UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET ASSOCIATION INTERNATIONALE SANS BUT LUCRATIF BRUXELLES – BELGIQUE THÈSE FINALE EN «MUSICOTHÉRAPIE» “NON SIAMO SOLI” MUSICOTERAPIA E ADOLESCENTI CON DIVERSE ABILITÀ MARIA CRISTINA DEBBI Matricule 1875 Bruxelles 2008 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 “È la voglia di cambiare la realtà, che mi fa sentire ancora vivo E cercherò tutti quelli come me che hanno ancora un sogno in più... un sogno in più. Dentro un libro che nessuno ha scritto mai, leggo le istruzione della vita, anche se so che poi non le seguirò, farò ciò che sento... Oltre le distanze, noi non siamo soli figli della stessa umanità Anime viaggianti in cerca di ideali, il coraggio non ci mancherà Supera i confini di qualunque ideologia, l'emozione che ci unisce in una grande idea. Un altro mondo possibile c'è. E lo cerco anch'io e lo voglio anch'io come te...” [Eros Ramazzotti, Non siamo soli, 2007] 2 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 Indice dei contenuti Indice dei contenuti ………………………………………………...………………… 3 Premessa / Introduzione …………………………………………………….….…… 5 Interventi finalizzati all’integrazione degli alunni in situazione di handicap …...... 8 1 Stato dell’arte …………………………………………………………...……….… 10 1.1 La musicoterapia Orff …….……….….…..………………….….........… 13 1.2 La pedagogia della musica …………………..……….………………...... 15 1.2.1 Jacques Dalcroze …………………………..………………….……...….. 15 1.2.2 Edgar Willems ………………………………..………………………….. 17 1.2.3 Zoltan Kodaly ……………..……………………………………………... 18 1.3 Educazione musicale o musicoterapia? ...................................................... 19 1.4 Adolescenza ed handicap: il ritardo mentale ed i disturbi correlati …...... 20 1.5 Il ragazzo affetto da sindrome di Down e la musica ……..…………...… 22 1.6 Musicoterapia in contesto scolastico ………..………………………....... 24 1.7 Il rapporto tra musica ed adolescenza …………..……………………..... 26 1.8 Il laboratorio di animazione musicale: il gruppo …………..………….... 27 1.9 Problemi Aperti ………………………..………………………………... 28 3. Materiali e metodi ………………………..…………………….…....…. 30 3.1 Descrizione del setting ……………………..…………………....…. 30 3.1.1 Disposizione della sala per gli incontri ………………..………...…. 34 3.2 Gli incontri di musica ……………………………...……………...…...… 35 3.2.1 Primo incontro ………………...…………………...…………….…. 35 3.2.2 Secondo incontro …………………………………......…………..… 37 3 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 3.2.3 Terzo incontro ………………………………………………….…. 44 3.2.4 Quarto incontro ……………………………………………….….... 46 3.2.5 Quinto incontro ………………………………………………..…... 50 3.2.6 Sesto incontro ……………………………………………………... 51 3.2.7 Settimo incontro ……………………………………………….….. 54 3.2.8 Ottavo incontro …………………………………………………..... 57 3.2.9 Nono incontro ………………………………….………………...... 60 3.2.10 Decimo incontro …………………………………………….…….. 61 3.2.11 Undicesimo incontro …………………………………………..….... 63 3.2.12 Dodicesimo incontro ……………………………………...…..…..... 65 3.2.13 Tredicesimo incontro ……………………………………………...... 66 3.2.14 Quattordicesimo incontro …………...…………………...………..... 68 4. Risultati e discussione ……………………...……………...……...….. 73 5. Bibliografia ………………...…………………...………………...…….. 82 4 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 Premessa / Introduzione MUSICOTERAPIA E ADOLESCENTI CON DIVERSE ABILITÀ 14 incontri presso IPSIA “Fermo Corni” Modena (novembre 2007 – febbraio 2008) Progetto Spazi Attrezzati1 - Referente prof.ssa Lara Rovacchi PREMESSA La musica è uno dei pochi linguaggi in cui le differenze si appianano, perché è di tutti e per tutti: non ci sono difficoltà oggettive che impediscano di fare musica, perché è un’attività propria dell’essere umano, ce l’abbiamo dentro fin dalla nascita, nel nostro cuore, nei nostri respiri e nella nostra voce. Specialmente durante l’adolescenza, in cui è più difficile relazionarsi perché sembra che il mondo non ci accolga per quello che siamo, la musica può essere un’ottima risorsa per affermare “ Questo sono io e vi sto dicendo quello che sento e che è importante per me”. DESTINATARI DEGLI INCONTRI Ragazzi provenienti da varie classi dell’Istituto e da altri istituti modenesi, con problemi di disturbo del linguaggio espressivo e delle capacità scolastiche, disturbi del linguaggio recettivo, della comunicazione e dell’attenzione, ritardo cognitivo, disturbi della memoria. 1 http://www.ipsiacorni.it/pof2008/index.html 5 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 OBIETTIVI • Aumentare la fiducia nelle proprie capacità (con la sensazione dell’ “io ce la posso fare” e negli altri, che possono essere un aiuto prezioso nel raggiungimento dell’obiettivo. • Affinare la capacità di concentrazione e ascolto. • Aumentare la partecipazione ad un lavoro di gruppo il più possibile divertente e stimolante. • Migliorare l’attenzione e la coordinazione spazio-motoria tramite l’utilizzo di strumenti musicali, del proprio corpo e della voce (soprattutto mediante il ritmo). • Migliorare l’espressione vocale e la capacità di esprimere emozioni agli altri. • Affermare la propria autonomia e la partecipazione ad un obiettivo comune. PROGRAMMA DEGLI INCONTRI Il venerdì dalle ore 9.50 alle 11.40 con un intervallo di 10 minuti secondo l’orario scolastico. La sede degli incontri è una sala apposita all’interno della scuola. Il setting prevede il lavoro in piccoli gruppi di 3-6 ragazzi con la possibilità di partecipazione aperta ai rispettivi docenti. Questo è il programma generale degli incontri: • Accoglimento dei partecipanti che si dispongono in cerchio nel centro della sala. • Presentazione reciproca e breve verbalizzazione sull’incontro precedente e sulle impressioni salienti riguardo l’incontro stesso. • Giochi musicali riguardo la fase di conoscenza (presentarsi attraverso un suono, una cellula ritmica, brevi dialoghi con gli strumenti ritmicomelodici…). • Esplorazione strumentale e ritmica utilizzando lo strumentario Orff, sempre come strumento di relazione con gli altri. • Imitazione e produzione musicale guidata (imitare un frammento ritmico proposto, proporre poi un altro frammento che deve essere imitato secondo il modello del rispecchiamento, suonare tutti insieme seguendo un preciso pattern ritmico). • Improvvisazione libera (suonare uno strumento a piacere secondo l’ispirazione momentanea e personale) e guidata (rispettare una consegna come imitare uno stato d’animo o una situazione particolare utilizzando solo il linguaggio musicale). 6 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 • Anamnesi musicale, in cui ognuno propone al gruppo il genere musicale preferito o la canzone o il motivo che in qualche modo lo rappresenta o gli appartiene in quanto parte della sua storia personale. • Ascolto di generi musicali differenti senza preclusione di epoca e stile. • Attività individuali e di gruppo, per affermare la propria autonomia ma anche la partecipazione ad un obiettivo comune. • Riproduzione ritmico-musicale di alcuni brani ascoltati mediante la voce o gli strumenti. • Accompagnamento di brani proposti mediante la ripetizione di cellule ritmiche costanti. • Canto corale con le parole (sia leggendo un testo che a memoria) di brani noti. • Composizione di un testo mediante semplici regole e l’uso di parole chiave proposte. • Musicare e accompagnare il testo inventato. • Attività inerenti l’espressione di emozioni e sentimenti attraverso la musica, sia individualmente che in gruppo. • Registrazione in mp3 e ascolto insieme delle musiche eseguite (registrazione effettuata dai ragazzi stessi. • Ripresa con videocamera (effettuata dall’educatore). • Conclusione: condivisione delle sensazioni ed emozioni generate dalle attività proposte e proposte per gli incontri successivi. METODOLOGIA E STRUMENTI • • • • • • • • • Didattica della musica. Propedeutica musicale. Apprendimento per imitazione. Canto con le parole. Improvvisazione. Dialogo sonoro. Ascolto libero e guidato. Composizione di canzoni (song writing). Uso dello strumentario Orff (tamburi con battente di varie dimensioni, tamburelli, congas, xilofono, bongos, maracas, sonagli, triangoli…). • Uso di tastiere elettroniche, lettore CD, lettore mp3, videocamera. VERIFICA Condivisione e dialogo coi ragazzi all’interno di ogni incontro sulle loro impressioni, eventuali problemi di contenuto o relazionali, proposte. Dialogo con i 7 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 rispettivi insegnanti di sostegno circa le caratteristiche di ogni ragazzo e le sue aspettative, registrazione mediante videocamera di ogni incontro per successiva trascrizione ed analisi. Istituto I.P.S.I.A Fermo Corni INTERVENTI FINALIZZATI ALL’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI IN SITUAZIONE DI HANDICAP STRATEGIE E SCELTE METODOLOGICHE ORIENTATE ALL’INTEGRAZIONE L’Istituto, per rendere concreto il diritto all’educazione e all’istruzione degli alunni in situazione di handicap, attiva strategie di varia natura che hanno una ricaduta sull’attività complessiva della scuola. Si rende necessaria la collaborazione di tutte le risorse professionali specifiche che operano sul progetto individualizzato, perché l’integrazione possa risultare efficace sia sul piano dell’inserimento dell’alunno in situazione di handicap nel proprio gruppo classe, sia su quello della realizzazione di un piano di studio, anche curriculare, in grado di permettere all’alunno e alla sua famiglia di guardare al futuro in modo fiducioso e ottimistico. obiettivi del progetto di intervento a sostegno dell’integrazione scolastica • Favorire la socializzazione e la condivisione del percorso scolastico con i compagni. • Compensare i diversi deficit attraverso sia la mobilitazione del personale di sostegno e curriculare, sia l’utilizzo della strumentazione adeguata. • Predisporre, se necessario, un piano di studi individualizzato che da un lato valorizzi le attitudini e le abilità di ciascun alunno e dall’altro possa inserirsi nella proposta formativa specifica dell’Istituto. 8 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 Caratteristica dell’azione didattica 9 L’azione didattica si svolge di norma all’interno del gruppo classe, tenendo conto delle esigenze dello studente certificato. 9 Viene privilegiata la socializzazione e la condivisione del percorso scolastico dell’alunno con il gruppo classe. 9 Si utilizzano gli spazi dell’aula e dell’abilità, quando è necessario un intervento individualizzato fuori dalla classe. 9 Si prevede continuità educativa e didattica. 9 Si prevede di attivare, nel corso dell’A.S. 2007/08 un progetto di Spazi Attrezzati, per gli alunni che hanno una programmazione differenziata dagli obiettivi della classe, che prevedere anche il coinvolgimento di altre scuole. 9 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 1 Stato dell’arte La musicoterapia comprende tutto l’insieme di idee, pratiche, orientamenti nati dalla convinzione che l’esperienza con il suono abbia proprietà preventive, riabilitative e curative. Fin dall’antichità si è ritenuto che la musica potesse avere carattere terapeutico: presso gli antichi egizi, ad esempio, si pensava che il fascino della musica potesse influenzare la fertilità femminile (se ne trovano testimonianze in papiri medici del 1500 a.C.). Anche la Bibbia riporta un caso di guarigione con la musica, la follia del re Saul curata e miracolosamente guarita dal suono della cetra del giovane Davide: "e così, ogni qualvolta il cattivo spirito venuto da Dio investiva Saul, Davide prendeva la cetra e si metteva a suonare; Saul si calmava e stava meglio poiché lo spirito maligno si ritirava da lui e lo lasciava in pace"2. Anche presso gli antichi greci, che attribuivano alla musica un ruolo determinante nelle loro teorie cosmogoniche e metafisiche, la relazione con i suoni veniva utilizzata nella cura e nella prevenzione delle malattie. Ormai queste antiche intuizioni sono supportate da un cospicuo patrimonio di studi e ricerche che hanno dato dignità scientifica al “Curare con la musica”, affiancando alle opere pionieristiche dei primi operatori, principalmente musicisti, più precise nozioni psicologiche e pedagogiche. In Italia, una delle prime definizioni di musicoterapica proposte è la seguente: 2 (Samuele 1, 16 - 23). 10 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 “… per musicoterapia si intende il ricorso ad esperienze musicali attive (in cui si produce musica coltivando l’espressione creativa individuale o di gruppo in una prospettiva di comunicazione socializzante) oppure passive (in cui predomina l’ascolto o l’assunzione di stimoli ritmico - musicali). Queste esperienze sono finalizzate al recupero, alla risocializzazione, all’integrazione sociale di persone, siano queste adulti o bambini, affetti da handicap di diverso tipo che ne limitano l’espressione relazionale e sociale”3. In questa definizione sono presenti tre principali campi di intervento4: • Un primo indirizzo a orientamento psicopedagogico o pedagogico, che trova utilizzo nelle strutture educative (soprattutto scolastiche). • Un secondo indirizzo di tipo clinico e psichiatrico usato in ospedali, case di cura, centri di assistenza. • Un terzo indirizzo che riguarda l’animazione in luoghi di socializzazione. Il primo indirizzo è quello che riguarda l’argomento di questa tesi, per cui d’ora in avanti si farà riferimento solamente ad esso e agli autori che si sono occupati di questo ambito di attività. La musicoterapia con bambini e ragazzi ha fatto la sua comparsa non prima degli anni sessanta con le esperienze condotte da Juliette Alvin con bambini affetti da ritardo mentale ed autismo. La Alvin è la fondatrice della scuola inglese di 3 G. P. Guaraldi, Situazione della musicoterapia in Italia, in Autori Vari, La musicoterapia in Italia: problemi e prospettive, Pro Civitate Christiana, Assisi, 1977, pp. 11-24. 4 A. Antonietti, P. Lazzati, Musicoterapia cognitiva, schede per l’attivazione di operazioni mentali di base attraverso il suono. 11 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 musicoterapia e il suo metodo insiste sugli aspetti sociali dell’attualità musicoterapeutica, tesa così a favorire la comunicazione e l’inserimento degli svantaggiati.5 Negli Stati uniti Paul Nordoff e Clive Robbins condussero esperienze volte a migliorare l’autostima e la vita sociale del ragazzo handicappato6. In entrambi i casi si tratta di musicisti che hanno condotto studi ed esperienze che hanno posto l’attenzione sulla musica come terapia, ma non si basano su precise conoscenze psicopedagogiche. Mancano i presupposti teorici. Tali presupposti sono invece presenti nell’esperienza di Thèrese Hirsh7 all’ospedale di Bel-Air, a Ginevra, che si rifà agli assunti della psicomotricità per dar luogo al suo intervento riabilitativo musicale. Un altro approfondimento si ha con Gertrud Orff8, moglie di Carl Orff, compositore ed ideatore di un originale metodo di educazione musicale. Questo approccio interessa molto più da vicino l’argomento di questa tesi, in quanto coniuga appunto l’educazione musicale nella prima infanzia con i suoi aspetti terapeutici. Di qui in avanti si parlerà quindi anche di educazione musicale e dei principali metodi elaborati dall’inizio del secolo scorso in poi. Questo perché parlando di prevenzione attraverso la musica non si può prescindere dai principali approcci educativi, dal momento che non si tratta di “curare” determinate patologie ma di favorire attraverso l’esperienza musicale lo sviluppo della creatività, della vita sociale e del benessere generale del ragazzo svantaggiato. 5 J. Alvin, La musica come terapia, Armando, Roma, 1968; J. Alvin, Terapia musicale, Armando, Roma, 1981. 6 P. Nordoff e C. Robbins, Musicoterapia per bambini handicappati, FrancoAngeli, Milano, 1982. 7 T. Hirsch, Musica e rieducazione, Armando, Roma, 1967. 8 G. Orff, Musicoterapia-Orff. Un’attiva stimolazione allo sviluppo del bambino, Pro Civitate Christiana, Assisi, !982. 12 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 1.1 La musicoterapia Orff La musicoterapia Orff si è sviluppata a partire dall’opera didattica di Carl Orff, la cui idea era di procurare al bambino una “dimensione musicale completa nella quale esprimersi, prendere coscienza di sé, fare musica insieme agli altri”9. Naturalmente questo tipo di musicoterapia può agevolmente essere applicato anche a ragazzi ed adolescenti. Sull’idea di “dimensione musicale” si è sviluppata anche la terapia, che usa gli stessi mezzi, cioè le forme d’espressione infantile: parola, ritmo, melodia, movimento, conoscenza dello spazio. L’espressione creativa proposta nell’OrffSchulwerk (la metodologia didattica di Carl Orff) nella terapia è diventata “stimolo”, dal momento che al soggetto minorato non è possibile una corretta esecuzione degli esercizi ritmici, melodici e armonici proposti da Carl Orff. Fondamentale per creare la comunicazione tra terapeuta e ragazzi è l’uso dello strumentario, con cui i sensi vengono sollecitati in tre modi: vedendo, udendo, agendo. Suonando liberamente uno degli strumenti (piatti, tamburelli e tamburi, cembali, sonaglini da dito, legnetti, maracas, triangoli, piatto grande sospeso, nacchere, metallofoni, blocchi sonori, campane ecc.) il ragazzo esprime un’immagine per lui significativa (un fiore, un animale). Attraverso l’uso di semplici filastrocche è possibile una loro sonorizzazione da parte dei ragazzi (ogni strumento rappresenta uno dei personaggi narrati nel testo o una delle sue azioni) attraverso la libera associazione strumento-immagine. Importante è l’utilizzo del linguaggio come elemento ritmico–sonoro. La verbalizzazione di un ritmo aiuta a ricordarlo, mentre trasferire realtà verbali sul 9 G. Orff, Musicoterapia-Orff. Un’attiva stimolazione allo sviluppo del bambino, Pro Civitate Christiana, Assisi, !982. 13 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 piano ritmico non verbale, come il battimani, crea vivacità e un forte impatto comunicativo quando viene eseguito in gruppo. Altro elemento fondamentale è il movimento: se manca il movimento manca il fattore socializzante, non ci può essere comunicazione. Musica e movimento sono strettamente legati: i mezzi musicali hanno la funzione di “sciogliere e motivare il movimento”10. Ci sono movimenti mimico-gestuali (imitare un gesto o una pulsazione ritmica) o movimenti locomotori (spostarsi da un posto all’altro) che vanno da una forma individuale ad una più complessa esperienza sociale (tenersi per mano, battere le mani insieme, girare intorno ad un cerchio). Attraverso il movimento si attiva una comunicazione circolare (movimenti iniziati da uno ed imitati dagli altri che alla fine tornano indietro) che vale naturalmente anche per i soggetti cosiddetti “sani”. Il terapeuta deve avere una tecnica, cioè una certa maniera di affrontare un problema. La tecnica viene applicata e si perfeziona con l’esperienza. Tre sono le categorie tecniche presenti per ogni seduta terapeutica: preparazione, azione, rielaborazione che si possono definire rispettivamente meditatio, cantus, memoria. Per meditatio si intende la riflessione, considerata come pre-riflessione, cioè preparazione mentale a ciò che si deve fare. Tactus è l’agire personale, creativo ed imitativo, che va strutturato ma non interrotto da correzioni (si forma la capacità espressiva). Memoria è il ricordo di quanto fatto e viene continuamente rielaborato e rivissuto. Una giusta e completa tecnica per Gertrude Orff deve appropriarsi di questi tre momenti: anche il ragazzo, imparando a fare, progettare, riflettere, apprende la tecnica e si ritrova un gran patrimonio di gesti ed esperienza. 10 G. Orff, Musicoterapia-Orff. Un’attiva stimolazione allo sviluppo del bambino, Pro Civitate Christiana, Assisi, !982. 14 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 1.2 La pedagogia della musica Parlando di musica in contesto scolastico non si può non fare riferimento alle principali correnti pedagogiche relative all’insegnamento della musica dagli inizi del novecento in poi. Questo perché sono nate molto prima della musicoterapia vera e propria ad opera di musicisti-didatti e ad essi si è inevitabilmente ispirata la musicoterapia. Sono stati qui di seguito riportati i metodi con una particolare attinenza allo sviluppo futuro della musicoterapia, omettendo volutamente quelle metodologie puramente “tecniche” e finalizzate all’apprendimento delle abilità musicali codificate, come suonare bene, leggere la musica, cantare per raggiungere un risultato qualitativamente alto. È stato ritenuto che esulassero dall’argomento. 