1917-18: l`ultimo anno di guerra

1917-18: l’ultimo anno di guerra
La rivoluzione d’ottobre e la pace di Brest-Litovsk
Fra il 6 e 7 novembre 1917 (24-25 ottobre secondo il calendario russo) presero il potere in Russia i bolscevichi guidati da
Lenin, il quale, coerentemente con quanto aveva predicato nei mesi precedenti, decise di far uscire il paese dal conflitto. Il 3
marzo 1918 fu firmato l’armistizio con gli Imperi centrali nella città di Brest-Litovsk. Il trattato era quanto mai oneroso per la
Russia (pesanti amputazioni territoriali, fra cui l’intera Ucraina che sarebbe dovuta diventare stato autonomo satellite della
Germania). Lenin accettò tutte le condizioni consapevole che il popolo russo era stanco di combattere e avrebbe appoggiato solo
un governo che lo avesse portato fuori dal conflitto e in quanto la sua preoccupazione era ora solo quella di consolidare lo Stato
socialista.
I quattordici punti di Wilson
Per scongiurare la minaccia di un’ulteriore diffusione del “disfattismo rivoluzionario”, gli Stati dell’Intesa accentuarono il
carattere ideologico della guerra, presentandola come una crociata della democrazia contro l’autoritarismo e come una difesa
della libertà dei popoli. Questa concezione trovò il suo più autorevole interprete in Woodrow Wilson.
L’8 gennaio 1918 il presidente americano Thomas Woodrow Wilson in un messaggio al Congresso enunciò in 14 punti gli
obiettivi politici che l’America si proponeva di ottenere dalla vittoria. Wilson presentava gli Stati Uniti come i garanti della
libera navigazione sui mari (che la guerra sottomarina aveva reso impossibile) 1. Inoltre Wilson poneva il principio di
nazionalità come criterio di soluzioni dei principali problemi europei (ciò avrebbe significato la restituzione dell’AlsaziaLorena alla Francia, la nascita di uno stato polacco indipendente e la dissoluzione dell’Impero Austro-Ungarico). Per quanto
riguarda la Russia comunista, Wilson si dimostrò conciliante, sostenendo che dove essere lasciata ad essa l’opportunità di
determinare in piena indipendenza le linee del proprio sviluppo politico e nazionale. Infine Wilson propose l’istituzione di
una Società Generale delle Nazioni, ovvero un organismo internazionale con lo scopo di risolvere i contrasti e garantire
l’indipendenza politica e territoriale di tutti gli stati (in modo da scongiurare in futuro guerre come quella appena conclusa).
Gli Stati Uniti, con la partecipazione alla guerra e con il discorso di Wilson, uscivano dal loro tradizionale isolazionismo,
anche se a dir il vero, negli anni successivi persero ben preso interesse per le vicende europee, tanto che nel 1919 gli USA
non entrarono a far parte della Società delle Nazioni, quando venne effettivamente istituita dalle potenze vincitrici. È
importante notare che la prima guerra mondiale fu vinta da francesi e inglesi solo con l’aiuto americano, questo tuttavia non
significò la perdita della centralità della politica dell’Europa e la sua dipendenza militare dagli USA (gli USA invece avranno un
peso preponderante in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale, in contrapposizione alla Russia sovietica).
Le ultime offensive degli Imperi centrali e la controffensiva dell’intesa
L’esercito tedesco, guidato dal generale Hindenburg, tentò la sua ultima e disperata scommessa impegnando tutte le forze
rese disponibili dalla firma della pace con la Russia. In giugno la Germania era di nuovo sulla Marna e Parigi era sotto il tiro
dei nuovi cannoni tedeschi a lunga gittata. Sempre in giugno gli austriaci tentarono di sferrare il colpo decisivo sul fronte italiano
attaccando in forza sul Piave, ma furono respinti dopo una settimana. Anche l’offensiva tedesca cominciava a esaurirsi, mentre
gli anglo-francesi cominciavano a giovarsi del massiccio apporto degli USA. Fra l’8 e l’11 agosto, nella grande battaglia di
Amiens, i tedeschi subirono la prima grave sconfitta. I generali tedeschi capirono allora di aver perso la guerra.
Sempre alla fine di ottobre si consumò la crisi finale dell’Austria-Ungheria. Cecoslovacchi e slavi del Sud proclamarono
l’indipendenza. Il 24 ottobre gli italiani lanciarono un’offensiva sul fronte del Piave. Sconfitti nella battaglia di Vittorio
Veneto, gli austriaci il 3 novembre firmarono a Villa Giusti presso Padova l’armistizio con l’Italia che sarebbe entrato in vigore
il giorno dopo (4 novembre).
Ai primi di novembre i marinai di Kiel, dov’era concentrato il grosso della flotta tedesca, si ammutinarono. Il moto si propagò
a Berlino e in Baviera. Un socialdemocratico, Friederich Ebert, fu proclamato il 9 novembre capo del governo, mentre il
Kaiser era costretto a fuggire in Olanda. L’11 novembre i delegati del governo provvisorio tedesco firmavano l’armistizio. La
Germania perdeva così la guerra, per esaurimento delle forze, ma senza essere stata schiacciata sul piano militare e senza che un
solo suo territorio fosse stato invaso.
La guerra si concluse con un tragico bilancio di perdite umane: 8,5 milioni di morti, oltre 20 milioni di feriti gravi e mutilati.
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Il 7 maggio 1915 l’affondamento del transatlantico Lusitania comportò la morte di 1198 persone, 128 delle quali erano cittadini
americani