trigonocephalus, mutus 2 Esistono 40 tipi di serpente del genere Lachesis Presso gli indigeni del Brasile è noto con il nome di “surucucù” Zoologicamente viene denominato “Lachesis mutus” o “trigonocephalus” E’ un serpente enorme, lungo circa due metri, dal morso mortale, che vive nelle giungle dell’ America del Sud Il primo omeopata ad avere l’idea di utilizzare il veleno del Lachesis fu Costantino Hering Un po’ di storia …… Nel luglio del 1828, Hering si trovava in missione botanica e zoologica nell’Alta Amazzonia. Dietro promessa di una grossa ricompensa, lo studioso invitò gli indigeni alla cattura di un esemplare vivente del terribile Surucucù. Essi riuscirono a farne entrare uno in una gabbia di bambù: si trattava di un esemplare lungo più di 2 metri, di colore rosso bruno e decorato da disegni romboidali nerastri sul dorso. Posata la gabbia e ritirato il loro compenso, gli indigeni fuggirono spaventati e lasciarono soli Hering e la moglie che lo accompagnava. Hering aprì la gabbia, stordì il serpente colpendolo sulla testa e, tenendo fermo il collo dell’animale con un legno a forcella, spremette il contenuto della ghiandola velenosa in un recipiente contenente lattosio e procedette immediatamente a preparare delle triturazioni. Il semplice fatto di avere compiuto queste manipolazioni, lo portò accidentalmente a contatto con il veleno manifestando a breve gravi sintomi di intossicazione con febbre e delirio che durano parecchie ore. Quindi si addormentò e al suo risveglio era completamente ristabilito e cosciente. Bevve dell’acqua e chiese alla moglie, che aveva assistito atterrita al fenomeno, che cosa avesse detto o fatto. I sintomi dell’intossicazione furono annotati diligentemente dalla moglie e questa fu la prima e unica sperimentazione tossicologica del veleno di Lachesis. Gli indigeni, tornando da lui il giorno dopo, si stupirono nel trovarlo ancora vivo. Per capire l’utilizzazione dei veleni di serpente in Omeopatia, è importante studiarne innanzitutto l’effetto tossico e le modificazioni che questi determinano nell’organismo sano. Nel fare questo non si fa altro che applicare i principi di Hahnemann come si legge nel § 110 dell’Organon. “Scorrendo la letteratura dei miei predecessori relativa agli effetti tossicologici delle sostanze farmacologiche somministrate in grande quantità per sbaglio, per uccidere se stessi o gli altri, o giunte per altri motivi nello stomaco delle persone sane, notai che coincidevano con le osservazioni che feci durante la sperimentazione delle stesse sostanze, su di me e su altri …… …... nessuno di questi osservatori presagiva che i sintomi, da loro raccontati solo come testimonianza della dannosità e velenosità di tali sostanze, contenevano delle indicazioni sicure sulla forza dei farmaci, tali da cancellare efficacemente malesseri simili nelle malattie naturali, ossia che queste stimolazioni patologiche, potessero essere dei cenni sui loro effetti curativi omeopatici” 6 E’ chiaro che esiste una prima fase della sperimentazione che Hahnemann indica con il termine di “sintomi primari”, legata all’azione del tossico, ed una fase secondaria legata alla reazione dell’organismo al tossico che non deve mai essere presa in considerazione. I sintomi della prima fase sono quelli che, in ordine temporale, vengono utilizzati dal punto di vista omeopatico, e sono comuni a tutti; quelli della fase secondaria, che compaiono in genere alla fine della sperimentazione, sono quelli cosiddetti “collaterali”, assolutamente non omeopatici Hahnemann, tutto questo, lo fa osservare molto esplicitamente nel § 112 dell’Organon 7 § 112 “Nelle descrizioni più antiche degli effetti così pericolosi per la vita, in tali dosi eccessive, si prende anche coscienza delle condizioni che non si mostrano all’inizio, bensì alla fine di questi tristi avvenimenti e che sono di natura opposta, rispetto a quelli iniziali. Questi sintomi, contrari all’effetto primitivo (§ 63), ossia contrari al reale effetto dei farmaci sulla forza vitale, sono dovuti alla reazione di quest’ultima, ossia all’ effetto consecutivo (§6267), del quale si percepisce raramente qualcosa, con la somministrazione sperimentale di dosi esigue sugli organismi sani e mai nulla con le piccolissime dosi. “Contro queste minime dosi, l’organismo vivente mette in atto, un effetto contrario, che non va oltre a ciò che è strettamente necessario per riportare lo stato di salute naturale” 8 Caratteristiche fisiche Il corpo dei serpenti è lungo e affusolato, nella maggior parte delle specie a sezione circolare; fanno eccezione i serpenti di mare (idrofidi) e quelli arboricoli, molti dei quali sono appiattiti lateralmente. Le dimensioni variano da 10 cm ai circa 10 m di alcuni boidi. Per assecondare l’allungamento del corpo, la disposizione degli organi interni è singolare; in particolare, dei polmoni rimane funzionale solo il destro, che è sproporzionatamente lungo e sottile; il sinistro invece è atrofizzato 9 Il tegumento e la muta Il tegumento esterno dei serpenti è costituito da uno strato di squame di materiale corneo di origine epidermica, disposte in file regolari e di solito embricate come le tegole di un tetto. Le squame situate sul dorso e sui fianchi sono generalmente più piccole di quelle presenti sul capo e sulla superficie ventrale. La pellicola cornea superficiale viene periodicamente eliminata e sostituita. Questa comprende anche il rivestimento trasparente dell'occhio: i serpenti, infatti, non hanno palpebre mobili e l'occhio, tenuto costantemente aperto, viene protetto proprio da questa membrana trasparente fissa. La frequenza della muta (o ecdisi) varia da una specie all'altra e, in taluni casi, anche da un individuo all’altro nell’ambito di una stessa specie, a seconda delle dimensioni e dell'età: i serpenti giovani in rapida crescita mutano la pelle più spesso degli individui maturi. In generale, la periodicità della muta varia da una ogni 20 giorni a una ogni anno 10 Apparato scheletrico Il corpo lungo e sottile del serpente è sostenuto da numerose vertebre (mai meno di 100 e in talune specie più di 500); ciascuna di esse reca un paio di costole (coste), tranne le prime due che connettono la testa alla colonna vertebrale. Lo scheletro ha una struttura leggera e consente grande libertà di movimento. Il cranio è costruito in modo tale da permettere al serpente di inghiottire grossi pasti in rapporto alle dimensioni della sua testa e del suo corpo. Questa mobilità si riscontra in modo particolare nelle due ossa della mandibola, che sono articolate al cranio mediante un osso corto e mobile e sono unite anteriormente solo da un legamento elastico. Le coste, aperte ventralmente, permettono anch’esse il transito lungo il tubo digerente di alimenti di grandi dimensioni. Sia la mascella che la mandibola presentano numerosi denti acuminati, incurvati verso la parte posteriore della bocca. I denti sono disposti in sei file parallele all'asse longitudinale della testa, con due file su ciascun lato della mascella e uno su ciascun lato della mandibola. Quando il serpente cattura la sua preda, i denti ricurvi gli consentono di trattenerla nella cavità boccale. Sebbene la maggior parte dei pasti venga inghiottita rapidamente, in caso di bocconi molto voluminosi il processo può durare alcune ore. I grandi pitoni possono divorare animali pesanti fino a 60-70 kg 11 Organi di senso Nella maggior parte dei serpenti la vista è ben sviluppata; solo i serpenti ipogei sono pressoché ciechi. Il senso dell'olfatto è acuto e molto usato nella ricerca di cibo. La lingua, estroflessa, recepisce stimoli tattili e segnali chimici che trasmette all’organo di Jacobson, situato sulla volta del palato. I serpenti sono sordi ai suoni trasportati dall'aria; perciò i serpenti a sonagli non odono il suono del sonaglio, così come i cobra non possono sentire il flauto dell'incantatore. Essi possono, tuttavia, percepire le vibrazioni del suolo o di qualunque altro oggetto sul quale siano posati I crotalidi, come anche alcuni boa e certi pitoni, dispongono di un altro tipo di organo di senso, un termorecettore che può percepire minime differenze di temperatura. Nei crotalidi questo recettore è situato nelle fossette facciali, fra l'occhio e la narice; nei boa e nei pitoni si trova, invece, nelle fossette labiali. Grazie a questi recettori, il serpente può localizzare e catturare prede a sangue caldo anche di notte 12 Locomozione Le tecniche di locomozione dei serpenti sono sostanzialmente quattro, diverse a seconda dell’habitat e delle caratteristiche anatomiche delle specie che le adottano. Quella più frequente è la locomozione ondulatoria orizzontale, che consente di raggiungere notevoli velocità, eventualmente anche in acqua: il corpo si flette a formare una serie di anse con cui l’animale preme sul terreno per procedere in avanti. La locomozione rettilinea consiste invece in un moto in linea retta, in cui il serpente fa presa sul substrato con le squame della superficie ventrale, tenendo il corpo pressoché diritto. Diversi serpenti deserticoli si servono della cosiddetta locomozione a torsione laterale (sidewinding), che permette di muoversi rapidamente su terreni sabbiosi, riducendo al minimo il contatto con il substrato. L'ultimo tipo di locomozione è il cosiddetto movimento a fisarmonica, usato soprattutto dai serpenti arboricoli per arrampicarsi: il corpo dell'animale si ripiega in una serie di curve a S e, facendo leva sulla coda, si