Questo numero speciale di Anteo, riporta una sintesi della maggior parte degli interventi della Terza Edizione del “Percorso di InFormazione”, evento che Prometeia Advisor SIM ha dedicato alla propria Clientela Istituzionale, ed è stato distribuito in quella sede. Il programma e le slides di tutti i relatori sono pubblicati sul nostro sito www.advisor.prometeia.it nella sezione dedicata all’evento: “Attraverso il rendimento assoluto” - Praga 2007. L’editoriale pag. 2 Programma del convegno pag. 3 La combinazione di strategie Alpha e Beta per raggiungere un rendimento assoluto pag. 4 Giordano Beani - Direttore Investimenti - BNL Gestioni - Gruppo BNP Paribas Asset Management Absolute Return e Asset Liability Matching: l’uovo di colombo o concetti contrapposti? pag. 6 José Antonio Blanco - Chief Investment Officer EMEA e Roberto Calchi - Responsabile Clienti Istituzionali Italia - UBS Global Asset Management La gestione del rischio nei mandati a ritorno assoluto pag. 8 Fabrizio Meo - Amministratore Delegato Italia - ING Investment Management Alternativi o complementari? Gli Hedge Funds nelle gestioni tradizionali pag. 10 Gabriele Corte - Direttore Commerciale Italia e Ticino - Lombard Odier Darier Hentsch & Cie Evoluzione del mondo hedge: alla ricerca di nuovi generatori di Alpha pag. 15 Serge Cadelli - Chief Operating Officer - RMF – Gruppo Man Investments Risk budget e orizzonte temporale nell’asset allocation delle gestioni a rendimento assoluto pag. 17 Luca Vaiani - Responsabile delle gestioni a rendimento assoluto e dei fondi chiusi - Fondaco SGR Scenari macro e teoria economica come sorgenti di creazione di Alpha: dinamiche di politica monetaria e teoria della parità del potere d’acquisto pag. 19 Paolo Ubaldini - Responsabile Area Istituzionali - Abaxbank Portable Alpha: l’approccio atomistico alle gestioni total return pag. 20 Gianluca Oderda, Ph.D., CFA - Responsabile del Team Multi Asset Total Return e Giambattista Chiarelli - Responsabile Sviluppo Sud Europa - Pictet Asset Management SA Absolute Return: Estrarre valore da asset class innovative pag. 24 Vittorio Ambrogi - Managing Director, Country Head Italy - Morgan Stanley Investment Management Generazione di Alpha attraverso la combinazione di un approccio quantitativo e qualitativo pag. 27 Michele Calcaterra - Presidente e Guerino Guarnieri - Partner - E-Capital Partners Portable Alpha: il giusto ingrediente per una gestione ottimale del budget di rischio Odette Cesari - Head of Investment Solutions - AXA Investment Managers pag. 29 L’EDITORIALE A nche quest’anno, Lettori carissimi, siamo giunti al numero speciale di ANTEO di inizio giugno, che accompagna i partecipanti al 3° Percorso di InFormazione che Prometeia Advisor (da quest’anno SIM SpA, come tutti ormai sapranno) dedica alla propria Investment Community Istituzionale. Dopo le gratificanti fatiche di Lisbona 2005 ed Atene 2006, del cui buon esito siamo stati confortati dai sempre più numerosi partecipanti e dall’eco che il mercato ci ha riservato, eccoci arrivati alla Terza Edizione. Siamo partiti con le “Prospettive Parallele” di Lisbona, che tentavano di trovare un paradigma ed un linguaggio comune, che permettessero di indirizzare gli sforzi verso un unico orizzonte: le esigenze finanziarie dell’investitore istituzionale italiano. Il filo conduttore era rappresentato dall’architettura di portafoglio che da anni Prometeia Advisor SIM utilizza per il supporto alla gestione di portafogli finalizzati: il Reverse Core – Satellite, ora adeguatamente formalizzato e reso di pubblico dominio, con tanto di caso di studio e finalità benefiche (http://www.advisor.prometeia.it/paper/). Il dibattito ha fatto emergere la necessità di ripartire dalle basi, ripercorrendo le fasi del processo di investimento ed analizzando i diversi aspetti che coinvolgono l’investitore a monte o a valle dell’acquisto di strumenti finanziari. Abbiamo voluto simboleggiare tale percorso passando, grazie al ponte simbolo di Prometeia Advisor, dall’estremo occidentale europeo di Lisbona all’oriente di Atene, culla della filosofia, nella quale far riecheggiare “Nuove ed Antiche Armonie”. Guidati dal “filo di Arianna” dell’innovazione finanziaria, che sempre di più caratterizza l’offerta di consulenza e servizi finanziari, puntiamo verso nord e ci fermiamo a Praga, simbolo della volontà di non arrendersi alle imposizioni ed oggi tra le città più dinamiche dell’Europa cosiddetta “convergente”. 2 Nel nostro virtuale percorso la convergenza sarà quella (finalmente) tra investitore e gestore, che con le gestioni orientata ad un “absolute return” condividono obiettivi e vincoli, lasciando che sia il gestore ad occuparsi di mercati, universi investibili, asset allocation,… Andremo, quindi, “Attraverso il Rendimento Assoluto”, cercando di sviscerarne e chiarirne i più importanti aspetti. Certo non è la “panacea per tutti i mali”, come i relatori ben evidenzieranno, ma altrettanto certamente per gli investitori istituzionali non si tratta di una moda passeggera (ma forse non lo è neanche per il piccolo risparmiatore!), per cui l’industria finanziaria dovrà attrezzarsi per fornire risposte adeguate a questa forte e finalmente consapevole domanda. Sentiremo come… Chiuderemo, come di consueto, i lavori raccontando come Prometeia Advisor SIM e tutto il Gruppo Prometeia si pongano nei confronti delle sfide dell’innovazione finanziaria e di investitori sempre più in-formati ed organizzati, che richiedono servizi consulenziali e strumenti tecnologici adeguati all’evolversi del mercato ed alle loro specifiche esigenze. Nel porgere il più cordiale saluto a tutti i lettori, vogliamo cogliere l’occasione per ringraziare di cuore i nostri sempre più numerosi Ospiti ed i Partners che ci hanno accompagnato nel percorso di quest’anno. Ogni anno più caloroso diventa poi il ringraziamento a tutti coloro che “dietro le quinte” lavorano per la buona riuscita, didattica ed organizzativa, dell’evento. In questo numero speciale di ANTEO riportiamo una sintesi della maggior parte degli interventi, in modo tale che anche coloro che non sono potuti essere con noi possano partecipare indirettamente ai lavori congressuali. Come di consueto, il programma e le slide proiettate saranno pubblicate, successivamente all’evento, sul sito www.advisor.prometeia.it nella sezione dedicata all’evento. Buona lettura a tutti e…buon convegno e soggiorno ai compagni di viaggio in quel di Praga! PROGRAMMA Di seguito riportiamo il programma dei lavori congressuali: giovedì 31 maggio 2007 Gestioni a rendimento assoluto: finalità e obiettivi La combinazione di strategie Alpha e Beta per raggiungere un rendimento assoluto. Beani - BNL Gestioni - Gruppo BNP Paribas Asset Management Absolute Return e Asset Liability Matching: l'uovo di Colombo o concetti contrapposti? J.A. Blanco - UBS Asset Management La gestione del rischio nei mandati a ritorno assoluto. F. Meo - ING Investment Management Ruolo degli strumenti alternativi nelle gestioni a rendimento assoluto Alternativi o complementari? Gli Hedge Funds nelle gestioni tradizionali. G. Corte - Lombard Odier Darier Hentsch & Cie Evoluzione del mondo hedge: alla ricerca di nuovi generatori di Alpha. S. Cadelli - RMF - Gruppo Man Investments Orizzonte temporale, risk budget e ruolo degli hedge funds nell'asset allocation delle gestioni a rendimento assoluto. L.Vaiani - Fondaco SGR; A. Nascè - Ersel Hedge venerdì 1 giugno 2007 Prospettive dello scenario macro-economico. Conversazione tra Alessandro Fugnoli (Abaxbank), Paolo Onofri e Chiara Fornasari (Prometeia). Alla ricerca dell'Alpha Portable Alpha: l'approccio "atomistico" alle gestioni total return. G. Oderda e G. Chiarelli - Pictet Asset Management Absolute Return: estrarre valore da asset class innovative. V. Ambrogi - Morgan Stanley Investment Management Generazione di Alpha attraverso la combinazione di un approccio quantitativo e qualitativo. M. Calcaterra e G. Guarnieri - E-Capital Partners Portable Alpha: il giusto ingrediente per una gestione ottimale del budget di rischio. O. Cesari - AXA Investment Managers Investire in infrastrutture in Italia e nel resto del mondo: il fondo F2i F. Mengozzi e C. D’Eletto - Lehman Brothers Conclusione dei lavori. Giuseppe Lusignani, Presidente - Prometeia Advisor SIM 3 A LPHA 4 Data la recente introduzione sul mercato di strumenti di investimento che di fatto consentono all’investitore finale un’esposizione al beta di mercato a costo quasi nullo (si pensi agli ETF o ai futures su indici), il valore aggiunto che può essere ricercato da un investitore che si rivolge ad un gestore di asset professionale sta proprio nella combinazione ottimale di beta ed Alpha, cioè la diversificazione dell’asset allocation, ed alla combinazione di più Alpha, in parole semplici di più gestori o stili di investimento quanto più possibile non correlati fra loro. 190 180 170 160 150 140 130 120 110 100 11/06 09/06 07/06 05/06 03/06 01/06 11/05 09/05 07/05 05/05 03/05 01/05 90 11/04 Come noto, le componenti di rischio di un portafoglio possono essere scomposte in due categorie principali: il rischio cosiddetto sistemico ed il rischio specifico. Il primo è il rischio del portafoglio legato al generale andamento del mercato di riferimento e viene definito tecnicamente come “Beta” del portafoglio. Il secondo è invece legato alla componente di selezione degli strumenti finanziari presenti in un portafoglio e viene definito come “Alpha” di portafoglio. Il “Beta” misura quindi la sensibilità di un portafoglio all’andamento del mercato di riferimento ed è pari ad 1 allorché il portafoglio si muove esattamente come il mercato di riferimento. L’”Alpha” invece misura la performance teorica di un portafoglio nell’ipotesi che la performance del benchmark di riferimento sia pari a zero. In altri termini, l’”Alpha” misura il valore aggiunto dato dalla gestione attiva del portafoglio. Se in un grafico si pone sull’asse delle ascisse il rendimento di mercato e su quello delle ordinate il rendimento del portafoglio, la retta che approssima il rendimento del portafoglio al variare del mercato avrà come pendenza ( o derivata prima) il valore del beta e come intercetta sull’asse delle ordinate il valore dell’Alpha. Infatti, l’inclinazione della retta rappresenta la sensibilità del portafoglio al variare del mercato, mentre l’intercetta rappresenta la performance del portafoglio in ipotesi di rendimento del mercato pari a zero. 09/04 evoluzione dell’innovazione finanziaria, unitamente alle conseguenze negative della fase di mercato orso (bear market) del triennio 2000/2002, hanno guidato l’industria del risparmio gestito verso la ricerca del ritorno assoluto, vale a dire la ricerca di rendimenti positivi assoluti indipendentemente dall’andamento delle classi di attività di rischio principali: azioni ed obbligazioni. PER RAGGIUNGERE UN Un portafoglio con valori del beta superiori ad 1 viene definito come un portafoglio aggressivo, mentre se il valore del beta è inferiore ad uno il portafoglio viene comunemente definito difensivo, poiché in caso di variazioni negative del mercato il portafoglio subirà variazioni negative inferiori ad esso. Un portafoglio ha un beta negativo quando è inversamente correlato all’andamento del mercato. Nel caso dell’Alpha invece, il suo valore può essere positivo quando il gestore aggiunge valore con l’attività di selezione titoli o fondi, o negativo nel caso contrario. 