BIVALIRUDINA per l'indicazione: pazienti con infarto del miocardio con innalzamento del tratto ST (STEMI) sottopposti a PCI primaria (18-01-2011) Specialità: Angiox (Nycomed Italia) Forma farmaceutica: • 10 flaconcini 250 mg - Prezzo: euro 6931.68 ATC: B01AE06 Categoria terapeutica: inibitori diretti della trombina Fascia di rimborsabilità: H-OSP Indicazioni ministeriali: Angiox è indicato come anticoagulante in pazienti adulti sottoposti ad intervento coronarico percutaneo (PCI), inclusi i pazienti con infarto miocardico con innalzamento del tratto ST (STEMI) sottoposti a intervento coronarico percutaneo (PCI) primario. Angiox è anche indicato per il trattamento di pazienti adulti con angina instabile/infarto miocardico senza innalzamento del tratto ST (UA/NSTEMI) nel caso di intervento di urgenza ed immediato. Angiox deve essere somministrato con aspirina e clopidogrel. Stato registrativo: Registrazione EMEA data: 22-10-2009 data AIC: 23-02-2011 Stato registrativo FDA: No Decisioni PTORV Data riunione: 18-01-2011 Decisione: Allargamento indicazioni Nota Ufficiale: Su richiesta motivata per singolo paziente come terapia anticoagulante nei pazienti sottoposti a intervento percutaneo (PCI), inclusi i pazienti con infarto miocardico con innalzamento del tratto ST (STEMI) sottoposti a PCI primaria e al trattamento dei pazienti con angina instabile/infarto miocardico senza innalzamento del tratto ST (UA/NSTEMI) sottoposti a PCI urgente, se a elevato rischio emorragico e a rischio trombotico intrastent medio basso. Deve essere somministrato con aspirina e clopidogrel. Non ha antidoto specifico. Commenti: Il farmaco è un inibitore diretto della trombina, già inserito in PTORV come alternativa alla eparina nella PCI coronarica. La Commissione, analizzati i dati a supporto delle nuove indicazioni, considerato che il farmaco viene riportato come alternativa terapeutica dalle linee guida internazionali, decide di approvare gli allargamenti chiedendo al Prof. Stritoni di riformulare la nota restrittiva PTORV. La proposta del Prof. Stritoni è la seguente: “Su richiesta motivata per singolo paziente come terapia anticoagulante nei pazienti sottoposti a intervento percutaneo (PCI), inclusi i pazienti con infarto miocardico con innalzamento del tratto ST (STEMI) sottoposti a PCI primaria e al trattamento dei pazienti con angina instabile/infarto miocardico senza innalzamento del tratto ST (UA/NSTEMI) sottoposti a PCI urgente, se a elevato rischio emorragico e a rischio trombotico intrastent medio basso. Deve essere somministrato con aspirina e clopidogrel. Non ha antidoto specifico”. File: DECISIONE CTR DEL 18 GENNAIO 2011 _ Bivalirudina.pdf Inquadramento della patologia L'infarto del miocardio viene descritto come sindrome coronarica acuta caratterizzata dalla presenza della troponina (proteina miofibrillare del muscolo scheletrico) liberata in corso di necrosi e della presenza dell'enzima CK-MB, specifico per l'infarto del miocardio. Si distinguono due tipologie: infarto miocardico con sovraslivellamento del tratto ST (STEMI) e infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI) [1]. Tutti i pazienti con infarto miocardico acuto con sopraslivellamento ST (STEMI) dovrebbero essere sottoposti a rapida valutazione per instaurare un trattamento di riperfusione. Ad oggi, le strategie atte a conseguire una rapida e completa riperfusione miocardica durante l'infarto miocardico acuto sono la trombolisi e l'angioplastica coronarica (PCI) primaria, le quali vengono scelte, di volta in volta, in base a criteri clinici (tempo insorgenza sintomi, rischio clinico ed emorragico) ed all'organizzazione logistica contingente. La PCI primaria consente la ricanalizzazione meccanica del vaso di necrosi e negli studi randomizzati ha mostrato notevoli vantaggi rispetto alla fibrinolisi nel ridurre gli eventi cardiaci precoci o tardivi e nel preservare una maggior parte di tessuto miocardio a rischio [2]. Caratteristiche del prodotto La bivalirudina è un inibitore diretto e specifico della trombina che si lega sia al sito catalitico sia all’esosito che lega gli anioni della trombina sia in fase liquida che legata al coagulo [3]. La trombina svolge un ruolo centrale nel processo trombotico, in quanto agisce scindendo il fibrinogeno in monomeri di fibrina e attivando la conversione del Fattore XIII a Fattore XIIIa, permettendo che la fibrina sviluppi una rete di legami incrociati covalenti che stabilizza il trombo. La trombina inoltre attiva i Fattori V e VIII, promuovendo un’ulteriore generazione di trombina, ed attiva le piastrine, stimolando l'aggregazione ed il rilascio del contenuto dei granuli. La bivalirudina inibisce ognuno di questi effetti della trombina. Il legame della bivalirudina con la trombina, e quindi la sua attività, è reversibile poiché la trombina scinde lentamente il legame Arg3-Pro4 della bivalirudina, con conseguente ripresa della funzionalità del sito attivo della trombina. Quindi, la bivalirudina inizialmente funge da inibitore completo non-competitivo della trombina, ma si trasforma con il tempo in un inibitore competitivo, permettendo a molecole di trombina inizialmente inibite di interagire con altri substrati della coagulazione e, se necessario, di consentire