SCHEDE
L a n g h a r d t -S o n t g e n . Partisanen,
Spione und Banditen. Abwehrtatigkeit in Oberitalien 1943-1945. Neckargemünd, Kurt Vowinckel Verlag,
1961, pp. 252.
R a in e r
Questo ignobile libello è, o meglio do­
vrebbe essere, il racconto di esperienze
della lotta contro « partigiani, spie e ban­
diti » nell’Italia settentrionale concentra­
te intorno alla figura di un sergente (poi
capitano) Sorgel (è un nome vero? è
inventato?) della polizia militare segreta
della Luftwaffe, che i tedeschi impiega­
rono appunto nella repressione antiparti­
giana. Non si tratta di una narrazione
obiettiva, neppure nei limiti in cui si pos­
sa chiederlo a chi ha combattuto contro
i partigiani, ma di un concentrato di luo­
ghi comuni della propaganda nazista, in­
farcito di livore antiitaliano e di defor­
mazioni alla Trizzino e alla Kesselring,
all’unico scopo di accreditare la tesi del
tradimento dell’Italia nei confronti del­
l’alleato tedesco. Così per esempio, tan­
to per cominciare, si ripete la favola se­
condo cui sin dal 25 luglio 1943 (1) « non
passò giorno nel quale non fossero regi­
strati qualche atto di sabotaggio, la pre­
senza di agenti nemici o la formazione
di gruppi e di cellule di resistenza »
(p. 9) e il governo Badoglio avrebbe pro­
mosso la formazione di bande partigiane
e di atti di sabotaggio (p. 21). Ma pur­
troppo nulla di tutto ciò avvenne du­
rante i famosi quarantacinque giorni!
Dell’ Italia e degli italiani è fornita
una rappresentazione di maniera, secon­
do i più convenzionali schemi della peg­
giore letteratura d ’oltralpe : gli italiani
come gente priva di dignità, eterne ma­
rionette e personaggi da melodramma,
negati al sacrificio, incapaci perfino di
balbettare non appena si trovano din­
nanzi a un tedesco. L ’A . si compiace di
riferire episodi di questo genere: ecco
un tenente colonnello dei carabinieri ar­
restato a Viterbo il 18 settembre 1943 in
seguito alla scomparsa dei carabinieri
della città che si dileguano per sot­
trarsi ai tedeschi; alle intimidazioni del
tedesco, che minaccia di passarlo ad istanza superiore che « naturalmente di­
spone anche di mezzi e metodi sostan­
zialmente migliori per rinfrescarle un pò
la memoria... il tenente colonnello diven­
tò pallido. Egli conosceva un po’ i me­
todi di interrogatorio della... polizia se­
greta italiana e dei tedeschi si raccon­
tava che superavano di gran lunga i loro
colleghi italiani nelle perfezione tecnica
di questi mezzi » (p. 21). Ancor oggi lo
scrittore tedesco si sente gonfiare d ’orgo­
glio per la superiorità dei metodi nazisti.
L ’ attività del Sorgel è localizzata in
parte nel Veneto (dall’ottobre del 1943
al febbraio del 1944 e poi ancora dalla
fine del 1944 all’aprile del 1945) e nel
periodo rimanente in Piemonte. Sono
narrati a questo proposito diversi episo­
di di lotta antipartigiana di cui è pe­
raltro difficile verificare l’ esattezza: sono
citati parecchi collaborazionisti italiani
(certi « Lupo », Vallone, « Aldo », « Fan­
ti » di Padova e Luigi Prado di Cuneo),
dei quali riferiamo i nomi perchè la loro
eventuale identificazione potrebbe con­
tribuire a verificare il carattere del libro,
che a tutta prima si rivela fortemente
romanzato. Il primo episodio di rilievo
che si incontra è la caccia a una rete di
spionaggio e sabotaggio guidata dall’ in­
glese Watson, il quale viveva a Venezia
con il nome di Pescatore, in contatto con
studenti e docenti dell’Università di Pa­
dova : sarebbero stati arrestati tutti il
28 dicembre 1943 : « grazie all’accurato
lavoro degli uomini di Lupo non ne era
sfuggito uno solo » (pp. 24-52). Citiamo
ancora nel Veneto l’operazione contro
un gruppo di italiani che era riuscito a
impossessarsi dei piani tedeschi della di­
fesa di Venezia (pp. 168-175), la cattura
di un ufficiale di marina italiano che ave­
va trafugato i piani della difesa costiera
(pp. 176-184) e la distruzione della ban­
da di Sédico, composta da disertori te­
deschi e austriaci, il 27 marzo 1945
(pp. 191-204).