1.2.1 Jacques Dalcroze Emile Jacques Dalcroze è un viennese nato nel 1865. Il concetto centrale della sua pedagogia musicale è il ritmo. Questo è molto difficile da insegnare ed apprendere e non va considerato sotto l’aspetto teorico ma “sperimentato” attraverso il proprio corpo, integrando l’informazione sensoriale con la risposta motoria.11 Dalcroze parla di “esperienza ritmica” e per ottenere ciò propone di utilizzare inizialmente la marcia con gesti semplici, poi la corsa con l’oscillazione delle braccia e i movimenti del corpo. In una seconda fase si passerà ad esercizi di ascolto per l’affinamento della capacità percettiva: l’alunno deve far corrispondere ai ritmi metrici ascoltati i propri passi. Il metodo Dalcroze tende quindi a coordinare le funzioni psicomotorie e sensoriali, favorendo l’immaginazione attraverso il ritmo. 11 S. Valseschini, Psicologia della musica e musicoterapia, Armando editore 1983. 15 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 “… l’elemento fondamentale, maggiormente legato alla vita e all’arte del suono è il Ritmo! Il Ritmo dipende esclusivamente dal movimento e trova l’esempio perfetto nel nostro sistema muscolare.” [Émile Jaques-Dalcroze]. Le lezioni di Ritmica Dalcroze si praticano in gruppo, ma ogni singolo allievo ne è parte attiva ed integrante in quanto l’esperienza individuale è centrale nella pedagogia dalcroziana. I diversi aspetti del discorso musicale vengono percepiti e espressi con il movimento, ma stimolati e sostenuti dall’improvvisazione pianistica/vocale/strumentale dell’insegnante il quale adegua costantemente la musica alle capacità ed ai progressi degli allievi tenendo conto della loro individualità e possibilità espressiva. L’educazione musicale si articola su tre aree di studio: • Ritmica che sviluppa la capacità di risposta spontanea del corpo alla musica attraverso il movimento. • Solfeggio che educa l’orecchio e la voce. • Improvvisazione che riunisce tutti gli elementi finora menzionati e libera le potenzialità creative individuali. Questi tre aspetti del lavoro vengono integrati in singole classi nelle quali gli allievi utilizzano il movimento, la voce e gli strumenti in una varietà di attività che coinvolge l’ascolto, la capacità elaborativa e inventiva. Gli obiettivi educativi del metodo Dalcroze sono molteplici: trovare il piacere di esprimersi con il corpo in sintonia con la musica, sviluppare l’orecchio e acquisire una comprensione musicale globale e profonda, sviluppare la consapevolezza corporea (coordinazione, reazione, dosaggio dell’energia, equilibrio, uso del peso) sviluppare la personalità nella sua interezza (sfera cognitiva, affettiva, psico-motoria) e-ducare le capacità creative ed artistiche, collaborare e adeguarsi al gruppo, nel rispetto di sé e degli altri. Chiaramente gli obiettivi dei questa metodologia si adattano bene sia ad 16 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 un percorso educativo puro che ad un percorso terapeutico con persone svantaggiate e, inoltre, i principi legati al movimento corporeo spontaneo sono fondamentali. 1.2.2 Edgar Willems Il metodo di Edgar Willems, belga, è stato sviluppato intorno al 1950. Il suo obiettivo è migliorare l’”orecchio musicale” dell’alunno, abituandolo a cogliere sottili differenze tra toni molto vicini. Per questo utilizza uno strumento costituito da una serie di campanellini. Volendo eliminare tutti gli elementi di possibile distrazione, non utilizza musica orchestrale ma linee melodiche semplici, sempre comunque nell’ambito della musica tonale, cercando di insegnare il rapporto tra i vari intervalli in accordi anche complessi. Importante anche per Willems l’esperienza motoria fisiologica: favorisce esercizi iniziali di ritmo basati sul battito cardiaco e la frequenza respiratoria. Questi i concetti fondamentali del metodo Willems: • la consapevolezza che tra musica, essere umano e cosmo esista una stretta correlazione; • il rispetto profondo dell'ordine e delle leggi naturali e gerarchiche esistenti; • un itinerario d'intervento didattico che si fonda sull'essenza costitutiva degli elementi musicali (essenzialismo) e non esclusivamente sulle apparenze esteriori e superficiali (esistenzialismo o formalismo); • un itinerario di sviluppo che ricalca da vicino il procedimento della lingua materna. Il metodo Willems si basa sul concetto di suono “vivo” e ritmo “vivo”, cioè esperienze dirette, istintive, sensoriali, affettive. Si suddivide in tre tappe fondamentali: vivere la musica partecipando attivamente all’attività musicale 17 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 proposta, cioè si passa direttamente all’azione (possono essere utilizzati tutti gli strumenti tipici dello strumentario Orff, purché abbiano un suono limpido e nitido), sentire in modo affettivo e sensoriale quello che si sta facendo, conoscere rielaborando il percorso e pervenire alla consapevolezza di ciò che si è fatto. La teoria musicale è quindi ridotta al minimo la cosa più importante è l’atto musicale e il suo vissuto, non certamente la qualità tecnica o il virtuosismo. Willems rifiuta tutti gli elementi extramusicali come il disegno, le storie, i giochi e tutte quelle cose che allontanano l’alunno da un’esperienza musicale pura e in armonia con la natura e, invece, lo portano ad una intellettualizzazione e un distanziamento dell’esperienza musicale, mediata da altri elementi. 1.2.3 Zoltan Kodaly Il metodo “corale pentatonico” di Zoltan Kodaly viene elaborato intorno agli anni 50 ed ha come presupposto il fatto che alcune esperienze psicologiche si possono avere solo con la musica, per cui tutti vi debbono accedere e il più precocemente possibile, fin dalla scuola dell’infanzia. Kodaly utilizza canti popolari del repertorio comune folkloristico. Così intende mantenere una continuità culturale nazionale nel tempo e creare una stretta relazione tra musica e linguaggio. La scelta della scala pentatonica è stata fatta per facilitare l’intonazione, resa difficoltosa dai semitoni. Il canto secondo Kodaly non deve essere accompagnato da strumenti ma essere “a cappella” secondo la tradizione rinascimentale e barocca ed essere costituito da due linee melodiche. Questo perché il canto all’unisono difficilmente è intonato mentre le due voci possono correggersi reciprocamente. Importante quindi la struttura “collettiva” del metodo di Kodaly e la centralità del gruppo rispetto al singolo, che rappresenta un elemento di diversità rispetto ai metodi precedentemente citati. 18 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 1.3 Educazione musicale o musicoterapia? Il concetto di musicoterapia in Italia oscilla tra un ambito prettamente educativo e uno rieducativo: nelle istituzioni scolastiche, sull’onda dell’entusiasmo per le potenzialità espresse dalla musicoterapia dagli anni settanta in poi, si è arrivati a “desiderare l’utilizzo di metodi musicoterapici sostitutivi di quelli propri dell’educazione musicale12”. Questo a causa dello stato carente in cui versa in Italia l’educazione musicale, che in molti ordini di scuole è completamente assente o lasciata alla buona volontà di insegnanti di altre materie. Unica eccezione la scuola media, ma è estremamente riduttivo pensare che un alunno possa fare musica solo per tre anni della sua vita Loredano Matteo Lorenzetti, importante pedagogista, nel saggio Distinzione tra musicoterapia ed educazione musicale auspica un recupero della dimensione pedagogica della musicoterapia, finora caratterizzata come mezzo di intervento solo riabilitativo e terapeutico, ed un suo maggior utilizzo nella scuola nell’ambito della prevenzione. Questo però senza sovrapporre due campi – educazione musicale e musicoterapia - che devono restare distinti e rispettare le specifiche caratteristiche. Esiste un confine separativo tra i due concetti. Nel concetto di educazione musicale vi è l’idea pedagogica di informare, istruire e formare l’alunno alla musica; nel concetto di musicoterapia, invece, l’operatività è rivolta al ragazzo, utilizzando mezzi e modi propri del linguaggio musicale per aiutarlo nelle sue eventuali difficoltà di natura psicosociale, per alleviare uno stato di sofferenza. Semplificando all’osso si potrebbe dire che nell’educazione musicale la musica è un fine, nella musicoterapia un mezzo. Questa la differenza netta nelle premesse. Nella realtà dei fatti le cose si confondono un po’: un’interpretazione ampia dell’educazione musicale attribuisce a questa una forte influenza positiva sulla formazione della personalità del ragazzo e delle sue capacità relazionali. Allo 12 L. Matteo Lorenzetti, Distinzione tra musicoterapia ed educazione musicale, in AA.VV., Educazione musicale o musicoterapia? Ed. Pro Civitate Christiana, Assisi 1982, pp. 22 e seguenti. 19 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 stesso modo cercando di alleviare una sofferenza psicofisica attraverso la musica si compie anche un atto educativo, perché il paziente apprende una tecnica musicale adatta alle sue capacità e questa per sempre farà parte di lui e della sua crescita personale. Si sa che non è Mozart o Beethoven, ma un ragazzo con un tamburello è in quel momento un musicista e, se è contento di ciò che fa e lo fa serenamente insieme agli altri, è un essere umano potenzialmente felice. Concludendo, si può affermare che se sul piano pratico i due campi si confondono, su quello teorico è necessario restino divisi, per favorire uno sviluppo delle rispettive discipline il più possibile scientifico, parola che non deve spaventare chi si occupa di arte. È necessario sviluppare la ricerca, la sperimentazione, lo scambio di idee, lo studio della musicoterapia nell’ambito di tutte le altre discipline psicologiche e pedagogico riabilitative, esattamente come tutte le altre psicoterapie esistenti. Necessario è anche un investimento nella ricerca di metodi pedagogici sempre più efficaci e pedagogicamente rilevanti. Questo atteggiamento scientifico è soprattutto un fatto di onestà e rispetto nei confronti del materiale umano che è al centro sia dell’educazione musicale che della musicoterapia. 1.4 Adolescenza ed handicap: il ritardo mentale ed i disturbi correlati Il contesto in cui si svolge questo intervento è un ambiente scolastico, anche se si tratta di uno spazio attrezzato posto all’interno dell’edificio scuola e non di un ambiente classe. I ragazzi che ne fanno parte hanno problemi vari di inserimento scolastico, di cui il predominante è il ritardo mentale. Questo, detto anche oligofrenia, è un disturbo dello sviluppo psichico causato da fattori prevalentemente organici, che si manifesta durante lo sviluppo, nell’infanzia o nell’adolescenza. Pur essendo molto importante la componente organica, il ritardo mentale è influenzato anche da fattori socioculturali e psicologici. Il deficit che ne deriva è soprattutto intellettivo ed ha come risultato l’impedire l’adattamento nel 20 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 contesto ambientale. In rapporto al Q.I. si distinguono diversi livelli di gravità: ritardo mentale lieve (Q.I. da 50-55 a 70), ritardo mentale moderato (Q.I. tra 35-40 e 50-55), ritardo mentale grave (Q.I. tra 20-25 e 35-40) e ritardo mentale gravissimo (Q.I. minore di 20-25).13 Nei casi in cui il deficit dell’intelligenza è lieve, non è infrequente che l’esistenza del soggetto sia sufficientemente adeguata, specialmente se fin dal primo insorgere del problema vengono adottati interventi di supporto specifici. L’incapacità di far fronte alle richieste dell’ambiente può indurre frustrazione che sembra rallentare lo sviluppo dell’Io e favorire problemi emozionali. La dipendenza da altre figure ostacola lo sviluppo di sé come immagine separata e favorisce una maggiore vulnerabilità ad altre patologie. Tra queste, disturbi affettivi che si esprimono attraverso la comunicazione somatica, dato che il paziente ha difficoltà di comunicazione. Nella depressione prevalgono aspetto triste, perdita dell’appetito, calo ponderale, insonnia, agitazione o rallentamento, perdita dell’appetito e calo ponderale. Eccitazione, nervosismo, iperattività caratterizzano invece la mania. Sono frequenti le turbe della personalità (dovute a scarsa autostima e immagine negativa di sé) e del comportamento. I successi nel campo lavorativo, scolastico, sociale possono contribuire ad aumentare l’autonomia del soggetto e portarlo ad un funzionamento più che soddisfacente. Per questo occorre mettere in atto strategie di supporto e rinforzo dell’autostima ed evitare atteggiamenti iperprotettivi. All’inizio può essere utile un atteggiamento direttivo e organizzato, con domande e compiti formulati in modo definito, chiaro e conciso. Ottenuta la fiducia del paziente egli potrà fornire informazioni come un soggetto normale e come tale si dovrà lavorare con lui. La musicoterapia è uno dei campi d’intervento che possono risultare efficaci per questi obiettivi, specialmente nell’ambito preventivo. 13 Le informazioni sul ritardo mentale sono state prese da Giberti – Rossi, Manuale di psichiatria, quarta edizione, Piccin e Vallardi, 1996. 21 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 1.5 Il ragazzo affetto da sindrome di Down e la musica La sindrome di Down è un tipo di alterazione cromosomica dovuta alla presenza di un cromosoma in sovrannumero di tipo 21. Il sintomo più evidente, che riguarda questo lavoro, è il ritardo mentale. Esso però non è uguale per tutti i soggetti, anzi è bene non assimilare mai un caso di ragazzo Down con un altro, perché “assai diverse e profondamente differenti sono le carenze intellettive tra soggetto e soggetto”14. Il range dell’intelligenza è molto ampio poiché si va da soggetti (pochi) con un ritardo talmente grave da non riuscire nemmeno a camminare, a soggetti con ritardo molto lieve.15 La musica, in questi casi, è una terapia molto efficace16, e anche la componente puramente sonora (eventi acustici diversi, suoni e rumori, spesso anche il silenzio come pausa tra diversi interventi fonici), favorisce conoscenze ed acquisizioni che in altro modo verrebbero attuate con notevole sforzo o addirittura neppure acquisite. Il ragazzo Down è solitamente allegro, cordiale ed affettuoso. Manifesta frequentemente forti esigenze emotive e richiede espressioni affettuose alle persone con cui entra in rapporti di socializzazione. Desidera divertirsi e divertire gli altri, soprattutto mediante l’imitazione. Inoltre ha uno spiccato desiderio di musica, sente abbastanza intensamente il ritmo, mostra piacere all’ascolto di brani musicali molto melodici. La proposta musicale offerta a questi soggetti deve tener presente ciò e richiamare anche altre istanze, come quella imitativo-motoria, mimica e, in un secondo tempo, grafica17. Occorre eliminare le musiche che hanno scarso successo 14 G. L. Zucchini, Musica e Handicap – musicoterapia e tecniche psicomusicali per l’integrazione degli alunni handicappati, editrice La Scuola, 1989. 15 R. P. Ingalls, Insufficienza mentale – Problemi e prospettive, Zanichelli, Bologna 1984. 16 G. L. Zucchini, ibidem. 17 G. L. Zucchini, ibidem. 22 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 di attenzione e quelle che scatenano atteggiamenti di aggressività, che in alcuni soggetti Down appaiono all’improvviso. Comunque, in genere il ragazzo Down ama la musica molto melodica, perché lo immerge in un clima equilibrato, emotivamente ricco, calmo e tranquillo. Ma occorre tener pronte anche musiche ritmate, con buon sostegno armonico. In ogni caso è opportuno non soffermarsi sempre sullo stesso tipo di musica, perché non diventi uno stereotipo, ma articolare la scelta nell’ambito di generi vari. Le attività musicali, magari abbinate ad altre come piccole danze o drammatizzazioni, sono efficaci soprattutto se attuate in gruppo. Sono momenti interessanti di socializzazione, relazione con gli altri, reciproca conoscenza. La musica favorisce ulteriormente il rapporto io-altri che il ragazzo Down gradisce e che apprezza con gioia ed interesse. Anche l’ascolto vero e proprio è da promuovere, specialmente insieme ad altri. Questo sarà un momento di arrivo, destinato ai più lievi, ma è molto importante nell’educazione del gusto e dell’intera personalità. Bisogna accertarsi che il ragazzo provi davvero gusto e piacere per ciò che sta ascoltando, in modo che non diventi un momento di alienazione e distacco dalla realtà. Occorre comunque ricordare che la proposta attiva deve sempre essere attuata ed anzi privilegiata rispetto altri momenti. Anche il canto può essere utilizzato, specialmente in gruppo, pur nelle evidenti difficoltà dovute alla voce spesso rozza e sgraziata ed alla scarsa intonazione. Occorre alimentare l’interesse spontaneo per questa attività, abbinandola ad altri giochi espressivi nel caso risultasse eccessivamente difficoltosa. Importante infine è la produzione, cioè il far musica insieme agli altri o da solo, che è un momento di gratificazione fondamentale per il ragazzo Down, che di questa attività è capace e spesso dimostra una ricca inventiva. 23 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 1.6 Musicoterapia in contesto scolastico Negli ultimi anni in generale si sono moltiplicati gli interventi di musicoterapia nel settore riabilitativo, psicoterapeutico e preventivo, ma è solo quest’ultimo che ha sentito l’esigenza di ufficializzare la disciplina per quanto riguarda il progetto educativo18. La possibilità di utilizzare competenze specifiche legate all’ascolto e alla produzione sonoro-musicale, sia individuale che di gruppo, permette di osservare i ragazzi sotto un altro aspetto, quello complesso del non verbale, invisibile ed indicibile. Un intervento di musicoterapia è legato comunque al concetto di “cura”, ma non inteso nel senso specialistico di terapia di un malessere conclamato, bensì nel senso che riveste quotidianamente nella nostra vita e in quella degli altri. Avere cura significa prestare attenzione e con essa ascolto. “La scuola è forse l’unico spazio aperto e democratico che i ragazzi incontreranno nella loro esistenza; la musicoterapia può contribuire in modo significativo a porre l’accento sull’ascolto di necessità individuali e di gruppo, collaborando con le figure interne alla scuola nella realizzazione di obiettivi riguardanti la comunicazione, la relazione e la socializzazione.”19 Un intervento a favore di persone con “diverse abilità” o comunque con difficoltà varie, siano esse dovute a ritardo mentale, disturbi del linguaggio, del comportamento, difficoltà emotive, porta con sé un sostanziale problema di impostazione, in base alla “filosofia dell’intervento”. In termini più scientifici, si tratta di un problema epistemologico. 18 Cinzia Blanc ne La musicoterapia attraverso le esperienze – Dalla realtà operativa alla ricerca (Interventi dal IV Congresso Nazionale di Musicoterapia, Firenze, 26-28 Novembre 1999), a cura di Cinzia Blanc e Ferdinando Suvini, LoGisma 2001. 19 Ibidem. 