la coagulazione. L'eliminazione del farmaco segue un processo di primo ordine con un' emivita terminale di 25 + - 12 minuti in pazienti con funzionalità renale normale. La dose raccomandata di bivalirudina per pazienti sottoposti a PCI consiste in un bolo endovenoso di 0,75mg/kg, seguito immediatamente da un’infusione endovenosa di 1,75 mg/kg/ora almeno per la durata della procedura. L’infusione può essere continuata fino a 4 ore dopo l’intervento coronarico percutaneo in base alle esigenze cliniche. Linee guida di trattamento esistenti Le recenti linee guida europee del 2010 [2], nate dalla collaborazione della società europea di cardiologia (ESC) e della società europea di chirurgia cardio-chirurgica (EACTS), raccomandano come terapia anticoagulante, nei pazienti STEMI, in caso di intervento di rivascolarizzazione miocardica il ricorso alle seguenti strategie terapeutiche: - bivalirudina in monoterapia, livello di raccomandazione I-B - UFH (eparine non frazionate) con livello di raccomandazione I-C - fondaparinux con livello di raccomandazione III-B Relativamente alla terapia anticoagulante le linee guida raccomandano il ricorso ad aspirina, clopidrogrel o prasugrel e l'associazione con un inibitore GP IIb/IIIa nei pazienti con evidenze di trombosi coronarica. Tra i GPI le linee guida raccomandano: abciximab (liv di raccomandazione IIaA), tiorofiban o eptifibatide (liv di raccomandazione IIaB). Le linee guida americane AHA/ACC aggiornate al 2009 [4] raccomandano il ricorso a bivalirudina come alternativa al trattamento con eparine non frazionate con livello di evidenza IB nei pazienti STEMI che devono essere sottoposti a PCI e con elevato rischio di sanguinamento. Trattamenti alternativi L'alternativa terapeutica a bivalirduina, nei pazienti con infarto acuto del miocardio con sopraslivellamento del tratto ST che vengono sottoposti a PCI è rappresentata dall'associazione di eparine non frazionate in associazione ad un inbitore delle glicoproteine IIb/IIIa (GPI). Tra i GPI le linee guida raccomandano il ricorso a abciximab in quanto tirofiban e eptifibatine non presentano l'indicazione in label per questa tipologia di pazienti. Principio attivo Indicazioni terapeutiche PTORV Eparina sodica / calcica Profilassi e terapia della malattia tromboembolica venosa e arteriosa. si Abciximab In associazione con eparina ed acido acetilsalicilico, per: 1 - Intervento sull’albero coronarico per via percutanea si, con nota limitativa: nei Laboratori di Emodinamica ove si eseguono gli interventi di angioplastica coronaria (PCI) censiti dalla Società Italiana di Per la prevenzione delle complicanze cardiache di tipo ischemico in pazienti sottoposti ad intervento sull’albero coronarico per via percutanea (angioplastica con palloncino, aterectomia e stent). 2 - Angina instabile Per la riduzione del rischio a breve termine (1 mese) di infarto del miocardio, in pazienti con angina instabile che non rispondono alla terapia medica convenzionale completa e che sono candidati a un intervento sull’albero coronarico per via percutanea. Tirofiban Cardiologia Invasiva GISE e nei Presidi Ospedalieri (con U.O.C. di Cardiologia o UTIC) ad essi connessi in rete per la terapia dell'infarto miocardio acuto con angioplastica coronaria (PCI) primaria o rescue. si, con la nota limitativa: da utilizzare nelle sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento del tratto ST Indicato per la prevenzione a breve termine di (angina instabile, infarto non Q infarti del miocardio in pazienti con angina instabile NSTEMI con ultimo episodio di dolore o infarto miocardico non-Q con l’ultimo episodio di entro 12 ore) e in presenza di segni dolore toracico che si manifesta entro le 12 ore e indicativi di elevato rischio con alterazioni all’ECG e/o enzimi cardiaci elevati. (sottoslivellamento del tratto ST, I pazienti che più verosimilmente traggono beneficio positività del test alla troponina, dal trattamento con AGGRASTAT, sono quelli ad alto mancata efficacia alla terapia rischio per lo sviluppo di infarto miocardico entro i convenzionale, segni di disfunzione primi 3-4 giorni successivi l’inizio dei sintomi di ventricolare sinistra durante l'angina, angina acuta compresi, ad esempio, coloro che ecc.). Il farmaco deve essere utilizzato probabilmente saranno sottoposti ad una precoce in associazione alla terapia A.S.A. e ad PTCA (PTCA = percutaneous transluminal coronary eparina in assenza di controindicazioni angioplasty) maggiori per rischi emorragici, in pazienti ricoverati in Unità di Terapia Intensiva Cardiologica, in Unità di Terapia Intensiva Generale. si, con la nota limitativa: da utilizzare nelle sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento del tratto ST Indicato per la prevenzione di infarti del miocardio (angina instabile, infarto non Q in fase iniziale in soggetti adulti affetti da angina NSTEMI con ultimo episodio di dolore instabile o infarto del miocardio non Q che hanno avuto l’ultimo episodio di dolore toracico nelle entro 12 ore) e in presenza di segni ultime 24 ore, e con modifiche indicativi di elevato rischio dell'elettrocardiogramma (ECG) e/o valori degli (sottoslivellamento del tratto ST, positività del test alla troponina, enzimi cardiaci superiori alla