Con il termine di "personalità" si intende quel complesso di aspetti tipici del modo di essere di un individuo e le caratteristiche peculiari del suo pensiero, della percezione, delle modalità di rapportarsi con sè stesso, con gli altri ed all'ambiente circostante. Quando tali caratteristiche acquistano una valenza disadattativa, o qualora alcune di esse si caricano di una eccessiva rigidità che si oppone ad un più armonioso ed equilibrato sviluppo della personalità nel suo complesso, giungendo ad una più o meno accentuata unilateralità di espressione del proprio sè, si parla in ambito clinico di disturbo di personalità, che si manifesta solitamente con problematiche psichiche di varia natura spesso associate ad un sentimento di disagio soggettivo, ad impoverimento delle relazioni sociali e difficoltà più o meno marcate nel controllo degli impulsi. I disturbi di personalità rappresentano in sostanza delle "distorsioni" nello sviluppo della personalità dell'individuo, che possono risalire a fasi evolutive anche molto precoci, e costituiscono modalità di adattamento allo specifico ambiente di vita ed alle prime relazioni sociali del soggetto connotate tuttavia da scarsa flessibilità e riduzione della capacità di usufruire del potenziale trasformativo insito nell'esperienza della realtà. Possiamo anche pensare a questi disturbi come un eccessivo restringimento della propria visione della realtà e/o del proprio modo di reagire ad essa, ciò che determina una iperreattività che si esprime attraverso un sentire ed un comunicare in certo senso "obbligati" e ripetitivi, a scapito della varietà e della spontaneità rinvenibili in un'assetto di personalità più equilibrato. Da un punto di vista psicopatologico, i d.d.p. sono inquadrabili in una categoria intermedia che si situa tra le patologie di tipo psicotico -espressione di gravi e precoci problematiche che ruotano intorno alla percezione di un senso di sè integro e rapportato agli altri- e quelle di natura nevrotica -che si identificano invece sostanzialmente con difficoltà nella elaborazione di specifici vissuti affettivorelazionali durante le successive fasi di maturazione psichica. In questo senso, il d.d.p. costituisce una forma psicopatologica che risente dell'influenza di entrambe le categorie suddette, ma si ritaglia una sua propria area di autonomia concettuale poichè il quadro complessivo non raggiunge l'intensità angosciosa ed alienante della patologia psicotica e mostra un adattamento alla realtà decisamente superiore; l'intrinseca natura "strutturale" del d.d.p., tuttavia, pone questo tipo di disturbi su un livello più profondo rispetto alle nevrosi propriamente dette, essendo le funzioni psichiche coinvolte nel loro complesso in una sorta di meccanismo di compressione che schiaccia le potenzialità di ulteriore crescita e maturazione della persona intaccando di conseguenza la sfera del controllo pulsionale, che risulta spesso inadeguata o carente. I disturbi di personalità comprendono numerose forme psicopatologiche che si caratterizzano e si definiscono sulla base del o dei tratti di personalità prevalenti e che agiscono in maniera disadattativa sull'individuo. Riferendoci alla recente classificazione del DSM IV (Manuale diagnostico dei disturbi mentali) possiamo distinguere le seguenti forme cliniche: -Disturbo Paranoide di personalità -Disturbo Schizoide " " -Disturbo schizotipico " " -Disturbo Antisociale " " -Disturbo Borderline " " -Disturbo Istrionico " " -Disturbo Narcisistico " " -Disturbo Evitante " " -Disturbo Dipendente " " -Disturbo Ossessivo-Compulsivo " " In breve, osserviamo ora le caratteristiche distintive delle suddette forme cliniche, rimandando l'approfondimento delle specifiche categorie diagnostiche ad una prossima occasione su queste stesse pagine. Nel Disturbo di Pers.tà Paranoide il soggetto presenta tratti di diffidenza e sospettosità nei confronti degli altri di natura patologica, che insorgono solitamente nella prima età adulta e modellano la personalità in questo senso nella ulteriore crescita cognitiva ed affettiva, che risulta così eccessivamente difesa, chiusa, inibita nell'espressione dei propri sentimenti ed aggressivamente ipereattiva nei confronti degli altri. I Disturbi di Pers.tà Schizoide e Schizotipico designano una fondamentale carenza nell'ambito della relazionalità del soggetto, che si esprime attraverso modalità di rapporti sociali improntati a distacco emotivo o comunque insufficienti e deficitari; anche in questi casi la distorsione cognitiva e percettiva su sè e sugli altri si manifesta solitamente con ritiro sociale, idee di riferimento ed esperienze bizzarre, eccentricità comportamentali, affettività coartata ed eccessiva ansia sociale. Nel Disturbo di Pers.tà Antisociale si evidenziano le problematiche di inosservanza e violazione dei diritti degli altri fin dall'età adolescenziale, con difficoltà nel conformarsi alle norme sociali, ripetuti episodi di disonestà punibili legalmente, irresponsabilità e condotte aggressive che denotano una sottostante marcata difficoltà nel controllo delle pulsioni. Solitamente in questi casi il soggetto non prova rimorso per i propri atti e ciò testimonia la peculiarità di una inadeguata strutturazione del sentimento morale all'interno del quadro di personalità. Il Disturbo di Pers.tà Borderline presenta un quadro clinico caratterizzato da una marcata difficoltà nel controllo pulsionale associata ad una accentuata instabilità nella sfera delle relazioni interpersonali e dei