07/04 L’ B ETA 05/04 GIORDANO BEANI DIRETTORE INVESTIMENTI BNL GESTIONI GRUPPO BNP PARIBAS ASSET MANAGEMENT E 03/04 COMBINAZIONE DI STRATEGIE RENDIMENTO ASSOLUTO 01/04 LA Infatti, un asset manager professionale può fornire un servizio di allocazione tra più beta ampliando l’universo di investimento a più mercati, anche qui possibilmente poco correlati fra loro, e controllando l’evoluzione storica e prospettica della matrice di covarianza tra mercati, al fine di controllare il rischio complessivo di portafoglio al variare dei mercati sottostanti. Parimenti, il valore aggiunto della gestione professionale risiede nella capacità di selezionare i “migliori” gestori per ogni classe di attività, non solo attraverso misurazioni puramente quantitative, ma anche attraverso un attento monitoraggio degli aspetti qualitativi legati al processo di gestione (continuità del team di gestione, processi di formazione interna, politiche di incentivo ecc.). La combinazione di Alpha poco correlati tra loro aumenta il cosiddetto information ratio del portafoglio, ovvero l’extra rendimento del medesimo rispetto all’extra volatilità rispetto al benchmark di riferimento. Allo stesso modo la combinazione ottimale di Alpha e beta migliora il rapporto rendimento/rischio del portafoglio, cioè consente di ottenere migliori performance per ogni unità di rischio aggiuntiva. 5 Il processo di allocazione tra i vari rischi di portafoglio necessita un attento controllo del rischio complessivo di portafoglio. In genere un approccio multifattoriale al controllo del rischio è auspicabile in quanto esso consente di analizzare più sfaccettature. Una corretta analisi del rischio ex-ante del portafoglio dovrebbe pertanto tenere sotto controllo l’extra volatilità del portafoglio (tracking error), indice dell’efficienza della diversificazione, il cosiddetto Value at Risk (VAR), che indica il potenziale di perdita massima del portafoglio per unintervallo di confidenza statistico stabilito, e l’analisi della correlazione, che indica il grado di dipendenza del portafoglio dal rischio di mercato. La gestione del rischio è di vitale importanza nelle strategie “total return” in quanto consente di ottenere la conservazione del capitale, obiettivo prioritario in caso di andamenti negativi delle classi di attività di riferimento del portafoglio. Utilizzando un approccio di Value at Risk, si ottiene uno stretto controllo della deviazione della performance dall’obiettivo e, cosa ancora più importante, si individuano i livelli di stop loss, che consentono appunto al gestore di chiudere i rischi di perdite assolute. ABSOLUTE RETURN E ASSET LIABILITY MATCHING: L’UOVO DI COLOMBO O CONCETTI CONTRAPPOSTI? JOSÉ ANTONIO BLANCO CHIEF INVESTMENT OFFICER EMEA ROBERTO CALCHI RESPONSABILE CLIENTI ISTITUZIONALI ITALIA UBS GLOBAL ASSET MANAGEMENT I l crescente interesse per la previdenza professionale ha dato luogo ad un acceso dibattito sul modo migliore per gestirne gli attivi. In effetti, il problema è assai meno semplice di quanto sembri a prima vista. Da una parte è necessario usare una gran prudenza negli investimenti visto che le pensioni rappresenteranno una parte sostanziale del reddito futuro dei partecipanti ad un ente previdenziale. D’altro canto un’eccessiva prudenza crea costi d’opportunità importanti, che andranno a detrimento dei partecipanti. Le conseguenze principali sono contributi maggiori oggi ed una pensione futura ridotta, che difficilmente potrà essere adeguata al costo della vita o, peggio ancora, alla crescita dei salari reali. Attualmente, il trend nei paesi anglosassoni ed in alcuni paesi dell’Europa continentale è di privilegiare la sicurezza. È in questo contesto che va spiegato il crescente interesse per le strategie “Liability Driver Investments” (LDI). In prima approssimazione, gli obblighi futuri (le “liabilities”) di un ente previdenziale sono abbastanza prevedibili. Intuitivamente, quindi, la strategia d’investimento più consona è quella di investire i contributi in un portafoglio di obbligazioni con scadenze scelte in corrispondenza alla maturazione degli obblighi. L’ammontare da investire per ogni scadenza corrisponderà al valore attuale dell’obbligo corrispondente, in maniera da eliminare il rischio (“immunizzare” in gergo tecnico) che il valore attuale del portafoglio e quello degli obblighi non coincidano. Questa interessante idea ha però due punti deboli di una certa importanza. In primo luogo, l’immunizzazione degli obblighi implica che il rendimento ottenibile sugli attivi corrisponderà all’incirca ai tassi d’interessi attuali, che sono a livelli storicamente bassi. 6 Le casse pensione che dovessero decidere di seguire questa strada, otterranno rendimenti abbastanza modesti e saranno quindi costrette ad offrire prestazioni ridotte o ad aumentare i contributi. Il secondo punto importante è che questa strategia non permette di accumulare le riserve necessarie per adeguare regolarmente le pensioni alle variazioni del potere d’acquisto e condanna perciò i pensionati ad un’erosione del reddito reale. Per evitare ciò è necessario investire in categorie il cui rendimento è correlato all’evoluzione dell’economia reale, come per esempio i mercati azionari, che però tendono ad essere volatili e quindi rischiosi. Sarebbe perciò vantaggioso poter combinare una strategia d’immunizzazione con investimenti più rischiosi ma in grado di generare i rendimenti necessari per mantenere il potere d’acquisto delle pensioni. Questo traguardo è raggiungibile tramite la combinazione mirata di derivati, in particolare gli “swap” sui tassi d’interesse, con strategie di tipo “absolute return”. Dal punto di vista finanziario, uno swap non è altro che un’obbligazione comprata a credito con un tasso d’interesse variabile (in genere l’Euribor). È quindi possibile costruire un portafoglio di swap che ci permetta di immunizzare i nostri obblighi. Poiché un portafoglio di swap non richiede capitale, questo può venire investito in modo da generare un rendimento maggiore al costo del credito. Se, per esempio, la nostra strategia è in grado di generare in media un rendimento del Euribor + 2%, la combinazione del portafoglio di swap con la strategia ci permette di ottenere un rendimento superiore del 2% a quello ottenibile con un investimento obbligazionario di tipo classico e, nel contempo, di avere un certo grado di immunizzazione rispetto agli obblighi. Evidentemente la strategia scelta non dovrà essere troppo volatile, poiché altrimenti si creerà un rischio d’insolvenza importante. Le strategie “absolute return”, se gestite in modo da fare un uso efficiente dei rischi e da avere una correlazione bassa con i mercati, sono particolarmente adatte a questo scopo. Non tutte le strategie “absolute return” hanno però queste caratteristiche. Per esempio, strategie con una componente “beta” significativa e costante nel tempo non sono particolarmente indicate a coprire questo ruolo, poiché tenderebbero a dominare il portafoglio e creare una forte dipendenza dal ciclo di mercato. Una strategia ideale combina una gestione dinamica dei mercati con una componente importante slegata all’evoluzione dei mercati, il cosiddetto “alpha”. Solo così è possibile sfruttare appieno le opportunità senza incorrere rischi eccessivi. 7 La combinazione di una strategia d’immunizzazione con una soluzione “absolute return” offre quindi la possibilità di ridurre significativamente i rischi di finanziamento degli obblighi senza peraltro negare la possibilità di generare rendimenti sensibilmente maggiori a quelli ottenibili sui mercati obbligazionari. Si tratta quindi di soluzioni di particolare valore per investitori, come gli enti previdenziali, che debbano risolvere problemi di Asset & Liability Management. LA GESTIONE DEL RISCHIO NEI MANDATI A RITORNO ASSOLUTO FABRIZIO MEO AMMINISTRATORE DELEGATO ITALIA ING INVESTMENT MANAGEMENT D i fronte ad un mercato che sta osservando da diversi anni una proliferazione incontrollata di prodotti e di strategie di investimento, non è difficile immaginare quanto possa essere ancora poco chiaro il concetto di Ritorno Assoluto. In effetti parlare di queste strategie significa coinvolgere, a nostro avviso, un panorama molto ampio di opportunità orientate a generare il cosiddetto “alpha”. Al fine di dare una visione chiara e sintetica, possiamo affermare che un investimento a Rendimento Assoluto non misura la performance verso un particolare mercato ma, mira a ottenere un risultato positivo indipendentemente dai movimenti degli stessi; il rischio, quindi, viene definito come la perdita massima di capitale investito e non come la sottoperformance verso un Benchmark predefinito. In origine, questa tipologia di investimenti veniva paragonata agli hedge fund, strumenti sofisticati definiti come “alternativi” o satellite rispetto alle tradizionali forme di investimento. Successivamente, la rapida evoluzione della domanda degli investitori ha consentito di darne una connotazione diversa nell’allocazione del portafoglio, al punto da diventare un elemento fermo nelle soluzioni di investimento (“core asset”). Difficile individuarne esattamente le ragioni. Crediamo che ci sia stata una congiunzione di fattori: da un lato, una domanda più sofisticata e attenta a valutare con maggiore attenzione le opportunità della diversificazione degli attivi per fronteggiare i nervosismi dei mercati finanziari, dall’altra una maggior velocità degli asset manager ad implementare soluzioni d’investimento innovative nel panorama dei prodotti. 