilento A Subiaco Soltanto un radiologo Esami cancellati
e reparto a rischio Cambio al vertice Ieri si è insediato il direttore generale Per lui un'infinità di grane
Antonio Sbraga
Si aggrava la carenza di camici bianchi nell'Asl Rm G, che rischia di far collassare i 6 ospedali. La penuria
più grave è tra gli anestesisti (ne mancano 46, quasi i due terzi dell'organico) e fra i radiologi, dimezzati (27 in
meno) e quasi azzerati a Subiaco (dov'è rimasto un solo specialista ad orario ridotto: stop alle ecografie, oltre
alla Tac rotta da 3 mesi, coi degenti costretti in ambulanza per effettuare gli esami). Ma, mentre per rinforzare
la presenza dei rianimatori è pronta la «trasfusione» di ben 16 mila ore di attività aggiuntive, ossia ingaggio a
gettone dei medici «in regime di attività libero-professionale fuori dal normale orario di servizio» (60 euro lordi
l'ora per una spesa annuale di un milione e 41 mila euro), la crisi dei radiologi è più difficile. Da ieri ci sono
problemi anche per la telerefertazione, con i due ospedali più grandi, Tivoli e Colleferro, talmente oberati che
hanno chiesto di sospendere il sistema di validazione a distanza degli esami effettuati anche negli altri
nosocomi, ormai quasi ininterrottamente vista la carenza di specialisti. Ma «la telemedicina per il Pronto
Soccorso di Monterotondo e Subiaco non può essere usata in modo continuativo», scrive da mesi il
responsabile aziendale, Giovanni Mazzamurro, per il quale «la carenza è talmente grave da non permettere
di coprire neppure l'attività di guardia», con «urgenti ed indifferibili difficoltà della Radiologia di Tivoli
(nonostante l'aiuto dei radiologi di Monterotondo nel coprire parti delle notti) e le altrettanti gravi difficoltà di
Palestrina». A Subiaco mancano tre quarti dei radiologi e ora i degenti vengono inviati in ambulanza a Tivoli o
Colleferro anche per fare una semplice ecografia, oltre che per le Tac (inagibile dal novembre scorso). «L'Asl
preferisce sostenere le spese di trasporto dei degenti (andirivieni di circa 100 chilometri, che allungano anche
i tempi di soccorso e di degenza) piuttosto che investire quei soldi per ripristinare (anche mediante noleggio,
comodato o leasing) un servizio diagnostico ormai fondamentale per un ospedale», protesta il Tribunale per i
diritti del malato, che punta il dito anche contro la carenza di infermieri, medici e posti letto all'Angelucci (solo
ieri c'era una decina di barelle in appoggio al Pronto soccorso in attesa di un ricovero). Ora al vaglio del
nuovo direttore generale Giuseppe Caroli (il cui mandato triennale è partito ufficialmente proprio ieri) c'è la
richiesta di autorizzare attività aggiuntive anche per i radiologi. Nel 2013 l'Asl ha già speso 428 mila euro per i
gettoni ai 24 radiologi e ai 41 tecnici (22 euro l'ora) che hanno coperto i turni scoperti (negli ultimi 3 anni sono
costati complessivamente un milione e 21 mila euro). Ma anche per supplire alla mancanza dei 46 anestesisti
l'Asl Rm G nel 2013 ha speso ben 976 mila euro per pagare i 28 rianimatori rimasti a coprire i turni di guardia
ed evitare il collasso ai suoi 6 ospedali.
