Mappa wholeness 14-3-12 - progettazione partecipata . org

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EX DEPOSITO ATAC “VITTORIA” DI PIAZZA BAINSIZZA
(E ZONE ADIACENTI)
MAPPA DELLA WHOLENESS
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NOTE
L’ex deposito ATAC
L’ex deposito, visto nella sua interezza (31) è un centro latente del terzo tipo. Si tratta infatti di un manufatto di
archeologia industriale molto degradato (soprattutto nella parte interna) dove le poche pratiche che in esso ancora si
svolgono sono da considerare ‘improprie’ perché non congruenti con il programma progettuale preliminare1 - escluse
quelle che si svolgono nel DSM (Distretto di Salute Mentale) della ASL di via Monte Santo. Il centro è dotato peraltro
di un valore intrinseco che consegue principalmente dal suo impianto a corte, da alcuni edifici e opere murarie di pregio
situati lungo i suoi bordi, nonché dalla funzione svolta in passato dal deposito2.
La mappa riporta le numerose aree danneggiate che ne fanno parte assieme ai centri latenti del primo, secondo e
terzo tipo che sono costitutivi della sua wholeness.
1. Il DSM di via Monte Santo (a/f/g) è un centro latente del primo tipo3. Si tratta di un edificio di due piani d’interesse
architettonico dove si svolgono pratiche il cui valore sociale e identitario è ampiamente riconosciuto. Il centro non è
vivente sia perché deve essere restaurato e consolidato, sia perché alcuni suoi spazi sono inutilizzati, totalmente o in
parte.
2. L’edificio ubicato tra il DSM e la sottocentrale elettrica, strutturato su un piano continuo, è un centro latente del
terzo tipo. Si tratta di un edificio abbandonato che conserva alcune proprietà geometriche importanti (CONFINI,
BUONA FORMA), anche se in passato è stato oggetto di trasformazioni che ne hanno alterato in parte il progetto
originario.
3. L’edificio che ospita la sottocentrale elettrica è un centro latente del terzo tipo. La sua attività principale è
‘impropria’ perché contrasta con le linee guida4, ma l’edificio si distingue come emergenza caratterizzata da
compiutezza volumetrica e architettonica. Il suo stato di conservazione è discreto.
4. Centro latente del terzo tipo è anche il lungo corpo di fabbrica di un piano che affaccia su via Monte Nero e collega
senza soluzione di continuità l’edificio della sottocentrale elettrica con viale Angelico. I suoi spazi, già destinati a
servizi, sono attualmente inutilizzati e in cattivo stato di conservazione. L’edificio non può essere classificato come
area danneggiata in quanto parte essenziale del CONFINE del complesso 5 e perché il caratterizzato da un fronte
esterno interessante, scandito regolarmente da aperture (b).
5. Il piccolo spazio aperto che s’interpone tra la recinzione d’ingresso di viale Angelico e l’edificio leggermente
arretrato - già sede di ATAC Patrimonio s.p.a. (vedi 6) - è un centro latente del terzo tipo (d/e). Il suo valore
intrinseco consegue soprattutto da quello degli elementi che lo delimitano. Attualmente non ospita alcuna attività ma
possiede in buona misura alcune proprietà geometriche fondamentali come CONFINI, SPAZIO POSITIVO (spazio
quasi convesso, dotato delle giuste aperture) e BUONA FORMA (luogo circoscritto e compatto, composto da forme
geometriche semplici giustapposte).
6. L’edificio è un centro latente del terzo tipo. Attualmente non ospita alcuna attività ad eccezione di un alloggio
occupato da una famiglia. Il suo valore consegue principalmente da quello del suo prospetto (vedi 16).
7. La tettoia collegata al muro di viale Carso (vedi 17) costituisce, assieme allo spazio sottostante, un’area
danneggiata del tutta priva di valore (l).
1Il
programma, in questo caso, coincide con le linee guida che i membri del Laboratorio Municipale di Progettazione Partecipata
hanno elaborato tenendo conto delle informazioni ricavate da documenti storici, cartografie, rilievi, vincoli, norme di piano ecc.
Nelle linee guida sono specificati i principi e le norme che il progetto di recupero e riuso dell’ex deposito dovrà rispettare, gli spazi e
le destinazioni d’uso da recuperare, le nuove attività da insediare, ecc.