rapporti affettivi, che risentono solitamente di pregresse problematiche inerenti vissuti di tipo abbandonico e correlati sentimenti di solitudine e di vuoto affettivo; una sottostante massiccia autosvalutazione -spesso compensata reattivamente da sentimenti di tipo idealizzante- produce un quadro di fondo di tipo depressivo. Anche in questo caso la modulazione della componente aggressiva risulta carente e sono possibili comportamenti di tipo impulsivo auto ed etero diretti, anche di grave entità. Nel Disturbo Istrionico di pers.tà si può rilevare l'emergere di alcuni tratti tipici che condizionano la personalità nel suo complesso, quali un bisogno eccessivo ed una ricerca di attenzione (essere costantemente al centro dell'attenzione, e sentirsi a disagio laddove ciò non si verifica) e comportamenti diretti a tal fine (per es.: atteggiamenti seducenti e provocanti, utilizzo dell'aspetto fisico per attrarre l'attenzione altrui). L'emotività è eccessivamente manifestata ma in modo superficiale e mutevole e l'espressione dei sentimenti è teatrale, dando l'impressione di un coinvolgimento con gli altri che tuttavia non giunge in profondità. Il Disturbo Narcisistico (che prende il nome da Narciso, appunto, figura mitologica che si innamorò della propria immagine riflessa nell'acqua) presenta un quadro clinico complesso che si caratterizza essenzialmente per un eccessivo investimento libidico sulla propria persona, a scapito della relazionalità sociale e dei rapporti interpersonali. Non deve però trarre in inganno questa sommaria descrizione della apparente "autonomia" della personalità narcisistica, poichè in realtà in questo caso si verifica il paradosso di un individuo fortemente bisognoso della propria immagine riflessa dagli altri, in un gioco di continuo mascheramento e perennemente in bilico tra un senso di sè "gonfiato" (sentirsi superiori, speciali, particolarmente dotati, richiedere eccessiva ammirazione, etc..) e l'oscuro timore di un inevitabile ridimensionamento (che condurrebbe su un versante depressivo e pertanto respinto con tutte le forze). Il disturbo narcisistico costituisce quindi la distorsione patologica della normale valorizzazione di sè, che diviene qui invece modalità ipertrofica di accentrazione sul proprio Ego delle cariche libidiche del Sè con conseguente isterilimento delle proprie possibilità di maturazione individuale ed impoverimento del coinvolgimento empatico con gli altri. Nel Disturbo Evitante di pers.tà i tratti rilevanti sono l'inibizione sociale e le difficoltà nelle relazioni interpersonali, associati a sentimenti di inadeguatezza, ipersensibilità al giudizio altrui sulla propria persona e quindi costante timore di essere criticati, disapprovati o rifiutati, ciò che induce appunto la messa in atto solitamente di manovre di evitamento di luoghi sociali come anche di ambienti di lavoro, dove potrebbero insorgere vissuti di inadeguatezza, imbarazzo e sentimenti di incapacità personale. Significativo inoltre è il fatto che in tali casi il soggetto tenda a non farsi carico di rischi e/o responsabilità che solitamente si incontrano nel quotidiano (p.es. nell'intraprendere nuove attività o iniziative che richiedono un certo impegno personale..) col risultato di una mancanza di progettualità e scarsa mobilizzazione delle proprie energie. La dipendenza e la passività eccessive, che giungono ad un quadro connotato da forti timori ed angosce di separazione verso figure significative del proprio ambiente di vita e l'impossibilità di condurre una propria vita autonoma rispetto a queste, delineano invece il Disturbo di pers.tà Dipendente, dove la richiesta di estrema vicinanza fisica ed emotiva, la difficoltà di prendere decisioni in prima persona (e quindi la deresponsabilizzazione di sè..), la mancanza di una progettualità maturativa per una propria realizzazione, riflettono una sottostante struttura di personalità caratterizzata da immaturità di fondo e continua richiesta di rassicurazioni, aspetti che possono di conseguenza avere un effetto bloccante sulla crescita individuale e sociale. Il Disturbo di pers.tà Ossessivo-Compulsivo, infine, rappresenta un quadro clinico in cui l'ipercontrollo, il perfezionismo, la ricerca ossessiva dell'ordine attuata attraverso rituali e meccanismi di tipo compulsivo hanno un ruolo centrale nell'economia psichica del soggetto. La presenza di modalità di ossessivizzazione del pensiero può insorgere con più frequenza in alcune fasi dello sviluppo psichico del soggetto sin dall'infanzia, in concomitanza con periodi di maggiore disagio interno derivanti da cambiamenti strutturali profondi e dalla difficoltà di integrazione di esperienze e vissuti psichici nuovi e potenzialmente destabilizzanti (come p.es. per la sessualità nell'infanzia ed in adolescenza) e come tentativo di controllo di contenuti ansiogeni o depressivi che vengono "imbrigliati" nella costruzione ossessiva dell'esperienza di realtà. La personalità strutturata in questo modo rivela quindi una modalità pervasiva di funzionamento psichico dove il sintomo ossessivo ricopre nell'attuale un aspetto centrale della dinamica di rapporto intra ed intersoggettivo,sganciatosi progressivamente dalle contingenze specifiche che ne favorirono in passato l'insorgere in forma sintomatica "acuta".La rigidità e la testardaggine spesso sono tratti che contribuiscono alla descrizione della personalità ossessiva, associati ad una affettività coartata e ad una scarsa presenza empatica nei rapporti interpersonali