24 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 Dice Gregory Bateson: “Non si può sostenere di non possedere un’epistemologia. Chi lo sostiene ha semplicemente una cattiva epistemologia”. “Il problema dell’epistemologia, o, più semplicemente, del modo di vedere il mondo, delle idee guida, del substrato culturale di chi si occupa degli accadimenti umani è, a mio avviso, fondamentale e si pone, ovviamente, anche per coloro che operano nel settore dell’handicap. Direi che il primo intervento a favore dei portatori di handicap (sia esso fisico, psichico, sensoriale non fa differenza) deve essere indubbiamente un intervento di chiarimento epistemologico; di chiarimento rispetto al nostro modo di vedere l’handicappato ed al modo in cui è visto nella cultura collettiva prevalente. Intervenire sull’handicap significa quindi innanzi tutto compiere un’azione di rottura di un paradigma dominante, che si definisce della disperazione, in base al quale la disabilità perde i confini della propria specificità funzionale per invadere, in un processo di generalizzazione solistica, tutta la persona e le aree della sua esistenza. Questo paradigma è diventato non solo patrimonio dell’opinione pubblica ma, cosa assai più grave, dello stesso disabile e della sua famiglia. La cosa che colpisce di più al primo approccio con i disabili e le loro famiglie è la quasi totale assenza di aspettative evolutive. Spesso tutto quello che ci si aspetta è assistenza, o meglio, assistenzialismo. L’epistemologia della disperazione, la generalizzazione della disabilità, induce atteggiamenti di iperprotezione, di anticipazione, di sovrapposizione, di infantilizzazione che veicolano, attraverso una potente valenza comunicativa non verbale, un messaggio così sintetizzabile verso il disabile: -Tu non sei capace… di niente! Rompere questo paradigma significa contrapporre alla cultura della disperazione la cultura della speranza. Significa identificare i confini della disabilità e promuovere le potenzialità delle parti sane; sviluppare capacità, 25 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 competenze, autonomia e quindi la fiducia in se stessi e nelle proprie possibilità. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita dei portatori di handicap di-mostrando al mondo le loro possibilità”20. 1.7 Il rapporto tra musica ed adolescenza L’adolescenza si può considerare un’età di intensa riscoperta emozionale, che può essere favorita ed accompagnata dalla musica. Importante quando si parla di adolescenza è la connessione tra dinamiche regressive ed evolutive: da un lato implicite nel discorso musicale21, dall’altro interne all’adolescente22. La musica sembra amplificare tendenze regressive in soggetti con minori risorse di tipo socio-cognitivo. Essa in questo caso non si avvale di quelle capacità elaborative e trasformative che sono alla base della sua ricchezza, ma diverrebbe veicolo espressivo di emozioni confuse o intense. È un’esperienza di tipo olistico, 20 Roberto Lorenzini, Psicologo-Psicoterapeuta, Presidente Cooperativa Sociale Agape, Diretore Servizio Progetti Consorzio Sociale Mosaico: prefazione a: Flora Gagliardi, “Prima della musica”, Musicoterapia e teatro musicale per disabili mentali adulti, Edizioni del cerro, Pisa 2001. 21 Osmano Oasi, Consistenza e linee di sviluppo del rapporto tra musica ed adolescenza, in Interventi dal IV Congresso Nazionale di Musicoterapia, Firenze, 26-28 Novembre 1999, LoGisma editore 2001. L’autore cita ricerche che suggeriscono un legame tra musica e specifiche funzioni vegetative, con l’induzione di particolari stati regressivi (McDonald, Henson 1987; Lapassade 1976 per gli studi sulla trance; Fraisse 1974 per quelli sul ritmo). Altre ricerche sottolineano il ruolo trasformativo della musica (Racket 1976, Anzieu 1985, Fornari 1984) o il compito supportivo rispetto ai diversi gradi di autonomia dell’IO (Kris 1952 e Kohut, Levarie 1950). 22 Ibidem. L’autore sintetizza le dinamiche evolutive rispetto a tre specifici oggetti: il corpo, con l’attenzione dedicata alla predominanza del vissuto sul pensato; le figure genitoriali (Da Freud (1905) che sottolinea il nuovo investimento libidico verso i genitori in adolescenza a Meltzer (1978) che pone l’accento sulle nuove relazioni d’oggetto che l’adolescente si trova a costruire); il gruppo con la sua capacità supportava (Meltzer 1978) ma anche i suoi vissuti di esclusione e solitudine (Winnicott 1965,1971). 26 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 ove prevalgono le sensazioni di coinvolgimento senso-motorio e inglobamento generalizzato. Si parla di “intense emozioni in musica”, alcune delle quali trovano nelle discoteche il luogo privilegiato. Dall’altra parte, la musica sembra accentuare inclinazioni evolutive in adolescenti in cui la fruizione del discorso musicale sia accompagnata da maggiori risorse di tipo socio-cognitivo, ma anche da specifica competenza musicale: alla musica verrebbe così attribuita un’importante funzione di tipo simbolico (Rechardt, 1987) e transizionale (McDonald 1970). Attraverso la musica possono quindi essere potenziate le aree di autonomia e buon funzionamento dell’Io. A questo proposito si sottolinea anche che la musica attiva importanti processi mentali all’interno della relazione tra l’adolescente e il gruppo dei pari, connessi allo sviluppo dell’identità adolescenziale e basati sulla condivisione dei gusti musicali. Si può dire che il senso di condivisione e d’aggregazione determinato tra gli adolescenti dalla presenza di gusti musicali simili dà luogo ad uno specifico vissuto di appartenenza ad un gruppo.23 1.8 Il laboratorio di animazione musicale: il gruppo24 È stato scelto questo termine e non propriamente musicoterapia perché la prassi musicoterapeutica non si rivolge specificamente ad una funzione (motoria, psichica, sociale, cognitiva...), ma le proposte investono globalmente la persona, che le recepisce e le trasforma in un “auto-aiuto”. L’intervento “curativo” è mirato alla rivalutazione delle risorse e capacità di ciascuno, delle “parti sane” della persona con problemi, perché essa possa usarle e farle fruttare nel mondo reale. Questa è senz’altro una forma di riabilitazione, 23 Ibidem. 24 Flora Gagliardi, Prima della musica, musicoterapia e teatro musicale per disabili mentali adulti, edizioni del Cerro, Pisa 2001. 27 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 che non tende ad una riduzione del danno, ma vuole portare il soggetto a riarmonizzarsi, a trovare in se stesso una integrazione che gli faciliti la relazione col mondo esterno. Per questo l’aspetto riabilitativo è predominante rispetto a quello terapeutico, anche se la distinzione tra i due concetti non è netta né prestabilita e sfuma in molti casi. La motivazione principale dell’aver destinato tale attività ad un gruppo è stata quella di offrire un’attività d’insieme basata sulla condivisione di affetti piuttosto che di apprendimenti. La dimensione cognitiva non è però esclusa, dato che è presente in ogni attività dove si condividono esperienze fatte di regole comuni. “Il gruppo rappresenta la struttura collaborante che fa da sostegno a se stesso e al singolo individuo nelle occasioni, non sempre facili, della messa in gioco, dell’esercizio, e in tutti i momenti performativi che comportano un’esposizione di fronte ad altri”.25 Inoltre l’esercizio e il necessario addestramento costituiscono un campo di costruzione di condotte adeguate e di tolleranza del proprio e dell’altrui errore, nell’ottica di rafforzare un processo migliorativo e non sottolineare il fallimento. 25 Ibidem. 28 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 1.9 Problemi Aperti Lavorare con un gruppo di adolescenti non è per niente facile, in assoluto. La musica può essere un linguaggio facilitatore, ma non è sempre una panacea. Proprio per le sue implicazioni regressive e il forte coinvolgimento emotivo, può essere addirittura un fattore destabilizzante per un adolescente già fragile… Un altro tipo di problema è costituito dall’eterogeneità dei gruppi. I soggetti che ne fanno parte hanno un loro vissuto e problematiche diversissime e non sempre lo stare insieme è la formula giusta, come si vedrà dal racconto dell’esperienza fatta. Alcuni soggetti hanno abbandonato l’esperienza dopo pochi incontri, per ragioni legate al proprio vissuto personale ma anche all’interazione difficoltosa con gi altri. Per altri è stato molto difficoltoso rapportarsi a compagni che avevano con la musica un approccio completamente diverso, non riuscendo però a comunicare questa diversità, col rischio che fosse vissuta come fastidio. Si è ritenuto giusto, comunque, usare questa formula in quanto ognuno di noi, per quanto difficile, deve rapportarsi con gli altri quotidianamente, anche in continue ed estenuanti situazioni di conflitto. 29 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 3. Materiali e metodi 3.1 Descrizione del setting Il Progetto di musicoterapia si svolge presso l’Istituto IPSIA “F. Corni” di Modena e i destinatari sono alunni con diversi problemi di inserimento scolastico, seguiti ciascuno da un insegnante di sostegno o da un educatore. I partecipanti provengono sia dall’istituto Corni che da altre scuole superiori della provincia di Modena (Istituto Guarini ed Istituto Cattaneo), in quanto il progetto è stato proposto ed allargato a diverse scuole della provincia. I partecipanti fissi sono risultati essere quattro alunni maschi di diverse età (sono stati presenti dal principio alla fine delle sedute, con sporadiche assenze), mentre altri due, una femmina ed un maschio, hanno partecipato rispettivamente a due e un incontro soltanto. Di seguito la descrizione dei quattro partecipanti fissi e dei due occasionali26: Antonio: classe IV Istituto Corni, disturbo del linguaggio espressivo e delle capacità scolastiche. Ha partecipato anche agli incontri dello scorso anno. Collaborativo, desideroso di imparare, ma timido e riservato, tranquillo. Spesso si distrae ed ha bisogno di essere coinvolto direttamente nelle attività e di avere una qualche responsabilità per non annoiarsi. Difficilmente propone di fare qualcosa ma se invitato non si tira mai indietro. Legge i testi anche se con qualche difficoltà, non canta, muove solamente le labbra. Interessato al funzionamento di tutte le apparecchiature elettroniche. È presente a quasi tutti gli incontri. Henry: classe III Istituto Guarini, sindrome di Down. Disturbo del linguaggio, fa molta fatica a comunicare verbalmente. Pronuncia poche parole, spesso non intere e difficili da comprendere per chi non lo conosca bene, balbetta. Molto motivato a partecipare e collaborativo, suona volentieri e a lungo gli 26 I nomi dei partecipanti, nel rispetto della privacy, sono stati cambiati. 30 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 strumenti che predilige. Tende a fare il protagonista isolandosi in un suo mondo mentre suona, senza preoccuparsi molto di quello che fanno gli altri. Comunque socievole e tranquillo, spesso allegro. Fatica a seguire consegne direttive, preferisce suonare liberamente e spesso è lui che “guida” il gruppo imponendo il suo ritmo agli altri. Durante l’andamento degli incontri si integra sempre meglio ed ascolta maggiormente i suoi compagni. Non legge nulla, non canta, si limita a qualche parola delle canzoni che preferisce. Ha una grande passione per Eros Ramazzotti, il cantante che nomina spesso al punto da presentarsi con il suo nome. Ottimo rapporto con il suo educatore, che lo accompagna sempre e spesso partecipa attivamente agli incontri e funge da interprete per ciò che dice. Presente quasi sempre. Paolo: classe I Istituto Corni, disturbo misto dell’apprendimento. Epilessia recondita criptogenetica. Tranquillo, deve migliorare l’autopercezione e compensare le manifestazioni svalutative. È il più giovane del gruppo e non ha ancora cambiato la voce. Ha una lettura lenta e non accurata ed una comprensione del testo deficitaria. Compie diversi errori nei dettati scritti. Ha difficoltà di calcolo, ma si muove bene entro il numero 100. È disponibile, anche se preferisce compiere le proprie attività autonomamente, da solo. Necessita sia di lavoro individuale che di migliorare le capacità relazionali, nonché autonomia ed autostima. È assente quattro volte, di cui tre consecutivamente. Massimo: classe III Istituto Cattaneo, ritardo mentale e disturbo misto delle capacità scolastiche. Difficoltà a comunicare verbalmente, si esprime con pochissime parole. Anche lui molto tranquillo, sereno, collaborativo. Ha qualche difficoltà di coordinazione dei movimenti. Non comprende subito le consegne ma appare molto motivato ad eseguirle, annuisce sempre, è allegro, spesso durante gli incontri ride, ascolta attivamente. Non legge i testi, non canta ma ripete solamente qualche parola del ritornello delle canzoni. Esegue con una certa continuità ritmi da lui improvvisati. Non propone attività, non si muove autonomamente ma risponde prontamente ad ogni consegna. Anche lui presente quasi sempre. 31 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 Elisabetta: classe V Istituto Cattaneo, ritardo mentale lieve. È l’unica ragazza e probabilmente questo la mette in difficoltà, infatti abbandonerà il gruppo dopo appena due incontri. È anche la più dotata cognitivamente. Legge i testi e canta le canzoni che conosce, ne propone anche altri di cantanti che le piacciono. Ha una bella voce. Molto timida ed insicura, fatica ad integrarsi e a comunicare con gli altri e se le viene chiesto, non sa dire se l’attività le piaccia e se intenda continuare a partecipare. Si mostra tuttavia molto collaborativa ed esegue senza problemi tutte le consegne. Tohm: classe II Istituto Corni, deficit cognitivo di grado lieve, disturbo del linguaggio e disagio emotivo. È presente ad un solo incontro, il penultimo. Impossibilitato a partecipare prima. Anche lui parla poco, molto timido ma comprende benissimo ogni consegna e la esegue correttamente. Grande abilità ritmica, collaborativo, purtroppo la sua partecipazione è estremamente limitata. Gli incontri si svolgono ogni venerdì dalle 9.50 alle 11.40, con un intervallo di 10 minuti circa tra le due ore. Il luogo è un’aula ampia destinata solitamente agli audiovisivi, situata al primo piano, con un lungo tavolo di legno bianco e una platea di sedie di legno davanti. La tipica sala per conferenze, utilizzata per varie attività dell’istituto. Su fondo vi è una grande libreria a tutta parete con videocassette di vario genere, dvd, dischi in vinile, libri. La libreria è chiusa e non verrà mai aperta per questo progetto. Sulla parete opposta, il lungo tavolo di legno bianco viene utilizzato perlopiù come piano d’appoggio per libri, zaini, strumenti, giacche o dagli insegnanti di appoggio per compilare registri e documenti vari. La sala, come già detto, è posta al primo piano, ed ha due accessi: uno dall’interno, direttamente dalle scale della portineria principale dell’istituto, l’altro dall’esterno attraverso una scala metallica che parte dal cortile interno. I ragazzi entrano quasi sempre da quest’ultima, provenendo dalle rispettive aule situate in un edificio sul lato opposto o comunque dal cortile interno. La tirocinante invece entra dalla portineria facendosi aprire il locale dalla bidella, dato che normalmente è 32 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 chiuso. Sul lato destro dell’aula si apre uno sgabuzzino collegato ad un bagno. Nello sgabuzzino, su due scaffali metallici, sono depositati gli strumenti musicali, materiale per un impianto di amplificazione (microfoni, vari, casse e altro materiale di proprietà della scuola). Lo sgabuzzino viene aperto ogni volta dalla bidella per prendere gli strumenti e poi richiuso a chiave per tutta la durata dell’incontro. Questo lo strumentario in dotazione: • Tamburi piatti di legno di varie dimensioni, con battente. • 2 triangoli. • Due grandi congas. • Una grancassa. • Uno xilofono con battenti. • Un bastone per la pioggia decorato verde. • 3 paia di maracas di legno. • Un tamburo grande tipo grancassa con rifiniture blu. • 2 bongos. • Sonagli vari. • Un sonaglio con giri di collane di palline metalliche. • Un tamburello basco. • Un cembalo rotondo senza membrana, solo coi piattini. • Uno dei ragazzi in diversi incontri ha portato una chitarra elettrica con amplificatore. • Una chitarra classica piccola portata da uno dei ragazzi. • Tre paia di legnetti. • Tastiera Yamaha PSR E303 di proprietà della tirocinante. 33 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 • Lettore mp3 di proprietà di uno dei ragazzi. • Lettore cd. 3.1.1 Disposizione della sala per gli incontri La tirocinante al suo arrivo, un quarto d’ora circa prima dei ragazzi, si fa aprire la sala e lo sgabuzzino, prende gli strumenti negli scatoloni di cartone, li dispone per terra sparsi al centro di un cerchio fatto dalle sedie della prima fila della platea. Le altre vengono spinte indietro per creare spazio. Pur essendo i partecipanti ufficiali all’incontro per lo più cinque (quattro più la tirocinante, a parte due incontri in cui vi erano cinque ragazzi), le sedie che costituiscono il cerchio sono sempre qualcuna in più, ad esempio sette, in modo da comunicare un’idea di accoglienza verso un ipotetico nuovo venuto che si può aggiungere volendo al gruppo, che non vuole quindi essere chiuso. I rispettivi insegnanti di sostegno a volte hanno partecipato attivamente alle attività a volte sono stati semplici spettatori (in questo caso si posizionano nelle sedie della platea retrostanti). La loro partecipazione è stata lasciata libera. A volte si sono rivelati indispensabili, specie quando vi erano diversi assenti e il gruppo era troppo esiguo, oppure hanno proposto delle attività dimostrandosi partecipi di ciò che facevano i loro ragazzi. Questi ultimi hanno mostrato di gradirne la presenza, che non ha mai infastidito ma rassicurato e, specialmente verso la fine degli incontri, si sono rivelati un tutt’uno con il gruppo. Le sedie sono disposte in cerchio con un posto vuoto all’estremità occupato dalla tastiera posta su un banco di scuola. La tastiera, usata perlopiù dalla tirocinante per accompagnare le canzoni ma anche dai ragazzi a turno per improvvisare, fa così parte del cerchio. Tutta questa disposizione è voluta per dare l’idea di un laboratorio di musica, uno spazio dove si può ritrovare una qualsiasi band giovanile per fare le prove di un repertorio per un ipotetico spettacolo. Tutto vuole riportare alla libertà di partecipazione e di espressione. 34 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 3.2 Gli incontri di musica 3.2.1 Primo incontro Il primo incontro è particolare, in quanto si presentano soltanto due ragazzi: Henry e Antonio. Antonio fa parte di questo istituto ed ha partecipato anche agli incontri dello scorso anno e conosce molto bene l’aula e la tirocinante, che saluta cordialmente. L’altro ragazzo è Henry, un ragazzo con sindrome di Down che viene accompagnato dal proprio educatore, Oliviero. Si presenta disponibile e curioso, non sembra avere timore nell’entrare nella stanza, ma non parla quasi. Le sue espressioni verbali sono molto limitate, ripete alcune frasi distinguibili a fatica per chi non lo conosce, spesso ha bisogno del suo educatore per “tradurre” quello che vuole dire. L’educatore appunto dice che Henry ama la musica e in particolar modo un cantante, Eros Ramazotti, di cui è un grande fan, al punto che spesso dice di chiamarsi appunto Eros. Il nome del cantante ricorre spesso durante tutto l’incontro e i successivi, come modalità di risposta anche a domande non pertinenti. Per lui è una modalità espressiva importante, una sorta di identificazione rassicurante. Dal secondo incontro in poi il ragazzo porterà l’ultimo cd di Eros Ramazotti, una raccolta di successi più qualche canzone inedita, che diverrà una sorta di colonna sonora degli incontri, così come altri cd portati da altri. Si aspetta qualche minuto se per caso arrivassero altri partecipanti, poi si decide comunque di andare avanti nella seduta anche con soli due partecipanti, pure molto diversi tra loro. Antonio è più comunicativo verbalmente e risponde sempre in modo pertinente ad ogni richiesta, anche se non partecipa a tutte le attività, ad esempio non canta assolutamente, neppure per imitazione. Preferisce le percussioni e la sua scelta cade sempre sui tamburi (grancassa e congas). Esegue quasi alla perfezione le cellule ritmiche proposte. Risponde in modo preciso e pertinente alle consegne, pur in modo conciso e senza improvvisare molto. Henry invece sembra molto a suo agio in lunghe improvvisazioni specialmente alle congas. Suona senza interruzione anche per diversi minuti se non interrotto ed in modo abbastanza 35 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 appropriato, con un ritmo particolare e personale ma piuttosto preciso. Tende a fare il “solista”, non pare ascoltare molto le consegne proposte ma suona liberamente come trasportato in una dimensione tutta sua. Antonio pare un po’ in sofferenza in questa situazione, in quanto fatica ad integrarsi nelle lunghe improvvisazioni libere del compagno, che a sua volta non risponde in modo preciso se sollecitato a fare una precisa consegna. Vengono proposte anche attività legate al canto, ma i due ragazzi non partecipano. Il canto con le parole non è la modalità più adatta per questi ragazzi in questo momento, verrà quindi proposto alternativamente in futuro, ma senza insistenza. Verrà perlopiù sostituito da ascolti da cd su cui si può intervenire sovrapponendosi al cantante. Come si è già sottolineato, l’incontro odierno è apparso particolare, non molto coesivo per i ragazzi ma piuttosto slegato, non si è trattato di un incontro di gruppo ma di due individualità sovrapposte e molto differenti tra loro. Nel salutarsi ci si augura che il successivo sia più partecipato ed eterogeneo. D’altra parte il progetto è appena partito e probabilmente deve ancora mettersi in moto la macchina burocratica per far sì che partecipino più ragazzi di diverse scuole. Si propone loro di scegliere uno strumento tra quelli sparsi sul pavimento e di suonare liberamente qualsiasi cosa vogliano per alcuni secondi (si propone al massimo 20 secondi per dare un punto di riferimento, ma i ragazzi suonano poi per un tempo decisamente inferiore, pochi secondi). Dopo aver suonato i ragazzi sono invitati a presentarsi dicendo semplicemente il nome e la classe, poi devono risuonare ancora il proprio strumento sempre per alcuni secondi, risuonando il ritmo di prima oppure un altro, liberamente. 