Il coraggio della verità

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SCUDO dei CARABINIERI
“Ente morale a tutela dei doveri e diritti dei
Carabinieri e Cittadini”
FederScudo
(Siate padroni del vostro destino. Siate voi stessi)
Il coraggio della verità
Il peggiore
“E’ sempre il peggiore quello che fa battere di più il cuore agli Italiani”.
“C’è abbastanza religione per far odiare gli uomini epoca per farli amare”.
Vogliamo fare un po’ di riflessioni su questi due detti, che qualcuno, e più di qualcuno, ha fatto
circolare in giro? Sono veri o sono falsi? Sono verissimi! Che siano verissimi da che cosa
dipende? Essenzialmente dalla bassa cultura in cui è stato costrettoa vivere il popolo italiano,
sia nell’età monarchica che in quella repubblicana, addirittura con un divario enorme fra Nord e
Sud, in quanto le popolazioni meridionali, maggiormente analfabete, dovevano servire da
manovalanza al Nord per farlo crescere economicamente. E i migranti del Sud hanno arricchito
le fabbriche del Nord, bistrattati e infamati, tacciati di essere dei miserabili terroni. E solo per
raccogliere consensi per far crescere alcuni partiti regionali. Ma questo contesto, così
discriminatorio e discriminante, come si è venuto a creare? Mussolini, capendo che era
importante la cultura in una società che cominciava a muoversi sull’informazione, istituì il
Ministero della cultura, che doveva prima di tutto plagiare le menti degli Italiani per farli
diventare tutti fascisti. Pochi si sottrassero a questo massacro cerebrale, soprattutto i
cosiddetti intellettuali, che si adeguarono con immediatezza perché anche loro “tenevano
famiglia”. Caduto il fascismo, la DC, che subentrò, preferì papparsi tutti quei settori che
producevano denaro, lasciando al PCI cultura, scuole e università. E il PCI lavorò talmente bene
che, d’intesa con un certo clero, creò la cosiddetta cultura cattocomunista, alla quale si
adeguarono subito giornalisti, professori universitari, registi, attori e così via, perché anch’essi
“tenevano famiglia”.
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Per cui abbiamo visto prosperare attori, messi sugli altari, come Benigni (che come comico
poteva andare bene, ma come lettore della Divina Commedia fa vomitare), che facevano
sfacciatamente propaganda per il PCI, partecipando attivamente alle loro campagne elettorali.
Negli anni ’90 spuntò, Berlusconi, che portò in Italia la “non cultura” americana, che con i suoi
reality show e altre minchiate del genere ha acuito ancor dipiù i difetti degli Italiani. Oggi si
fronteggiano questa non cultura e la sottocultura di sinistra, che imperversa in Europa. Se tu sei
ben allineato, fai film, tutti sovvenzionati dallo Stato, e partecipi a trasmissioni idiote in TV,
addirittura vinci premi Nobel e Oscar. Di tutto questo ciarpame abbiamo la scatole gonfie.
La prima rivoluzione in Italia deve investire il campo sociale e culturale. FUORI LA POLITICA
dalle università, dalla TV di Stato, dal cinema, dalle case editrici, dai Teatri, dove vengono
sistemati, soprattutto in quelli lirici, sovrintendenti che non sanno dove sta di casa la musica.
Il mio amico Sergio Rendine, illustre compositore contemporaneo, così scrive: “Se leggete …”… e
l’affare del Teatro di Firenze …” E noi a sbatterci a presentare valanghe di titoli per gestire i
teatri. Capito come funziona? Firenze, Napoli San Carlo, con un restauro di 70 milioni di euro
dati alla ditta Barozzi, che non ne ha spesi più di 10. E questo sotto il commissariamento di un
direttore generale del Ministero dei Beni culturali e uomo di fiducia di Franceschini. E vediamo
cosa succederà a Matera, capitale della cultura? Restauri alla ditta Barozzi? Non mi sento
Geremia se l’affermo. Sarà così. Pensa che negli altri settori più allettanti economicamente … Mi
ricordo un mio parente. Fu eletto al Parlamento europeo. La moglie gli saltò al collo gridando:
“Amore, siamo ricchi!”. Sono straricchi. Io, parente, fui accantonato.Dissero a mia moglie: “Lui?
Troppo onesto per lavorare con noi …”. Amen”. Quando scoppierà la rivoluzione - e state più che
certi che scoppierà - tutti questi cialtroni dovranno essere processati in quanto hanno
annientato quell’identità culturale italiana, che è stata esportata in tutto il mondo sin dal ‘500.
Oggi siamo supini su tutto. Nel 2005 fu rappresentata al Parco della Musica di Roma la mia opera
“Il vento di Mykonos”. Si presentarono da me una ventina di Greci, attratti dal titolo dell’opera
dedicata ad una loro isola. Vollero incontrarmi perché volevano conoscere il compositore. Appena
furono davanti a me, mi chiesero se fossi italiano. Ovviamente risposi di sì. Si meravigliarono
perché l’opera era - per loro - veramente deliziosa e gli Italiani, venduti al potere politico, non
sono capaci di fare nulla di buono in nessun campo della cultura e dell’arte. Risposi che non ero
venduto a questo stupido regime politico, insensibile alla vera arte, che in Italia imperversa da
almeno 70 anni. Questa è la triste situazione culturale del nostro Paese.
Ma, come diceva qualcuno, “Add’àvenì baffone!”.
Antonio Pappalardo
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