Recupero e riuso dell*ex deposito ATAC di piazza Bainsizza nel

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Ex deposito ATAC “Vittoria” di piazza Bainsizza - ROMA
Note esplicative mappa wholeness (febbraio 2012)
L’intero complesso è un centro latente del terzo tipo (31) che non ospita pratiche, eccetto quelle
che ancora si svolgono nell’edificio dell’ASL in via Montesanto1. All’interno prevalgono le aree
danneggiate.
Il valore del complesso è rappresentato principalmente dall’impianto a corte che lo accomuna a
molti altri isolati del quartiere (nonostante la sua destinazione differisse da quella abitativa
prevalente), nonché dall’insieme di alcuni elementi di pregio architettonico ubicati lungo i suoi
bordi.
L’ex deposito ha anche un valore identitario per molti abitanti: alcuni di essi hanno, infatti, chiesto
che venissero conservate almeno una trincea e qualche vecchia vettura tramviaria da adibire a
luoghi di ristoro e/o a spazi di gioco per i bambini.
Il centro latente possiede in buona misura l’importante proprietà geometrica fondamentale
CONFINI. Il suo bordo è costituito dai muri perimetrali e da alcuni edifici che lo separano
nettamente dalle zone circostanti.
La maggior parte di queste pratiche sono da considerare “improprie” perché non coerenti con il programma
preliminare d’intervento. Per questo motivo i centri che le ospitano saranno identificati come centri latenti del terzo
tipo posti all’interno di quello che riguarda l’intero ambito d’intervento.
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Lungo i bordi del complesso sono presenti alcuni centri latenti.
1. La sede ASL è un centro latente del primo tipo2. Si tratta di un edificio di due piani, d’interesse
architettonico, dove si svolgono pratiche il cui valore sociale e identitario è ampiamente
riconosciuto. Il centro non è vivente perché alcune sue parti necessitano di essere restaurate e
consolidate; perché deve essere liberato da alcune superfetazioni ai bordi; perché alcuni suoi spazi –
al piano terra e nel seminterrato – sono attualmente inutilizzati e in cattivo stato di conservazione
(1a).
2. L’edificio ubicato tra la sede ASL e la sottocentrale elettrica, strutturato su un piano continuo, è
un centro latente del terzo tipo: si tratta di un edificio non utilizzato, che è stato oggetto di
trasformazioni successive che ne hanno parzialmente alterato il progetto originario.
3. L’edificio che ospita la sottocentrale elettrica è anch’essa un centro latente del terzo tipo: la sua
attività principale e le abitazioni ubicate all’ultimo piano dell’edificio3 rischiano di entrare in
conflitto con le attività previste dal programma preliminare d’intervento. Il centro si distingue
come emergenza caratterizzata da compiutezza volumetrica e architettonica. Il suo stato di
conservazione è discreto.
4. Centro latente del terzo tipo è anche il corpo allungato, costituito da edifici contigui di un solo
piano che affacciano su viale Montenero, che collega senza soluzione di continuità l’edificio della
sottocentrale elettrica con il tratto di muro crollato e ricostruito di recente. I suoi spazi, già destinati
a servizio dell’ex deposito, sono attualmente inutilizzati e in cattivo stato di conservazione. Solo
l’interessante facciata scandita regolarmente da finestre ci impedisce forse di classificare questo
spazio edificato come area danneggiata. Il centro è parte integrante del CONFINE dell’intero
complesso4.
5. Il piccolo spazio aperto che collega l’ingresso di viale Angelico con gli edifici già occupati da
ATAC Patrimonio è un piccolo centro latente del terzo tipo. Il suo valore intrinseco consegue
dagli elementi di recinzione e dai prospetti degli edifici che lo delimitano. Attualmente, non ospita
nessuna attività, ma possiede in buona misura alcune proprietà geometriche fondamentali come
CONFINI, SPAZIO POSITIVO (è uno spazio quasi convesso dotato delle giuste aperture) e
BUONA FORMA (è un luogo circoscritto e compatto, composto da forme geometriche semplici
giustapposte). Il centro necessita di interventi di restauro e riqualificazione.
