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EX DEPOSITO ATAC “VITTORIA” DI PIAZZA BAINSIZZA
(E ZONE ADIACENTI)
MAPPA DELLA WHOLENESS
1
NOTE
L’ex deposito ATAC
L’intero complesso (31) è un centro latente del terzo tipo che possiede le proprietà geometriche fondamentali
BUONA FORMA e CONFINI1. Il valore del complesso consegue principalmente dal suo impianto a corte, da alcuni
edifici e opere murarie di pregio situati lungo i suoi bordi, nonché dalla funzione svolta in passato dal deposito2.
All’interno del complesso prevalgono le aree danneggiate. Le poche pratiche che ancora si svolgono lungo i suoi bordi
- eccetto quelle dell’edificio ASL di via Monte Santo - sono da considerare ‘improprie’ perché non congruenti con il
programma progettuale preliminare3.
Alcuni spazi degradati del complesso, ormai abbandonati o utilizzati impropriamente, sono stati classificati come centri
latenti del terzo tipo poiché - diversamente dalle aree danneggiate – posseggono un valore storico-testimoniale,
architettonico e/o identitario.
1. La sede ASL (a/f/g) è un centro latente del primo tipo4. Si tratta di un edificio di due piani d’interesse
architettonico dove si svolgono pratiche il cui valore sociale e identitario è ampiamente riconosciuto. Il centro non è
vivente sia perché deve essere restaurato e consolidato, sia perché alcuni suoi spazi sono inutilizzati, totalmente o in
parte.
2. L’edificio ubicato tra la sede ASL e la sottocentrale elettrica, strutturato su un piano continuo, è un centro latente
del terzo tipo. Si tratta di un edificio abbandonato che conserva alcune proprietà geometriche importanti (CONFINI,
BUONA FORMA), anche se in passato è stato oggetto di trasformazioni che ne hanno alterato in parte il progetto
originario.
3. L’edificio che ospita la sottocentrale elettrica è un centro latente del terzo tipo. La sua attività principale è
‘impropria’ perché contrasta con le linee guida5, ma l’edificio si distingue come emergenza caratterizzata da
compiutezza volumetrica e architettonica. Il suo stato di conservazione è discreto.
4. Centro latente del terzo tipo è anche il lungo corpo di fabbrica di un piano che affaccia su via Monte Nero e collega
senza soluzione di continuità l’edificio della sottocentrale elettrica con viale Angelico. I suoi spazi, già destinati a
servizi, sono attualmente inutilizzati e in cattivo stato di conservazione. L’edificio non può essere classificato come
area danneggiata in quanto parte essenziale del CONFINE del complesso 6 e perché il caratterizzato da un fronte
esterno interessante, scandito regolarmente da aperture (b).
5. Il piccolo spazio aperto che s’interpone tra la recinzione d’ingresso di viale Angelico e gli edifici leggermente
arretrati - già sede di ATAC Patrimonio s.p.a. (vedi 6) - è un centro latente del terzo tipo (d/e). Il suo valore
intrinseco consegue soprattutto da quello degli elementi che lo delimitano. Attualmente non ospita alcuna attività ma
possiede in buona misura alcune proprietà geometriche fondamentali come CONFINI, SPAZIO POSITIVO (spazio
quasi convesso, dotato delle giuste aperture) e BUONA FORMA (luogo circoscritto e compatto, composto da forme
geometriche semplici giustapposte). Il centro deve essere riqualificato.
6. Gli edifici sono centri latenti del terzo tipo. Attualmente non ospitano alcuna attività ad eccezione di un alloggio
occupato da una famiglia. Il loro valore consegue principalmente da quello dei loro prospetti (vedi 16).
1In
realtà il complesso possiede solo in parte le caratteristiche che contraddistinguono un centro dotato della proprietà CONFINI.
abitanti considerano tale funzione parte integrante della memoria storica del quartiere: pertanto hanno chiesto che ne fosse
conservata almeno una traccia - un binario con una vecchia vettura tramviaria da adibire, ad es., a spazio di gioco per i bambini.
3Il programma, in questo caso, coincide con le linee guida che i membri del Laboratorio Municipale di Progettazione Partecipata
hanno elaborato tenendo conto delle informazioni ricavate da documenti storici, cartografie, rilievi, vincoli, norme di piano ecc.