INFO Giuseppe Caroli Il Direttore sanitario dell'Asl Roma G alle prese con le carenze dei medici Nuovo
direttore generale dell'Asl Roma G dovrà fronteggiare l'emergenza Franco Cortellessa
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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Asl Roma G Sei ospedali nella bufera e interventi chirurgici a singhiozzo
11/02/2014
ItaliaOggi
Pag. 2
(diffusione:88538, tiratura:156000)
La Regione Lazio è già fallita, ma non accorpa neppure un'Asl
DI EDOARDO NARDUZZI
Avrebbe potuto Sergio Marchionne salvare e rilanciare la Fiat senza decidere profondi interventi, anche di
chiusura e di riorganizzazione, dei siti produttivi? E potevano salvarsi dalla crisi due colossi della tecnologia
del Novecento come Motorola e Nokia senza passare per ristrutturazioni radicali? Chiunque ha una minima
conoscenza di come funzionano le aziende risponderebbe secco in un nanosecondo: «No, non sarebbe stato
possibile». Ma la più profonda recessione nel mondo occidentale dal 1929 non ha riguardato solo il settore
privato. Sotto la spinta del triumvirato di forze che anima la globalizzazione - l'innovazione tecnologica, la
finanza apolide e la strategia del partito comunista cinese - le macchine pubbliche pensate da politici e
sindacati europei, anche per gestire un generoso stato sociale, vanno rapidamente riorganizzate. Il welfare
state, erogatore di servizi sanitari in disavanzo sulle generazioni future, non è più sostenibile, nel senso che
politici e sindacalisti non possono più creare a tavolino diritti ai quali non corrispondono flussi di cassa in
grado di finanziarli nel tempo. Il caso della Regione Lazio è da questa prospettiva doppiamente unico: con
oltre 12 miliardi di debiti accumulati è la regione più indebitata d'Italia con la più elevata pressione fiscale pari
a un'addizionale Irpef del 2,33% e con l'Irap al 4,82%; continua, pur essendo la sua sanità commissariata da
sette anni, a erogare servizi in profondo disavanzo annuo per almeno 611 milioni. Lo scorso novembre la
Corte dei conti, sicuramente con troppo ritardo, ha certifi cato che il Lazio è «da almeno un decennio in
condizioni di insolvenza fi nanziaria». Detto in altro modo costringe lo Stato centrale a emettere altri Btp per fi
nanziare la sua incapacità riformista. Fosse un'organizzazione privata alla Fiat la sua Giunta avrebbe solo
due opzioni: riformare in profondità tagliando i costi di funzionamento per ritrovare l'equilibrio oppure
dichiarare il fallimento e sparire come ente locale indipendente. La terza, quella del Chapter 11, è stata nei
fatti già consumata da oltre un lustro di non decisioni politiche. Nonostante il fallimento conclamato la Giunta
Zingaretti non sembra particolarmente preoccupata di dover ristrutturare in fretta. Ha appena nominato i nuovi
direttori generali di Asl e Aziende ospedaliere. Pensate che abbia accorpato qualche Asl magari per
razionalizzare dei costi? Pensate male, nella foresta pietrifi cata della sanità del Lazio neppure il conclamato
default riesce a ridurre la numerosità delle Asl. Anzi si è creata una inutile cabina di regia, fortemente criticata
dal Ministero dell'economia, per dare uno strapuntino a politici non più eletti. Neppure il default accertato
riesce a far agire come il mondo globale pretende.
Foto: Anzi, ha persino inventato una cabina di regia
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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IL PUNTO
11/02/2014
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 10
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Case della salute, ecco i 22 'primari'
Venerdì l'Asl ratificherà i responsabili dei medici di famiglia
UNO dei punti principali del piano sanitario regionale prevede la riorganizzazione della medicina territoriale
con la creazione delle Case della salute, i maxi ambulatori, che in Toscana, a regime, entro maggio 2015,
dovranno essere 120 (90 saranno attive entro aprile). MA COSA sono le Case della salute, dove verranno
realizzate, come cambieranno il rapporto tra paziente e medico di famiglia? Nel territorio della Asl10, tutta la
provincia fiorentina, esclusa Empoli. sono previste 9 Case della salute: 2 sono già attive, una a Scandicci e
una a Calenzano; 4 apriranno a Firenze: una all'interno del presidio di viale Morgagni (dopo i lavori di
ristrutturazione) e una nel presidio delle Piagge in via Pistoiese (anche in questo caso dopo i lavori di
adeguamento) saranno pronte tra fine 2014 e inizio 2015; le altre 2 presenti a Firenze apriranno nel 2015
inoltrato: una a Montedomini e una nel presidio di via D'Annunzio. Le 3 rimanenti della zona Sud-Est, saranno
pronte fra il 2015 e il 2016: una per Pelago-Pontassieve, una per Figline, una per Tavarnuzze-Impruneta.
