Istituto MEME: Una musica dal passato

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Istituto MEME
associato a
Université Européenne
Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles
Una musica dal passato
Un’esperienza di Musicoterapia Musico-Centrata
Scuola di Specializzazione: Musicoterapia
Relatore: Dott. Paolo Alberto Caneva
Contesto di Project Work: Residenza San Pietro di
Castiglione delle Stiviere (MN)
Tesista Specializzando: Valentina D'Agnano
Anno di corso: Secondo
Modena: 7 settembre 2014
Anno Accademico: 2013 - 2014
ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. - BRUXELLES
VALENTINA D’AGNANO – SST IN MUSICOTERAPIA - SECONDO ANNO A.A. 2013 – 2014
Indice
1. Introduzione ................................................................................................................... 2
2. La musicoterapia ............................................................................................................ 3
2.1. Origini e storia ......................................................................................................... 6
2.2. Tecniche ................................................................................................................... 9
2.3. Ambiti di applicazione ........................................................................................... 10
2.4. Musicoterapia Musico-Centrata …………………………….…………………... 11
2.4.1. Community Music Therapy ……………………...……………..………… 15
3. Il progetto ..................................................................................................................... 21
3.1. La struttura ............................................................................................................. 22
3.2. L’intervento ........................................................................................................... 23
3.3. Le attività ............................................................................................................... 26
3.3.1. Musica al pianoforte …………………………………………..…………. 26
3.3.2. Musica in reparto ……………………………………..………………….. 27
3.2.3. La tombola sonora ....................................................................................... 29
3.2.4. Il film ……………………………………………..…………………….... 30
4. Il mio viaggio ............................................................................................................... 31
4.1. Ritratti .................................................................................................................... 34
5. Conclusioni ................................................................................................................... 36
6. Bibliografia .................................................................................................................. 38
7. Sitografia ...................................................................................................................... 40
8. Repertorio .................................................................................................................... 41
9. Appendice .................................................................................................................... 44
1
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VALENTINA D’AGNANO – SST IN MUSICOTERAPIA - SECONDO ANNO A.A. 2013 – 2014
1. Introduzione
Questo lavoro descrive la mia esperienza di Project Work all’interno della Residenza San
Pietro di Castiglione delle Stiviere (MN) che ospita anziani e disabili fisici e psichici e
pazienti oncologici in fase terminale.
Prima di tutto penso sia importante inserire dei cenni introduttivi su cosa sia la
musicoterapia, le sue origini e i modelli più diffusi. In particolare mi soffermerò
sull’approccio della Musicoterapia Musico-Centrata, che non è un modello ma piuttosto un
modo di concepire la musicoterapia e i suoi scopi. Nella prospettiva della Musicoterapia
Musico-Centrata tratterò la Community Music Therapy che rispecchia la prospettiva
abbracciata dal musicoterapeuta che ho seguito in questo percorso. Cercherò di esplicitare
le caratteristiche di questo approccio, che mette al centro dell’attività la musica (essendo
ascrivibile ad una prospettiva musico-centrata) ma anche il contesto rappresentato dalla
comunità. Porterò dunque un esempio documentato di applicazione della Community
Music Therapy, “The Musical Hour” di Aasgeerd, che può essere accostato all’esperienza
del mio Project Work.
Illustrerò poi il progetto che il musicoterapeuta ha proposto alla struttura quando ha
iniziato la collaborazione diverso tempo fa, descrivendone le premesse e gli obbiettivi.
Descriverò inoltre le attività condotte nelle sessioni di musicoterapia all’interno della
Residenza, nei reparti, nella sala comune e la tombola sonora.
Racconterò dunque il mio viaggio all’interno di questo contesto, le riflessioni e le
impressioni, le difficoltà e le conquiste.
Infine tratteggerò dei veloci ritratti di alcune delle persone che ho avuto il piacere di
incontrare e conoscere, se pur in modo fugace, in particolare richiamando il loro rapporto
con la musica.
2
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2. La musicoterapia1
“Ogni malattia è un problema musicale.
Ogni cura è una soluzione musicale.”
[Novalis]
Per comprendere cosa sia la musicoterapia penso sia opportuno soffermarci prima di tutto
sull'etimologia della parola stessa.
“Dalla radice greca della parola “therapeia”, che significa “assistere”, “aiutare”,
“prendersi cura”, molto si comprende di questa natura e di quanto possa essere linkata ad
una definizione molto allargata di “musica”: l’arte dell’organizzazione temporale dei
suoni e delle sue varie componenti fisiche ed esperienziali, allo scopo di creare ed
interpretare forme espressive che rinforzino, elaborino, diano significato all’esperienza
della vita umana, ha nella musicoterapia il suo concetto più ampio.”2
Della musicoterapia sono state date molteplici definizioni, vorrei qui proporne alcune delle
più autorevoli.
La World Federation of Music Therapy nel 2011 ha definito la musicoterapia come “l'uso
professionale della musica e i suoi elementi in un intervento medico, educativo e situazioni
quotidiane con singoli individui, gruppi, famiglie o comunità che cerchino di migliorare la
propria qualità della vita e migliorare il proprio benessere e la propria salute fisica,
sociale, comunicativa, emotiva ed intellettuale. Ricerca, pratica, educazione e
riabilitazione clinica in musicoterapia sono basate su standard professionali in relazione
con i contesti culturali, sociali, e politici.”3
1 V. D’Agnano “Quando mi arrabbio”, Project Work, Istituto MEME, 2013.
2 R. M. Sarri, “Musicoterapia fra le righe. Brevi note sulla disciplina”, www.edumus.com, 2013.
3 “Music therapy is the professional use of music and its elements as an intervention in medical, educational, and
everyday environments with individuals, groups, families, or communities who seek to optimize their quality of life
and improve their physical, social, communicative, emotional, intellectual, and spiritual health and wellbeing.
Research, practice, education, and clinical training in music therapy are based on professional standards
according to cultural, social, and political contexts”- www.wfmt.info.
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L'American Music Therapy Association, nella sua definizione4 pone l'accento anche
sull'utilità della musicoterapia nel proporre canali comunicativi alternativi per coloro che
hanno difficoltà nell'espressione verbale, sottolineando in questo modo la funzione
espressiva della musica.
Una delle più celebri definizioni è quella di Bruscia che descrive la musicoterapia come
“un processo sistematico e dinamico dove il terapeuta aiuta le persone a migliorare la
loro qualità della vita. Questo aiuto nasce essenzialmente dalla creazione e dalla
conservazione della relazione terapeuta-persona e dalla natura intrinseca dell’esperienza
con la musica”.5
Che l'ascolto della musica influisse sulla persona, come vedremo, era noto sin
dall'antichità, tuttavia solo in tempi più recenti si è studiato scientificamente in che modo e
in quale misura ciò avvenga.
Una funzione riconosciuta alla musica, tra le altre, è quella di attivazione dei processi
sinestesici all'interno dei processi cognitivi.
Ciò risulta di particolare importanza soprattutto per sopperire a mancanze di altro tipo
come l'inibizione dell'espressione verbale causata, ad esempio, da malattie come l'autismo.
Molti studi dimostrano l'influsso della musica a livello neuronale, in tal senso le
neuroscienze stanno trovando sempre nuove connessioni tra musica e attivazioni celebrali.
Alcuni lavori sottolineano come la musica abbia un effetto diretto sul cervello e sulle sue
prestazioni6.
Una ricerca della McGill University di Montreal pubblicata su Nature Neuroscience ha
4 “Music Therapy is an established health profession in which music is used within a therapeutic relationship to
address physical, emotional, cognitive, and social needs of individuals. After assessing the strengths and needs of
each client, the qualified music therapist provides the indicated treatment including creating, singing, moving to,
and/or listening to music. Through musical involvement in the therapeutic context, clients' abilities are
strengthened and transferred to other areas of their lives. Music therapy also provides avenues for communication
that can be helpful to those who find it difficult to express themselves in words. Research in music therapy supports
its effectiveness in many areas such as: overall physical rehabilitation and facilitating movement, increasing
people's motivation to become engaged in their treatment, providing emotional support for clients and their
families, and providing an outlet for expression of feelings.” - www.musictherapy.org
5 K. Bruscia, “Definire la musicoterapia”, Gli Architetti, Roma, 1992.
6 Ad esempio il così detto “effetto Mozart” (seppur piuttosto controverso): a seguito dell'ascolto di una sinfonia di
Mozart è stato dimostrato che le prestazioni di coloro che avevano ascoltato la sinfonia erano considerevolmente
maggiori rispetto ai partecipanti al progetto dei gruppi di controllo. (Studio condotto nel 1993 dai fisici Gordon
Shaw e Frances Rauscher, pubblicato su Nature).
4
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dimostrato che l'ascolto musicale attiva processi fisiologici che regolano l’attività
cerebrale, ossia nella produzione di dopamina, un neurotrasmettitore responsabile della
sensazione di piacere associata al sistema di ricompensa cerebrale.
Inoltre il monitoraggio dell'attività celebrale ha evidenziato che il rilascio di dopamina
avviene anche prima dell'ascolto, nella fase di attesa del motivo noto, coinvolgendo così
un nucleo fondamentale per la pianificazione dei movimenti.
Questo fenomeno potrebbe motivare la nostra naturale tendenza a seguire e prevedere un
ritmo (ad esempio battendo il piede o muovendo la testa), infatti per fare ciò dovremmo
“anticipare” la battuta.7
Proprio a questa attività di previsione del ritmo si potrebbero ricondurre le risposte positive
in termini di precisione del gesto e miglioramento della coordinazione evidenziate da
alcune ricerche che hanno visto come protagonisti individui affetti da malattie motorie
come il Parkinson.
Inoltre le recenti scoperte relative ai neuroni a specchio (localizzati in aree motorie e
premotorie, nell'area di Brocca e nella corteccia parietale inferiore), dimostrano
l'attivazione di questi neuroni non solo facendo un'azione ma anche solo vedendola, oltre a
ricoprire un'importanza potenziale nello studio dell'imitazione e del linguaggio,
rappresentano un ulteriore fondamento scientifico alla musicoterapia.
La musica quindi influisce pervasivamente il nostro corpo e assumendo un ruolo di:

stimolo emotivo: il suono attiva la mielina che a sua volta attiva i processi cognitivi;

compensazione di un deficit di ritmo interno;