Nelle linee guida sono specificati i principi e le norme che il progetto di recupero e riuso dell’ex deposito dovrà rispettare, gli spazi e
le destinazioni d’uso da recuperare, le nuove attività da insediare, ecc.
4Secondo le linee guida questo centro dovrà mantenere i suoi spazi e l’attuale destinazione. La scelta di conservare inalterati gli spazi
e le funzioni della sede ASL è comune a tutte proposte progettuali precedenti (concorso internazionale 2007, schemi progettuali
elaborati da ATAC nel 2011): una scelta che sembra più il frutto di un’imposizione che di una sincera convinzione dei progettisti,
poiché in tutte le proposte l’edificio appare isolato, per nulla integrato con le altre parti del complesso.
5 Le linee guida prevedono che la sottocentrale sia delocalizzata.
6 Per costituire un CONFINE valido il centro dovrà separare e al tempo stesso unire l’interno del complesso con l’area verde
adiacente di via Sabotino (si può prefigurare fin d’ora un intervento che preveda l’introduzione di alcuni varchi atti a mettere in
relazione i due spazi).
2Alcuni
2
7. La tettoia collegata al muro di viale Carso (vedi 17) costitusce, assieme allo spazio sottostante, un’area danneggiata
del tutta priva di valore (l).
8. L’ingresso di piazza Bainsizza è un’area danneggiata. L’ampio varco d’ingresso non ha una forma definita e
riconoscibile; l’attuale cancello è troppo largo, utile solo per l’accesso di tram ed autobus. Si tratta di un ingresso molto
diverso sia dal portale di progetto, sia da quello che è esistito fino agli anni ’60. L’ingresso costituisce peraltro un
accesso appropriato agli spazi interni dell’ex deposito e, come tale, va conservato7.
9. L’edificio, adibito a guardiania e uffici, è un’area danneggiata. Si tratta di una superfetazione incoerente, edificata
successivamente al corpo principale dell’edificio della ASL, non idonea a ospitare un’attività congruente con il
programma preliminare d’intervento.
10. Il grande piazzale interno al complesso (h) costituisce una grande area danneggiata, uno spazio degradato e
abbandonato che ospitava funzioni ormai desuete. Gli spazi di quest’area non sono coerenti (cioè non possiedono alcuna
proprietà geometrica fondamentale) e sono privi di ogni valore, eccetto forse quello identitario che gli attribuiscono
coloro che in passato lo hanno frequentato.
11. L’officina è un’area danneggiata (i): come il piazzale interno, non possiede alcun valore. Questa classificazione
non è peraltro certa: l’edificio potrebbe essere considerato infatti un centro latente del terzo tipo qualora ne fosse
riconosciuta l’importanza in quanto struttura di grandi dimensioni da conservare e restaurare perché idonea a ospitare
specifiche attività.
12. L’impianto di autolavaggio è un’area danneggiata priva di ogni valore e di ogni coerenza formale, già sede di una
funzione oggi desueta.
13. I piccoli edifici di servizio sono da considerare aree danneggiate per le ragioni già esposte a riguardo dell’impianto
di autolavaggio (vedi 12).
14/15. Per le stesse ragioni sono da considerare aree danneggiate anche le due coperture situate tra l’officina e il corpo
edificato che affaccia su via Monte Nero.
16. I prospetti degli edifici che affacciano su viale Angelico, in posizione leggermente arretrata, costituiscono un centro
latente del secondo tipo. Si tratta di due quinte murarie che formano un angolo di circa 120°. Due ampi portali con
saracinesche collegano questo spazio con l’area retrostante. La presenza di centri di valore storico-testimoniale e
artistico (cornici, ornamenti ecc.) e di alcune proprietà geometriche (ad esempio, LIVELLI DI SCALA) conferiscono
ai prospetti una coerenza particolare.
17. Il muro che separa il complesso da viale Carso (c) è una quinta architettonica di notevole valore scandita da finestre.
Si tratta di un centro latente del secondo tipo che fa parte del bordo dell’intero complesso8 e che necessità di essere
restaurato.
18. Le facciate della sottocentrale elettrica, di valore architettonico, sono centri latenti del secondo tipo. Si tratta di
elementi inalienabili che fanno parte della memoria storica del quartiere.