36 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 3.2.2 Secondo incontro Al secondo incontro infatti si presentano cinque partecipanti, di cui una ragazza, Elisabetta, proveniente dall’Istituto Cattaneo, così come Massimo, che arriverà più tardi. È arrivato anche Paolo, un ragazzo di questo istituto, il più giovane del gruppo (frequenta la prima), molto timido, non parla se non interpellato, con forti problemi di autostima. La disposizione scelta dai ragazzi è questa: Henry appena alla sinistra della tirocinante, nella prima sedia di fianco alla tastiera, Elisabetta di fianco a lui, poi Antonio che è il veterano del gruppo (questa in fondo a sinistra è la sua postazione preferita, anche l’anno precedente sceglieva quasi sempre quella sedia), indi l’educatore di Henry, Oliviero, che lo accompagnerà sempre e più volte parteciperà direttamente alle attività, come oggi, dato il buon rapporto che ha con il ragazzo. Diverse volte Oliviero funge da traduttore di ciò che dice Henry, dal momento che il lessico del ragazzo in gruppo è limitato a poche parole non sempre comprensibili. La sedia di fianco a lui è occupata da Valeria, un’altra tirocinante che oggi è addetta alle videoriprese e quindi si sposta spesso per riprendere bene tutti. La sedia di fianco è vuota ma verrà occupata da Massimo, il ragazzo che arriverà in seguito. Il cerchio è completato da Paolo e di fianco a lui nonché di fianco alla tastiera la sua insegnante di sostegno Alessandra. Si propone loro di scegliere uno strumento tra quelli sparsi sul pavimento e di suonare liberamente qualsiasi cosa vogliano per alcuni secondi (si propone al massimo 20 secondi per dare un punto di riferimento, ma i ragazzi suonano poi per un tempo decisamente inferiore, pochi secondi). Dopo aver suonato i ragazzi sono invitati a presentarsi dicendo semplicemente il nome e la classe, poi devono risuonare ancora il proprio strumento sempre per alcuni secondi, risuonando il ritmo di prima oppure un altro, liberamente. La prima è naturalmente la tirocinante, che si presenta suonando una delle due congas. Poi la segue Elisabetta scegliendo una maraca: si presenta semplicemente indicando il nome, la scuola di provenienza 37 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 e la classe, che è la 5° L. Elisabetta quindi oltre ad essere l’unica femmina è anche la più grande del gruppo. Si mostra molto attenta a quello che viene detto e fatto. Osserva in giro quello che fanno gli altri. Dopo di lei Antonio che sceglie i bongos e collabora subito, indicando che frequenta la 4° del Corni, l’Istituto in cui ci troviamo. Antonio ha sempre il suo cellulare di fianco, che controlla spesso e sembra che ci giochi anche durante gli incontri, distraendosi. In realtà appena interpellato lo appoggia subito e spesso risponde che stava semplicemente registrando quello che veniva suonato. Questa era una attività che faceva spesso l’anno precedente e anche negli incontri di quest’anno spesso è impegnato a registrare ciò che si sta facendo per poi farlo sentire subito dopo ai compagni. Antonio è molto interessato al funzionamento di tutte le apparecchiature elettroniche e svolge per il gruppo il ruolo di tecnico (accendere il lettore e trovare le tracce scelte, registrare, a volte far funzionare la videocamera). Appare spesso distratto ma risponde puntualmente se gli viene richiesto di fare qualcosa e si mostra molto attento a quello che fanno i compagni. Henry invece prende le bacchette della batteria e batte sulla conga, presentandosi poi balbettando come Eros Ramazzotti (queste sono le sue uniche parole, non precise, in realtà dice qualcosa come: Eros Zotti). Nel suonare è molto sciolto ed è quello che esegue l’intervento più lungo. Dopo di lui il suo educatore, Oliviero, che sceglie un tamburo col battente e completa la presentazione di Henry dicendo il suo nome, la sua funzione di accompagnatore di Henry e la scuola, che è il Liceo Guarini di Modena. Mentre lui parla Henry gli sorride. Da sottolineare che l’educatore di Henry, che parteciperà attivamente a quasi tutte le attività degli incontri successivi, si rapporta sempre a lui mentre parla, infatti presentandosi richiama anche Henry ripetendo il suo nome (Henry si era presentato come Eros). Paolo sceglie il triangolo e si presenta in modo conciso, molto brevemente, battendo tre colpi secchi prima e dopo la sua presentazione. Dice semplicemente che frequenta la 1° A del Corni. Dopo di lui la sua insegnante di sostegno, Alessandra, con i sonagli, si presenta dicendo la sua funzione. Massimo arriverà 38 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 mezz’ora dopo e non parteciperà alla presentazione, ma entrerà subito nel vivo dei giochi musicali proposti. Per l’incontro di oggi sono previste attività più strutturate, non più improvvisazione libera come la volta precedente. Si propone come primo brano per “rompere il ghiaccio” una breve canzoncina di saluto in inglese e in do maggiore. hello good morning my dear friends hello good morning shake your hands La canzoncina viene prima proposta ad imitazione frammento per frammento, poi vengono insegnati dei semplici gesti collegati alle parole del testo (salutare, battere le mani, mettersi le mani sul cuore e mimare il gesto di darsi la mano). La parte gestuale viene eseguita abbastanza bene, solo con qualche problema di coordinazione, la parte cantata praticamente non viene eseguita se non dalla tirocinante, dagli insegnanti di sostegno e in parte da Elisabetta. A questo punto Elisabetta si toglie la giacca (fa molto caldo col riscaldamento acceso) e quindi la tirocinante invita anche Paolo a fare altrettanto. Antonio viene invece invitato a riporre momentaneamente il cellulare, in attesa di una musica da registrare su richiesta del gruppo. Tale canzoncina di saluto verrà eseguita all’inizio degli incontri anche le volte successive. Dopo questa presentazione si effettua il gioco ad imitazione dello specchio, in cui uno propone un breve ritmo con lo strumento e gli altri lo imitano col proprio. Comincia la tirocinante con dei semplici ritmi di 4/4 imitati agevolmente da tutti. L’esercizio viene eseguito bene, così la tirocinante chiede che qualcun altro lo esegua. Nessuno si offre, Elisabetta ride. La tirocinante propone Antonio, dato che lo ha già fatto l’anno precedente. Il ragazzo accetta e svolge l’esercizio bene imitato da tutti. Poi comincia Henry, che propone un ritmo più complesso e 39 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 soprattutto lungo da imitare. Piuttosto difficile, perché contiene molti battiti, inoltre Henry non si ferma per lasciar suonare gli altri non lasciando loro spazio. Forse non ha ben compreso la consegna del gioco, che gli viene rispiegato. Infine propone una variante interessante: invece di suonare la conga solo sulla membrana comincia a percuotere con la becchetta il bordo metallico, producendo un suono secco completamente diverso. Efficacemente, perché gli altri lo imitano cambiando anche loro il modo di battere lo strumento per produrre suoni differenti. Si prosegue un po’ cercando suoni sempre più sottili e vari. A questo punto entra Massimo, il ragazzo che mancava all’appello. Entra con un insegnante e viene invitato subito a sedersi con gli altri. Henry continua a suonare, si scambiano due parole, poi la tirocinante chiede di far silenzio per ascoltare il nuovo arrivato e spiegare il prossimo esercizio. Dopo che si è brevemente presentato, viene invitato a scegliere uno strumento: sceglie la grancassa con due battenti. Il gioco seguente è una semplice improvvisazione in cui i ragazzi devono partire a suonare uno dopo l’altro seguendo l’attacco dato e poi continuare per accumulo. Henry deve partire ma non ha ben compreso la consegna perché comincia poi si interrompe subito, come fosse il gioco precedente. Gli viene rispiegata la consegna e viene invitato a suonare solo con le mani. Continua Elisabetta poi si aggiunge Antonio e quindi Massimo e Paolo. Massimo interviene con battiti regolari e costanti che danno la pulsazione a tutti. Il ritmo è abbastanza preciso. La tirocinante con il tamburo col battente ribatte il ritmo di Massimo. Dopo un po’ il ragazzo propone un ritmo 4/4 TA TA TATTA TA, che diviene la base ritmica di tutta l’improvvisazione e la tirocinante sostiene questo ritmo ribattendolo. Dopo un po’ rallenta l’andamento con un battito ogni 2/4 e infine indica lo stop. Poi si passa ad un programma di percussioni da fare in ensemble affidando ad ognuno dei ragazzi un semplice ritmo da effettuare con uno strumento ben preciso, continuando poi a batterlo anche insieme ai ritmi degli altri, per poi 40 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 scambiarsi gli strumenti e cambiare ritmo finche tutti abbiano provato tutti gli strumenti e tutti i ritmi. Gli strumenti e i ritmi proposti rientrano nell’ambito di un tempo 4/4 in cui occorra mantenere una pulsazione regolare di un quarto. La pulsazione è indicata da una sillaba che coincide con un determinato gesto della mano sullo strumento, in modo da essere facilmente memorizzabile ed eseguibile. Questi gli strumenti e i ritmi proposti: • congas, ritmo TU TU TA TA (dove TU indica il battere col palmo della mano l’estremità lontana del tamburo e TA il battere delle dita unite contro l’estremità vicina del tamburo. Così di seguito. • Grancassa, ritmo TU FA TA (TU è il battito con battente sul tamburo, FA è il battito invece con la mano, TA è il battito con battente e tenendo la mano appoggiata sul tamburo, ed è un battito da 2/4). • Sonaglio, ritmo CI CI CI CI CHA CHA (due battute da 4/4, in cui CI è una semiminima e si batte col sonaglio verso l’alto, CHA è una minima con sonaglio rivolto in basso). • Triangolo, ritmo KO CI KO, in cui si batte su due lati del triangolo (lato base lato) tre semiminime, l’ultimo quarto una pausa. Le congas sono due, quindi i cinque ragazzi provano a turno i vari ritmi e si scambiano di volta in volta gli strumenti. La tirocinante spiega ad ogni ragazzo il gesto da effettuare, poi lo lascia provare da solo, correggendolo in caso di errore ed invitando gli altri ad osservare con attenzione per poi riprodurlo in seguito. Elisabetta, Antonio e Paolo eseguono quasi subito correttamente tutti i ritmi proposti, Henry e Massimo con più difficoltà e non in modo preciso. Da sottolineare come Antonio cerchi di spiegare a Henry il ritmo delle congas, mentre il gruppo suona, cercando di dirgli di imitare i suoi gesti. Elisabetta appare timida ma molto collaborativa, parla correttamente, 41 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 interviene in modo pertinente. Non si propone in modo attivo ma risponde adeguatamente ad ogni consegna. La sua insegnante di sostegno la dipinge come restia nel dire quel che le piace e vuole fare, o se vuole o no partecipare all’attività. Lei non si pronuncia. Partecipa volentieri alle attività proposte ed è l’unica che canta ed anche con voce appropriata. Viene invitata a cambiare sonaglio e a prenderne uno doppio che suona di più. Il primo a suonare la grancassa è Massimo che incontra qualche difficoltà di coordinazione. Henry e Antonio suonano abbastanza precisamente il ritmo sulle congas. Paolo è il più preciso con il triangolo. Si parte dal TU FA TA della grancassa poi via via tutti insieme tutti insieme, con Antonio che dà indicazioni a Henry sull’uso delle congas. Gli insegnanti da dietro osservano. La tirocinante col tamburo doppia il ritmo ora di uno ora dell’altro per aiutare chi si trova in difficoltà. Dopo un primo giro si riparte al contrario. Il gioco dura tre quattro minuti in tutto, poi la tirocinante li ferma e propone un cambio di strumento. Nel frattempo suona l’intervallo e si rimanda a dopo. Nella ripresa dopo un quarto d’ora circa si cambiano gli strumenti introducendo la variante dello xilofono come strumento solista, che fa un ritmo libero mentre gli altri lo mantengono costante. Viene affidato a Henry, che suona quasi di continuo anche mentre gli altri provano i loro strumenti. È un sottofondo delicato che non disturba. Massimo al triangolo è un po’ in difficoltà con il quarto di pausa alla fine (suona di continuo invece di fermarsi un quarto), ma si impegna e il ritmo è comunque preciso e dopo un po’ lo esegue correttamente. Ad un certo punto entra la coordinatrice del progetto, prof. Lara Rovacchi, per salutare ed augurare buon lavoro. I ragazzi per lo più continuano a suonare. La salutiamo poi lei parla con gli altri prof dietro il tavolo. Elisabetta alla grancassa esegue il ritmo bene quasi subito, Antonio ha i sonagli e Paolo alla conga. Henry suona lo xilofono con una bacchetta usandone tutta l’estensione. Dopo qualche minuto ci si ferma quando la tirocinante dà l’indicazione con i tre battiti. Al terzo giro Elisabetta suona il triangolo, Henry i sonagli, Antonio la grancassa. Viene incoraggiato a sollevare lo strumento per tenerlo tra le ginocchia ed ottenere un suono più 42 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 rotondo… Massimo alla conga trova un po’ di difficoltà a coordinare le due mani e suonarle alternate, tende invece a suonarle insieme. La tirocinante doppia il suo ritmo sull’altra conga. Da sottolineare che in questo gioco gli insegnanti di sostegno e gli educatori che prima partecipavano si sono fermati ed osservano soltanto quello che fanno i ragazzi. Ora allo xilofono c’è Paolo e suona con un andamento tranquillo e costante, con suoni di uguale durata e vicini. Successivamente Henry viene invitato alla grancassa, Antonio al triangolo e Massimo allo xilofono, Elisabetta alla conga e Paolo ai sonagli. Nell’ultimo giro di strumenti Henry vuole introdurre un’altra variante e prende in mano i bongos sedendosi per terra. Paolo è alla grancassa (il più reciso nel suonarla), Antonio alla conga, Massimo ai sonagli, Elisabetta allo xilofono. Henry parte con un ritmo incalzante molto più veloce dei precedenti, imponendolo in questo modo anche agli altri. Elisabetta suona lo xilofono seduta per terra e realizza una linea melodica che procede per ribattuti. Crea un tema interessante poi arricchito ulteriormente con dei glissandi. Con quest’ultima improvvisazione i ragazzi si mostrano più liberi e l’insieme risulta più ricco e fantasioso. Dopo che tutti hanno provato tutti gli strumenti, si propone di cambiare decisamente attività e passare all’ascolto di un cd di loro proposta ed al canto di una delle canzoni ascoltate. Oltre i momenti strutturati, in cui si svolgono le varie attività proposte dalla tirocinante e/o dai ragazzi, ci sono i momenti “liberi” all’interno delle due ore di incontro. Questi sono concentrati all’inizio, prima dell’arrivo di tutti (ci sono sempre cinque – sei minuti prima che tutti e quattro raggiungano la sala) e durante e dopo l’intervallo. La ricreazione in sé dura 10 minuti, ma viene sempre dilatata di qualche altro minuto di libertà in cui pur essendoci tutti presenti nella sala ognuno può liberamente spaziare da un’attività all’altra come vuole, insieme agli altri o singolarmente. Si tratta di momenti in cui si sperimentano varie opportunità: si provano i diversi suoni alla tastiera, si riprovano motivi noti e facili come le piccole melodie note a tutti, tipo Fra Martino, Tanti auguri o altre canzoncine 43 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 eventualmente imparate e scuola negli anni precedenti, come l’inizio di Per Elisa di Beethoven, brano che tutti conoscono e provano a suonare alla tastiera, che in genere è molto apprezzato e soddisfacente. 3.2.3 Terzo incontro Sono presenti Antonio, Paolo, Elisabetta, Massimo e Henry, come la volta precedente. Non è presente Valeria, la collega della tirocinante. Arriva, come farà sempre, per primo Henry, che si presenta come “Eros Zotti” (Ramazzotti, il suo cantante preferito). Dopo l’arrivo degli altri, si intona la canzoncina Hello good morning come la volta precedente, con la modalità già sperimentata, cioè prima tutti insieme poi ad imitazione. Dapprima solo con le parole, poi solamente i gesti ed infine tutto insieme. I risultati sono più o meno gli stessi, cioè non canta quasi nessuno a parte Elisabetta e la tirocinante. Bene i gesti da parte di tutti. Si provano poi i ritmi già sperimentati la volta scorsa, sempre scalando via via gli strumenti in modo che tutti possano sperimentare tutti i pattern ritmici appresi. Elisabetta, Antonio e Paolo eseguono l’esercizio molto bene, anche i movimenti più complessi, che mostrano di aver interiorizzato correttamente. Gli altri due comunque seguono senza difficoltà, anche se non sono precisi. Henry esegue correttamente il ritmo delle congas TU TU TA TA, pare che in passato abbia già fatto uso di percussioni per cui gli risulta immediato suonare un tamburo. Ha molta naturalezza nei gesti, che segue anche con la testa. Appare sempre molto concentrato. La prova risulta forse un po’ lunga, verso la fine infatti si nota qualche segnale di stanchezza a causa delle molte ripetizioni. Antonio si stira e guarda il telefonino, anche gli altri appaiono distratti e si guardano intorno. Si decide di cambiare attività e si chiede loro di parlare dei loro cantanti preferiti. Henry ha portato il doppio cd e dvd con i grandi successi di Eros Ramazzotti, per farlo ascoltare a tutto il gruppo. Il ragazzo tende a fare il 44 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 protagonista isolandosi un po’ dagli altri, probabilmente perché fa fatica a comunicare verbalmente, ma è molto collaborativo e motivato a partecipare. Appare sorridente e tranquillo. Preferisce usare le congas, che suona sia con le mani che con le bacchette, andando avanti per diversi minuti con un suo ritmo continuo, mentre fa un po’ più fatica a seguire consegne direttive. Suona invece liberamente per molto tempo. Mostra comunque uno spiccato senso ritmico e le sue improvvisazioni sono estremamente coerenti. Fatica a cambiare strumento, ma lo fa se questo gli viene richiesto. Quando la tirocinante gli spiega un semplice compito, lo esegue, anche se non subito. Vengono cantate le canzoni del suo cd: Terra promessa, Più bella cosa, Non siamo soli. Per ogni canzone la tirocinante distribuisce il testo scritto in grande ai ragazzi in modo che chi vuole cantare possa farlo agevolmente. Henry non canta, imita qualche parola e sembra che segua l’andamento del testo, ma non legge nulla. Antonio invece prova a seguire leggendo e muovendo le labbra, anche se non si sente nulla. L’unica che canta le canzoni è Elisabetta, che legge e segue bene il testo. È intonata ed ha una bella voce. Ricorda le canzoni e le canta tutte, lei è forse la più dotata cognitivamente, avendo solo un lieve ritardo mentale. Parla con Antonio, che già conosce e che è molto simile a lei come capacità. Il fatto di essere l’unica ragazza però la penalizza e probabilmente la fa sentire un po’ isolata. La sua insegnante di sostegno l’ha accompagnata all’ingresso, poi la lascia molto libera e si siede lontana. Paolo invece era arrivato con l’insegnante che gli resta accanto per quasi tutto l’incontro. È il più giovane del gruppo, frequenta la prima, ed è anche il più piccolo di statura. Anche la voce è ancora quella di un bambino, non avendola ancora cambiata. Anche lui ha buone capacità cognitive ed esegue ogni compito senza problemi. Chiede di provare diversi strumenti. È abile ma timido, parla poco, tiene la giacca anche se fa molto caldo per il riscaldamento. Massimo è probabilmente un po’ più grave degli altri (a parte Henry) avendo poca padronanza verbale ed evidenziando qualche difficoltà a coordinarsi nei gesti ed a capire ed eseguire le consegne. Si mostra molto motivato, entusiasta, annuisce 45 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 sempre, è allegro, ascolta attivamente, non legge le parole ma canticchia mentre ascolta il cd. Dopo aver ascoltato e cantato le canzoni di Eros, Antonio e Elisabetta richiedono Nek, cantante che a loro piace molto. Si propone di portare la volta successiva un suo cd. Antonio aveva chiesto la volta precedente di poter ascoltare i Tokyo Hotel, nota band giovanile tedesca, ora fra quelle più in voga tra gli adolescenti. La tirocinante ha oggi procurato un cd con i loro maggiori successi. Si ascolta tutti insieme Monsoon, che è la canzone che li ha lanciati in Italia e una di quelle più ascoltate in radio. La canzone è in inglese e nessuno riesce a cantarla, la si ascolta semplicemente. La conoscono Elisabetta e Antonio. Si chiede a Antonio di portare una traduzione in italiano del testo. Alla fine si prova tutti insieme l’inno di Mameli, che tutti conoscono e che è caratterizzato da un ritmo facilmente eseguibile con le percussioni. La tirocinante lo suona alla tastiera e tutti gli altri battono il ritmo sui tamburi. È il saluto per l’arrivederci al prossimo incontro. 