2 Alessandro il Grande. La storia, il mito e le eredità culturali in ogni dove progenie di Zeus, l’avrebbe ammonito a non suscitare la gelosia di Hera, la consorte del re degli dèi. Ovvero quello che raccontava che Filippo avrebbe perso un occhio in battaglia perché con quel medesimo occhio avrebbe spiato le mosse del divino serpente mentre si accoppiava con la propria sposa. Ma non divaghiamo! Le tre tradizioni ricollegano la nascita di Alessandro a chiare origini soprannaturali: sia il fulmine sia la progenie di un leone evocano in maniera evidente la personalità divina di Zeus, alla quale rimanda anche il serpente, ma in marcata commistione con un altro dio: Dioniso/Bacco. Una divinità con la quale il Macedone si immedesimerà, intrecciandone il destino, nella sua trionfalistica marcia per il continente indiano scandita da continue cerimonie e allusive scenografie bacchiche. Una divinità di cui ‘il nato da Zeus’ giunto agli estremi confini del mondo si sarebbe compiaciuto di ribattere le orme perché, sotto forma di serpente, si sarebbe anch’egli unito alla madre. La leggenda rimane leggenda, ma incontrovertibile è il fatto che Olimpiade aveva un’effettiva dimestichezza rituale con i serpenti. Essa, infatti, era solita abbandonarsi a pratiche dionisiache e orfiche, tipiche delle femmine barbare degli Edoni e dei Traci, che comportavano nel rapporto con la divinità l’ostensione di grandi serpenti addomesticati. Ce ne informa sempre Plutarco (Alex. 2, 9): Olimpiade, che più delle altre praticava queste cerimonie e in modo più selvaggio si abbandonava all’invasamento, portava nei tiasi grandi serpenti addomesticati, i quali spesso, emergendo dalle foglie di edera che ricoprivano le ciste sacre, si avvolgevano intorno ai tirsi e alle corone delle donne, atterrendo gli uomini. Ma chi era Olimpiade? Era nata nel 375 a.C. con il nome di Myrtale, figlia di Neottolemo re dell’Epiro, erede della stirpe dei Molossi, discendenti, secondo la tradizione, dall’unione del figlio di Achille - Neottolemo o Pirro - con la troiana Andromaca. Orfana del padre, il successore Arriba, suo zio, la diede in sposa