Hitler, al potere dal 1933, reclamava la conquista dello spazio vitale per la costruzione della Grande Germania. Per questo, violando i patti di Versailles, riarmò il paese in modo massiccio e riportò le truppe in Renania (zona smilitarizzata). Tentò di annettersi l’Austria (1936) ma fu fermato dall’opposizione di Francia, Inghilterra e Italia. Nel 1935 a Stresa si tenne una conferenza tra questi tre Paesi, che però si limitarono a condannare le azioni tedesche senza prendere ulteriori provvedimenti. Mussolini, del resto, dopo la campagna in Etiopia del 1935 aveva iniziato a riavvicinarsi alla Germania, tanto che nel 1937 nacque l’Asse Roma-Berlino-Tokyo, nell’ottica di una supremazia tedesca in Europa e giapponese in Asia. La politica imperialista tedesca, complice anche la teoria dell’ “appeasement” (=compromesso) sostenuta da inglesi e francesi, poté quindi proseguire indisturbata. L’Austria venne annessa nel 1938 (Anschluss), mentre la regione cecoslovacca dei Sudeti, dove la popolazione era per la maggior parte tedesca, fu l’obiettivo seguente. Il braccio di ferro tra Germania e Cecoslovacchia portò i due Stati sull’orlo della guerra, che fu evitata da un incontro a Monaco tra Mussolini, Hitler, Deladier (Francia) e Chamberlain (Inghilterra), dove le decisioni dei tedeschi vennero sottoscritte dalle altre potenze europee. In cambio dell’annessione dei Sudeti il Reich garantiva l’indipendenza della Cecoslovacchia, ma in realtà già nel 1939 i nazisti rompevano il patto e occupavano Boemia e Moravia. Nello stesso anno Italia e Germania firmarono il Patto d’Acciaio, alleanza offensiva-difensiva di aiuto reciproco in caso di guerra. Hitler chiese allora Danzica alla Polonia (Danzica era una città che sorgeva su uno stretto lembo di terra che separava la Germania dalle sue regioni più orientali, ossia la Prussia), mentre Francia e Inghilterra minacciavano l’intervento armato se la Polonia fosse stata attaccata. L’Italia, a sua volta, occupava l’Albania e rivendicava altri territori nei Balcani. A sorpresa, inoltre, il 23 agosto 1939 Hitler e Stalin firmarono il patto di non-aggressione (patto Molotovvon Ribbentrop): la Germania e l’URSS si garantivano reciproca neutralità in caso di attacco alla Polonia, e si accordavano segretamente per spartirsi la regione del Baltico in due sfere di influenza. L’1 settembre 1939 la Germania attaccò la Polonia, provocando quindi lo scoppio della II guerra mondiale con l’ingresso in campo di Francia e Inghilterra. La resistenza polacca venne piegata in poche settimane grazie alla tecnica della guerra-lampo perfezionata dai tedeschi (Blitzkrieg). Poi, per alcuni mesi però, tra tedeschi e Alleati vi fu una vera e propria stasi delle operazioni (chiamata dai francesi “drole de guerre”, guerra strana, guerra per finta), mentre i tedeschi ne approfittavano per annettersi anche la Danimarca e la Norvegia (aprile 1940). La violazione della neutralità di Belgio e Paesi Bassi condusse i tedeschi a colpire i Francesi dove meno se l’aspettavano e solo l’ordinata ritirata di Dunkerque consentì alle truppe anglofrancesi di non essere catturate in una sacca che avrebbe significato la loro distruzione. Tuttavia, anche se il corpo di spedizione inglese era salvo, assieme a migliaia di soldati francesi, la sorte della Francia era segnata: il 14 giugno Hitler entrava a Parigi, costringendo il governo francese a firmare un duro armistizio: il centro-nord della nazione restava in mano tedesca, mentre il centro-sud vide nascere un governo collaborazionista con sede a Vichy guidato dal generale Petain. Un governo francese resistente in esilio fu costituito dal generale De Gaulle a Londra. La vittoria tedesca sembrava prossima: Mussolini pensò di poterne approfittare e il 10 giugno 1940 entrò in guerra con i nazisti. Ma le forze armate italiane erano inadeguate e non supportate adeguatamente a causa delle perdite di materiale subite nella guerra di Etiopia, per questo sui tre fronti in cui furono impegnati gli italiani si susseguirono ritirate e sconfitte (Grecia, Nord Africa, Africa orientale) che portarono alla perdita delle colonie Eritrea e Etiopia, alla mancata conquista di Malta, alla perdita quasi completa della Libia. Solo con l’intervento tedesco nel 1941 le truppe italiane riuscirono ad evitare la