6. Gli edifici che sono sede di ATAC Patrimonio, leggermente arretrati rispetto al bordo di viale
Angelico, non ospitano alcuna attività ad eccezione di un alloggio attualmente occupato da una
famiglia. Questi edifici sono centri latenti del terzo tipo.
7. Il muro di viale Carso necessita di restauro: in particolare si dovrà demolire la tettoia ad esso
collegata che è un’area danneggiata - del tutta priva di valore architettonico e non utilizzabile per
le funzioni previste dal programma preliminare - che copre un’area non più utilizzata.
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Nella trasformazione in centro vivente, questo centro dovrà conservare la sua attuale destinazione. Anche nelle
diverse proposte progettuali, da quelle dell’arch. Ciorra a quelle elaborate dai tecnici dell’ATAC, la sede ASL viene
mantenuta. Purtroppo questa scelta sembra più subita che non il frutto di una sincera convinzione: nelle suddette
proposte l’edificio in questione appare infatti isolato e per nulla integrato con gli altri edifici del complesso.
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Anche le abitazioni all’ultimo piano dell’edificio, probabilmente abusive, dovranno essere spostate altrove.
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Per costituire un CONFINE valido il corpo edificato dovrà separare e al tempo stesso unire l’interno del complesso
con lo spazio verde adiacente di via Sabotino. Ad esempio, si può prefigurare fin d’ora un intervento di recupero che
preveda l’introduzione di alcuni varchi che mettono in relazione i due spazi.
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8. L’ingresso di piazza Bainsizza può essere considerato un’area danneggiata poiché l’attuale
cancello appare largo e fuori misura, utile solo per l’accesso di tram ed autobus, diverso dal portale
progettato ed esistente, sormontato da un’aquila, fino agli anni ’60; l’ampio varco che costituisce
l’ingresso appare senza una forma definita e riconoscibile, mentre possiamo assimilare ad un
esagono irregolare, in planimetria, l’area che un ingresso ben sistemato occuperebbe.
9. L’edificio costituito da un piano terra, adibito a guardiania ed uffici, è un’area danneggiata in
quanto superfetazione edificata successivamente al corpo principale dell’ASL, quindi non coerente,
ed avente forma e dimensioni tali da non poter ospitare attività appropriate al carattere pubblico o
semi-pubblico dell’intervento.
10. Il grande piazzale nella parte interna del complesso costituisce una grande area danneggiata,
uno spazio vuoto degradato, abbandonato del tutto o che ospita funzioni ormai desuete. Quest’area
non possiede al suo interno spazi dotati di valori universalmente riconosciuti e/o identitari, visto che
nessuno degli abitanti lo ha mai frequentato, non vi si rilevano caratteri di coerenza spaziale e
funzionale (non si individuano al suo interno né proprietà geometriche fondamentali né pattern), e
la funzione precedente ed il lungo periodo di abbandono fa pensare alla necessità di una bonifica
oltre alla rimozione totale della triste pavimentazione in asfalto.
11. L’officina può essere considerata un’area danneggiata in quanto non esistono al suo interno
spazi dotati di valori universalmente riconosciuti e/o identitari, richiamabili alla memoria degli
abitanti. Tuttavia, la speciale dimensione delle strutture in elevazione potrebbe suggerire una
classificazione diversa dalla precedente ovvero come centro latente di terzo tipo; di tale fattore si
potrebbe tener conto nel prefigurare pratiche opportune adatte a trasformare il volume in un centro
vivente.
12. L’impianto di autolavaggio è un’area danneggiata perché priva di valori identitari, ospitava
funzioni che ne hanno determinato caratteristiche di forma incongrue con ogni possibile
trasformazione futura dettata dalla partecipazione degli abitanti al progetto.
13. Alcuni piccoli edifici di servizio sono da considerare aree danneggiate per le stesse ragioni
presentate al punto precedente.
14 e 15. Due coperture comprese tra l’officina e il corpo di edifici che affacciano su via Montenero
sono aree danneggiate per le stesse ragioni presentate al punto 12.