8 Il giusto peso delle gestioni a ritorno assolute e il controllo del rischio Fino a qualche anno fa le scelte degli investitori istituzionali erano principalmente orientate verso gestioni tradizionali, soprattutto bilanciate, che focalizzavano l’attenzione attraverso un approccio di ritorni relativi al superamento di un indice o paniere di indici di mercato. Ciò evidentemente esponeva il portafoglio a volatilità e perdite di capitale non sempre tollerate ed in linea con gli obiettivi temporali di redditività. Oggi gli investitori pongono molta attenzione alla riduzione del Downside Risk ed agli eccessi di volatilità, aggiungendo al portafoglio nuove strategie poco correlate tra loro, con l’obiettivo di ricercare valore più dalla diversificazione e meno dalla volatilità dei mercati. Non si può affermare l’esistenza di una giusta allocazione ad investimenti con Ritorno Assoluto. Ma è corretto mirare ad una combinazione di investimenti per ridurre la volatilità aumentando i ritorni risk-adjusted. Gli obiettivi di redditività e l’arco temporale di realizzazione (sempre più stretto) giocano naturalmente una parte fondamentale nell’allocazione dei portafogli. Va da sé che mirare a ritorni superiori significa accettare una maggiore rischiosità. Il successo che nell’ultimo triennio hanno avuto le gestioni a Ritorno Assoluto è con tutta probabilità legato all’avversione al downside risk degli investitori i quali, se da un lato non hanno rinunciato alle opportunità di ritorno, hanno voluto dare maggior peso alla protezione del capitale investito. Tuttavia quando si cerca di ottimizzare portafogli con l’obiettivo di produrre ritorni assoluti, devono essere ben chiare due considerazioni di base: • Livello di tolleranza al rischio dell’investitore • Continuo processo del controllo dei rischi Se il primo punto può essere risolto attraverso una chiara definizione a priori con il cliente, il secondo implica un processo di risk management rigoroso, necessario per controllare attentamente ogni singolo elemento di rischio, specifico (connesso al singolo titolo) e sistemico (legato al sistema finanziario). In ING Investment Management consideriamo il Risk Management parte integrante, attiva e dinamica di ogni processo di investimento, in quanto ci permette di analizzare gli strumenti finanziari non solo per il loro premio per il rischio ma anche per la capacità di ridurre il profilo di rischio totale a cui è esposto il portafoglio. Conclusioni L’esperienza che abbiamo maturato nel corso di questi anni è frutto delle nostre radici assicurativo-bancarie e di un’attenzione alla gestione del rischio che ci deriva dall’esposizione ai mercati internazionali nonché a clienti di tutto il mondo. ING IM monitora costantemente la bontà del risk management ed è costante l’investimento dedicato al perfezionamento dei sistemi. Crediamo fortemente nel valore di questo binomio, accompagnato da un team di professionisti capaci di rispondere alle domande più esigenti dei nostri clienti. Per le considerazioni sopra esposte riteniamo che, qualunque sia la definizione esatta di investimenti a Ritorno Assoluto, qualunque sia la strategia adottata o la percentuale da inserire nel portafoglio, gli elementi da tenere in considerazione per valutare la bontà di un gestore patrimoniale siano differenti rispetto a quanto storicamente fatto per le gestioni a carattere tradizionale. Una gestione a Rendimento Assoluto di successo non elimina il rischio, lo controlla e ne trae vantaggio. Se da un lato l’evoluzione degli strumenti finanziari offre nuove opportunità di trarre valore dalla diversificazione, dall’altro espone il portafoglio ad una maggiore attenzione ai rischi connessi alle caratteristiche degli investimenti. È fondamentale, pertanto, che la due diligence dell’asset manager non si limiti a valutare i processi di investimento ed i risultati storici ottenuti, ma entri nel merito dei sistemi di controllo del rischio, verificandone la solidità di monitorare e gestire i rischi sia specifici che sistemici nei vari momenti di mercato. 9 A LTERNATIVI O COMPLEMENTARI ? G LI H EDGE F UNDS NELLE GESTIONI GABRIELE CORTE DIRETTORE COMMERCIALE ITALIA E TICINO LOMBARD ODIER DARIER HENTSCH & CIE D efinizione degli obiettivi di rendimento Alla base di ogni processo di asset allocation vanno considerati gli obiettivi finanziari di medio e lungo periodo dell’investitore. Senza voler essere esaustivi, nel caso di un investitore istituzionale tra gli obiettivi troveremo: 1) il mantenimento del valore reale del patrimonio; 2) la copertura dei costi gestionali; 3) la copertura finanziaria presente e futura delle proprie passività. Per quanto riguarda l’ultimo obiettivo, per le Fondazioni Bancarie si possono ipotizzare gli investimenti di pubblica utilità programmati, mentre per i Fondi Pensione le erogazioni pensionistiche future. Sovente, un ulteriore obiettivo non scritto e la mediazione tra l’orizzonte di lungo periodo delle passività e la stabilizzazione del rendimento di breve periodo. Come anticipato, questo insieme di obiettivi, talvolta contrapposti, sono all’origine sia della definizione dell’asset allocation strategica, sia della metodologia con cui il portafoglio andrà gestito. TRADIZIONALI Attualmente la platea degli investitori istituzionali italiani affronta tale problema ricorrendo o ad un’allocazione tradizionale oppure ad un approccio a rendimento assoluto. Nel caso dell’allocazione “tradizionale”, la valutazione degli obiettivi genererà il benchmark più adeguato al loro raggiungimento. Nel caso dell’approccio “assoluto”, verrà fissato un obiettivo di rendimento e un orizzonte temporale per il suo raggiungimento. La differenza di base tra i due approcci è quindi la definizione di un benchmark nel primo caso e di un rendimento obiettivo nel secondo. Sovente l’approccio assoluto prende come punto di riferimento il rendimento “free risk”, per esempio un tasso monetario, a cui viene aggiunto un differenziale positivo. Si ottengono così le cosiddette gestioni “cash +”, considerate spesso come una buona risposta al problema della mediazione tra obiettivi finanziari e stabilità dei rendimenti di breve periodo. Qui di seguito viene svolta una semplice analisi tra i rendimenti storici di gestioni assolute, contrapposte ad un benchmark medio di un investitore istituzionale. Il benchmark in questione è composto nel seguente modo: 50% obbligazioni governative in Euro, 10% obbligazioni governative internazionali coperte in Euro, 25% azioni europee, 10% azioni nord americane e 5% azioni asiatiche. Le singole asset classes vengono rappresentate da indici internazionali di uso comune. Il periodo d’osservazione è di 15 anni (febbraio 1992 – febbraio 2007). Portafogli “Cash +” e Bilanciato tradizionale 10 Rendimenti complessivi ed annualizzati Periodo Portafoglio Bilanciato Portafoglio Cash + 100 Portafoglio Cash + 200 Portafoglio Cash + 300 15 anni 10 anni 7 anni 5 anni 3 anni 239.3% 93.6% 27.5% 28.6% 17.9% 115.5% 51.9% 33.7% 20.2% 7.9% 150.4% 67.9% 43.5% 26.4% 10.2% 190.9% 85.6% 53.9% 33.0% 12.5% Periodo Portafoglio Bilanciato Portafoglio Cash + 100 Portafoglio Cash + 200 Portafoglio Cash + 300 15 anni 10 anni 7 anni 5 anni 3 anni 8.8% 6.8% 3.5% 5.2% 5.6% 5.3% 4.3% 4.2% 3.7% 2.6% 6.3% 5.3% 5.3% 4.8% 3.3% 7.4% 6.4% 6.4% 5.9% 4.0% Come si può evincere sia dal grafico, che dalle tabelle, il portafoglio tradizionale avrebbe realizzato rendimenti superiori sia sul periodo complessivo, che sulla maggior parte dei sottoperiodi indicati. Dal punto di vista del rischio corso per il raggiungimento dei rendimenti osservati, l’analisi numerica deve lasciar spazio all’intuizione. Non disponendo di serie storiche relative a portafogli a rendimento assoluto, o loro insiemi, e con obiettivi simili, il grafico riporta il raggiungimento lineare dell’obiettivo richiesto. In pratica la volatilità del portafoglio simulato è prossima a zero, anche se il caso non può verificarsi in realtà. La volatilità di tali gestioni sarà direttamente proporzionale al rendimento obiettivo ovvero aumenterà al crescere di quest’ultimo. Se dal punto di vista rendimento, le gestioni tradizionali probabilmente sono quelle che più si addicono agli obiettivi istituzionali, la problematica della volatilità rende difficile la stabilizzazione degli stessi nel breve periodo. Il quesito vero da risolvere è quindi come fare a mantenere il livello di rendimento medio di lungo periodo, riducendone la sua volatilità nel breve. Prodotti “alternativi” o “complementari”? Un’asset class non considerata negli esempi precedenti è quella dei prodotti cosidetti “alternativi”. La definizione deriva dalla supposizione che il loro rendimento non sia influenzato dal comportamento di strumenti tradizionali, quali azioni o obbligazioni, e siano quindi un elemento di diversificazione all’interno di un portafoglio. Tale valutazione, anche se pienamente condivisibile, tende a sopravvalutare tale effetto di diversificazione in quanto la correlazione tra attivi alternativi e tradizionali è probabilmente molto più elevata di quanto fissato nell’immaginario collettivo. Partendo dal presupposto che molto sovente le variabili economiche che determinano i prezzi 11 degli attivi tradizionali hanno anche un influsso diretto su quelli alternativi, buona parte della decorrelazione è dovuta ad un differenziale di liquidità. I prodotti alternativi, infatti, hanno raramente liquidità giornaliera e risultano in ogni caso investiti in strumenti il cui prezzo viene determinato solo saltuariamente. Un esempio chiarificatore può essere il private equity. Le variabili che determinano il valore di un’azienda quotata sono identici a quelli di una non quotata. La seconda però, venendo “valutata” solitamente su base trimestrale o semestrale, non subisce la volatilità di breve periodo tipica dei mercati azionari. Valutando quindi storicamente gli andamenti delle due tipologie di aziende, si noterà una certa decorrelazione tra i prezzi in quanto non c’è omogeneità nella periodicità della valutazione. Dal nostro punto di vista, strumenti “alternativi” quali hedge funds, private equity, materie prime, infrastrutture o immobiliare hanno più che altro un valore di complementarietà nei confronti degli attivi tradizionali. Ciò significa che sovente permettono di allargare lo spettro d’investimento di singole asset classes, incrementandone contemporaneamente sia il potenziale di rendimento che la diversificazione. La logica del loro utilizzo va quindi nella direzione di non rinunciare al rendimento di lungo periodo di un portafoglio tradizionale, riducendone però la volatilità nel breve. L’esempio riportato qui di seguito paragona il comportamento del mercato azionario americano tradizionale o “long only” con quello di un portafoglio che contempli anche l’utilizzo di strategie alternative o “long / short”. In particolare il portafoglio “alternativo” si compone al 50% di azionario americano tradizionale e al 50% di azionario americano long / short. Quest’ultima componente è ottenuta