ALL'INTERNO delle Case della salute lavoreranno circa 25 medici di famiglia e anche alcuni pediatri, saranno
organizzati i servizi essenziali di medicina generale, servizi infermieristici (ambulatoriali e domiciliari), servizi
sociosanitari, il percorso cronicità e uno sportello amministrativo. Ci sarà la possibilità di fare tutte le viste
specialistiche, con l'allestimento di strumentazioni radiodiagnostiche. Ma non tutti i medici di famiglia
entreranno all'interno delle Case della salute: se il proprio medico resta fuori, e continua a visitare nel suo
ambulatorio, sarà lui a far uscire il paziente con il percorso diagnostico già programmato alla Casa della
salute più vicina. Quella del proprio distretto sanitario. Intanto, venerdì, l'Asl10 ratificherà i 22 coordinatori di
Aft (Aggregazione funzionale territoriale) per la zona di Firenze: si tratta di figure di coordinamento della
grande unità operativa dei medici di medicina generale sul territorio che dovranno sovrintendere
all'organizzazione del lavoro dei medici di famiglia all'interno e fuori delle Case della salute. INSOMMA è
come se i medici di famiglia di tutta Firenze e provincia, in tutto 670, costituissero un grande reparto di
medicina generale, coordinato da 22 responsabili. Tra i 'primari', che percepiranno un rimborso spese per il
loro lavoro aggiuntivo di circa 1300-1500 euro lordi mensili, ci saranno, fra gli altri, Alessio Nastruzzi, Arrigo
Lombardi (per la zona di Firenze centro), Giuseppe Paladino (Sesto Fiorentino). Il clima, però, non è disteso
tra i medici di famiglia che hanno appena proclamato lo stato di agitazione per il mancato adeguamento del
contratto a quanto previsto dal decreto Balduzzi (sostanzialmente sulle Case della salute).
[email protected]
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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LE NOVITÀ COSA CAMBIA NELLA RIORGANIZZAZIONE DELLA MEDICINA TERRITORIALE
11/02/2014
La Padania - Ed. nazionale
Pag. 10
(tiratura:70000)
Ai lombardi lo Stato regala solo spiccioli
Garavaglia: «Se si tratta di ricevere siamo sempre ultimi, eppure basterebbe applicare il federalismo»
Ormai ci siamo abituati ma ciò non toglie che, visti nero su bianco certi conti fanno veramente inca...volare.
Stiamo parlando dei dati pubblicati sul sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze dati relativi alla Spesa
statale regionalizzata 2012. Che cos'è la spesa regionalizzata? «E' ciò che lo Stato spende in ogni regione
sia per la gestione degli enti locali sia per i servizi erogati sul territorio, come le scuole» spiega Massimo
Garavaglia, assessore all'Economia, Crescita e Semplificazione della regione Lombardia. Dunque, udite
udite, stando ai dati, lo Stato spende in Lombardia 2.860 euro per abitante, lasciandola di fatto fanalino di
coda. «Come sempre siamo ultimi quando si tratta di prendere soldi, ma sempre primi per pagare - sottolinea
Garavaglia - e ciò si spiega bene considerando i perversi meccanismi che anche il governo Letta mette in
atto: per calcolare i trasferimenti si prende a parametro la spesa storica, per cui chi ha preso poco continuerà
a prender poco, mentre per calcolare i tagli si prende in considerazione il Pil cosi chi ha il Pil più alto riceve
sempre meno: gabbati due volte» Insomma, una spirale senza soluzione? «Una soluzione c'è ed è
semplicissima: applicare il federalismo, ma lo Stato, che non è in grado di controllare la spesa, va nella
direzione opposta, cercando di nascondere questi dati» Possibile che sia solo la Lega a indignarsi? «La Lega
è l'unica cui interessa cambiare sistema: gli altri partiti, che sono distribuiti su tutto il territorio, fanno fatica a
raccontare lo stesso film ovunque e quindi preferiscono occuparsi di altro» Eppure basterebbe poco..
