LN0417 Quaranta - Associazione Italiana Formatori

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Aprile2017,annoXI–N.4
Zygmunt Bauman, la scuola in una società “liquida”1
di Mario Quaranta2
Una voce critica ma aperta alla speranza: le attuali contraddizioni delle società
occidentali possono aprire a nuove aggregazioni sociali, politiche e culturali.
Zygmunt Bauman (1925-2017) è stato uno dei maggiori sociologi del Novecento, che
ha dato una originale interpretazione della società contemporanea e della
globalizzazione, rispetto alla quale si è differenziato sia dagli apologisti sia dai critici
radicali. Bauman riconosce che la globalizzazione ha modificato radicalmente la
società ed è un fenomeno irreversibile. Nega che in tale processo ci sia una
progettualità predeterminata da parte degli Stati o delle multinazionali. Siamo di
fronte a una “società liquida” (un termine che ha avuto una fortuna enorme),
caratterizzata dall’eclissi delle strutture politiche, culturali, educative tradizionali, che
hanno garantito la stabilità della società, i valori etici che ne erano a fondamento
(Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Laterza 2001)
Bauman ha pubblicato alcune opere di etica, perlopiù ignorate, che costituiscono
contributi di grande rilievo nell’ambito della filosofia del Novecento. Nella cultura
novecentesca c’è chi nega l’oggettività dei valori etici e afferma che sono affidati alla
libera circolazione e competizione di un “mercato” dei valori (il pragmatismo); chi
tende a elevare una separazione tra le pratiche sociali e l’etica (il criticismo); chi
difende l’autonomia della morale sottraendola a una fondazione metafisica (il
positivismo); chi ritiene il valore etico una pura imposizione di senso che fa
1
Fonte: http://adiscuola.it/zigmunt-bauman-la-scuola-in-una-societa-liquida/
di storia e filosofia nei licei, ha collaborato alla “Storia del pensiero filosofico e scientifico” di
Ludovico Geymonat. E' un profondo conoscitore della cultura italiana dell'Ottocento e del Novecento e
un acuto analista della storia della scuola italiana e del suo associazionismo professionale.
2Docente
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scegliere le norme che sembrano più utili; chi infine sostiene che l’etica è una
costruzione imposta dalla società, dall’autorità.
Di fronte a queste possibili opzioni, Bauman ha una preoccupazione fondamentale:
affermare che il fondamento dell’etica, della responsabilità morale, ha una matrice
individuale, pre-sociale. Dice Baumann quando è la società a stabilire l’etica, a
decidere quando un comportamento sia giusto o ingiusto, si può giungere a
situazioni estreme, addirittura a giustificare forme di distruzione dell’uomo come
l’olocausto, un fenomeno di cui ha fornito un’originale interpretazione (Modernità e
olocausto, 1992, I ed. 1989; Le sfide dell’etica , Milano 1996, I ed. 1993).
In alcune opere Bauman ha individuato gli effetti della globalizzazione nelle diverse
sfere della nostra esistenza; viviamo in una situazione di incertezza che allenta i
rapporti fra le persone, tra le persone e le istituzioni. Il mondo è percepito come
instabile, privo di solidità e ciò provoca un permanente senso di inquietudine.
Viviamo in una condizione di solitudine; c’è paura del futuro e l’unica certezza
che rimane è la morte ( La società dell’incertezza, il Mulino 2001; Paura
liquida, Laterza 2008; Vita liquida, Laterza 2007; La solitudine del cittadino
globale, Milano 2000).
Il problema dell’educazione e della scuola è stato perlopiù ai margini delle ricerche
dei sociologi che si sono occupati della globalizzazione e dei problemi che solleva in
vari campi dell’attività umana. Bauman ha dedicato al problema alcuni saggi e libri in
cui risponde alle domande di studiosi; è il caso di Conversazioni
sull’educazione (Erikson
2011),
intervistato
da
Riccardo
Mazzeo; Z.
Bauman: Intervista sull’educazione, a cura di Alba Purcheddu (Anicia 2005); Cose
che abbiamo in comune. 44 lettere dal mondo liquido (Laterza 2012).
Bauman propone per la scuola una “rivoluzione culturale”, resa necessaria dal fatto
che l’educazione attuale non può più essere quella dell’apprendimento affidato a un
maestro e dell’accumulazione delle conoscenze, dal momento che oggi i giovani
possono trovare in internet molte più informazioni “che in tutte le lezioni dei
professori sui filosofi esistiti”. I docenti devono adottare uno stile di insegnamento
“liquido”, ossia flessibile, scardinando i vecchi schemi, fornendo gli strumenti per
comprendere ciò che è essenziale per affrontare i problemi della contemporaneità.
Bauman non va oltre a indicazioni di massima; egli è convinto che per trovare una
via di uscita dalla società “liquida” sia essenziale, prima di tutto, rendersi pienamente
conto delle caratteristiche di tale società, perché “vita liquida e modernità liquida
sono profondamente connesse tra loro. Il carattere liquido della vita e quello della
società si alimentano e si rafforzano a vicenda. La vita liquida, come la società
liquido-moderna non è in grado di conservare la propria forma o di tenerci in rotta a
lungo”.
In altri termini, le contraddizioni profonde che emergono sempre più apertamente
nelle società occidentali, espresse dai nuovi nazionalismi e fondamentalismi,
possono aprire a forme nuove di aggregazione sociale, politica, culturale. In un tale
contesto la scuola e l’educazione assumono un ruolo fondamentale: aprire alla
speranza per un futuro migliore. Difficile da attuare, ma non impossibile, afferma
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Baumann. “Se è vero (e lo è) che ciascuna gamma di circostanze contiene alcune
opportunità accanto ai pericoli, è anche vero che ciascuna di esse è pregna sia di
ribellione sia di conformismo. Non dimentichiamo che ogni maggioranza all’inizio era
una minuscola, invisibile e impercettibile minoranza. E che perfino le querce
centenarie provengono da ghiande ridicolmente minuscole.”
Bauman prospetta una visione critica, ma anche di estrema apertura, ritiene, per
esempio, che il processo di meticciato culturale dovuto all’ondata di migrazioni in
Occidente sia «fonte di arricchimento e motore di creatività, per la civiltà europea
così come per qualunque altra», purché la coabitazione sia basata da ambedue le
parti sul rispetto dei principi del “contratto sociale” europeo.
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