ricorrendo al fondo LODH Multiadviser US long / short. In pratica il portafoglio continua ad investire solo nel mercato azionario americano ma aumenta lo spettro delle opportunità d’investimento utilizzabili. Azioni USA e Azioni USA con strategie long/short Rendimenti complessivi ed annualizzati Periodo: 1991 - 2007 Rendimento Rendimento annualizzato Volatilità Rendimento / Volatilità Azionario USA (in Eur) Azionario USA con “long / short” (in Eur) 448.7% 11.2% 17.4% 0.64 448.5% 11.2% 14.6% 0.77 Il grafico mette in evidenza il comportamento dei due portafogli nel periodo 1991-2007 e sottolinea i vantaggi precedentemente elencati ovvero la persistenza del rendimento di lungo periodo ma con un livello di volatilità decisamente inferiore. Un indicatore semplice di tale evidenza è dato dal rapporto tra il rendimento annualizzato e la volatilità ovvero quanto rendimento si è ottenuto per unità di rischio corso. Il portafoglio più completo palesa un livello di efficienza (0.77) decisamente migliore di quello tradizionale (0.64). L’esempio presentato può venir proposto per altre categorie d’investimento quali l’azionario europeo e asiatico, nonchè l’obbligazionario internazionale. In pratica ogni asset class, ad eccezione dell’obbligazionario Euro, viene associata ad un suo investimento alternativo complementare, in modo da aumentare la gamma degli investimenti a disposizione. Il benchmark tradizionale inizialmente proposto diverrebbe quindi il seguente: Asset Class originale Asset Class con complemento alternativo 50% 10% Obbligazioni governative in Euro Obbligazioni governative internazionali 25% Azioni europee 10% Azioni nord americane 5% Azioni asiatiche 50% 7% 3% 12.5% 12.5% 5% 5% 2.5% 2.5% 12 Obbligazioni governative in Euro Global Arbitrage Global Trading Azioni europee Strategie long / short europee Azioni nord americane Strategie long / short USA Azioni asiatiche Strategie long / short Asia Definendo il primo portafoglio “bilanciato tradizionale” ed il secondo “bilanciato alternativo”, qui di seguito vengono analizzati i rispettivi comportamenti nel periodo 2000-2007, ovvero in una fase particolarmente delicata per i mercati finanziari e di conseguenza per gli investitori istituzionali. Per la componente alternativa sono stati utilizzati i rispetti veicoli di Lombard Odier Darier Hentsch. Le conclusioni che si possono trarre sono addirittura migliori delle ipotesi iniziali. Il portafoglio alternativo presenta un andamento di lungo periodo in linea con quello tradizionale (correlazione 0.95) ma con un rendimento superiore del 0.8% all’anno ed una volatilità decisamente inferiore. In pratica si è riusciti nell’intento di mantenere il rendimento di lungo periodo abbattendo però la volatilità nel breve. La superiorità dell’efficienza del portafoglio alternativo è dimostrata dal rendimento ottenuto per unità di rischio corso, pari al 1.2 contro un 0.6 del caso tradizionale. Bilanciato “tradizionale” e bilanciato “alternativo” Rendimenti Bilanciato “tradizionale” e bilanciato “alternativo” Periodo: 2000 - 2007 Rendimento Rendimento annualizzato Volatilità Rendimento / Volatilità Correlazione Mesi negativi Peggior mese Miglior mese Portafoglio bilanciato tradizionale Portafoglio bilanciato alternativo 28.0% 3.5% 5.4% 0.6 0.95 38.4% -3.8% 3.3% 36.0% 4.3% 3.8% 1.2 Conclusioni La migliore risposta alle esigenze della clientela istituzionale sembra risiedere nell’approccio tradizionale di definizione di un benchmark strategico di lungo periodo. Tale metodologia risulta superiore in termini di rendimento di medio-lungo periodo rispetto agli approcci assoluti definiti “cash +”. Lo svantaggio principale della gestione tradizionale sembra essere la volatilità di breve periodo, effetto ampiamente riducibile grazie all’introduzione di strategie alternative all’interno del portafoglio tradizionale. Queste permettono di 13 38.4% -2.4% 2.7% ampliare l’universo d’investimento delle singole asset classes e sono quindi più “complementari” che “alternative” agli investimenti tradizionali. L’operazione di trasformazione compiuta sul portafoglio tradizionale può venir considerata da un altro punto di vista ovvero seguendo una logica “core-satellite”. In pratica al portafoglio tradizionale è stata aggiunta una componente satellite basata su strategie alternative. Riprendendo i pesi attribuiti al portafoglio bilanciato alternativo, il grafico successivo scompone quest’ultimo in due componenti distinte. Approccio “core-satellite” Core (70%) 50% Obbligazioni Euro 12.5% Azioni Europee 5% Azioni USA 2.5% Azioni Asia Indipendentemente dalla metodologia con cui si procede alla costruzione di portafoglio, il ricorso ai prodotti alternativi diviene una scelta quasi obbligata 14 Satellite /30%) 7% Global Arbitrage 3% Global Trading 12.5% Long / Short Europa 5% Long / Short USA 2.5% Long / Short Asia nel momento in cui il singolo investitore vuole mediare tra esigenze finanziarie di medio-lungo periodo e contabili e/o di bilancio di breve. E VOLUZIONE DEL MONDO HEDGE : ALLA RICERCA DI NUOVI GENERATORI DI SERGE CADELLI CHIEF OPERATING OFFICER RMF – GRUPPO MAN INVESTMENTS A Alcune categorie di investimento diventeranno particolarmente interessanti per gli investitori e per i gestori di hedge fund. Nel caso delle materie prime, dell’energia o del settore immobiliare non ci troviamo in presenza di tipologie nuove ma, se negli anni ’90 la comunità finanziaria non era molto interessata a questi settori, negli ultimi quattro anni ad esempio le materie prime sono state riscoperte come fonte di profitti per gli operatori del mercato mobiliare. Fino al 2002 e per circa vent’anni i prezzi delle materie prime avevano generalmente fatto parte di un mercato con una tendenza ribassista nel lungo termine. L’ultima vera fase di rialzo nel settore delle materie prime risale al periodo di stagflazione degli anni ’70. L’attuale ciclo rialzista è iniziato intorno al 2003. A parte i temi dell’offerta e della domanda, la psicologia del mercato influisce sulla determinazione dei prezzi nel breve termine quanto i livelli delle scorte. I paesi emergenti stanno rapidamente diventando motori dell’economia. La domanda da parte di questi paesi per quasi ogni tipo di risorsa, in particolare l’energia, è di fatto insaziabile. Il trading di energia offre un buon potenziale di utile attraverso strategie sia di tipo direzionale sia basate sul valore relativo. Alcuni gestori possono inoltre utilizzare i derivati fuori borsa che consentono loro di operare su uno spettro più ampio di mercati liquidi dell’energia. In ogni fase del ciclo dell’energia si assumono posizioni azionarie long/short, dai produttori di gas e petrolio a monte fino alle società di raffinazione, di servizi petroliferi e di distribuzione. I gestori esperti possono sfruttare le opportunità di arbitraggio fisico e finanziario sui mercati inefficienti dell’energia e dell’elettricità. La volatilità, la complessità e le inefficienze strutturali del settore offrono grandi opportunità per i fondi hedge. 15 A LPHA Il settore immobiliare è interessante, perché offre costantemente rendimenti attuali e complessivi elevati, oltre a fornire una notevole diversificazione nell’ambito di un portafoglio multi asset. In generale, la ricerca accademica incoraggia maggiori allocazioni sul fronte immobiliare. In realtà non molti investitori dedicano risorse per la costruzione di un portafoglio immobiliare solido e diversificato. Ci sono già diversi fondi hedge immobiliari che applicano strategie long/short nell’ambito dei fondi di investimento immobiliari (REIT). Lo sviluppo dei derivati immobiliari è solo in una fase iniziale ed ha un grande potenziale di sviluppo. Per quanto riguarda i mercati in evoluzione, nei settori delle emissioni/riduzione di anidride carbonica, dell’energia alternativa e delle risorse idriche si individuano le fonti di rendimento più promettenti. In conseguenza dei cambiamenti climatici, il mercato del carbonio sta crescendo molto rapidamente. Nel 2006 i volumi scambiati ammontano a un valore complessivo di circa 27 miliardi di dollari USA, il che indica che il mercato è cresciuto di 2,5 volte in un anno. Si stima che entro il 2010 le dimensioni del mercato saranno intorno ai 250 miliardi di dollari USA. La maggior parte delle operazioni è basata su progetti in conformità al Protocollo di Kyoto. I fondi hedge erano interessati all’arbitraggio tra mercati o ricercavano opportunità per acquistare crediti correlati a progetti di riduzione delle emissioni nei paesi in via di sviluppo. Hanno iniziato così a emergere strutture innovative che gestivano il rischio di prezzo del carbonio sia al rialzo sia al ribasso e riducevano il rischio di consegna, collegando l’acquisto di carbonio a un interesse per il progetto sottostante, attraverso titoli azionari, obbligazionari, finanziamenti a breve termine, tecnologia o contratti operativi. In effetti si tratta di un settore dinamico e molto probabilmente ancora nelle sue fasi iniziali. Sui circa 110 fondi hedge attivi nei mercati dell’energia, con circa 50 miliardi di dollari USA stimati di patrimonio in gestione, una percentuale sempre maggiore riguarda nuove aree. La crescita dei mercati dell’energia pulita riflette la sua crescente accettazione. I mercati globali dell’energia eolica e solare nel 2005 hanno raggiunto quota 11,8 miliardi e 11,2 miliardi di dollari USA, in crescita rispettivamente del 47% e del 55% rispetto all’anno precedente. Il mercato dei biocarburanti nel 2005 ha toccato quota 15,7 miliardi di dollari USA a livello globale, in crescita di oltre il 15% rispetto all’anno precedente. E infine l’acqua, la risorsa più importante di tutte, presenta sfide ugualmente complesse. Si prevede che la domanda di acqua pulita crescerà di oltre il 20% all’anno. In particolare si registreranno forti incrementi in Asia, ovvero Cina, India o Corea del Sud, a causa degli scarsi investimenti sul fronte delle infrastrutture per la fornitura d’acqua e il sistema fognario. Ma anche in Europa e negli Stati Uniti le infrastrutture invecchiano e devono essere 16 migliorate per far fronte a norme più rigide. Al contempo, la privatizzazione di attività del settore idrico e delle acque reflue da parte delle municipalizzate alimenterà la spesa in infrastrutture al fine di incrementare l’efficienza. In molti paesi questo settore è ancora estremamente regolamentato e anche di proprietà dello stato ma la situazione dovrà cambiare nel corso del tempo dato che, con l’aumento del fabbisogno di acqua dolce, aumenteranno anche gli investimenti necessari. Riteniamo che i fondi hedge investiranno con successo nelle società di servizi di pubblica utilità