2Alcuni abitanti considerano tale funzione parte integrante della memoria storica del quartiere: pertanto hanno chiesto che ne fosse
conservata almeno una traccia - un binario con una vecchia vettura tramviaria da adibire, ad es., a spazio di gioco per i bambini.
3Secondo le linee guida questo centro dovrà mantenere i suoi spazi e l’attuale destinazione. La scelta di conservare inalterati gli spazi
e le funzioni del DSM è comune a tutte proposte progettuali precedenti (concorso internazionale 2007, schemi progettuali elaborati
da ATAC nel 2011): una scelta che sembra più il frutto di un’imposizione che di una sincera convinzione dei progettisti, poiché in
tutte le proposte l’edificio appare isolato, per nulla integrato con le altre parti del complesso.
4 Le linee guida prevedono che la sottocentrale sia delocalizzata.
5 Per costituire un CONFINE valido il centro dovrà separare e al tempo stesso unire l’interno del complesso con l’area verde
adiacente di via Sabotino (si può prefigurare fin d’ora un intervento che preveda l’introduzione di alcuni varchi atti a mettere in
relazione i due spazi).
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8. L’ingresso di piazza Bainsizza è un’area danneggiata. L’ampio varco d’ingresso non ha una forma definita e
riconoscibile; l’attuale cancello è troppo largo, utile solo per l’accesso di tram ed autobus. Si tratta di un ingresso molto
diverso sia dal portale di progetto, sia da quello che è esistito fino agli anni ’60. L’ingresso costituisce peraltro un
accesso appropriato agli spazi interni dell’ex deposito e, come tale, va conservato6.
9. Il manufatto, adibito a guardiania e uffici, è un’area danneggiata. Si tratta di una superfetazione incoerente, edificata
successivamente al corpo principale dell’edificio del DSM, non idonea a ospitare un’attività congruente con il
programma preliminare d’intervento.
10. Il grande piazzale interno al complesso (h) costituisce una grande area danneggiata, uno spazio degradato e
abbandonato che ospitava funzioni ormai desuete. Gli spazi di quest’area non sono coerenti (cioè non possiedono alcuna
proprietà geometrica fondamentale) e sono privi di ogni valore, eccetto forse quello identitario che gli attribuiscono
coloro che in passato lo hanno frequentato.
11. L’officina è un’area danneggiata (i): come il piazzale interno, non possiede alcun valore. Questa classificazione
non è peraltro certa: l’edificio potrebbe essere considerato infatti un centro latente del terzo tipo qualora ne fosse
riconosciuta l’importanza in quanto struttura di grandi dimensioni da conservare e restaurare perché idonea a ospitare
specifiche attività.
12. L’impianto di autolavaggio è un’area danneggiata priva di ogni valore e di ogni coerenza formale, già sede di una
funzione oggi desueta.
13. I piccoli edifici di servizio sono da considerare aree danneggiate per le ragioni già esposte a riguardo dell’impianto
di autolavaggio (vedi 12).
14/15. Per le stesse ragioni sono da considerare aree danneggiate anche le due coperture situate tra l’officina e il corpo
edificato che affaccia su via Monte Nero.
16. Il prospetto dell’edificio che affaccia su viale Angelico, in posizione leggermente arretrata, costituisce un centro
latente del secondo tipo. Si tratta di due quinte murarie che formano un angolo di circa 120°. Due ampi portali con
saracinesche collegano questo spazio con l’area retrostante. La presenza di centri di valore storico-testimoniale e
artistico (cornici, ornamenti ecc.) e di alcune proprietà geometriche (ad esempio, LIVELLI DI SCALA) conferiscono
ai prospetti una coerenza particolare.
17. Il muro che separa il complesso da viale Carso (c) è una quinta architettonica di notevole valore scandita da
finestrature. Si tratta di un centro latente del secondo tipo che fa parte del bordo dell’intero complesso7 e che necessità
di essere restaurato.
18. Le facciate della sottocentrale elettrica, di valore architettonico, sono centri latenti del secondo tipo. Si tratta di
elementi inalienabili che fanno parte della memoria storica del quartiere.
