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Surgical Tribune
04/05/2016
Mal di schiena? Ne soffre l’80% della popolazione
04/mag/2016 | News Italy
Neurostimolazioni contro il mal di schiena
by Surgical Tribune Italia
L'80% della popolazione adulta in Italia ha sofferto almeno una volta nella vita di dolori alla
schiena. Colpisce uomini e donne in egual modo ed è la causa più comune di assenza dal
lavoro: oltre tre quarti delle persone ne hanno sofferto negli ultimi 3 mesi. Il mal di schiena
è uno dei disturbi maggiormente diffusi; oggi per contrastare il problema si può attuare un
approccio mediante neurostimolazione.
“Il dolore può essere la conseguenza di un incidente o del trasporto di carichi pesanti oppure può
insorgere con gli anni, in seguito a cambiamenti della spina dorsale” afferma Giovanni Frigerio
medico anestesista, terapista del dolore e specialista del Barolat Neuromodulation Center di
Appiano Gentile (Como) insieme con i colleghi Rodolfo Bucci di Torino e Claudio Reverberi di
Carpi (Modena).
Di solito, il mal di schiena è acuto e può durare da qualche giorno a qualche settimana, quindi si
risolve in modo spontaneo senza lasciare conseguenze. “Spesso la causa è in parte meccanica,
ossia deriva dal modo in cui i componenti (spina, vertebre, nervi) sono insieme e si muovono”
spiega ancora Frigerio. “Se il dolore però si protrae oltre le 12 settimane si definisce cronico: si
stima che circa il 20% di chi soffre di mal di schiena in forma acuta, in un anno sviluppi i sintomi di
quello cronico. In qualche caso i trattamenti sono efficaci nel risolvere il mal di schiena cronico, in
altri invece il dolore persiste dopo trattamenti medici, fisici e chirurgici. In alcuni casi mal di
schiena cronico associato a dolori agli arti inferiori sono una conseguenza indesiderata di
interventi chirurgici sulla colonna vertebrale (FBSS ).”
Dopo aver eseguito degli esami diagnostici per chiarirne la natura, escludendo quello oncologica,
sono diversi i trattamenti per alleviarlo, che dipendono dalla storia clinica del paziente, dal tipo e
dall'intensità del dolore. Ecco i rimedi più comuni.
1) Riposo. Qualche giorno di riposo può consentire ai nervi e ai tessuti danneggiati di migliorare,
ma non deve durare troppo altrimenti porta a un indebolimento dei muscoli. Chi non fa esercizio in
modo regolare, tende a soffrire di mal di schiena più a lungo.
2) Impacchi caldi e freddi. La terapia con il caldo e/o il freddo può aiutare. Qualche paziente
preferisce impacchi caldi, altri freddi: si possono anche usare in modo alternato.
3) Medicazioni. Molti trattamenti riducono I'infiammazione, che è causa di dolore, mentre altri
inibiscono la trasmissione dei segnali di dolori al cervello.
4) Esercizi per il mal di schiena. L'esercizio fisico è un punto fondamentale. Bisogna seguire un
programma di esercizi mirati e a difficoltà progressiva, in modo da avere una spina dorsale più
forte e flessibile.
5) Attività aerobiche a basso impatto. Oltre a esercizi specifici, si consigliano attività a basso
impatto come la camminata che aiuta a portare ossigeno nei tessuti morbidi della schiena. Anche
nuotare o fare sport in acqua hanno lo stesso effetto.
6) Manipolazione chiropratica o osteopatica. aiuta le funzioni della spina dorsale contribuisce a
far diminuire il dolore e l'infiammazione.
7) Iniezione di steroidei epidurali. portano gli steroidi direttamente nell'area dolorante riducendo
I'infiammazione. Non curano il dolore, ma lo attenuano per un breve periodo.