attivazione del sistema limbico.8
È importante attivare dei canali di comunicazione per fare in modo di smuovere le
emozioni, esprimerle, organizzarle e condividerle e la musica rappresenta una via
privilegiata in questo senso.
Inoltre non va dimenticato che la musicoterapia fa parte delle relazioni di aiuto, ciò
significa che il legame relazionale è imprescindibile nonché strumento essenziale per la
7 neuroemotion.tumblr.com
8 Enrico Granieri, “Fondamenti neuroscientifici della musicoterapia - Musicoterapia: premesse scientifiche e
applicazioni in ambito neurologico”, www.unife.it
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realizzazione di un qualsiasi processo.
“Sebbene conservasse gli aspetti formali della sua precedente educazione - la sua cortesia
-, avevamo la sensazione che non fosse più animato da alcun reale sentimento. Tutto
questo però cambiava, all'improvviso, quando Harry cantava. (...) Era come se la musica la sua intenzionalità e il suo sentimento - potesse «sbloccarlo» o servire come una sorta di
sostituto o di protesi per i suoi lobi frontali, fornendo meccanismi emozionali che
altrimenti sembravano essergli venuti meno. Mentre cantava, Harry pareva trasformato,
ma quando il canto finiva, nell'arco di qualche secondo tornava come prima, nuovamente
vuoto, indifferente e inerte.”9
2.1. Origini e storia
La musica è uno dei fondamenti di ogni civiltà; Jaak Panksepp, neuropsicologo delle
emozioni, ha detto “la musica deriva dalle grida emesse dai primi ominidi quando
qualcuno si allontanava dal gruppo”.10
Infatti Darwin, nel suo saggio “L'origine dell'uomo” ipotizzava che linguaggio e musica
derivassero da un "protolinguaggio musicale", utilizzato dai nostri antenati per la difesa del
territorio, per il corteggiamento e nell'espressione delle emozioni.11
I primi strumenti musicali erano di proprietà degli stregoni poiché si pensava che
possedessero qualità magiche e curative, ed erano costituiti principalmente da percussioni
ma anche flauti, archi e corni.
I reperti più antichi risalgono a più di 40.000 anni fa e testimoniano come la storia della
musica si perda nella notte dei tempi.
Quindi possiamo dire che la musica ha accompagnato l'uomo praticamente da sempre,
occupando un posto importante nella vita quotidiana ma anche nella medicina.
Il ruolo terapeutico della musica era già riconosciuto ad esempio dal circolo dei pitagorici,
infatti diversi autori ne riportano le attività, tra cui Aristosseno che così scriveva: “usavano
9 O. Sacks, “Musicofilia – racconti sulla musica e sul cervello”, Adelphi edizioni, Miano, 2010, pp. 383 – 384.
10 Enrico Granieri, “Fondamenti neuroscientifici della musicoterapia - Musicoterapia: premesse scientifiche e
applicazioni in ambito neurologico”, www.unife.it
11 Le scienze - “Linguaggio e musica: due espressioni per la stessa comunicazione”, www.lescienze.it.
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medicine per purificare il corpo e musica per purificare la mente”12.
Anche Platone definiva la musica “la miglior medicina per l'anima”.
Nei secoli questo legame è rimasto, tuttavia per trovare un riconoscimento effettivo in
ambito scientifico si dovrà attendere fino ai giorni nostri.
Le prime esperienze in ambito musicoterapico nascono durante la seconda metà del
ventesimo secolo come ricerche all'interno della psicologia, che a sua volta stava iniziando
ad acquisite riconoscimento come indipendente rispetto alle discipline mediche.
La musicoterapia come la psicologia quindi non erano considerate come scienze con la “s”
maiuscola.
Il concetto della musica utilizzata in medicina si sviluppa negli anni 70/80 nell'ambito
ospedaliero in Germania, è qui infatti che due medici, Ralph Stpintge e Roland Droh,
applicavano quella che loro definivano “musica ansiolitica” per alleviare l'ansia e lo stress
preoperatorio.13
Il loro libro e il simposio che organizzarono suscitò molto interesse a livello
internazionale, aprendo la strada alla musicoterapia impiegata in ambito medico.
Negli anni e a seconda che la musica o la relazione terapeutica fosse l'agente primario del
cambiamento, così come il ruolo del musicoterapeuta primario o di supporto, sono state
definite diverse categorie di musicoterapia medica:

musica come medicina;

musica in medicina;

musicoterapia e medicina;

musicoterapia come medicina;

musicoterapia in medicina.
Ad esempio Bruscia nel suo libro “Definire la musicoterapia”14 fa la distinzione tra la
“musica in medicina” e la “musicoterapia in medicina”:

“musica in medicina consiste nell'utilizzo della musica per influenzare gli stati
fisici, mentali o emotivi del paziente, durante o dopo il trattamento medico. Lo
scopo è di preparare il paziente all'intervento medico, nonché quello di rafforzare e
12 R. M. Sarri, “Storia della musicoterapia. Accenni ed approfondimenti a cavallo dei secoli”.
13 Nel 1985 pubblicano “Musik in der Medizin”.
14 K. Bruscia, “Definire la musicoterapia – Percorso epistemologico di una disciplina e di una professione”, Gli
archetti, Ismez, Roma, 1993.
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facilitare l'effettivo processo di trattamento o consapevolezza.
Sono inclusi anche gli effetti diretti della musica sul corpo.
In essa la relazione cliente - terapeuta è di secondaria importanza rispetto agli effetti
diretti della musica, mentre i rapporto cliente - musica assume un ruolo chiave.

Musicoterapia in medicina si realizza nel terapeuta che usa le esperienze musicali
e le relazioni che si sviluppano come lo strumento per aiutare i pazienti clinici ad
ottenere un maggiore controllo della propria malattia, cura o consapevolezza.
Qui gli scopi sono di medicina e/o psicoterapeutici per natura, e l'obiettivo può essere
quello di influenzare la condizione medica stessa, o quello di costruire uno stile di vita che
aiuti il paziente a superare o a gestire i suoi problemi di salute.”15
Potremmo dire quindi che la “Musicoterapia in medicina” include e supera la “Musica in
medicina” e il ruolo del terapeuta assume una rilevanza centrale nel processo di intervento.
Negli anni la musicoterapia è andata sempre più diffondendosi, sviluppandosi in veri e
propri modelli, metodologie e procedure.
I cinque modelli storici16 presentanti al 9° Congresso Mondiale di Musicoterapia, tenutosi a
Washington nel 1999 sono:

l'immaginazione guidata e musica sviluppata da Bonny;

la musicoterapia analitica sviluppata da Priestley;

la musicoterapia creativa sviluppata da Nordoff e Robbins;

la musicoterapia comportamentale sviluppata tra gli altri da Madsen;

la musicoterapia benenzoniana.
Attualmente le pratiche diffuse sono molteplici e derivano dalla fusione e dalla
contaminazione di questi e altri modelli e pratiche così come dalle influenze di altre
discipline come la danza e l'arte.
15 A. Spasic, “Musica e medicina”, dispensa Istituto MEME, A.A. 2012/2013.
16 P. A. Caneva (a cura di), “Modelli e metodi di musicoterapia”, dispensa Istituto MEME, A.A. 2012/2013.
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2.2. Tecniche
Il contesto non-verbale è fondamentale e prevalente in musicoterapia, ed è costituito dalla
congiunzione di infiniti codici17:

sonoro-musicale e vocale;

gestuale;

corporeo;

mimico;

verbale.
L'intervento musicoterapico può essere rivolto ad un singolo individuo o a un gruppo.
Tuttavia, quando possibile, è meglio privilegiare il lavoro di gruppo, perché ciò costituisce
un elemento di grande potenziale.
Il gruppo, omogeneo o non, permette la condivisione dei vissuti e delle esperienze, inoltre
favorisce l'imitazione e il proto-apprendimento18; costituisce una fonte di ricchezza
importante che si basa sulle differenze, sulle assonanze e sulle risorse di ciascuno.
La modalità di intervento della musicoterapia può essere:

“attiva: prevede la partecipazione attiva del paziente o del gruppo che crea eventi
sonoro-musicali liberi(improvvisazione) o su consegne date, con i quali il
musicoterapeuta interagisce per raggiungere gli obiettivi prefissati;

recettiva: si basa sull'ascolto di brani pre-registrati o improvvisazioni eseguite dal
musicoterapeuta opportunamente selezionati per un determinato pezzo,
gruppo o obiettivo terapeutico. L'ascolto è seguito da un'elaborazione
verbale delle impressioni sollecitate.”19
Le principali tecniche della musicoterapia attiva sono:
17 M. E. D'Ulisse, C. Ferrara, “Dispensa divulgativa sulla musicoterapia”, ass. Anni Verdi, Roma, 2000.
18 G. Bateson, “Le categorie logiche dell'apprendimento e della comunicazione, in Verso un'ecologia della mente”,
Adelphi edizioni, 1976.
19 E. Gallazzi (a cura di), “Musicoterapia: organizzazione e condizione operativa”, dispensa Istituto MEME, A.A.
2012/2013.
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
improvvisazione musicale;

dialogo sonoro;

movimento sulla musica;

canto e vocalizzazione;

songwriting.
2.3. Ambiti di applicazione
I campi di applicazione della musicoterapia oggi sono i seguenti20:

Preventivo
- musicoterapia in gravidanza;
- primissima infanzia;
- adolescenza;
- scuola.

Riabilitativo
- deficit cognitivi;
- disturbi sensoriali;
- disturbi del linguaggio;
- deficit motorio;
- campo neurologico (parkinson, alzheimer, coma).