19. Il tratto di muro di via Monte Nero, crollato e ricostruito, è un centro latente del secondo tipo8.
Le strade, le piazze e gli spazi aperti limitrofi
20. Via Monte Nero è un’area danneggiata soprattutto a causa dell’ascensore e delle rampe che immettono nei
parcheggi interrati. Ai bordi non vi sono né spazi né attività interessanti, ma solo un fronte edificato degradato e una
recinzione di nessun valore. Le auto che entrano ed escono dalle rampe disturbano le viste su Monte Mario e sulla
piazzetta di via Vodice.
Un altro accesso appropriato è senz’altro quello di viale Angelico (esistente, ma da riqualificare). Gli accessi potenziali sono: il
percorso che potrebbe essere realizzato per collegare direttamente via Monte Santo con l’interno del complesso, utilizzando gli spazi
situati tra gli edifici 2 e 3; i varchi che, secondo le linee guida, dovranno collegare viale Carso e via Monte Nero con l’interno del
complesso e viceversa (nella mappa della wholeness questi accessi sono stati indicati solo in termini simbolici: il loro numero e la
loro posizione potrà essere precisata solo in una fase successiva del processo progettuale).
7 Per essere un CONFINE valido è necessario che il muro diventi più ‘permeabile’, ovverossia in grado di mettere in relazione
l’interno del complesso con viale Carso (vedi note 4 e7).
8 Il centro è stato classificato come centro latente - e non come area danneggiata - per via delle aperture che, prima del crollo
parziale, rendevano unitario e coerente l’intero fronte edificato di via Monte Nero. L’elemento che sostituirà il tratto di muro in
questione dovrà essere dotato di aperture uguali a quelle preesistenti o comunque tali da rendere di nuovo coerente il fronte di cui
sopra; queste aperture dovranno anche essere congruenti con gli spazi retrostanti (da ristrutturare), che fanno parte del corpo di
fabbrica di viale Monte Nero (vedi 4).
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21. Il bau park è un centro latente del primo tipo. I suoi spazi sono dequalificati e privi di un CONFINE valido. La
sua area è troppo estesa in rapporto a quelle dei centri vicini (vedi 22, 23 e 24)9.
22. Il centro anziani (via Plava) è un centro latente del primo tipo. I suoi spazi non sono del tutto adeguati alle
pratiche che in essi si svolgono. Il centro è infatti carente della proprietà geometrica fondamentale BUONA
FORMA: la sua pianta allungata e poco compatta non facilità le relazioni tra i diversi ambiti.
23. La bocciofila è un centro latente del primo tipo. Il centro, per le limitate dimensioni dell’area, non è in grado di
ospitare, oltre alle attività sportive vere e proprie, altre attività complementari. L’accesso al centro è inappropriato
perché poco evidente e non facilmente percorribile dalle persone con limitata capacità motoria o sensoriale (vedi 24).
24. L’area giochi per i bambini è un centro latente del primo tipo. Gli abitanti lamentano il fatto che si trovi a una
quota inferiore a quella delle zone circostanti. Il centro non rispetta alcune proprietà geometriche fondamentali come
CONFINI (la recinzione non lo isola a sufficienza dalle strade adiacenti) e SPAZIO POSITIVO (lo spazio non è
convesso). I suoi accessi sono inappropriati (vedi 23).
25. Via Monte Santo, come le altre strade circostanti (vedi 26, 27 e 28), è parte importante dell’intero sistema viario del
quartiere. Il tratto che ne fa parte è un centro latente del primo tipo. Da esso si può godere di una bella vista della
cupola di S. Piero. Al centro, tra le due corsie, c’è un doppio filare di lecci che ricopre uno spazio utilizzato come
posteggio. Su un lato della strada si affacciano edifici di valore, come la sottocentrale elettrica e la sede del DSM
dell’ex deposito; sul lato opposto si trovano alcuni edifici residenziali interessanti di epoche diverse, con alcuni esercizi
commerciali a piano terra. Il centro necessita di interventi di riqualificazione finalizzati soprattutto a migliorarne la
coerenza spaziale e funzionale.
26. Il tratto di via Sabotino è un centro latente del primo tipo. I bordi della strada, che altrove ospita esercizi
commerciali importanti e famosi, sono poco interessanti o dequalificati, come l’ingresso dell’ex mercato municipale
(ancora oggetto di interventi di riqualificazione e riuso) e la recinzione dell’area che ospita i giochi dei bambini, la
bocciofila, il centro anziani e il bau park. Gli elementi più interessanti sono gli edifici a blocco novecenteschi con
grandi corti a giardino, gli ampi marciapiedi con piante ornamentali e l’area centrale con i suoi lecci. Questo tratto
stradale appare scarsamente integrato con il sistema viario del quartiere.