del settore acqua, nelle tecnologie dell’acqua e nelle società che possiedono i diritti all’utilizzazione dell’acqua come bene primario. Certamente c’è un grande potenziale in questo settore per gli investimenti alternativi. R ISK BUDGET E ORIZZONTE TEMPORALE NELL’ ASSET ALLOCATION DELLE GESTIONI A RENDIMENTO ASSOLUTO LUCA VAIANI R ESPONSABILE DELLE GESTIONI A RENDIMENTO ASSOLUTO E DEI FONDI CHIUSI FONDACO SGR N ell’ambito della ricerca del rendimento assoluto si è assistito allo sviluppo di prodotti (fondi) che in diversa misura, specializzati per classe di attivo o diversificati, e con diverso successo, pretendono di assolvere alla missione per la quale sono stati creati lasciando tuttavia all’investitore finale l’onere di definire un adeguato processo di asset allocation che correttamente li consideri nel complesso del portafoglio. La tradizionale analisi media-varianza fallisce nell’assolvere questo compito poiché ipotizza che il rischio sia misurato dalla sola volatilità, che le distribuzioni dei rendimenti siano normali, le covarianze stabili e l’indifferenza dell’orizzonte temporale nella definizione del portafoglio ottimo; il modello inoltre non tiene conto delle passività dell’investitore ed è inappropriato ad incorporare uno stile di gestione attivo rendendo necessari altri strumenti per la selezione dei gestori e la misurazione dell’active risk. L’identità tra rischio e volatilità dei rendimenti nell’ambito dei modelli media-varianza determina l’incapacità di misurare fattori di rischio diversi da quelli rilevabili attraverso il mark-to-market ma tipici dei prodotti a rendimento assoluto: illiquidità, non linearità, rischi “intangibili” (legati alle persone, ai processi di investimento), e altri ancora. L’asset allocation delle gestioni a rendimento assoluto dovrebbe modificarsi dall’essere allocazione per classi di attività per essere allocazione tra fattori di rischio: non più money allocation tra azioni, obbligazioni e altri attivi, ma risk allocation, cioè diversificazione del rischio complessivo del portafoglio tra: • Market risk • Skill risk • Illiquidity risk • Downside risk 17 Nell’ambito dei rischi di mercato vengono ricomprese alcune tra le classi di attività che solitamente sono oggetto di investimento (azioni, obbligazioni, crediti, ecc) e spiegano in larghissima misura il rischio complessivo dei portafogli esistenti tra gli investitori istituzionali. Tra quelli che chiamiamo rischi di skill consideriamo strategie cosiddette market neutral o che modificano dinamicamente l’esposizione al mercato in modo da avere nel complesso beta nullo o limitato rispetto agli indici di mercato tradizionali. Rischi di illiquidità fanno riferimento a strategie o investimenti che comportano la necessità di impegnare capitale per lunghi periodi di tempo; l’investimento generalmente si configura per il tramite di veicoli caratterizzati da lock up pluriennali, valorizzazione infrequente e limitata capacità di trasformarsi in liquidità in breve tempo. Per downside risk si intendono fattori di rischio derivanti da strategie o forme di investimento non lineari, il cui payoff simula l’acquisto o la vendita di forme di assicurazione (acquisti di polizze assicurative vere e proprie, alcun strategie hedge fund di tipo event driven, ecc): l’acquisto o la vendita di protezione modifica la distribuzione dei rendimenti, la loro volatilità e la probabilità di incorrere in casi estremi. Le domande dovrebbero essere dunque: quanta parte del rischio totale è spiegato dal rischio per la illiquidità? Quanto da strategie attive e quanto da rischi di mercato? In questo contesto il ruolo dell’orizzonte temporale nelle scelte di portafoglio è cruciale e dovrebbe guidare alla definizione di un budget delle esigenze di liquidità, in modo da consentire di liberare risorse per forme di investimento di lungo periodo e meno liquide, alle quali richiedere un adeguato extra-rendimento, mantenendo un profilo di liquidabilità del portafoglio complessivamente adeguato. L’esperienza degli endowment americani evidenzia una significativa correlazione tra performance dei portafogli e grado di illiquidità degli investimenti: la capacità e/o la possibilità di allocare stabilmente capitale in forme di investimento di lungo periodo e di avere accesso a gestori in grado di remunerare correttamente il capitale impiegato in strategie meno liquide appare dunque essere una delle principali fonti di rendimento, ma che nell’esperienza italiana è assai poco sfruttata. La corretta definizione dell’orizzonte temporale è inoltre importante al fine di verificare quanta parte del rischio complessivo allocare in fattori di rischio diversi da quelli per la illiquidità perché al decrescere dell’orizzonte temporale potrebbe essere opportuna l’esposizione a strategie che replicano la vendita di forme di protezione (e viceversa) al fine di aumentare la frequenta di risultati positivi limitati al prezzo di esporre il portafoglio a rari eventi estremi negativi. Inoltre strategie attive che contribuiscono ad allocare rischio in ciò che è stato definito skill risk necessitano di orizzonti temporali più lunghi per manifestare la loro efficacia: la selezione dei gestori attivi include la valutazione di rischi “intangibili” legati ai processi di investimento e alle capacità delle persone, e dovrebbe concentrarsi nelle classi di attività e nei segmenti di mercato più inefficienti, dove maggiore è la probabilità di mispricing dei titoli o i vantaggi competitivi (e di informazione) dei gestori possono avere un ruolo importante: al crescere della complessità della classe di investimento l’evidenza mostra che aumenta la dispersione dei rendimenti tra prodotti concorrenti e l’extra-rendimento in media conseguito dei gestori migliori nei confronti del benchmark. 18 In questo contesto il risk budget rappresenta lo strumento per allocare il rischio complessivo del portafoglio tra i diversi fattori di rischio in modo che da questi discenda l’allocazione tra diverse forme di investimento, e non viceversa. Il risk budget consente di identificare le diverse componenti di rischio e far corrispondere consapevolmente fonti di rischio e di rendimenti attesi, separando chiaramente l’esposizione ai rischi di mercato dallo stile di gestione attivo. L’adozione di un modello di allocazione basato sul risk budget ha come conseguenza il fatto di considerare il risk managment parte integrante dell’attività di gestione: risk management inteso non semplicemente come misurazione di parametri di rischio del portafoglio, ma come processo attivo che porta con se la necessità di definire regole di coerenza della struttura del portafoglio con gli obiettivi di lungo termini e i vincoli rappresentati dalle passività. La costruzione del portafoglio parte dunque dall’esclusione di classi di attivo con rendimento atteso inferiore all’obiettivo, e tiene conto di quale è la funzione specifica dell’investimento all’interno del portafoglio, e del suo grado di liquidità. L’obiettivo è di ottenere un portafoglio caratterizzato da un grado di liquidabilità adeguato alle esigenze dell’investitore e che abbia una distribuzione dei rendimenti che limiti la probabilità di eventi estremi e con una volatilità attesa non spiegata dal solo rischio azionario ma adeguatamente diversificata tra diversi fattori di rischio. SCENARI MACRO E TEORIA ECONOMICA COME SORGENTI DI CREAZIONE DI ALPHA: DINAMICHE DI POLITICA MONETARIA E TEORIA DELLA PARITÀ DEL POTERE D’ACQUISTO PAOLO UBALDINI RESPONSABILE AREA ISTITUZIONALI ABAXBANK A baxbank è da anni leader all’avanguardia nello sviluppo di strumenti quantitativi che permettano di inserire nei portafogli istituzionali una serie d’investimenti altrimenti non facilmente accessibili, sia per la loro complessità amministrativa che di analisi e controllo del rischio. Un esempio è una soluzione di investimento innovativa basata su una teoria economica e sulle politiche monetarie attuali e prospettiche dei cd. paesi emergenti. La teoria economica utilizzata per produrre alpha è la teoria della parità dei poteri d’acquisto (cd. Purchasing Power Parity - PPP) che si fonda sul principio in base alla quale, nel lungo periodo, i tassi di cambio tra due paesi dovrebbero muoversi in modo da uguagliare il prezzo di un basket di beni identici nei due paesi. Verificando i disallinamenti tra valori attuali di una divisa contro un altra e il valore di equilibrio, si possono impostare opportune politiche di investimento. Per capire se una divisa è sopra-sottovalutata rispetto ad un altra occorre comparare il costo di un basket di beni e servizi relativi ai Paesi messi a confronto attraverso un Indicatore di Prezzo. Un interessante esempio di Indicatore di Prezzo è il BIG MAC INDEX pubblicato sull’Economist, che è da tempo considerato il miglior indicatore PPP “indipendente” disponibile. II panino Big Mac della McDonald’s è prodotto in circa 120 paesi nello stesso identico modo. Il Big Mac Index compara quindi i prezzi di un panino Big Mac nei vari ristoranti McDonald’s sparsi per il mondo, allo scopo di verificare se e quanto una valuta è sovra/sotto stimata ripetto al dollaro USA. Il Big Mac Index è il tasso di cambio che rende il costo del Big Mac uguale negli USA rispetto ad un altro paese; è utilizzabile in quanto basato su un bene ben conosciuto, facilmente confrontabile in molti paesi, che utilizza fattori produttivi provenienti da un largo spettro di settori delle economie locali, quali beni agricoli, lavoro, costi di trasporto, promozionali, ecc. Facciamo un esempio: un Big Mac costa 6.4 Real in Brasile e 3.22 Dollari negli USA. Con un cambio Real/USD di 2.13, il Big Mac in Brasile costa 3.01 Dollari cioè meno 19 che negli USA. Ciò indica una sottovalutazione del Real contro il dollaro del 6% rispetto al cambio di equilibrio. Il Big Mac Index deve essere considerato come una guida per capire se una valuta è sul suo “corretto” livello di lungo periodo o meno. L’indice ha alle sue spalle un impressionante track-record nella capacità di prevedere i movimenti dei tassi di cambio: valute che in base al Big Mac Index risultavano sottovalutate, spesso si sono rafforzate negli anni successivi (e viceversa). Chiaramente il Big Mac Index presenta anche delle limitazioni: i prezzi degli hamburger possono essere distorti da effetti fiscali nonchè dai costi di input non commerciabili, come ad esempio gli affitti. Abaxbank ha costruito una soluzione di investimento che sintetizza posizioni di tasso e posizioni valutarie, con controllo del rischio, che massimizza la possibilità di fornire un flusso cedolare annuo significativo. Siamo quindi partiti da un investimento