Terapeutico
- autismo;
- psicosi;
- nevrosi.
Inoltre la musicoterapia viene utilizzata con i pazienti oncologici, con i pazienti terminali e
20 Ivi.
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nelle terapie familiari.
2.4. Musicoterapia musico-centrata21
La Musicoterapia Musico-Centrata non è un modello ma è un’attitudine che accomuna
molti musicoterapeuti e teorici in modo trasversale, la quale pone la musica al centro
dell’azione terapeutica. La teorizzazione che ne diete Kenneth Aigen in “Music-Centered
Music Therapy”22 infatti è di una riflessione su pratiche già esistenti; “non è un nuovo
approccio o una nuova corrente teorica in musicoterapia: è piuttosto un “termine
ombrello” sotto il quale possiamo raccogliere una costellazione di pratiche e convinzioni
appartenenti ad un significativo numero di operatori. La MMC è infatti l’elemento
caratterizzante di molti modelli di musicoterapia tra i quali la Musicoterapia Creativa, la
Community Music Terapy23 e la Culture-Centered Music Terapy”24. Aigen sottolinea che la
musicoterapia ha fatto riferimento, fin dalla sue origini, a teorie derivanti da altre
discipline, così facendo i musicoterapeuti hanno applicato le loro pratiche a teorie esterne
alla musicoterapia ponendo così in secondo piano la dimensione strettamente musicale.
Tuttavia, come evidenziano i riferimenti che Aigen stesso introduce nella sua definizione
di Musicoterapia Musico-Centrata (MMC), il concetto della musica come fulcro primario
della terapia è riscontrabile in teorie che costituiscono i modelli storici della musicoterapia
come la Musicoterapia Creativa di Nordoff e Robbins25 ma anche la GIM26 di Bonny,
21 S. Mattiello, “Music-centered Music Therapy e Community Music Therapy”, dispensa, 2010.
P. A. Caneva, “Songwriting. La composizione di canzoni come strategia di intervento musicoterapico”, Roma,
Armando, 2007.
22 K. Aigen, “Music-Centered Music Therapy”, Barcelona Publishers, 2005.
23 Vedi p.16.
24 Ivi p.41.
25 Secondo il modello di Nordoff e Robbins il musicoterapeuta deve essere prima di tutto un musicista ed è
essenziale l’utilizzo di uno strumento armonico. L’improvvisazione è un aspetto essenziale e viene utilizzata per
inglobare la produzione del paziente che può essere vocale o strumentale. La produzione musicale consente lo
sviluppo dei talenti creativi, rappresenta di per sé un mezzo di crescita e sviluppo.
26 Guided Imagery ad Music – “…è un processo dove l’immaginazione è evocata durante l’ascolto musicale”
(Bonny, 1990). Questo modello si fonda sull’esperienza ricettiva della musica, una musica che è stata creata
esclusivamente con scopi non clinici, dunque nella concezione di Bonny la musica di carattere strettamente
musicale contiene in se espetti terapeutici inserita in un contesto di supporto adeguato, predisposto dal terapeuta. A
seconda del modo in cui la musica è costruita e arrangiata essa è impiegata in diversi usi clinici, infatti, come per
Nordoff e Robbins, le specifiche proprietà della musica hanno un’importanza clinica. Gli elementi musicali
costitutivi della musica stessa (l’altezza, melodia e armonia, modo vocale o strumentale, il ritmo, il tempo, il
timbro) e come si modulano e si susseguono, sono le variabili che influenzano i processi dell’ascoltatore. In
particolare la musica classica si presta all’impiego musicoterapico della GIM poiché “presenta uno stato d’animo
o un sentimento, poi lo altera attraverso le sezioni complesse dello sviluppo e poi finalmente giunge alla
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nonostante si fondino su approcci molto diversi.
Proprio Nordoff e Robbins coniarono il termine “musica come terapia” (che si
contrappone alla nozione di musica nella terapia) che appare nel titolo del loro lavoro del
1965 “The Art of Music as Therapy”. Ma questo termine fu poi ripreso anche da Bonny
considerando la music-as therapy come un ideale a cui tendere nella pratica
musicoterapica.
Bruscia in “Modelli di improvvisazione in musicoterapia” individua una differenza tra il
concetto di musica “come terapia” e “nella terapia”.
“(…) quando viene usata “come terapia”, la musica serve come mezzo primario di
stimolo o risposta per il cambiamento del cliente; (…) nella musica come terapia l’enfasi è
data al paziente direttamente connesso alla musica, con l’aiuto del terapista che facilita il
processo di relazione quando necessario (…) Al contrario quando viene usata “nella
terapia”, la musica non è il primario o l’unico agente terapeutico ma piuttosto è utilizzata
per facilitare il cambiamento terapeutico perseguito attraverso la relazione interpersonale
o attraverso altre modalità terapeutiche.” 27
In realtà il concetto di MMC non è direttamente sovrapponibile a quelle di musica come
terapia inizialmente proposto da Bruscia poiché la differenza tra le due concezioni di
applicazione della musica si esplicita anche nel concetto di risultato e nelle finalità stesse
della terapia. La prospettiva musico-centrata vede il risultato musicale come il risultato
terapeutico desiderato poiché il processo musicale rappresenta il processo personale del
paziente. Dunque la musica non è solo il principale mezzo di espressione del paziente ma è
l’esperienza musicale stessa il terreno su cui il musicoterapeuta agisce.
Quindi la prospettiva della MMC differisce da quella che Gary Ansdell chiama il
“concensus model”28, indicando con questo termine le pratiche musicoterapiche
generalmente insegnate nelle scuole di musicoterapia e convenzionalmente legittimate in
gran parte della letteratura. Infatti per musicoterapia si intende generalmente l’uso della
musica per raggiungere obiettivi non musicali e proprio questa accezione, secondo Aigen,
“permette ad una percentuale notevole di musicoterapisti di distinguere la musicoterapia
risoluzione. Questo genere di complessità o tensione armonica e melodica è utile per una persona che si apre a
contenuti più profondi del suo mondo interiore.” (Bonny, 2002).
27 K. Bruscia, “Modelli di improvvisazione in musicoterapia”, Ismez, Roma, 1987.
28 G. Ansdell, “Community Music Therapy & The winds of Change.”, 2002, Voices: A World forum for Music
Therapy. https://voices.no/index.php/voices/article/view/83/65.
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dall’educazione musicale, dall’alfabetizzazione strumentale, dall’apprendimento di abilità
esecutive. La giustificazione spesso adottata è che il contesto e l’operato clinico devono
distinguersi dal contesto e l’operato musicale affinché un determinato impiego del mezzo
sonoro possa essere considerato terapeutico”.29
Quindi generalmente si differenzia il clinico dal musicale, perché un tipo specifico di
musica si possa considerare musicoterapia; così facendo la musica rappresenta uno
strumento per raggiungere risultati non musicali.
L’obiettivo dell’intervento musico-centrato invece è quello di vivere esperienze tipiche e
specifiche della musica, quindi il clinico e il musicale sono inscindibili poiché il processo
musicale è il processo terapeutico. Lo scopo dunque è quello di coinvolgere il paziente in
un’esperienza musicale che Elliot definisce con un neologismo come musicing30, che
potrebbe essere tradotto in “fare musica”. In questo senso essere parte di una esperienza
musicale implica il coinvolgimento in processi personali e interpersonali. Come sottolinea
Aigen il musicing non si riduce in mera meccanica produttiva ma implica intenzionalità,
consapevolezza, coinvolgimento e abilità cognitive.
Le possibilità di attività che sotto questo termine possono essere comprese sono molteplici:
dall’ascoltare, al suonare, al creare, all’eseguire, all’interpretazione al riflettere.
Il fatto che l’obbiettivo della MMC non vada oltre il focus musicale non significa che gli
effetti benefici che il “consensus model” riconosce alla musicoterapia stessa non abbiano
luogo; come sostiene Aigen “questo non significa negare che abilità e competenze non
musicali, come per esempio imparare l’autocontrollo, riconoscere ed esprimere le
emozioni, risolvere i conflitti, migliorare le funzioni cognitive, incrementare le abilità
sociali, non possano trarre giovamento e miglioramento dal coinvolgimento musicale,
semplicemente questi effetti vengono considerati “secondari” e non lo scopo principale
dell’intervento musicoterapico.”31
Nella prospettiva musico-centrata il risultato del paziente non è valutato al termine della
terapia quindi, ma si rivela durante il processo, dunque il risultato clinico è rappresentato
dal modo in cui la persona interagisce e agisce durante il musicing.
L’esperienza musicale però non è vista come un evento catartico, sebbene questo aspetto
29 K. Aigen, “Music - Centered Music Therapy”, Barcelona Publishers, 2005 p.56.
30 Casi di “music” e “making”.
31 K. Aigen, “Music - Centered Music Therapy”, Barcelona Publishers, 2005 p.56.
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non sia escluso, ma rappresenta prima di tutto un fenomeno comunale, estetico e culturale.
L’esperienza musicale promuove il benessere in ambito non clinico grazie alle
caratteristiche proprie della musica stessa, in particolare gli aspetti creativi, espressivi,
estetici e comunali.
La stimolazione delle capacità creative è un aspetto fondamentale dell’approccio musicocentrato, esse si possono esprimere in molteplici modi: l’esecuzione musicale,
l’improvvisazione e la composizione, grazie a canzoni o musica strumentale, anche solo
l’ascolto.
Come si diceva poc’anzi nella visione musico-centrata l’effetto della musica non ha
necessariamente un aspetto catartico di rilascio emozionale, a differenza degli approcci di
stampo psicodinamico. Infatti la musica non rappresenta la simbolizzazione dei sentimenti
individuali ma piuttosto l’emozione in sé e per sé.
Esprime bene questa concezione una citazione che Langer riporta di Wagner: “ciò che la
musica esprime è eterno, infinito e ideale; essa non esprime la passione, l’amore o il
desiderio di questo o di quell’individuo, in questa o in quella occasione, ma l'amore, la
passione, il Desiderio in sé”.32
La musica quindi è espressiva di un’emozione, non provoca l’emozione stessa, la evoca
ma non la suscita.
L’esperienza musicale poi rappresenta un bisogno estetico per l’essere umano, la
fondamentale esperienza della bellezza.
Infine l’aspetto comunitario, che la musica favorisce da sempre, rappresenta un aspetto di