27. Il tratto è un centro latente del primo tipo che fa parte di viale Angelico, un importante asse viario, alquanto
trafficato nelle ore di punta, che collega i settori ovest e nord della città. I controviali sono separati dalla carreggiata
centrale da due filari di platani. Lungo uno dei lati corre la pista ciclabile. Sul lato opposto a quello dell’ex deposito si
aprono gli ingressi di alcuni bei villini novecenteschi di due o tre piani, circondati da un giardino. Il bordo che lo separa
dal bau park di via Sabotino e dall’ex deposito necessita di interventi di riqualificazione. Allo stato attuale, l’assenza di
servizi e di attività commerciali rende questo centro poco vitale e dunque scarsamente frequentato.
28. Il tratto di viale Carso è un centro latente del primo tipo che fa parte dell’importante asse viario che inizia a
piazza del Fante e termina a viale Angelico. Il tratto, di ampie dimensioni, è delimitato a sud dal muro a doppia altezza
che lo separa dall’ex deposito (vedi 17). Sul lato opposto, in prossimità di piazza Bainsizza, si affacciano alcuni edifici
novecenteschi di valore architettonico e storico-testimoniale, destinati principalmente a residenza, che ospitano a piano
terra alcuni esercizi commerciali. I filari di pioppi lungo i marciapiedi presentano alcune discontinuità.
Il tratto non è molto frequentato perché carente di elementi capaci di attrarre l’interesse degli abitanti.
29. Piazza Bainsizza è un’ampia area danneggiata, del tutto priva di importanti proprietà geometriche quali
CONFINI (i suoi bordi sono quasi inesistenti poiché le sei strade che si immettono nella piazza sono troppo larghe),
SPAZIO POSITIVO (il suo spazio è convesso, ma la mancanza di un vero bordo rende la piazza troppo aperta) e
BUONA FORMA (la sua pianta allungata circoscrive uno spazio poco compatto). L’attuale zona carrabile è
assolutamente preponderante sull’area pedonale; gli abitanti evitano sistematicamente di accedere alla piazzola verde
centrale (vedi 30) per non essere investiti dalle auto in transito.
30. L’area al centro di piazza Bainsizza, dove c’è un fioraio, è un centro latente primo tipo. L’intervento di
riqualificazione dovrà conservare quest’attività assieme agli alberi, in quanto elementi che fanno parte della memoria
storica del quarti.
L’intensità dei centri 21, 22, 23 e 24 dipende dal valore sociale dell’attività ospitata, ma non dalla posizione che occupano nell’area
di appartenenza: di fatto non esistono attualmente tra i centri relazioni spaziali e funzionali in grado di rafforzarli. In altri termini,
nulla impedisce che, in futuro, le loro posizioni possano essere modificate al fine di migliorare la wholeness del luogo.
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SIGNIFICATO E USO DELLA MAPPA DELLA WHOLENESS
La mappa della wholeness completa a approfondisce le linee guida, soprattutto negli aspetti che riguardano le modalità
di recupero fisico e funzionale del complesso – visto nella sua totalità e nelle singole parti che lo costituiscono. I
progettisti interessati a trasformare l’esistente nel rispetto della struttura profonda del luogo secondo i principi e le teorie
di Alexander dovranno tenerne conto. Per rispettare questa struttura non sarà necessario sviluppare un progetto ‘in
stile’: il progetto di recupero e riuso dell’ex deposito ATAC potrà essere elaborato secondo un linguaggio che è proprio
della contemporaneità, a patto di non distruggere gli elementi che sono costitutivi della sua wholeness.
Qui di seguito sono illustrate in sintesi le indicazioni di progetto che si ricavano contestualmente dalla mappa della
wholeness e dalle linee guida.
1. L’intero complesso dovrà conservare l’impianto a corte. Il suo bordo integrerà in modo coerente gli elementi
preesistenti di maggior pregio - che saranno restaurati o ristrutturati - con quelli di nuova costruzione. Il bordo sarà
continuo, ma il numero degli accessi che collegano l’interno del complesso alle zone circostanti dovrà aumentare.
L’altezza del bordo non potrà superare quella dell’edificio che ospita la sede del DSM.
