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04/02/2015 |
Impero romano
Tra il II sec. e il 13 a.C. il territorio dell'odierna Svizzera venne gradualmente integrato nell'Impero romano (il
termine è inteso in senso lato e comprende anche la Repubblica) a cui appartenne fino al VI sec. Suddiviso fra
diverse Province, l'Impero non costituì mai un'unica entità amministrativa. L'ascendente esercitato da Roma
sui popoli celtici (Celti) e le tribù retiche (Reti) non era soltanto sinonimo di dominazione straniera, ma anche
di integrazione in un mondo più vasto e in una cultura molto ricca e variata che costituì le radici dell'Europa.
L'incontro fra le tradizioni galliche e quelle mediterranee contribuì a sviluppare la civiltà galloromana
(Galloromani). La pax Romana, garantita dai governatori delle province e dall'esercito, proteggeva gli ab. e
consentì alle élite locali di entrare a far parte del ceto dirigente (Romanizzazione). In ambito culturale, diverse
correnti religiose si diffusero rapidamente fino al IV sec., quando Costantino riconobbe il cristianesimo (313) e
Teodosio I (379-395) lo impose come religione ufficiale (Cristianizzazione). Rispetto alla Svizzera odierna, il
paesaggio e la sua organizzazione differivano in due aspetti fondamentali: in primo luogo il territorio,
nonostante il ruolo di snodo fluviale e terrestre attestato già all'epoca degli Elvezi, si sviluppava attorno al
Gran San Bernardo (e non al Gottardo), che era il collegamento più veloce fra il Reno e Roma. In secondo
luogo, le zone inabitabili erano molto più estese e numerose: i fondovalle erano paludosi (Reno, Rodano, Aar,
zona fra i laghi di Zurigo e di Walenstadt) e intere regioni ricoperte di boschi (Appenzello, San Gallo, Glarona e
in parte la Svizzera centrale).
Autrice/Autore: Regula Frei-Stolba / gbp
1 - L'epoca delle conquiste e le prime colonie
Il Sottoceneri faceva parte del territorio abitato dagli Insubri, popolo gallico con capitale Mediolanum (Milano);
a seguito della sottomissione di questi ultimi nel II sec. a.C., fu integrato nella Gallia Cisalpina. Nel 49 a.C.,
dopo alcune tappe intermedie, gli Insubri ricevettero la cittadinanza romana, mentre la regione venne
annessa all'Italia (regio XI, detta Transpadana). Le iscrizioni rinvenute nel Ticino attestano legami con Como e
Milano.
Gli Allobrogi, che avevano a Ginevra l'oppidum più settentrionale sulla sponda sinistra del Rodano, furono
sottomessi verso la fine del II sec. a.C. Incorporati nella Gallia Narbonensis, ottennero gradualmente la
cittadinanza romana. La loro Civitas venne rifondata come Colonia lat. sotto Cesare (Colonia Iulia Vienna). La
nobiltà locale poté mantenere la propria posizione sociale. Il Vicus di Ginevra, località dipendente da Vienne,
ottenne il rango di città alla fine del III sec., divenne sede di una diocesi nel IV sec. e poi la prima capitale del
regno burgundo (Burgundi).
Il territorio degli Elvezi, insediatisi sull'Altopiano al più tardi verso la fine del II sec. a.C., era delimitato dal
Rodano, dal Lemano, dal Giura e dal Reno e si estendeva fino al lago di Costanza. Vinti da Cesare nella
battaglia di Bibracte (58 a.C.), gli Elvezi furono costretti a ritornare nelle loro terre originarie, forse dopo aver
concluso un trattato con Cesare, come attestato da Cicerone (sulla questione non è ancora stata fatta
chiarezza). La soc. degli Elvezi prevedeva la divisione in aristocratici, che godevano di grande prestigio
economico, politico e sociale, druidi e popolo. Questa struttura sociale (con l'eccezione dei druidi) perdurò
probabilmente sotto l'Impero. Nel 57-56 a.C. un legato di Cesare tentò invano di impadronirsi del Vallese
risalendo la strada del Gran San Bernardo.
Nel 45/44 a.C. Cesare insediò una colonia di veterani della cavalleria (la Colonia Iulia Equestris, oggi Nyon)
nella regione confiscata agli Elvezi a sud del loro territorio, per sbarrare loro l'accesso alla Gallia Narbonensis.
Nel 44 a.C., dopo aver sconfitto i Reti, il generale Lucio Munazio Planco fondò, probabilmente lungo le rive del
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Reno, la colonia Raurica (Augusta Raurica, oggi Augst), la cui organizzazione fu poi rivista da Augusto. Le due
colonie diedero un impulso determinante alla successiva romanizzazione.