norma. Eptifibatide I pazienti che possono più probabilmente ottenere mancata efficacia alla terapia un beneficio dal trattamento con INTEGRILIN sono convenzionale, segni di disfunzione quelli ad alto rischio di sviluppare infarto del ventricolare sinistra durante l'angina, miocardio entro i primi 3-4 giorni dalla comparsa dei ecc.). Il farmaco deve essere utilizzato sintomi di angina acuta, includendo per esempio in associazione alla terapia A.S.A. e ad quelli che potrebbero essere sottoposti ad una PTCA eparina in assenza di controindicazioni precoce (Angioplastica Coronarica Percutanea maggiori per rischi emorragici, in Transluminale) pazienti ricoverati in Unità di Terapia Intensiva Cardiologica, in Unità di Terapia Intensiva Generale. Dati di efficacia Lo studio pivotal per questa indicazione è lo studio HORIZON-AMI che aveva come obiettivo quello di confrontare l'efficacia della monoterapia con bivalirudina, rispetto all'associazione di eparine non frazionate (UFH) ed inibitori delle glicoproteine IIb/IIIa (GPI) in terimini di prevenzione di eventi ischemici e di sanguinamenti [5]. Lo studio ha arruolato 3602 pazienti adulti con infarto acuto del miocardio e sopraslivellamento del tratto ST che dovevano essere sottoposti a intervento di PCI e li ha randomizzati 1:1 a ricevere l'associazione UFH e GPI o la monoterapia con bivalirudina. I pazienti potevano essere stati trattati con eparina non frazionata prima della randomizzazione, che doveva essere interrotta almeno 30 minuti prima dell'inizio della somministrazione di bivalirudina. Ai pazienti del braccio bivalirudina era concesso il trattamento con GPI in soli 2 casi: in caso di presenza di un trombo gigante adiacente allo stent o nelle coronarie dopo la PCI, o in caso di assenza continuata di flusso sanguineo (TIMI flow 0-1). La maggioranza dei pazienti al momento del ricovero era trattata anche con terapia antiaggregante a base di ASA e tienopiridine (clopidrogrel o ticlopidina). Il trattamento con bivalirudina era fatto iniziare con un bolo di 0,75 mg/kg, seguito con un'infusione di 1,75 mg/kg/ora, somministrata per tutta la durata dell'intervento di PCI e continuata poi a discrezione del clinico al dosaggio ridotto di 0,25 mg/kg/ora. Nel braccio di controllo l'eparina è stata somministrata al dosaggio di 60 UI/kg mentre i GPI (abciximab o eptifibatide) erano somministrati al dosaggio raccomandato e la scelta del principio attivo era a discrezione del clinico. L'obiettivo primario dello studio consisteva nella valutazione di un endpoint composito di eventi avversi clinici (NACE), che combinava i sanguinamenti maggiori e gli eventi ischemici quali: ictus, morti, reinfarti, ed eventi di trombosi venosa renale (TEV), valutato nei 30 giorni dalla randomizzazione. Altri obiettivi erano la valutazione separata dei due endpoint: sanguinamenti maggiori ed end point composito di eventi ischemici. La randomizzazione era stata stratificata per i seguenti parametri: uso di eparina prima della procedura (uso vs non-uso), dosaggio di tienopiridine (clopidrogrel 600 mg vs clopidrogrel 300 mg vs ticlopidina 500 mg), GPI utilizzato (abciximab vs eptifibatide) e localizzazione dello studio (USA e non-USA). Il 66% dei pazienti del braccio bivalirudina e il 76% del braccio di controllo aveva ricevuto eparine non frazionate prima della randomizzazione. Nella popolazione intention to treat (ITT), che includeva tutti i pazienti randomizzati, l'obiettivo primario NACE è stato raggiunto da una percentuale significativamente inferiore dei pazienti del braccio bivalirudina rispetto ai pazienti del braccio di controllo (9.2% vs 12.1% rispettivamente). Questo risultato è dovuto principalmente alla riduzione dell'incidenza di sanguinamenti maggiori, che è stata del 4,9% nei pazienti trattati con bivalirudina rispetto al 8,3% nei pazienti trattati con eparina e GPI. Relativamente all'endpoint di eventi ischemici (MACE), l'incidenza di eventi avversi di tipo ischemico è risultata simile nei due bracci di trattamento, ma è stata dimostrata una riduzione statisticamente significativa delle morti per eventi cardiovascolari nel braccio bivalirudina rispetto al comparator (incidenza a 30 giorni di 1.8% vs 2.9% rispettivamente, RR 0.62, IC 95%: 0.40 - 0.95) ed una riduzione statisticamente significativa delle morti per ogni causa (2.1% bivalirdina vs 3.1% eparina + GPI, p=0.047). Nelle prime 24 ore si sono registrati 19 eventi di trombosi dello stent in più nei pazienti in trattamento con bivalirudina rispetto ai pazienti del braccio di controllo (1.3% vs 0.2%, p=0.0002), tuttavia questa differenza non si è mantenuta nell'analisi a 30 giorni in quanto nell'arco di tempo tra le 24 ore e i 30 giorni si sono verificati 11 eventi in più nel braccio eparina rispetto al braccio bivalirudina con una differenza d'incidenza complessiva a 30 giorni non statisticamente significativa (1.1% braccio bivalirudina vs 1.7% braccio eparina, p=0.15). L'EMA nella Scientific Discussion [6] ha sottolineato come l'incidenza di eventi di trombosi dello stent sia correlata ad una maggior mortalità nel braccio di confronto rispetto al braccio bivalirudina, infatti solo 3 decessi nei pazienti in trattamento con bivalirudina sono avvenuti in conseguenza di