N.B. Il bordo avrà un’altezza pressoché uniforme: le eventuali differenze d’altezza dei suoi lati non dovranno essere
tali da rendere lo spazio circoscritto incapace di trasmettere a chi lo frequenta lo stesso senso di equilibrio e
protezione di una normale corte delimitata da muri o corpi di fabbrica di uguale altezza.
2. L’attuale portale d’ingresso di piazza Bainsizza sarà demolito e sostituito da un portale nuovo, ben integrato con i
bordi del complesso (viale Carso e via Monte Santo).
3. L’edificio che ospita il DSM di via Monte Santo - che manterrà la sua funzione - sarà consolidato, restaurato e
liberato dalle superfetazioni (leggi spazi adibiti a uffici e a guardiania adiacenti all’ingresso di piazza Bainsizza). Gli
spazi attualmente non utilizzati - nei sotterranei, al piano terra e sulla terrazza - saranno recuperati al fine di
potenziare l’attività della struttura sanitaria.
4. L’edificio strutturato su un piano continuo e attualmente inutilizzato, ubicato tra la sede del DSM e la sottocentrale
elettrica, sarà restaurato per poter accogliere nuove attività, scelte tra quelle previste dalla linee guida 10. Utilizzando
alcuni spazi liberi (o liberabili) ubicati tra questo edificio e l’edificio della sottocentrale elettrica (vedi 5), si potrà
realizzare un nuovo percorso per accedere all’interno del complesso da via Monte Santo.
5. Il numero di piani e le altezze interpiano dell’edificio che ospita la sottocentrale elettrica saranno conservati, e le sue
facciate restaurate. Le apparecchiature della sottocentrale dovranno essere delocalizzate. Lo spazio interno potrà
essere ristrutturato per poter accogliere nuove attività, scelte tra quelle più adatte previste dalle linee guida (vedi
nota 11).
6. Il lungo corpo di fabbrica di un piano che affaccia su via Monte Nero e collega senza soluzione di continuità
l’edificio della sottocentrale elettrica con viale Angelico sarà ristrutturato in modo da poter ospitare sia alcune
pratiche tra quelle previste dalle linee guida (vedi nota 11) sia i varchi di collegamento con l’area di via Sabotino.
L’intervento di ristrutturazione dovrà prevedere la conservazione e il restauro della facciata di viale Monte Nero,
nonché la ricostruzione delle aperture che sono andate perdute con il crollo di parte del muro perimetrale.
7. Il piccolo spazio aperto che s’interpone tra la recinzione di viale Angelico e l’edifico già sede di ATAC Patrimonio
s.p.a. sarà conservato e restaurato, assieme al prospetto dell’edificio. L’ingresso da viale Angelico sarà ristrutturato
per essere adeguato alle nuove attività che saranno ospitate nella zona ovest del complesso.
8. Il muro di viale Carso, che sarà conservato e restaurato, non sarà alterato nelle sue caratteristiche fondamentali:
mantenimento delle partizioni, nessuna introduzione di elementi incoerenti ecc. Lungo il muro potranno essere creati
peraltro alcuni varchi estendendo fino a terra i bordi di alcune finestrature del muro, che consentiranno di penetrare
all’interno del complesso. La tettoia interna, collegata alla sua sommità, sarà demolita. A ridosso del muro, nello
10Attività
sportive; attività culturali e sociali (teatro, musica, cinema, caffè letterario, conferenze ed esposizioni temporanee,
interventi socio-educativi extrascolastici e di alternanza scuola-lavoro: formativi, ricreativi e ludici); casa della cittadinanza con
sportello permanente della partecipazione; ciclo-officina; attività artigianali e commerciali (commercio di vicinato, commercio equo
e solidale, valorizzazione e vendita di prodotti agricoli a km zero e di prodotti tipici); residenza (abitazioni di piccolo taglio).
5
spazio già coperto dalla tettoia, sarà realizzato un nuovo corpo di fabbrica11 atto ad ospitare alcune pratiche tra
quelle prevista dalle linee guida (vedi nota 11).
9. Il grande piazzale interno del complesso, secondo le linee guida, dovrà ospitare “una nuova piazza verde (…) con
alberi anche di alto fusto e piccoli specchi d’acqua, dove i bambini possano giocare e gli adulti passeggiare e
rilassarsi in un ambiente protetto dai rumori del traffico e dall’inquinamento, ben ventilato d’estate e al riparo dai
venti invernali, aperto al quartiere ed in comunicazione con gli adiacenti spazi oltre via Montenero”.