disfatta in Libia e nei Balcani. L’Inghilterra restava quindi sola contro i tedeschi: il nuovo primo ministro Churchill guidò con mano ferma la resistenza inglese, mentre Hitler tentava vanamente di instaurare trattative di pace. Egli allora tentò l’operazione “leone marino”, uno sbarco sulle coste britanniche dopo aver distrutto le città industriali sotto pesanti bombardamenti e decimato l’aviazione inglese. Per due mesi Inglesi e Tedeschi si fronteggiarono in una battaglia aerea (“Battaglia d’Inghilterra”) che si risolse in una grande vittoria inglese che, oltre agli effetti strategici (lo sbarco tedesco non era piu’ possibile) ebbe risvolti psicologici (fine del mito dell’invincibilità dei tedeschi, fine della guerra lampo). Hitler era comunque in vantaggio e quindi decise di giocare la carta dell’invasione dell’Unione Sovietica, che il Fuhrer voleva per le sue grandi risorse e disponibilità di materie prime: rompendo il patto di non-aggressione, i tedeschi invasero la Russia (operazione “Barbarossa”) supportati da un corpo di spedizione italiano (ARMIR) formato quasi esclusivamente da alpini. I sovietici si ritirarono facendo terra bruciata, ma molte città industriali e petrolifere caddero in mano ai tedeschi. L’arrivo dell’inverno russo bloccò l’avanzata tedesca a pochi chilometri da Mosca, il vero obiettivo dei nazisti: si formò allora un fronte orientale su cui si attestarono i nazifascisti, mentre i sovietici avevano così il tempo di riorganizzare il proprio esercito: la guerra divenne così guerra di logoramento. Negli stessi giorni il Giappone distrusse la flotta americana stanziata a Pearl Harbor, nelle Hawaii (7 dic. 1941): il giorno seguente USA e Inghilterra dichiararono guerra al Giappone. Gli Usa, guidati dal presidente Roosevelt, uscivano dal loro isolazionismo e la guerra diventava così veramente mondiale. Nel 1942 la Germania nazista raggiunse la massima espansione: la “nuova Europa” guidata dalla Grande Germania, in cui la supremazia sarebbe spettata alla razza ariana con le altre a servirla (Slavi) o ad essere sterminate (Ebrei), era ad un passo. Le discriminazioni nel Reich giunsero al culmine: sebbene leggi razziali fossero già state promulgate nel 1935 e nel 1938 la tristemente famosa Notte dei cristalli aveva dato il via alle persecuzioni, iniziarono i rastrellamenti e le deportazioni nei campi di concentramento e di sterminio (“soluzione finale”: 6 milioni di Ebrei e oltre mezzo milione di zingari, senza contare slavi e oppositori politici del regime). In tutti i paesi occupati dai nazisti, però, vi furono anche movimenti di resistenza (De Gaulle in Francia, Tito in Iugoslavia, partigiani italiani, ecc.) oltre che di collaborazionismo. Fra il 1942 e il 1943 la situazione svoltò a favore degli Alleati grazie all’enorme potenziale di uomini e mezzi messo in campo dagli USA. Il Giappone fu costretto a retrocedere lentamente dalle sue posizioni nel Pacifico dopo numerose e sanguinose battaglie (Mar dei Coralli, Isole Midway, Isole Salomone, ecc.), mentre la flotta anglo-americana riusciva a rompere il cerchio dei sommergibili italiani e tedeschi che minacciavano le loro comunicazioni (Battaglia dell’Atlantico). In nord Africa il generale Montgomery ebbe alla fine la meglio sugli italo-tedeschi guidati da Rommel nella battaglia di El-Alamein, in cui gli italiani si distinsero per valore. In Russia le forze si polarizzarono attorno alla città di Stalingrado, dove la guerra si concentrò per 7 mesi in un lungo assedio che vide alla fine la resa dei Tedeschi. Gli Alleati si riunirono a Casablanca e poi a Teheran per decidere le sorti del nuovo mondo. Fu deciso un grande sbarco in Italia seguito da uno più massiccio in Francia nel 1944. Il 10 luglio 1943 gli Anglo-americani sbarcarono dunque in Sicilia senza trovare alcuna seria resistenza: la guerra aveva minato il consenso popolare al fascismo e l’intervento americano scatenò le proteste contro il regime. La monarchia decise di disfarsi del fascismo e il 25 luglio 1943 venne approvata dal Gran Consiglio del Fascismo la mozione Grandi, con la quale Mussolini veniva arrestato e l’incarico di formare un nuovo governo andò al maresciallo Badoglio. Il nuovo governo firmò quindi un armistizio con gli Alleati L'abbandono della Capitale da parte dei vertici