19. Il tratto di muro di via Monte Nero, crollato e ricostruito, è un centro latente del secondo tipo9.
Un altro accesso appropriato è senz’altro quello di viale Angelico (esistente, ma da riqualificare). Gli accessi potenziali sono: il
percorso che potrebbe essere realizzato per collegare direttamente via Monte Santo con l’interno del complesso, utilizzando gli spazi
situati tra gli edifici 2 e 3; i varchi che, secondo le linee guida, dovranno collegare viale Carso e via Monte Nero con l’interno del
complesso e viceversa (nella mappa della wholeness questi accessi sono stati indicati solo in termini simbolici: il loro numero e la
loro posizione potrà essere precisata solo in una fase successiva del processo progettuale).
8 Per essere un CONFINE valido è necessario che il muro diventi più ‘permeabile’, ovverossia in grado di mettere in relazione
l’interno del complesso con viale Carso (vedi note 4 e7).
9 Il centro è stato classificato come centro latente - e non come area danneggiata - per via delle aperture che, prima del crollo
parziale, rendevano unitario e coerente l’intero fronte edificato di via Monte Nero. L’elemento che sostituirà il tratto di muro in
questione dovrà essere dotato di aperture uguali a quelle preesistenti o comunque tali da rendere di nuovo coerente il fronte di cui
sopra; queste aperture dovranno anche essere congruenti con gli spazi retrostanti (da ristrutturare), che fanno parte del corpo di
fabbrica di viale Monte Nero (vedi 4).
7
3
Le strade, le piazze e gli spazi aperti limitrofi
20. Via Monte Nero è un’area danneggiata soprattutto a causa dell’ascensore e delle rampe che immettono nei
parcheggi interrati. Ai bordi non vi sono né spazi né attività interessanti, ma solo un fronte edificato degradato e una
recinzione di nessun valore. Le auto che entrano ed escono dalle rampe disturbano le viste su Monte Mario e sulla
piazzetta di via Vodice.
21. Il bau park è un centro latente del primo tipo. I suoi spazi sono dequalificati e privi di un CONFINE valido. La
sua area è troppo estesa in rapporto a quelle dei centri vicini (vedi 22, 23 e 24)10.
22. Il centro anziani (via Plava) è un centro latente del primo tipo. I suoi spazi non sono del tutto adeguati alle
pratiche che in essi si svolgono. Il centro è infatti carente della proprietà geometrica fondamentale BUONA
FORMA: la sua pianta allungata e poco compatta non facilità le relazioni tra i diversi ambiti.
23. La bocciofila è un centro latente del primo tipo. Il centro, per le limitate dimensioni dell’area, non è in grado di
ospitare, oltre alle attività sportive vere e proprie, altre attività complementari. L’accesso al centro è inappropriato
perché poco evidente e non facilmente percorribile dalle persone con limitata capacità motoria o sensoriale (vedi 24).
24. L’area giochi per i bambini è un centro latente del primo tipo. Gli abitanti lamentano il fatto che si trovi a una
quota inferiore a quella delle zone circostanti. Il centro non rispetta alcune proprietà geometriche fondamentali come
CONFINI (la recinzione non lo isola a sufficienza dalle strade adiacenti) e SPAZIO POSITIVO (lo spazio non è
convesso). I suoi accessi sono inappropriati (vedi 23).
25. Via Monte Santo, come le altre strade circostanti (vedi 26, 27 e 28), è parte importante dell’intero sistema viario del
quartiere. Il tratto che ne fa parte è un centro latente del primo tipo. Da esso si può godere di una bella vista della
cupola di S. Piero. Al centro, tra le due corsie, c’è un doppio filare di lecci che ricopre uno spazio utilizzato come
posteggio. Su un lato della strada si affacciano edifici di valore, come la sottocentrale elettrica e la sede ASL dell’ex
deposito; sul lato opposto si trovano alcuni edifici residenziali interessanti di epoche diverse, con alcuni esercizi
commerciali a piano terra. Il centro necessita di interventi di riqualificazione finalizzati soprattutto a migliorarne la
coerenza spaziale e funzionale.