10. L’officina sarà demolita. Una parte dell’area recuperata sarà utilizzata per realizzare alcuni spazi della nuova piazza
verde, mentre l’area restante sarà utilizzata per realizzare un nuovo complesso (con eventuali passaggi e spazi aperti
interclusi), che ospiterà alcune delle attività previste dalle linee guida (vedi nota 11). Di questo complesso farà parte
anche l‘edificio già sede di ATAC Patrimonio s.p.a., che sarà opportunamente ristrutturato, nonché gli spazi che si
libereranno a seguito della demolizione delle vicine aree danneggiate (tettoie, impianto di autolavaggio, piccoli
edifici di servizio).
N.B. Qualora fosse riconosciuta l’importanza storica della struttura, l’officina potrebbe essere conservata e
restaurata in modo da poter ospitare alcune attività idonee.
11. Via Montenero non sarà più una strada carrabile. L’attuale carreggiata e i marciapiedi adiacenti saranno sostituiti da
uno spazio atto a interfacciare l’interno del complesso dell’ex deposito con l’area di via Sabotino attraverso i varchi
e gli ingressi dei loro fronti. L’ascensore e le rampe che immettono nei parcheggi sotterranei dovranno essere
delocalizzati (per le rampe si potrà prendere in considerazione una soluzione alternativa che ne preveda il
mantenimento, ma con una netta separazione delle rampe stesse dal nuovo spazio d’interfaccia).
12. La attività che si svolgono nell’area di via Sabotino saranno mantenute, ma gli spazi e gli edifici che le ospitano
saranno delocalizzati e trasformati (anche mediante la demolizione e la ricostruzione dei manufatti esistenti) in
modo da rendere più coerente l’area stessa sotto il profilo spaziale e delle relazioni funzionali. Lo spazio del bau
park sarà riqualificato e ridimensionato a favore delle altre attività. Il centro anziani potrà rimanere all’interno
dell’area o essere spostato in altra sede. La recinzione dell’intera area dovrà essere sostituita con una più valida, in
grado di proteggere le attività dal rumore e dall’inquinamento dovuto al traffico delle strade circostanti. Gli accessi
attuali saranno infine sostituiti da altri più appropriati.
13. I tratti stradali adiacenti al complesso e all’area di via Sabotino trarranno vantaggio dal progetto di recupero e riuso.
La creazione di collegamenti fisici e funzionali tra i tratti stessi e le aree recuperate potrà renderli più vitali e
maggiormente frequentati dagli abitanti. Per alcuni tratti potranno essere appropriati alcuni interventi particolari
diretti a riqualificarne alcuni elementi specifici, come la piantumazione dei pioppi mancanti a viale Carso. Ma
soprattutto dovranno essere presi provvedimenti, dove possibile, per ridurre/regolamentare il parcheggio delle auto
lungo i marciapiedi e negli spazi centrali coperti da belle alberature.
14. Considerazioni analoghe si possono fare anche per Piazza Bainsizza, dove un’attenzione particolare dovrà essere
rivolta al problema dell’isolamento dell’area centrale dovuta al traffico intenso circostante. Nell’area in questione
l’intervento di riqualificazione dovrà mantenere il banco per la rivendita di fiori e gli alberi esistenti.
Le indicazioni saranno importanti nelle successive fasi del processo: dalla costruzione dello scenario futuro
all’unfolding12. La creatività del progettista svolgerà un ruolo fondamentale per elaborare soluzioni innovative dove
l’antico e il nuovo convivono e si rafforzano vicendevolmente.
La necessità di realizzare questo nuovo corpo di fabbrica consegue dall’esigenza di rendere più spesso e consistente il bordo del
complesso, come vuole la proprietà geometrica fondamentale CONFINI.
12 “Sviluppo progettuale che rispetta e rafforza la wholeness del luogo”.
11
6
GLOSSARIO DEI TERMINI ALEXANDERIANI
WHOLENESS
“In ogni regione dello spazio alcune sub-regioni hanno un’intensità maggiore come centri, altre meno (…). La configurazione
complessiva dei centri, in parte inclusi gli uni negli altri, con le loro relative intensità, costituisce una singola struttura. Definisco
questa struttura la wholeness di quella regione” (Alexander C., 2005, The Nature of Order, CES, Berkeley, Book 1, p.96).