militari, del Capo del Governo Pietro Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III, e di suo figlio Umberto dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi, la confusione, provocata soprattutto dall'utilizzo di una forma che non faceva comprendere il reale senso delle clausole armistiziali fu interpretata come una fine del conflitto. Oltre 600.000 soldati italiani vennero catturati dall'esercito germanico, e destinati a diversi Lager con la qualifica di I.M.I. (internati militari italiani) nelle settimane immediatamente successive. Più del 50% dei soldati abbandonarono le armi ed in abiti civili tornarono alle loro case. La ritorsione da parte degli ormai ex-alleati nazisti, i cui alti comandi, come quelli italiani avevano appreso la notizia dalle intercettazioni del messaggio radio di Eisenhower, non si fece attendere tanto che fu immediatamente attuata "l'operazione Achse" (asse), ovvero l'occupazione militare di tutta la penisola italiana, il 9 settembre l'affondamento della Corazzata Roma alla quale nella notte precedente fu ordinato assieme a tutta la flotta della Regia Marina di far rotta verso Malta in ottemperanza alle clausole armistiziali anziché, come precedentemente stabilito, attaccare gli alleati impegnati nello sbarco di Salerno. Nelle stesse ore una parte delle forze armate decise di rimanere fedele al Re Vittorio Emanuele III, dando vita alla resistenza italiana di cui uno dei primi esempi terminò con l'annientamento dell'intera Divisione Acqui sull'isola di Cefalonia, in Grecia, una parte si diede alla macchia dando vita assieme a liberi individui, partiti e movimenti alle formazioni partigiane come la Brigata Maiella ed altre. Altre branche, soprattutto al nord, come la Xª Flottiglia MAS, decisero di rimanere fedeli al suo vecchio alleato e al fascismo, sino alla fine, riconoscendosi nella Repubblica Sociale Italiana con capitale a Salò fondata da Mussolini dopo la sua liberazione da parte di un commando tedesco. Nonostante il proclama di Badoglio, gli alleati ostacolarono una massiccia e immediata scarcerazione degli italiani fedeli al Regno del Sud, questo per evitare un possibile ricongiungimento con le forze armate fasciste presenti nel nord Italia. L’Italia cadeva quindi nel baratro della guerra civile. Si ricostituì il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) che radunava tutti i partiti antifascisti e cercò di coordinare la resistenza partigiana, mentre i tedeschi rafforzavano le loro posizioni in Italia sulla linea Gotica e la linea Gustav, linee fortificate che rallentarono per ben due anni l’avanzata americana verso il Nord. Nel 1944 gli Alleati, dopo aver liberato Roma, respinsero i tedeschi sulla linea gotica (Rimini-La Spezia), e costrinsero i giapponesi a sgombrare il Pacifico. L’Armata Rossa ricacciò i tedeschi dall’URSS e iniziò l’invasione della Germania. Tra il 5 e il 6 giugno un enorme corpo d’armata sbarcò in Normandia: dopo due mesi e mezzo di combattimenti i tedeschi cedettero e – entro metà settembre – la Francia era liberata. Tuttavia, nonostante i bombardamenti che martoriavano la Germania (Dresda fu il caso più famoso di bombardamento su civili, terrorismo completamente inutile dal punto di vista militare), Hitler non intendeva arrendersi, convinto che le nuove armi tedesche (missili V1, V2, bomba atomica) fossero ormai pronte e in grado di capovolgere il conflitto. Ma nella primavera del 1945 la Germania era ormai chiusa in una morsa: il 25 aprile l’Italia era stata liberata (Mussolini, che tentava di attraversare il confine, fu riconosciuto, catturato e ucciso da una banda di partigiani), mentre il 30 aprile i Russi giungevano fino a Berlino. Hitler allora si suicidava, e il 7 maggio la Germania firmava la resa incondizionata agli Alleati – i quali si ritrovarono prima a Yalta (Crimea) e poi a Potsdam – per decidere le sorti del mondo. Restava solo il Giappone, militarmente ormai sconfitto, ma ancora resistente. Truman, nuovo presidente USA, decise di usare la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki (7 e 9 agosto ’45) per dare al mondo (e all’URSS in particolare) una dimostrazione di forza. Il 2 settembre il Giappone firmava la resa incondizionata, facendo terminare la II guerra mondiale con il suo carico di oltre 50 milioni di morti.