Gallia: anno 58 a.C. Nella Gallia sta succedendo qualcosa

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Giorgio Franchetti
SANGUE SULLA DECIMA LEGIONE
Edizioni Efesto
sinossi
Sonia Morganti
CALPURNIA, L’OMBRA DI CESARE
Leone Editore
sinossi
Gallia: anno 58 a.C. Nella Gallia sta succedendo qualcosa:
popolazioni confinanti cercano di abbandonare i
propri territori in cerca di nuove terre, più fertili,
più soleggiate, e quindi invadono le verdi
pianure galliche, ricche di grano.
Ma in ogni parte della Gallia ci sono tribù, non
esistono spazi inabitati, e quindi lo scontro coi
nuovi arrivati diventa inevitabile.
Tutto questo non può non impensierire Roma,
che da anni sta guardando alla Gallia come un
orizzonte da esplorare e da assoggettare alla
Repubblica. I popoli che cercano di migrare
sono considerati molto pericolosi, bellicosi, dei
“vicini di casa” che Roma non può e non deve
avere. Tra l’altro, in un passato recente, le
legioni romane hanno già avuto degli scontri
con questi popoli e, almeno in un caso, la
sconfitta riportata, quella della battaglia di Agen,
ancora brucia nell’animo romano: nel 107 a.C. i
Tigurini annientarono le legioni comandate da
Cassio Longino, e quelli che non morirono
vennero obbligati a passare sotto il giogo come
fossero delle vacche, prima di lasciarli tornare a
Roma, o renderli schiavi. Un’onta che Roma
non ha mai scordato.In quella battaglia venne
ucciso anche uno dei comandanti agli ordini di
Longino, Lucio Calpurnio Pisone Cesonino,
antenato della moglie di Cesare. E’ quanto
basta per spingere Roma, e Cesare, ad
accorrere alla richiesta di aiuto dei galli Edui, da
sempre fedeli amici dei Romani, e minacciati
dall’orda elvetica. Lo “ivstvm bellvm” romano,
motivato da questa richiesta di aiuto arrivata da
un popolo amico, la giustificazione per
antonomasia usata dai Romani per portare una
guerra. Perché tra i popoli che stanno
sconfinando ci sono proprio i Tigurini, insieme
ad altri popoli a formare un vastissimo esercito
che Cesare, nel De Bello Gallico, definisce degli
“Elvezi”, e che poi ci descrive formato da una
moltitudine di tribù. Ma è ovviamente la sete di
conquista unita al desiderio di Cesare di lavare
l’offesa subita la vera motivazione che spinge
l’esercito Romano a intervenire. Cesare quindi,
una volta arruolate alcune nuove legioni in Italia
e richiamate altre dislocate ad Aquileia e nella
Gallia Narbonense, corre in soccorso degli Edui
per arginare l’invasione degli Elvezi.
Nel 60 a.C. la villa di Lucio Calpurnio Pisone
Cesonino è ancora parzialmente in
costruzione e già speciale.
Non per la quantità di statue o per il profilo
dolce del monte Vesuvio, ma per la
biblioteca curata dal suo protetto Filodemo,
filosofo epicureo, e frequentata dal poeta
Lucrezio.
Al fianco di Lucio, precocemente vedovo, c’è
l’unica figlia, Calpurnia, che ama
teneramente. Questo però non potrà impedirgli di
deciderne il destino come il mos maiorum
comanda. Nulla di diverso da quello che è
sempre accaduto: le alleanze si rafforzano
con matrimoni. Calpurnia lo sa e lo accetta,
con tutti i dubbi e gli slanci che si possono
comunque avere a diciotto anni. Il padre la
incoraggia, spiegandole che la sua fortuna
sarà non avere un marito noioso e banale:
tutto si può dire meno che quello, quando si
parla di Caio Giulio Cesare.
Così inizia la seconda fase della sua vita.
Cresciuta tra filosofi e poeti ma anche nel
rispetto della tradizione, Calpurnia si adatta
con buon senso e intelligenza a quello che
viene chiesto dal suo ruolo - conciliare
discrezione e presenza, essere al di sopra di
ogni sospetto - senza perdere se stessa. La
Storia fa il suo corso e così anche la vita. Le
illusioni sono messe alla prova dai fatti: la
partenza di Cesare per la Gallia, la morte
tragica di Giulia, le guerre civili, la
maldicenza.
