Barman società liquida Bauman e la crisi dell'istruzione "Social media antagonisti dei docenti" LA LEZIONE MARIO NERI «INTERNETè il paradiso della libertà » e «i social media sono gli antagonisti dei professori e degli insegnanti». I quali, se ancora intendono conservare un ruolo formativo nella scuola, non possono pensare di continuare a contrapporre «l'autorevolezza del vecchio modello "solido" di paideia » alle suggestioni dell'intrattenimento, il soft power del web. Perché oggi «i giovani possono rintracciare molte più informazioni utili a districarsi nella realtà in una pagina online del New York Times che in tutte le lezioni dei professori sui filosofi esistiti ». Prof e maestri si adattino ad uno stile pedagogico «liquido», flessibile, ed essi stessi ad «un apprendimento permanente». All'inizio, detto da lui, il padre della teoria sulla "società liquida", e della post modernità frammentaria, ormai imperniata su relazioni fragili e irruente pulsioni consumistiche, sembra quasi che Zygmunt Bauman si sia lanciato in uno strano e picaresco paradosso. Possibile che uno dei prodotti o degli elementi scatenanti della globalizzazione sia davvero una frontiera dei processi educativi? Per il sociologo polacco, che parla in un salone strapieno di studenti e docenti universitari a Palazzo Gerini, sede dell'Indire e della Italian University Line, «l'istruzione sta vivendo una crisi profonda». Gli siedono accanto Carlo Bordoni, che con Bauman ha scritto State of Crisis (Polity, 2014), fra poco in uscita con Einaudi, il rettore Alberto Tesi, il presidente dell'Indire Giovanni Biondi, il sociologo Luca Toschi e Alessandro Mariani, rettore della Iul. Ma sono i ragazzi a rimanere folgorati da questo 89enne che, con un filo di voce e in un inglese accademico, stupisce ancora una volta per le sue tesi innovative. «Nell'antica Grecia - dice - l'educazione era affidata ad un maestro e gravitava su un modello di perfezione umana e virtù. Quel modello è stato ereditato dalla scuola e dall'università fino all'era post industriale». E per quel codice, spiega Bauman, la trasmissione della conoscenza avveniva «attraverso un meccanismo balistico ». Dalla cattedra, l'insegnante «sparava sugli studenti un missile di sapere» cristallizzato e «in modo univoco e diretto». Un metodo basato «sull'idea di stabilità delle condizioni sociali e la presenza di un esempio autorevole di guida per i giovani alunni che indicava la via da seguire, le cose giuste da apprendere». Un gatekeeper, «un portiere capace di filtrare l'ingresso della conoscenza grazie alla sua esperienza e al suo bagaglio culturale, è ciò che è necessario anche oggi» ma la visione balistica dell'istruzione non «può più funzionare». Nella modernità liquida, «vecchie idee di apprendimento rendono inutili gli sforzi dei protagonisti dell'educazione per dare risposte alla società contemporanea. Siamo tutti dipendenti da internet. È Google a dominare. La Rete offre un patrimonio enorme di informazioni, spesso nebulose, frammentarie, che però hanno il potere di avere maggior presa sui giovani perché diffuse sotto forma di intrattenimento, un soft power che si contrappone alla tradizionale autorevolezza degli insegnanti ». Oggi, dice Bauman riprendendo Conversazioni sull'educazione (Erickson) scritto con Riccardo Mazzeo, per ritrovare quell'autorevolezza è necessario scardinare i vecchi schemi, «quelli sono giunti al termine», «un insegnante deve utilizzare missili intelligenti, diradare la nebbia informativa, selezionare, essere capace di correggere la rotta del processo di formazione della conoscenza, perché la realtà in cui viviamo è continuamente soggetta a perturbazioni e cambiamenti». L'istruzione, dunque, vincente è «flessibile», «il docente diventa un intercessore, un exemplum a cui ispirarsi ma da superare, che fornisce strumenti per capire cosa sia rilevante e necessario per affrontare la contemporaneità». E, quando non è possibile, deve «istruirci a navigare sui singoli frammenti». Il rischio è la liquidità del web e una disgregazione cognitiva. «Se la pedagogica tradizionale, con i suoi metodi di apprendimento, scolpiva la persona perché la costringeva a un percorso di creazione della conoscenza», per gli studenti di oggi il web rischia di trasformarsi in una porta d'accesso per una cultura di superfi-cie. «La globalizzazione è un processo che ha quasi cancellato la dimensione locale, ma da venti o trenta anni ha riaffermato un nuovo concetto di comunità. Se in passato il concetto di comunità era legato al suolo e al sangue, tanto che su questo si sono sviluppati i nazionalismi - dice Carlo Bordoni -,oggila communitas èstata interiorizzata». Non è più legata al quartiere ma estesa per migliaia di chilometri grazie ad internet, al dominio della velocità. «Siamo ritornati ad un concetto arcaico di comunità e all'idea di eterno presente. Ci fermiamo all'oggi dimenticandoci del futuro ». Sebbene sia «un paradiso della libertà», riprende il sociologo polacco, che dà il «piacere di connettersi e sconnettersi dalle relazioni in qualsiasi momento, e quindi garantisce i vantaggi di un appartenenza senza i rischi della perdita», la comunità glocal si contrappone alla comunità territoriale, perché se questa era il luogo dell'impegno, quella è il luogo del «disimpegno», dove «si disimpara a stare con gli altri». L'antidoto? «La fusione degli orizzonti », la «cosmopolitizzazione», «l'incontro delle tradizioni ma non priva delle radici». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il sociologo polacco ha parlato a centinaia di studenti nella sede della Italian University Line "Si possono rintracciare più informazioni utili in una pagina del sito del New York Times" LA SOCIETÀ LIQUIDA Zygmunt Bauman, padre della teoria sulla "società liquida", e della post modernità frammentaria, riflette su come l'uso dei social media da parte dei ragazzi renda decisivo il ruolo degli insegnanti (foto Enrico Ramerini)