raddrizza avanzando. In generale, la massima velocità raggiunta è di circa 13 km/h 13 Comportamento Allo stato selvatico, se vengono disturbati, i serpenti esibiscono comportamenti di minaccia di vario genere, che spesso fanno sembrare anche le specie innocue, pericolose quanto quelle velenose. La maggior parte di essi emette suoni soffiando o sibilando. I serpenti toro e le specie a essi affini hanno un piccolo filamento di fronte all'apertura della trachea, che consente loro di produrre un sibilo molto forte. I serpenti a sonagli fanno vibrare l'estremità della coda a una velocità media di circa 50 volte al secondo, producendo un caratteristico suono di minaccia. Il suono del sonaglio, proprio come il sibilo, è un avvertimento rivolto ai nemici; non serve invece per la comunicazione intraspecifica (tra membri della stessa specie), poiché gli altri serpenti a sonagli non sono in grado di udirlo Tutti i serpenti sono carnivori: si nutrono di animali disparati, da piccoli invertebrati come insetti, ragni e chiocciole, a vertebrati come anfibi e mammiferi roditori. Molti serpenti sono specializzati per nutrirsi esclusivamente di altri tipi di serpenti 14 Riproduzione e sviluppo I serpenti si riproducono deponendo le uova (ovipari) o partorendo piccoli (vivipari), senza prestare, in nessuno dei due casi, alcun tipo di cure parentali alla discendenza. Fanno eccezione poche specie, in cui gli adulti sorvegliano le uova durante l'incubazione. Lo sviluppo è abbastanza rapido; in generale i piccoli raggiungono la maturità nell'arco di 1-5 anni. La massima longevità di cui si abbia notizia (30 anni) è attribuita all'anaconda. 15 I veleni di serpente si dividono in due grandi classi 1.COLUBRIDI : Naja tripudians (cobra dagli occhiali), Elaps corallinus (serpente corallo) Hanno affinità particolare per il sistema nervoso e quindi sono particolarmente neurotossici. Hanno effetto anticoagulante (quindi sono emorragici). Il veleno di Naja, per esempio, è molto neurotossico, quello di Elaps è molto anticoagulante 2.VIPERIDI : Lachesis mutus, Bothrops (Lachesis lanceolatus), Crotalus horridus (serpente a sonagli), Cenchris contortrix (Ancistrodon), Vipera (vipera comune) Hanno un’azione primariamente emolizzante sui globuli rossi, mentre coagulano in massa il sangue; si mostreranno dunque emorragici e coagulanti, cosa che in apparenza è paradossale. Le emorragie pertanto sono spesso di sangue coagulato Distruggono i globuli bianchi (infezioni e suppurazioni), blanda azione neurotossica 16 A livello superficiale nella zona del morso le lesioni sono diverse a seconda della categoria 1.COLUBRIDI : scarsa reazione locale, mentre i fenomeni nervosi e respiratori si producono rapidamente (specie su cervello, bulbo, centro respiratorio che è fortemente colpito, midollo spinale e nervi periferici: fenomeni riconducibili ad uno stato di curarizzazione) 2.VIPERIDI : dolore molto vivo nella zona di penetrazione; localmente si producono macchie purpuree che confluiscono a formare un’estesa placca che evolve successivamente in necrosi e gangrena. In concomitanza a questo si sviluppano i sintomi generali dell’intossicazione 17 OFIDI In Italia sono presenti due famiglie di serpenti: COLUBRIDI con 3 sottofamiglie: Colubrinae: con 3 specie del genere Elaphe, 3 del genere Coluber e 2 del genere Coronella; con denti aglifi Natricinae: con 3 specie del genere Natrix; con denti aglifi Boiginae: con 1 specie del genere Macroprotodon, 1 del genere Malpolon e una del genere Telescopus; con denti opistoglifi VIPERIDI con 1 sottofamiglia: Viperinae: con 4 specie del genere Vipera; con denti solenoglifi 18 Posizione, sezione trasversale e longitudinale, e impronta delle zanne 1.Denti aglifi: fissi, e pieni, propri delle 11 specie appartenenti ai Colubrini e ai Natricini 2.Denti opistoglifi: fissi, scanalati e situati nella parte posteriore del mascellare, propri delle 3 specie appartenenti ai Boigini NB: i membri della famiglia Boiginae possiedono ghiandole velenifere ed utilizzano questo particolare apparato per iniettare il veleno nelle prede, sono comunque completamente innocui per l'uomo 3.Denti solenoglifi: mobili, canalicolati e situati nella parte anteriore del mascellare propri dei Viperidae 19 Il veleno di serpente può essere considerato una forma di saliva altamente modificata prodotta da alcune famiglie di serpenti. E' prodotta da una ghiandola che corrisponde a quella che negli altri vertebrati è la ghiandola parotide. Queste ghiandole velenifere sono presenti su ciascun lato della testa nella regione sottostante o retrostante all’occhio o comprese nella regione tra l’occhio, le narici e il palato. Il veleno di serpente è essenzialmente un mezzo di sopravvivenza per l'animale, con cui questo può paralizzare la preda e neutralizzare la sua resistenza. Molte specie di serpenti si cibano infatti di vertebrati più attivi e più forti di loro, che essi non potrebbero trattenere o uccidere con azione puramente meccanica. Il veleno di serpente non è una sostanza semplice bensì una associazione complessa di molte tossine diverse, con funzioni e quantità variabili. Si tratta enzimi che possono essere grandi molecole composte di molte decine di peptidi. In alcuni casi l'azione tossica sul metabolismo è la conseguenza dell'unione sinergica di più sostanze. I serpenti velenosi sono anche dotati di un apparato apposito per l'iniezione e la diffusione della sostanza nel corpo della vittima, in particolare i denti del veleno che possono essere cavi e dotati di canali interni o incisi esternamente. I viperidi sono, tra tutte le famiglie di serpenti, quelli dotati del sistema velenifero più evoluto. 20 21 Composizione chimica Il veleno dei serpenti si presenta come una miscela di differenti zootossine e di enzimi ad azione specifica. Alcuni di questi enzimi non sono sempre tossici in sè, ma agiscono sulla permeabilità cellulare nei confronti di altre sostanze rendendo i tessuti della vittima più vulnerabili alle altre sostanze iniettate. Le tossine contenute sono di diverse famiglie chimiche: o Fosfodiesterasi: intervengono sul sistema circolatorio della vittima abbassando drammaticamente la pressione sanguigna, favoriscono così il collasso cardiocircolatorio. 22 o Agenti di blocco della colinesterasi: queste sostenze chimiche sono quelle propriamente neurotossiche. Sono enzimi contenuti in gran quantità soprattutto nel veleno degli elapidi, come i cobra e mamba, inibiscono l'enzima colinesterasi provocando paralisi dei movimenti ed eventualmente blocco respiratorio. Vi sono due tipi di azione neurochimica, dall'effetto analogo: le tossine prodotte dai cobra sono enzimi che si legano direttamente alla molecola di colinesterasi, i cosiddetti recettori nicotinici. Il veleno dei mamba invece contiene una tossina che produce la sua azione colinergica occupando i canali presenti nelle molecole di alcune membrane di motoneuroni specifici, canali microscopici che permettono il passaggio di ioni, producendo così una depolarizzazione delle cellule neuronali (questa azione è maggiormente cardiotossica). L'effetto è sempre quello di rendere inefficace la colinesterasi, con la neutralizzazione diretta della molecola o con il blocco delle sue destinazioni. L'effetto di tutte queste sostanze sull'uomo può essere simile a quello di alte dosi nicotina o curaro, o anche gas nervini come il VX e il Sarin. Il veleno dei viperidi contiene invece agenti neurotossici più mirati alle specie predate che, sull'uomo, hanno effetti molto minori. I viperidi compensano la minore tossicità con un migliore apparato velenifero ed un bilancio maggiore di sostanze che inducono shock sistemico e collasso sui piccoli vertebrati. 23 o Ialuronidasi: enzima che modifica la permeabilità tissutale ad altri enzimi. o Ammino ossidasi e Proteasi: sono una famiglia di enzimi polipeptidici ad azione più lenta la cui funzione sembra essere prevalentemente digestiva, e agiscono anche per la loro associazione con le sostanze neurotissiche. Tra questi vi sono le fosfolipasi. Reagiscono con altri enzimi e sono citotossici ed emotossici. Nella maggior parte dei casi possono costituire il pericolo maggiore perché danneggiano irreversibilmente i tessuti e il sistema di capillari. o Enzima ATP-bloccante: neutralizza le molecole di ATP (Adenosintrifosfato) presenti nel corpo della vittima facendo mancare l'apporto energetico vitale. 24 I veleni di serpente sono sostanze complesse, principalmente proteine, dotate di attività enzimatica. Sebbene gli enzimi svolgano un ruolo importante, le proprietà tossiche del veleno possono essere dovute ad alcuni polipeptidi di dimensioni più ridotte. La maggior parte dei componenti del veleno sembra legarsi a siti recettoriali fisiologici multipli presenti nell'organismo della vittima. Pertanto, la qualificazione arbitraria dei veleni di serpente come "neurotossine", "emotossine" e "cardiotossine" è superficiale e può condurre a gravi errori di giudizio clinico. 