grande rilevanza nella musicoterapia musico-centrato in particolare nella Community
Music Therapy.
“Essere coinvolti in esperienze musicali rafforza il nostro senso di identità sociale, e se
avere un forte e differenziato senso di identità è legato ad una maggiore qualità di vita, ne
segue allora che la musica contribuisce alla salute in generale”.33
Il fare musica induce le persone a stare insieme in un modo che favorisce il benessere
dell’individuo e della comunità, creando relazioni a livello interpersonale e intrapersonale,
32 S. K. Langer, “Filosofia in una nuova chiave: linguaggio, mito, rito e arte”, trad. It. di G. Pettinati, Armando,
1972 pp.285-286.
33 E. Ruud, “Music Therapy: Improvisation, Communication and Culture”, Barcelona Publishers, Gilsum NH, 1998.
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tra terapista e cliente ma anche all’interno del gruppo di terapia e tra cliente e il suo
universo familiare e relazionale al di fuori della terapia.
2.4.1. La Community Music Therapy
La Community Music Therapy non è un modello ma un approccio alla musicoterapia, nel
quale la musica viene utilizzata come collante per unire gli individuo ed allentarne le
distanze, creando uno spazio per fare musica nel quale esprimere le proprie abilità e il
proprio valore artistico.34
Tradizionalmente la musicoterapia ha fatto riferimento a due aspetti essenziali: la musica e
la terapia, tuttavia nell’ottica della Community Music Therapy, vi è un terzo aspetto
necessario: la comunità.
“È importante vedere il cliente come un individuo culturale nella comunità. Infatti gli
scopi dovrebbero essere definiti sia per l’individuo, il gruppo musicale (se il format è il
gruppo), l’organizzazione nella comunità, le istituzioni pubbliche che sono coinvolte,
coloro che sono vicini al cliente etc. Certamente questi scopi saranno a livelli molto
diversi. Il punto è che non è possibile lavorare con il cliente come un individuo isolato (…)
Il lavoro deve essere dunque aperto, flessibile e in parte pubblico”.35
La Community Music Therapy risponde ad un approccio contesto-centrato ma allo stesso
tempo la prospettiva teorica di base è rappresentata dalla Musicoterapia Musico-Centrata.
Restano valide quindi tutte le caratteristiche esposte poc’anzi sulla MMC quali l’attività
del musicing come obbiettivo principale, e del fare musica come potenziale aggregante
della società. Poiché il musicoterapeuta nella prospettiva musico-centrata è prima di tutto
un musicista, Aigen sottolinea che il suo posto non è in un luogo solitario ma a contatto
con gli altri per la natura stessa della suo lavoro: “un pittore lavora nel suo studio, uno
scrittore siede alla scrivania del suo studio, anche il lavoro del compositore è di natura
34 E. Ruud, Introduzione in M. Pavlicevic, G. Ansdell, “Community Music Therapy”, Jessica Kingsley Publishers,
2004.
35 "It is of specific importance to see the client as a cultural individual in the community. In fact, goals should be
defined both for the individual, the music group (if the format is group), the organisations in the community, the
public institutions that are involved, the clients' neighbourhood, etc. Of course these goals will be on very different
levels. The point is that it is not possible to work with the client as an isolated individual [.] The work will
therefore be open, flexible and partly public". Stige in G. Ansdell, “Community Music Therapy & The winds of
Change.” Voices: A World forum for Music Therapy. https://voices.no/index.php/voices/article/view/83/65.
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solitaria. Ma il lavoro del musicista si colloca principalmente all’interno delle relazioni
umane. (…) I musicoterapeuti musico-centrati incarnano il valore delle relazioni umane
attraverso la musica e coscientemente costruiscono il loro approccio alla musicoterapia
fondandolo su di esso.”36
Il termine community può essere inteso con varie accezioni, come condivisione di uno
spazio in cui le persone vivono (quartiere, paese…), come comunanza di interessi o di
esperienze; in ogni caso si collega ad un significato di unione e di sostegno reciproco
fondato sulla solidarietà. Dal punto di vista sociologico gli stili di vita propri della
modernità conducono ad una frammentazione sociale a causa della forte mobilità, di un
indebolimento delle reti sociali, il che rappresenta una forte minaccia alla salute e alla
qualità della vita. È necessario dunque creare momenti d’incontro per riscoprire il senso di
appartenenza ad un gruppo, ad una comunità, ad un luogo ed ad un tempo. L’identità passa
anche dal radicamento in un contesto, nel sentirsi parte, ma spesso persone con handicap
fisici o cognitivi o con disturbi psichiatrici o gli anziani si trovano tagliati fuori dalle
relazioni sociali provando un forte senso di solitudine. Le esperienze musicali quindi
permettono di mantenere e migliorare la percezione di se stessi e di sé nella comunità.
Certo la Community Music Therapy non è il primo approccio che si prefissa di portare la
pratica musicoterapica all’interno della comunità, tuttavia essa non si riduce a questo,
infatti esplora e cerca le modalità di operare con la comunità, la quale assume il ruolo di
paziente. La comunità tutta è il paziente.
La Community Music Therapy si diffonde soprattutto a partire dall’area britannica e del
nord Europa, in particolare pare sia particolarmente radicata nella tradizione
musicoterapica scandinava. Infatti numerosi musicoterapeuti norvegesi, condividendo
questa prospettiva, hanno condotto diverse esperienze in specifici contesti come:
l’ambiente scolastico (Byrkjedal, 1992), la relazione tra bambini e adulti (Skarpeid, 1993),
le attività ricreative per persone con riardo mentale (Einbu, 1993; Fugle, 1999), le attività
ricreative, riabilitative e di reintegrazione di pazienti psichiatrici (Skotheim, 1996; Oust,
Gudmundsson e Skarvang, 1996), o di carcerati nella società (Ruud Nilsen, 1996), gruppi
36 K. Aigen, “Music - Centered Music Therapy”, Gilsum NH, Barcelona Publishers, 2005 p. 90.
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aperti in hospice (Sjåsæt, 1998); lavori interdisciplinari (Aftret, 2002).37
Un esempio di come si esprima questa prospettiva musicoterapica può essere la
descrizione dell’esperienza che Stige ed alcuni colleghi negli anni ‘80 portarono avanti con
un gruppo di adulti con difficoltà di apprendimento. Scopo del progetto chiamato Upbeat
era quello di “migliorare la loro possibilità di azione” aiutandoli ad accedere alla
partecipazione culturale attraverso diversi contesti del fare musica. Il primo incontro si
svolse in una scuola dove un partecipante vide un poster della banda di ottoni locali e
chiede se anche loro avrebbero potuto suonare nella banda. Da qui lo scopo pratico e
simbolico dell’esperienza portato avanti per tre anni divenne proprio questo. Inizialmente
furono condotte delle sessioni tradizionali di musicoterapia di gruppo in modo da
sviluppare la comunicazione e le capacità musicali e la sicurezza personale. Il progetto poi
si estese alle attività musicali della comunità fino alla graduale integrazione del gruppo di
musicoterapia nelle performances delle corali e le bande locali. I musicoterapeuti devono
dunque lavorare a più livelli del solito: terapeuticamente con gli individui o con in gruppi,
ma anche culturalmente e politicamente in contesti più ampi. Il terapista diviene “terapista
in azione” poiché cerca di produrre cambiamenti culturali e di attitudine. Stinge scrive: “il
musicoterapeuta dovrebbe cercare di aiutare i propri clienti cambiando il mondo, anche
sono un po’”. Sempre Stige definisce quattro contesti interconnessi nei quali la Community
Music Therapy si applica:
 il microsistema non mediato della vita di un individuo;
 il mesostema mediato della vita comunitaria di un individuo;
 il contesto sociale/culturale del exosistema;
 il livello culturale/politico del macrosistema.38
Come si è detto la Community Music Therapy non può essere considerato un modello
poiché non è caratterizzata da una serie di tecniche prescritte ma piuttosto da valori e
ipotesi di base, delle linee guida. Stige in un articolo del 1993 comparso sul Nordic
Journal of Music Therapy39 delinea un “modello” basato su tre concetti: il problema, il
37 B. Stige, “The Relentless Roots of Community Music Therapy”, 2002. Voices: A World Forum for Music Therapy.
https://voices.no/index.php/voices/article/viewArticle/98/75
38 G. Ansdell, “Community Music Therapy & The winds of Change.” Voices: A World forum for Music Therapy
https://voices.no/index.php/voices/article/view/83/65
39 B. Stige, (1993b). “Endringar i det musikkterapeutiske 'rommet' - med kulturarbeid i lokalsamfunnet som eit
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compito e l’approccio. “I problemi con i quali i musicoteraputi lavorano non possono
essere connessi esclusivamente all’individuo ma sono creati nella relazione dell’individuo
con la comunità nella quale vive. Lavorando con questi problemi il musicoterapeuta può
affrontare diversi compiti come lavoro preventivo, trattamenti o riabilitazione. Altri
compiti, come l’educazione, i consulti e la ricerca sono ugualmente importanti. Per
affrontare un compito il musicoterapeuta sceglie un approccio che riflette i suoi valori,
conoscenze teoriche e capacità tecniche. Problema, compito e approccio possono essere
visti come tre dimensioni che creano lo “spazio” per il lavoro del musicoterapeuta. In
questo “spazio” differenti combinazioni di problemi, compiti e approcci sono possibili. E
lo “spazio” muterà sia perché le categorie di queste tre dimensioni cambieranno sia
perché nuove combinazioni possono essere create.”40
Le modalità di lavoro che possono ascriversi all’approccio della Community Music
Therapy sono molteplici, in questa sede faremo riferimento alla “Musical Hour” che ha dei
punti di contatto con l’esperienza che ho vissuto per il mio Project Work.
Il musicoterapeuta Aasgeerd all’interno del testo Community Music Therapy41 descrive un
intervento all’interno di un reparto di oncologia pediatrica.
Lo scopo primario dell’ospedale pediatrico è quello di curare di questi bambini e di
salvarli, ma in una prospettiva medica rischiano di essere ridotti a “corpi malati”. I
pazienti si ritrovano ad essere in un nuovo contesto nel quale la propria posizione si riduce