Augusto affidò a Tiberio e Druso, suoi figli adottivi, la conquista delle Alpi. Dopo lunghi preparativi (fra il 25 e il
16 a.C.), la campagna iniziò nel 15 a.C. con un attacco a tenaglia: Tiberio avanzò da Lione, Druso risalì la valle
dell'Adige, mentre altre truppe penetrarono nei Grigioni. Installazioni militari sulla collina della cattedrale a
Basilea-Münsterhügel e a Zurigo-Lindenhof, e tre torri di guardia sul lago di Walenstadt (Stralegg, Voremwald,
Biberlikopf) testimoniano di questa guerra. Anche gli ab. del Sopraceneri (Leponti) e i quattro popoli del
Vallese (Nantuati, Veragri, Seduni, Uberi) si arresero ai Romani. Vennero introdotte le prime strutture
amministrative: gli Elvezi e i Raurici, così come le due colonie di Nyon e Augst, furono annessi alla Gallia
Lionese, poi alla Gallia Belgica, provincia imperiale governata da un senatore residente a Treviri. Le regioni
montane (Vallese, Leventina e valli grigionesi) furono annesse alla vasta "provincia dei valichi alpini", che
sottostava all'autorità di un governatore di rango equestre.
Autrice/Autore: Regula Frei-Stolba / gbp
2 - L'alto Impero
Una volta conquistata, la regione nordorientale venne organizzata in funzione delle necessità militari di Roma
(vicus di Oberwinterthur, vicus di Zurigo-Lindenhof). Dopo la sconfitta di Varo nella foresta di Teutoburgo (9
d.C.), nel 14 i Romani allestirono un campo legionario a Vindonissa (oggi Windisch). Ciò determinò
probabilmente una ristrutturazione del territorio degli Elvezi, la cui civitas venne allora ricostituita su un
territorio che si estendeva, secondo una recente ipotesi, fino alla Limmat e l'attuale Avenches (Aventicum) e
assunse il nome di Forum Tiberii; la parte orientale, oltre la Limmat, fu probabilmente amministrata dalle
autorità romane. La presenza di una legione accompagnata da truppe ausiliarie influì positivamente
sull'economia durante tutto il I sec. d.C. Il processo di romanizzazione iniziato da Augusto proseguì
rapidamente sotto la dinastia giulio-claudia. L'imperatore Claudio (41-54) completò l'organizzazione
amministrativa. Dopo aver ampliato il valico del Gran San Bernardo, fondò il Forum Claudii Vallensium a
Octodurus (oggi Martigny), raggruppò le quattro civitates del Vallese nella civitas Vallensium e le concesse il
diritto lat. (ius Latii), che consentiva all'élite locale di accedere alla cittadinanza romana tramite l'esercizio di
una magistratura. Il Vallese venne separato dalla grande provincia della Raetia e unito probabilmente alla
Tarantasia per costituire la provincia delle Alpi Graie e Pennine. L'integrazione degli Elvezi proseguì e la loro
incorporazione nell'esercito è attestata nei corpi dei soldati ausiliari e della guardia imperiale.
La guerra civile del 69 ebbe ripercussioni sulla civitas degli Elvezi. Gli autori moderni, con un'interpretazione
troppo nazionalistica, hanno spesso considerato questo conflitto come un'ultima rivolta degli Elvezi contro il
giogo romano, rivolta punita da Vespasiano, il primo imperatore della dinastia dei Flavi, con la fondazione di
una colonia romana (trasformando Avenches nella colonia Pia Flavia Constans Emerita Helvetiorum
Foederata). Questa interpretazione va però riesaminata. Schieratisi con Galba nelle guerre civili, gli Elvezi
furono coinvolti negli scontri con le truppe di Vitellio, venendo sconfitti vicino al Bözberg e rischiando di
vedere distrutta la loro capitale. Vespasiano, che vinse in seguito queste guerre e che era legato agli Elvezi da
vicende personali - suo figlio Tito aveva trascorso parte della propria giovinezza ad Avenches -, eresse la
civitas Helvetiorum al rango di colonia lat., rafforzando così l'élite dirigente e insediando probabilmente nuovi
coloni per colmare le perdite umane dovute alle guerre civili. Gli Elvezi di condizione sociale inferiore
conservarono lo statuto di peregrini, come risulta dall'unità militare della cohors I Helvetiorum, costituita
prima della metà del II sec. Nel 72, dopo la conquista degli Agri Decumates, l'imperatore spostò la frontiera
più a nord. Verso l'85 Domiziano separò i distr. militari della Gallia Belgica per creare le due province di
Germania, incorporando gli Elvezi, i Raurici e le due colonie romane nella Germania superior. Nel 101 la legio
XI Claudia Pia Fidelis abbandonò il campo di Vindonissa in direzione del Danubio. L'Altopiano e le regioni
circostanti erano ormai distanti dal fronte.
Il II sec., sotto la dinastia degli Antonini, rappresentò per tutti gli ab. dell'Impero un'epoca di pace. Nonostante
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la vastità dell'Impero, gli scambi commerciali a lunga distanza conobbero uno sviluppo effettivo. I centri
urbani e le campagne si arricchirono. Sorsero diverse lussuose Villae romane, decorate con mosaici e
affreschi e dotate di comodità quali i bagni e le stanze riscaldate, ad esempio a Orbe-Boscéaz, Pully e
Colombier (NE). La cultura greco-romana era al suo apice e l'alfabetizzazione compì probabilmente dei
progressi. Con l'introduzione della facoltà di ricorso, la procedura giudiziaria venne affinata e dotata di una
struttura gerarchica. Si adottò la struttura sociale romana (nel 212 tutti gli ab. liberi dell'Impero diventarono
cittadini romani) e quindi anche la schiavitù romana, che nella maggior parte dei casi rappresentava
comunque uno statuto intermedio in quanto gli schiavi venivano di solito affrancati all'età di 30 anni.
