I trattati di pace e la nuova carta d’Europa La conferenza di Pace si aprì il 18 gennaio 1919 nella reggia di Versailles. Si doveva ridisegnare la carta politica dell’Europa sconvolta dal crollo di ben quattro imperi: tedesco, austro-ungarico, russo e turco. I protagonisti della conferenza furono i delegati delle principali potenze vincitrici: l’americano Wilson, il francese Clemenceau, l’inglese Lloyd George e l’italiano Orlando. Questi protagonisti avevano tuttavia idee diverse circa il nuovo assetto dell’Europa. Wilson sosteneva che le nuove frontiere avrebbero dovuto tener conto del principio di nazionalità e della volontà liberamente espressa dalle popolazioni interessate. Tuttavia, in un’Europa popolata da gruppi etnici spesso intrecciati fra loro, non era facile applicare i principi di nazionalità e di autodeterminazione. Inoltre, questi principi non erano sempre compatibili con l’esigenza di punire in qualche modo gli sconfitti. Il contrasto fra l’ideale di una pace democratica e l’obiettivo (perseguito soprattutto dalla Francia) di una pace punitiva risultò evidente quando furono discusse le condizioni da imporre alla Germania. Alla fine le potenze vincitrici trovarono un accordo che si concretizzò nel trattato di Versailles, il quale imponeva pesanti condizioni per la Germania. Il trattato di pace imposto alla Conferenza di Versailles, prevedeva in pratica l’annullamento della Germania, considerata l’unica vera responsabile della guerra e di quanto ne era scaturito, come grande potenza politica e militare ed ebbe tre tipi di conseguenze: Amputazioni territoriali Limitazioni militari Indennità di guerra Amputazioni territoriali La Germania fu privata di tutti i possedimenti coloniali In Europa dovette cedere alla Francia l’Alsazia-Lorena, di cui si era impadronita nel 1871 Un’ampia porzione di territorio prussiano passò al neonato stato polacco La regione della Prussia Orientale fu separata dal resto del Reich mediante un corridoio, che permetteva alla Polonia di avere uno sbocco sul mare a Danzica (Danzica fu dichiarata città libera. Il 1 ottobre 1939 fu occupata dai tedeschi. I russi la conquistarono nel marzo 1945 e la assegnarono alla Polonia, di cui oggi rappresenta uno dei principali centri industriali) Limitazioni militari e occupazioni Alla Germania fu vietato di possedere sottomarini, carri armati, aviazione da guerra, artiglieria pesante, mentre la flotta (che era stata l’orgoglio del Reich e uno dei principali motivi di attrito con la Gran Bretagna) fu drasticamente ridotta a poche decine di navi. Infine, all’esercito fu vietato di superare le 100.000 unità. Inoltre, la Saar – regione tedesca vicino al confine con la Francia e ricca di giacimenti carboniferi – fu occupata dagli alleati; e la Renania fu smilitarizzata. Indennità di guerra L’articolo 231 del Trattato recitava: “La Germania riconosce la responsabilità propria e dei suoi alleati per tutte le perdite e i danni subiti dai governi alleati e dai loro cittadini in conseguenza dell’aggressione della Germania e dei suoi alleati”. La Germania era quindi considerata la principale (per non dire unica) responsabile del conflitto e dovette pagare tutti i danni che esso aveva provocato. L’entità dei risarcimenti fu fissata in 269 miliardi di marchi oro, ridotti a 132 nel 1921, pagabili in 40 rate annuali. Per quanto riguarda l’Impero austro-ungarico, esso si dissolse e dal suo crollo si formarono nuovi stati: 1) l’Austria (che si trovò ridotta a un piccolo territorio) 2) l’Ungheria. 3) I polacchi della Galizia (regione sottomessa all’ex-Impero austro-ungarico) si riunirono nella nuova Polonia, formata da territori già appartenenti agli imperi russo e tedesco. 4) I boemi e gli slovacchi confluirono nella Repubblica di Cecoslovacchia (uno Stato federale che comprendeva anche una minoranza di tre milioni di tedeschi nella regione dei sudeti). 5) Gli slavi del sud (abitanti della Croazia, Slovenia, Bosnia-Erzegovina) si unirono a Serbia e Montenegro per dar vita alla Jugoslavia. Altri stati subirono delle modifiche: la Romania si ingrandì; la Bulgaria fu ridimensionata; un fortissimo ridimensionamento ebbe l’Impero ottomano, che perdeva quasi tutti i suoi territori europei e si trasformava in Stato nazionale turco. Quanto alla Russia, gli Stati vincitori non riconobbero la Repubblica socialista. Furono riconosciute e protette, proprio in funzione antisovietica, le nuove repubbliche indipendenti che si erano formate nei territori baltici persi dalla Russia: Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania. La nuova Russia veniva così ad essere circondata da Stati-cuscinetto (le quattro repubbliche baltiche, la Polonia e la Romania) che le erano tutti fortemente ostili e costituivano una sorta di “cordone sanitario” per bloccare ogni eventuale spinta espansionistica della Russia e ogni possibile contagio rivoluzionario. Nel 1921 nasceva anche lo Stato libero d’Irlanda, cui la Gran Bretagna si risolse infine a concedere un regime di semiindipendenza, anche se con l’esclusione del Nord protestante (Ulster), che continuava a ricadere sotto la sovranità inglese. Ad assicurare il rispetto dei trattati avrebbe dovuto provvedere la Società delle Nazioni, già propsta da Wilson e che nacque effettivamente nel 1919. La Società delle Nazioni prevedeva la rinuncia da parte degli Stati membri alla guerra come strumento di soluzione dei contrasti, il ricorso all’arbitrato, l’adozione di sanzioni economiche nei confronti degli Stati aggressori. Essa nacque debole però, perché priva di un’efficiente struttura decisionale e di un reale potere di dissuasione, nonché per l’esclusione iniziale dei paesi sconfitti e della Russia. Ma il colpo più duro alla Società delle nazioni arrivò proprio dagli Stati Uniti, che cominciando una nuova stagione di isolazionismo, non vi aderirono. La Società delle nazioni finì per essere così egemonizzata da Francia e GB.