a quella di “ricevitori” di cure e trattamenti. Il fine principe della sua esperienza dunque
era quello di “umanizzare la comunità ospedaliera”. Il musicoterapeuta, per la natura del
suo intervento, ha la possibilità di focalizzarsi maggiormente sulla salute e che sulla
malattia e per come è apparso chiaramente dalla trattazione delle prospettive della
eksempel” [Changes in the Music Therapy "Space"- With Cultural Engagement in the Local Community as an
Example]. Nordic Journal of Music Therapy, 2 (2), 11-22.
40 “The problems that music therapists work with can not only be connected to the individual, but are also created in
the relationship between the individual and the community he lives in. Working with these problems the music
therapist may take on different tasks, like prophylactic work, treatment and rehabilitation. Other tasks, like education,
consultation and research are also important. To take on a task, the music therapist chooses an approach, reflecting
his values, theoretical knowledge and practical skills. Problem, task and approach could be seen as three dimensions
creating the "space"for the work of music therapist. In this "space,"different combinations of problem, task and approach
are possible. And the "space"will be changing, both because the categories of the three dimensions will change in time
and because new combinations can be created.” B. Stige, “The Relentless Roots of Community Music Therapy”,
2002. Voices: A World Forum for Music Therapy. https://voices.no/index.php/voices/article/viewArticle/98/75.
41 T. Aasgaard. “Pied Piper among White Coats and Infusion Pumps: Community Music Therapy in a Paediatric
Hospital Setting”. In M. Pavlicevic, G. Ansdell, “Community Music Therapy”, Jessica Kingsley Publishers, London,
2004.
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Community Music Therapy, il benessere è legato in modo imprescindibile alla socialità. I
bambini ricoverati nei reparti oncologici per tempi brevi o prolungati vedono le loro
relazioni sociali ed interpersonali affievolirsi per la distanza con i familiari, la scuola, gli
amici il che rappresenta un elemento di stress e di sofferenza ancora maggiore. Inoltre la
malattia non domina sono la vita dei bambini ma anche delle loro famiglie che vivono
giorno per giorno all’interno del contesto ospedaliero la pesantezza di ambiente così
doloroso. “La Community Music Therapy si sforza di dare a questi pazienti una voce e
riunire le persone insieme per produrre e godere della musica, non come un’alternativa
alle cure mediche, ma come un agente naturale per la promozione della salute”.42
Aasgeerd all’interno dell’ospedale (in realtà il progetto si svolge in due ospedali
universitari) conduce un’esperienza anche e soprattutto al di fuori dalla stanza dei pazienti
e in ambienti non generalmente deputati alle pratiche musicoterapiche. Gli spazi infatti
sono molteplici all’interno dell’ospedale, nelle stanze (che sono singole) ma anche fuori,
nei corridoi, nella stanza della musica, all’ingresso, nella scuola dell’ospedale ed
occasionalmente anche fuori dall’ospedale a casa dei pazienti durante i momenti di
parziale isolamento nel loro ambiente domestico. Le attività di musicing possono essere
molteplici e, come scrive Aasgeerd, non sono solo il risultato della sua iniziativa o
dipendono dalla sua presenza poiché accade che i bambini cantino o suonino di loro
iniziativa e che i genitori si uniscano a loro, e occasionalmente anche le infermiere cantino
per o con i loro pazienti. Il musicoterapeuta in una comunità ospedaliera (in particolare in
relazione all’approccio della CMT) ha un ruolo complesso anche a causa delle reazioni che
potrebbe suscitare tra il personale ospedaliero il quale potrebbe non comprendere il senso
di queste attività. “Poiché ho trascorso così tanto tempo facendo musica con i pazienti, i
parenti e personale dello staff disponibile e volenteroso negli spazi aperti (corridoi, stanze
comuni, etc.), gli spettatori spesso commentano la qualità dell’intrattenimento di ciò che
accade. (…) l’abilità del musicoterapeuta di “distrarre” i bambini dalla noia e dai vari
problemi è più apprezzata, o notata, rispetto alle sue abilità di connettere molti giovani
pazienti, le loro famiglie, ad attività normali e che danno benessere o semplicemente alla
vita vissuta.”43
In questa esperienza il musicoterapeuta non si rivolge singolarmente ad ogni paziente ma
42 Ivi, p. 149.
43 Ivi, p. 153.
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si estende all’intera comunità ospedaliera.
“The Musical Hour” si presenta come un incontro settimanale condotta con scopri precisi:
 per promuovere lo spirito di squadra attraverso attività significative legate alla
musica quali cantare, recitare, suonare etc. “La socializzazione musica è ritenuta un
fattore che favorisce la cordialità e la fiducia in un contesto in cui incertezza e
sofferenza potrebbero dominare.”44
 Per promuovere l’attenzione all’individuo presentandosi, presentando le proprie
canzoni, le proprie performances soliste, facendo in modo di focalizzare
l’attenzione su un individuo alla volta.
 Per promuovere esperienze musicali/artistiche significative grazie a mini concerti in
cui vi è la partecipazione anche dello staff ospedaliero.
 Per promuovere divertimento e risate poiché un ospedale pediatrico non riserva
molte opportunità di vivere esperienze così “normali”.
Il musicoterapeuta in questo ambiente assume un ruolo flessibile che si declina a seconda
delle situazioni e può essere anche un clown, un matto, un saltimbanco che suona canzoni
buffe servendosi di burattini o racconti oppure, come Aasgeerd si definisce nel suo lavoro,
un Pifferaio Magico.
“Un approccio di Community Music Therapy in un ospedale pediatrico implica lavorare
attraverso netwoks creativi più ampi della diade paziente-terapista anche quando i
trattamenti hanno fallito e vengono sostituiti dalle cure palliative. L’“homo conexus” è un
essere che è “parte di” (networks). Anche i pazienti molto malati sono spesso in grado di
fare di più che semplicemente soffrire ed essere pazienti; le comunità ospedaliere non
devono rendere i pazienti più bisognosi del necessario. Il momentaneo coinvolgimento
musicale di un bambino che sta morendo piò essere compreso come una testimonianza di
una performance “di salute” - alcune volte per il bambino l’ultima partecipazione sociale
nella vita. Gli esseri umani sono una specie sociale e un essere sociale è un essere attivo!
Il Pifferaio Magico si rapporta con i suoi seguaci tenendo ciò in mente.”45
44 Ivi, p. 155.
45 Ivi, p. 162.
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3. Il progetto
Il mio Project Work di quest’anno, come accennavo nell’introduzione, si è svolto
all’interno di una residenza che ospita anziani, disabili fisici e psichici e pazienti
oncologici in stadio terminale. In questa esperienza ho seguito le attività di un
musicoterapeuta e musicista, il Dott. Paolo Caneva, che lavora da diversi anni all’interno
della struttura. L’approccio a cui egli fa riferimento e secondo il quale ha progettato gli
interventi è quello della Community Music Therapy. In questa prospettiva, come si è
illustrato precedentemente, l’attività del musicing, declinato nelle sue diverse accezioni,
rappresenta il fulcro degli incontri. La creazione di un tempo di benessere comunitario, al
quale partecipano prima di tutto gli ospiti, ma anche i loro parenti e il personale,
rappresenta una grande risorsa nell’ecologia della struttura. Come sottolineava Aasgeerd in
merito alle necessità dei piccoli pazienti dei reparti oncologici infantili, in situazioni in cui
la cura del corpo rappresenta la prima preoccupazione, si rischia di dimenticare la persona
e il suo bisogno di socialità e di autoefficacia. Le sessioni di musicoterapia in questa ottica
permettono di offrire uno spazio di comunicazione e di attivazione. In particolare per
persone anziane o con difficoltà gli incontri permettono di stimolare le proprie abilità
cognitive attraverso il ricordo, ma anche l’ascolto e i processi di riconoscimento delle
immagini legate al suono46. Certamente la struttura non demanda esclusivamente alla
musicoterapia questi aspetti, come è normale che sia, non avendo la musicoterapia la
pretesa di sostituire ogni azione, terapeutica e non, nel percorso di un paziente. Nei
prossimi paragrafi descriverò la struttura e gli spazi che la compongono, illustrerò poi il
progetto in modo dettagliato definendo i presupposti delle attività e gli obbiettivi.
Approfondirò le diverse azioni musicoterapiche ed infine racconterò il mio pezzo di strada
all’interno di questo contesto.
46 Vedi “la tombola sonora”.
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3.1. La struttura
La Residenza San Pietro è una struttura con una capienza di centotrenta posti letto divisi in
sette
nuclei
abitativi
(reparti): tre nuclei dedicati
alla
Residenza
Sanitaria
Disabili, tre nuclei dedicati
alla
Residenza
Sanitaria
Assistenziale e un nucleo
con dieci posti letto dedicati
all’Hospice.
La struttura è organizzata su
tre
piani;
nella
sezione
dedicata ai disabili (primo
piano) sono accolti “soggetti
Figura 1 - Residenza San Pietro.
con età inferiore a 65 anni,
non assistibili a domicilio, nelle condizioni di disabilità fisica, psichica, sensoriale,
dipendente da qualsiasi causa; soggetti sia infra che ultrasessantacinquenni affetti da
disabilità e/o fragilità, nonché gravi compromissioni psichiche o sensoriali dovute a
patologie anche di tipo oncologico ad elevato medio grado di integrazione sanitaria;
soggetti
sia
infra
che
ultrasessanta-
cinquenni affetti da demenza o compromissioni di natura psichiatrica.”47
I nuclei riservati alla Residenza Sanitaria
Assistenziale, situati al piano terra e al terzo
piano destinati ad accogliere persone
ultrasessantacinquenni affette da fragilità
fisica e/o cognitiva.
Figura 2 - Salottino nella hall d’ingresso.
47 www.residenzasanpietro.it
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Sono presenti molte zone di ritrovo: al piano terra è presenze una grande hall d’ingresso
con angolo bar, tavolini o un salottino, dove è posizionato il piano. Inoltre è disponibile
una stanza polifunzionale. In ogni nucleo è previsto un locale soggiorno-pranzo, dove gli