26. Il tratto di via Sabotino è un centro latente del primo tipo. I bordi della strada, che altrove ospita esercizi
commerciali importanti e famosi, sono poco interessanti o dequalificati, come l’ingresso dell’ex mercato municipale
(ancora oggetto di interventi di riqualificazione e riuso) e la recinzione dell’area che ospita i giochi dei bambini, la
bocciofila, il centro anziani e il bau park. Gli elementi più interessanti sono gli edifici a blocco novecenteschi con
grandi corti a giardino, gli ampi marciapiedi con piante ornamentali e l’area centrale con i suoi lecci. Questo tratto
stradale appare scarsamente integrato con il sistema viario del quartiere.
27. Il tratto è un centro latente del primo tipo che fa parte di viale Angelico, un importante asse viario, alquanto
trafficato nelle ore di punta, che collega i settori ovest e nord della città. I controviali sono separati dalla carreggiata
centrale da due filari di platani. Lungo uno dei lati corre la pista ciclabile. Sul lato opposto a quello dell’ex deposito si
aprono gli ingressi di alcuni bei villini novecenteschi di due o tre piani, circondati da un giardino. Il bordo che lo separa
dal bau park di via Sabotino e dall’ex deposito necessita di interventi di riqualificazione. Allo stato attuale, l’assenza di
servizi e di attività commerciali rende questo centro poco vitale e dunque scarsamente frequentato.
28. Il tratto di viale Carso è un centro latente del primo tipo che fa parte dell’importante asse viario che inizia a
piazza del Fante e termina a viale Angelico. Il tratto, di ampie dimensioni, è delimitato a sud dal muro a doppia altezza
che lo separa dall’ex deposito (vedi 17). Sul lato opposto, in prossimità di piazza Bainsizza, si affacciano alcuni edifici
novecenteschi di valore architettonico e storico-testimoniale, destinati principalmente a residenza, che ospitano a piano
terra alcuni esercizi commerciali. I filari di pioppi lungo i marciapiedi presentano alcune discontinuità.
Il tratto non è molto frequentato perché carente di elementi capaci di attrarre l’interesse degli abitanti.
29. Piazza Bainsizza è un’ampia area danneggiata, del tutto priva di importanti proprietà geometriche quali
CONFINI (i suoi bordi sono quasi inesistenti poiché le sei strade che si immettono nella piazza sono troppo larghe),
SPAZIO POSITIVO (il suo spazio è convesso, ma la mancanza di un vero bordo rende la piazza troppo aperta) e
BUONA FORMA (la sua pianta allungata circoscrive uno spazio poco compatto). L’attuale zona carrabile è
L’intensità dei centri 21, 22, 23 e 24 dipende dal valore sociale dell’attività ospitata, ma non dalla posizione che occupano
nell’area di appartenenza: di fatto non esistono attualmente tra i centri relazioni spaziali e funzionali in grado di rafforzarli. In altri
termini, nulla impedisce che, in futuro, le loro posizioni possano essere modificate al fine di migliorare la wholeness del luogo.
10
4
assolutamente preponderante sull’area pedonale; gli abitanti evitano sistematicamente di accedere alla piazzola verde
centrale (vedi 30) per non essere investiti dalle auto in transito.
30. L’area al centro di piazza Bainsizza, dove c’è un fioraio e alcuni alberi importanti, è un centro latente del terzo
tipo. L’intervento di riqualificazione dovrà conservare questi elementi, che sono parte della memoria storica del
quartiere.
GLOSSARIO
WHOLENESS
“In ogni regione dello spazio alcune sub-regioni hanno un’intensità maggiore come centri, altre meno (…). La configurazione
complessiva dei centri, in parte inclusi gli uni negli altri, con le loro relative intensità, costituisce una singola struttura. Definisco
questa struttura la wholeness di quella regione” (Alexander 2005, p.96).
CENTRO (VIVENTE) (LIVING CENTER)
“Quando uso la parola centro mi riferisco a un sistema fisico distinto che occupa un certo volume nello spazio e possiede una
speciale, rilevante coerenza.” (…) “La vita di ogni centro dipende da quella di altri centri. Questa vita o intensità è una funzione
dell’intera configurazione di cui il centro stesso fa parte” (Alexander 2005, p. 84).