3.2.4 Quarto incontro In questo incontro i partecipanti sono dapprima tre, Paolo, Henry e Antonio, poi si aggiunge Massimo, che arriva con la sua insegnante di sostegno mezz’ora dopo, a causa dei trasporti pubblici. È presente Valeria, la collega della tirocinante, che partecipa attivamente a tutte le attività, non essendo oggi impegnata nella videoripresa. La disposizione delle sedie è la seguente: Antonio si siede in fondo a sinistra (quella è quasi sempre la postazione che preferisce), Henry di fianco alla tirocinante, sempre a sinistra (il posto di fianco alla tastiera è quasi sempre quello scelto da Henry), Paolo di fianco a Antonio verso il fondo, sempre sulla sinistra. Massimo al suo arrivo si posizionerà sulla destra, con due sedie libere ai lati. I rispettivi insegnanti in questo incontro non partecipano, stanno dietro ed osservano. I ragazzi non sembrano preoccuparsene, le attività si svolgono come se non ci fosse nessun altro. 46 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 La tirocinante sceglie come strumento i sonagli, Antonio lo xilofono, Valeria il triangolo, Henry e Paolo le congas. Per prima cosa si parla delle attività svolte la volta precedente e si cerca di ricordare i vari pattern ritmici provati, ripassandoli una o due volte sempre ad imitazione della tirocinante, poi i ragazzi, con la tirocinante, cominciano con una improvvisazione di gruppo. Antonio prima suona un tema libero abbastanza preciso e ritmato, seguito dagli altri, poi esegue una canzoncina a lui nota dai tempi delle elementari, una scala di do ascendente con delle note ribattute. Questo diventa il tema dell’improvvisazione e il ritornello predominante. Gli altri accompagnano piano e con un ritmo abbastanza regolare. Al segnale di STOP della tirocinante i ragazzi si fermano. Si decide di cambiare gli strumenti per variare l’improvvisazione: ora è Henry il solista allo xilofono, Antonio e Paolo alle congas. La musica cambia completamente perché Henry impone da subito un ritmo molto più veloce usando tutta l’estensione dello xilofono. Di conseguenza anche il ritmo degli altri si fa più veloce e accompagna adeguatamente. A questo punto entra Massimo e si cambia ancora, l’attività viene modificata e la consegna ora è di imitare con gli strumenti a percussione un branco di cavalli che marciano prima al passo, poi al trotto ed infine al galoppo. Antonio ora suona la grancassa, Valeria sempre al triangolo, Henry e Paolo alle congas. L’obiettivo è far esercitare i ragazzi nella differente velocità associando al suono un’immagine visiva che li aiuti. La tirocinante guida suonando il tamburo col battente, dando il ritmo di marcia ed indicando via via i cambiamenti. Dopo aver provato per un po’ questo gioco, si introducono alcune varianti nel tema, cioè l’arrivo prima di una mandria di bisonti al pascolo, poi degli indiani con i loro tamburi di guerra che partono in lontananza e si avvicinano sempre più, indi l’arrivo della cavalleria e un colpo di cannone. Questo viene realizzato all’improvviso con un colpo secco e forte sul tamburo. I ragazzi immediatamente lo imitano senza problemi e lo ripetono ogni volta viene loro indicato. Tutti lo eseguono in modo preciso. Poi viene 47 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 indicato il lancio delle frecce da parte degli indiani e questo viene realizzato con lo sfregamento della membrana del tamburo. Anche questa immagine non crea problemi e viene eseguita da tutti ad imitazione. Questo esercizio si rivela di facile realizzazione e non presenta particolari problemi per nessuno dei ragazzi, dal momento che le immagini sono molto chiare, ben note e facili da tradurre in musica. Facendo riferimento ad un immaginario noto fin da bambini ed accessibile immediatamente a tutti viene realizzato un esercizio di improvvisazione efficace e coeso nell’insieme. La tirocinante ad un certo punto introduce un’altra variante cominciando a cantare una melodia sul ritmo ossessivo dei tamburi. Il tema scelto è quello principale di Star Wars, che era stato citato nel precedente incontro e che tutti ben conoscono. I ragazzi non seguono, come purtroppo succederà in seguito, non essendo il canto l’espressione a loro più consona. A parte qualche accenno con i movimenti delle labbra, nessuno canta le canzoni proposte. Si decide ugualmente di introdurre ogni tanto una parte cantata, eseguita per lo più dalla tirocinante, a volte con l’aiuto degli insegnanti di sostegno. A questo punto si cambia ancora attività e Henry va alla tastiera, Antonio alla conga, Massimo allo xilofono e Paolo al bastone della pioggia. La tirocinante sceglie i sonagli. Valeria è uscita nel cambio dell’ora, per un impegno di lavoro. Chi impone l’andamento è Henry alla tastiera solista. Suona con entrambe le mani una melodia alternata, mai le due mani insieme, sempre una nota alla volta articolando bene le dita sui tasti come se camminassero. L’andamento è dolce e cullante, il ritmo costante e il ragazzo segue con i movimenti della testa quello che suona con le mani. Non si sposta dalla posizione iniziale delle mani, che insistono più o meno sempre sugli stessi tasti, per lo più consecutivi, sempre a mani alternate. Antonio è quello che lo segue meglio, ma anche gli altri si adeguano al repentino cambiamento di atmosfera che questo tipo di musica produce. 48 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 Dopo questa attività si passa all’ascolto di alcune musiche stavolta proposte dalla tirocinante. La prima è Oh when the Saints go marching in cantata da Luis Armstrong, versione estremamente ritmata e jazzistica. La canzone, avendo una melodia molto semplice ed orecchiabile, si presta ad essere eseguita senza troppa difficoltà allo xilofono. La tirocinante decide di insegnare il tema a Paolo che è in grado di apprenderla ed eseguirla quasi subito. Ripete ad imitazione la prima frase (si ripete tre volte DO MI FA SOL), poi nella seconda, un po’ diversa (MI DO MI RE), presenta qualche difficoltà, risolta però dopo alcune prove. Si chiede poi a Antonio di eseguire Jingle bells (MI MI MI – MI MI MI – MI SOL DO RE MI), sempre sullo xilofono. Sembra non avere troppi problemi. Anche questa canzone viene ascoltata in versione jazz da cd, mentre i ragazzi la accompagnano liberamente con le percussioni. Si ascolta poi la canzone gospel Oh happy day, decidendo di accompagnarla con gli strumenti. Antonio e Massimo sono nel frattempo usciti perché avevano altri impegni scolastici ed hanno dovuto terminare prima l’incontro. Si aggiunge allora Oliviero per rafforzare l’organico ridotto. Henry suona la conga, la tirocinante i sonagli, Oliviero le maracas, Paolo un sonaglio formato da un supporto in legno con avvolta intorno una catena di palline metalliche. Henry mantiene per un po’ il ritmo solito TU TU TA TA, poi Oliviero scuote energicamente la maraca (è di fianco a Henry) e Henry lo imita eseguendo una rullata sul suo tamburo, seguita da altre in successione. Paolo mantiene la pulsazione. L’unica che canta è come al solito la tirocinante. Si ascolta alla fine Silent night, per poi salutarsi in vista delle vacanze natalizie. L’accompagnamento si fa più rarefatto, quasi scompare. Henry ha preso il bastone della pioggia, Paolo lo xilofono su cui esegue dei battiti lenti simili al rintocco delle campane, poi fa dei leggeri glissandi. Anche Oliviero con la sua maraca esegue come dei rintocchi di campana. Dopo questa dolcissima canzone ci si saluta e ci si augura buon Natale. 49 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 3.2.5 Quinto incontro Nell’incontro di oggi sono presenti Antonio, Massimo e Henry. È assente Paolo. Si comincia con un esercizio di improvvisazione guidato dalla tirocinante che, con i legnetti batte un ritmo sempre uguale quattro quarti: TATTA un TA TA TA (due crome, pausa di croma e croma, semiminima, semiminima) che i ragazzi imitano con i loro strumenti, rispettivamente: Henry con la conga, Massimo con le maracas, Antonio con i legnetti. Dopo un po’ Henry cambia ritmo e assume una parte da solista: batte sulla conga qualche colpo forte e veloce a mani alternate, tamburella piano con tutte e dieci le dita poi riprende i colpi più forti, il tutto ad intervalli abbastanza regolari. Questa alternanza ritmica e dinamica diventa in breve la linea melodica di tutta l’improvvisazione. Subito dopo cambia anche l’accompagnamento ritmico e Antonio propone una variante sempre in quattro quarti aggiungendo una croma sul terzo quarto (TATTA un TA TATTA TA). Massimo e la tirocinante si adattano al nuovo ritmo. Henry continua la sua linea personale finché conclude con una successione di battiti veloci e forti a mani alternate ed un colpo secco. In questo modo, senza nessuna indicazione da parte della tirocinante, l’improvvisazione ha una sua conclusione. I ragazzi a questo punto hanno interiorizzato i concetti di inizio-svolgimento-fine del brano e li mettono in pratica senza che qualcuno debba guidarli ed indicarglielo. L’improvvisazione è durata in tutto quattro minuti. In una seconda improvvisazione si cambiano strumenti: Massimo sceglie il guiro, Antonio il tamburo col battente, Henry sempre la conga ma con le bacchette anziché con le mani, la tirocinante l’altra conga. Comincia sempre la tirocinante con un ritmo uguale abbastanza martellante (pulsazione sempre uguale). I ragazzi seguono, finché Henry sovrasta il ritmo collettivo battendo con le bacchette, che permettono sulla conga un suono molto più forte. Massimo sorride suonando il guiro con una bacchetta, Antonio ride perché si rende conto di essere inquadrato dalla videocamera. Henry appare il più concentrato sul suo strumento. Dopo gli esercizi di improvvisazione si passa all’ascolto di un brano tratto dal cd masterizzato che Henry porta sempre con sé (Il doppio album dei successi di 50 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 Eros Ramazotti, che Henry ha portato fin dal secondo incontro per farlo ascoltare al gruppo. Lo porterà ogni volta). Si ascolta e si prova a cantare Terra promessa, distribuendo come al solito il testo. I ragazzi non cantano, si limitano a seguire il testo scritto (solo Antonio è in grado di farlo e Paolo che oggi non è presente) e muovere la bocca come se seguissero il cd. Si sente solamente la voce della tirocinante. Si decide comunque di ripetere l’esercizio quasi ad ogni incontro, variando le canzoni ed aggiungendone di altre, perlopiù proposte da loro. In questo modo le melodie e le parole diventano di volta in volta più familiari e, anche se non nell’immediato, entrano nel loro bagaglio linguistico per essere utilizzate in futuro. Si è così rivelato un atteggiamento che è tipico anche nei bambini: essi amano ripetere una cosa già nota, che conoscono e sanno fare bene, anche se l’esercizio può risultare, visto dall’esterno, noioso. Questo ha forse a che fare con l’acquisizione di competenze che rafforzano l’autostima: a tutti fa piacere sentirsi capaci di fare una cosa, abili, competenti e riceverne dall’esterno l’approvazione. Tale esperienza è ovvio che voglia essere ripetuta il maggior numero di volte possibile. Al contrario, a nessuno piace invece fare la figura dell’incapace e mostrarsi esitante nel fare un esercizio (da non dimenticare che in un lavoro di gruppo, quindi pubblico, il giudizio degli altri è sempre presente ed influisce sulle prestazioni di ciascuno). Per questo motivo si è scelto di non insistere sul fatto di dover cantare (si sarebbe sottolineato il fatto che non lo facevano), ma di andare avanti come se andasse bene così e riprendendo ogni volta (specialmente nell’ultima parte degli incontri, quando l’attenzione naturalmente cala) le canzoni preferite dai ragazzi (preferibilmente dietro loro specifica richiesta). Esse sono diventate un po’ una sigla per gli incontri stessi. 3.2.6 Sesto incontro Sono presenti Henry, Massimo e Antonio, manca Paolo. Henry ha portato una chitarra elettrica con un piccolo amplificatore, che mostra orgogliosamente a tutto il gruppo. Da qui in poi la sua immagine diverrà 51 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 quella di un chitarrista rock. Porterà lo strumento a quasi tutti gli incontri, suonandolo e facendolo, a volte e con fatica, provare anche agli altri. Si comincia da una canzone richiesta la volta scorsa da Antonio: Un mondo d’amore di Gianni Morandi. La canzone è stata proposta perché il ragazzo l’aveva ascoltata a scuola anni prima e gli è sempre rimasta impressa, così l’ha proposta al gruppo. La richiesta è stata accolta e la tirocinante ha portato all’incontro di oggi una registrazione della stessa, da far ascoltare ai ragazzi. È stato proposto a Antonio di scaricare il testo da internet e portarlo all’incontro, in modo da distribuirlo a tutti per cantarlo agevolmente seguendolo. Il ragazzo promette che ne porterà diverse copie. In realtà anche la tirocinante aveva già preparato le copie del testo da distribuire, ma si è deciso di far finta di non averlo, per dare la possibilità a Antonio di impegnarsi attivamente in un compito in vista dell’incontro successivo. Oggi si decide solamente di ascoltarlo, poi di risuonarlo e provare a seguirne il ritmo con gli strumenti. Dopo l’ascolto dal cd la tirocinante risuona il brano alla tastiera con l’accompagnamento dei ragazzi: Henry alla chitarra, Massimo allo xilofono, Antonio alla grancassa. Antonio tiene il tempo correttamente. I professori non intervengono, si limitano a guardare. Dopo questa canzone, se ne ascolta un’altra sempre dallo stesso cd: C’era un ragazzo, anche questa richiesta da Antonio per averla ascoltata a scuola. Henry controlla il volume dello stereo, probabilmente lo reputa troppo alto. La tirocinante canta accompagnandosi col tamburo col battente. In questa canzone intervengono a cantare anche la prof.ssa di sostegno di Massimo e Oliviero, educatore di Henry. Massimo sembra contento dell’intervento e sorride. Antonio tiene il tempo correttamente, accelera al momento giusto e segue bene anche tamburellando con le dita ogni tanto. Henry suona la sua chitarra elettrica facendo le mosse di un cantante sul palco, cioè alzandosi in piedi e scuotendo spesso lo strumento. Alla fine della canzone Henry fa il gesto di riaccordare la chitarra, come fosse entrato decisamente nella parte. Si propone di ascoltare ora la canzone Si può dare di più, cantata dal trio Morandi, Ruggeri, Tozzi. Antonio si limita ad ascoltare, ogni tanto muovendo le labbra come a cantare qualche parte del testo. Massimo batte il tempo con la mano. 52 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 Henry si muove sempre come un chitarrista. Tengono il tempo, ma non lo seguono tanto. Sembra un ascolto semi-attivo. Suona l’intervallo. Nella ripresa non è presente l’educatore che funge da operatore con la videocamera e si chiede alla prof.ssa di sostegno di Massimo di sostituirlo. Non essendo pratica dell’uso della videocamera, Antonio si offre di spiegarle il funzionamento. Il ragazzo è estremamente interessato all’uso di tutte le apparecchiature elettroniche e spesso gli viene affidata la funzione di tecnico all’interno del gruppo. Si passa ad una improvvisazione. Massimo suona il tamburo, Antonio la grancassa, Henry la chitarra e la tirocinante lo xilofono. Henry attacca un assolo di chitarra elettrica. Essendo collegato ad un amplificatore, riesce a suonare più forte degli altri sovrastandoli. Si alza in piedi ed effettua un crescendo. Anche Antonio lo segue suonando più veloce. Si giunge ad un momento si grande confusione. La tirocinante dopo poco interrompe. Henry conclude con un gran salto con in mano la chitarra. Massimo si mostra molto allegro. In seguito Massimo viene invitato alla tastiera, strumento che di solito usa poco, dal momento che raramente si alza dalla sua sedia. Interviene l’educatore di Henry che propone al ragazzo di lasciar provare la chitarra a Antonio. Henry accetta ma non si allontana dal suo strumento. Antonio imbraccia la chitarra e Henry gli è davanti, molto vicino, come se controllasse ogni suo movimento. Viene invitato ad allontanarsi un po’ per lasciargli suonare un pezzo, Henry sembra capire e fa qualche passo ma torna subito nella posizione di prima. Antonio comincia a suonare e lui lo fissa e si muove come cercando di aiutarlo a suonare, ad una distanza di venti centimetri, praticamente lo sovrasta Si cerca di distrarlo, per un po’ sembra avvicinarsi alla tastiera, ma il ragazzo si rivela troppo preso dal suo strumento in mano al compagno e torna subito da lui. In ogni modo lo lascia suonare, pur standogli vicinissimo. Rimane a fissare Antonio. L’educatore di Henry si siede allo xilofono. Massimo nel frattempo alla tastiera trova il tasto che fa partire gli accompagnamenti automatici e sembra gradirli molto, dato che li lascia suonare ed interviene ogni tanto sui tasti. In questo modo l’improvvisazione ha una base ritmica ed armonica molto precisa. Ogni tanto ne varia qualcuno, ma 53 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 l’accompagnamento è sempre presente. Massimo fa dei glissandi sulla tastiera. La tirocinante suona i sonagli. Il ritmo viene mantenuto dagli accompagnamenti automatici della tastiera, Antonio continua a suonare la chitarra elettrica molto concentrato, mentre Henry continua a stare in piedi di fronte a lui, immobile. Quando l’accompagnamento viene fermato da Massimo, la musica finisce. Si cambiano gli strumenti. Ora Henry va alla tastiera e comincia la sua musica tranquilla articolando le dita a mani alternate e su tasti vicini. Ora sembra aver dimenticato la chitarra, che infatti viene fatta provare a Massimo, aiutato ad imbracciarla. Antonio si siede al tamburo. L’educatore allo xilofono. Antonio impone un ritmo più veloce, contrapposto alle armonie rarefatte di Henry, che nel frattempo ha impostato il suono del clavicembalo che dà all’insieme un’atmosfera molto particolare e sottile. La tirocinante per accentuare questo andamento tranquillo e sognante prende il bastone della pioggia, poi lo passa a Massimo, che nel frattempo ha riposto la chitarra elettrica. Si ferma il tamburo di Antonio. Il momento che si crea è molto intenso. Antonio ora torna alla chitarra, mentre Henry suona e Massimo gioca col bastone della pioggia. Chi dà l’andamento è Henry che suona molto dolcemente. Antonio lo segue pizzicando una corda alla volta e facendo lunghe pause tra un suono e l’altro. Sembra gli risponda e lo segua. Nel frattempo Massimo giocherella anche col sonaglio. Henry suona sempre più veloce e con la mano dirige i compagni mentre suona. Quando indica la fine del pezzo, scoppia un applauso finale da parte di tutti i presenti. 