25 Il veleno della maggior parte dei crotalidi (vipere dalla fossetta) del Nord America contiene componenti proteiche tossiche, le quali producono effetti locali e sistemici. Questi effetti possono comprendere un danno tissutale locale, alterazioni vascolari, emolisi, una sindrome analoga alla coagulazione intravascolare disseminata (Disseminated Intravascular Coagulation, DIC) (sindrome da defibrinazione, e alterazioni polmonari, cardiache, renali e neurologiche). Il veleno dei crotalidi altera la permeabilità vascolare capillare, causando la fuoriuscita di elettroliti, colloidi e GR attraverso le pareti vasali, sia nella sede di inoculazione sia in altri organi (p. es., i polmoni, i reni, il cuore, raramente il SNC). Inizialmente, si verificano edema, ipoalbuminemia ed emoconcentrazione. In seguito, la stasi del sangue e dei liquidi a livello della microcircolazione provoca shock, ipotensione e acidosi lattica. La caduta del volume ematico circolante effettivo può contribuire a peggiorare l'insufficienza cardiaca e renale. Nei casi gravi di morsicatura da serpenti a sonagli può comparire trombocitopenia (conta piastrinica < 20000/ml), isolata o in associazione con altre coagulopatie. La coagulazione intravascolare indotta dal veleno può innescare la sindrome da defibrinazione, cui conseguono ematemesi, ematuria ed emorragie interne. L'insufficienza renale può essere dovuta a un deficit critico della GFR secondario all'ipotensione, all'emolisi o a una sindrome simil-DIC. In alcuni pazienti con gravi morsicature di serpenti a sonagli si possono osservare proteinuria, emoglobinuria e mioglobinuria. Il veleno della maggior parte dei crotalidi del Nord America provoca alterazioni molto lievi della trasmissione neuromuscolare, sebbene il veleno del mojave e del crotalo dal dorso di diamante dell'Est possa provocare gravi danni neurologici. Il veleno del serpente corallo (un elapide) contiene principalmente componenti neurotossiche, le quali provocano un blocco neuromuscolare. La mancanza di una significativa attività enzimatica proteolitica rende ragione dei sintomi e segni molto ridotti osservati nella 26 sede del morso. Testa di colubride con particolare della collocazione dei denti (opistoglifi) 27 COAGULAZIONE INTRAVASCOLARE DISSEMINATA La coagulazione intravascolare disseminata (CID) o coagulazione vascolare disseminata è una gravissima patologia caratterizzata dalla presenza disseminata di numerosi trombi. I trombi rappresentano il prodotto finale della coagulazione del sangue al quale contribuiscono i cosiddetti fattori della coagulazione. Nel caso della C.I.D. la eccessiva formazione di trombi finisce col consumare questi fattori determinando una coagulopatia da consumo caratterizzata da una scarsa tendenza del sangue a coagulare e quindi da fenomeni emorragici. Peraltro la fibrinolisi iperattiva per sciogliere i numerosi trombi essa stessa può andare incontro ad esaurimento funzionale con aggravio della malattia che finisce con l'essere caratterizzata da episodi emorragici coesistenti con 28 fenomeni trombotici. La CID interviene per attivazione del fattore tissutale della coagulazione determinata da alcune situazioni cliniche: Quadri particolari di Shock Determinate complicanze ostetriche Infezioni, soprattutto da Gram Neoplasie come quelle del pancreas e della prostata Morso di quei serpenti e ragni i cui veleni trasformano direttamente il fibrinogeno in fibrina Interventi chirurgici particolari Ustioni e traumi 29 Essa è caratterizzata da un quadro di laboratorio in cui sono evidenti una: o Diminuzione delle piastrine o trombocitopenia. o un tempo di protrombina, PT e un tempo di tromboplastina parziale, aPTT (tempo di formazione del coagulo fibrinico per via estrinseca ed intrinseca) notevolmente allungati o il fibrinogeno notevolmente ridotto così come alcuni fattori della coagulazione quali il V e l'VIII. La CID si manifesta nella fase conclamata con una seria predisposizione alle emorragie. Che vanno dalla presenza di petecchie ed ecchimosi diffuse a emorragie franche a livello renale, gastrico o delle superfici cruentate come 30 nel caso di decorso post-operatorio. Sintomi e Segni Tipo di serpente: i sintomi e i segni locali della maggior parte degli avvelenamenti da crotalidi sono: la presenza delle impronte dei denti del serpente, la comparsa immediata di dolore urente, l‘edema (di solito entro 10 min, raramente dopo più di 30 min) e l‘eritema o l‘ecchimosi della sede del morso e dei tessuti adiacenti. Se non viene trattato, l'edema progredisce rapidamente ed entro poche ore può interessare l'intero arto. In corrispondenza della zona colpita, insieme all’aumento della temperatura, possono essere presenti linfangite e ingrossamento e dolenzia dei linfonodi regionali. L’ecchimosi è comune nell'avvelenamento moderato o grave da serpenti a sonagli e può comparire al di sopra della zona del morso entro 3-6 h. Essa è grave soprattutto in seguito ai morsi del crotalo dal dorso di diamante dell'Est e dell'Ovest e dei crotali della prateria, del Pacifico e del legno; è meno grave dopo i morsi dei testa di rame e dei mojave. 31 La cute può apparire tesa e discromica; solitamente, nell'area del morso compaiono entro 8 h vescicole che spesso divengono emorragiche. Queste alterazioni sono di solito superficiali, poiché i morsi dei serpenti a sonagli del Nord America tendono a essere limitati al derma e ai tessuti sottocutanei. Nei casi non trattati è frequente la necrosi intorno alla zona del morso e i vasi superficiali circostanti possono divenire trombotici. La maggior parte degli effetti del veleno raggiunge il massimo entro 4 giorni dal morso. 32 A proposito di tromboflebite …… La trombosi può colpire le vene superficiali (tromboflebite superficiale) o le vene profonde (trombosi venosa profonda). Una trombosi venosa protratta nel tempo può causare insufficienza venosa cronica con edema, dolore, pigmentazione cutanea da stasi, dermatite da stasi e ulcere da stasi. La trombosi è quasi sempre accompagnata da flebite, cosicché i termini trombosi e tromboflebite vengono usati in maniera intercambiabile. La trombosi può verificarsi a causa di anomalie della coagulazione che possono essere familiari o correlate a una sottostante neoplasia Il termine di tromboflebite ileofemorale si riferisce a una trombosi diffusa dell'arto coinvolto, che assume un colorito pallido simile al colore del latte. L'espressione "phlegmasia cerulea dolens" indica una trombosi venosa massiva, in cui la gamba ha spesso un colorito bluastro. Tale situazione spesso comporta una gangrena venosa e la morte a causa della patologia di base (p. es., una neoplasia diffusa). Altri termini vengono utilizzati per indicare trombosi in aree anatomiche specifiche 33 Un danno all'endotelio può esporre il collagene, provocando aggregazione piastrinica e rilascio di tromboplastina tissutale che, qualora siano presenti stasi o ipercoagulabilità, innescano la cascata coagulativa. Numerosi fattori possono contribuire alla genesi della trombosi venosa: danni all'endotelio venoso, quali quelli provocati da cateteri, iniezione di sostanze irritanti, tromboangioiti obliteranti o flebiti settiche; ipercoagulabilità associata a neoplasie maligne, discrasie ematiche, contraccettivi orali e tromboflebite idiopatica; stasi post-operatoria o post-partum, tromboflebiti varicose o che complicano lunghi periodi di allettamento per qualsiasi malattia cronica, scompenso cardiaco, ictus e trauma. L'immobilità prolungata con gli arti inferiori in posizione declive durante un viaggio (specialmente in voli di lunga durata) rappresenta un fattore di rischio, anche in individui normali. Anche lo sforzo fisico intenso a carico dei muscoli dell'arto affetto (p. es., un braccio) costituisce un fattore di rischio. Flebiti settiche sono possibili ogni qualvolta un processo settico è presente a livello dell'arto che si trova a valle o a livello di un'ostruzione venosa. Trombi settici possono formarsi separatamente dal focus di infezione o per contiguità con l'area di flogosi, come parte di un processo cellulitico. 34 La maggior parte dei trombi venosi trae origine all'interno delle cuspidi valvolari delle vene profonde del polpaccio. Viene liberata tromboplastina tissutale, che rilascia trombina e fibrina, le quali a loro volta intrappolano i GR, generando in direzione prossimale il trombo fibrinico o rosso: esso rappresenta morfologicamente la lesione venosa predominante (il trombo piastrinico o bianco è invece caratteristico della lesione arteriosa). I farmaci ad azione anticoagulante (p. es., eparina, anticoagulanti orali) possono prevenire la formazione o l'estensione dei trombi. I farmaci antiaggreganti, nonostante siano stati molto studiati, non si sono dimostrati efficaci nella prevenzione. 35 Sintomi e segni I sintomi della tromboflebite acuta si fanno evidenti in un periodo di tempo variabile da ore a 1-2 gg. La malattia solitamente si autolimita e dura 12 sett., dopodichè il processo acuto si risolve e il dolore scompare. Varici superficiali indenni Nella tromboflebite superficiale, una vena superficiale trombizzata può essere rilevata alla palpazione come un cordone duro lineare. Può associarsi a una reazione infiammatoria di entità variabile, che si manifesta con dolore, dolorabilità alla palpazione, eritema, calore; tale condizione va differenziata dal linfedema secondario acuto infetto. La palpazione di un cordone superficiale sulla gamba riflette l'occlusione di una vena superficiale; è raramente dovuto a trombosi venosa profonda 36 Trombosi superficiale in assenza di varici. E' necessario capire la causa del processo trombotico con esame ColorColor-Doppler e ricerche sul sangue. 