I centri viventi sono di due tipi:
- i centri viventi del primo tipo ospitano una o più pratiche. Si tratta di luoghi aperti (un parco, un giardino, una spiaggia, un punto
panoramico, un campo sportivo, una piazza ecc), luoghi coperti (un’abitazione, una scuola, un museo, un teatro, una biblioteca, un
centro culturale ecc) o un mix di luoghi aperti e coperti. Questi centri, oltre a possedere un valore intrinseco riconosciuto
(ambientale, storico-testimoniale, identitario, architettonico, artistico, sociale, culturale, economico, ecc.) ed essere chiaramente
distinguibili, sono congruenti con le pratiche che in essi si svolgono: in altri termini, possiedono quantomeno le proprietà
geometriche fondamentali CONFINI, SPAZIO POSITIVO e BUONA FORMA. La loro vita è accresciuta dalla presenza di
ulteriori proprietà geometriche fondamentali e di pattern che realizzano le giuste connessioni spaziali e funzionali tra il centro e
i centri vicini.
- i centri viventi del secondo tipo sono elementi di valore intrinseco riconosciuto che non possono ospitare attività in quanto privi
di spazi interni praticabili. Si tratta, ad esempio, di un albero secolare, un corpo d’acqua, una fontana storica, un antico acquedotto,
un obelisco, un bassorilievo, una statua, un quadro ecc. Questi centri, con la loro qualità intrinseca e la loro posizione,
contribuiscono a creare quelle relazioni (anche visuali) che rafforzano la wholeness del contesto.
CENTRO LATENTE
Un centro latente è un luogo che non possiede tutti i requisiti di un centro vivente, ma che potrebbe acquisirli grazie a opportuni
interventi di trasformazione.
I centri latenti sono di tre tipi:
- i centri latenti del primo tipo ospitano pratiche sociali, culturali ecc. di riconosciuto valore, ma non possiedono (o possiedono
solo in parte) gli altri requisiti necessari per essere centri viventi. Per esempio, la coerenza dei loro spazi è insufficiente: le pratiche
si svolgono in spazi che non sono del tutto adeguati per qualità, forma e/o dimensioni. In particolare, le proprietà geometriche
fondamentali CONFINI, SPAZIO POSITIVO e BUONA FORMA non sono presenti o lo sono solo in parte. In questi centri
possono essere presenti situazioni di pericolo o di degrado, visuali sgradevoli, accessi scarsi o inadeguati.
- i centri latenti del secondo tipo - come i centri viventi dello stesso tipo - non possono ospitare attività in quanto privi di spazi
interni praticabili. Questi centri posseggono valori intrinseci, ma la percezione di questi valori è attenuata dalla presenza di
situazioni di degrado. La loro posizione spesso non favorisce (o addirittura riduce) la coerenza spaziale complessiva del contesto di
cui fanno parte.
- i centri latenti del terzo tipo sono spazi degradati che non ospitano attualmente alcuna pratica o ospitano pratiche che gli abitanti
giudicano del tutto improprie. Tuttavia questi spazi, diversamente dalle aree danneggiate, ereditano dal loro passato alcuni valori
intrinseci (anche identitari) che ne impongono il recupero e il riuso. Per trasformare un centro di questo tipo in centro vivente
occorre contemperare l’esigenza di recuperare gli elementi degradati - che sono costitutivi del suo valore intrinseco o concorrono a
realizzare le connessioni tra il centro stesso e gli altri centri - con l’esigenza di ristrutturare i suoi spazi affinché possano ospitare
nuove o più adeguate pratiche 11.
esempio di centro latente del terzo tipo è l’edificio di via Monte Nero, che delimita a sud l’ex deposito. Per conservare
l’impianto a corte del complesso occorrerà mantenere l’edificio in tutta la sua lunghezza, senza modificarne sostanzialmente l’altezza
(nelle linee guida si legge: “l’ altezza [degli edifici] non dovrà eccedere in ogni caso quella del D.S.M. di via Monte Santo”); inoltre
occorrerà restaurare il suo fronte esterno, il cui valore storico/identitario è riconosciuto dagli abitanti del quartiere. L’esigenza di
salvaguardare questo valore dovrà essere contemperata con quella di realizzare i varchi atti a collegare l’interno del complesso con
l’area adiacente di via Sabotino e di ristrutturare l’edificio per renderlo idoneo a ospitare alcune nuove attività, scelte tra quelle volute
dagli abitanti (vedi linee guida).
