Lettera
Trattamento sperimentale della mano
affetta da artrite reumatoide
con l’utilizzo di apparecchiatura Biometrics
Egregio direttore,
l’artrite reumatoide (AR) è un reumatismo infiammatorio cronico progressivo, erosivo e deformante ad esito
spesso invalidante.La riduzione funzionale articolare è inizialmente reversibile; ma il perpetuarsi della flogosi produce danni tali da rendere irrecuperabile, del tutto o in
parte, il range of motion (ROM). Negli ultimi anni, sempre
più spesso, ci si imbatte in équipes di reumatologi che gestiscono ogni fase della malattia artritica: la corretta diagnosi precoce è il primo presidio riabilitativo e la corretta
terapia con DMARDs ne è la immediata e fondamentale
conseguenza. Ma non si può prescindere dalla fase del recupero funzionale. L’AR, tipicamente, colpisce sin dai primi
mesi le piccole articolazioni delle mani e dei polsi con innesco di un circolo vizioso che solo un corretto approccio di tipo farmacologico-riabilitativo può tentare di spezzare.Gli
interventi riabilitativi tradizionali si fondano sulla cinesiterapia passiva, attiva assistita ed attiva, nonché sul trattamento del dolore con terapie fisiche e strumentali.
Abbiamo valutato un nuovo approccio riabilitativo
della mano reumatoide, che si avvale dell’utilizzo della
apparecchiatura denominata Biometrics, composta di un
pinzometro, un dinamometro, un goniometro ed un kit di
attrezzi: unità di controllo, sistema computerizzato, attrezzo a chiave, attrezzo a vanga, impugnatura grande,
impugnatura piccola, 4 attrezzi a disco e attrezzo a cilindro. L’apparecchio è dotato di un software capace di offrire l’opportunità di un autotrattamento rivolto al miglioramento dell’articolarità e della forza muscolare; permette di effettuare un training riabilitativo ed al tempo stesso di monitorare e valutare l’evoluzione della funzionalità articolare e della mano in toto.
Abbiamo reclutato 6 pazienti, 2 maschi e 4 femmine,
affetti da AR al 2° o 3° stadio funzionale ACR, in fase subacuta, tutti già in trattamento con metilprednisolone 4
mg die; 3 di essi assumevano anche idrossiclorochina, 2
anche methotrexate. Hanno eseguito una serie di esercizi
di flesso-estensione della mano e delle dita, per 30 minuti/die, cinque giorni alla settimana, per 3 settimane.La valutazione funzionale è stata eseguita all’inizio ed al termi-
ne del ciclo di trattamento mediante un punteggio ricavato dalla seguente scala HAQ modificata e limitata agli
items riguardanti le mani:1) E’ in grado di vestirsi da solo?, 2) Allacciarsi le scarpe?, 3) Abbottonarsi gli abiti?, 4)
Tagliare la carne?, 5)Portare alla bocca un bicchiere o una
tazza piena?, 6) Aprire una busta di latte (con le forbici)?,
7) Aprire la portiera della macchina?, 8) Aprire un barattolo già aperto in precedenza?, 9) Aprire e chiudere i rubinetti? I punteggi attribuiti: 0 = nessuna difficoltà; 1 = modesta difficoltà; 2 = molta difficoltà; 3= impossibile.
La forza di presa, misurata in kg, è stata valutata con
pinzometro e dinamometro; il ROM, espresso in gradi, con
apposito goniometro.
Al termine del trattamento, separatamente, paziente,
terapista e reumatologo hanno fornito una propria valutazione globale così espressa: peggiorato (punti 0); stazionario (punti 1); migliorato (punti 2); molto migliorato (punti
3). La tabella in calce riassume i risultati ottenuti.
L’indice medio di disabilità verificato con scala HAQ
modificata mostra una riduzione media da 9.33 a 5.83. La
riduzione appare più sensibile nei pazienti affetti da early
arthritis.Il giudizio conclusivo medio dei pazienti, del riabilitatore e del reumatologo è complessivamente positivo e
di poco dissimile.La forza di presa appare mediamente incrementata del 37% a destra e del 23% a sinistra. Incrementi significativi si registrano sia nei pazienti con artrite
recente che in quelli con artrite inveterata.L’estensione
migliora mediamente di oltre 20° solo alla 1° MCF ds; la
flessione migliora incostantemente alle MCF, IFP ed IFD
di sinistra fino a 10°; mentre a destra migliorano MCF ed
IFP fino ad 8°. Le deformazioni inveterate non sono certamente modificabili, mentre le tumefazioni delle parti molli sono risolvibili del tutto, o in parte, grazie al trattamento riabilitativo e farmacologico che sono complementari e
sinergici. Questo può spiegare i risultati ottenuti in quei
pazienti in cui il processo flogistico non abbia ancora prodotto danni irreversibili. Un ulteriore studio che coinvolga
un numero maggiore di pazienti, correlato da gruppo di
controllo, potrebbe fornire risposte più precise.
Gianantonio Saviola, Chiara De Angeli,
Matteo Fusari, Lul Abdi Ali,
Samia Shams Eddin, Giuseppe Grioni
UOS di Reumatologia Riabilitativa,
Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS,
Istituto Scientifico di Castel Goffredo, Mantova
Paziente
Sesso
Età
Durata
malattia
(mesi)
Farmaci
1
F
80
120
MP+HCQ
16
16
1
2
F
60
84
MP+MTX
6
6
3
F
70
>120
MP+MTX
8
7
4
M
73
early
MP+HCQ
6
5
F
81
early
MP
6
6
M
66
early
MP+HCQ
71.7
13.4
media
Vol. 97, N. 2, Febbraio 2006
Pag. 89
HAQ HAQ
Giud.
Giud.
basale finale paziente terapista
Punti Punti
Giud.
medico
Forza
presa
basale
ds
Forza
presa
finale
ds
Forza
presa
basale
sn
Forza
presa
finale
sn
2
2
2.5
5.2
3.6
5.2
3
2
3
16.6
14.4
21
17.2
2
2
2
9.2
16.8
9.4
14.4
3
2
2
3
26
27.8
25.4
27.2
3
1
2
2
17
20.4
15
15.6
14
0
3
3
3
14.6
33.8
17.2
33.2
9.33
5.83
2
2.16
2.5
14.32
19.74
15.27
18.8
MP=metilprednisolone, HCQ=idrossiclorochina, MTX=methotrexate.
Indirizzo per la corrispondenza: dott. Gianantonio Saviola Via Ospedale, 36. 46042 Castel Goffredo (Mantova). E-mail: [email protected].