RETROVIRIDAE (Lentivirus) CARATTERISTICHE GENERALI - Forma: sferica - Diametro: 100 nm - Genoma: 2 molecole uguali di RNA monocatenario lineare 6 peso 4 6 x 10 dalton - Presenza di involucro esterno derivato dalla membrana plasmatica - Nucleocapside con simmetria elicoidale - Assemblaggio: citoplasmatico - 3 geni sempre presenti ed essenziali: gag – pol – env L’ordine genico è invariato in tutti i Retrovirus: 5’ – gag – pol – env – 3’ alcuni hanno geni addizionali. Tre sottofamiglie: Sottofamiglia Morf. Oncoviruses Tipo A Tipo B Tipo C Tipo D Esempi Intracisternal A Particles (non-infectious) Mouse Mammary Tumor (MMTV) Avian Sarcoma and Leukemia Murine Sarcoma and Leukemia Human T-cell leukemia virus (HTLV) Mason Pf izer monkey (MPMV) Lentiviruses Visna, HIV, SIV Spumaviruses Human Foamy virus (citopatico in vitro, non associato a malattia) HIV (human immunodeficiency virus) AIDS (Acquired Immuno-Deficiency Syndrome) 1980/81 - Segnalazione di focolai di polmonite da Pneumocystis carinii associata a segni evidenti di compromissione del sistema immunitario (immunodeficienza acquisita) in giovani adulti (per lo più maschi omosessuali: “gay pneumonia”) e definizione “clinica” della sindrome. 1983 - Isolamento in Francia (L. Montagnier) e in U.S.A. (R. Gallo) del retrovirus oggi denominato HIV (human immunodeficiency virus ) ed inizialmente etichettato: LAV (Lymphoadenopathy associated virus) o HTLV-III ( perché erroneamente ritenuto correlato ai retrovirus oncogeni umani già noti: HTLV-I e HTLV-II). 1985 - Disponibilità dei primi reattivi (preparazioni di antigeni virali) per la ricerca di anticorpi. 5 I virus responsabili dell’AIDS • Oggi sono noti due virus responsabili della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) umana: HIV-1 e HIV-2 • HIV-1 è diffuso in tutto il mondo ed è responsabile della maggior parte dei casi di AIDS • HIV-2 è presente soprattutto in Africa occidentale, nei Caraibi e nell’America meridionale ed è di gran lunga meno virulento • Virus analoghi, responsabili di sindromi assai simili (immunodeficienza acquisita), sono stati dimostrati anche in varie specie animali : scimmie (SIV), felini (FIV), etc. Caratteri generali di HIV-1 • HIV-1 appartiene alla sottofamiglia Lentivirinae della famiglia Retroviridae • I lentivirus hanno i caratteri generali dei retrovirus con i quali dividono gli aspetti essenziali del ciclo replicativo e l’organizzazione generale del genoma che presenta, però, in aggiunta ai “geni” fondamentali gag, pol ed env, una serie di “geni accessori e regolatori” che svolgono un ruolo essenziale nel ciclo replicativo del virus. HIV: ANATOMIA DEL VIRIONE HIV: ANATOMIA DEL VIRIONE From Gallo and Montagnier, Scientific American, 259:42, 1988. Le fasi del ciclo replicativo di HIV-1 comprendono: • L’attacco dell'antirecettore (gp120) presente all’esterno dell’envelope, al recettore (CD4) ed ai co-recettori (CCR5, CXR4, etc) delle cellule sensibili, seguito dalla fusione dell’envelope con la membrana cellulare e dalla penetrazione del nucleocapside virale nel citoplasma TROPISMO Il tropismo cellulare di HIV-1 In vivo: • Stipiti con capacità di crescere in CTL (stipiti linfotropi) • Stipiti con capacità di infettare i MP (stipiti MPtropi), In vitro • entrambi crescono bene in colture primarie di linfociti da sangue periferico Il tropismo cellulare di HIV-1 • Gli stipiti virali macrofago (MP)-tropi sono predominanti durante la fase asintomatica dell’infezione e si ritrovano costantemente durante il corso della malattia, il che suggerisce un loro ruolo essenziale nella persistenza dell’infezione • La maggior parte del virus presente nei tessuti extra-linfoidi ed extravascolari è associata ai MP Il tropismo cellulare di HIV-1 • Sebbene CD4 sia il recettore cellulare essenziale all’ancoraggio di HIV-1, esso non è sufficiente a consentirne la penetrazione intracellulare • Perchè si attivi