3.2.7 Settimo incontro In questa seduta sono presenti tutti e quattro i ragazzi. Paolo è rientrato dopo un’assenza durata alcuni incontri consecutivi. Dopo un breve colloquio con la sua insegnante di sostegno per chiederne il motivo, si è saputo che il ragazzo spesso si comporta in questo modo e rimane assente diverse mattine senza una ragione apparente. L’insegnante dice che a volte semplicemente resta a letto e nessuno lo accompagna a scuola. Non ci sono motivazioni legate agli incontri di musicoterapia, anzi, il ragazzo ha espresso diverse volte il desiderio di continuare il 54 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 corso. In ogni caso, ogni volta l’incontro gli viene riproposto e lui è libero di partecipare o no. Da qui in avanti comunque sarà sempre presente. La disposizione dei ragazzi nella sala ormai è una consuetudine, cioè, in senso orario: Henry di fianco alla tastiera a sinistra, Antonio sempre a sinistra una sedia o due dopo, Massimo esattamente di fronte alla tastiera, Paolo in mezzo sulla destra. La tirocinante si sposta dalla tastiera a una delle sedie a destra libere. Ci sono sempre alcune sedie in più per accogliere eventualmente gli insegnanti che volessero partecipare oppure un altro ragazzo che si aggiungesse, anche se ormai a questo punto degli incontri il gruppo è consolidato. Nell’improvvisazione di oggi Massimo suona il bastone della pioggia, Henry il tamburo, Antonio i bongos e Paolo ha portato una chitarra classica di sua proprietà. Racconta che qualche anno fa ha seguito un corso di chitarra di base, non ricorda molto ma ha portato lo strumento per farlo vedere ai compagni e provare a suonarlo. Viene invitato calorosamente a provare. In questa improvvisazione la sua chitarra sarà lo strumento solista. Il ragazzo esegue una accordo (non perfetto, le dita sono più o meno nella posizione dell’accordo di DO) e ripete sempre quello in modo ostinato. È presente comunque un tappeto armonico riconoscibile e costante, accompagnato da una base ritmica in sottofondo. La tirocinante propone di cantare una testo su questo tappeto sonoro, di inventare cioè una canzone. La melodia sarà un unisono con una nota di volta sul finale che ritorna sulla nota di partenza, una specie di parlare intonato. Propone due frasi molto semplici, di facilissima memorizzazione: “Siamo tutti qui, siamo tutti qui a suonar – Henry, Antonio, Massimo, Paolo”. La tirocinante ripete questo testo diverse volte sempre sulla base che i ragazzi continuano a suonare. Pur invitati, non intervengono sul canto ma si limitano a suonare. L’esperimento è comunque interessante perché l’insieme risulta omogeneo e coerente, è una canzone di senso compiuto. Questo l’organico: Henry suona le congas, Antonio il tamburo col battente, Paolo sempre la sua chitarra, Massimo il bastone della pioggia. Dopo un po’ Antonio lascia lo strumento per registrare col cellulare la performance. Dopo l’esecuzione farà riascoltare la registrazione. Dopo alcune ripetizioni del testo, Henry aumenta l’intensità del 55 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 suono delle sue congas e viene invitato a diminuire. Il ragazzo si ferma imitato dagli altri, prosegue solo Massimo col bastone della pioggia creando così un finale soft molto gradevole. Segue un momento di silenzio prolungato da parte di tutti, in cui si aspetta che Antonio faccia partire la registrazione. Henry prende la sua chitarra elettrica finora rimasta nella custodia e comincia a suonarla in acustico, senza collegarla all’amplificatore. Suona molto piano come stesse accordando o provando i suoni. La tirocinante allora propone un ascolto di un brano da cd accompagnato dalla sola chitarra acustica. È una canzone tratta dal film Into the wild di recente uscita. Il cantante è Eddy Vedder dei Pearl Jam, famoso gruppo rock americano, qui in versione solistica ed acustica con una ballata dolce e malinconica dal titolo Guaranteed. La tirocinante prima di proporre l’ascolto racconta brevemente la trama del film, che i ragazzi non hanno visto. È la storia di un giovane americano di ventidue anni che dopo la laurea abbandona tutto e parte a piedi per un viaggio avventura che lo porterà in Alaska a vivere per mesi in perfetta solitudine in mezzo alla natura selvaggia. Il film ha un finale drammatico, cioè la morte del protagonista. È tratto da una storia vera. La tirocinante chiede ai ragazzi se sanno dove si trova l’Alaska. Antonio risponde che è dove ci sono i pinguini. Non corretto, ma c’è l’idea del territorio estremo polare. Durante il racconto continuano a tamburellare sui loro strumenti, poi ascoltano la canzone in silenzio, senza battere alcun ritmo. Henry ha la bocca aperta. L’attenzione è al massimo. Dopo questa viene proposta un’altra canzone sempre dallo stesso cd: Hard sun, che invece ha una base ritmica predominante, da musica country americana. I ragazzi accompagnano la base del cd. Massimo ha sempre il bastone della pioggia, Antonio e Henry le congas, Paolo ha la chitarra ma la suona battendo col pugno sulla cassa armonica, con lo strumento appoggiato a terra. Così sembra un tamburo con un’eco armonica. Si aggiunge Oliviero, educatore di Henry, con i legnetti. Henry segue molto la musica, ride quando si sente inquadrato dalla videocamera. Massimo dopo un po’ cambia strumento e prende il tamburo, Antonio invece smette di suonare e prende il cellulare, non si sa se per registrare o guardare 56 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 qualcos’altro. La canzone si conclude e Paolo batte l’ultimo colpo sulla chitarra. L’accompagnamento ritmico realizzato è coerente ed appropriato al brano che i ragazzi ascoltavano. La stessa cosa si è verificata per altri brani musicali: dopo averli sentiti suonare in un certo modo, i ragazzi tendono a riprodurre naturalmente l’arrangiamento proposto e la cosa sorprendente è che riescono perfino ad estendere la competenza acquisita ad altre canzoni, ripetendo o rielaborando in forma anche diversa strutture ritmico-melodiche acquisite per adattarle ad un nuovo brano. In questo modo si è osservato un progresso costante dei ragazzi sotto un profilo strettamente tecnico-musicale: tale risultato non è stato certamente voluto né cercato appositamente, si è manifestato come “effetto collaterale” del far musica insieme semplicemente “per divertirsi” senza sforzo apparente né preconoscenze. 3.2.8 Ottavo incontro Sono presenti tutti e quattro i ragazzi. Henry suona la chitarra elettrica, Paolo la sua chitarra classica. Insiste su una stessa corda realizzando una melodia da solista. Antonio e Massimo suonano due tamburi col battente quasi all’unisono. Massimo segue Antonio osservandolo e cercando di imitarlo. Dopo un po’ Massimo realizza una variazione molto significativa: suona alternativamente due strumenti, cioè la conga che ha davanti con tre battiti e una pausa, poi altri due battiti sulla grancassa che ha di fronte. Sulla grancassa sono appoggiate le maracas. Il suono che si crea è un tonfo con l’eco delle vibrazioni degli strumentini soprastanti. Il ritmo è un tre quarti TATTA TA un / TA TA un. La prima battuta sulla conga, la seconda sulla grancassa. Molto interessante. In breve diventa lui la voce solista dell’improvvisazione. Henry risponde alzandosi in piedi e suonando davanti alla videocamera, imitato poco dopo da Paolo. Antonio nel frattempo si è alzato perché è suonato l’intervallo. Il ragazzo è estremamente ligio agli orari. Nella ripresa si prova a cantare la canzone di Gianni Morandi proposta negli incontri scorsi da Antonio: Un mondo d’amore. Il ragazzo ha portato per tutti il 57 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 testo scaricato da lui stesso da Internet. La si ascolta dal cd portato appositamente dalla tirocinante, che canta durante l’ascolto. Massimo continua con i due tamburi. Antonio finalmente segue il testo e abbozza il canto. Non si sente, ma le labbra si muovono e segue fedelmente il testo della canzone da lui proposta. Mentre canta batte il tempo sulla conga. Henry suona sempre la sua chitarra elettrica. Massimo segue il ritmo con la bacchetta. La tirocinante lascia ascoltare in questo modo tutta la canzone, poi propone di riprovarla ma dal vivo, cioè suonando e cantando solo loro. Si propone di imparare il testo ad imitazione. La tirocinante và alla tastiera e suona la base di accordi, cantando una frase alla volta e chiedendo loro di ripeterla. Non cantano, continuano invece a suonare i loro strumenti. Canta solamente la prof. di sostegno di Massimo, dalla sua postazione dietro il cerchio delle sedie. I ragazzi seguono bene il ritmo, ma non cantano. Si decide di continuare ugualmente l’esercizio. Paolo batte il tempo sulla chitarra con il pugno, come faceva in precedenza. Henry sembra che canti perché muove le labbra, ma non si sente nulla. Probabilmente sta provando a suo modo a seguire la canzone. Seguono bene, anche se non cantano. Dopo aver ripetuto frase per frase la si canta tutta di fila, senza interruzioni. Cantano la tirocinante e la prof.ssa di sostegno di Massimo. Si propone poi un’altra canzone di Gianni Morandi, sempre proposta da Antonio, cioè C’era un ragazzo. Tutti seguono il ritmo con gli strumenti mentre la si ascolta, come era stato fatto per la precedente. Anche questa volta Antonio canta diverse parti del testo, anche se la voce non si sente. Dopo un po’ il gruppo si ferma e riprende a suonare quando la canzone intona la frase onomatopeica TATTATTATTATTA TATTATTATTATTA (il suono della mitragliatrice che segue il ritornello della canzone), facilmente eseguibile ritmicamente. Henry si mostra particolarmente concentrato con la sua chitarra. Antonio segue bene il ritmo. Paolo continua a tenere la chitarra appoggiata e terra, con una mano pizzica le corde. Henry sorride. Massimo tamburella a tempo. Dopo che la traccia sul cd è terminata, la tirocinante prende lo spartito della canzone e lo risuona alla tastiera come il brano precedente, proponendo un’esecuzione dal vivo. Henry segue molto 58 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 bene il ritmo con la chitarra elettrica, Paolo continua con lo stesso tamburella mento. A questo punto si decide di ascoltare il cd con le canzoni di Eros Ramazotti, ormai un leit-motiv degli incontri, vista la predilezione di Henry per il cantante. La tirocinante sceglie la canzone d’inizio, che è come altre volte Terra promessa. Henry si alza in piedi per accompagnarla con la chitarra elettrica, facendo anche la mimica del cantante rock. Paolo fruga nel suo zaino poi ricomincia a suonare la sua chitarra. Massimo batte sul tamburo ma tenendolo rivoltato. Si è ormai alla fine dell’incontro e i ragazzi cominciano a mostrare segni evidenti di stanchezza. Anche per questo motivo si lasciano gli ascolti delle loro canzoni alla fine, così possono lasciarsi andare senza doversi concentrare per fare un’attività, ma anzi l’ascolto permette loro anche di distrarsi. Si chiede loro cos’altro vogliono ascoltare. Propongono Fuoco nel fuoco. Paolo ricorda il video della canzone, gli sembra che ci fosse anche la ex moglie di Eros, Michelle Hunziker. La tirocinante non se lo ricorda e il ragazzo propone di cercarlo su You tube. La tirocinante canta, Massimo suona sempre il tamburo rivoltato, Paolo suona la chitarra ora tenendola sulle ginocchia. Entra un altro insegnante a chiedere a che ora termina il nostro incontro, gli si comunica che durerà ancora pochi minuti. Paolo ora propone la canzone L’ombra del gigante, sempre dallo stesso cd. Henry è sempre in piedi che mima le canzoni del suo cantante preferito. Paolo ora gioca con i piroli della chitarra, Antonio tamburella con la bacchetta sul tamburo blu. Massimo sembra seguire con attenzione ed è abbastanza preciso. Paolo riprende la chitarra (l’aveva appoggiata un attimo) e suona addirittura più forte coprendo la musica del cd. Henry è sempre in piedi quando la canzone finisce, ma Antonio continua a tamburellare e gli altri lo imitano creando una piccola coda. Poi Paolo ripone la chitarra nella custodia. L’incontro sembra ormai finito, ma c’è un finale a sorpresa, perché Massimo riprende il gioco di usare due tamburi alternando i battiti, Henry ricomincia a suonare da seduto, Paolo prende le bacchette e suona lo xilofono. Incredibilmente hanno ricominciato a suonare proprio sullo squillare della campanella di fine ora. 59 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 La tirocinante canta insieme alla prof.ssa di sostegno di Massimo. Antonio accompagna il ritmo con il tamburo col battente. 3.2.9 Nono incontro Sono presenti tutti e quattro i ragazzi. Una diversa attività che viene proposta oggi, oltre gli esercizi di rispecchiamento e alcuni momenti di libere improvvisazioni con gli strumenti, è un’attività di ascolto di un cd contenente diverse colone sonore da film famosi (in genere il tema principale del film), precisamente: • Guerre stellari. • Lo squalo. • Balla coi lupi. • Jurassic Park. • Indiana Jones. • Ritorno al futuro. • Rocky. • L’esorcista. • 2001 odissea nello spazio. • Il buono, il brutto e il cattivo. • Mission Impossibile. • Superman. • Via col vento. • James Bond – 007. • Pulp fiction. • Mission. • Profondo rosso. • La vita è bella. • Jesus Christ Superstar. 60 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 L’esercizio consiste in una sorta di quiz: il motivo viene fatto ascoltare e loro devono indovinare da quale film è tratto. Si svolge in questo modo: il lettore cd posto su una delle sedie del cerchio, Antonio che funge da dj e seleziona la traccia indicata dalla tirocinante, gli altri in cerchio ad ascoltare. Il gioco piace molto e, cosa piuttosto simpatica, coinvolge in prima persona anche gli insegnanti di sostegno e gli educatori che in quel momento sono presenti, che partecipano all’indovinello cercando di dare indizi ai ragazzi quando si trovano in difficoltà, ovvero dicendo loro stessi la soluzione quando si tratta di film un po’ più datati che i ragazzi stessi non hanno mai visto (come “2001 odissea nello spazio” o “Jesus Christ superstar” o “Profondo rosso”). I ragazzi invece riconoscono al primo colpo e anzi chiedono di riascoltare più volte “L’esorcista”, “Lo squalo”, “Mission impossibile”, “Guerre stellari”, “Il buono il brutto e il cattivo”, “Rocky”, film in cui l’incipit del tema è particolarmente incisivo e coinvolgente oltre ad essere molto breve, quindi probabilmente più facile da ricordare, entrato nell’immaginario collettivo degli adolescenti. Più difficili da riconoscere i temi melodici come “Mission”, “La vita è bella”, “Balla coi lupi” e “Jurassic Park”, probabilmente perché si tratta di frasi melodiche lunghe, piuttosto lente, forse più impegnative da ricordare. Paolo ha riconosciuto il tema di Jurassic Park, ma dopo che gli è stato suggerito che il film parlava di dinosauri. Altre musiche sono state sì riconosciute ma in modo vago, non abbinate a film precisi ma legate ad un qualche ricordo (“Ritorno al futuro”, “Indiana Jones”, “007”, “Via col vento”). Altre ancora non sono state riconosciute neppure dopo aver detto loro di cosa si trattava (“Superman”, “Pulp fiction”). Finito l’esercizio si riprovano a cantare le canzoni di Gianni Morandi e di Eros Ramazzotti che sono la colonna sonora di tutti gli incontri. 3.2.10 Decimo incontro Nell’incontro odierno manca ancora Paolo, sono presenti gli altri tre. Antonio suona la grancassa, Henry tutte e due le congas alternando le due mani, Massimo 61 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 un cembalo con i sonagli, la tirocinante i legnetti. La tirocinante batte un ritmo di base quattro quarti TATTA unTA TA TA mantenendo la continuità ritmica, Antonio un ritmo preciso TATTA un TA un, Massimo mantiene la continuità con una pulsazione continua, Henry alterna le due mani sulle conga effettuando ogni tanto una rullata (batte entrambe le mani su una conga alternandole molto velocemente). Il solista risulta essere lui, soprattutto quando mette in risalto la sua rullata, che si sente molto. Massimo dopo un po’ cambia strumento e prende il tamburo col battente facendo un ritmo molto scandito TATA’un TATA’un. Ora è lui lo strumentista che risalta di più. Antonio blocca per un po’ Henry e gli dà indicazioni su come proseguire l’andamento. Il ragazzo segue le sue indicazioni. L’insieme strumentale è molto più preciso ed omogeneo rispetto l’inizio degli incontri, si capisce che i ragazzi si ascoltano molto di più e cercano di adeguare le loro performances uno all’altro. Si decide di aumentare il livello di complessità quando Massimo, come già fatto in precedenza, prende due strumenti: oltre il tamburo col battente che tiene in mano, appoggia i bongos sule ginocchia e batte alternativamente col battente sull’uno e sull’altro. La tirocinante invita gli altri due a fare altrettanto. In realtà Henry ha già due congas davanti e non deve modificare nulla, Antonio invece prende una delle piastre dello xilofono e la tiene in una mano, battendo con l’altra ora sulla grancassa ora sulla piastra. L’effetto è curioso, visto il contrasto tra il suono forte e cupo della grancassa e quello sottile e secco della piastra. Il ragazzo suona un ritmo continuo, un battito su uno un battito sull’altro alternativamente. La tirocinante prende il tamburo blu oltre quello piccolo che ha in mano. Si instaura presto una sorta di dialogo tra Henry e Massimo che si rispondono. Ad un certo punto Antonio continua la sua pulsazione ritmica mentre gli altri si fermano di colpo. Ha così una parte solistica tutta sua. Realizza un pattern di questo tipo: TATTA sulla grancassa alternato a TA sulla piastra dello xilofono. Poi la tirocinante dà l’attacco agli altri e l’improvvisazione di gruppo può ricominciare. A questo punto tocca a Massimo la parte solistica. La tirocinante fa segno al gruppo di fermarsi ed il ragazzo continua da solo. Per un po’ continua con lo stesso ritmo, 62 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 poi realizza un’altra variante di rilievo, cioè rivolta il tamburello che ha in mano e lo suona al contrario. La tirocinante lo imita e fa la stessa cosa. Quando Massimo batte l’ultimo colpo, succede un’altra cosa molto interessante: i suoi compagni proseguono e battono un colpo uno dopo l’altro. Comincia così un nuovo gioco, sorto spontaneamente: si suona un colpo solo a turno, in senso orario. Il gioco va avanti con sorprendente precisione ed attenzione da parte di tutti. A questo punto degli incontri l’intesa che si è creata all’interno dell’ensemble è davvero notevole. Un affiatamento così era impensabile all’inizio del percorso, come pure una tale integrazione ed ascolto reciproco. Anche Antonio sorride, cosa piuttosto rara. Dopo qualche giro così Massimo ricomincia a suonare di continuo e l’intera improvvisazione di gruppo riprende vita. 3.2.11 Undicesimo incontro Sono presenti Antonio, Paolo, Henry. Oggi manca Massimo. Henry si è presentato come le altre volte con la chitarra elettrica sulle spalle, ma oggi non sembra volerla utilizzare. L’ha lasciata provare a Paolo, che dimostra una notevole abilità ritmica. Dice che ha preso qualche lezione in passato, quando andava alle scuole medie. Non cambia gli accordi, anzi ne mantiene sempre