una trombosi dello stent, rispetto a 17 registrati nel braccio di confronto. Ciò è spiegato con il fatto che nel braccio bivalirudina gli eventi di trombosi dello stent sono incorsi prevalentmente nelle prime 24 ore, durante le quali i pazienti erano ancora ospedalizzati e ricevevano quindi un monitoraggio intensivo con possibilità di intervento immediato (l'incidenza di rivascolarizzazioni del vaso target nelle prime 24 ore è stata del 2.2% nel braccio bivalirudina vs al 1.3% del braccio di controllo). La minor incidenza di decessi per cause cardiovascolari nel braccio bivalirudina è quindi correlata alla maggior incidenza di trombosi venosa dello stent avvenute nelle prime 24 ore, rispetto a quelle del braccio di controllo che sono avvenute in un periodo successivo, in cui i paienti erano già dimessi e quindi meno monitorati. Sono stati pubblicati successivamente anche i risultati dell'analisi predefinita ad un anno di trattamento [7], in cui gli eventi NACE, conteggiati complessivamente, si sono mantenuti statisticamente inferiori nel braccio bivalirudina rispetto al braccio di controllo (15.6% vs 18.3% rispettivamente) ed anche in questo caso ciò è stato determinato prevalentemente alla minor incidenza di sanguinamenti registrata nel braccio bivalirudina (5.8% vs 9.2% per bivalirudina ed eparina rispettivamente). Referenza Pazienti e trattamento Disegno / fase Misure di esito End point primario: - NACE (end point 3602 pz >18 anni, compostio netto di arruolati nelle 12 ore eventi avversi clinici: RCT, singolo dell'insorgenza dei Stone G.W. MACE + sinomi, con STEMI, cieco, et al, NEJM sanguinamenti che erano sottoposti multicentrico, 2008 maggiori) analisi ITT, di non a PCI primaria. studio End point secondari: inferiorità e di Trattamento: HORIZONS- sanguinamenti superiorità / III - UFH + GPI AMI [5] maggiori (N=1802) - MACE - bivalirudina valutazione a 30 (N=1800) giorni dalla randomizzazione. Risultati principali Jadad score* - NACE: 9.2% bivalir vs 12.1% UFH + GPI, RR: 0.76 (IC 95% 0.630.92, p=0.005) - sanguinamenti 3 maggiori: 4.9% bivalir vs 8.3% UFH + GPI, RR: 0.60 (IC 95% 0.46 - 0.77, p=0.005) End point primario: - NACE (end point - NACE: 15.6 % compostio netto di bivalir vs 18.3% eventi avversi clinici: UFH + GPI, RR: Mehran R. et MACE + 0.83 (IC 95% 0.71al, sanguinamenti Follow up ad 1 anno 0.97, p=0.022) Lancet 2009 maggiori) 3 - sanguinamenti dello studio studio End point secondari: maggiori: 5.8 % HORIZON HORIZONS- sanguinamenti bivalir vs 9.2 % UFH AMI [7] maggiori + GPI, RR: 0.61 (IC - MACE 95% 0.48 - 0.78, valutazione ad 1 anno p<0.0001) dalla randomizzazione. *Jadad Scale: strumento per la verifica della qualità della pubblicazione; si basa sulla considerazione che i tre elementi principali che devono essere riportati per avere maggiori garanzie sulla buona qualità di uno studio clinico siano la randomizzazione, la condizione di doppia cecità, e la gestione dei drop-out. Si considerano buone le pubblicazioni che ottengono almeno 3 punti, mentre si considerano di scarsa qualità quelle che raggiungono un punteggio uguale o inferiore a due. UFH: eparine non frazionate; GPI: inibitori delle glicoproteine IIb/IIIa, NACE: net adverse clinical events, end point composito di sanguinamenti maggiori e MACE; MACE: end point composito di morte per ogni causa, reinfarto, ictus, trombosi venosa renale; Dati di sicurezza L'incidenza globale di eventi avversi nello studio HORIZON-AMI è stata simile nei 2 gruppi di trattamento (55.5% per il braccio bivalirudina vs 57% per il braccio UFH/GPI). Eventi avversi seri sono stati registrati nel 15% dei pazienti trattati con bivalirudina e nel 17% dei pazienti trattati con eparina e quelli che hanno causato l'interruzione del trattamento sono stati lo 0,7% e lo 0,6% rispettivamente [6]. L'endpoint primario di sicurezza dello studio pivotal era rappresentato dai sanguinamenti maggiori non correlati a CABG (procedura di inserimento di bypass coronarico) misurati con la scala ACUITY che comprendeva i seguenti eventi emmorragici: sanguinamenti intracranici, retroperitoneali, intraoculari, emmorragia al sito di accesso che ha richiesto l'intervento medico, ematoma con diametro di almeno 5 cm, riduzione dei livelli di emoglobina di almeno 3g/dl in una ferita aperta o di 4g/dl senza ferita aperta, reintervento per sanguinamento o trasfusione. Altri parametri di sicurezza che sono stati analizzati nello studio sono stati: l'incidenza degli eventi di trombosi dello stent, l'incidenza di eventi di sanguinamento minore (secondo le scale di valutazione TIMI e GUSTO) e gli altri eventi avversi riportati dagli sperimentatori. L'incidenza di decessi e dei principali eventi avversi nella popolazione ITT a 30 giorni è descritta in tabella. BIVALIRUDINA (N=1800) P value Sanguinamenti maggiori (non correlati a CABG) 8.3% 4.9% <0.001 Sanguinamenti maggiori (inclusi correlati a CABG) 10.8% 6.8% <0.001 Sanguinamenti minori (scala TIMI) 4.6% 2.8% 0.006 Sanguinamenti moderati (scala GUSTO) 5.0% 3.1% 0.002 Trombocitopenia severa (<50.000 piastrine/mm2) 0.9% 0.3% 0.02 Trombocitopenia moderata (<100.000 piastrine/mm2) 2.9% 1.1% 0.003 Eventi cardiovascolari maggiori 5.5% 5.4% 0.95 Morti 3.1% 2.1% 0.047 Morti per cause cardiovascolari 