il peptide fusogeno (gp41) e si inneschi la fusione dell’envelope virale con la membrana cellulare, l’antirecettore virale (gp120) ancorato al CD4 deve reagire con altre molecole di superficie (corecettori) Il tropismo cellulare di HIV-1 • Gli stipiti MP-tropi legano alla superficie dei MP il recettore CC-CKR5 (specifico per le chemochine RANTES, MIP 1-alfa e MIP 1-beta) che è essenziale per l’infettività degli stipiti MP-tropi • Analoga funzione anche i recettori 2b (CKR2b) e CKR3 (specifico per la chemochina “eotaxin”) che però hanno una espressione più ristretta Il tropismo cellulare di HIV-1 • Gli stipiti di HIV-1 linfotropi utilizzano come co-recettore la molecola di superficie già nota come LESTR (leukocyte expressed-seven transmembrane- domain-receptor) o “fusin” ed oggi denominata CX CKR4, che è il recettore per la chemochina SDF-1 (stromal cell-derived factor-1) Il tropismo cellulare di HIV-1 • Tutti e due i principali co-recettori (CC CKR5 e CX CKR4) sono espressi alla superficie dei linfociti da sangue periferico in coltura primaria, il che spiega la loro sensibilità alla infezione sia con stipiti linfo-tropi sia con stipiti MP-tropi Il tropismo cellulare di HIV-1 • La necessità di recettori di tipo CC o CX CKR, disponibili alla superficie delle cellule CD4+, per funzionare da co-recettori che consentano la fusione dell’envelope virale con la membrana cellulare, spiega perchè alcune chemochine (RANTES, MIP-alfa, MIP-1beta), legandosi ai rispettivi recettori ed impedendo l’attacco di gp120, possano avere azione “antivirale” Schema della interazione di HIV-1 con il recettore CD4 ed i diversi corecettori presenti alla superficie delle cellule sensibili Progenie virale Acquisizione del pericapside Rna (+) genoma Assemblaggio Trascrittasi inversa Endonucleasi/ integrasi Proteine strutturali Trascrizione AAAA TAR SpS Traduzione Proteine regolatrici Tat Rev RRE Proteasi Poliproteine Traduzione Replicazione Replicazione • La retrotrascrizione dell’ RNA del genoma virale in DNA (provirus) che viene poi circolarizzato ed integrato nel genoma cellulare, eventi favoriti da − la replicazione della cellula infetta − la attivazione della cellula infetta • La trascrizione del provirus con la produzione di RNA genomico e dei vari mRNA per la sintesi delle poliproteine virus-specifiche • La formazione delle varie proteine funzionali (proteasi), l’assemblaggio e la gemmazione dei virioni neoformati LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env Caratteri generali di HIV-1 Organizzazione del genoma Oltre ai geni “strutturali” gag, pol ed env, HIV possiede almeno altri sei geni con funzioni accessorie o regolatrici nel ciclo di replicazione virale LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env • “gag” (“group-Ag”) codifica le proteine del nucleo-capside o “core” virale, e la proteina della “matrice” virale • In HIV-1 − 24-kD (p24) che forma il capside virale − due proteine RNA-binding (p9/7 e p7/6) − la proteina (p17) della “matrice” virale ( ruolo nella “gemmazione”) LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev • env “pol “, codifica la DNA-polimerasi RNA-dipendente o trascrittasi inversa e gli altri enzimi (ribonucleasi H, proteasi, integrasi) associati al virione LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env Trascrittasi inversa (p51/p66) • Eterodimero • Primer: tRNAlys specifico • Sintesi DNA/RNA • Prodotto finale: dsDNA (provirale) LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env Proteasi PR (p11) • Omodimero • Proteasi aspartica • Asp-Thr-Ser_Gly • Indispensabile LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env Integrasi IN (p32) • Omodimero • Indispensabile LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env • “env” codifica una poliproteina di 88 kD (p88) che viene glicosilata a gp160 • La proteasi virale scinde il precursore gp160 nelle due glicoproteine