free-risk di un cliente istituzionale inserendo elementi di rendimento aggiuntivo. L’investimento monetario individuato è un basket di depositi ad 1 mese in varie valute da rinnovare ogni mese. I criteri che Abaxbank ha utilizzato per la scelta dei Depositi Monetari in Valute sono i seguenti: • i paesi selezionati devono avere livelli di tassi a breve superiori rispetto all’Euro e politiche monetarie orientate alla restrizione; questo per poter costantemente beneficiare nel tempo di tassi di interesse superiori a quelli Euro; • selezione esclusiva di valute trattabili sul mercato in assenza di particolari vincoli amministrativi ovvero di cambi fissi; • tutte le valute devono risultare sottovalutate rispetto all’euro su base delle ragioni di scambio (sintetizzabili dal Big Mac Index) e sulla base delle previsioni di un pool costituito dalle principali banche d’affari; • i livelli di correlazione tra le valute selezionate devono essere contenuti. Vengono così creati panieri di depositi in valute di paesi emergenti, sia globali che focalizzati per area geografica, su indicazione del Cliente. La soluzione individuata viene “montata” su una struttura di Portfolio Insurance per eliminare il rischio di perdita del capitale. In pratica si effettua una gestione dinamica che ribilancia costantemente tra un paniere di depositi in valute di paesi emergenti e un deposito in Euro attraverso una regola determinata di risk management. PORTABLE ALPHA: L’APPROCCIO ATOMISTICO ALLE GESTIONI TOTAL RETURN GIANLUCA ODERDA, PH.D., CFA RESPONSABILE DEL TEAM MULTI ASSET TOTAL RETURN GIAMBATTISTA CHIARELLI RESPONSABILE SVILUPPO SUD EUROPA PICTET ASSET MANAGEMENT SA E lementi di base del rendimento degli asset finanziari Il filosofo romano Lucrezio fu il primo a propugnare l’idea che ciò che si trova in natura sia costituito da unità minime non ulteriormente divisibili. Anche nell’industria dell’asset management un simile approccio atomistico, che si pone l’obiettivo di migliorare le performance ex post dei portafogli, sta diffondendosi. Gli Atomi della performance, l’alpha ed il risk premium, sono stati concettualizzati ed introdotti nel modello universalmente noto di William Sharpe (CAPM). Il primo atomo, il ‘risk premium’, è il rendimento in eccesso al tasso ‘risk free’ richiesto per detenere una asset class rischiosa. L’allocazione al risk premium è comunemente nota come esposizione al fattore ‘beta’. L’esposizione al puro risk premium dovrebbe essere ottenibile a basso costo, dato il proliferare di una grande varietà di strumenti finanziari disponibili, dagli ETFs ai futures sugli indici, fino a strumenti derivati più complessi. Un’allocazione efficiente al risk premium richiede però capacità di timing e diversificazione. Il secondo atomo, l’‘alpha’, è la porzione del rendimento di portafoglio decorrelata rispetto al mercato. In altre parole, e’ ciò che rimane, tolto il contributo di tutti i premi al rischio, ed è attribuibile esclusivamente all’abilità del gestore. L’Alpha è merce rara e pertanto piuttosto costosa. In sintesi, nell’approccio atomistico, il rendimento in eccesso di un portafoglio è uguale all’alpha generato, sommato al contributo dei vari premi al rischio provenienti dai mercati in cui si è disposti ad investire. 20 Gli utlimi sviluppi nell’industria dell’asset management altro non sono che un modo di re-interpretare più efficientemente l’approccio tradizionale, di cui l’architettura core/satellite, introdotta negli anni ’90, è un chiaro esempio. Recentemente sta prendendo piede l’idea di separare radicalmente la gestione dell’allocazione al risk premium dalle strategie di portable alpha. Le conseguenze di questa impostazione sono molteplici. In primo luogo, gli asset manager necessitano di una grande capacità di controllo ed analisi dei propri prodotti per identificare in modo inequivocabile ciò che è attribuibile all’abilità del gestore, l’alpha, e ciò che proviene da premi al rischio, espliciti o impliciti. In secondo luogo, per estrarre e trasportare l’alpha, sono necessarie capacità e strumenti di risk management sofisticati unitamente ad una certa familiarità con i derivati. In terzo luogo, per implementare efficientemente le strategie di portable alpha è fondamentale una rigorosa disciplina dei costi, in quanto questi possono erodere – in parte o totalmente - l’alpha che si intende trasportare. Inoltre, l’estensivo uso di derivati è possibile solo in un contesto relativamente deregolamentato e flessibile, del tipo introdotto recentemente con la normativa UCITS III. Infine, la separazione tra alpha e beta implica un alto livello di specializzazione all’interno dell’industria dell’asset management. La scelta dei gestori di strategie alpha Per definizione una strategia alpha non dovrebbe contenere alcuna dipendenza dall risk premium. In una strategia alpha, sia essa costituita da un fondo hedge market neutral o da un fondo long only attivo il cui rischio di mercato viene coperto, il beta residuale deve essere monitorato costantemente, in quanto la sensibilità del portafoglio al mercato di riferimento varia nel tempo. Questa variazione può essere controllata in due modi. Il primo approccio consiste nel condurre un’analisi di stile sulla serie storica dei rendimenti della strategia alpha. Il vantaggio principale di questo tipo di analisi è la semplicità di implementazione, dal momento che essa prescinde dalla conoscenza dettagliata delle posizioni di portafoglio. A Pictet concentriamo la nostra ricerca su strategie alpha che non siano spiegabili con persistenti esposizioni a fattori di stile: idealmente l’impatto di un fattore di stile sulla performance dovrebbe essere marginale. Una strategia basata sul puro alpha dovrebbe generare rendimenti positivi indipendentemente dall’andamento del mercato sottostante. L’indicatore utilizzato per valutare questa caratteristica si chiama ‘market capture ratio’, e misura la percentuale di performance del mercato catturata dal gestore. Il gestore “ideale” dovrebbe presentare un ‘capture ratio’ positivo in mercati crescenti ed un ‘capture ratio’ negativo in mercati calanti. Il secondo approccio è basato su un’analisi ex ante della struttura del portafoglio: basandosi sulla conoscenza delle posizioni di portafoglio, se ne puo’ prevedere la reazione al variare dei fattori di mercato cui esso è esposto. Il limite di questo approccio risiede nella difficoltà d’implementazione, causata dalla mancanza di un modello di analisi del rischio ex-ante oppure dalla mancanza di informazioni sulle posizioni di portafoglio. Nelle nostre gestioni total return limitiamo questo handicap, in quanto nel segmento “portable alpha” selezioniamo esclusivamente prodotti interni, di cui conosciamo in dettaglio la struttura di portafoglio. La costruzione di un portafoglio di strategie alpha L’investimento in un’unica fonte di alpha è sub ottimale, poiché la diversificazione gioca un ruolo cruciale nella costruzione di un portafoglio di strategie alpha. consideriamo per esempio un portafoglio costituito da un solo generatore di alpha, ancorché eccellente, con un budget di rischio del 5% e un Information Ratio pari a 1. L’alpha annualizzato atteso è pari al 5%, ma la probabilità di performance negativa è pari al 16%. Se invece costruiamo il portafoglio con nove buone strategie alpha equiponderate, ciascuna con una volatilità del 5% ed un IR pari a 0.5, avremo un alpha atteso del 2.5% e, assumendo che i gestori 21 non siano tra loro correlati, una rischiosità che si riduce all’1,7%, con un migliore information ratio pari a 1,5 ed una probabilità di rendimenti negativi che scende al 7%. La costruzione del portafoglio alpha segue un approccio a tre fasi: a) in primo luogo si identificano i gestori candidati considerando l’aspetto quantitativo delle possibili strategie alpha, il fattore umano legato ai singoli team di gestione e le potenzialità dei mercati/asset class in cui essi operano. Questi elementi qualitativi e quantitativi ci consentono di formulare una short list di strategie che possono essere incluse nel portafoglio alpha. b) la seconda fase consiste nell’aggregazione delle varie strategie; cerchiamo fonti di alpha tra loro non correlate e ottimizziamo il portafoglio delle fonti di alpha con pesi che ne massimizzano il potenziale di rendimento, minimizzando allo stesso tempo il rischio sistematico ex-ante. c) infine, nella terza fase, implementiamo il portafoglio così identificato. Per le strategie hedge allochiamo il capitale con il processo descritto utilizzando il fattore leva nel rispetto dei limiti di rischio prefissati. Quando utilizziamo fondi long only attivi, dobbiamo replicare il benchmark composito dei prodotti selezionati mediante derivati, principalmente futures, per eliminare il rischio di mercato sottostante. La replicazione effettuata a livello di benchmark composito riduce l’impatto sul tracking risk causato dalle possibili difficoltà o dagli elevati costi di replicazione, per esempio, sugli indici dei mercati emergenti o su indici settoriali. Perchè optare per strategie portable alpha Il vantaggio principale di investire in strategie portable alpha risiede nel fatto che questa architettura consente di ricercare i migliori gestori in modo trasversale su tutte le asset class, ampliando così all’infinito l’universo di opportunità. Il rendimento relativo di portafoglio dipende perciò dalla selezione dei gestori e dalla capacità di estrazione e trasporto dell’alpha. Si consideri per esempio il portafoglio tradizionale bilanciato gestito attivamente della Fig. 1a. International Equities 10% European Bonds 40% European Large Cap Equities 30% International Bonds 20% Figure 1a : portafoglio bilanciato tradizionale gestito attivamente Il gestore bilanciato ha il difficile compito di eccellere in ognuna delle asset class dell’allocazione strategica. Sfruttando il concetto di portable alpha, egli può rendersi il compito più agevole, replicando in parte l’esposizione al risk premium con derivati, BETA EXPOSURE International Equities 10% e destinando il capitale all’acquisto di strategie alpha basate sull’abilità dei vari gestori specialisti. Nella Fig. 1b la struttura d’allocazione del capitale risultato del processo sopra descritto. UNUSED CAPITAL LEFT FOR DIVERSIFIED ALPHA STRATEGY European Bonds 20% Alpha Portfolio 20% European Large Cap Equity Futures 15% European Bond Futures 20% European Large Cap Equities 15% International Bonds 20% Figure 1b : come sfruttare il concetto di portable alpha A fronte della semplicità ed eleganza di questa architettura, si riscontrano molte complessità d’implementazione. Il primo aspetto potenzialmente problematico è