2.9% 1.8% 0.03 Reinfarti 1.8% 1.8% 0.90 Rivascolarizzazione di vaso target per ischemia 1.9% 2.6% 0.18 Ictus 0.6% 0.7% 0.68 Eventi avversi UFH+GPI (N=1802) sanguinamenti minori scala TIMI: sanguinamenti osservati con decremento > 3 g/dl della concentrazione di emoglobina (o decremento dell'ematocrito > 9%); sanguinamenti non osservati con decremento > 4 g/dl della concentrazione di emoglobina (o decremento dell'ematocrito > 12%) sanguinamenti minori scala GUSTO: sanguinamenti che hanno richiesto trasfusioni di sangue ma non hanno dato compromissioni emodinamiche Indicazione studi in corso Uno studio in corso di fase IV in aperto, non randomizzato, si sta svolgendo in Italia, con l'obiettivo di confrontare due diverse strategie terapeutiche nella prevenzione di eventi ischemici nei pazienti STEMI sottoposti a PCI [8]. Le due strategie terapeutiche prevedono il ricorso all'associazione di bivalirudina e prasugrel rispetto ad abciximab in associazione a clopidrogrel in termine di riduzione di eventi avversi cardiovascolari e di sanguinamenti maggiori. Lo studio prevede l'arruolamento di 800 pazienti. Altri report HTA Il report dello Scottish Medicine Consortium raccomanda bivalirudina nei pazienti adulti che si sottopongono a PCI primaria per infarto acuto del miocardio con sopraslivellamento del tratto ST [9]. Il trattamento deve essere riservato a quei pazienti che potrebbero essere trattati con eparina in associazione a GPI IIb/IIIa, mentre non rappresenta un'alternativa ad eparina da sola. Secondo il report, in questa tipologia di pazienti, bivalirudina rispetto a eparina in associazione a GPI, ha dimostrato un tasso inferiore di eventi di sanguinamento maggiore, morti cardiovascolari e trombocitopenia. La ditta ha presentato un'analisi costo utilità, in cui i dati di efficacia sono stati estrapolati dallo studio HORIZONAMI. E' stato costruito un modello di analisi decisionale mediante un modello di Markov, con un orizzonte temporale lifetime. Nel base case, bivalirudina è risultata essere l'alternativa dominante rispetto a eparina e GPI, con un risparmio di £567 e un guadagno di 0.09 QALY per paziente. Le criticità relative a questa analisi riguardavano la generabilità di alcuni aspetti dello studio HORIZON, ed in particolare il fatto che nella pratica clinica in Scozia il GPI più utilizzato risulta essere il tirofiban (che non è stato utilizzato nello studio HORIZON) e il sito di accesso per la procedura di PCI che nella pratica clinica è soprattutto quello radiale, che nello studio è stato effettuato solo nel 5.9 % dei pazienti. Un'analisi di sensibilità che ha considerato il 100% dei pazienti trattati con tirofiban e con PCI con accesso femorale è risultata in un ICER di £5.069 per QALY per bivalirudina rispetto ad eparina e GPI. Anche in questo caso bivalirdina si è dimostrata quindi costo-efficace. Il report dell'Agenzia francese HAS è favorevole al rimborso del farmaco per l'indicazione in esame [10]. Per quanto riguarda il giudizio in merito all'innovatività e al valore terapeutico (Amelioration de service medicale rendue, ASMR), l’agenzia ha attribuito un miglioramento nullo (livello V*) indice di nessun miglioramento rispetto alle alternative terapeutiche. * Il report HTA francese classifica il beneficio terapeutico apportato dal trattamento su una scala da I a V, dove I è considerato un beneficio significativo mentre V rappresenta l'assenza di miglioramento. Analisi economiche L'unica analisi economica reperita è un poster presentato al Congresso Europeo ISPOR del 2009 [11], in cui è descritta un'analisi costo utilità svolta in UK che ha confrontato bivalirudina all'associzione UFH e GPI, estrapolando i dati di efficacia dallo studio HORIZON. E' stato costruito un modello ad albero decisionale combinato ad un modello di Markov per poter prevedere gli eventi a lungo termine. Gli anni di vita rimanenti, i costi dei trattatmenti, e gli altri costi associati alla patologia sono stati estrapolati dalle banche dati UK. E' stato applicato un tasso di sconto del 3,5%. Nel base case bivalirdina è risultata la strategia dominante, con un risparmio di £450 per paziente (£12.318 vs £12.769) ed un guadagno di 0.09 QALY (6.05 vs 5.96). L'analisi di sensibilità ha dimostrato che i i parametri che maggiormente influenzano i risultati sono il tempo di ricovero e il GPI utilizzato (eptifabide o abciximab), tuttavia i risultati dimostrano che bivalirdina rimane dominante o almeno costo efficace in tutte le analisi di sensibilità condotte. L'analisi probabilistica indica che bivalirduina risulta dominante nel 95,6% dei casi ipotizzati (9.557 du 10.000). Un importante limite di questa analisi sta nel fatto che è stata pubblicata solo come poster e questo ne limita la possibilità di valutare circa la generalizzabilità e la trasferibilità dei risultati. Popolazione target La ditta ha riportato i dati relativi alle procedure di PCI eseguite nel 2008 in Veneto [12], secondo il report GISE. Sono state eseguite un totale di 8834 procedure di cui 1788 interventi di PCI primaria. Stimando un incremento del 3% annuo sono state previste per il 2011 un numero di 9725 PCI di cui 2175 PPCI. Sempre da stime della ditta, il numero di pazienti che potrebbero beneficiare del trattamento