Ma anche l’affetto per il giovanissimo Gaio
Ottavio, futuro Augusto - il figlio perfetto che
Cesare avrebbe dovuto avere - e la
commozione davanti a Tolomeo Cesare bellissimo figlio di Cleopatra, regale eppure
“sbagliato” - il rapporto con un padre in bilico
tra due epoche, il filo ingarbugliato del
destino e quello, tenacissimo e lineare, della
dignità.
Calpurnia matura l’intima convinzione di
dover agire sempre come se Cesare fosse lì
presente, di doverne anzi essere l’ombra a
Ma non sono il solo problema che Cesare deve
affrontare. All’interno del suo stesso
schieramento c’è un male oscuro, forse più
letale degli Elvezi stessi: Dumnorige, capo di
quella cavalleria edua che Cesare ha chiesto
come rinforzo e che condivide il campo coi
Romani è manifestamente avverso a questi. Un
grande interrogativo che ha dato, 16 anni fa, il
via al primo pensiero di questo libro, durante la
mia seconda rilettura del De Bello Gallico:
perché Cesare, al corrente di questa
situazione, lascia Dumnorige al comando della
cavalleria Edua che in qualsiasi momento,
durante lo scontro con gli Elvezi, potrebbe
rivoltarsi contro i Romani stessi? Un quesito cui
Cesare non risponde e al quale, l’amicizia
profonda che lo lega al fratello di Dumnorige,
Diviziaco, lui sì fedelissimo ai Romani, risponde
solo in parte.Durante lo scontro con gli Elvezi,
che apre di fatto il liber primus del DBG, muore
un soldato romano della Decima legione.
Questo fatto sarebbe ovviamente inevitabile e
in un certo senso trascurabile, in una battaglia;
ma assume un importanza determinante
quando il medico militare informa il primo
centurione della Decima legione che c’è
qualcosa di strano nella morte di quel soldato.
Ben presto, infatti, si scoprirà che Lucio Antistio
non è stato ucciso dai nemici durante la
battaglia. Questo episodio rischia di
sconvolgere l’intera campagna di Cesare in
Gallia. Chi ha ucciso Lucio Antistio? C'è forse
un traditore nella Decima legione? Il centurione
primipilo della Decima legione verrà incaricato
da Cesare in persona di far luce su questo
mistero. Una storia di fantasia che si intreccia
completamente e continuamente con il
racconto dei fatti reali descritti da Cesare nel
suo diario e dove il protagonista, personaggio
inventato, interagisce con personaggi storici
realmente presenti in quel teatro di guerra e
menzionati nel DBG. Ho messo le mie
conoscenze del mondo militare Romano e di
medicina antica e la mia formazione di studi
storica e archeologica al servizio di questo
romanzo. Inoltre mi sono avvalso delle
consulenze di esperti in vari campi storici
toccati dal racconto: dal mondo celtico e le sue
credenze religiose,i suoi personaggi e i suoi
rituali, tramite l’esperto e rievocatore Guido
Pecorelli, alla cucina romana e alle sue ricette,
attraverso le spiegazioni di Cristina Conte,
rievocatrice ed esperta di sperimentazione
culinaria romana. Ne esce una serrata
narrazione, una attenta descrizione di luoghi,
popoli, situazioni e usanze; per raccontare al
lettore, oltre che una storia, anche “LA”
storia… Roma: l’ombra perfetta della luce più
brillante.
D’altronde se gli uomini sono figli di Romolo,
le donne condividono il destino di Remo:
funzionali alla realizzazione di uno scopo.
Il carattere gentile ma fermo e lo spirito
d’osservazione la aiutano a farsi strada in un
quotidiano spinoso e le danno la possibilità di
notare alcuni comportamenti sospetti e
denunciarli, come la Storia racconta, al
marito. Che prenderà molto sul serio le sue
parole, consapevole - dopo quegli anni
turbolenti - che se c’è una persona amica, di
cui può fidarsi, quella è Calpurnia. Come finirà la storia dei figli di Romolo è
noto. Ma le figlie di Remo potranno ancora
sussurrare le loro verità.
Qui Cesare non è il protagonista. Non si annuncia quando arriva e va via
velocemente, si lascia inghiottire dalla luce
del mondo esterno, è fatto di mani nervose e
curate, sorrisi inattesi e sguardi mutevoli. È
come il vento, a detta di Livio.
La protagonista, invece, è Calpurnia.
È possibile sentire la sua voce trovandone il
contorno in quelle vicine a lei, in una Roma
divisa tra nostalgia per la tradizione e il
nuovo sentire ellenistico, con le ceneri della
Repubblica pronte a nutrire l’ormai prossimo
impero.
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