ospiti possono trascorrere del tempo insieme o con i propri familiari, inoltre la struttura è
circondata da un grande parco.
Inoltre la struttura offre la presenza di un parrucchiere e in ogni piano è predisposta una
palestra per la riabilitazione.
All’interno della struttura è presente il personale medico, infermieristico e assistenziale; è
previso un supporto psicologico per i pazienti ed i familiari nonché interventi psicosociali.
Oltre al supporto medico e psicologico lavorano quotidianamente con gli ospiti alcune
educatrici che organizzano attività manipolative, di discussione, gite per stimolare sul
piano motorio e cognitivo quanti desiderino partecipare. Infine è attivo un progetto di
musicoterapia da molti anni.
3.2. Il progetto48
Questo progetto non è stato creato come risposta ad una richiesta della struttura, ma, come
spesso accade, deriva da una proposta spontanea del musicoterapeuta per proporre degli
interventi. Ovviamente questi interventi rispondono a dei bisogni che, anche se non
espressi sotto forma di ricerca diretta da parte della struttura, sono comunque presenti. È
importante sottolineare che, sebbene la figura del musicoterapeuta stia diventando sempre
più riconosciuta e compresa nella sua utilità, tuttavia non sempre, soprattutto in ambito
clinico, se ne conosce l’effettiva potenzialità. Dunque il progetto, partito circa dodici anni
fa, ha visto una iniziale proposta del musicoterapeuta, che è stata accolta dalla struttura, e
con la quale si è instaurato un rapporto di collaborazione duraturo, che ha permesso di
declinare le attività proposte a seconda degli effettivi bisogni degli ospiti e della struttura
stessa.
In una realtà come quella descritta, la musica può essere utile in diversi modi: come
48 Progetto Laboratorio Musicale “Musica Oltre” – Dott. Paolo Alberto Caneva.
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elemento trainante per il coinvolgimento delle persone; come momento di aggregazione;
come occasione per recuperare delle proprie risorse, utili per definire un ruolo all’interno
della comunità della residenza; come opportunità di comunicazione non verbale.
L’esperienza musicale proposta (inizialmente pensata più come laboratorio) vuole avere
effetti positivi non solo a beneficio degli ospiti. Infatti per loro rappresenta la possibilità di
vivere direttamente un’esperienza musicale, sia pratica che di ascolto, ma anche per il
personale può rappresentare uno spazio protetto in cui attuare dinamiche di gruppo usando
il mezzo non verbale. Bisogna infatti tenere presente l’altissima incidenza di bourn-out in
chi lavora in queste strutture. Infine per la struttura potrebbe rappresentare uno spazio
attrezzato da proporre anche a realtà esterne per proporre momenti formativi e di
aggiornamento.
Le premesse da cui parte questo progetto, denominato “Musica Oltre”, sono, come si è
detto, quelle della musicoterapia musico-centrata. In particolare si vuole mettere l’accento
sulla musica della propria vita, quella che costituisce la colonna sonora dell’esistenza di
ciascuno, che è in grado di smuovere ricordi ed è parte della propria identità. In particolare
per gli anziani, ritrovare canzoni e musiche che appartengono alla loro storia, permette di
valorizzare la propria persona come testimoni di un passato di cui sono stati i protagonisti.
Inoltre rappresenta un’occasione di relazionarsi con gli altri, con la possibilità di scoprire
somiglianze o differenze rispetto ai mondi sonori di ciascuno. Infine l’aspetto musicale
può essere declinato in molteplici modi: dalle attività di ascolto, alla produzione musicale,
alla danza…
Le finalità generali di questo progetto possono essere schematizzate in questo modo:
 “facilitare l’accoglienza e l’integrazione nella struttura;
 favorire l’attivazione e la motivazione attraverso il coinvolgimento personale;
 valorizzare l’identità personale di ciascun soggetto;
 favorire l’interazione tra gli ospiti per alleviare il senso di solitudine;
 favorire la propositività dell’ospite realizzando un setting facilitante;
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 motivare il singolo all’utilizzo delle risorse residue guidandolo alla riscoperta
consapevole delle proprie possibilità.”49
Mentre gli obbiettivi generali specifici sono:
 “favorire il recupero della propria storia musicale;
 favorire la condivisione e la valorizzazione della stessa;
 favorire la proposizione e la rielaborazione personale del materiale sonoro;
 favorire eventuali competenze in ambito vocale e/o strumentale;
 favorire l’abilità nell’uso degli strumenti musicali;
 favorire la percezione e l’esteriorizzazione del senso ritmico.”50
Le attività dunque possono implicare l’ascolto, l’esecuzione vocale, l’esecuzione
strumentale e l’attività di movimento e danza.
Le attività di ascolto rappresentano un’ottima occasione per ricordare, per avviare
l’attivazione di recupero e di rielaborazione di emozioni positive e non, che riguardano il
passato. Ma l’ascolto può legarsi anche all’espressività motoria come può essere il battere
il tempo o danzare in modo libero o in maniera codificata (valzer, tango…). Le attività di
esecuzione vocale rappresentano l’opportunità per la valorizzazione di molteplici aspetti:
cantare per fare gruppo, per partecipare, per ricordare e per recuperare. Cantare insieme
(ma anche suonare…) abbiamo visto che nella prospettiva della Community Music
Therapy rappresenta un elemento centrale, che permette di sviluppare un clima di
positività e di benessere, soprattutto in ambienti in cui la socialità non è l’aspetto
principale. L’aspetto del ricordo è certamente molto presente, anche perché le capacità
evocative delle musica sono esperite da tutti all’interno della propria vita, e all’interno di
un contesto che ospita molti anziani, l’aspetto del recupero del ricordo delle esperienze e
delle emozioni è davvero importante. Inoltre il canto, in situazioni in cui è richiesto, può
essere utile come esercizio logopedico nel caso in cui l’ospite fosse in cura; in questo caso
si potrebbe ipotizzare una collaborazione con lo specialista. L’esecuzione strumentale può
rappresentare uno stimolo alla creatività degli ospiti, permettendo loro di sperimentare
liberamente l’approccio agli strumenti. Inoltre suonare rappresenta un’opportunità per
49 Ivi.
50 Ivi.
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creare nuovi canali di espressione di sé e del proprio mondo e per raggiungere gli altri,
comunicando. Non bisogna dimenticare il potenziale di gratificazione che rappresenta il
fare musica, fornendo la possibilità di esprimere la propria creatività e sentire il proprio
valore come persone e come individuo che ha qualcosa da offrire. Infine, come per
l’aspetto logopedico, il suonare, ma anche il danzare, possono rappresentare degli stimoli
riabilitativi dal punto di vista senso-motorio, ovviamente sempre proposti in
collaborazione con lo specialista.
3.3. Le attività
Le attività musicoterapiche portate avanti all’interno della struttura sono molteplici: la
musica in reparto due mattine alla settimana, la musica al pianoforte nella sala
dell’ingresso e la tombola sonora. Inoltre in passato è stata realizzata la “banda dei legni”
un lavoro ritmico con l’utilizzo appunto dei legnetti, apprezzato dagli ospiti ma che
purtroppo per motivi logistici è stato sospeso.
3.3.1. Musica al pianoforte
L’attività di musica al
pianoforte viene proposta
un pomeriggio alla settimana e dura un’ora e
mezza. Il setting è molto
particolare.
Come
ho
illustrato nell’introduzione
alla musicoterapia, generalmente il setting è estremante controllato e curato.
È predisposto per fare in
modo che l’utente non sia
Figura 3 - Musica al pianoforte.
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disturbato dall’esterno. Ovviamente ciò è utile in una prospettiva di lavoro che implica
l’attenzione dell’utente e l’instaurarsi di una relazione con il terapeuta che deve essere
sostenuta e alimentata poiché proprio nella relazione avviene il cambiamento. Nella
prospettiva della Community Music Therapy e in particolare in progetti che vogliono
puntare sul benessere prodotto dallo stare insieme e dal vivere dei momenti musicali
significativi, anche il setting risulta mutato. Il setting durante l’attività di musica al
pianoforte è la grande sala d’entrata della residenza, arredata con tavolini e un salottino, in
cui c’è un bar e delle macchinette. È un punto di passaggio, in cui gli ospiti trascorrono del
tempo tra di loro o con i propri cari. Il musicoterapeuta suona e canta, accoglie le richieste
degli ospiti e dei loro parenti e scambia qualche parola con loro.
Gli ospiti che lo desiderano, se non sono autonomi nello spostarsi, vengono accompagnati
nella hall dal personale della struttura. Il repertorio generalmente richiesto e suonato spazia
dalle canzoni popolari a musiche più recenti restando comunque al massimo negli anni
80/90.51
3.3.2. Musica in reparto
Durante le mattinate il
musicoterapeuta
all’interno
dei
si
reca
singoli
reparti dove incontra gli
ospiti. Il momento della
musica si colloca nella sala
comune del reparto dove
gli ospiti possono trascorrere del tempo tra di
loro o in compagnia dei
propri cari. Gli ospiti se lo
desiderano possono muo-
Figura 4 - Musica in reparto – chitarra.
versi all’interno dei reparti in modo libero, autonomamente se le condizioni fisiche lo
51 Vedi appendice “Repertorio”.
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consentono o accompagnati dagli operatori. Dunque possono recarsi negli altri nuclei
(denominati come vie per facilitare l’orientamento degli ospiti) per ascoltare la musica,
non solamente nel proprio. Nel reparto in cui sono ospitati disabili molto gravi
l’interazione è pressoché assente poiché non hanno modo di comunicare. In questo caso il
musicoterapeuta canta e suona la chitarra per loro ed interagisce con i parenti che vanno a
trovare i propri cari e il personale della residenza. Nel nucleo occupato dall’hospice il
musicoterapeuta non si reca per diversi motivi, prima di tutto perché l’ambiente è molto
diverso rispetto agli altri reparti, i ricoverati in questo nucleo sono spesso purtroppo ad uno
stadio molto avanzato della malattia, motivo per cui non accade quasi mai che si rechino in
altri reparti, e sovente la degenza dura pochi giorni. Con queste premesse appare evidente