con bivalirudina è il 4,3% del totale delle procedure della regione Veneto, che secondo le stime per l'anno 2011 è di 420 pazienti/anno. Analisi dei costi (costi delle alternative, potenziale impatto di budget etc) Il costo del trattamento con bivalirudina è variabile in base alla durata dell'intervento di PCI e dell'eventuale prosecuzione della terapia a seguito dell'intervento, che da scheda tecnica può proseguire per ulteriori 4 ore. Si può considerare un costo medio di € 644,40, che prevede l'utilizzo di 2 fiale di farmaco e comprensivo dell'eventuale spreco di farmaco. La ditta calcola un costo di € 396,29 che considera il consumo di 1,23 fiale (come media da studio HORIZON-AMI), tuttavia il costo così calcolato non tiene conto dell'eventuale spreco di farmaco. L'alternativa in questa indicazione è rappresentata dall'associazione di abciximab ed eparina non frazionata, con un costo in linea con quello di bivalirduina. Le ulteriori alternative (l'associazione di tirofiban o eptifitabide ed eparina non frazionata) presentano invece dei costi nettamente inferiori. Tabella costi dei singoli principi attivi: Principi attivi Confezione Prezzo ex factory al netto degli sconti obbligatori Prezzo al 50% o prezzo da gara regionale Bivalirudina 10 flaconi da 250 mg € 3.221,92 --- Abciximab 1 fl da 5 ml, 10mg/5ml --- € 231,79 Tirofiban 1 fl 50 ml, 0,25mg/ml € 159,30 --- Eptifibatide 1 fl 100 ml, 0,75mg/ml € 58,17 --- Eparina sodica 10 fl, 25000 UI/5ml --- € 3,09 Costo della terapia: Principio attivo Dosaggio bolo ev di 0.75 mg/kg seguito da infusione Bivalirudina 1,75mg/kg/ora almeno per la durata della PCI Costo all'ospedale per Spreco di Note trattamento di farmaco 1 pz € 322,20 966,57 medio € 644,40 Il dosaggio è stato calcolato per un paziente di 70 kg, con l'utilizzo di 2 fl da 250 mg. E' stata considerato un tempo di intervento di PCI di 30 minuti. € 175 - € E' stato calcolato un costo minimo 188 che considera l'utilizzo del farmaco solo durante la procedura di PCI ed un costo massimo che considera l'utilizzo di bivalirudina per 4 ore dopo l'intervento (come da scheda tecnica). Costo delle alternative: Costo all'ospedale per Spreco di Note trattamento di 1 farmaco pz Principio attivo Dosaggio Abciximab + eparina sodica bolo di 0,25 mg/kg seguito da infusione di 0,125 mcg/kg/min per 12 ore dosaggio variabile a seconda del € 695,37 tempo di coagulazione, bolo € 3,09 iniziale non superiore a 7.000 UI poi dosato per mantenere ACT tra 200 a 250 s € 143,71 Il dosaggio è stato calcolato per un paziente di 70 kg, con l'utilizzo di 3 fl di abciximab e di una fl da 25.000 UI di eparina sodica € 11,00 52,25 Il dosaggio è stato calcolato per un paziente di 70 kg, con l'utilizzo di 1 fl di tirofiban e di una fl da 25.000 UI di eparina sodica bolo di 180 mcg/kg seguito da un secondo bolo 10 min dopo il primo e da infusione ev di 2 € 116,34 - 174,51 € 28,00 mcg/kg/min per 12-18 ore € 3,09 38,00 5.000 UI iniziali seguiti da 1.000 UI/ora Il dosaggio è stato calcolato per un paziente di 70 kg, con l'utilizzo di 2 o 3 fl di abciximab e di una fl da 25.000 UI di eparina sodica infusione di 0,4 mcg /kg/min per 30 minuti seguita da un' Tirofiban + infusione di mantenimento di 0,1 € 159,30 eparina € 3,09 mcg /kg/min per 18-24 ore. sodica 5.000 UI iniziali seguiti da 1.000 UI/ora Eptifibatide + eparina sodica Impatto di budget: La ditta riporta una valutazione dell'impatto economico dell'utilizzo della bivalirudina in pazienti affetti da infarto acuto del miocardio (STEMI) che si sottopongono ad un intervento di rivascolarizzazione percutanea primaria (PPCI) in un ipotetico ospedale italiano, pubblicata come poster presentato al Congresso Internazionale ISPOR [13]. I dati dell'analisi provenivano prevalentemente dallo studio HORIZONS-AMI, completato da dati specifici rilevati in Italia relativamente a prevalenza, prezzi di cessione dei farmaci alle strutture ospedaliere, dati relativi alla pratica clinica. I risultati hanno dimostrato un costo medio per PPCI eseguita utilizzando la terapia farmacologica UFH+GPI di € 7.121, mentre con bivalirudina il costo medio è stato di € 6.592, con un risparmio di circa € 529 per procedura. A partire da quest'analisi e applicandoli ad un generico ospedale italiano che esegue un numero medio di 200 PPCI su pazienti affetti da STEMI [12], ottenendo i seguenti risultati clinici: - riduzione di 2 eventi fatali - riduzione di 8 eventi di sanguinamento maggiore - riduzione di 14 eventi di sanguinamento minore - stessa incidenza di eventi ischemici in confronto con un trattamento con eparina ed inibitore delle glicoproteine Nell'ipotesi di trattare tutti e 200 i pazienti con bivalirudina, la ditta calcola un risparmio economico di € 105.807, corrispondente a circa il 7.4% rispetto alla terapia farmacologica tradizionale. Secondo UVEF questa analisi presenta alcuni limiti: i dati sono infatti stati estrapolati da un poster e questo rende difficile reperire le fonti e poter verificare l'attendibilità dei dati. Il risparmio sui costi (circa € 500 a paziente) dipende in buona parte dal minor costo della terapia farmacologica con bivalirudina: è stato considerato infatti un costo di € 592 per il trattamento con UFH+GPI e € 361 per il trattamento con bivalirudina. Questo costo non sembra considerare però l'eventuale spreco di farmaco e qualora l'infusione di bivalirudina venisse proseguita anche successivamente la fine della procedura di PCI (come previsto da scheda tecnica) il costo della terapia potrebbe incrementare fino a € 966,57, e questo andrebbe praticamente ad annullare i risparmi ottenibili con bivalirudina secondo questa analisi. Bibliografia 1) Harrison, Principi di medicina interna, ed 2) Wijins W. et al, Eur Heat J 2010; 31:2501-2555. 