L'amministrazione romana impose il culto imperiale (busto di Marco Aurelio ad Avenches).
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3 - La crisi del III secolo e il basso Impero
La pax Romana fu turbata dalle guerre civili della fine del II sec. e dalla lotta di Settimio Severo per il potere
(battaglia di Lione nel 197). La stabilità fu temporaneamente ripristinata fino al 213, quando nella regione del
Meno ebbe luogo la prima incursione alemanna (Invasioni barbariche). La crisi raggiunse il suo apice verso la
metà del III sec. L'Impero era minacciato ai confini settentrionali e orientali (l'imperatore Valeriano fu
imprigionato in Persia nel 260) mentre l'interno era in preda ai disordini (avvento di imperatori usurpatori). Gli
Alemanni irruppero nelle Germanie e nella Rezia. Gallieno fortificò Vindonissa, ma gli eserciti barbarici
aggirarono probabilmente l'Altopiano a est e a ovest, venendo poi sconfitti dall'imperatore nei pressi di
Milano. Negli anni 275-277 le colonie di Augst e Avenches furono saccheggiate e parzialmente distrutte. Il
limes della Germania superior e della Rezia fu abbandonato e il Reno tornò a costituire la frontiera
dell'Impero.
Diocleziano (284-305), il creatore della tetrarchia, riorganizzò l'Impero istituendo quattro prefetture suddivise
in diocesi, che a loro volta comprendevano le province, ridotte di estensione. Il confine tra la prefettura della
Gallia e quella dell'Italia passava attraverso la Svizzera odierna. Diocleziano e Costantino (306-337)
rafforzarono inoltre la frontiera tramite la costruzione di castra (Castro) come quelli di Vitudurum (oggi
Oberwinterthur) e Tasgaetium (oggi Burg, com. Stein am Rhein) e soprattutto con la costruzione della grande
fortezza del Castrum Rauracense (oggi Kaiseraugst), dove era stanziata la legio I Martia. Fortificazioni erette
lungo i grandi assi di comunicazione completavano il sistema difensivo. Gli Alemanni tentarono nuovamente
di penetrare nell'Impero, ma furono annientati da Costanzo Cloro nel corso di una cruenta battaglia vicino a
Vindonissa (302). Dopo mezzo sec. di pace, nel 352 incendiarono il Castrum Rauracense (il tesoro di
Kaiseraugst venne seppellito in quell'occasione) su istigazione dell'imperatore Costanzo II contro il suo
avversario Magnenzio. Nel 357 Giuliano l'Apostata riuscì finalmente a sconfiggerli nei pressi di Strasburgo.
Giuliano e in seguito Valentiniano I (364-375) fortificarono il limes con torri di guardia (burgi), erette lungo il
Reno. Nel 400 Stilicone, costretto a difendere l'Italia da Alarico (che avrebbe saccheggiato Roma nel 410),
prelevò diverse truppe dalla frontiera renana per schierarle contro i Visigoti (402); il trasferimento non
significò tuttavia una definitiva rinuncia ai territori situati a nord delle Alpi. Da quel momento infatti, interi
settori furono affidati a tribù che, in virtù di un trattato, si assunsero il compito di difendere l'Impero in cambio
di terre. Ezio, generalissimo della Gallia sotto Valentiniano III (425-455), insediò così nel 443 i Burgundi in
Savoia e nella Svizzera franc. (Sapaudia). Dopo la deposizione dell'ultimo imperatore d'Occidente (476),
l'autorità passò all'imperatore d'Oriente residente a Costantinopoli. Le regioni a nord delle Alpi vennero
trascurate, il che permise nel sec. successivo agli Alemanni e ad alcuni Franchi di infiltrarsi lentamente; le
province settentrionali si staccarono definitivamente da Roma verso la fine del VI sec.
Autrice/Autore: Regula Frei-Stolba / gbp
Riferimenti bibliografici
Bibliografia
– G. Walser, Römische Inschriften in der Schweiz, 3 voll., 1979-1980
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– D. van Berchem, Les routes et l'histoire, 1982
– R. Fellmann, La Suisse gallo-romaine, 1992
– J.-P. Petit, M. Mangin (a cura di), Atlas des agglomérations secondaires de la Gaule Belgique et des
Germanies, 1994
– K. Kob (a cura di), Out of Rome, 1997
– SPM, 4-6
– AA. VV., «Recherches sur les institutions de Nyon, Augst et Avenches», in Cités, municipes, colonies, a cura
di M. Dondin-Payre, M.-T. Raepsaet-Charlier, 1999, 29-95
– AA. VV., Zur Frühzeit von Vindonissa, 2003
– L. Flutsch L'époque romaine, ou la Méditerranée au nord des Alpes, 2005
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