11Un
5
AREA DANNEGGIATA
E’ un luogo del tutto privo dei requisiti che caratterizzano i centri viventi. In altri termini, un’area danneggiata non presenta valori
universalmente riconosciuti e/o identitari. Si tratta in genere di spazi degradati e/o pericolosi, dove non si svolge nessuna pratica. La
loro presenza e contribuisce soltanto a ridurre la wholeness dell’ambito di cui fanno parte. L’unica trasformazione possibile per
un’area danneggiata è un intervento di demolizione e ricostruzione, seguito dalla realizzazione nello stesso ambito un nuovo centro
vivente.
PROPRIETA’ GEOMETRICHE FONDAMENTALI
Queste proprietà sono uno strumento utile per riconoscere i centri, per capire sempre più cose della loro vita e dei modi in cui essi
interagiscono; nel processo progettuale esse aiutano a trasformare ogni centro latente o area danneggiata in centro vivente,
rendendo la geometria dei suoi spazi congruente con le pratiche che in esso si svolgono e creando le necessarie relazioni spaziali e
funzionali con gli altri centri.
Le proprietà geometriche fondamentali sono quindici: LIVELLI DI SCALA, CENTRI FORTI, CONFINI, RIPETIZIONE
ALTERNATA, SPAZIO POSITIVO, BUONA FORMA, SIMMETRIE LOCALI, INTERCONNESSIONE PROFONDA E
AMBIGUITÀ, CONTRASTO, GRADIENTI, IRREGOLARITÀ, ECHI, VUOTO, SEMPLICITÀ E CALMA INTERIORE, NONSEPARATEZZA (Alexander (2005), The Nature of Order, CES, Berkeley, Book 1, pp. 143-252).
PATTERN
Un pattern è un ‘modulo’ o ‘vocabolo’ spaziale che descrive il nucleo della soluzione di un problema che si presenta in modo
ricorrente nel contesto fisico e sociale di un luogo, in situazioni storiche e geografiche diverse (archetipi). A ogni pattern è associato
un numero - da 1 a 253 - che è tanto più grande quanto minore è la scala dell’ambito territoriale al quale si riferisce.
I pattern sono collegati tra loro secondo le regole di uno specifico ‘linguaggio’ (pattern language). Secondo queste regole, ogni
pattern contribuisce a ‘completare’ alcuni pattern di scala superiore ed ‘è completato’ a sua volta da alcuni pattern di scala
inferiore. (Alexander C., Ishikawa S., Silverstein M. (1977), A Pattern Language. Town, Building ,Construction, Oxford
University Press, New York).
VISUALI (o VISTE)
Si distinguono in reali e potenziali.
- le visuali reali sono luoghi dai quali è possibile, allo stato attuale, vedere e apprezzare un centro (o un ambito costituito da più
centri) caratterizzato da valori particolari (ambientali, paesaggistici, storico-testimoniali, architettonici, artistici).
- Le visuali potenziali sono luoghi dai quali il centro (o l’ambito) sarebbe visibile qualora venissero rimossi gli elementi che
attualmente s’interpongono tra esso e l’osservatore.
ACCESSI
Sono percorsi che consentono di accedere a un centro (o a un ambito costituito da più centri). Si distinguono in reali e potenziali
- gli accessi reali si distinguono a loro volta in appropriati e inappropriati. A differenza dei primi, gli accessi inappropriati sono
caratterizzati da una o più condizioni sfavorevoli: situazioni di degrado, tempi di percorrenza eccessivi, percorsi tortuosi o comunque
difficili da percorrere per le persone con limitata capacità motoria o sensoriale ecc.
- gli accessi potenziali sono accessi appropriati prefigurati che, se realizzati, possono integrare utilmente gli accessi reali esistenti.
6
INTERPRETAZIONE E USO DELLA MAPPA DELLA WHOLENESS
La mappa della wholeness completa a approfondisce le linee guida, soprattutto negli aspetti che riguardano le modalità
di recupero del complesso - nella sua totalità e nelle singole parti che lo costituiscono. I progettisti interessati a
trasformare l’esistente nel rispetto della struttura profonda del luogo secondo i principi e le teorie di Alexander,
dovranno tenerne conto. Per rispettare questa struttura non sarà necessario sviluppare un progetto “in stile”: il progetto
di recupero e riuso dell’ex deposito ATAC potrà essere elaborato secondo un linguaggio che è proprio della
contemporaneità, a patto di non distruggere gli elementi che sono costitutivi della sua wholeness.