3) Riassunto delle caratteristiche del prodotto. 4) Kushner S.G. et al,J Am Coll Cardiol, 2009; 54:2205-224. 5) Stone et al, NEJM 2008; 358:2218-30. 6) Scientific Discussion EMEA/724835/2009 (www.ema.europa.eu, accesso del 12/11/2010). 7) Mehran et al, Lancet 2009; 374:1149-59. 8) www.clinicaltrials.gov (accesso del 12/11/2010). 9) www.scottishmedicines.org.uk (accesso del 12/11/2010). 10) www.has-sante.fr (accesso del 12/11/2010). 11) Schwenkglenks et al, poster PCV116 presntato al 12 Congresso Europeo ISPOR, Parigi, ottobre 2009 12) Modulo di richiesta della ditta 13) Olchanski et al, Poster presentato al 13 Conngresso Internazionale ISPOR, Atlanta, maggio 2010. SINTESI Inquadramento della patologia L'infarto del miocardio è una sindrome coronarica acuta. Tutti i pazienti con infarto miocardico acuto con sopraslivellamento ST (STEMI) dovrebbero essere sottoposti a rapida valutazione per instaurare un trattamento di riperfusione. Ad oggi, le strategie atte a conseguire una rapida e completa riperfusione miocardica durante l'infato miocardico acuto sono la trombolisi e l'angioplastica coronarica (PCI) primaria, che consente la ricanalizzazione meccanica del vaso di necrosi e negli studi randomizzati ha mostrato notevoli vantaggi rispetto alla fibrinolisi nel ridurre gli eventi cardiaci precoci o tardivi e nel preservare una maggior quantità di tessuto miocardico a rischio. Caratteristiche del prodotto La bivalirudina è un inibitore diretto e specifico della trombina che si lega sia al sito catalitico sia all’esosito che lega gli anioni della trombina sia in fase liquida che legata al coagulo. La dose raccomandata nei pazienti sottoposti a PCI consiste in un bolo endovenoso di 0,75mg/k, seguito immediatamente da un’infusione endovenosa di 1,75 mg/kg/ora almeno per la durata della procedura. L’infusione può essere continuata fino a 4 ore dopo l’intervento coronarico percutaneo come da esigenze cliniche. Linee guida di trattamento esistenti Le recenti linee guida europee del 2010, raccomandano come terapia anticoagulante, nei pazienti STEMI, in caso di intervento di rivascolarizzazione miocardica il ricorso alle seguenti strategie terapeutiche: - bivalirudina in monoterapia, livello di raccomandazione I-B - UFH (eparine non frazionate) con livello di raccomandazione I-C - fondaparinux con livello di raccomandazione III-B Trattamenti alternativi L'alternativa terapeutica a bivalirduina, nei pazienti con infarto acuto del miocardio con sopraslivellamento del tratto ST che vengono sottoposti a PCI è rappresentata dall'associazione di eparine non frazionate in associazione ad un inbitore delle glicoproteine IIb/IIIa (GPI). Tra i GPI le linee guida raccomandano il ricorso a abciximab in quanto tirofiban e eptifibatine non presentano l'indicazione on label per questa tipologia di pazienti. Dati di efficacia Lo studio pivotal per questa indicazione è lo studio HORIZON-AMI che aveva come obiettivo quello di confrontare l'efficia della monoterapia con bivalirudina, rispetto all'associazone di eparine non frazionate (UFH) ed inibitori delle glicoproteine IIb/IIIa (GPI) in terimini di prevenzione di eventi ischemici e di sanguinamenti. Lo studio ha arruolato 3602 pazienti adulti con infarto acuto del miocardio e sopraslivellamento del tratto ST che dovevano essere sottoposti a intervento di PCI e li ha randomizzati 1:1 a ricevere l'associazione UFH e GPI o la monoterapia con bivalirudina. L'obiettivo primario consisteva nella valurtazione di un endpoint composito di eventi avversi clinici (NACE), che combinava i sanguinamenti maggiori e gli eventi ischemici quali: ictus, morti, reinfarti, ed eventi di trombosi venosa renale (TEV), valutato nei 30 giorni dalla randomizzazione. Nella popolazione intention to treat (ITT), l'obiettivo primario è stato raggiunto da una percentuale significativamente inferiore dei pazienti del braccio bivalirudina rispetto ai pazienti del braccio di controllo (9.2% vs 12.1% rispettivamente). Questo risultato è dovuto principalmente alla riduzione dell'incidenza di sanguinamenti maggiori, che è stata del 4,9% nei pazienti trattati con bivalirudina rispetto al 8,3% nei pazienti trattati con eparina e GPI. Sono stati pubblicati successivamente anche i risultati dell'analisi predefinita ad un anno di trattamento, in cui gli eventi NACE si sono mantenuti statisticamente inferiori nel braccio bivalirudina rispetto al braccio di controllo ed anche in questo caso ciò è stato determinato prevalentemente alla minor incidenza di sanguinamenti registrata nel braccio bivalirudina. Dati di sicurezza L'incidenza globale di eventi avversi nello studio HORIZON-AMI è stata simile nei 2 gruppi di trattamento (55.5% per il braccio bivalirudina vs 57% per il