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02/10/2015 |
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Divico
verso il 130 a.C. , dopo il 58 a.C. Capo dei Tigurini elvezi che verso la fine del II sec. a.C. assieme ai
Cimbri germ., agli Ambroni e ai Teutoni penetrarono nella provincia della Gallia Narbonense, che si estendeva
fino a Ginevra. Nel 107 i Tigurini comandati da D. sconfissero, nella battaglia di Agen, un corpo di spedizione
romano guidato dal console Lucio Cassio. Dopo una nuova vittoria comune conseguita nel 105 presso Orange
le quattro stirpi avanzarono verso l'Italia; ma nel 102 l'esercito romano, comandato da Gaio Mario, annientò
gli Ambroni e i Teutoni presso Aix-en-Provence e infine anche i Cimbri, nel 101 presso Vercelli (nelle vicinanze
di Novara). A seguito di ciò i Tigurini, rimasti in posizione di attesa nella regione del Brennero, si ritirarono
verso il nord. Le sorti successive della stirpe e dei suoi capi rimasero oscure fin verso il 60 a.C. La storiografia
tradizionale ipotizza, sulla base di Cesare (De bello gallico 1, 12-14), la partecipazione di D. sia alla battaglia
di Agen sia all'emigrazione del 58 a.C.
In quell'anno gli Elvezi decisero di emigrare nella regione fra Tolosa e Bordeaux, che in precedenza avevano
già raggiunto una volta. Uno dei motivi di questa decisione fu la crescente pressione germ.; probabilmente vi
ebbero un certo ruolo anche problemi di sussistenza. Non è chiaro se la totalità degli Elvezi fosse emigrata nel
58 a.C. o se una piccola parte di loro sia rimasta nell'Altopiano. Cesare impedì loro di passare il Rodano e li
costrinse a ripiegare verso il nord. Come capo di una delegazione D. intavolò trattative con Cesare dopo che
questi ebbe attaccato i Tigurini mentre si apprestavano a passare la Saona, probabilmente presso Trévoux a
nord di Lione. D. offrì di ritirarsi nei territori assegnatigli da Roma in cambio della conclusione della pace, ma
respinse le richieste di risarcimento e garanzie con la frase, riportata da Cesare nel De bello gallico, che gli
Elvezi non erano abituati a consegnare ostaggi quanto piuttosto a riceverli. Dopo la rottura delle trattative gli
Elvezi subirono una disfatta nella battaglia di Bibracte e si videro imporre il ritorno e l'insediamento duraturo
nei territori compresi fra lago di Ginevra, Giura, Reno e lago di Costanza.
Nel XIX sec. la storiografia nazionale elesse gli Elvezi ad antenati degli Svizzeri. Pittori di soggetti storici di
orientamento patriottico come Charles Gleyre e poeti come Conrad Ferdinand Meyer celebrarono il capo dei
Tigurini come il primo eroe nazionale. Questa immagine di D. si mantenne nei manuali scolastici e nella
letteratura storica popolare ben oltre la metà del XX sec.
Bibliografia
– F. Staehelin, Die Schweiz in römischer Zeit, 19483, 57-60, 75-83
– L. Flutsch, A. Furger-Gunti, «Recherches archéologiques sur le site présumé de la bataille de Bibracte», in
RSAA, 44, 1987, 241-251
– L. Flutsch, «La localisation de la bataille de Bibracte», in RSAA, 48, 1991, 38-48
Autrice/Autore: Daniel Nerlich / sma
URL: http://www.hls-dhs-dss.chI10330.php
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