CENTRO VIVENTE (LIVING CENTER)
“Quando uso la parola centro mi riferisco a un sistema fisico distinto che occupa un certo volume nello spazio e possiede una
speciale, rilevante coerenza.” (…) “La vita di ogni centro dipende da quella di altri centri. Questa vita o intensità è una funzione
dell’intera configurazione di cui il centro stesso fa parte” (Alexander 2005, op. cit., p. 84).
I centri viventi sono di due tipi:
- i centri viventi del primo tipo ospitano una o più pratiche. Si tratta di luoghi aperti (un parco, un giardino, una spiaggia, un punto
panoramico, un campo sportivo, una piazza ecc), luoghi coperti (un’abitazione, una scuola, un museo, un teatro, una biblioteca, un
centro culturale, una stanza ecc) o un mix di luoghi aperti e coperti. Questi centri, oltre a possedere un valore intrinseco
riconosciuto (ambientale, storico-testimoniale, identitario, architettonico, artistico, sociale, culturale, economico, ecc.) ed essere
chiaramente distinguibili, sono congruenti con le pratiche che in essi si svolgono: in altri termini, possiedono quantomeno le
proprietà geometriche fondamentali CONFINI, SPAZIO POSITIVO e BUONA FORMA. La loro vita è accresciuta dalla
presenza di ulteriori proprietà geometriche fondamentali e di pattern che realizzano le giuste connessioni spaziali e funzionali
tra il centro e gli altri centri, inclusi ed esterni.
- i centri viventi del secondo tipo sono elementi di valore intrinseco riconosciuto che non possono ospitare attività in quanto privi
di spazi interni praticabili. Si tratta, ad esempio, di un albero secolare, un corpo d’acqua, una fontana storica, un antico acquedotto,
un obelisco, un bassorilievo, una statua, un quadro ecc. Questi centri, con la loro qualità intrinseca e la loro collocazione spaziale,
contribuiscono a creare quelle relazioni (anche visuali) che rafforzano la wholeness del contesto.
CENTRO LATENTE
Un centro latente è un luogo che non possiede tutti i requisiti di un centro vivente, ma che potrebbe acquisirli grazie a opportuni
interventi di trasformazione.
I centri latenti sono di tre tipi:
- i centri latenti del primo tipo ospitano pratiche sociali, culturali ecc. di riconosciuto valore, ma non possiedono (o possiedono
solo in parte) gli altri requisiti necessari per essere centri viventi. Per esempio, la coerenza dei loro spazi è insufficiente: le pratiche
si svolgono in spazi che non sono del tutto adeguati per qualità, forma e/o dimensioni. In particolare, le proprietà geometriche
fondamentali CONFINI, SPAZIO POSITIVO e BUONA FORMA non sono presenti o lo sono solo in parte. In questi centri
possono essere presenti situazioni di pericolo o di degrado, visuali sgradevoli, accessi scarsi o inadeguati.
- i centri latenti del secondo tipo - come i centri viventi dello stesso tipo - non possono ospitare attività in quanto privi di spazi
interni praticabili. Questi centri posseggono valori intrinseci, ma la percezione di questi valori è attenuata dalla presenza di
situazioni di degrado. La loro posizione spesso non favorisce (o addirittura riduce) la coerenza spaziale complessiva del contesto di
cui fanno parte.
- i centri latenti del terzo tipo sono spazi degradati che non ospitano attualmente alcuna pratica o ospitano pratiche che gli abitanti
giudicano del tutto improprie. Tuttavia questi spazi, diversamente dalle aree danneggiate, ereditano dal loro passato alcuni valori
intrinseci (anche identitari) che ne impongono il recupero e il riuso. Per trasformare un centro di questo tipo in centro vivente
occorre contemperare l’esigenza di recuperare gli elementi degradati - che sono costitutivi del suo valore intrinseco o concorrono a
realizzare le connessioni tra il centro stesso e gli altri centri - con l’esigenza di ristrutturare i suoi spazi affinché possano ospitare
nuove o più adeguate pratiche 13.