che la gestione di una sessione musicale all’interno di un contesto del genere potrebbe
diventare difficoltosa o addirittura nociva. L’ambiente dei reparti è molto più intimo
rispetto alla sala d’ingresso, e qui gli ospiti, alcuni dei quali non scendono quasi mai a
sentire la musica, si sentono più propensi a chiedere canzoni, cantare e dialogare. Per il
musicoterapeuta stesso rappresenta l’occasione di interagire di più con gli ospiti, cercando
di stimolare le loro memo-rie e loro considerazioni. Il repertorio52, rispetto alla musica
suonata al pianoforte, è più
antico, ma a seconda dei
reparti si modifica leggermente:
ospitano
nei
nuclei
che
i
residenti
più
anziani sono generalmente
richieste le canzoni popolari.
Il
musicoterapeuta
generalmente
chitarra
nei
suona
la
reparti,
ma
talvolta, come nell’immagine qui sopra utilizza altri
strumenti
come
la
Figura 5 - Musica in reparto – fisarmonica.
fisarmonica.
52 Vedi appendice “Repertorio”.
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3.3.3. Tombola sonora
La tombola sonora si
svolge in una sala
polifunzionale situata
al
piano
terra.
Gli
ospiti che lo desiderano possono partecipare,
sono
generalmente
più
persone
disabili che anziani.
Questa tombola rappresenta la possibilità
di giocare stimolando
Figura 6 - Sessione di tombola sonora.
l’aspetto percettivo e
cognitivo. Infatti gli ospiti, una volta estratto il numero, devono ascoltare il suono
corrispondente e riconoscerlo, una volta compreso di cosa si tratta devono controllare se
nella loro cartella è presente un’immagine che rappresenti il suono udito. Tutto ciò implica
dei processi cognitivi affatto banali e una certa concentrazione per riconoscere i suoni
proposti. Per alcuni ospiti la
difficoltà maggiore può essere
quella
motoria
di
segnare
l’immagine sulla cartella, in
questo caso intervengono ad
aiutare
le
educatrici
che
accompagnano gli ospiti nella
attività. Le cartelle comprendono sei immagini corrisponFigura 2 - Cartella della tombola sonora.
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denti ai suoni della tombola piuttosto grandi, in modo da renderne più semplice
l’identificazione.
I suoni sono riprodotti dal computer (collegato ad una cassa per rendere il suono più chiaro
ed udibile possibile), nel quale sono registrati tutti i suoni, che vengono scelti dal
musicoterapeuta dopo l’estrazione del numero corrispondente, e riprodotti più volte se gli
ospiti necessitano di un riascolto.
3.3.4. Il film
Ogni anno in musicoterapeuta, in collaborazione con le educatrici della struttura creano un
copione e realizzano un film in cui gli attori sono gli ospiti. Questa attività, molto
impegnativa dal punto di vista organizzativo e di tempo per realizzarlo, rappresenta
un’occasione molto interessante per permettere agli ospiti che lo desiderano, di fare
qualcosa di davvero diverso. Inoltre questo film viene proiettato, generalmente alla festa di
Natale, in presenza degli ospiti, del personale della struttura compresi i dirigenti, e dei
parenti degli ospiti. A mio parere questo tipo di esperienza può essere paragonata ad una
performance pubblica musicale poiché stimola negli ospiti che partecipano a questo evento
un senso di gratificazione e di autostima per aver fatto qualcosa di positivo. Il ritorno in
termini di gift53 che questa esperienza rappresenta quindi è molto importante. La possibilità
di essere visti e di fare qualcosa che suscita apprezzamento negli altri non può che
migliorare la concezione di sé e il benessere della persona in ultima istanza.
53 Visibilità – esser visto in una competenza.
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4. Il mio viaggio
“Wittgenstein ha sbagliato quando ha scritto che
quello che non siamo in grado di dire dobbiamo
consegnarlo al silenzio. Non è affatto vero. Quello
che non siamo in grado di dire, noi possiamo
cantarlo”.
[Victor Zuckerkandll]
Prima di iniziare effettivamente la mia esperienza di Project Work ho avuto modo di
incontrare il musicoterapeuta che già lavora nella struttura in modo da comprendere quale
fosse la sua impostazione e come inquadrare le attività proposte. È stato per me il primo
approccio ad un ambiente diverso rispetto a quello in cui mi sono sempre trovata ad
operare e cioè quello infantile. Proprio per questo motivo ho voluto mettermi alla prova e
sperimentare prima di tutto un tipo di relazione profondamente diversa e forse più difficile
a causa di molte implicazioni e in secondo luogo un approccio che in parte differisce dalle
esperienze fino ad ora vissute.
All’inizio di questo project work mi sono recata alla residenza durante gli incontri di
musica al pianoforte. In una prima fase ho osservato gli ospiti, per comprendere meglio
come si relazionassero tra loro e con il musicoterapeuta e come si relazionassero con la
musica. Ho notato che alcuni partecipavano attivamente richiedendo canzoni e cantando
con il musicoterapeuta o battendo il ritmo, altri ascoltavano. A volte il musicoterapeuta
iniziava a suonare una canzone ma senza cantarla, dando la possibilità agli ospiti di
ricordare e riconoscere la musica. Le richieste, negli incontri, mi sono accorta che
venivano spesso dalle medesime persone, mentre molti non domandavano mai nulla. Nel
setting della musica al pianoforte anche per il musicoterapeuta risulta complesso
relazionarsi con tutti poiché lo spazio è molto grande e gli ospiti e i loro parenti sono sparsi
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in tutta la stanza, è ovviamente più facile interagire con i più vicini. Tuttavia spesso il
musicoterapeuta chiama anche quelli lontani chiedendo loro quale canzone desiderino
ascoltare ed invitandoli a partecipare. Accade più spesso al pianoforte, rispetto che in
reparto, che gli ospiti richiedano una canzone e la cantino, da soli o con il supporto del
musicoterapeuta.
Dopo qualche incontro, in cui mi sono dedicata all’osservazione e al cantare con il
musicoterapeuta, ho iniziato a girare tra gli ospiti per relazionarmi con loro. Questo aspetto
è stato per me inizialmente difficile perché non conoscendo le loro condizioni effettive,
non sapevo se alle mie domande avrebbero risposto e soprattutto se io avrei compreso ciò
che mi dicevano. Per me rappresentava una sfida molto importante comprenderli poiché
non volevo in nessun modo urtare la loro sensibilità. Molti di loro hanno così avanzato
delle richieste, cosa che non era accaduta spesso, in questo modo io ho iniziato a conoscere
loro e loro a conosce me.
In seguito ho cominciato a partecipare alle sessioni in reparto, in questo caso suonando la
chitarra e cantando. Come avevo accennato l’ambiente in reparto è molto diverso rispetto
alle sessioni al pianoforte poiché è molto più raccolto e intimo, in questo modo gli ospiti si
sentono più liberi di conversare, di chiedere canzoni e di cantare. Spesso si creano dei
momenti di convivialità molto belli e coinvolgenti in cui sembra davvero di essere altrove.
In reparto ho avuto modo di conoscere meglio gli ospiti, sia quelli che partecipavano alle
sessioni al piano, che generalmente sono i più attivi, sia coloro che non avevo mai
incontrato poiché non scendevano mai. Il musicoterapeuta in questo setting ha più
possibilità di stimolare gli ospiti chiedendo loro l’autore della canzone richiesta o
spingendoli a ricordare il titolo esatto della canzone. Queste interazioni spesso stimolano
altri aneddoti e ricordi legati alle canzoni stesse e alla loro storia, il che rappresenta
un’occasione molto importante per gli ospiti, per recuperare il proprio passato e per
dimostrarsi detentori di conoscenza. La mia esperienza in reparto è stata molto
coinvolgente, con momenti di grande allegria e momenti di forte criticità poiché non
bisogna dimenticare che molti ospiti hanno gravi difficoltà e che queste possono emergere
in qualsiasi momento, irrompendo prepotentemente. Come diceva Aasgeerd54 riguardo alle
54
T. Aasgaard. “Pied Piper among White Coats and Infusion Pumps: Community Music Therapy in a Paediatric
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sessioni delle “Musical Hour”, in un setting ed un contesto del genere è necessaria una
grande flessibilità poiché possono accadere molte cose e bisogna essere in grado di
comprendere velocemente come agire.
Il rapporto umano istaurato con queste persone è stato da subito positivo ed è andato
migliorando con il tempo e con la conoscenza. Ho notato un grande bisogno di raccontare
e di raccontarsi, così come di restare in contatto con il proprio passato. Incontrandoli
assiduamente ho notato che ognuno aveva le proprie canzoni del cuore, e che le richieste
erano pressoché sempre le medesime. Questa reiterazione l’ho interpretata anche come un
bisogno di sicurezza, di sentire qualcosa che apparteneva loro. Inoltre il fatto che il
musicoterapeuta ed io cantassimo e suonassimo una canzone “dedicandola” alla singola
persona, proprio per lei, rappresentava per me anche un senso di cura, di attenzione.
Evadere tutte le richieste era importante poiché in questo modo l’ospite si sentiva
importante, anche se la richiesta era sempre la stessa. Tra i diversi reparti il repertorio si
modificava leggermente poiché ove erano ospitati gli anziani le richieste riguardavano
quasi esclusivamente canzoni popolari.
Durante questo Project Work poi ho avuto la possibilità di partecipare all’attività della
tombola sonora. Gli ospiti che vi partecipavano erano per lo più ospiti disabili. Durante
queste sessioni io mi sono seduta tra di loro per aiutare chi avesse più difficoltà. Come
descritto nel paragrafo inerente all’attività, una volta pescato il numero il musicoterapeuta
faceva ascoltare il suono corrispondente al numero e lasciava agli ospiti il tempo di capire
di cosa si trattasse. Qualche ospite aveva difficoltà nel riconoscimento dei suoni, altri nel
riconoscere la figura corrispondente ed altri ancora avevano difficoltà motorie. È stato
molto bello vedere ospiti che si aiutavano tra loro a seconda delle proprie abilità. Ho
notato inoltre che alcuni partecipavano con molta fatica, ma se stimolati riuscivano ad
avere prestazioni sempre migliori.
Hospital Setting”. In M. Pavlicevic, G. Ansdell, “Community Music Therapy”, Jessica Kingsley Publishers, London,
2004.
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4.1. Ritratti
La mia esperienza di quest’anno è stata estremante ricca a livello umano. Ho avuto