8) Chirurgia per la schiena. Tranne che in alcune situazioni di urgenza, la chirurgia deve essere
considerata come un’ultima alternativa, quando tutte le modalità terapeutiche sopra elencate si
sono dimostrate inefficaci. Per le ernie discali con sciatica, viene di solito praticata una
microdiscectomia con lo scopo di ridurre il dolore con il rilascio della pressione sulla radice dei
nervi. Interventi di fissazione lombare per dolori di schiena in regione lombare raramente hanno
dimostrato una buona efficacia.
9) La neurostimolazione. È un’eccellente e sicura alternativa in caso di dolore cronico, anche se
poco conosciuta e praticata. Deve venire presa in considerazione solo dopo avere esaurito le
modalità terapeutiche esposte, anche se non necessariamente deve seguire un intervento
chirurgico sulla colonna vertebrale.
L’intervento di neurostimolazione può essere indicato come alternativa efficace e meno invasiva
dell’intervento chirurgico. “Dei piccoli elettrodi sono impiantati nella spina dorsale e sono attivati da
un piccolo pacemaker impiantato sotto pelle” spiega Giancarlo Barolat, medico torinese che da 40
anni si occupa di alleviare il dolore non oncologico, che ha fondato il centro di Como e ha un
centro a Denver, negli Stati Uniti. “II segnale elettrico che raggiunge il midollo spinale cattura il
segnale di dolore riducendolo a un livello tollerabile. Visto che l'elettricità è il modo naturale di
funzionamento del sistema nervoso, la neurostimolazione non ha effetti negativi a lungo termine.
Gli elettrodi possono essere impiantati sia nella spina dorsale, sia lungo le piccole terminazioni
nervose nella zona dorsale e lombare, di solito nello strato sottocutaneo. I pazienti hanno un
telecomando esterno, attraverso cui possono controllare il funzionamento del device, accenderlo,
spegnerlo o mandare un segnale più debole o più forte. La neurostimolazione può essere provata
in modo temporaneo e il paziente può decidere, in base al test, se proseguire o meno con
l’impianto finale. Si può portare per decenni senza avere effetti collaterali. Nella mia esperienza, è
efficace nel ridurre il mal di schiena e o delle gambe nel 70% dei pazienti impiantati. In molti casi è
più efficace della chirurgia sulla spina dorsale. Importante è pero che sia eseguita da professionisti
ben formati: nel mio centro a Denver arrivano pazienti da tutti gli Stati Uniti e quasi la metà ha un
impianto di elettrostimolazione eseguito in modo non corretto.”
In cosa consiste la neurostimolazione? Si innestano uno o più elettrodi posizionati strategicamente
in modo da trasmettere degli impulsi elettrici che impediscono di sentire il dolore. Gli elettrodi
possono essere impiantati in tre sedi diverse: 1- nello spazio epidurale a livello della colonna
vertebrale 2- a livello dei nervi periferici (per lo più negli arti) 3- nei tessuti sottocutanei, per
stimolare le piccole branche terminali dei nervi. I tre "targets" possono essere combinati anche
nello stesso impianto. Gli elettrodi sono attivati da un piccolo "pacemaker" impiantato in sede
sottocutanea. Si tratta di una tecnica reversibile e poco invasiva - soprattutto in confronto alle altre
soluzioni disponibili come interventi di stabilizzazione del rachide o resezione delle radici nervose
- e in sostanza priva di effetti collaterali. Non ci sono limiti d'età: il dottor Barolat ha impiantato
pazienti con uno spettro di età dai 9 ai 90 anni. Le controindicazioni sono minime. Lo scopo della
neurostimolazione non è di "guarire" il dolore (cosa che e spesso impossibile nei dolori cronici
non-oncologici), ma di ridurlo a livelli ben più tollerabili. Molto spesso si riesce ad ottenere una
riduzione del dolore tale da migliorare in maniera sostanziale la qualità di vita. Sono necessarie
due sedute: una di prova (per valutare I'efficacia della neurostimolazione) e l’altra per I'impianto
definitivo, che avviene in sedazione in day hospital. Seguono controlli periodici una o due volte
l’'anno. Importante e che la neurostimolazione sia eseguita da esperti, altrimenti può non dare i
risultati sperati.