braccio UFH/GPI). L'endpoint primario di sicurezza dello studio pivotal era rappresentato dai sanguinamenti maggiori non correlati a CABG misurati con la scala ACUITY. Altri paramentri di sicurezza che sono stati analizzati nello studio sono stati: l'incidenza degli eventi di trombosi dello stent, l'incidenza di eventi di sanguinamento minore e gli altri eventi avversi riportati dagli sperimentatori. I pazienti trattati con bivalirudina hanno riportato un'incidenza significativamente inferiore di sanguinamenti maggiori, sanguinamenti minori, morti per cause cardiovascolari, morti per ogni causa e trombocitopenia ma una incidenza maggiore di trombosi acuta intrastent. Altri report HTA Il report dello Scottish Medicine Consortium raccomanda bivalirudina nei pazienti adulti che si sottopongono a PCI primaria per infarto acuto del miocardio con sopraslivellamento del tratto ST. La ditta ha presentato un'analisi costo utilità, in cui i dati di efficacia sono stati estrapolati dallo studio HORIZON-AMI. Nel base case, bivalirudina è risultata essere l'alternativa dominante rispetto a eparina e GPI, con un risparmio di £567 e un guadagno di 0.09 QALY per paziente. Il report dell'Agenzia francese HAS è favorevole al rimborso del farmaco per l'indicazione in esame. Per quanto riguarda il giudizio in merito all'innovatività e al valore terapeutico (Amelioration de service medicale rendue, ASMR), l’agenzia ha attribuito un miglioramento nullo (livello V*) indice di nessun miglioramento rispetto alle alternative terapeutiche. Analisi economiche L'unica analisi economica reperita è un poster presentato al Congresso Europeo ISPOR del 2009, in cui è descritta un'analisi costo utilità svolta in UK che ha confrontato bivalirudina all'associzione UFH e GPI, estrapolando i dati di efficacia dallo studio HORIZON. Nel base case bivalirdina è risultata la strategia dominante, con un risparmio di £450 per paziente ed un guadagno di 0.09 QALY. L'analisi di sensibilità ha dimostrato che i i parametri che maggiormente influenzano i risultati sono il tempo di ricovero e il GPI utilizzato (eptifabide o abciximab), tuttavia i risultati dimostrano che bivalirdina rimane dominante o almeno costo efficace in tutte le analisi di sensibilità condotte. Un importante limite di questa analisi sta nel fatto che è stata pubblicata solo come poster e questo ne limita la possibilità di valutare circa la generalizzabilità e la trasferibilità dei risultati. Popolazione target La ditta ha riportato i dati relativi alle procedure di PCI eseguite nel 2008 in Veneto, secondo il report GISE. Sono state eseguite un totale di 8834 procedure di cui 1788 interventi di PCI primaria. Stimando un incremento del 3% annuo sono state previste per il 2011 un numero di 9725 PCI di cui 2175 PPCI. Sempre da stime della ditta, il numero di pazienti che potrebbero beneficiare del trattamento con bivalirudina per l'anno 2011 è di 420 pazienti. Analisi dei costi (costi delle alternative, potenziale impatto di budget etc) Il costo del trattamento con bivalirudina è variabile in base alla durata dell'intervento di PCI e dell'eventuale prosecuzione della terapia a seguito dell'intervento, che da scheda tecnica può proseguire per ulteriori 4 ore. Si può considerare un costo medio di € 644,40, che prevede l'utilizzo di 2 fiale di farmaco e comprensivo dell'eventuale spreco di farmaco. L'alternativa in questa indicazione è rappresentata dall'associazione di abciximab ed eparina non frazionata, con un costo in linea con quello di bivalirduina. Le ulteriori alternative (l'associazione di tirofiban o eptifitabide ed eparina non frazionata) presentano invece dei costi nettamente inferiori. La ditta riporta una valutazione dell'impatto economico dell'utilizzo della bivalirudina in pazienti affetti da infarto acuto del miocardio (STEMI) che si sottopongono ad un intervento di rivascolarizzazione percutanea primaria (PPCI) in un ipotetico ospedale italiano. I risultati hanno dimostrato un costo medio per PPCI eseguita utilizzando la terapia farmacologica UFH+GPI di € 7.121, mentre con bivalirudina il costo medio è stato di € 6.592, con un risparmio di circa € 529 per procedura. A partire da quest'analisi e applicandoli ad un generico ospedale italiano che esegue un numero medio di 200 PPCI, la ditta calcola un risparmio economico di € 105.807, corrispondente a circa il 7.4% rispetto alla terapia farmacologica tradizionale. Secondo UVEF questa analisi presenta alcuni limiti: i dati sono infatti stati estrapolati da un poster e questo rende difficile reperire le fonti e poter verificare l'attendibilità dei dati. Il risparmio sui costi (circa € 500 a paziente) dipende in buona parte dal minor costo della terapia farmacologica con bivalirudina: è stato considerato infatti un costo di € 592 per il trattamento con UFH+GPI e € 361 per il trattamento con bivalirudina. Questo costo non sembra considerare però l'eventuale spreco di farmaco e qualora l'infusione di bivalirduina venisse proseguita anche successivamente la fine della procedura di PCI (come previsto da scheda tecnica) il costo della terapia potrebbe incrementare fino a € 966,57, e questo andrebbe praticamente ad annullare i risparmi ottenibili con bivalirudina secondo questa analisi.