uno, ma la base ritmica è buona. Non canta, prova solamente ad accennare le canzoni. Antonio ha portato un altro dei suoi cd, con le canzoni dei Gem Boy, gruppo locale che suona rock demenziale, spesso parodiando brani di autori famosi. Ha portato questo cd proprio perché è presente la versione demenziale di Un mondo d’amore di Gianni Morandi. La musica è la stessa, ma il testo è naturalmente modificato in modo irriverente e canzonatorio. L’incipit è questo: “C’è un grande prato verde / dove nasce della roba / che si chiama marijuana / questo è il grande prato della gioia.” La canzone procede in modo assolutamente demenziale, comunque non serio o di denuncia. L’intento è solo quello di divertire con tematiche “proibite”, il 63 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 gruppo che lo ha eseguito non ha alcun obiettivo se non quello di far ridere il suo pubblico. Naturalmente il testo è diseducativo al massimo, ma si ritiene che in questo contesto non possa danneggiare nessuno se viene solamente ascoltato, ridendoci sopra e senza approfondirlo. Antonio lo ha portato solo come esempio di ciò che i ragazzi ascoltano oggi. È stato comunque invitato a portarlo e farlo sentire a tutti, visto che dopo aver ascoltato l’originale di Morandi il ragazzo aveva più volte citato la versione dissacratoria dei Gem Boy. Antonio registra poi con l’IPOD la successiva improvvisazione strumentale. L’educatore di Henry ha portato oggi un cd contenente musiche di un famoso gruppo rock americano. Vi è una traccia con una base ritmica dominante, che ha un inizio facilmente riproducibile. Si tratta di un ritmo fatto solamente dai legnetti, cui si aggiungono via via altre percussioni fino all’arrivo della chitarra elettrica e quindi la voce. Si propone di ascoltarla e cercare di riprodurre l’esecuzione imitandola il più possibile, con qualche inevitabile semplificazione ritmica. Parte sempre la tirocinante con il ritmo dei legnetti, che i ragazzi devono imitare partendo uno dopo l’altro a canone. Per ultimo si decide che parta Henry con la sua chitarra elettrica. L’esercizio non è semplice, anzi con gli strumenti in realtà si crea un’altra cosa rispetto all’originale, ma è comunque utile e motivante per tutti. Dopo questa prova si ascoltano, come già fatto altre volte, i primi due brani del cd di Henry, quello con le canzoni di Eros Ramazzotti, per poi provare a cantarle. Si tratta sempre di Non siamo soli (cantata in coppia con Ricky Martin) e Terra promessa. I ragazzi non cantano ma accompagnano con gli strumenti cercando di imitare la base ritmica. Si provano anche nello stesso modo Un mondo d’amore e C’era un ragazzo, ad imitazione secondo la modalità già sperimentata. Alla fine dell’incontro si prova un’improvvisazione libera con Henry alla tastiera e Paolo che esegue un ritmo interessante con il tamburo col battente, molto preciso. Guida gli altri poi si fa imitare accelerando o rallentando il ritmo, oppure 64 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 variandone il suono da piano a forte. Il ragazzo ha già mostrato altre volte una notevole capacità ritmica ed una grande precisione. 3.2.12 Dodicesimo incontro Oggi Henry ha lasciato provare la chitarra elettrica a Massimo, mentre lui suona la tastiera. Henry ha fornito anche il plettro, ne porta sempre più di uno. Antonio batte un ritmo sulle due congas con i battenti. La tirocinante ha i legnetti. Paolo non è presente. Massimo tiene la chitarra semisdraiata in mano, la mano sinistra è ferma a sostenere il manico e con la destra effettua una pennata sempre uguale. Henry ricomincia con i suoi giri di musica soffusa alla tastiera, la tirocinante e Antonio mantengono la pulsazione con i due strumenti ritmici. Antonio appoggia le bacchette e continua con le mani. C’è un intervallo in cui suona soltanto la tastiera, con sporadici interventi delle pennate di Massimo e qualche battito di legnetti. Antonio suona le congas solo con i polpastrelli, come se sfiorasse la membrana. Henry suona la tastiera in piedi. Antonio riprende a suonare un po’ più forte ed è per un momento quello che emerge di più. Henry imposta come altre volte il suono del clavicembalo, che rende il tocco più rarefatto e sottile, molto metallico. Massimo ora con la chitarra suona sempre più piano, come volesse fargli eco. La tirocinante ha il bastone della pioggia. Massimo con un cenno indica di voler cambiare strumento e prendere lui il bastone, la tirocinante allora lo aiuta a togliersi la chitarra e gli porge il suo strumento. Tutto il gruppo suona pianissimo. Antonio è alla grancassa, ma quasi non si percepisce il suo suono. Si sente perlopiù solo Henry. A questo punto Antonio si ferma del tutto e gioca con le bacchette in mano. Massimo comincia a ridere perché il bastone della pioggia perde la sabbiolina interna da alcuni fori, scuote lo strumento e sembra che ci giochi. Antonio si alza e prende in mano la chitarra effettuando pennate estremamente leggere. Oliviero, l’educatore di Henry, accompagna con lo xilofono l’ensemble. 65 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 3.2.13 Tredicesimo incontro In questo incontro si verifica una importante novità che per un verso riporta indietro il gruppo agli inizi del programma, per un altro verifica le competenze acquisite durante tutti i precedenti incontri: è arrivato Tohm, un ragazzo che avrebbe dovuto partecipare fin dall’inizio ma non si era mai presentato. Oggi è intervenuto perché vuole rendersi conto di cosa si tratti. È accompagnato da un’insegnante di sostegno. La tirocinante cerca di inserirlo chiedendogli come si chiama, che classe fa, se ha già visto o suonato gli strumenti presenti nella sala e, non ultimo, presentandogli gli altri componenti del gruppo. Poi la tirocinante spiega al ragazzo l’uso di alcuni strumenti, ad esempio le maracas (scelte da lui tra tutti), provandone l’uso ad imitazione. Durante tutta la durata dell’incontro sarà questa la modalità, cioè la tirocinante doppierà il suono di Tohm standogli di fronte. Sono presenti tutti gli altri ragazzi, che hanno un po’ cambiato le loro solite postazioni per far posto al nuovo venuto (che comunque si è seduto per primo in fondo a destra). Massimo è alla tastiera, Paolo al posto di Massimo di fronte ad essa, Antonio sulla destra e Henry sulla sinistra, l’unico a rimanere nella solita posizione di sempre. Tohm spesso si rivolge alla sua insegnante di sostegno che è seduta dietro di lui. Antonio suona le congas, Massimo la tastiera e Paolo il guiro. Henry ha preso il triangolo e per tutto l’incontro suonerà quello (Non l’aveva mai preso prima!). La tirocinante spiega l’uso delle maracas al nuovo venuto, ma dopo qualche prova si decide di provare un nuovo strumento. Si chiede a Antonio di dare la sua conga a Tohm e di prendere la grancassa, la tirocinante prende l’altra conga poi comincia a suonare il ritmo 4/4 TU TU TA TA, che aveva spiegato agli altri all’inizio del corso. Ora viene provato a specchio con Tohm. Il ragazzo riesce quasi subito ad eseguirlo. Massimo imposta un suono tipo fisarmonica e comincia a dare manate alternate sulla tastiera, facendo contemporaneamente partire le basi canzoni contenute nella memoria della tastiera. Si tratta perlopiù di melodie popolari o brani di musica classica tra i più noti. Parte John Brown. Si decide di tenerla come base per una improvvisazione di gruppo sulla sua allegra melodia. Dopo un po’ il ragazzo cambia la base e ne prova diverse altre, senza però lasciarle proseguire che 66 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 per pochi secondi, come non gliene piacesse nessuna. La tirocinante ferma il gruppo per dare altre indicazioni. Dice a Antonio di partire da solo con il ritmo TU FA TA e siccome il ragazzo lo esegue subito correttamente gli si chiede di arricchirlo con un battito in più e trasformarlo così in un ritmo di due battute, TU FA TA TU TU FA TA un Paolo suona correttamente il ritmo RA-A RI RI sul guiro, poi partono la tirocinante e Tohm con il ritmo delle congas TU TU TA TA. Henry e Massimo suonano un ritmo libero al triangolo e alla tastiera, partendo per ultimi. Oliviero si aggiunge al gruppo suonando i legnetti. Massimo ricomincia a cercare nuovi suoni e nuove canzoni registrate, come La stangata, Three blind mices, arrangiamenti da melodie di Mozart e Bach, Deck the hall, i temi della Carmen di Bizet. Il ragazzo si ferma su Astro del ciel e dice che vuole ascoltarla. Per un po’ tutto il gruppo si ferma per sentire la melodia natalizia, poi è Paolo stesso che fa ripartire la ricerca. Gli si chiede di fermarsi su Funiculì funiculà, che tutti possono canticchiare nel ritornello. Paolo prende i sonagli. Tohm si è fermato ed ascolta. Henry si sente poco perché tiene il triangolo bloccato con la mano, impedendone le vibrazioni. A questo punto la tirocinante blocca l’improvvisazione per cambiare gioco. Spiega a Tohm l’uso del tamburo col battente, suonando sempre a specchio con lui. Paolo invece suona il tamburo blu con due battenti. Si decide di effettuare il gioco dello specchio in cui uno di loro propone una cellula ritmica e tutti gli altri lo imitano. Si chiede a Henry di cominciare con il triangolo. Antonio ha la grancassa come prima, Massimo invece il guiro. Massimo e Paolo si sono scambiati di posto, cioè il primo è a destra, il secondo in fondo a sinistra. Henry a differenza di ciò che faceva all’inizio del corso comincia con battiti singoli, facilmente imitabili da tutti. Le prime sedute proponeva cellule ritmiche inimitabili perché lunghe e complesse. Sembra aver compreso l’obiettivo relazionale del gioco di rendere tutti partecipi agevolmente della stessa musica. Dopo i battiti singoli effettua più battiti veloci. Tohm suona il tamburo battendo sul bordo, variante da lui improvvisata. La tirocinante blocca il gruppo per far partire un altro. Tocca a Antonio con la 67 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 grancassa. Suona prima due, poi tre poi quattro battiti. Tohm segue bene, così come tutti gli altri. Poi il compito di proporre un ritmo tocca a Paolo, che batte un ritmo TATA’ un TATA’ imitato bene dagli altri. Il ritmo diventa ora più complesso: TA TATA’ TA TATA’ e successivamente TA TATA’ TATA’ TATA’. Gli altri riescono ad imitarlo senza problemi. Si chiede ora a Tohm di provare lui a proporre un ritmo da imitare. Nel frattempo Massimo torna alla tastiera. Tohm, che stava intanto tamburellando sulla conga, accetta di provare il gioco e propone un ritmo già complesso TATTA TATTA TA TA’. È interessante ed articolato. Il ragazzo mostra uno spiccato senso ritmico. Ne propone poi una prima variante, TA TATTA TATTA TA e una seconda, TATTA TATTA un TA, che poi diventa più lunga (TATTA TATTA TATTA un TA). I ritmi proposti rivelano una certa padronanza del mezzo ed una grande abilità. È un peccato che il ragazzo abbia potuto partecipare soltanto oggi, perché la sua presenza costante avrebbe arricchito notevolmente l’intero gruppo. Henry comincia a sperimentare una diversa postura: si volta all’indietro verso il tavolo di tre quarti e suona girato rispetto i compagni. Così non può vederli, ascolta il ritmo e lo riproduce senza approfittare dell’elemento visivo del gesto. Siccome il ritmo si è rivelato interessante, si propone di costruire una improvvisazione proprio a partire da quella specifica cellula ritmica (TATTA TATTA un TA). Si continua per un po’, poi Henry e Antonio si fermano mentre Massimo continua un suo sottofondo con la tastiera. Come già detto, la presenza del ragazzo nuovo ha arricchito tutto il gruppo ed ha permesso di mettere alla prova tutte le competenze musicali acquisite, che sono apparse notevolmente migliorate. Peccato solamente la brevità del suo contributo al gruppo. 3.2.14 Quattordicesimo incontro Non è presente Tohm, che causa concomitanza con altre lezioni non ha potuto partecipare. Henry ricomincia ad assumere una postura insolita. Accavalla le 68 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 gambe e le mette di lato sul bracciolo, si rannicchia sulla sedia e guarda all’indietro. Per gran parte dell’incontro si limiterà ad osservare gli altri senza suonare e si volterà verso la prof.dda di Massimo facendole cenni e sorrisi. Antonio, come già altre volte, ha portato un suo cd da far ascoltare al gruppo: si tratta della raccolta dell’ultimo Festivalbar, che riunisce le canzoni di successo della scorsa estate. Si propone l’ascolto della canzone che Eros Ramazzotti ha eseguito con i Tazenda, gruppo sardo che canta in dialetto locale. Antonio, dopo essere stato invitato, si avvicina allo stereo e controlla l’avvio della traccia e il relativo volume. Nel frattempo ha spento la tastiera di Massimo che continuava a suonare. Gli altri aspettano, solo Paolo tamburella mentre Antonio cerca la traccia e fa partire la musica. Massimo ascolta e tiene il tempo dondolando la testa, mentre con la mano sinistra batte sui tasti muti. Paolo con la mano aperta batte il ritmo sulla conga, molto piano. Henry non suona, ma con entrambe le mani aperte in aria fa un gesto come di saluto o come se dirigesse Paolo, che è di fronte a lui. Antonio controlla l’audio e lo regola, non suona. La canzone ha un ritornello in cui si ripete spesso la frase “E t’amo, e t’amo..” mentre si alternano in eco il cantante dei Tazenda e la voce di Eros. Massimo ripete sempre questa frase, mostrando di aver sentito spesso questa canzone. Ora ha riacceso la tastiera e ogni tanto interviene con la mano destra a suonare brevi incisi sui tasti, senza però sovrastare la base. La canzone è dolce ed ha un ritmo dilatato. La si ascolta quasi in silenzio, con i pochissimi interventi di Paolo e Massimo. Antonio si limita a guarda la custodia del cd per leggere i titoli di tutte le tracce. Henry guarda all’indietro e pare si rivolga alla prof. di Massimo, ma senza dirle nulla. Finita questa, si chiede loro cos’altro vogliono ascoltare. Paolo comincia a tamburellare sulla conga, è l’unico che suona anche mentre la tirocinante spiega. È per lui un comportamento insolito e viene valutato positivamente, in quanto in precedenza il ragazzo aveva mostrato una notevole timidezza che ne aveva impedito qualsiasi gesto spontaneo. Se non interpellato stava zitto ed immobile, ora sembra prendere l’iniziativa in vari momenti. La canzone scelta è Chariot, altro successo della scorsa estate, dal ritmo più allegro. Si ascolta semplicemente, senza 69 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 fare l’accompagnamento con gli strumenti. Henry è accasciato sulla sedia all’indietro, con le gambe appoggiate al bracciolo. Paolo si è appoggiato sulla conga con entrambe le braccia e si dondola. Antonio si stira le braccia e sorride guardando Oliviero. Massimo si gratta un orecchio poi tamburella sulla tastiera. Il clima è di completo rilassamento mentre si ascolta il cd, anche la tirocinante è ferma ed ascolta solamente senza cantare o fare gesti. Dopo un po’ Paolo comincia a battere con la mano sulla conga, Henry batte i piedi sempre a gambe incrociate e Massimo comincia a giocare con i tasti. Paolo poi tamburella con le mani sulla conga. Alla fine della registrazione Massimo chiede di ascoltare un’altra canzone. Si guarda il retro della custodia del cd per vedere l’elenco delle tracce e si propone Pensa, canzone di Fabrizio Moro che parla della mafia. La caratteristica della canzone è la ripetizione ossessiva nel ritornello della parola pensa, quella che dà il titolo. Questa è ben memorizzata da tutti i ragazzi, infatti durante l’ascolto Massimo più volte la ripete cantandola insieme al disco. Mentre canta il ragazzo ride e chiede di alzare il volume dello stereo. Mentre canta tiene il tempo con la mano battendola sulla tastiera. Henry invece non canta e non suona, si limita a dondolarsi sulla sedia e ogni tanto beve dalla bottiglietta d’acqua che si è portato, guardando spesso dietro, verso la prof.ssa di sostegno di Massimo. Poi guarda anche Antonio e i due si sorridono, coinvolgendo nella risata anche la prof.ssa e, di rimando, tutto il gruppo. Questo fatto non si era mai verificato finora. Anche Massimo ride dando manate sulla tastiera e continuando a cantare la parola pensa. Paolo riprende in mano il battente e suona sulla grancassa, a canzone terminata. Dal momento che non ci sono nel cd altre tracce che interessi ascoltare, si propone di ripetere due delle canzoni di Eros Ramazotti più sentite finora, Non siamo soli e Terra promessa, che si possono considerare un po’ la colonna sonora di tutti gli incontri. Antonio prende in mano il tamburo col battente. Henry imprevedibilmente prende la grancassa a Paolo e usa la bottiglia di plastica 70 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 dell’acqua come battente! Anche questo non era mai capitato. Paolo non si arrabbia, ma gli avvicina lo strumento e lo ascolta. Henry ora sostituisce la bottiglia con i soliti battenti, suonando tanti colpi secchi tutti uguali. Massimo è sempre alla tastiera, la tirocinante sulla conga. Anche Paolo prende la conga e si aggiunge al gruppo. Il ritmo eseguito dai ragazzi è molto vivace, ad imitazione di quello del disco, anzi ad un certo punto copre addirittura la musica e si confonde con essa. Anche quando lo stereo si ferma il gruppo continua a suonare. Si eseguono delle parti solistiche a turno. Prima la tastiera, poi la grancassa ed infine le congas. Il ritmo si fa sempre più veloce fino a divenire indiavolato. Si effettuano tante rullate, da parte delle percussioni, finché la tirocinante dà il segnale di stop e tutto il gruppo si ferma. Antonio, addetto allo stereo, fa partire la seconda canzone e l’accompagnamento ricomincia. Il ragazzo si sposta e si siede sul lato opposto, alla sinistra della tastiera, con le mani sulla testa. Massimo si muove e và ad alzare il volume dello stereo, visto che la postazione è stata liberata. Paolo ha in mano le maracas, la tirocinante canta, Henry usa la grancassa come fosse una batteria ed imita appunto le movenze di un batterista rock. Sorride. Antonio prima sbadiglia, poi si copre le orecchie, dato che per lui il volume dello stereo è troppo alto. La tirocinante abbassa un po’ la manopola. Poi Antonio fa segno a Henry di suonare un po’ più piano sulla grancassa. A questo punto il disco si blocca: evidentemente dopo tanti ascolti è un po’ usurato. Antonio si siede immediatamente di fianco allo stereo per controllarne il funzionamento. La tirocinante, visto che la canzone non riparte, propone di cambiare gli strumenti e scegliere solo quelli che suonano piano, dato che il volume sonoro precedente era troppo elevato per alcuni. Henry sceglie il triangolo, Massimo abbassa il volume della tastiera, Paolo ha già in mano le maracas e continua con quelle. Gli si propone di prendere un tamburello basco, strumento nuovissimo appena scartato, acquistato dalla scuola recentemente. Paolo ne prova il suono scuotendolo da una parte e dall’altra. 71 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 Antonio sceglie il cembalo con i sonagli. Casualmente Massimo avvia l’accompagnamento automatico e si sente una melodia di Mozart. La tirocinante prende in mano il bastone della pioggia. Henry suona sul triangolo un colpo ogni tanto, come fosse il rintocco di una campana. Massimo blocca gli accompagnamenti automatici ed abbassa il volume della tastiera ulteriormente. Paolo e Antonio scuotono leggermente i relativi tamburelli. L’ultima improvvisazione del gruppo termina molto piano, sfumando all’unisono. Ormai la coesione dell’ensemble è ad un ottimo livello, come pure la capacitò di ascolto reciproco. Al suono della campanella, ci si saluta calorosamente e si fanno a tutti i migliori auguri per il proseguimento dell’anno scolastico e un invito a continuare a fare musica. 