16. I prospetti su viale Angelico costituiscono per il loro valore storico-architettonico centri latenti
del secondo tipo. Si tratta di due quinte murarie che chiudono un piccolo cortile, ovvero la
recinzione su strada e la parete ad angolo convesso forata da due ampi portali con saracinesche che
immettono nel corpo edificato intorno alla corte. Le pareti descritte possiedono alcuni valori,
specialmente storico-testimoniali, artistici e/o identitari (alcune cornici, ornamenti, livelli di scala,
ecc.) che consentono di percepirle come elementi del campo di forze organizzato in grado di
conferire coerenza al luogo in cui si trovano.
17. Il muro che separa il complesso da viale Carso è una facciata scandita da finestre che costituisce
una quinta architettonica di notevole interesse. Si tratta di un centro latente del secondo tipo, che
fa parte del bordo dell’intero complesso5.
Per costituire un CONFINE valido è necessario che il muro presenti una “permeabilità” maggiore di quella attuale, per
mettere in relazione l’interno del complesso con viale Carso e viceversa (vedi nota 4).
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18. Le facciate della sottocentrale elettrica hanno un valore architettonico e sono centri latenti del
secondo tipo; poiché facevano parte del progetto originale, coerenti con il resto, e trovandosi sulla
strada di via Montesanto, le persone vi riconoscono da sempre valori storico-testimoniali e/o
identitari, sono senz’altro da mantenere.
19. Il muro di via Montenero recentemente crollato, con l’area a ridosso, è un centro latente del
secondo tipo per ragioni analoghe a quelle considerate per il punto precedente. Tuttavia la
ricostruzione dopo il crollo o comunque una sistemazione intervenuta ne ha eliminato le aperture
che saranno da riproporre secondo le partiture presenti nel tratto di muro ancora in piedi, in vista
della trasformazione in centro vivente che dovrà interessare lo spazio retrostante la facciata.
Strade, piazze e spazi aperti limitrofi
20. Via Monte Nero è un’area danneggiata a causa della costruzione delle rampe e dell’ascensore
che immettono nei parcheggi interrati. Lungo i suoi marciapiedi non vi sono affacci di attività
interessanti ma piuttosto i fronti ininterrotti che delimitano gli spazi circostanti, la si percorre
velocemente perché, nonostante mostri una visuale interessante verso Monte Mario da una parte e
verso la piazzetta alla testata di via Vodice dall’altra, si aspetta di veder sbucare dalle rampe
automobili sgasanti a cui cedere il passo.
21. L’area del Bau Park è un centro latente del primo tipo perché questo centro non è vivente e
necessita di essere riqualificato, troppo esteso per la funzione cui è adibito che esclude un pubblico
più ampio di frequentatori.
22. Il centro anziani – via Plava è un centro latente del primo tipo, sebbene possieda valore
sociale, presenta coerenza spaziale insufficiente ed i suoi spazi non sono del tutto adeguati per
cattiva qualità architettonica, forma e/o dimensioni, il parallelepipedo che lo contiene è privo delle
giuste aperture verso l’esterno; l’accesso all’intera area è scarso o inadeguato.
23. Il campo di bocce è un centro latente del primo tipo per le stesse ragioni presentate al punto
precedente.
24. L’area verde con i giochi è un centro latente del primo tipo. Molti abitanti respingono il fatto
che si trovi ad una quota ribassata rispetto all’intorno, nonostante gli attribuiscano un grande valore
(anche identitario) per le pratiche che vi si svolgono.
Le aree 21, 22, 23, 24 presentano degli accessi impropri, che andrebbero ripensati insieme
all’organizzazione degli spazi, rispettando gli usi attuali.
25. Via Montesanto è un centro latente del primo tipo; è una delle strade importanti del quartiere
Mazzini, con un filare di lecci al centro e la visuale sulla cupola di San Pietro in lontananza da un
lato ha le facciate dell’edificio ASL, dall’altro gli ingressi alle residenze, edifici di epoche diverse, e
le vetrine di qualche esercizio commerciale. Andrebbe riqualificata attraverso la costituzione di
centri che ne accrescano il grado di coerenza spaziale - funzionale interna e in rapporto ai centri
vicini (nuovi accessi, percorsi studiati e luoghi di sosta, ecc).