dell’ envelope: gp120 e gp41 − gp120 è la glicoproteina esterna coinvolta nel riconoscimento e nel legame al recettore − gp41 è una proteina idrofobica che • garantisce l’ancoraggio di gp120 attraverso legami non covalenti, • è coinvolta nella fusione dell’envelope virale con la membrana cellulare LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env Geni “accessori” e “regolatori” di HIV-1 • L’espressione dei geni con funzioni accessorie o regolatrici comporta complesse operazioni di “splicing” dei relativi RNAmessaggeri LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env • “vif” (virion infectivity factor) codifica per p23, indispensabile per la produzione di virus extracellulare infettante (forse intervenendo nella elaborazione finale dei prodotti del gene “env” e nell’assemblaggio del “core” virale) • Virioni defettivi in “vif” sono scarsamente infettanti per i linfociti o i macrofagi umani se aggiunti alle colture come virus libero, ma si trasmettono ancora efficacemente da cellula a cellula LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env • “vpu” (virion protein U) presente solo in HIV-1, codifica una proteina di 15-16 kD che facilita il trasporto di gp120 verso la membrana cellulare. • Sebbene non essenziale per la replicazione di HIV-1, vpu sembra avere un ruolo nel corretto assemblaggio e nella liberazione dei virioni neoformati LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env • “vpr” (viral protein R) codifica una proteina di 14 kD che viene associata al virione neoformato, associata alla proteina p7/6 del nucleocapside • Sembra avere un ruolo importante nel favorire il trasporto intranucleare del complesso nucleoproteico virale (genoma e proteine associate) che provvederà alla integrazione del DNA provirale nel genoma cellulare LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env • “nef” (p27) (negative factor) − associato ad una minore efficienza della replicazione di HIV in colture di cellule − patogenicità attenuata in vivo degli stipiti nef –defettivi • Associata alla membrana cellulare, causa downregulation di CD4, provocandone la endocitosi e la degradazione nei fagolisosomi • Coinvolta nel trasporto di proteine e/o nel signaling di membrana LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env • “tat” (trans-activator of transcription) consiste di due distinti esoni che codificano una proteina di 14 kD • La proteina Tat è prodotta nella fase iniziale della trascrizione del provirus e agisce: − LTR 5’ aumentandone la attività − Transattivando la trascrizione di numerosi geni cellulari produttori di citochine, fattori di crescita, etc. anche in cellule non-infette (azione paracrina) LTR vif LTR tat vpu gag nef pol vpr rev env • “rev” (regulator of expression of virion proteins) ( due esoni), codificano per p19 che favorisce il trasferimento nucleo-citoplasmatico di RNA-m unspliced • La proteina Rev si lega agli m RNA virali in corrispondenza della sequenza RRE (Rev-responsive element) sita all’interno del gene env, proteggendoli dalle operazioni di splicing • Rev è essenziale per il trasferimento nel citoplasma dell’RNA genomico e degli m RNA per le proteine strutturali, limitando altresì, indirettamente, (attraverso il blocco della produzione di RNA-m spliced) l’espressione propria e quella delle altre proteine accessorie e regolatrici Variabilità genetica di HIV-1 • La trascrizione inversa non possiede i meccanismi di”controllo” presenti nella duplicazione del DNA e compie “errori” che si traducono nella comparsa di stipiti virali con caratteri diversi (quasi-specie) − nei diversi individui infetti − nelle diverse fasi della infezione dello stesso individuo • La “variabilità” è particolarmente evidente a livello di alcune zone di “env” mentre altri geni (ad es. tat) sono molto più “conservati” Varibilità genetica di HIV-1 • Genotipi: M (Main), N (New) e O (Outlier) • Nell’ M, sottotipi (clades): A-K • Elevato tasso di replicazionee di mutazione = variazione di esequenza • Fino al 20% di varibilità in env all’interno di un clade • La diversità in sequenza porzioni immunogeniche variate del virus Distribuzione geografica dei sottotipi di HIV-1 B B B B, C + others A, B + others C, B B C, E, B C, A, D, B, E + B La patogenesi dell’AIDS • L’infezione da HIV è ematogena (si trasmette per scambio di siringhe con tracce di sangue infetto, per via omo- ed eterosessuale, per trasmissione perinatale, attraverso la trasfusione di sangue o emoderivati infetti, etc.) Distribuzione dei casi di AIDS notificati in Italia, alla fine del 1° trimestre 1999, a seconda delle modalità di trasmissione dell’infezione (numero stimato di soggetti infetti: > 130.000) Tossicod. Omosess. Eterosess. Trasfus. Perinatal. Ignota • Quasi tutti (> 95%) i soggetti infetti sviluppano la malattia conclamata (con esito letale) dopo un lungo (anni) periodo di latenza clinica • Latenza clinica, però, non vuol dire latenza virale • L’infezione si accompagna ad una progressiva e sostenuta replicazione del virus (in particolare negli organi linfoidi) che, per tutto il periodo asintomatico, viene contrastata e contenuta dalla risposta immune dell’organismo, e ad una progressiva diminuzione dei linfociti T-CD4+ (normalmente circa 1.000/ l) Decorso tipico • Con la riduzione dei linfociti T-CD4+ al di sotto di una soglia critica (in genere, < 500/ l) e con la conseguente compromissione della capacità di risposta immune (soprattutto cellulo-mediata) inizia la fase sintomatica (AIDS) • Le manifestazioni cliniche fondamentali sono rappresentate dalla comparsa di infezioni “opportunistiche”, dalla comparsa di tumori non usuali (linfomi cerebrali primitivi, sarcoma di Kaposi epidemico) e dalla compromissione del SNC (AIDS dementia complex) La patogenesi dell’AIDS • La progressione verso la malattia è in rapporto − alla quantità di virus infettante − alla capacità replicativa del virus − ai caratteri fenotipici del virus (è più rapida con la comparsa di varianti rapid/high) − alla diminuzione nel numero dei linfociti T CD4+ (lisi dei CD4+ infetti) • La patogenesi dell’AIDS è multifattoriale e non è esclusivamente riconducibile alla diretta distruzione di elementi cellulari ad opera della infezione virale • Oltre alla diminuzione dei linfociti T CD4+, i soggetti infetti da HIV-1 presentano una serie di citopenie periferiche in rapporto ad una profonda compromissione delle capacità di sopravvivenza e di proliferazione dei progenitori ematopoietici (cellule CD34+) del midollo osseo e del sangue circolante • Le cellule CD34+, tuttavia, non sono suscettibili alla infezione da HIV-1 e la loro compromissione è soprattutto la conseguenza dell’aumento di TGF 1 endogeno, causato dalla interazione con gp120, e della esposizione al TGF- 1 esogeno iperprodotto dai MP stimolati da Tat. • Un meccanismo patogenetico analogo è alla base delle lesioni del SNC • I neuroni infatti non sono suscettibili alla infezione da HIV-1 e sono distrutti come conseguenza dell’azione “tossica” di proteine virusspecifiche (gp120) o di citochine o prodotti tossici elaborati dalle cellule accessorie (glia, astrociti) infette da HIV-1 • Nella comparsa di tumori non usuali e, in particolare, nella comparsa del sarcoma di Kaposi (angiosarcoma cutaneo) un ruolo essenziale sembra giocato dalla proteina Tat per le sue capacità di transattivare una serie di geni cellulari e di stimolare la replicazione cellulare attraverso segnali di membrana e da altri fattori (HHV-8 ?) I “long-term non progressors” < 5% di soggetti infetti da più di 10-12 anni non presenta segni di malattia o di compromissione della risposta immune e possiede un numero normale (o comunque superiore a 500/ l) di linfociti T CD4+ ? -minore capacità replicativa del virus infettante (ad es.: virus