37 Edema dell'arto inferiore destro dovuto a Trombosi Venosa Profonda La trombosi venosa profonda (TVP) può decorrere in maniera asintomatica o può manifestarsi con la combinazione, in corrispondenza dell'area coinvolta, di dolorabilità alla palpazione, dolore spontaneo, edema, calore, discromie ed evidenza di vene superficiali prominenti. Se la TVP coinvolge i segmenti popliteo, femorale e iliaco, vi può essere dolorabilità, insieme con il rilievo di un cordone palpabile, in corrispondenza del vaso venoso interessato, a livello del triangolo femorale nella regione inguinale, nella regione media della coscia o nel cavo popliteo. In caso di trombosi venosa ileo-femorale, compaiono di solito collaterali venosi superficiali dilatati sulla gamba, sulla coscia e in corrispondenza dell'anca e dei 38 quadranti inferiori dell'addome Lesione locale da morso di vipera 39 L'insufficienza venosa cronica della gamba dopo TVP si manifesta con edema e dilatazione delle vene superficiali. Il paziente accusa senso di tensione, dolore persistente o facile stancabilità dell'arto, ma può anche non avere alcun disturbo. Tale sintomatologia si verifica assumendo la posizione eretta o durante la deambulazione e regredisce con il riposo e sollevando l'arto. Non si associa a dolorabilità in corrispondenza delle vene profonde come nel caso della tromboflebite acuta, ma va ricercata nell'anamnesi una storia di TVP. I segni e i sintomi della stasi periferica si verificano se l'edema non è controllato da un supporto elastico. Con il passar del tempo compare una pigmentazione cutanea sulla superficie mediale, e alle volte laterale, della caviglia e della gamba. Ulteriori complicanze sono la dermatite e l'ulcera da stasi delle aree colpite. Pazienti affetti da insufficienza venosa profonda possono sviluppare vene varicose, che sono secondarie a TVP, sono in genere lievi e assumono la funzione di vasi collaterali. Non devono essere 40 operate se non in casi gravi BACIAMI TESORO!! HO SEMPRE SOGNATO QUESTO MOMENTO!! 41 Diagnosi La tromboflebite superficiale viene diagnosticata grazie ai sintomi e al rilievo di un cordone venoso superficiale, dolente all'esame clinico L'esame obiettivo di solito permette di differenziare l'occlusione arteriosa acuta da quella venosa profonda. In più del 50% dei casi, la TVP acuta può non essere diagnosticata sulla base dei soli rilievi clinici; il segno di Homans non è affidabile per la diagnosi e l'edema può avere altre cause. Rilievi specifici a livello dell'arto interessato (p. es., edema, vene superficiali dilatate), la presenza di embolia polmonare e l'insieme del quadro clinico, inclusi i fattori di rischio, permettono al medico di stimare la probabilità di una TVP. La diagnosi può essere confermata mediante test non invasivi o mediante venografia, se necessario. L'ecografia Doppler è diagnostica nella maggior parte dei casi in cui il trombo coinvolge le vene iliache, femorali e poplitee. Se la diagnosi è dubbia, si ricorre alla venografia. L'embolia polmonare si evidenzia con la scintigrafia o l'arteriografia polmonare. Se non diagnosticata, la TVP può causare il decesso del paziente per embolia polmonare, ma la somministrazione di anticoagulanti senza la dimostrazione di un trombo intravascolare mediante ecografia, venografia o scintigrafia polmonare comporta il rischio di emorragie gravi. 42 Analogie tra il quadro di flebite superficiale e gli effetti locali del morso di serpente Tromboflebite superficiale 1. 2. 3. 4. 5. DOLORE BRUCIANTE EDEMA ROSSORE PROBABILI ECCHIMOSI AUMENTO DELLA TEMPERATURA LOCALE 6. PRESENZA ALLA PALPAZIONE DI UN CORDONE DURO SUPERFICIALE 7. PIGMENTAZIONE CUTANEA DA STASI CON SUSSEGUENTE ULCERA DA NECROSI Morso di viperide 1. 2. 3. 4. 5. DOLORE URENTE EDEMA ROSSORE ECCHIMOSI AUMENTO DELLA TEMPERATURA LOCALE 6. LINFANGITE CON INGROSSAMENTO E DOLENZIA DEI LINFONODI REGIONALI 7. NECROSI ATTORNO ALLA ZONA DEL MORSO CON 43 TROMBOSI DEI VASI Nella sperimentazione pura del rimedio, devono essere considerati alcuni punti di fondamentale importanza, per meglio capire come lo sperimentatore ha dato valore ad ogni singolo sintomo (I). Sono quelli meno importanti. Sono i sintomi raramente confermati a livello terapeutico (II). Sono i sintomi più frequentemente confermati (I). Sono i sintomi sperimentali verificati con la terapia (II). Sintomi ripetutamente verificati con la terapia θ . Sintomi curati dal rimedio appartenenti ad una malattia specifica 44 La TROMBOFLEBITE in LACHESIS I Vicino l’articolazione del ginocchio sinistro, un grappolo di vene varicose della grandezza di un pugno; vene spesse come un pollice e dure come una corda I Dolore come un bruciore in differenti parti della tibia, all’inizio prurito, ma dopo aver grattato appaiono delle macchie larghe come un quarto di dollaro, con margini violacei scuri e crosta secca I Ulcera sulla gamba destra, con gonfiori varicosi, dopo una caduta I La gamba al di sotto del ginocchio è terribilmente gonfia, scura e chiazzata. θ Morso di serpente a sonagli sull’alluce II Phlegmasia alba dolens II Ulcere piatte: con secrezione spessa, compatta, offensiva e areola bluastra; diviene erisipelatosa dopo movimento I Ulcere delle gambe; ulcere a forma di bottone irregolari e sporche; secrezione fine ma dall’odore offensivo II Ulcere croniche indolenti delle gambe, piatte con pelle bluastra; piccole zone infiammate attorno alla stessa ulcera, con aspetto irregolare, brucianti e sanguinanti specie al minimo contatto; secrezione icorosa e offensiva I Ulcere fagedeniche e virulente II Ulcere nere, gangrenose e piaghe sulle gambe 45 I Ulcere croniche delle estremità inferiori (di probabile origine sifilitica) in cui la secrezione cessa; le estremità sono edematose e dure, leggermente arrossate, il gonfiore si estende in alto attraverso il tragitto principale delle vene; grande e improvvisa prostrazione delle forze; leggero delirio e sintomi generali di tifoide. θ Flebite II Gonfiore della gamba e del piede sinistro I gonfiore rosato delle caviglie. θ Erisipela I Il piede diventa di marmo da gonfiore varicoso II Ulcere gangrenose delle gambe e dei piedi; ragadi delle dita II Gonfiore bluastro del tessuto cellulare, delle mani, delle braccia, delle gambe, molto sensibile; imminente gangrena II Colore bluastro delle parti affette; cianosi II Ulcere sensibili al tatto; icorose, dalla secrezione offensiva; numerose piccole papule le circondano; areole purpuree; migliorate dal caldo II Gangrena, o carbonchio da avvelenamento del sangue II Pustole maligne I Ulcere e piaghe che sanguinano facilmente e profusamente 46 I Ecchimosi; chiazze nere o porpora II Porpora emorragica I Gonfiore nero-bluastro; vescicole blu scuro I Aspetto particolarmente rosso bluastro o livido delle ulcere I Ulcere maligne; sanguinano rapidamente; secernono una sostanza icorosa dall’odore cattivo ; suppurazione profonda; gangrenosa; non dolorosa, dal colore bluastro II Ulcere, circondate da foruncoli, vescicole e piccole ulcere I Ulcere croniche indolenti delle gambe, piatte, con pelle purpurea; molte piccole papule circondano il margine dell’ulcera, che ha un fondo irregolare, bruciante e sanguinante, anche per il minimo contatto; secrezione icorosa, offensiva I La pelle attorno all’ulcera e alle ferite è gialla, verde, di colore scuro, rosso bluastro o nero I Ulcere superficiali, sporche nel fondo, con corona arrossata I Areola rosso brunastra attorno all’ulcera diventa blu nerastra I Ulcere piatte con una base bianco bluastra I Bruciore nelle ulcere di notte I Ulcere croniche indolenti, con un fondo irregolare bluastro e odore offensivo I Ulcere dolenti, qualche volta con granulazione esuberante della carne II Ulcere croniche delle gambe (probabilmente di origine sifilitica); secrezione bloccata, ed estremamente gonfie; un gonfiore duro e rapidamente rosso, si estende in alto verso il decorso delle vene principali; forte e improvvisa prostrazione; delirio 47 mormorante lieve, sintomi generali di tipo tifoide. θ Flebite secondaria Manifestazioni sistemiche da morso di serpente Le manifestazioni sistemiche possono comprendere nausea, vomito, sudorazione, febbre, astenia generalizzata, parestesie, fascicolazioni muscolari, alterazione dello stato mentale, ipotensione e shock. Le vittime dei morsi di serpenti a sonagli possono riferire la comparsa di un sapore metallico, gommoso o simile alla menta. Dopo il morso del mojave può verificarsi depressione respiratoria. Gli avvelenamenti da serpenti a sonagli possono provocare un'ampia varietà di alterazioni della coagulazione, compreso il prolungamento del tempo di protrombina (misurato mediante l'INR) o del tempo di tromboplastina parziale attivata (activated Partial Thromboplastin Time, aPTT), la trombocitopenia, l'ipofibrinogenemia, l'aumento dei prodotti di degradazione della fibrina o una combinazione di questi disordini, somigliante a una sindrome simil-DIC (da defibrinazione). Dalla sede del morso o dalle mucose può avere origine un'emorragia. Possono comparire ematemesi, melena ed ematuria. Nella maggior parte dei casi, un aumento improvviso dell'HTC (tempo di coagulazione) è un reperto precoce secondario all'emoconcentrazione. In seguito, l'HTC può diminuire come conseguenza della reintegrazione dei liquidi e della perdita di sangue dovuta alla coagulopatia. Nei casi gravi, l'emolisi può provocare una rapida48 caduta dell'HTC. Nei morsi di serpente corallo (viperide come il Lachesis), il dolore e il gonfiore possono essere minimi o assenti e sono spesso transitori. Le manifestazioni sistemiche possono comparire con un ritardo di 8-24 ore. Intorno al morso sono comuni le parestesie ed entro diverse ore può divenire evidente una certa debolezza dell'arto. Il paziente può riferire astenia marcata e letargia. Si possono osservare alterazioni del sensorio, compresa l'euforia e la sonnolenza. Possono comparire paralisi dei nervi cranici, compresa la ptosi palpebrale, la diplopia, l'offuscamento della vista, la disartria e la disfagia con scialorrea. Può seguire difficoltà respiratoria e flaccidità muscolare. Una volta che gli effetti neurotossici dell'avvelenamento da serpente corallo diventano evidenti, essi sono difficili da far regredire con l'antidoto e possono persistere per 3-6 giorni nonostante il trattamento. I pazienti non trattati possono morire per insufficienza respiratoria. 