Qui di seguito sono illustrate in sintesi le indicazioni di progetto che si ricavano contestualmente dalla mappa della
wholeness e dalle linee guida.
1. L’intero complesso dovrà conservare l’impianto a corte. Il suo bordo integrerà in modo coerente gli elementi
preesistenti di maggior pregio - che saranno restaurati o ristrutturati - con quelli di nuova costruzione. Il bordo sarà
continuo, ma il numero degli accessi che collegano l’interno del complesso alle zone circostanti dovrà aumentare.
L’altezza del bordo non potrà superare quella dell’edificio che ospita la sede ASL.
N.B. Il bordo avrà un’altezza uniforme. Uno spazio circoscritto da bordi di altezza differente sarebbe infatti
incapace di trasmettere a chi lo frequenta lo stesso senso di equilibrio e protezione di una corte delimitata da muri o
corpi di fabbrica di uguale altezza.
2. L’attuale portale d’ingresso di piazza Bainsizza sarà demolito e sostituito da un portale nuovo, ben integrato con i
bordi del complesso (viale Carso e via Monte Santo).
3. L’edificio che ospita la sede ASL - che manterrà la sua funzione - sarà consolidato, restaurato e liberato dalle
superfetazioni (vedi spazi adibiti a uffici e a guardiania adiacenti all’ingresso di piazza Bainsizza). Gli spazi
attualmente non utilizzati - nei sotterranei, al piano terra e sulla terrazza - saranno recuperati al fine di potenziare
l’attività della struttura sanitaria.
4. L’edificio strutturato su un piano continuo e attualmente inutilizzato, ubicato tra la sede ASL e la sottocentrale
elettrica, sarà restaurato per poter accogliere nuove attività, scelte tra quelle previste dalla linee guida 12. Utilizzando
alcuni spazi liberi (o liberabili) ubicati tra questo edificio e l’edificio della sottocentrale elettrica (vedi 5), si potrà
realizzare un nuovo percorso per accedere all’interno del complesso da via Monte Santo.
5. Il numero di piani, le facciate e le altezze interpiano dell’edificio che ospita la sottocentrale elettrica saranno
conservate e restaurate. Le apparecchiature della sottocentrale dovranno essere delocalizzate. Lo spazio interno
potrà essere ristrutturato per poter accogliere nuove attività, scelte tra quelle più adatte previste dalle linee guida
(vedi nota 12).
6. Il lungo corpo di fabbrica di un piano che affaccia su via Monte Nero e collega senza soluzione di continuità
l’edificio della sottocentrale elettrica con viale Angelico sarà ristrutturato in modo da poter ospitare sia alcune
pratiche tra quelle previste dalle linee guida (vedi nota 12) sia i varchi di collegamento con l’area di via Sabotino.
L’intervento di ristrutturazione dovrà prevedere la conservazione e il restauro della facciata di viale Monte Nero,
nonché la ricostruzione delle aperture che sono andate perdute con il crollo di parte del muro perimetrale.
7. Il piccolo spazio aperto che s’interpone tra la recinzione di viale Angelico e le palazzine già sede di ATAC
Patrimonio s.p.a. sarà conservato e restaurato, assieme ai prospetti delle palazzine. L’ingresso da viale Angelico sarà
ristrutturato in modo da essere adeguato alle nuove attività che saranno ospitate nella zona ovest del complesso.
8. Il muro di viale Carso, che sarà conservato e restaurato, non sarà alterato nelle sue caratteristiche fondamentali:
mantenimento delle partizioni, nessuna introduzione di elementi incoerenti ecc. Lungo il muro potranno essere creati
peraltro alcuni varchi estendendo fino a terra i bordi di alcune finestrature del muro, che consentiranno di penetrare
all’interno del complesso. La tettoia interna, collegata alla sua sommità, sarà demolita. A ridosso del muro, nello
12Attività
sportive; attività culturali e sociali (teatro, musica, cinema, caffè letterario, conferenze ed esposizioni temporanee,
interventi socio-educativi extrascolastici e di alternanza scuola-lavoro: formativi, ricreativi e ludici); casa della cittadinanza con
sportello permanente della partecipazione; ciclo-officina; attività artigianali e commerciali (commercio di vicinato, commercio equo
e solidale, valorizzazione e vendita di prodotti agricoli a km zero e di prodotti tipici); residenza (abitazioni di piccolo taglio).