26. Via Sabotino è un centro latente del primo tipo; è una strada delle più interessanti all’intorno
per la presenza di esercizi commerciali, ingressi alle residenze negli edifici a blocco novecenteschi
con ampie corti a giardino, dimensioni ampie dei marciapiedi, alberate di lecci e ornamentali, ma
andrebbe integrata in un reticolo di percorsi pedonali di quartiere in modo da costituire identità.
27. Viale Angelico è un centro latente del primo tipo; vi corre il percorso ciclo-pedonale, si
articola in una sede centrale a due corsie delimitate da platani e due controviali che hanno dal lato
opposto a quello dell’ex deposito ATAC gli ingressi a villini novecenteschi di due-tre piani con
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giardino all’intorno. E’ un viale di amplissime dimensioni, molto trafficato nelle ore di punta, via di
scorrimento perché convergente con Circonvallazione Clodia e l’Olimpica che connette i settori
urbani est e nord. Al suo interno andrebbero individuati diversi ambiti di riqualificazione.
28. Viale Carso è un centro latente del primo tipo. Si tratta di uno dei lunghi assi del quartiere
Mazzini – Delle Vittorie, inizia da piazza del Fante e termina su Viale Angelico; in questo ultimo
tratto, da piazza Bainsizza, è fiancheggiato a sud per tutta la sua lunghezza dalla parete a doppia
altezza sottostante la tettoia verso l’interno del deposito ATAC, a nord vi fronteggiano edifici ad
abitazione novecenteschi, considerevoli per il valore artistico –storico – monumentale. In un primo
tratto vi sono presenti alcuni esercizi commerciali, il viale è di ampie dimensioni, con alberature di
alto fusto ma complessivamente poco frequentato perché privo di elementi attrattivi.
29. Piazza Bainsizza (mq 3000) complessivamente è un’area danneggiata, dalla geometria per
nulla definita; vi hanno sbocco sei strade e la dimensione della zona carrabile è assolutamente
preponderante sull’area pedonale che consiste nei marciapiedi d’accesso alle residenze all’intorno e
nella piazzola verde centrale (30) che gli abitanti evitano di raggiungere per la pericolosità degli
attraversamenti da effettuare. A lungo occupata da recinzioni di cantiere, per la sua sistemazione è
stato appena presentato un progetto che pare integri una fermata metro della linea C in costruzione.
30. L’area all’interno della stessa, dove c’è un fioraio e degli alberi di valore, è un centro latente
del terzo tipo, che nella trasformazione in centro vivente dovrà conservare la sua attuale
destinazione.
31. La proprietà ATAC dell’ex deposito, lo stato di abbandono e di degrado impediscono di fatto
alle persone di utilizzare, per svolgere le pratiche desiderate, l’intero complesso che risulta quindi
un centro latente del terzo tipo i cui valori intrinseci identitari, storico-testimoniali, che il luogo
possedeva un tempo, fanno ancora parte della memoria collettiva degli abitanti.
Accessi e viste
Oltre ai centri e le aree danneggiate saranno identificati gli altri elementi costitutivi dalla
wholeness, come gli accessi (appropriati e potenziali) e le viste (gradevoli e sgradevoli).
Gli accessi al complesso sono attualmente due, entrambi appropriati: quello da piazza Bainsizza e
quello da viale Angelico. Un nuovo breve percorso realizzato nello spazio che separa l’edificio che
ospita la sottocentrale elettrica dall’edificio contiguo potrebbe consentire di penetrare all’interno del
complesso da via Montesanto (accesso potenziale). Altri accessi, sempre potenziali, potranno
essere identificati come possibili varchi atti a collegare viale Carso, Via Montenero con l’interno
del complesso6.
Visuali esistenti sono quella da piazza Bainsizza verso viale Carso e viale Angelico da piazza
Bainsizza verso via Montesanto, che fanno intravedere la cupola di San Pietro, altra vista esistente è
quella che va da via Montenero verso viale Angelico che fa intravedere Monte Mario.
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Questi accessi potranno essere localizzati solo in termini simbolici: le loro localizzazioni precise potranno essere
stabilite solo dopo aver posizionato i varchi (vedi scenario futuro e unfolding).
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