49 Grado dell'avvelenamento la gravità di qualsiasi avvelenamento da morso di serpente dipende dalle dimensioni e dalla specie del serpente, dalla quantità di veleno inoculato, dal numero dei morsi, dalla sede e dalla profondità del morso (p. es., i morsi alla testa e al tronco tendono a essere più gravi dei morsi alle estremità), dall'età, dalla corporatura e dalle condizioni di salute della vittima, dal tempo trascorso prima dell'inizio del trattamento e dalla suscettibilità (risposta) della vittima al veleno. Talvolta in letteratura è descritta una gradazione numerica quantitativa dell'avvelenamento; tuttavia, la suddivisione dei casi in minimi, moderati o gravi, effettuata sulla base delle alterazioni locali, dei sintomi e dei segni sistemici, dei parametri coagulativi e delle indagini di laboratorio, è più pratica. La gradazione dell'avvelenamento va stabilita in base al più grave tra i sintomi, i segni o i reperti di laboratorio. Un avvelenamento può progredire rapidamente da un grado minimo a uno grave, e deve essere rivalutato continuamente. Impronte dei denti le impronte dei denti possono suggerire il tipo di serpente responsabile, ma non ne assicurano l'identificazione certa. Le distribuzioni tipiche dei fori dei denti, basate sull'anatomia della mandibola del serpente, possono non essere individuabili sul posto. I serpenti a sonagli possono lasciare una o due impronte o graffi da morso e altre impronte dentarie; sono molto frequenti i fori singoli. Di solito i morsi dovuti a 50 serpenti non velenosi mostrano impronte dentarie multiple. Osservazioni analoghe, con manifestazioni cliniche più accentuate, possono essere fatte per i gas nervini, le cui vittime sono esposte al tossico per via cutanea e, più frequentemente, inalatoria. Ne risulta una iperstimolazione del sistema colinergico muscarinico e, secondariamente, di quello nicotinico, da cui conseguono: paralisi muscolare, bradi-asistolia, collasso respiratorio (respiro corto, ansimante, broncorrea, per effetto muscarinico), ipersecrezione delle ghiandole esocrine, convulsioni, coma e morte 51 o L’accumulo del neurotrasmettitore colinergico (acetilcolina) determina una stimolazione post-sinaptica protratta e generalizzata, sia a livello periferico, sia a livello centrale. o I recettori colinergici nicotinici, costantemente attivati determinano contrazioni involontarie dei muscoli scheletrici (fascicolazioni), seguite da un blocco completo della depolarizzazione, il cui evento ultimo è rappresentato dalla paralisi flaccida. o Ciò si verifica in periferia. Analogamente, l’accumulo di acetilcolina nel sistema nervoso centrale provoca ansia, disorientamento e convulsioni generali, fino alla perdita di coscienza e all’arresto respiratorio. Dalla stimolazione muscarinica, derivano: lacrimazione, broncorrea, diarrea, aumento della diuresi e sudorazione, insieme a un aumento della peristalsi intestinale, broncocostrizione, vasodilatazione arteriolare, riduzione dell’attività cardiaca, costrizione toracica e miosi (tutti effetti legati alla stimolazione parasimpatica) o Molto importante è la visione indistinta 52 Anche in questa sezione vanno considerati i gradi di importanza dei singoli sintomi: di fondamentale importanza, per meglio capire come lo sperimentatore ha dato valore ad ogni singolo sintomo (I). Sono quelli meno importanti. Sono i sintomi raramente confermati a livello terapeutico (II). Sono i sintomi più frequentemente confermati (I). Sono i sintomi sperimentali verificati con la terapia (II). Sintomi ripetutamente verificati con la terapia θ . Sintomi curati dal rimedio appartenenti ad una malattia specifica 53 Riassumendo ……. Disturbo dell’apprendimento e dell’attenzione Vertigini Cefalea Lacrimazione, visione indistinta, miosi Nausea, dolore addominale Diarrea Rinorrea, broncorrea, respiro corto (arresto respiratorio) Convulsioni, tremore, fascicolazioni, paralisi muscolare (flaccida) Stanchezza, debolezza degli arti Sonnolenza Ansia 54 Disturbo dell’apprendimento e dell’attenzione I Perdita di coscienza II Debolezza di memoria (II) I Grande debolezza della mente e del corpo (I) θ Tifo I Mente confusa e distratta (I) θ difterite Vertigini I Vertigini con pesantezza della testa, pesantezza come piombo all’occipite (θ Tifoide) I I pensieri svaniscono, con oscurità dinanzi gli occhi, in parossismi I Così stordito che non può stare eretto; non può vedere le lettere, cadde contro la parete; forte dolore su tutta la testa I Vertigini: la mattina presto; camminando; la sera; guardando in alto; guardando fisso gli oggetti; camminando all’aria aperta(nel climaterio); da soppressa erisipela; con pallore al viso; emicrania; momentanea chiusura degli occhi; con tendenza a cadere dal lato sinistro; prima dei mestrui; fermandosi; sdraiandosi; estendendosi in alto (allungandosi); con nausea; vomito; cefalea; stupore; come prima dell’apoplessia 55 Cefalea I Cefalea frontale; debolezza al risveglio I Alla fronte: dolenzia; con fitte; dolore sordo (angina faucium); da pressione senza essere interno; violenta cefalea non appena la secrezione nasale si arresta I Dolore violento, come una coltellata, dalla parte superiore della fronte in basso verso il centro della testa, come se un coltello fosse penetrato nel cervello; peggiora col movimento; violenta pressione che dall’alto va verso il basso. θ Cefalea I Pressione dolente alla fronte che si estende posteriormente e qualche volta a tutta la testa, che si presenta ogni volta di giorno; dolore nella parte posteriore dell’anca nel lato sx, nella regione della milza, occasionalmente sul lato destro; addome infiammato, no può sopportare il minimo contatto; stipsi; dolore sordo alle gambe I Cefalea sopra gli occhi e all’occipite, la mattina al risveglio I Dolore sordo sopra e dentro gli occhi; nausea; dolore all’apice della testa; stordimento da vertigine al risveglio I Dolore sopra gli occhi, maggiormente a sinistra, con nausea. θ Cefalea sofferente II Cefalea che si estende nel naso I Calore alla fronte tra gli attacchi. θ Epilessia II Dolore pulsante nella tempia con calore in testa. θ Emicrania I Violento dolore pulsante alla tempia sinistra, specie prima del mestruo I Dolore al nervo temporale di un lato, con pulsazione alle tempie; calore in testa; vertigini con pallore del volto; dolore nella regione ovarica sinistra; dilatazione dello stomaco 56 I Cefalea orribilmente forte, il cervello sembra compresso dal teschio, specialmente alle tempie; generalmente inizia al mattino al risveglio, di rado nel pomeriggio; il dolore migliora sdraiato, ma non appena alza la testa, il dolore diventa nuovamente severo, tanto che ella si deve sedere o camminare II Pressione o dolore scoppiante alle tempie, peggiora col movimento, con la pressione, stando fermo o sdraiato I Forte dolore pressivo in una o l’altra tempia, peggio sul lato dx; nausea, bocca viscida; non può deglutire la saliva; il dolore viene di notte e termina alla fine del giorno successivo; migliora normalmente con il vomito; dopo mangiato, il cibo risale in piccole quantità (bocconi); frequente risalita di flegma viscido I Dolore tirante nella tempia sinistra con rossore; infiammazione al minimo contatto; febbre; polso pieno e rapido I Cefalea: dolore dell’arco sopraciliare alla protuberanza occipitale, intollerabile; non può dormire; breve deliro; pupille dilatate; dolore intenso; l’acqua fredda esternamente migliora qualche volta; a mezzanotte, parzialmente insensibile; lingua tesa e protrusa; parlare incoerente, o parla delle stesse cose continuamente; parla come un lunatico; sguardo idiota; non capisce quello che gli viene detto; nonostante si alzi cade all’indietro; cammina all’indietro fino a quando non viene a contatto con la parete, letto o tavolo; cerca la presa di qualche mobilio, e con grande difficoltà si tira in avanti; spaventato per ogni cosa, pensa che qualcuno stia cospirando contro di lui; spaventato della medicina, non vuole prenderne nessuna; paralisi parziale a dx 57 I Cefalea nell’eminenza frontale sinistra, profondamente all’interno I Nevralgia dell’orbita sinistra; lacrimazione; preceduto da un parossismo di calore che risale alla testa; durante gli intervalli una debolezza, sensazione di nausea nell’addome I Cefalea semilaterale sul lato destro, si irradia gradatamente verso sinistra, fino a che non si irradia a tutta la testa; contrazione negli occhi quando fissa un oggetto; mestrui irregolari, una settimana in ritardo; digestione lenta; costipazione; frequente nausea; dolore in profondità nell’orbita e al di sopra degli occhi, che sono rossi e iniettati. θ Cefalalgia I Cefalea intensa ogni tre o quattro giorni; dolore penetrante e oppressivo, specialmente nella metà destra della testa, si estende in basso allo stesso lato della nuca, che generalmente sembra rigida e infiammata; il