La Comunicazione tout court
è sempre sociale
Stefania Cardo - Formatore
Puglia FQTS 2013
“Che fai?” gli domandai. E lui, a sua volta,
mi fece una domanda.
“Qual è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua
non ha forma!” dissi ridendo:
“Piglia la forma che le viene data”.
Andrea Camilleri
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L’umanità contemporanea parla con molte voci […].
La questione centrale della nostra epoca è come trasformare questa
polifonia in armonia e impedirle di degenerare in cacofonia.
L’armonia non significa uniformità, ma è sempre un’interazione di
numerosi motivi differenti, che conservano ciascuno la propria
identità distinta e sostengono la melodia risultante attraverso e grazie a
questa identità.
Zygmunt Bauman
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Si potrebbe affermare che la comunicazione tout court è sempre
sociale, dal momento che presuppone una relazione tra attori
singoli o collettivi, ma richiamare esplicitamente l’aggettivo
“sociale” significa connotare questa relazione, aggiungendo
qualcosa in più. Ma in che cosa consiste questo “qualcosa in
più”? Si potrebbe, in prima battuta, sottolineare che l quid che si
aggiunge, implichi una dimensione valoriale condivisa o
collettiva e presupponga attenzione per l’esistenza di uno
spazio pubblico.
Assumere l’esistenza di una dimensione valoriale universalmente
condivisa non è però esente da rischi. Comporta, spesso, la
negazione di punti di vista alternativi e di prospettive che in quel
particolare collettivo non riescono a riconoscersi o nel quale non
sono incluse da chi ha il potere di decidere la natura dei confini
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La riflessione sociologica, sottolinea da tempo il significato non
scontato dei valori ai quali facciamo riferimento.
Assumere che esistano significati non scontati, comporta
riflettere sulle funzioni dei valori all’interno della società.
Questi possono essere intesi come una sorta di collante, che
“tiene insieme” i vari ambiti dell’organizzazione sociale e gli
individui che ne sono parte.
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Gli studiosi parlano a questo proposito della funzione di integrazione
simbolica che la comunicazione sociale, con il richiamo ai valori, svolge
(cfr. Mancini 2001).
Da questo punto di vista, la sua valenza principale riguarderebbe, non
tanto e non solo il contenuto informativo veicolato dai messaggi che la
connotano, quanto l’effetto di coesione implicito nel suo utilizzo.
Ma anche se ci concentriamo sulla dimensione dell’informazione che
questa comunicazione veicola occorre fare alcune ulteriori precisazioni.
È infatti innegabile che la comunicazione sociale si preoccupa anche
di diffondere conoscenze su quelli che sono considerati comportamenti
idonei per tutelare ad esempio la salute individuale, la qualità dell’ambiente
nel quale viviamo o per incentivare modalità relazionali più attente alle
diversità che compongono la società e così via.
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Ma le informazioni che riceviamo non si traducono necessariamente in
atteggiamenti e comportamenti e non diventano automaticamente parte
della nostra esperienza
Per descrivere la differenza tra informazione e esperienza Paolo
Jedlowski (un sociologo e docente di sociologia italiano ha scritto un
libro dal titolo storie comuni) dal suo libro emerge che Narrare è mettere
in comune con gli altri una storia, costruendo i primi elementi di un
mondo comune nel momento in cui vengono superati i confini che
delimitano la nostra singolarità.
riprende una storia di Ernst Bloch:
Nato in una famiglia di origine ebraica, si laureò in filosofia conobbe Max Weber passando per Berlino
Ovest , a Tubinga, dove ottenne una cattedra universitaria.
Ne Il principio speranza (pubblicato in tre volumi dal ( 1953 al 1959 )
Bloch sosteneva che speranza e utopia sono elementi essenziali dell'agire e del pensare umano.
a quali target vogliamo arrivare
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In questa storia, un pellegrino si presenta in una sinagoga.
È un vagabondo ed è coperto di stracci. Quella sera, a ciascuno dei
presenti, è richiesto di raccontare qualcosa. Quando giunge il suo turno, il
pellegrino inizia a raccontare:
“C’era una volta un re, che viveva felice in un
regno prosperoso....”. Il racconto si dipana, e narra le peripezie del re,
del suo essere scacciato, inseguito e in fuga. Giunto alla fine della storia,
fin lì raccontata in terza persona e al tempo passato, il pellegrino
conclude
dicendo: “E ora eccomi qui”.
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Il passaggio nel tempo della narrazione dal passato al presente, e del
soggetto dalla terza persona alla prima, ha l’effetto di uno shock, è
come un risveglio improvviso.
La storia narrata irrompe nel presente degli astanti.
Nella lontananza che il tempo del racconto aveva dapprima creato,
ciascuno degli ascoltatori aveva potuto seguire liberamente la storia, si
era più o meno immedesimato nei personaggi, aveva forse potuto
riflettere sulla somiglianza dei loro casi con i suoi, si era interrogato sul
“senso” della storia, libero dal rischio di dover prendere posizione. […].
Quando la storia irrompe nel presente, l’ascoltatore non può più
liberarsene. Vi era già entrato, e ora, all’improvviso, scopre che era di lui
che si parlava: di qualcosa di presente,esistente, reale»
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Potremmo dire che la scommessa della comunicazione sociale consiste
(o dovrebbe consistere) in questo:
nell’aiutare le persone a cui è rivolta a compiere questo salto, a
transitare cioè dall’informazione all’esperienza. A cambiare il punto
di vista.
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Perché è sociale la
comunicazione sociale
Le parole assumono spesso significati differenti, più o meno ampi e
stabili nel tempo. Tuttavia – ricorda Bauman – una loro caratteristica
ulteriore consiste nell’evocare particolari emozioni/sensazioni in chi
le usa o le incontra. Anche il termine sociale, così come la comunità di
cui parla Bauman, «emana una sensazione piacevole, qualunque
cosa tale termine possa significare»
Sociale richiama, nell’accezione del senso comune, qualcosa che ci
riguarda tutti, evoca la rassicurante presenza di un “noi”, l’esistenza e
la gestione di beni collettivi, forse un richiamo alla solidarietà nei confronti
dei segmenti più deboli che compongono il “noi”.
Ma il sociale non si esaurisce nella metafora di un legame caldo ed
empatico tra gli individui.
a quali target vogliamo arrivare
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Comicazione sociale
Promuove un’idea,
un valore,
un tema di interesse generale,
educa ad un cambiamento culturale.
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Il terzo Settore
Il terzo settore si fa fonte per i media :
Valorizza le identita
Condivide esperienze
Promuove cambiamento
Si mette in gioco per cambiare il punto di vista
Fa sorgere dubbi
Fa uscire dagli schemi
Racconta le sue storie di vita
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Racconta anche e quindi i saperi che poi
producono astrazioni, producono rapporti, cifre
e ricerche…
e quindi non solo questo ma anche tutta una serie di
riflessioni su come questi problemi sono maturati, su
come evolvono… e su come è possibile risolveri…
Una del sentinella “sociale” a disposizione di
tutti
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… foriero di buone idee capaci di creare condivisione, di mettere in
campo attori reali.
Il Terzo Settore deve avere lo sguardo alto ( mettere in campo un punto
di vista sul quale costruire condivisioni)
Comunicare Sociale
Il processo che fa sì che un idea di pochi i diventi un idea di molti
emergono " nuovi Diritti" per promuovere una società più giusta.
La SCOMMESSA VERA
coraggio di essere comunicazione di frontiera
( temi fastidiosi alcune volte, altre molto innovativi)
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