72 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 4 Risultati e discussione L’intervento di musicoterapia si è articolato in quattordici incontri, quindi relativamente breve, per riscontrare significativi cambiamenti nei ragazzi rispetto le loro problematiche iniziali. Si sono però verificati cambiamenti anche notevoli nel comportamento all’interno del gruppo per quanto riguarda gli aspetti di socializzazione, creatività, coinvolgimento e riguardo l’atteggiamento nei confronti della pratica musicale. Dall’osservazione continua e dalla successiva riflessione sono emersi questi elementi predominanti: Il gruppo è risultato essere piuttosto omogeneo. I quattro partecipanti fissi (Antonio, Henry, Massimo, Paolo), pur nelle differenti problematiche di invio, avevano molto tratti in comune: tranquilli, motivati, collaborativi, con problemi ad esprimersi verbalmente, preferenza per la pratica strumentale rispetto quella vocale, difficoltà di lettura, una certa abilità ritmica, capacità di ascolto specialmente attivo, buoni rapporti con i propri insegnanti o educatori, buona capacità di stare in gruppo ma senza farsi coinvolgere troppo e mantenendo anzi un certo distacco dai compagni e tendenza ad agire per conto proprio. Queste caratteristiche hanno determinato alcune scelte per quanto riguarda la programmazione e lo svolgimento delle attività: si è preferito ad esempio non insistere troppo sull’aspetto verbale, sul canto delle parole e sulla lettura dei testi, pur mantenendo queste attività. Il miglioramento delle capacità scolastiche relative la lettura e l’espressione verbale non rientrava tra gli obiettivi principali. Allo stesso tempo si è preferito privilegiare la comunicazione mediante l’elemento strettamente musicale NON VERBALE, soprattutto mediante l’uso degli strumenti e l’improvvisazione strumentale. Questa è stata sicuramente l’attività principale di tutti gli incontri. Essa è nata spontaneamente durante i primi incontri, quando si è visto che era un’attività molto gradita e che lasciava i ragazzi liberi di esprimersi senza costrizioni se non l’uso di semplici regole d’insieme come gli attacchi e le chiuse. Si sono poi aggiunti elementi più strutturati come i 73 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 precisi pattern ritmici che sono stati insegnati. Questo per fornire strumenti in più con cui esprimere la propria libertà, come fossero mattoncini Lego con cui costruire qualunque cosa si desideri. Si è vista con il trascorrere degli incontri una sempre maggiore varietà nella scelta degli strumenti, nell’utilizzare ritmi diversi, nell’uso stesso degli strumenti (non solo in un modo ma tenendoli al contrario, percuotendoli con le mani piuttosto che con i battenti, tenendoli in braccio o per terra, battendo forte o con la punta dei polpastrelli…). Ciò è sicuramente dovuto ad una creatività che è stata favorita e sviluppata attraverso il far musica insieme, ascoltandosi. La creatività non deve essere confusa con particolari doti o capacità di invenzione fantastica che in realtà molto individui non hanno: ogni individuo manifesta ed esprime se stesso proiettandosi liberamente e felicemente in una dinamica inventiva. L’autenticità dell’espressione creativa non appartiene solo agli artisti, ma ad ogni individuo. “Solo gli sciocchi identificano l’originalità creativa con lo straordinario ed il fantastico; gli altri riconoscono che la sua misura risiede nell’adibire oggetti consueti a usi ai quali non avevamo pensato”27. Non si può chiamare creativo un atto ripetitivo, che accolga stereotipi strutturati e li esegua in modo perfettamente uguale, ma è bene comunque chiarire che “l’atto creativo non scaturisce dal nulla, ma si muove nell’ambito dell’esperienza del soggetto e del suo ambiente di vita, permettendo originali strutturazioni di idee, comportamenti, materiali che in un modo o nell’altro hanno determinato o interessato l’esperienza esistenziale dell’individuo”28. Proprio l’ascolto dei compagni ha creato delle sinergie e dei momenti di dialogo veramente costruttivi: se all’inizio del percorso ognuno dei partecipanti suonava per sé, come fosse isolato, alla fine era evidente che ognuno ascoltava ciò 27 J. Dewey, Democrazia ed educazione, La nuova Italia, Firenze 1961. 28 G. L. Zucchini, Musica e Handicap – musicoterapia e tecniche psicomusicali per l’integrazione degli alunni handicappati, Editrice la Scuola, Brescia 1989. 74 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 che faceva l’altro e regolava il proprio ritmo sulla base di ciò che l’ascolto dell’altro gli comunicava, in una sorta di feedback virtuoso. La tirocinante stessa è stata spesso sorpresa da un momento musicale insolito venutosi a creare come per caso. Un’idea suggerita da qualcuno del gruppo che dava l’input per tutto ciò che avrebbero poi fatto gli altri. Una modalità leggermente diversa dal solito che cambiava inesorabilmente il corso dell’intera seduta. Uno degli obiettivi dell’intero corso era proprio quello di far sentire i ragazzi padroni del proprio spazio, liberi di gestirlo a proprio piacimento, di modificarlo, di sbagliare senza paura, sentendo che ogni idea che partisse da loro veniva accettata e messa in comune. Ci sono stati significativi cambiamenti anche a livello individuale: Antonio, da una situazione iniziale in cui utilizzava sempre e solo lo stesso strumento, è passato a sperimentarli quasi tutti, anche se non gli era espressamente richiesto. Non ha cantato una canzone intera, ma ne ha proposte due-tre a tutto il gruppo. Ha portato diversi cd da far ascoltare, ha registrato le improvvisazioni per poi condividerne l’ascolto, ha cercato su Internet dei testi e ne ha portate diverse copie per tutti. Sicuramente la sua capacità di ascolto di ciò che facevano gli altri è aumentata, come si deduce dagli ultimi incontri in cui rispondeva alle proposte musicali di Henry creando una sorta di dialogo con lui, mentre nei primi incontri ognuno suonava per suo conto, in modo slegato dagli altri. Henry è partito da una situazione in cui si mostrava un po’ isolato dagli altri, con cui comunicava a fatica. Suonava da solo per lungo tempo senza preoccuparsi di ciò che facevano gli altri, come se non ascoltasse ma seguisse solamente il suo ritmo interno. Diverse volte ha imposto a tutti il suo andamento, il suo fraseggio ritmico o melodico, specialmente nei lunghi assoli alla tastiera. Ma verso la fine ha 75 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 dimostrato di ascoltare maggiormente, addirittura in alcuni momenti ha solo ascoltato senza suonare, ha sperimentato strumenti diversi (mentre all’inizio si concentrava sempre sugli stessi), ha dialogato e duettato con i compagni, ha fatto loro provare la sua chitarra elettrica. Insomma, ha modificato in modo anche significativo i suoi moduli comportamentali, in risposta agli stimoli che gli venivano da tutto il gruppo. Paolo era partito da una situazione iniziale di estrema timidezza, dovuta anche al fatto di essere il più giovane. Quasi non parlava, non si muoveva se non interpellato, non faceva alcun gesto spontaneo, neppure togliersi la giacca se aveva caldo. Nel corso degli incontri, ha richiesto espressamente delle canzoni, ha portato una chitarra da far vedere e sentire ai compagni, ha provato tutti gli strumenti, ha duettato con i compagni, una volta ha addirittura interrotto la tirocinante che spiegava continuando a suonare anche al di fuori della consegna. Si spera che l’attività musicale abbia contribuito almeno un po’ a migliorare la fiducia in se stesso. Massimo aveva cominciato il corso mostrandosi teso, un po’ rigido, anche lui senza muoversi se non espressamente sollecitato, utilizzando gli strumenti in modo stereotipato e sempre gli stessi. Dopo alcuni incontri ha cominciato a sceglierne di diversi, fino ad utilizzarli tutti, anche a due per volta. Ha mostrato una sempre maggiore libertà e spontaneità, rivelando un aspetto allegro e giocoso. È chiaro che alcuni dei cambiamenti citati possono essere dovuti semplicemente al trascorrere del tempo tutti insieme, per cui facendo una qualsiasi attività di gruppo si sarebbe arrivati ad una risultato di maggiore confidenza e spontaneità tra i componenti. Bisogna però notare che tutto ciò è avvenuto nella quasi assenza di comunicazione verbale, limitata a pochissimi minuti nell’arco 76 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 delle due ore. Il linguaggio con cui i componenti del gruppo hanno comunicato era esclusivamente musicale, con ritmi e note al posto delle parole. La grammatica utilizzata è stata diversa, ma si è potuta chiaramente percepire una maggiore fluidità del discorso ed una sempre maggiore armonia all’interno di esso. Come un dialogo che all’inizio è sconnesso, tra stranieri che parlano una lingua diversa e, invece, poco a poco, cominciano a capirsi e a parlare la stessa lingua, comunicando in modo comprensibile a ciascuno. Di seguito si riportano i momenti in cui si sono verificati cambiamenti significativi nel normale svolgimento degli incontri: Antonio propone una variante sempre in quattro quarti aggiungendo una croma sul terzo quarto (TATTA un TA TATTA TA). Massimo e la tirocinante si adattano al nuovo ritmo. Henry continua la sua linea personale finché conclude con una successione di battiti veloci e forti a mani alternate ed un colpo secco. In questo modo, senza nessuna indicazione da parte della tirocinante, l’improvvisazione ha una sua conclusione.29 Si ferma il tamburo di Antonio. Il momento che si crea è molto intenso. Antonio ora torna alla chitarra, mentre Henry suona e Massimo gioca col bastone della pioggia. Chi dà l’andamento è Henry che suona molto dolcemente. Antonio lo segue pizzicando una corda alla volta e facendo lunghe pause tra un suono e l’altro. Sembra gli risponda e lo segua. Nel frattempo Massimo giocherella anche col sonaglio. Henry suona sempre più veloce e con la mano dirige i compagni mentre suona. Quando indica la fine del pezzo, scoppia un applauso finale da parte di tutti i presenti.30 29 Quinto incontro, pag. 48. 30 Sesto incontro, pag. 52. 77 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 Dopo un po’ Massimo realizza una variazione molto significativa: suona alternativamente due strumenti, cioè la conga che ha davanti con tre battiti e una pausa, poi altri due battiti sulla grancassa che ha di fronte. Sulla grancassa sono appoggiate le maracas. Il suono che si crea è un tonfo con l’eco delle vibrazioni degli strumentini soprastanti. Il ritmo è un tre quarti TATTA TA un / TA TA un. La prima battuta sulla conga, la seconda sulla grancassa. Molto interessante. In breve diventa lui la voce solista dell’improvvisazione.31 Antonio finalmente segue il testo e abbozza il canto. Non si sente, ma le labbra si muovono e segue fedelmente il testo della canzone da lui proposta32 L’incontro sembra ormai finito, ma c’è un finale a sorpresa, perché Massimo riprende il gioco di usare due tamburi alternando i battiti, Henry ricomincia a suonare da seduto, Paolo prende le bacchette e suona lo xilofono. Incredibilmente hanno ricominciato a suonare proprio sullo squillare della campanella di fine ora. La tirocinante canta insieme alla prof. di sostegno di Massimo. Antonio accompagna il ritmo con il tamburo col battente.33 Massimo dopo un po’ cambia strumento e prende il tamburo col battente facendo un ritmo molto scandito TATA’ un TATA’ un. Ora è lui lo strumentista che risalta di più. Antonio blocca per un po’ Henry e gli dà indicazioni su come proseguire l’andamento. Il ragazzo segue le sue indicazioni. L’insieme strumentale è molto più preciso ed omogeneo rispetto l’inizio degli incontri, si capisce che i 31 Ottavo incontro pag. 56. 32 Sempre ottavo incontro pag. 56, righe seguenti. 33 Ottavo incontro, pag. 58. 78 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 ragazzi si ascoltano molto di più e cercano di adeguare le loro performances uno all’altro.34 Quando Massimo batte l’ultimo colpo, succede un’altra cosa molto interessante: i suoi compagni proseguono e battono un colpo uno dopo l’altro. Comincia così un nuovo gioco, sorto spontaneamente: si suona un colpo solo a turno, in senso orario. Il gioco va avanti con sorprendente precisione ed attenzione da parte di tutti. A questo punto degli incontri l’intesa che si è creata all’interno dell’ensemble è davvero notevole.35 Henry a differenza di ciò che faceva all’inizio del corso comincia con battiti singoli, facilmente imitabili da tutti. Le prime sedute proponeva cellule ritmiche inimitabili perché lunghe e complesse.36 Henry ricomincia ad assumere una postura insolita. Accavalla le gambe e le mette di lato sul bracciolo, si rannicchia sulla sedia e guarda all’indietro. Per gran parte dell’incontro si limiterà ad osservare gli altri senza suonare37 Paolo comincia a tamburellare sulla conga, è l’unico che suona anche mentre la tirocinante spiega. È per lui un comportamento insolito e viene valutato positivamente, in quanto in precedenza il ragazzo aveva mostrato una notevole timidezza che ne aveva impedito qualsiasi gesto spontaneo.38 34 Decimo incontro, pag. 61. 35 Decimo incontro, pag. 62. 36 Tredicesimo incontro, pag. 67. 37 Quattordicesimo incontro, pag. 69. 38 Quattordicesimo incontro, pag. 69-70. 79 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 La canzone scelta è Chariot, altro successo della scorsa estate, dal ritmo più allegro. Si ascolta semplicemente, senza fare l’accompagnamento con gli strumenti.39 Henry invece non canta e non suona, si limita a dondolarsi sulla sedia e ogni tanto beve dalla bottiglietta d’acqua che si è portato, guardando spesso dietro, verso la prof. di sostegno di Massimo. Poi guarda anche Antonio e i due si sorridono, coinvolgendo nella risata anche la prof. e, di rimando, tutto il gruppo.40 Henry imprevedibilmente prende la grancassa a Paolo e usa la bottiglia di plastica dell’acqua come battente!41 Casualmente Massimo avvia l’accompagnamento automatico e si sente una melodia di Mozart. La tirocinante prende in mano il bastone della pioggia. Henry suona sul triangolo un colpo ogni tanto, come fosse il rintocco di una campana. Massimo blocca gli accompagnamenti automatici ed abbassa il volume della tastiera ulteriormente. Paolo e Antonio scuotono leggermente i relativi tamburelli. L’ultima improvvisazione del gruppo termina molto piano, sfumando all’unisono.42 Nella descrizione di Materiali e Metodi utilizzati non è stato mai menzionato il termine musicoterapia. Questo perché, nonostante l’intervento fosse palesemente musicoterapeutico, è stato espressamente chiesto dagli operatori scolastici di chiamarlo semplicemente corso di “musica”. In pratica queste due ore erano 39 Quattordicesimo incontro, pag. 70. 40 Quattordicesimo incontro, pag. 70. 41 Quattordicesimo incontro, pag. 71. 42 Quattordicesimo incontro, pag. 72. 80 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 considerate dai ragazzi un’altra materia, musica, appunto. Non una materia di valutazione scolastica, ma uno spazio libero in cui provare, sperimentare, eseguire brani di musica più o meno noti, insieme, come farebbe un gruppo musicale vero e proprio. L’obiettivo era quello di creare un gruppo che lavorasse insieme con una sua identità, e questo pare sia stato raggiunto, pur nei limiti che inevitabilmente ha la brevità dell’intervento. Il gruppo doveva poi fungere da supporto per ciascuno dei componenti, e del gruppo si ritiene dovessero far parte gli insegnanti di sostegno, gli educatori ed eventualmente altri elementi della scuola di volta in volta presenti. Pur non essendo fisicamente presenti sempre, gli altri componenti che non fossero i ragazzi hanno rappresentato un collegamento con l’ambiente in cui vivono i ragazzi stessi, la scuola. La scuola così ha visto e ha partecipato all’attività, nei suoi successi e nei suoi eventuali fallimenti, come un’esperienza da condividere. Questa partecipazione ha rappresentato anche un elemento di difficoltà, dato che i ragazzi si sentivano comunque osservati e a volte giudicati dai loro insegnanti. Escludere insegnanti ed educatori poteva essere un’altra opportunità, con conseguenze diverse. Poteva essere “meglio”, ma non è detto. Si è scelto di fare così perché i ragazzi potessero anche condividere l’esperienza con chi quotidianamente lavorava con loro, potessero raccontarla, parlarne anche dopo la sua conclusione. Tutto ciò usando un linguaggio specifico, la musica. Quale musica? Quella che veniva da loro direttamente, con le improvvisazioni, più o meno guidate perché come ogni linguaggio non è innato ma ha bisogno di apprendimento e pratica; quella che già era presente nella loro memoria, con le canzoni del repertorio proposte o da loro stessi o dall’esterno. 81 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 5 Bibliografia • AA.VV., Il superalbum BLU – 150 successi di italiani, Carisch, 2002. • AA.VV., Educazione musicale o musicoterapia? In Quaderni di musica applicata a cura di Mario Piatti, Edizioni Fonografiche e Musicali Pro Civitate Christiana, Assisi, 1982. • AA.VV., Il canzoniere 3000 – 200 testi con accordi. Successi italiani, successi internazionali, dance 80. Carisch, 2002. • Alvin Juliette, Music for the handicapped Child, Oxford University Press, London 1965, trad. italiana, la musica come terapia, Armando Editore, Roma, 1979. • Antonietti Alessandro, Lazzati Patrizia, Musicoterapia cognitiva – schede per l’attivazione di operazioni mentali di base attraverso il suono, Omega edizioni, 1992. • Benedetti Amedeo, Comunicazione e osservazione per musicoterapeuti, Associazione Italiana Studi Musicoterapia, Anno Accademico, 1996 – 1997. • Benenzon R. O., Manuale di musicoterapia. Roma: Borla,1984. • Benenzon R. O., Violeta Hemsy de Gainza, Gabriela Wagner, La nuova musicoterapia, Phoenix editrice Roma, 1997. • Benenzon R. O., Teoria della musicoterapia (contributi alla conoscenza del contesto non-verbale), edizione italiana a cura di Graziella Sosa, Verona, 1994. • Blanc Cinzia e Suvini Ferdinando, a cura di, La musicoterapia attraverso le esperienze – dalla realtà operativa alla ricerca. Interventi dal IV Congresso Nazionale di Musicoterapia Firenze, 26- 82 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 28 novembre 1999. In Biblioteca di civiltà musicale, LoGisma Firenze, 2001. • Bruscia K. E. (a cura di, 1991) Casi clinici di Musicoterapia (bambini e adolescenti). Barcellona, Phoenixville USA.Traduz. it. Roma: Ismez, 1995. • Concina Franco, a cura di, Antologia di successi, Carisch, 2002. • Delfrati Carlo, I colori della musica, La teoria e la pratica, Principato, 2003. • Di Franco, (2001) Le voci dell’emozione. Verso una pragmatica della musica come terapia. Roma, Ismez. • Giberti – Rossi, Manuale di psichiatria per studenti, medici, assistenti sociali, operatori psichiatrici. Quarta edizione interamente rielaborata, Piccin e Vallardi, 1996. • Lorenzetti L. M. (a cura di, 1987), Suono e comunicazione. Milano, Unicopli. • Lorenzetti Loredano Matteo, Dalla educazione musicale alla musicoterapia, G. Zanibon editore Padova, 1989. • Meltzer D., “Teoria psicoanalitica dell’adolescenza” in “quaderni di psicoterapia infantile”, 1, 1978. • Nomadi, Successi, Carisch, 2004. • Orff Gertrud, Musicoterapia - Orff - Un’attiva stimolazione allo sviluppo del bambino. Edizione italiana: Cittadella editrice, Assisi 1982, traduzione di Luigi Mauro. Titolo originale: Die Orff – Musiktherapie, 1974 by Kinder Verlag GMBH Munchen. • Postacchini P. L., Ricciotti A. Borghesi M.(1997), Lineamenti di musicoterapia. Roma, Carocci, 1997. 83 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES MARIA CRISTINA DEBBI – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2007 - 2008 • R. Murray Schafer, Il paesaggio sonoro, Ricordi, Unicopli, 1985. • Renzo Canestrari, Psicologia generale e dello sviluppo, CLUEB Bologna, 1984. • Valseschini Silvio, Psicologia della musica e musicoterapia, Armando Armando Editore, 1983. • Winicott D. W., Sviluppo affettivo e ambiente. Studi sulla teoria dello sviluppo affettivo. Roma, Armando, 1995. • Zini Maria Teresa, Miodini Stefania, Il gruppo – uno strumento di intervento nel sociale, Carocci editore, 2000. • Zucchini Gian Luigi, Musica ed handicap – musicoterapia e tecniche psicomusicali per l’integrazione degli alunni handicappati, editrice La scuola, Brescia, 1989. • Cremaschi Trovesi Elisabetta, Scardovelli Mauro, Il suono della vita – musicoterapia fra famiglia, scuola, società, Armando editore, Roma, 2005. 84