7
spazio già coperto dalla tettoia, sarà realizzato un nuovo corpo di fabbrica13 atto ad ospitare alcune pratiche tra
quelle prevista dalle linee guida (vedi nota 12).
9. Il grande piazzale interno del complesso, secondo le linee guida, dovrà ospitare “una nuova piazza verde (…) con
alberi anche di alto fusto e piccoli specchi d’acqua, dove i bambini possano giocare e gli adulti passeggiare e
rilassarsi in un ambiente protetto dai rumori del traffico e dall’inquinamento, ben ventilato d’estate e al riparo dai
venti invernali, aperto al quartiere ed in comunicazione con gli adiacenti spazi oltre via Montenero”.
10. L’officina sarà demolita. Una parte dell’area recuperata sarà utilizzata per realizzare alcuni spazi della nuova piazza
verde, mentre l’area restante sarà utilizzata per realizzare un nuovo complesso (con eventuali passaggi e spazi aperti
interclusi), che ospiterà alcune delle attività previste dalle linee guida (vedi nota 12). Di questo complesso faranno
parte anche le palazzine già sede di ATAC Patrimonio s.p.a., che saranno opportunamente ristrutturate, nonché gli
spazi che si libereranno a seguito della demolizione delle vicine aree danneggiate (tettoie, impianto di
autolavaggio, piccoli edifici di servizio).
N.B. Qualora ne fosse riconosciuta l’importanza storica della struttura, l’officina potrebbe essere conservata e
restaurata in modo da poter ospitare alcune attività idonee.
11. Via Montenero non sarà più una strada carrabile. L’ascensore e le rampe che immettono nei parcheggi sotterranei
saranno de localizzati. L’attuale carreggiate e i marciapiedi adiacenti saranno sostituiti da uno spazio atto a
interfacciare l’interno del complesso dell’ex deposito con quello dell’area di via Sabotino attraverso i varchi e le
aperture dei relativi fronti.
12. La attività che si svolgono nell’area di via Sabotino saranno mantenute, ma gli spazi e gli edifici che le ospitano
saranno delocalizzati e trasformati (anche mediante la demolizione e la ricostruzione dei manufatti esistenti) in
modo da rendere più coerente l’area stessa sotto il profilo spaziale e delle relazioni funzionali. Lo spazio del bau
park sarà riqualificato e ridimensionato a favore delle altre attività. Il centro anziani potrà rimanere all’interno
dell’area o essere spostato in altra sede. La recinzione dell’intera area dovrà essere sostituita con una più valida, in
grado di proteggere le attività dal rumore e dall’inquinamento dovuto al traffico delle strade circostanti. Gli accessi
attuali saranno infine sostituiti da altri più appropriati.
13. I tratti stradali adiacenti al complesso e all’area di via Sabotino trarranno vantaggio dal progetto di recupero e riuso.
La creazione di collegamenti fisici e funzionali tra i tratti stessi e le aree recuperate potrà renderli più vitali e
maggiormente frequentati dagli abitanti. Per alcuni tratti potranno essere appropriati alcuni interventi particolari
diretti a riqualificarne alcuni elementi specifici, come la piantumazione dei pioppi mancanti a viale Carso. Ma
soprattutto dovranno essere presi provvedimenti, dove possibile, per ridurre/regolamentare il parcheggio delle auto
lungo i marciapiedi e negli spazi centrali coperti da belle alberature.
14. Considerazioni analoghe si possono fare anche per Piazza Binsizza, dove un’attenzione particolare dovrà essere
rivolta al problema dell’isolamento dell’area centrale dovuta al traffico intenso circostante. Nell’area in questione
l’intervento di riqualificazione dovrà mantenere il banco per la rivendita di fiori e gli alberi esistenti.
Le indicazioni saranno molto importanti nelle successive fasi del processo: dalla costruzione dello scenario futuro
all’unfolding14. Con il loro aiuto e un po’ di creatività è possibile elaborare soluzioni progettuali valide e innovative,
dove l’antico e il nuovo convivono e si rafforzano vicendevolmente.
La necessità di realizzare questo nuovo corpo di fabbrica consegue dall’esigenza di rendere più spesso e consistente il bordo del
complesso, come vuole la proprietà geometrica fondamentale CONFINI.
14 Sviluppo progettuale che rispetta e potenzia la wholeness preesistente.
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