AREA DANNEGGIATA
E’ un luogo del tutto privo dei requisiti che caratterizzano i centri viventi. In altri termini, un’area danneggiata non presenta valori
universalmente riconosciuti e/o identitari: si tratta in genere di spazi degradati e/o pericolosi, dove non si svolge nessuna pratica. La
loro presenza contribuisce soltanto a ridurre la wholeness dell’ambito di cui fanno parte. L’unica trasformazione possibile per
un’area danneggiata è un intervento di demolizione e ricostruzione, seguito dalla realizzazione nello stesso ambito un nuovo centro
vivente.
PROPRIETA’ GEOMETRICHE FONDAMENTALI
Queste proprietà sono uno strumento utile per riconoscere i centri, per capire sempre più cose della loro vita e dei modi in cui essi
interagiscono; nel processo progettuale esse aiutano a trasformare ogni centro latente o area danneggiata in centro vivente,
rendendo la geometria dei suoi spazi congruente con le pratiche che in esso si svolgono e creando le necessarie relazioni spaziali e
funzionali con gli altri centri.
Le proprietà geometriche fondamentali sono quindici: LIVELLI DI SCALA, CENTRI FORTI, CONFINI, RIPETIZIONE
ALTERNATA, SPAZIO POSITIVO, BUONA FORMA, SIMMETRIE LOCALI, INTERCONNESSIONE PROFONDA E
esempio di centro latente del terzo tipo è l’edificio di via Monte Nero, che delimita a sud l’ex deposito. Per conservare
l’impianto a corte del complesso occorrerà mantenere l’edificio in tutta la sua lunghezza, senza modificarne sostanzialmente
l’altezza; inoltre occorrerà restaurare il suo fronte esterno, il cui valore storico/identitario è riconosciuto dagli abitanti del quartiere.
L’esigenza di salvaguardare questo valore dovrà essere contemperata con quella di realizzare i varchi atti a collegare l’interno del
complesso con l’area adiacente di via Sabotino e di ristrutturare l’edificio per renderlo idoneo a ospitare alcune nuove attività, scelte
tra quelle volute dagli abitanti (vedi nota 11).
13Un
7
AMBIGUITÀ, CONTRASTO, GRADIENTI, IRREGOLARITÀ, ECHI, VUOTO, SEMPLICITÀ E CALMA INTERIORE, NONSEPARATEZZA (Alexander 2005, op.cit., pp. 143-252).
PATTERN
Un pattern è un ‘modulo’ o ‘vocabolo’ spaziale che descrive il nucleo della soluzione di un problema che si presenta in modo
ricorrente nel contesto fisico e sociale di un luogo, in situazioni storiche e geografiche diverse (archetipi). A ogni pattern è associato
un numero - da 1 a 253 - che è tanto più grande quanto minore è la scala dell’ambito territoriale al quale si riferisce.
I pattern sono collegati tra loro secondo le regole di uno specifico ‘linguaggio’ (pattern language). Secondo queste regole, ogni
pattern contribuisce a ‘completare’ alcuni pattern di scala superiore ed ‘è completato’ a sua volta da alcuni pattern di scala
inferiore. (Alexander C., Ishikawa S., Silverstein M., 1977, A Pattern Language. Town, Building ,Construction, Oxford
University Press, New York).
VISUALI (o VISTE)
Si distinguono in reali e potenziali.
- le visuali reali sono luoghi dai quali è possibile, allo stato attuale, vedere e apprezzare un centro (o un ambito costituito da più
centri) caratterizzato da valori particolari (ambientali, paesaggistici, storico-testimoniali, architettonici, artistici).
- Le visuali potenziali sono luoghi dai quali il centro (o l’ambito) sarebbe visibile qualora venissero rimossi gli elementi che
attualmente s’interpongono tra esso e l’osservatore.
ACCESSI
Sono percorsi che consentono di accedere a un centro (o a un ambito costituito da più centri). Si distinguono in reali e potenziali
- gli accessi reali si distinguono a loro volta in appropriati e inappropriati. A differenza dei primi, gli accessi inappropriati sono
caratterizzati da una o più condizioni sfavorevoli: situazioni di degrado, tempi di percorrenza eccessivi, percorsi tortuosi o comunque
difficili da percorrere per le persone con limitata capacità motoria o sensoriale ecc.
- gli accessi potenziali sono accessi appropriati prefigurati che, se realizzati, possono integrare utilmente gli accessi reali esistenti.
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