nef-defettivi) -elevata risposta immune ( MHC-I ristretta) dei linfociti T citotossici (CD8+) -iperproduzione di chemochine che bloccano i co-recettori -produzione di “fattori antivirali” (?) da parte dei linfociti T CD8+ -altro? La diagnosi di infezione da HIV L’ infezione da HIV, una volta verificatasi, si mantiene costantemente attiva Sieropositività = diagnosi di infezione "in atto" La diagnosi di infezione da HIV La ricerca di anticorpi nei confronti di HIV Saggio immunoenzimatico (Enzyme-linked Immuno-sorbent Assay o ELISA) preparazioni di antigeni virali le cui caratteristiche consentano la rilevazione di anticorpi nei confronti di HIV-1 e HIV-2 e per il sottotipo O di HIV-1 La diagnosi di infezione da HIV • Un risultato positivo all’ELISA va sottoposto ad esame "di conferma" Immunoblotting strisce con i diversi peptidi di HIV-1 e gp36 di HIV-2 La diagnosi di infezione da HIV • L’immunoblotting negativo o sicuramente positivo non lascia dubbi interpretativi e non prevede ulteriori indagini diagnostiche. La diagnosi di infezione da HIV Limiti della sierologia • 1) fase iniziale (3-4 settimane): la cosiddetta "finestra" iniziale • 2) neonati di madri infette da HIV (anticorpi sierici materni) • 3) in una modesta percentuale di soggetti: risultati "borderline” Diagnostica Virologica: ricerca del virus. La diagnosi di infezione da HIV • Isolamento del virus in colture di cellule indicata: − a) nel follow-up del paziente per il monitoraggio del fenotipo (sinciziogeno, a crescita rapida, etc.) dello stipite virale e/o della sua resistenza ai farmaci antiretrovirali − b) nel monitoraggio delle varianti antigeniche circolanti in un determinato territorio • Determinazione dell’ antigenemia (p24 nel sangue) • Determinazione dell’ RNAemia (RNA virionico o DNA pro-virale nel sangue) Il follow-up virologico del paziente • “viral load” il livello e l’ andamento nel tempo, rappresentano il criterio essenziale per: a) definire la necessità di farmaci antiretrovirali, b) giudicare l’efficacia del regime terapeutico in atto, c) valutare l’andamento dell’infezione sotto il profilo prognostico Per valutare il “viral load”: • 1 - determinazione quantitativa del DNA provirale mediante PCR (PCR) Indica l’ampiezza del “reservoir” di virus presente nell’organismo, non sempre correlata alla intensità della replicazione virale • 2 - determinazione della quantità di virus infettante presente nel sangue periferico misurata in colture di cellule in vitro • 3 - determinazione quantitativa di HIV-1 RNA nel plasma (mediante RT-PCR o metodi analoghi) Correlate alla infezione produttiva (replicazione) del virus Il follow-up virologico del paziente • Il numero di molecole di HIV-1 RNA/ml di plasma (insieme alla presenza di infezione “sintomatica” e/o al numero di linfociti T CD4+) è utilizzato per − decidere l’inizio della terapia con farmaci antiretrovirali − valutare l’ efficacia del regime terapeutico in atto, − valutare la prognosi della malattia La resistenza di HIV-1 ai farmaci antiretrovirali • Per replicare il genoma di HIV intervengono tre polimerasi: − Trasciptasi inversa virale − DNA pol − RNA pol 3x10-5 errori per base incorporata • Durante la prima fase dell’infezione, la popolazione virale sembra essere monoclonale, con sequenze nucleotidiche virali omogenee • In seguito, durante il corso della malattia la popolazione virale è disomogenea. Se non fosse per i mutanti resistenti, l’infezione potrebbe essere controllata. Sviluppo del vaccino - Problematiche • Varibilità genetica del virus • Replicazione rapida – elevato tasso di mutazione (mutanti che sfuggono al sistema immune • Latenza e persistenza • Infezione delle CD4 e compromissione immunitaria The HIV Vaccine Pipeline, February 2003 Trials completed or in progress > 30 phase I trials ~12 phase II 2 phase III 1 phase III completed Multiple phase I trials with novel candidates planned for 2003