«Basterebbe ridurre la spesa pubblica; considerando che su Pensioni e sanità non si può fare molto, resta la
voce personale sulla quale invece c'è un ampio margine di manovra. E qui arriva la "chicca": la Regione
Lombardia spende per il suo personale 17,5 euro per ogni abitante, mentre il solo comune di Napoli ne
spende ben 442. «Con una proporzione del genere, il comune di Napoli dovrebbe essere un modello di
efficienza, ma non ci risulta sia cosi. E quindi è evidente che qualcosa non va» Appunto: è evidente.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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SPESA REGIONALE
10/02/2014
Airone - N.394 - febbraio 2014
Pag. 108
(diffusione:101270, tiratura:126887)
SI PUO ALLENARE IL CORPO A COMBATTERE IL TUMORE
I medici la definiscono la "svolta dell'anno": la nuova cura anticancro si chiama immunoterapia e insegna alle
nostre difese a riconoscere e distruggere le cellule maligne. La terapia ha cominciato a dare risultati
importanti. E c'è un'altra bella notizia: in Italia
di Isabella Vergarci CAFFARELLI
E la malattia che ci fa più paura. Ogni giorno in Italia mille persone tornano a casa con una diagnosi di
cancro. Anche se le probabilità di guarigione per alcuni tumori sono quasi raddoppiate in trent'anni (polmone
e prostata), il cancro sta aumentando perché si vive più a lungo: 13 milioni di casi nel mondo che
diventeranno il doppio nel 2030. Adesso, però, abbiamo un'arma in più: le cure tradizionali possono essere
affiancate da quella che la rivista scientifica Science ha definito «la svolta dell'anno», l'immunoterapia contro i
tumori, ovvero allenare il nostro sistema immunitario a riconoscere e distruggere le cellule maligne. «Se ne
parla da cinquantanni ma per la prima volta gli studi clinici sui pazienti hanno dimostrato le enormi
potenzialità di queste strategie», spiega Luigi Naldini, direttore dell'Istituto San Raffaele Telethon per la
Terapia Genica di Milano. Le storie di sopravvivenza a un tumore dopo l'immunoterapia si moltiplicano: c'è la
donna con un melanoma al polmone grande come un pompelmo ancora in vita e in salute dopo tredici anni; il
bambino di sei anni, in fin di vita per una leucemia, che oggi frequenta la terza elementare e sta guarendo;
l'uomo con una metastasi al rene che continua a ridursi anche dopo la fine del trattamento. «Risultati
straordinari anche se il numero dei pazienti è limitato ed è presto per tirare delle conclusioni a lungo termine»,
commenta Naldini che qualche mese fa ha condotto con successo un esperimento di immunoterapia sui topi.
Cambia il bersaglio L'immunoterapia è un modo diverso di trattare il cancro: il bersaglio non è il tumore, ma il
sistema immunitario, quello che normalmente ci dovrebbe difendere dalle malattie ma che invece viene
mandato in tilt dal cancro. «Le nostre difese riconoscono che c'è qualcosa che non va. Lo dimostra il fatto che
linfociti e macrofagi, le cellule del sistema immunitario, vengono richiamati nella zona della malattia ma non ci
difendono, anzi, si mettono a lavorare per il tumore», spiega il medico. Sembra di avere a che fare con un
parassita: non soltanto il cancro si accresce dentro di noi, ma modifica la sua forma per insinuarsi nei tessuti,
si dota di vasi sanguini per nutrirsi e corrompe i "soldati" del sistema immunitario. A caccia di cellule maligne
«L'obiettivo di queste nuove cure è proprio quello di rimettere in gioco il sistema immunitario», chiarisce
Naldini. «Lo studio più avanzato in questo campo riguarda un anticorpo sperimentato dallo scienziato
statunitense James Allison, direttore del programma di immunologia del Memorial Sloan-Kettering Cancer
Center: è una molecola che toglie il freno ai linfociti in modo che possano muoversi verso il tumore e
distruggerlo». Da queste ricerche è stato sviluppato un farmaco, ipilimumab (nome commerciale Yervoy), che
nel 2011 ha ottenuto dalla Food and Drug Administration, l'agenzia del farmaco statunitense, l'autorizzazione
per il trattamento del melanoma in fase di metastasi, il più devastante dei tumori della pelle. E un medicinale
che sfrutta le difese del paziente per contrastare il cancro; non estirpa il tumore, ma regala qualche anno di
vita in più. Il problema è il costo: 120mila dollari (87.700 euro) per un ciclo completo di trattamenti (quattro
infusioni di Yervoy in tre mesi). Senza contare gli effetti collaterali: stimolare il sistema immunitario può creare
dei problemi anche ai tessuti sani. Sbloccare i linfociti Negli anni 90 un biologo giapponese ha scoperto per
caso un anticorpo che prolunga la vita al linfociti impedendogli di suicidarsi: si chiama anti-PD-1 ed è stato
testato di recente su 300 malati di cancro da Suzanne Louise Topalian del Johns Hopkins Medicine Institute e
da Mario Sznol della Yale University, sempre negli Usa, con buoni risultati per melanoma, cancro al rene e al