costituito dal fatto che il costo degli strumenti in strategie portable alpha può erodere in maniera significativa il valore aggiunto generato. Questo è uno dei motivi per cui a Pictet allochiamo il capitale esclusivamente su prodotti 22 gestiti internamente, evitando cosi’ il problema del “double charging”, in cui i Fondi di Fondi incorrono. Il secondo aspetto critico è rappresentato dalla replicazione del risk premium, per il quale si possono utlizzare tre metodi d’implementazione: a) contratti Futures – quotati e privi di rischio controparte con bassi costi operativi e utilizzo di capitale solo per il pagamento dei margini; b) OTC swaps, che - a fronte di una maggiore personalizzazione - implicano un significativo rischio di controparte e un’intensa attività legale; c) Index funds – il cui maggior limite sta nel consumo di capitale. Si possono utilizzare laddove solo una parte del capitale viene allocata alle strategia alpha – come in Fig. 1. Il terzo ostacolo sta nel risk budgeting. Quanto rischio si deve allocare al fattore beta, e quanto al rischio di strategie alpha? Prendiamo per esempio un portafoglio gestito attivamente relativamente all’indice S&P 500, con un budget di rischio attivo annuale di 200 punti base: se la strategia alpha viene realizzata tramite un fondo hedge market neutral decorrelato con con una volatilità dell’8%, basta investire il 25% del capitale per utilizzare tutto il budget di rischio. Per liberare capitale bisognerebbe pertanto investire il 25% del portafoglio in futures sull’ S&P 500. Replica di Hedge Fund I prodotti ‘Absolute return’, in primis i fondi hedge, vengono spesso erroneamente identificati come pure strategie alpha. Ricerche recenti hanno dimostrato con chiarezza come una porzione rilevante del loro rendimento sia spiegata dall’esposizione a fattori di rischio tradizionali - tipo stile e “size” nelle azioni, rischio credito e rischio curva dei tassi nelle obbligazioni – in aggiunta a fattori ‘esotici’ che si associano a strumenti asimmetrici come le opzioni . A titolo esemplificativo possiamo notare, con una semplice regressione su serie storiche mensili, come il 90% del rendimento dell’indice Credit Suisse Tremont Hedge Fund possa essere spiegato dalla combinazione di fattori di rischio di 10 asset class (consentendo posizioni short e leva). L’analisi di attribuzione della performance dimostra come una parte significativa del rendimento in eccesso di un indice di strategie ‘absolute return’ derivi da un set diversificato di premi al rischio e in misura minore dal contributo di strategie alpha basate sull’abilità dei gestori. Con questa analisi a Pictet Asset Management abbiamo realizzato un prodotto UCITS III costruito su questi principi, replicare una selezione diversificata di premi al rischio aggiungendo l’alpha dei nostri migliori gestori. Tra gli altri vantaggi, il nostro fondo ha liquidità giornaliera, rendendo così non solo accessibili, ma anche liquide, le tipiche strategie dei fondi hedge. A ciò si aggiunga un livello di costi e di trasparenza nettamente a favore dell’investitore. La Fig. 2 mostra il raffronto tra la performance giornaliera del nostro fondo rispetto a quella dell’indice HFRX Global Hedge Fund Index (unico indice hedge calcolato giornalmente). Sorprendente la somiglianza di comportamento delle due serie a dimostrazione di quanto spiegato nella presente nota. A questo punto possiamo dichiarare di aver dimostrato come il risk premium e l’alpha siano gli atomi dell’asset management e come, se separati e ricomposti adeguatamente, possano generare rendimenti assoluti simili a quelli dei più sofisticati fondi hedge anche partendo da prodotti tradizionali gestiti attivamente. Figure 2 : PF Argd e Indice HFRX Global Hedge Funds 23 ABSOLUTE RETURN: ESTRARRE VALORE DA ASSET CLASS INNOVATIVE VITTORIO AMBROGI MANAGING DIRECTOR, COUNTRY HEAD ITALY MORGAN STANLEY INVESTMENT MANAGEMENT L’ ESPERIENZA DI MORGAN STANLEY INVESTMENT MANAGEMENT: le valute come asset class Riteniamo che le valute debbano essere considerate come un asset class strategica alla luce delle interessanti opportunità di generazione di alpha che possono offrire. La ricerca di Alpha La gestione delle valute estere a fini di copertura è un concetto noto alla maggior parte degli investitori; tuttavia le valute possono anche essere gestite attivamente come asset class allo scopo di generare alpha. L’interesse per questo tipo di utilizzo delle divise è andato crescendo rapidamente, poiché offre l’opportunità di incrementare il valore del portafoglio tramite la gestione attiva e di diversificare i rischi. Due diversi approcci alle valute Approccio noto e consolidato Approccio innovativo Copertura valutaria Copertura di posizioni in valuta diversa da quella di riferimento Spesso distinta dalla gestione del portafoglio sottostante Gestione valutaria Gestione della valuta come un’asset class Approccio passivo Riduce il rischio e la volatilità Approccio attivo Genera Alpha sfruttando le inefficienze in un contesto di controllo del rischio Approccio attivo Riduce il rischio e la volatilità generando nel contempo Alpha Valute: la creazione di valore Bassa correlazione La gestione attiva delle valute è riconosciuta sempre più dagli investitori come un’importante fonte di rendimenti potenziali grazie alla bassa correlazione con le asset class tradizionali. Inserire in portafoglio un’asset class diversificata rappresenta una valida opportunità di gestione del rischio. Rendimenti, correlazioni e principali indicatori comparati Rendimento Medio p.a. (%) Volatilità p.a. (%) Sharpe Ratio Correlazione con Global Currency (%) Periodo: 2001 - 2006 MSCI Global Equity Index JPMorgan Global Bond Index Global Currency Basket (0.22) 4.81 6.65 14.19 3.04 3.27 (0.02) 1.58 2.10 18.61 1.67 100 Periodo: 1998 - 2006 MSCI Global Equity Index JPMorgan Global Bond Index Global Currency Basket 3.69 5.61 5.68 14.78 2.94 3.11 0.25 1.91 1.82 (5.68) (2.15) 100.000 24 obbligazionari più liquidi del mondo. Ad esempio, gli scambi giornalieri sul New York Stock Exchange, il più grande mercato azionario del mondo, ammontano a circa 70 miliardi di dollari statunitensi2, mentre il mercato obbligazionario –che include Treasury, obbligazioni societarie a lungo termine e obbligazioni di enti locali– scambia 941 miliardi di dollari3. Gli operatori sui mercati valutari includono banche centrali, speculatori, società, governi e altre istituzioni. Non può crollare l’intero “mercato” Le valute sono sempre scambiate fra di loro: per ogni valuta che si deprezza ne esiste sempre una che si apprezza in uguale misura. È pertanto possibile trarre profitto dalla negoziazione di valute in qualsiasi momento e in qualsiasi fase del ciclo economico. Dimensione e liquidità del mercato I mercati dei cambi sono altamente liquidi, la negoziazione è poco costosa e non vi sono tasse o imposte di negoziazione. Il volume giornaliero di negoziazione dei mercati a pronti globali è pari a 1900 miliardi di dollari statunitensi1, un volume talmente imponente da superare anche i mercati azionari e FX Assets Under Management nell0indice Parker FX Billions ($) 20 16 13 15 8 10 6 5 0 2002 2003 2004 2005 Year 1 Fonte: Banca dei regolamenti internazionali, Indagine triennale delle banche centrali, marzo 2005. 2 Fonte: NYSE, 30 giugno 2006. 3 Fonte: Bond Market Association, 31 marzo 2006. Cumulative Return (%) Rendimenti storici 60 45 30 15 0 -15 -30 feb-98 ott-98 giu-99 MSCI Global Equity Index feb-00 ott-00 giu-01 Sfruttare le inefficienze Un mercato inefficiente Non tutti gli operatori sui mercati valutari sono alla ricerca di profitti. Di fatto le transazioni in divise a fini di scambi commerciali, a copertura di posizioni valutarie o nell’ambito dell’attività delle banche centrali, costituiscono un’ampia quota del mercato totale, accrescendo le opportunità di implementare una gestione attiva e remunerativa. Un’ulteriore fonte di inefficienza La teoria economica sui tassi di cambio parte dal presupposto che i mercati valutari siano efficienti, ma la realtà è molto diversa. Osservando l’andamento 25 feb-02 JPMorgan Global Bond Index ott-02 giu-03 feb-04 ott-04 giu-05 feb-06 ago-06 Global Currency Basket nel tempo dei tassi a pronti (spot) e a termine (forward), è evidente che le valute tendono a muoversi in modo opposto a quanto suggerito dalla teoria: i tassi forward non predicono perfettamente i tassi spot futuri e si può dire che siano in realtà delle stime distorte. Da ciò deriva il termine “distorsione dei tassi a termine”. La distorsione dei tassi forward rappresenta una potenziale opportunità. L’esperienza di Morgan Stanley Investment Management Sulla base delle considerazioni di cui sopra, abbiamo deciso di definire la nostra strategia sulle valute FX Alpha Plus con l’obiettivo di fornire agli investitori interessanti rendimenti corretti per il rischio non correlati ad altre asset class. La strategia investe nei mercati valutari sui tassi a pronti ed a termine utilizzando un approccio quantitativo e statistico basato su un universo diversificato di 28 valute tramite un processo d’investimento a rischio controllato. Ci atteniamo a un obiettivo di VaR (Value-at-Risk) predeterminato e individuiamo l’allocazione di portafoglio ottimale tenendo conto della correlazione, 26 della volatilità e delle previsioni di rendimento per ciascuna coppia di valute. Il nostro obiettivo principale è rispettare un budget di rischio specifico e massimizzare i rendimenti all’interno di tale budget. Cerchiamo di raggiungere questo obiettivo utilizzando modelli proprietari di allocazione valutaria in modo da sfruttare la “distorsione dei tassi forward” e le correlazioni dei mercati valutari. Le decisioni di trading vengono assunte in modo sistematico e sono tese a sfruttare i differenziali tra i tassi d’interesse dei mercati monetari internazionali. GENERAZIONE DI ALPHA ATTRAVERSO LA COMBINAZIONE DI UN APPROCCIO QUANTITATIVO E QUALITATIVO MICHELE CALCATERRA PRESIDENTE GUERINO GUARNIERI PARTNER potenzialmente vincente nel lungo periodo. E-CAPITAL PARTNERS E CPI offre servizi innovativi di Investment Advisory a Banche d'Investimento Internazionali, Gestori di Fondi, Compagnie Assicurative, Fondazioni, Fondi Pensione, Casse e altri investitori internazionali nel campo delle esposizioni ai mercati azionari e obbligazionari, Hedge Funds e derivati collegati. Nel mondo del Sustainable Investment ECPI è leader per Assets under Advisory e innovazione: ha lanciato il primo benchmark Equity Europeo – ECPI Ethical Index Euro, ed ha sviluppato una famiglia di indici (declinati nelle categorie Alpha e Beta) che spaziano dai mercati Equity specializzati per area