dolore peggiora nel periodo del mestruo, che è atteso con molta dolenzia attraverso i lombi; mestruo scuro e abbondante, che dura otto o nove giorni I Cefalea tensiva ad un lato, tirante dalla nuca sopra la testa agli occhi; vomito; rigidità della nuca; tensione del cuoio capelluto I Cefalea del lato destro, che si estende alla nuca e alle spalle, con tensione nei muscoli I Dolore lacerante in tutto il lato sinistro della testa, dalla tempia all’osso del collo; lacrime scendono continuamente; dolore senza soste; con qualche aggravamento notturno; migliora con le applicazioni calde; stato paralitico della lingua; tende ad essere infiammata ad un lato; può parlare con difficoltà, debolezza dolorosa della faccia, della testa e della nuca; la lingua sembra come se fosse legata o tirata in alto 58 θ Neuralgia I Cefalea tagliente come se una parte del lato destro della testa fosse tagliata via, peggiora sdraiato o salendo; migliora col caldo e dopo eruttazione I Emicrania con stordimento, pallore del volto, sensazione generale di rigidità e dolore nel lato sinistro dell’addome I Lacerazione all’apice della testa da dentro a fuori; stato vertiginoso, faccia pallida; stanchezza, torpore; faccia incavata, o gonfia e rossa I Pressione alla cima della testa con forte calore delle tempi; costipazione; ogni eccitamento causa cefalea; nessun mestruo per due mesi. θ Climaterio I Dolore fastidioso al vertice,nausea e vomito. θ Prurito II Cefalea battente con calore, peggio al vertice e a destra, o sopra gli occhi; preceduta da un senso di freddo alla testa, con rigidità della nuca I Cefalea che è durata sei settimane; il dolore inizia al vertice, poi si estende sul lato destro della testa e sopra il viso, con punture come tanti chiodi nelle membra dello stesso lato; peggio nel pomeriggio 59 Lacrimazione, visione indistinta, miosi I Mosche volanti nel campo visivo, come da fili, o raggi di sole I Mosche volanti e spasmo dell’occhio destro, con congestione della testa I Strie blu brillanti attorno alla luce, piene di raggi di fuoco II Diminuzione visiva: molte mosche volanti nere nel campo visivo, che sembrano molto vicine, camminando I Occhi deboli e torbidi, o distorti. θ Tifo I Ambliopia, legata ad affezioni polmonari o di cuore II Pupille all’inizio contratte, poi dilatate II Occhi acquosi θ Cefalea catarrale θ Neuralgia 60 Salivazione aumentata, nausea, dolore addominale II Salivazione abbondante e tenace. θ Scarlattina I Costante salivazione, che spesso interferisce nel parlare; tosse; espettorazione; se si presenta dopo il pasto lei vomita frequentemente il cibo I Salivazione con bisogno di raschiarsi la gola e tosse. θ Ulcere sifilitiche in gola I Molta saliva densa (tenace), specialmente nella parte posteriore della bocca II Sempre assetato, ma nausea mentre beve θ Prurito I Nausea dopo aver bevuto II Distensione addominale dolorosa; flatulenza; non sopporta nessuna pressione, le superfici dei nervi sono sensibili II Dolore come se qualcosa si era posizionato nel lato destro; sensazione di puntura locale; sensazione come se una palla rotolasse da questa zona verso lo stomaco II Tendenza alle nausee nella regione addominale, alternata con nevralgia facciale I Dolore lacerante nell’addome θ Dismenorrea I Dolore tagliente nel lato destro dell’addome che la costringono ad avere attacchi di lipotimia; distensione dolorosa dell’addome, bisogno di urinare, ma impossibilità ad emetterla se non dopo lunghi intervalli I Dolore crampoide nell’addome che sembra anche caldo θ Dissenteria I Colica spasmodica, che migliora flettendosi in avanti 61 I A volte dolore come un coltello che viene infilato attraverso l’addome I Colica: distensione dello stomaco; incarceramento di venti, l’eruttazione migliora; i dolori cambiano sede; sensibile alla minima pressione; con agitazione e febbre I Addome caldo e sensibile al tatto; rigidità dolorosa dai lombi verso le cosce; urine scarse e torbide con sedimento rossastro; stranguria; Costipazione; deve stare sdraiato con le ginocchia sollevate; specialmente nelle complicazioni con tifilite (tifo???) θ Peritonite I Dolori acuti tiranti, taglienti, che si irradiano dall’ombelico verso la parte superiore dell’addome, straziante al minimo contatto, come anche al minimo movimento, con distensione timpanica θ Peritonite I Sdraiato sul dorso con le ginocchia sollevate; tensione, dolore e gonfiore della zona del cieco; il dolore si estende dalla regione destra lombare attraverso il sacro, attraverso la regione inguinale, e alla parte iniziale delle cosce, molto di più quando il gonfiore è esaminato; urine scarse, molto colorate; stranguria; stipsi θ Infiammazione del cieco II Tensione nella regione iliaca sinistra, intolleranza alla pressione I La regione ileo-cecale è molto sensibile al tatto; dopo forti sforzi viene emessa una massa di essudazione difterica (a tipo croup…) θ Catarro cronico intestinale 62 Diarrea I Diarrea improvvisa, con forte stimolo, intorno alla mezzanotte, sottile, pastosa, fortemente offensiva, di odore ammoniacale I Diarrea ogni sera per una settimana, preceduta da un dolore transitorio nel retto, seguita da malessere come da tanti piccoli martelli nell’ano I Feci acquose, con forte bruciore nell’ano, la sera I Diarrea giallo-marrone, indolore, che odora come di carogna; il fluido è mescolato a piccoli frammenti di feci, simile a grani di miglio, diarrea mescolata a piccole quantità di cibo, aveva otto o anche venti scariche durante la notte; lingua rossa e secca; desiderio di bevande, ma sono rifiutate perché aggravano la causa della diarrea; sonno agitato e pieno di sogni; mani crepate e fredde; leggero spasmo delle mani; abbattuto; problemi alla loquela; forte emaciazione e prostrazione, non può stare seduto a letto se non con aiuto I Grande desiderio per cibi acidi; deiezioni scure e schiumose; a volte vomito di bile al mattino I Diarrea cronica, con dolore rodente e pressione alla bocca dello stomaco θ Sifilide II Diarrea: di sangue mescolato a melma nel clima caldo, peggiorata dalla frutta acida; peggiorata la notte e dopo aver dormito; con urine schiumose; alcuni giorni prima o subito dopo il mestruo, con colica; durante il climaterio; dei bevitori, con languore ed esaurimento, molto forti col tempo caldo torrido e grossi tumori emorroidali, che protrudono dopo ogni evacuazione papposa e offensiva, con 63 costrizione dello sfintere e continuo desiderio ad evacuare I Emissione involontaria di feci e urine θ Febbri I Dissenteria; brividi senza freddezza I Vomito provocato dal minimo movimento, nausea caratterizzata da grande afflusso di saliva θ Colera I Catarro intestinale cronico I Feci soffici di un colore giallo brillante I Alternanza di diarrea e costipazione I Retto tumefatto e prolassato 64 Rinorrea, broncorrea, respiro corto (arresto respiratorio) II Coryza preceduta da cefalea; secrezione acquosa, con narici arrossate, herpes sulle labbra I Coryza, preceduta 1-2 giorni prima da una sensazione di infiammazione, ruvidità e raschiamento in gola I Secrezione giallastra e compatta, al mattino, dal naso, talvolta striata di sangue, offensiva; raschiare; sensazione di muco nelle narici posteriori; a sinistra soltanto; secrezione di grosse placche di muco θ Catarro cronico del naso I Croup incombente durante la difterite, si sveglia che soffoca, si afferra la gola; paura di morire I Al bambino sembra di soffocare durante il sonno; il respiro migliora camminando θ Croup I Il bambino si sveglia si sveglia con una sorta di parossismo di soffocamento; quasi perdesse il respiro, e qualche volta procede in convulsioni θ Croup I Attacchi notturni di spasmo della glottide dopo il primo sonno; soffocamento e faccia livida; durante il girono sensazione di corpo estraneo in gola, con difficoltà di deglutizione I Tosse eccitata dalla minima pressione sul laringe, o anche dal solo addormentarsi, spesso con soffocamento, come se questo fosse inevitabile; dopo un lungo, secco e fischiante parossismo di tosse c’è un’improvvisa espettorazione di muco schiumoso, tenace, che da grande sollievo θ Bronchite cronica 65 I Può respirare solo in posizione eretta, e con grande fatica; ispessimento delle membrane mucose che sembrano riempite completamente dai polmoni; tosse costante da forte solletico retrosternale, quasi all’altezza della biforcazione della trachea; senza espettorazione, nonostante il torace sembra ripieno di fluido quando tossisce θ Catarro bronchiale II Costantemente obbligato a prendere lunghi respiri II Disperati attacchi di soffocamento, si deve sedere nel letto; dolore tagliente nell’addome I Difficoltà di respirazione, che migliora seduto flesso in avanti; peggiora quando parla e dopo mangiato I Respiro corto e attacchi di soffocamento causati dal toccare il laringe e peggiorati muovendo le braccia II La minima cosa che si avvicina al naso e alla bocca interferisce con la respirazione; sdraiato nel letto la sera la minima copertura del naso e della bocca produce una dispnea soffocante II Oppressione toracica durante il sonno I Sensazione come di pienezza toracica; non si può sdraiare a causa di un senso di soffocamento e deve aprire porte e finestre per avere aria; una breve tosse soffocante, con una scarsa e difficile espettorazione, la testa deve essere sempre elevata e generalmente deve tenersela con la mano I Forte dispnea che peggiora il pomeriggio e dopo aver dormito; a sinistra; cattivo odore delle feci, anche se sono formate θ Polmonite 66 