Invecchiamento della popolazione. Dati epidemiologici Izzotti A. Dipartimento di Scienze della Salute, Università di Genova Il profilo demografico della popolazione mondiale è profondamente cambiato in questi anni. Infatti nel mondo, nel 2000, gli anziani erano circa 600 milioni; Si stima che nel 2025 saranno 1.2 miliardi e nel 2050 avranno raggiunto i 2 miliardi. L’Italia ha la maggior percentuale di ultra-65enni d’Europa: 18.3% (Gran Bretagna 15.7%, Germania 16.6%), corrispondenti a circa 10 milioni e mezzo di soggetti. Ad oggi, gli ultra64enni costituiscono il 20% della popolazione italiana; recenti proiezioni ISTAT prevedono che tale percentuale supererà il 30% nel 2051. In Liguria la prevalenza percentuale della popolazione anziana è paria a 26.8% con un’età media della popolazione paria a 48 anni, caratterizzata da un indice di vecchiaia pari a 236 e da un Indice di dipendenza anziani paria a 43. Indice di vecchiaia è il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di età 0-14 anni moltiplicato per 100. L’indice di dipendenza anziani è il rapporto tra popolazione con età maggiore di 65 anni e la popolazione in età attiva (15-64 anni) moltiplicato per 100. Per confronto i valori medi di tali indici in Italia sono rispettivamente paria a 43 anni per l’età media, 143 per l’indice di vecchiaia e 31 per l’indice di dipendenza anziani. Ciascuno dei parametri analizzati colloca la Liguria come la regione con la maggiore prevalenza di anziani in Italia. Per confronto la regione che segue è la Toscana con età media 45, indice di vecchiaia 186 e indice di dipendenza anziani 36, valori ben distanti da quelli della Liguria. Pertanto la Liguria viene identificata come laboratorio sperimentale nazionale per la gestione della salute della popolazione anziana. In Italia e in Liguria la speranza di vita è aumentata dai 42 anni dei primi del 1900 agli attuali 78.4 anni per i maschi e 83.9 anni per le femmine. Anche l’aspettativa di vita nei soggetti anziani è oggi in Liguria molto elevata con speranza di vita a 65 anni pari a 17.9 anni nei maschi e 21.7 anni nelle femmine. Pertanto l’anziano gode oggi di un lungo periodo di vita che rappresenta un intervallo fondamentale per la realizzazione di interventi di medicina preventiva attiva e passiva. La rilevanza di tali interventi è notevole dal punto di vista della Salute Pubblica considerando che Attualmente si stima che la popolazione anziana, nel nostro Paese, determini il 37% dei ricoveri ospedalieri e il 49% delle giornate di degenza. Allo scopo di valutare l’influenza dell’attività motoria sulla speranza e la qualità di vita di soggetti anziani abbiamo effettuato uno studio prospettico su 107 soggetti di età media di 70 anni all’inizio del follow up. I soggetti erano affetti da aterosclerosi avanzata ed erano tutti in terapia con antiipertensivi ed antiaggreganti. Sono stati valutati marcatori molecolari intermedi di danno al DNA su frammenti di arteria (iliaca) comuni rei disponibile in seguito ad intervento chirurgico. I pazienti erano classificati in base all’esecuzione di attività motoria in praticanti attività con ‘alta’ (cammino per 30 min al giorno 5 volte la settimana), media (cammino per 30 minuti al giorni per meno di 3 volte la settimana, e sedentari (assenza di attività fisica superiore ai 30 minuti). L’attività fisica sia intensa che moderata è risultata diminuire significativamente rispetto ai soggetti sedentari i valori di trigliceride mia e il danno ossidativo al DNA nell’arteria. E’ stato quindi effettuato uno studio prospettico di 15 anni per valutare l’influenza dell’attività fisica su morbosità e mortalità incidente rispetto ai soggetti sedentari . L’attività fisica intensa ha significativamente diminuito il numero di ricoveri ospedalieri. L’attività fisica sia moderata che intensa hanno incrementato rispetto alla sedentarietà la speranza di vita di 2.4 anni. Tale effetto protettivo è risultato essere particolarmente evidente nei soggetti portatori di delezione omozigote dei geni glutatione transferasi M1 e T1. Tali geni codificano per importanti attività antiossidanti endogene. Nei soggetti geneticamente privi di tali attività il periodo di sopravvivenza è risultato essere aumentato di 3 volte nei soggetti che hanno praticato attività fisica rispetto ai sedentari. In conclusione i dati raccolti indicano che l’attività motoria moderata costituisce un importante e potente presidio medico preventivo in grado di migliorare in modo consistente la qualità di vita del soggetto anziano diminuendone la morbosità incidente ma anche di aumentarne in toto il periodo di sopravvivenza.