l’occasione di conoscere, se pur in modo non approfondito, molte persone. Ognuna di loro
partecipa con modalità diverse alle attività proposte a seconda delle proprie abilità e
capacità fisiche e cognitive, e a seconda dei propri interessi. Vorrei qui, riprodurre dei
piccoli ritratti di alcuni loro, i loro aspetti peculiari ed il loro modo di rapportarsi con la
musica.
A. non vuole che le si dia della “Signora” perché dice: “non lo sono mai stata… e ormai
penso che non lo sarò più”. Lei ama tutte le canzoni, ma difficilmente ne chiede qualcuna;
quando sente di avere una buona giornata le piace cantare e segnare il ritmo.
Il Sig. G., professore in pensione, ama raccontare aneddoti in generale e in particolare
legati alle canzoni e ai cantanti richiesti. Canta volentieri ma soprattutto balla (per tempi
ridotti), specialmente i valzer, in compagnia di un’educatrice, nonostante l’artrite alle
ginocchia.
Il Sig. G. partecipa alle attività seduto su una sedia a rotelle che gli sostiene anche il capo e
le gambe, ha una ridotta mobilità delle braccia e del capo, assente nel resto del corpo. È
dotato di una ironia pungente che esprime concentrata in una sola parola, che ripete finché
non è sicuro che qualcuno l’abbia afferrata. Gli piacciono i Pooh e Ramazzotti anche se
ogni volta prova a chiedere i Duran Duran nonostante sappia che il repertorio propone
sono canzoni italiane, vista l’utenza.
Il Sig. G. non chiede mai nessuna canzone, ma è sempre presente alle sessioni musicali che
siano in reparto o al pianoforte. Con il bastone segna costantemente il ritmo delle canzoni,
a tempo e non, ed ha una particolare simpatia nei miei confronti anche se sospetto sia
estesa a tutte le fanciulle. Durante la tombola sonora è sempre il primo a riconoscere il
suono del “russare”, forse in parte per una certa familiarità poiché si appisola spesso.
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La Sig.ra E. è la fan numero uno del musicoterapeuta, siede sempre vicino a lui, anche al
pianoforte. La prima volta che ci siamo viste mi ha fatto alzare perché avevo occupato il
suo posto, poi abbiamo trovato un compromesso per stargli vicino entrambe. “Love Story”
è la sua canzone preferita e la canta in tutti gli incontri al piano come ultima canzone. Non
fa molte altre richieste ma canta volentieri.
La Sig.ra M. ha le sue canzoni del cuore che chiede ad ogni incontro mattutino: “Mamma”
ed “E qui comando io” e “Vola colomba”. Non interviene molto, se non per fare dei
complimenti a chi canta.
La Sig.ra G. partecipa a tutte le attività musicali con entusiasmo, adora Lucio Battisti e se a
qualcuno sfugge il nome di un autore, lei il più delle volte conosce la risposta. Non chiede
spesso per se, ma piuttosto per gli altri, conoscendo i gusti anche di chi non parla mai.
Il Sig. F. suonava la batteria nei complessi e adora la musica. Spesso quando richiede una
canzone, di quelle moderne, ne descrive il video musicale, rendendo il riconoscimento non
immediato e spesso impossibile. Ha una predilezione per “il liscio” però purtroppo le sue
condizioni fisiche non gli permettono di ballare. “Con te partirò” di Bocelli è la sua
richiesta preferita, e nelle sessioni al pianoforte si cimenta nel cantarla volentieri.
La Sig.ra T. parla con molta fatica ed ha una ridotta mobilità, però ride spesso, soprattutto
quando, giocando a tombola sonora, le sue immagini non escono mai e insieme ci
autoconvinciamo che il prossimo numero sarà il nostro. Le piace Claudio Baglioni e in
particolare “Piccolo grande amore”.
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5. Conclusione
“La musica arricchisce l’esistenza di ogni essere
umano in un modo unico e necessario”.
[Aigen]
Se dovessi definire con un aggettivo questa esperienza sarebbe sicuramente “arricchente”.
Arricchente sotto numerosi punti vista: in primo luogo perché ho avuto la possibilità di
sperimentare e conoscere un modo di fare musicoterapia che non è certamente il più
diffuso all’interno del panorama italiano e mondiale. La musicoterapia musico-centrata è
una prospettiva che si discosta da quello che Gary Ansdell definisce come “consensus
model”55 cioè il modello più documentato ed applicato attualmente, in termini di ruolo del
terapeuta, di setting, di scopi, di modi di fare muscioterapia.
In secondo luogo poi questa esperienza mi ha fortemente messo alla prova dal punto di
vista musicale e umano. L’impegno nel crearmi gli strumenti per agire e partecipare agli
incontri è stato intenso ma affascinante, scoprendo una fortissima motivazione a fare bene
e fare sempre meglio, pur comprendendo i miei limiti. Ma ciò mi ha permesso di riflettere
su me stessa e su che tipo di musicoterapeuta voglio diventare.
Infine mi ha arricchito sotto il profilo umano. Per me è stata un’esperienza molto forte
perché è un ambiente difficile: si è costantemente a contatto con il dolore e la sofferenza
che a volte emergono prepotenti e lasciano un senso di impotenza difficile da affrontare.
Soprattutto nei reparti in cui sono ospitati pazienti molto gravi, con i quali non sembra ci
sia alcuna possibilità di contatto, eppure una canzone più suscitare un movimento, uno
sguardo che rinnova la presenza. Penso che lavorare con queste persone richieda una
grande forza emotiva ed un grande amore verso il prossimo.
55 G. Ansdell, “Community Music Therapy & The winds of Change”, 2002, Voices: A World forum for Music
Therapy. https://voices.no/index.php/voices/article/view/83/65.
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Quanto alla possibile verifica degli obbiettivi e dell’efficacia a mio parere la riprova più
grande della riuscita di questo progetto è stata la sessione al pianoforte dedicata alla festa
dei compleanni.
Quasi tutti gli ospiti hanno partecipato entusiasti cantando, danzando e battendo il tempo
con le mani insieme ad operatori e parenti… come in una festa di paese, portando il
mondo, dentro.
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8. Repertorio
Canzoni più suonate/richieste nei reparti
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Amico è – Dario Baldan Bembo
Anche per te – Lucio Battisti
Azzurro – Adriano Celentano
Casetta in Canada – Mario Panzeri
Che sarà – Ricchi e Poveri
Ci sarà – Al Bano
E’ arrivato l’ambasciatore – Mario Panzeri
E qui comando io – Giliola Cinquetti
Finché la barca va – Orietta Berti
Felicià-Al Bano
Fratelli d’Italia – Goffredo Mameli
Generale - De Gregori
Hey Man – Zucchero
Il carrozzone – Renato Zero
Il cielo in una stanza – Gino Paoli
Il cuore è uno zingaro – Nicola di Bari
Il ragazzo della via Gluck – Adriano Celentano
L’italiano – Toto Cutugno
L’ uva fogarina – Popolare
La bella Gigogin – Paolo Giorza
La colpa fu - Berretta - Gippi - Sciorilli
La filanda - Milva
La leggenda del Piave – Ermete Giovanni Gaeta
La domenica andando alla messa – Giliola Cinquetti
La partita di pallone – Rita Pavone
La romanina – Eldo Di Lazzaro
La spagnola - Giliola Cinquetti
Le stellette – Popolare
Luglio – Riccardo del Turco
Mamma – Beniamino Gigli
Mamma mia dammi cento lire - Popolare
Maramao perché sei morto – Mario Panzeri
Marina – Rocco Granata
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Non ho l’età – Giliola Cinguetti
Nostalgia Canaglia – Al Bano
Piazza Grande – Lucio Dalla
Piccola Ketty – Pooh
Piemontesina bella - Popolare
Pietre – Antoin
Quand’era piccolina – Lidija Percan
Rosamunda – Jaromìr Vejvoda
Tango delle capinere – Bixio-Cherubini
Sapore di Sale – Gino Paoli
Se mi lasci non vale – Julio Iglesias
Un’emozione per sempre – Eros Ramazzotti
Una rotonda sul mare – Fred Bongusto
Vengo anch’io – Enzo Jannacci
Violino Tzigano - Bixio-Cherubini
Viva la gente – Up with people
Zingara – Iva Zanicchi
Canzoni più suonate/richieste al pianoforte
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Azzurro – Adriano Celentano
Che sarà – Ricchi e poveri
Come facette mammeta – Capaldo-Gambardella
Con te partirò – Andre Bocelli
Dammi solo un minuto – Pooh
Dimmi che non vuoi morire – Patty Pravo
‘O surdato ‘nnammurato – Aniello Califano
Fratelli d’Italia – Goffredo Mameli
Fuoco nel fuoco – Eros Ramazzotti
Gianna –Rino Gaetano
Ho difeso – Nomadi
I pompieri di Viggiù – Fragna-Larici
I’ te vurria vasà – Russo-Di Capua
La filanda - Milva
La più bella del mondo - Marino Marini
Le stellette - Popolare
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VALENTINA D’AGNANO – SST IN MUSICOTERAPIA - SECONDO ANNO A.A. 2013 – 2014
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Love story – Johnny Dorelli
Mamma - Beniamino Gigli
Pensiero - Pooh
Questo piccolo grande amore – Claudio Baglioni
Se bastasse una bella canzone – Eros Ramazzotti
Ti baciava le labbra – Nomadi
Un senso – Vasco
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9. Appendice
I suoni della tombola sonora
Acqua nel secchio - 73
Fiammifero - 33
Aeroplano - 71
Fisarmonica - 4
Ambulanza - 51
Fischietto arbitro - 36
Applauso - 5
Flauto - 72
Arpa - 32
Forbici e carta - 75
Asino - 46
Fuochi d’artificio - 45
Automobile - 17
Fuoco - 63
Banda - 37
Gallo - 34
Bottiglia e bicchieri spumante - 25
Gatti - 18
Bussare - 81
Goccia - 9
Calcolatrice - 23
Grilli - 42
Campane - 84
Leone - 30
Campanello bici - 68
Libro da sfogliare - 39
Campanello porta - 57
Lupo - 62
Cane - 14
Macchina da scrivere - 11
Carillon - 44
Maiale - 10
Cavallo - 2
Mandolino - 56
Cembalo - 52
Maracas - 16
Chitarra - 40
Mare - 19
Cin cin calici - 78
Martello e chiodo - 7
Civetta - 66
Monete che cadono - 89
Clarinetto - 64
Mucche - 6
Cornacchia - 82
Nave - 85
Elefante - 27
Neonato che piange - 61
Elicottero - 83
Orchestra barocca - 28
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VALENTINA D’AGNANO – SST IN MUSICOTERAPIA - SECONDO ANNO A.A. 2013 – 2014
Organo - 90
Starnuto - 77
Orologio - 47
Sveglia - 1
Orologio a cucù - 13
Telefono - 79
Passi - 65
Temporale - 29
Pecora - 58
Tennis - 87
Pianoforte - 48
Tosse - 15
Piatti orchestra - 88
Trapano - 49
Ping pong - 53
Treno - 21
Pollo - 86
Triangolo - 8
Porta che sbatte - 55
Tromba - 60
Pulcini - 54
Trombone - 80
Ranocchia - 70
Tubi che cadono - 74
Risata - 69
Uccellini - 26
Rullante - 12
Uomo che fischia - 41
Russare - 43
Vaso che cade - 59
Sacchetto che scoppia - 50
Vento - 3
Sbadiglio - 38
Violino - 24
Scooter - 67
Voce femminile - 76
Sega - 31
Xilofono - 20
Soffiare naso - 35
Zampogna - 22
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