In Piemonte Sorgel pone le tende a
Saluzzo, donde tenta di disinfestare il
Cuneense dalle « bande ». Secondo uno
schema che risale alla propaganda nazista
i partigiani si dividono in bande badogliane, di tipo militare, fornite di uni­
forme, che rispettano generalmente i te­
deschi e se la prendono piuttosto con i
loro compatrioti fascisti, e in altri ele­
menti, i garibaldini, « porci fatti e fi­
niti » : « Banditi, in una parola. Si tratta
generalmente di elementi asociali guidati
da capi della loro stessa risma, che per­
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Schede
corrono la regione rapinando, saccheg­
giando, danneggiando e incendiando e
che in tal modo sono diventati una vera
piaga del paese. Se si oppone loro re­
sistenza, non rifuggono dall’assassinio...»
(p. 57). Ecco un bell’esempio di linguag­
gio nazista. Segue la descrizione di al­
cuni episodi, che dimostrano la superio­
rità dei metodi nazisti, nei quali il Sorgel
può mettere a profitto le prescrizioni del
suo capo: « Contro queste bande e que­
sto terrorismo non ci sono che il contro­
terrorismo e misure spietate... » (p. 60).
Nella località di Busca, in seguito alla
cattura di tre tedeschi, vengono presi
come ostaggi 5 cittadini facoltosi; tra la
folla che si assembra si verifica una sce­
na che sarebbe stata certamente poco
degna di virili madri tedesche : « Alcune
delle donne si abbandonarono a convul­
sioni in piena regola e svennero; in bre­
ve esse sfoggiarono tutti i toni del loro
temperamento meridionale » (p. 70). Ec­
co una scena più forte: « Alla fucilazio­
ne dei condannati ebbe ordine di pre­
senziare come testimonio anche Sorgel.
Con repugnanza egli vide come questi
brutali banditi, che non erano rifuggiti
dall’ assassinio, dovettero essere solenne­
mente trascinati aj luogo dell’esecuzione,
e come essi praticamente sino all’ultimo
istante gemettero per quella grazia che
non avevano concesso alle loro vittime.
Ma ancora una volta egli ebbe a stupire
dell'enorme potenza della Chiesa. Non
appena infatti il prete, poco prima del­
l’esecuzione, ebbe parlato con loro ed
ebbe impartito loro la benedizione, ogni
paura era scomparsa. Essi si posero dirit­
ti dinanzi alle bocche dei fucili del plo­
tone d’esecuzione e rifiutarono di farsi
bendare gli occhi » (p. 71).
L ’ interrogatorio di un altro partigiano
non trattiene l’ A . da un’ altra manifesta­
zione di scherno all’ indirizzo degli ita­
liani, ridicolizzando il partigiano che gri­
da al tedesco : « Non picchiare, signor,
santa madonna, non picchiare!... Spo­
sato, signore. Sei figli... » (pp. 126-130).
E nurtropno questi non sono che esem­
pi del nerfetto stile nazista di cui si com­
piace l’ A . nel descrivere truci episodi di
violenza, scambiando per materia da ro­
manzo a fumetti la realtà ben altrimenti
tragica e solenne della lotta di liberazione
'-ont’-o il nazismo.
Tra gli episodi di lotta nel Cuneense,
l’A . ricorda la distruzione della banda
« comunista » comandata da un certo
Bellino, « colonnello per grazia di T o­
gliatti » (!) (chi era? si tratta forse del
comandante Pietro Bellino di « Giustizia
e Libertà » del quale parla Dante L .
Bianco nella sua Guerra partigiana?),
sgominata grazie alla delazione del diser­
tore Prado (p. 85). Inoltre l ’offerta di
un capo partigiano monarchico, un certo
colonnello Carlotta, il quale per mezzo
del vescovo di Cuneo avrebbe trasmesso
ai tedeschi la proposta di sospendere le
ostilità reciproche per fare fronte co­
mune contro le bande comuniste (pp.
112-126); cosa che appare poco credibile
se si tiene presente l’ importanza relativa
che ebbero le formazioni comuniste nel
Cuneense. Ma è chiaro fra l’altro che
l’ A . gioca sempre sull’equivoco bollando
di comuniSmo il movimento partigiano
nel suo complesso. Anche qui comunque
sarebbe interessante identificare il perso­
naggio in questione: secondo l’A . si sa­
rebbe trattato del figlio di un professore
dell’Università di Torino.
Enzo Collotti
R y a n , Il giorno più lungo,
Milano, Garzanti, 19 61, pp. 286,
L . 1.500.