geografica e tema d’investimento a quelli dei Corporate Bonds e dei Credit Derivatives; è inoltre Advisor della prima generazione di Ethical CDOs, che incorpora la metodologia ECPI di Riduzione Rischio Default, e del primo Alpha-enhanced Fund of Hedge Fund. Charms, … La metodologia di ricerca, sviluppata sfruttando l’esperienza consolidata in 10 anni di presenza sul campo, mira ad individuare indicatori di valore intangibile degli emittenti attraverso un’analisi positiva di tipo ESG (Environmental, Social and Corporate Governance) accompagnata quando richiesto da una selezione di tipo negativo volta ed eliminare dall’analisi gli emittenti attivi in settori considerati “non etici”. La nostra metodologia, basata e supportata da una cospicua letteratura in ambito accademico che ha trovato riscontro in un’altrettanto vasta attività di analisi e ricerca sviluppata dai principali operatori finanziari internazionali ed è oggi promossa e sponsorizzata dalle Nazioni Unite , si fonda sul presupposto che una performance aziendale superiore in ambito sociale ed ambientale, insieme ad una struttura organizzativa evoluta e disciplinata, siano rivelatrici di un management team proattivo e di una struttura societaria progredita, per questo 27 L’obiettivo dell’attività di ricerca, analisi e selezione degli emittenti, sviluppata attraverso un processo rigoroso e disciplinato che si propone di tradurre in dati quantitativi elementi di tipo qualitativo che caratterizzano il singolo emittente e che si avvale di indicatori statistici e finanziari, è duplice: • Riduzione del rischio emittente e preservazione del capitale (attraverso l’eliminazione di emittenti rischiosi, con un track record di downgrade ESG preventivo); • Individuazione di una fonte specifica di extraperformance (c.d. Alpha) nei possibili vantaggi competitivi e fattori critici di successo legati all’analisi di tipo ESG. L’output dell’analisi è costituito da una serie di indici che si raggruppano in due macro famiglie: • Indici Beta, con analisi positiva e filtro negativo il cui focus principale è la preservazione del capitale mantenendo un’alta correlazione con il mercato sottostante di riferimento; • Indici Alpha, che sfruttano l’analisi positiva per individuare le società best-in-class mirando ad individuare in esse una potenziale fonte di extra-performance. L’esperienza sviluppata nell’analisi degli emittenti tradizionali è stata inoltre sfruttata per sviluppare una metodologia di ricerca che, basandosi sui medesimi presupposti e ponendosi i medesimi obiettivi, mira a fare luce su prodotti alternativi intrinsecamente poco trasparenti per l’investitore, quali i Fondi Hedge ed i Fondi di Fondi Hedge, attraverso un’analisi incentrata sulla sostenibilità della strategia del fondo e della struttura operativa della società di gestione, richiedendo un contatto diretto con la stessa. … and merit Per far parlare i fatti, in termini di risultato concerto dell’attività di ricerca, analisi e selezione delineata in precedenza, si propongono i risultati di alcuni degli indici sviluppati che adottano la metodologia Alpha (i dati relativi agli indici sono reperibili attraverso la piattaforma Bloomberg, all’indirizzo: ECPS <GO>). ECPI® Alpha Property Europe ECPI® Alpha Property Europe ECPI® Commodities Stock Index DJ Euro Stoxx 50 ECPI® Commodities Stock Index 70.00% MSCI World 65.18% 70.00% 60.00% 59.10% 60.00% 50.00% 50.00% 40.00% 40.00% 35.01% 30.00% 30.00% 20.00% 23.35% 21.42% 20.29% 20.10% 16.50% 20.00% 10.75% 10.04% 10.00% 6.32% 9.36% 10.00% 8.40% 4.57% 3.25% -2.79% 0.00% 2003 2004 2005 2006 5.60% 2.65% 2.16% 0.00% Ytd -0.10% 2003 2004 2005 2006 Ytd -10.00% 2003 2004 2005 2006 Ytd 2003 2004 2005 2006 Ytd ECPI® Alpha Property Europe 16.50% 35.01% 20.29% 59.10% -2.79% 12.66% ECPI® Commodities Stock Index 10.75% 21.42% 65.18% 8.40% 2.65% 14.72% DJ Euro Stoxx 6.32% 3.25% 20.10% 10.04% -0.10% 15.30% MSCI World 9.36% 4.57% 23.35% 5.60% 2.16% 13.24% Ann. Vol. ECPI® Renewable Energy Global Tradeable ECPI® Renewable Energy Global ECPI® Global Alpha Equity 40 Global Alpha 40 MSCI World MSCI World 30.00% 30.00% 27.20% 27.53% 25.00% Ann. Vol. 25.00% 24.36% 23.35% 23.35% 17.67% 20.00% 20.00% 9.36% 15.00% 15.00% 10.38% 10.00% 10.00% 9.36% 9.69% 7.31% 5.60% 4.57% 5.00% 1.80% 5.60% 2.76% 1.56% 2.16% 0.00% 0.00% 2003 2004 ECPI® Renewable Energy Global MSCI World 2005 2006 Ytd 2003 2004 2005 2006 Ytd 24.36% 1.80% 27.53% 17.67% 10.38% 9.36% 4.57% 23.35% 5.60% 2003 16.85% 1.56% 13.25% Global Alpha 100 MSCI World 30.00% 26.73% 25.00% 23.35% 20.00% 13.77% 8.87% 9.36% 9.67% 10.00% 5.60% 4.32% 4.57% 5.00% 2.16% 0.00% 2003 Global Alpha 100 MSCI World 2004 2005 2006 Ytd 2003 2004 2005 2006 Ytd 13.77% 8.87% 26.73% 9.67% 4.32% 12.95% 9.36% 4.57% 23.35% 5.60% 2.16% 13.24% 28 Ann. Vol. 2004 2005 2006 Ytd 2003 2004 2005 2006 Ytd Global Alpha 40 9.69% 7.31% 27.20% 7.13% 2.76% 12.57% MSCI World 9.36% 4.57% 23.35% 5.60% 2.16% 13.26% Ann. Vol. ECPI® Global Alpha Equity 100 15.00% 7.13% 4.57% 5.00% Ann. Vol. PORTABLE ALPHA: IL GIUSTO INGREDIENTE PER UNA GESTIONE OTTIMALE DEL BUDGET DI RISCHIO ODETTE CESARI HEAD OF INVESTMENT SOLUTIONS AXA INVESTMENT MANAGERS C os’è la strategia Portable Alpha? I rendimenti di portafoglio sono costituiti da due componenti: • il rendimento derivante dal rischio di mercato che chiameremo beta, anche noto come rendimento sistematico e • l’extra-rendimento rispetto al mercato ottenuto tramite una gestione attiva. Chiameremo questa componente alpha. L’investimento in un fondo tradizionale long-only offre all’investitore un rendimento costituito da una componente beta più una componente alpha. In questo modo il rendimento attivo (alpha) generato dal gestore del fondo risulta correlato al mercato in cui è investito (beta). La strategia Portable Alpha consente di separare la componente alpha dalla componente beta. L’approccio Portable Alpha permette di investire in strategie di qualsiasi tipo che generino alpha, senza impattare sull’esposizione al mercato o sull’asset allocation sottostanti. È chiamato “portable” poiché l’alpha può essere estratto e aggiunto a qualunque classe di attivi o benchmark, utilizzando strumenti derivati per ottenere l’esposizione al mercato desiderata. L’idea è quella di catturare il beta nella maniera più economica possibile e di investire in alpha affidabili, costanti e non correlati. La strategia Portable Alpha determina anche un’allocazione intelligente delle commissioni: gli investitori preferiscono pagare commissioni basse per la componente beta e commissioni più elevate per la componente alpha. Quali sono i vantaggi della strategia Portable Alpha? Sono numerosi i vantaggi derivanti dalla separazione 29 dell’alpha dal beta. Uno dei più importanti è la possibilità di espandere l’universo delle fonti di alpha: un’asset allocation strategica limiterà il gestore del fondo a ricercare l’alpha all’interno di una specifica allocazione. La strategia Portable Alpha consente invece agli investitori di accedere agli alpha generati da altri gestori, pur mantenendo l’allocazione attuale. Facciamo un esempio, un fondo pensione con fondi non sufficienti a far fronte alle passività (under-funded) potrebbe coprire in maniera passiva le proprie “liabilities” in modo da eliminare i rischi non desiderati e investire in una strategia Portable Alpha per colmare il divario. Tale strategia sarebbe composta da diversi alpha puri non correlati, costanti e affidabili, così da generare una performance stabile e indipendente dalle condizioni del mercato. L’approccio Portable Alpha consente inoltre un’allocazione più efficiente tra alpha e beta, tale da migliorare il profilo di rischio/rendimento dell’investimento. Una premessa: l’alpha viene correntemente considerato una classe di attivi e può quindi essere confrontato coi profili di rischio/rendimento degli attivi tradizionali. Comunemente, in un fondo long-only, il beta rappresenta circa il 90% del rischio di budget, lasciando all’alpha solo il 10%. Tramite la strategia Portable Alpha i portafogli possono essere meglio bilanciati in termini di gestione del rischio, mediante un’allocazione efficiente tra alpha e beta. Le sfide legate all’implementazione della strategia Portable Alpha L’implementazione di una soluzione Portable Alpha è molto complessa ed è essenziale l’intervento di un gestore professionale di portafogli d’investimento per gestire il rischio complessivo, scegliere il giusto alpha, negoziare i contratti OTC per conto degli investitori e predisporre la reportistica adeguata. Per gestire una strategia così sofisticata, il gestore deve realizzare le condizioni si seguito elencate. • Realizzare l’esposizione desiderata al mercato nella maniera più efficiente ed economica possibile. • Scegliere il giusto alpha, ovvero: - un alpha caratterizzato da un solido track record, da rendimenti stabili e superiori a quelli del benchmark di riferimento e da un processo di gestione chiaro e facilmente interpretabile; - un alpha puro, cioè non correlato al beta. Ciò può richiedere di coprirsi rispetto al mercato (beta), se necessario; - un alpha non correlato rispetto ad altre fonti di rendimento; - un alpha disponibile ad un costo ragionevole. • Combinare le fonti di alpha in maniera ottimale attingendo alle proprie capacità di assemblaggio del portafoglio. • Monitorare il profilo complessivo di rischio e rendimento. • Ricalcolare continuamente i ritorni attesi ed il livello di rischio delle differenti fonti di alpha. Provvedere alla copertura dell’esposizione al mercato mediante l’utilizzo di future e swap. • Gestire dinamicamente investimenti e riscatti. • Essere in grado di gestire il rischio e di predisporre la reportistica adeguata. 30 La soluzione Portable Alpha fornita da AXA Investment Managers AXA IM ha lanciato due prodotti: AXA WF Portable Alpha Absolute, che ha l’obiettivo di sovraperformare i mercati monetari di 250 basis points (+ 2,5%), e AXA WF Portable Alpha Bonds EMU, che ha l’obiettivo di sovraperformare i mercati obbligazionari area EMU di 250 basis points (+ 2,5%). Entrambi i fondi sono conformi alla direttiva comunitaria UCITS III, vengono distribuiti in 15 Paesi nel mondo e sono disponibili in diverse valute, Euro e sterlina incluse. Le possibilità di sviluppo di nuovi prodotti sono numerose, in quanto un buon alpha potrebbe essere estratto e trasportato su un qualsiasi beta: indici obbligazionari, indici relativi al mercati delle commodity, “inflation linked benchmark” o “liability benchmark”. In questo modo AXA IM mira a sviluppare una gamma completa di prodotti che utilizzano la strategia Portable Alpha, abbinando alpha di qualità al beta desiderato dal cliente.