I Contrazione del torace che lo sveglia dopo mezzanotte, con respiro lento, pesante, ansimante, che lo costringe a sedersi flesso in avanti I Il torace sembra pieno; non può stare sdraiato, dal senso di soffocamento; deve aprire porte e finestre per ottenere aria; tosse secca, soffocante, con scarsa e difficile espettorazione; febbre alle 10 P.M., sete incolmabile, secchezza della bocca e della gola, può scarsamente respirare per la sete, deve continuamente inumidire la bocca, bere non le fa bene, e lo teme; la febbre inizia con brivido prima di andare a letto, il calore continua fino alle 4 A.M. con intervalli di brivido; sudore verso la mattina; dolore lacerante delle tempie nella fase di calore, calore bruciante nell’epigastrio; assonnato giorno e notte, ma non può dormire se non a tratti verso la mattina; minzione frequente, urine scarse, marrone scuro e torbide; addome disteso, flatulenze; non può sopportare nulla attorno all’addome; lieve appetito; coryza frequente; sensazione di palla in gola come se qualcosa si fosse fermato all’inizio della gola; non è percepibile deglutendo cibo, ma solo con la normale deglutizione, e durante questo le sembra come se qualcosa volesse venire su ma non viene su nulla; deve avere la nuca completamente nuda, non sopporta nulla attorno, nessun tipo di cappello θ Affezioni del torace I Polso molto rapido, duro ed eccitato; frequenti brividi e febbre; nessun appetito; stipsi; lo sputo è come se fosse mischiato a polvere di mattone; scoraggiato, nostalgia, disperazione; si copre la testa con il pigiama, e piange e si lamenta da girarsi, e pensa sempre che ci sia qualcosa di sbagliato θ Polmonite 67 Convulsioni, tremore, fascicolazioni, paralisi muscolare (flaccida) I Stupefatto, o perdita di coscienza, viso bluastro e movimenti convulsivi, tremore delle estremità θ Apoplessia I Svanire dei pensieri, con annebbiamento visivo, in parossismi II Lentezza della funzione cerebrale θ Difterite θ Scarlattina I Spasmo delle mani θ Diarrea I Tremore delle mani θ Alcoolisti I Le mani sono fredde come morte I Pollici flessi all’interno θ Epilessia II Intorpidimento della punta delle dita (la mattina) I Rigidità dolorosa dai lombi verso il sacro e alle cosce II Tremore delle gambe I Convulsioni particolarmente violente a livello degli arti inferiori, freddezza dei piedi, allungamento all’indietro del corpo e grida I Tintinnio nelle dita I Membra rigide diritte o curve, dopo abuso di mercurio I Braccia e gambe paretiche; intorpidite come se addormentate θ Infiltrazione del dorso 68 II Tremore in tutto il corpo, pensa di svenire o di cadere dalla debolezza I Tremore interno e degli arti, con febbre e svenimento, la sera. θ Tifoide I Spasmi delle gambe I Convulsioni, particolarmente violente agli arti inferiori; freddezza dei piedi; stiramento del dorso all’indietro e forti grida I Convulsioni ed altri spasmi, con violente grida I Forti dolori al dorso della testa; violente convulsioni, che richiedono diverse forti persone per evitarle di farsi male; tenta di tirare via i capelli dal dorso della testa I Delirio e convulsioni da veglia notturna, stanchezza e solitudine I Improvvisa protrusione forzata e retrazione della lingua I Intorpidimento del lato sinistro del corpo, freddo; i piedi e l’addome sono freddi anch’essi; scintille davanti gli occhi; camminando le sembra di cadere in avanti, dolore dall’apice della testa verso il basso θ Incipiente paralisi I Progressiva atassia motoria II Paralisi: il lato sinistro; dopo apoplessia; o esaurimento cerebrale; dolorosa 69 Stanchezza, debolezza degli arti I Sensazione dolorosa di debolezza e rigidità nel braccio e nella spalla sinistra, peggiora usando il braccio; la spalla e il braccio sono sensibili al tatto θ Tumore della sinistra I Braccia così deboli che non le riesce di alzarle I Debolezza, specie delle gambe I Grande debolezza nel dorso, che si estende alle gambe II Grande esaurimento fisico e mentale, costantemente si sente giuù dalla debolezza; peggiora la mattina II Debolezza di tutto il corpo, la mattina a risveglio, specialmente nelle braccia e nei piedi I Debolezza la mattina nel sonno; al risveglio generale sensazione di cadere, vertigini, sensazione di una pietra all’occipite, con difficoltà a sollevare la testa dal cuscino; tutte le articolazioni sembrano sovraffaticate I Sensazione come se tutto il corpo fosse sopraffatto da una tendenza disintegrante , con scomparsa di tutte le forze II Prostrazione muscolare θ Difterite θ Scarlattina I Grande prostrazione che aumenta durante il giorno, ancora per 23 giorni che passò senza nessuna crisi; completo delirio con borbottamento, e completa prostrazione; l’unica posizione era sul dorso; se stava sul lato doveva sdraiarsi sul 70 dorso; lingua secca, nera e crepata; paziente fortemente abbattuto Sonnolenza I Grande sonnolenza I Sonnolenza senza trovare sollievo nel sonno 71 Ansia I Straordinaria loquacità, che la fa parlare in molte frasi selezionate, ma salta spesso verso soggetti eterogenei; allo stesso tempo orgoglioso, pieno di diffidenza θ Mania II Loquacità; parla molto rapidamente; voglia di parlare tutto il tempo θ Febbri II Loquacità eccezionale con rapido cambiamento del soggetto; salta rapidamente da un’idea all’altra II Grande abbattimento e ansietà, peggio al mattino al risveglio II Grande sensibilità e ansietà θ Distrubi epatici I Attacchi di ansia notturna; spaventato dal colera, gli procura crampi ai polpacci dalla paura; nausea, sensazione di peso nell’addome, rotolamento nella regione ombelicale 72 73 Cefalea Contrazione Vertigini muscolare o debolezza Respiro corto Diarrea Convulsioni Coma Nausea Dolore addominale Ansia Miosi 74 Organofosfati Carbamati 75 Ipotesi non tanto remota di intossicazione da gas nervino Una stazione ferroviaria qualsiasi ……….. Centinaia di persone corrono e gridano aiuto, sto morendo 77 Un treno è fermo alla stazione, con le porte aperte e l’allarme che suona Molte persone stanno soffocando, cercano aria Altre vomitano o sono incoscenti 78 Alcune persone, correndo, gridano: è cianuro, odora di zolfo!! Molti cadono a terra 79 Respiro corto, vomito e profusa sudorazione Respirazione difficile e secrezioni mucose abbondanti, dalle vie respiratorie Segni vitali: tachicardia, frequenza respiratoria 40/minuto almeno, frequenza cardiaca 120 almeno 80 Pupille contratte, rinorrea, aumento della saliva e delle secrezioni faringee, lieve odore di zolfo nel respiro Costrizione toracica, atteggiamento ansimante Lieve tensione diffusa in addome, con vomito Debolezza alle estremità, fascicolazioni e spasmi intermittenti 81 Quale agente chimico? Gas nervino Quale trattamento? Atropina 82 ACh 83 ACh 84 AChE ACh 85 AChE GB ACh agente nervino 86 Iperstimolazione sistema colinergico Muscarinico Muscolatura liscia Ghiandole Nicotinico Muscoli scheletrici Gangli 87 Secrezioni aumentate Saliva Lacrime Rinorrea Secrezioni tratto respiratorio e intestinale Sudorazione 88 Contrazione muscolatura liscia Occhi: Pupille contratte ⇒ visus debole Respirazione: costrizione ⇒ respiro corto Intestino: Iperattività ⇒ nausea, vomito, diarrea 89 Muscolatura scheletrica: Fascicolazioni Spasmi Debolezza Paralisi flaccida Gangli: Tachicardia Ipertensione blocco della colinesterasi 90 Acuti: Perdita di coscienza Convulsioni Apnea Prolungati da 4 a 6 settimane: Effetti psicologici 91 Paralisi spastica Si definisce paralisi spastica quando in un soggetto mieloleso sono ancora attivi i riflessi spinali. In questa situazione il corpo reagisce a degli stimoli normali come il dolore, l’allungamento ecc,con degli spasmi muscolari (contrazione violente e incontrollate). Se non ci fosse stata l’interruzione della connessione fra il sistema nervoso centrale e i nervi periferici, il cervello avrebbe inibito questi riflessi. Gli spasmi oltre ad essere fastidiosi determinano una certa rigidità muscolare. Paralisi flaccida Nella paralisi flaccida i riflessi spinali non sono attivi quindi non si hanno spasmi muscolari, è anche vero che in questa situazione si ha una perdita del tono muscolare con probabile atrofizzazione dei muscoli. Oltre a questo peggiora la circolazione sanguigna e la capacità di svuotare sia l’intesino che la vescica. Solitamente la paralisi spastica si ha quando la lesione avviene sopra la regione sacrale, viceversa si ha una paralisi flaccida. 