polmone. Qualche mese fa i ricercatori hanno dichiarato che la somministrazione combinata dei due farmaci
(anti-PDl e ipilimumab) ha portato a «una regressione tumorale rapida e profonda» in quasi un terzo dei
pazienti con melanoma. Un'altra linea di ricerca con risultati incoraggianti insegna ai linfociti a riconoscere il
tumore. «Il linfocita può ammazzare facilmente una cellula maligna, ma prima deve riconoscerla in modo
selettivo», spiega Naldini. Cari June all'Università della Pennsylvania, Usa, preleva i linfociti del paziente, li
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 11/02/2014
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SALUTE
10/02/2014
Airone - N.394 - febbraio 2014
Pag. 108
(diffusione:101270, tiratura:126887)
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modifica geneticamente per riconoscere il tumore, e poi li reinietta nel coipo malato dove possono distruggere
le cellule maligne. La tecnica ha portato alla guarigione 45 malati di leucemia su 75, sebbene ci siano state
delle recidive. Finora abbiamo parlato di due strategie per riattivare il sistema immunitario contro i tumori: la
prima impiega farmaci biologici per risvegliare le difese immunitarie, la seconda "arma" i linfociti contro i
tumori. «Noi abbiamo seguito una terza via», spiega Naldini. «Modificare geneticamente i macrofagi, un'altra
branca di cellule immunitarie che entra in gioco quando c'è una ferita. Una volta giunte nel tumore, anche
queste cellule finiscono per favorire la crescita maligna. Il cancro sfrutta, infatti, proprio la capacità dei
macrofagi di riparare le ferite per accrescersi. Abbiamo quindi pensato di inserire in queste cellule un gene
antitumorale, l'interferone: è una molecola prodotta normalmente dal corpo umano che ci difende dalle
infezioni e dai tumori, può inibire la crescita delle cellule maligne e dei vasi sanguigni e riattivare le difese
immunitarie. Con il vantaggio che i macrofagi vanno a cercarsi il tumore nell'organismo che può quindi essere
trattato anche in fase di metastasi. La cura funziona nei topi, dobbiamo approfondire gli studi di sicurezza e
capire come impostare la sperimentazione sull'uomo». Chemio e radio al primo posto Gli stessi medici che ci
lavorano sanno che l'immunoterapia non potrà sostituire la chemioterapia (a base di farmaci) e la radioterapia
(radiazioni ad alta energia per uccidere le cellule maligne). «L'immunoterapia può essere di appoggio alle
cure tradizionali», dice il medico. «La chemioterapia non riesce a uccidere tutte le cellule maligne: all'interno
del tumore rimangono delle cellule staminali che potrebbero portare a una recidiva ma che l'immunoterapia
invece può scovare e distruggere». Anche in campo chemioterapico ci sono delle novità: la sfida è trovare
fannaci meno tossici perché gli antitumorali non si limitano ad attaccare il tumore ma danneggiano anche i
tessuti sani: distruggono le cellule ad alto tasso di replicazione che sono quelle dei tumori, ma anche dei
capelli, dei peli, delle mucose e del sangue. Farmaci meno tossici «Esistono delle terapie mirate con meno
effetti collaterali che vanno a distruggere solo le cellule che esprimono un particolare gene tumorale»,
continua Naldini. Si chiamano biofarmaci e, a differenza degli antitumorali tradizionali, bloccano in maniera
selettiva una proteina responsabile della proliferazione del tumore; sono quindi in grado di colpire le cellule
malate risparmiando quelle sane. Non curano il tumore, ma offrono sopravvivenze più lunghe. In Italia sono in
arrivo 13 nuovi biofarmaci, nove dei quali già approvati per la cura di diversi tumori in fase avanzata
(polmone, seno, stomaco, colon-retto, cervello). Un'altra branca della ricerca oncologica mette a punto armi
sofisticate a disposizione dei chirurghi. La chemioterapia, per esempio, oggi può essere impiegata per ridurre
la massa tumorale in vista dell'operazione. Un altro grande filone riguarda i dispositivi capaci di segnalare al
chirurgo la presenza di cellule maligne. È recentissima la messa in commercio di un bisturi in grado di
avvisare il chirurgo se tutte le cellule cancerose sono state rimosse o se deve ancora intervenire: iKnife,
progettato dai ricercatori dell'Imperiai College di Londra, analizza la composizione chimica dei vapori
sprigionati dal tessuto che viene bruciato durante l'operazione. Come scovarlo in tempo I tumori si
combattono anche con la diagnosi precoce: prima si scopre la malattia e maggiori sono le probabilità di
guarire. In Italia sono tre gli esami raccomandati, due dei quali rivolti alle donne: la mammografia per il cancro
al seno dopo i 50 anni, il pap test per il tumore alla cervice uterina (dopo i 25) e la ricerca di sangue occulto
nelle feci per il tumore del colonretto (dopo i 50 anni). Grazie a queste nuove tecnologie, due milioni e
250mila italiani oggi vivono e sono guariti dal cancro.