C o r n e l iu s
Il giorno più lungo è il 6 giugno
1944, giorno D , data dello sbarco al­
leato in Normandia (Operazione Overlord). Cornelius R yan, che partecipò al­
l ’Operazione Overiord come corrispon­
dente di guerra del Daily Telegraph,
descrive qui il giorno D minuto per mi­
nuto, dallo scoccare dell’ora H , la mez­
zanotte del 5-6 giugno, alla mezzanotte
del 6-7 giugno. Questa ricostruzione ap­
passionante, condotta con la tecnica ci­
nematografica del flash - back, dei pas­
saggi improvvisi da luogo a luogo e da
personaggio a personaggio, genera nel
lettore un senso di suspense che lo porta
a non chiudere il libro se non a lettura
ultimata. Ma la ricostruzione del giorno
D non è solo appassionante, essa è
anche quanto più possibile obbiettiva e
completa perchè è condotta attraverso i
rapporti operativi ufficiali alleati e tede­
schi, i documenti segreti del Diparti­
mento di Stato, i diari di guerra di von
Rundstedt e di Rommel e, soprattutto,
le testimonianze di oltre duemila super­
stiti della battaglia, sia alleati, sia tede­
schi, sia francesi della Resistenza. Non
meraviglia che per compiere quest’ope­
ra Ryan e i suoi quattordici collabora­
tori abbiano impiegato dieci anni di
assidue ricerche.
Schede
Dalla paziente ricostruzione del Ryan
risulta che lo sbarco alleato raggiunse il
suo scopo soprattutto per un cumulo di
coincidenze e per gli errori commessi da
parte tedesca. T ra le coincidenze, di
peso indubbio l ’assenza dal fronte di
Rommel (che si trovava in Germania in
licenza e che intendeva ottenere da H i'
tier cinque divisioni corazzate per controbattere lo sbarco alleato) e l’ assenza
dai loro posti degli altri comandanti
perchè impegnati nelle esercitazioni; determinante poi quella per cui il rapporto
del controspionaggio della I5a armata,
che dà notizia del messaggio segreto degli alleati alla Resistenza francese an­
nunciarne lo sbarco in Normandia entro
48 ore, non viene reso noto alla 7“ ar­
mata sul fronte normanno. T ra gli er­
rori commessi dai tedeschi : il ritenere
non imminente lo sbarco e il credere in
seguito che esso avvenga al Pas de Ca­
lais (questo soprattutto da parte di H i­
tler); î ’ordine di impiegare le riserve co­
razzate poste agli ordini diretti del Co­
mando Supremo dato troppo tardi, dopo
che la prima richiesta di von Rundstedt
era stata respinta da Jodl; la mancanza
di aerei da ricognizione e da combatti­
mento, trasferiti il giorno precedente.
Nonostante tutte queste circostanze da
parte alleata in alcuni settori si andò
vicino al fallimento dell’operazione per
le gravi perdite di uomini subite. 11 suc­
cesso dello sbarco si deve in definitiva
al massiccio, per non dire eccezionale,
impiego di mezzi e di uomini. A parte
però ogni considerazione di carattere
strategico - militare, ciò che rimane im­
presso nella mente del lettore è il lato
umano dell’impresa: soldati, civili, uo­
mini e donne, colti nei momenti in cui
è inutile fingere e intera si rivela la
paura della morte e il desiderio di vi­
vere.
Marcello Dell’ Omodarme
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Faschismus - Getto - Massenmord. Dokumentation fiber Ausrottung und
Widerstand der Juden in Polen wàhrend des zweiten Weltkrieges, Ber­
lino, i960, pp. 6 11.
Questa vasta raccolta di documenti
pubblicata nella Germania orientale a
cura dell’Istituto Storico Ebraico di V ar­
savia sulle persecuzioni antiebraiche e
sulla resistenza degli ebrei della Polonia
rappresenta finora il quadro più esau­
riente della condizione degli ebrei in
quella parte del territorio occupata dal
regime nazista. I documenti — numerosi
dei quali riprodotti in facsimile assieme
ad una ricchissima documentazione fo­
tografica — riguardano in gran parte
argomenti di carattere politico ed econo­
mico, divisi in quattro sezioni: depor­
tazione degli ebrei e loro isolamento nei
ghetti, spoliazione dei beni ebraici e la­
vori forzati, sterminio fisico, resistenza.
Varia è la provenienza dei documenti
— alcuni dei quali già pubblicati in ita­
liano nel volume di Einaudi « Ricorda
cosa ti ha fatto Amalek » : si tratta
sia di documenti tratti dagli archivi na­
zisti e di autorità di polizia naziste (de­
creti, disposizioni, protocolli di sedute,
memoriali ecc.), molti furono già utiliz­
zati al processo di Norimberga ed in al­
tri processi contro i criminali nazisti in
Polonia, altri documenti sono tratti da­
gli archivi di alcune istituzioni ebraiche,
numerose le testimonianze, i memoriali
ed i diari privati. I centri di raccolta che
hanno offerto la documentazione sono
l’ Istituto Storico Ebraico di Varsavia, la
Commissione Centrale per lo studio dei
crimini nazisti in Polonia, l’Istituto Oc­
cidentale di Posen, il Ministero degli In­
terni di Praga e l’ archivio della capitale
nella stessa città.
Sergio Bologna