92 Analogia di quadro clinico e sierodiagnostico con la Myastenia Gravis 93 L’AChR è una grande glicoproteina composta di 5 subunità (due subunità α, una β e una δ, oltre ad una subunità γ nella forma fetale del recettore o una subunità ε nella forma adulta) sistemate intorno ad un canale centrale che attraversa la membrana muscolare. I siti di legame dell’ACh sono presenti su entrambe le subunità α. * Gli anticorpi anti-AChR possono essere individuati nel sangue della maggior parte dei pazienti con MG. Questi anticorpi sono eterogenei, ma è probabile che la maggior parte di essi sia diretta contro una regione della porzione extracellulare della subunità dell’AChR*, definita Regione Immunogenica principale (MIR). L’evento iniziale della MG probabilmente è costituito da una rottura della tolleranza immunologica alla MIR, a cui seguono la produzione di anticorpi e la lisi mediata dal complemento della membrana muscolare postsinaptica. •Il complemento lega i complessi AbAb-AChR •MembraneMembrane-attack complex (MAC) si formano sulla membrana La membrana postpost-giunzionale viene danneggiata: •Si riduce il n° n° di digitazioni postpost-sinaptiche •Si riduce il n° n° di recettori postpost-sinaptici •Si allarga lo spazio sinaptico La rimozione dei fattori circolanti, compresi gli anticorpi, causa un rapido e netto miglioramento in molti pazienti con MG. La reinfusione di componenti linfatici a elevato peso molecolare, probabilmente IgG, può far regredire questo miglioramento entro 30 minuti. Si può ottenere il trasferimento passivo del blocco neuromuscolare della MG iniettando agli animali IgG di pazienti affetti. La miastenia neonatale transitoria è una forma di trasferimento passivo presente in condizioni naturali; in tale situazione, gli anticorpi di madri miasteniche passano la placenta raggiungendo il feto, causando una forma temporanea di miastenia che si risolve quando gli anticorpi vengono eliminati dal neonato. Gli anticorpi anti-AChR aumentano la degradazione dell’ AChR quando applicati a tessuto muscolare in coltura. Gli anticorpi si legano ai AChR CrossCross-linked AChRs vengono rapidamente endocitati •I AChR vengono degradati •Pochi AChR restano sullamembrana PostPostgiunzionale Modulazione dei recettori post-sinaptici dell’Ach da parte di anticorpi anti-AChR : degradazione AChR Sebbene i livelli di anticorpi anti-AChR siano usualmente piu’ elevati nei pazienti con malattia più grave, esiste alta variabilita’ tra i pazienti. Vi sono circa 20% di pazienti adulti con MG generalizzata e bambini nei quali gli anti-AChR non sono individuati. E’ possibile che il livello di anticorpi nel siero non rifletta la quantità di anticorpi attaccati alla placca muscolare (Engel et al. 1977; Engel & Arahata 1987). In un recente lavoro, Hoch et al. (2001), hanno individuato, nel 70% di casi di MG sieronegative, la presenza di anticorpi rivolti contro altri recettori a sede sulla superficie della membrana muscolare i c.d. recettori MuSK. Il rilievo di anticorpi anti-MuSK nel 70% di MG negative, ha consentito di ipotizzare l’esistenza di due forme immunologicamente distinte della malattia (Hoch et al. 2001) . Nei pazienti miastenici sono stati identificati Ab IgG anti- AChR sia nel siero sia legati a livello della placca terminale; è verosimile, pertanto, che cellule T inducano cellule B antiAChR a sintetizzare isotipi di IgG. Nel siero e nel timo dei pazienti miastenici sono state trovate anche cellule T CD4+ reattive anti-AChR. La timectomia, che determina un miglioramento in molti pazienti con MG, riduce la reattività anti-AChR delle cellule T circolanti. Il timo ha un ruolo fondamentale, sebbene non del tutto identificato, nella MG. Esso è anormale in circa il 75% dei pazienti con MG: in circa il 65% è “iperplastico”, con la presenza di centri attivi germinativi, mentre il 10% dei pazienti hanno tumori timici (timomi). Le cellule simil muscolari all’interno del timo (cellule mioidi), che portano AChR sulla loro superficie, possono funzionare come sorgente di antigene e scatenare la reazione autoimmune entro la ghiandola timica che poi conduce alla malttiua. Colpisce tutte le razze. Incidenza: 1:20.000 ab/anno Prevalenza: 43-84 /1.000.000 ab. F>M Fascia d’età colpita 10-70 aa. distribuzione bimodale: 20-30 aa F 70-80 aa M mm. oculare estrinseca (ptosi palpebrale, diplopia) 60% mm. laringo-faringo-palatina (disfonia, disartria, disfagia) 20% mm. distale arti sup., prossimale arti inf. 8-12% Ptosi, diplopia, visione offuscata Ipostenia aa inferiori Astenia generalizzata Disfagia Voce nasale Difficoltà a masticare Ipostenia della m. faccia Ipostenia dei m. del collo Ipostenia della m. delle braccia 53 % 10 % 9% 6% 5% 4% 3% 3% 3% I. Miastenia oculare (15-20%). II. a) Miastenia generalizzata di grado lieve (30%), esordio graduale, con frequente inizio alla muscolatura oculare estrinseca e successivo interessamento di quella bulbare, senza, tuttavia, interessamento respiratorio; buona risposta alla terapia anticolinesterasica. b) Miastenia generalizzata di grado medio (20%); modalità di esordio e diffusione come in a, ma minore risposta alla tp. anticolinesterasica. III. Miastenia acuta fulminante (11%); grave ipostenia della muscolatura bulbare, scheletrica e precoce deficit della muscolatura respiratoria. Evoluzione rapida, con crisi miastenica entro sei mesi. IV. Miastenia tardiva grave (9%): sono casi appartenenti al gruppo I e II in cui, almeno due anni dopo l’inizio, il quadro clinico si aggrava improvvisamente o gradualmente sino talora a quadri del tipo III. Distretti muscolari coinvolti nel corso della malattia M. oculare estrinseca M. laringo-faringo-palatina M. prossimale arti sup M. distale arti sup./prossimale arti inferiori 90 % 80 % 80 % 70 % Le ricadute possono essere provocate dagli stessi fattori implicati nell’esordio (affaticamenti, infezioni, vaccinazioni, mestruazioni, gravidanza, ecc.). Nei casi ad inizio oculare, se dopo due anni il disturbo non ha interessato altri distretti, vi sono buone probabilità che la miastenia rimanga confinata ai muscoli oculari, e che la prognosi sia benigna; il 20% dei casi apparterrebbero a questo tipo. Storia clinica EON Positività ad almeno due dei tre test diagnostici, preferenzialmente quello sierologico ed elettrofisiologico (il test farmacologico, rispetto ai precedenti è meno sensibile e specifico). Tra gli altri test diagnostici, in genere non richiesti, possono essere utili: Biopsia muscolare. Test di movimenti oculari. Valutazione genetica per difetti nelle subunità di AChR. Si usa l’edrofonio, per la rapida insorgenza (30s) e la breve durata (circa 5 min) del suo effetto. Si somministra una dose iniziale di 2 mg di edrofonio per via e.v. Se si verifica un miglioramento definito, il test è considerato positivo e concluso. Se non ci sono modificazioni, si da al paziente una dose addizionale di 8 mg per via e.v. La dose è somministrata in due parti perché alcuni pazienti reagiscono all’edrofonio con spiacevoli effetti collaterali quali nausea, diarrea, salivazione, fascicolazioni e raramente sincope. L’atropina (0,6 mg) dovrebbe essere a portata di mano per essere somministrata per via e.v. Prima Dopo Falsi positivi si verificano saltuariamente in pazienti con altri disturbi neurologici, come la sclerosi laterale amiotrofica e in quelli che reagiscono al placebo. Possono anche verificarsi falsi negativi o test equivoci. In alcuni casi è utile usare un farmaco a lunga durata d’azione come la neostigmina, data per via orale, dato che questa concede più tempo per una valutazione dettagliata della forza. Gli anticorpi anti-AChR sono individuabili nel siero di circa l’80% di tutti i pazienti con MG generalizzata, ma solo in circa il 50% dei pazienti con MO. La presenza di anticorpi anti-AChR è diagnostica di MG, ma se assenti non escludono la malattia. Il livello di anticorpi anti-AChR che si misura non correla esattamente con la gravità della MG nei diversi pazienti. Una diminuzione del livello di anticorpi provocata dalla terapia spesso si correla con un miglioramento clinico. La stimolazione ripetitiva del nervo spesso offre utile evidenza diagnostica di MG. La terapia anticolinesterasica dovrebbe essere interrotta almeno 6 h prima del test. È meglio testare i muscoli ipostenici o i gruppi muscolari prossimali. Il nervo viene stimolato 10 volte con impulsi aventi una frequenza di 2 o 3 Hz. Negli individui normali, l’ampiezza dei potenziali d’azione Motori Composti (CMAP) non cambia a queste frequenze di stimolazione. Nei pazienti miastenici c’è una riduzione nell’ampiezza delle risposte evocate superiore al 15 % tra I e IV-V stimolazione a riposo. Potenziamento PT e esaurimento dopo 2 min. EMG a singola fibra normale itter aumentato in MG E’ riservata a pazienti selezionati in cui altri test sono risultati negativi o equivoci. Sindrome di Lambert-Eaton: • Clinica: risparmia la MOE; ipo-areflessia OT • Patogenesi: presinaptica, paraneoplastica nel 60% dei casi (microcitoma polmonare), nel 33% non si riscontra alcuna neoplasia di base * EMG: incremento della risposta alla stimolazione ripetitiva alla frequenza di 20 Hz Oftalmoplegia esterna progressiva: • • • Clinica: ptosi palpebrale e paralisi dei nervi oculomotori Patogenesi: metabolica Diagnosi: biopsia muscolare e indagini genetiche Botulismo: • Clinica: quadro di ipostenia arti e tronco con coinvolgimento della muscolatura oculare intrinseca (pupille dilatate) e sintomi vegetativi da blocco colinergico • Patogenesi: tossica • Diagnosi: importanza del dato anamnestico • Prognosi: decorso rapido ed infausto M. di Graves: • • Clinica: diplopia, esoftalmo, segni di ipertiroidismo Patogenesi: autoimmune Compressione estrinseca dei nervi cranici: • • Coinvolgimento di più nervi cranici Valutazione TC o RMN encefalo Miastenia indotta da farmaci (penicillamina, curaro, chinino, procainamide, betabloccanti, amminoglicosidi) La strategia terapeutica della Miastenia si propone due obiettivi essenziali: migliorare la trasmissione neuromuscolare ridurre o neutralizzare la risposta autoimmune. L’approccio di base prevede l’uso di farmaci anticolinesterasici che, prolungando la disponibilità a livello sinaptico di ACh, migliorano la trasmissione neuromuscolare. È chiaro che quando la reazione immunopatologica ha ridotto il numero dei recettori funzionanti necessari per la trasmissione, l’uso di farmaci anticolinesterasici non è più efficace. La risposta all’uso di anticolinesterasici diviene pertanto un utile parametro di giudizio sulla gravità della malattia e sulla necessità di un trattamento aggiuntivo.