IL SISTEMA IMMUNITARIO
È l'arsenale di cellule e molecole del nostro organismo che ci difende da microbi cattivi e dai \eleni; i mediti
vogliono "'di 1 uoldrlo" contio 1 tumoii.
I 5 TUMORI PIÙ MORTALI
I 5 TUMORI PIÙ FREQUENTI
*Maschi ggm|^^m^J|
Maschi H ^ H B
1. prostata 2. polmone 3. colori retto 4. vescica 5. stomaco
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1. mammella 2. colori retto 3. polmone 4. utero 5. tiroide
1. polmone 2. colon retto 3. prostata 4. fegato 5. stomaco
1. mammella 2. colon retto 3. polmone 4. pancreas 5. stomaco :
D Nel disegno è rappresentato un tumore maligno (azzurro chiaro) che si accresce nella parete di un organo
e si diffonde in un altro tessuto trasportato dal sangue. Per tumore maligno si intende la crescita anomala di
una massa all'interno dell'organismo a partire da una cellule impazzita che si moltiplica in modo incontrollato
e può invadere e distruggere altri organi del corpo fino a portare alla morte la persona. Si parla di metastasi
quando il tumore in fase avanzata non è più localizzato in una sola zona ed è quasi impossibile da eradicare.
Ecco le principali tappe della formazione di una metastasi. O Una cellula impazzisce Tutti i tumori hanno
origine da una singola cellula che ha accumulato una serie di mutazioni genetiche. © II tumore si accresce La
cellula si riproduce senza freni e forma una massa: quando questa raggiunge 1-2 centimetri si manifestano i
primi sintomi. © La migrazione Una cellula può distaccarsi dal tumore e invadere l'organismo attraverso il
sangue o i vasi linfatici. O Invade un nuovo tessuto Raggiunta la sede definitiva, la cellula comincia a
riprodursi e da origine a un nuovo tumore.
In Italia i tumori sono tutti in calo Q In numero assoluto i casi aumentano, ma la ragione è che si vive più a
lungo. «Eliminando il fattore età, si scopre che tutti i tumori sono in calo, fatta eccezione per alcuni ad alta
crescita quali il melanoma maligno, i cancri alla tiroide e ai tessuti molli, al testicolo nell'uomo e al polmone
nella donna», spiega Stefani Ferretti, segretario nazionale dell'Associazione italiana registri tumore. «Ed è un
dato che fa male se si pensa che il 70 per cento dei cancri al polmone si potrebbe evitare smettendo di
fumare. Le giovani donne, purtroppo, hanno preso le cattive abitudini dell'uomo».
Polmone, un nuovo test per i fumatori O Quello al polmone è il cancro più mortale e la ragione è che
spesso viene scoperto quando ormai è troppo tardi. Un nuovo test del sangue sperimentato su mille persone
dall'Istituto tumori di Milano è capace di scovare un tumore al polmone quando è ancora pìccolissimo,
invisibile anche alla tac spirale, un macchinario molto più sensibile della radiografia. Oggi molti laboratori
offrono ai forti fumatori l'esame con la Tac spirale, che purtroppo però produce molti falsi positivi: solo il 5 per
cento dei noduli rilevati dalla macchina è davvero un tumore. L'incertezza genera molta ansia. L'esame si
basa sui microRna, piccole molecole che circolano nel sangue dei fumatori e che indicano la presenza del
cancro al polmone. Con un progetto finanziato dall'Aire (Associazione ricerca sul cancro) con i fondi del 5 per
mille, i medici milanesi in collaborazione con l'Università di Parma e l'istituto Mario Negri di Milano, hanno
scoperto che questo test è in grado di predire se una persona ha il cancro al polmone anche due anni prima
della Tac spirale.
Foto: L'ESERCITO DEI GUARITI Oltre due milioni di italiani sono guariti da un cancro, hanno cioè la stessa
aspettativa di vita di chi non si è mai ammalato. ATTACCO AL KILLER In questa fotografia al microscopio < •
alcuni linfociti, le cellule-soldato arruolate a difenderci (in blu), attaccano le cellule maligne che si riconoscono
per i prolungamenti simili ai tentacoli di una piovra.
Foto: IL BISTURI "ANNUSA" TUMORI I bisturi iKnife segnalano al chirurgo la presenza di cellule maligne nel
paziente e lo aiutano nel delicato compito di eliminare il tumore senza lasciarne traccia per evitare che la
malattia si ripresenti.